lunedì 27 ottobre 2014

Maometto e la violenza -- di Ida Magli --





Maometto e la violenza

di Ida Magli
Il Giornale, allegato "Non perdiamo la testa" | 18.10.2014

  L'Italia, l’Europa, l’Occidente, sono sorpresi e sconvolti dall’assassinio messo in atto nei confronti di persone che non hanno fatto alcun male, ma che sono state prese prigioniere e condannate a morte perché appartenenti al mondo degli “Infedeli”. L’uccisione sacrificale avviene per sgozzamento (wa’d) con successiva decapitazione fino dal tempo dei sacrifici degli Arabi preislamici e confermata dal Corano: “Io getterò il terrore nel cuore di quelli che non credono e voi colpiteli sulle nuche” 1. Questo punto – il significato sacrificale dell’uccisione degli infedeli - non è stato preso in considerazione dai nostri politici e commentatori, mentre si tratta di un dato fondamentale non soltanto per cercare di capire gli avvenimenti, ma per studiare una forma di “risposta” fornita di logica. L’assoluta “ritualità” dello scenario che ci è stato presentato in video al momento dell’uccisione, è proprio ciò che l’ha reso terribilmente macabro, insopportabile ai nostri occhi: la veste apposita della vittima, l’inginocchiamento, la frontalità rispetto a coloro per i quali viene sacrificata, la presenza incombente del sacrificatore, sono tutti segni e simboli costitutivi del rito. Noi però siamo da lungo tempo disabituati al linguaggio del Sacro e alla sua Potenza per cui ne siamo stati colpiti senza comprenderlo.

 “Barbarie! Delirio di fanatici!” hanno esclamato concordemente i commentatori non riuscendo a credere, dato il tono minore che le religioni hanno ormai assunto negli accadimenti della storia, che all’improvviso si rivelino attori di una guerra spietata proprio dei “credenti”, dei fedeli di Allah o di qualsiasi altro Dio. Non ci sembra possibile che sia la religione a muoverli e di fatto siamo disarmati: non abbiamo neanche cominciato a cercare di capire, tanto meno a “ragionare”. Barbarie, certo: si tratta di gesti esclusi dalla moderna convivenza civile fra gli individui e fra le nazioni. È la nostra più alta conquista morale la consapevolezza e l’affermazione che nessun uomo può essere “strumento”. Ci ripugna talmente l’idea del sacrificio umano che  vorremmo quasi credere che non sia mai esistito. Ci piacerebbe dimenticare che perfino le guerre sono state causate molte volte nell’antichità dal bisogno di catturare dei prigionieri da sacrificare al proprio Dio.

 I giornalisti, esperti come sono delle quotidiane follie di cui è capace ogni essere umano, si aggrappano all’idea del “fanatismo” come unica spiegazione di una violenza inammissibile, mentre Obama non ha concesso né a se stesso né ai nemici un solo minuto di riflessione prima di “rispondere” a modo suo: con le bombe. Errore gravissimo, è evidente. Studiare il nemico prima di muoversi, prendere tempo con lunghe trattative, è la lezione fondamentale che ha dato l’autore del De Bello Gallico a tutti i comandanti di eserciti che si sono succeduti dall’epoca romana fino ad oggi. Ma soprattutto errore gravissimo per chiunque abbia a che fare con la mentalità araba, mentalità che è l’opposto di quella americana: lenta, aggrovigliata, sempre alla ricerca di astuzie e di sottigliezze che adombrino per ogni problema almeno dieci soluzioni; mentalità che del resto si rispecchia chiaramente nel Corano. Maometto è un arabo  ed è a lui che guardano i suoi credenti essendo Allah un Dio lontanissimo, al quale è impossibile rivolgersi direttamente e neppure pregarlo se non insieme al Profeta. L’obbedienza alla volontà dell’unico Dio-Allah coincide con l’obbedienza al Profeta il quale conosce questa volontà perché gli è stata rivelata con il Corano. Dal momento di questa rivelazione il termine “profeta”, usato largamente in precedenza durante tutta la storia ebraica e in quella cristiana, assume la qualità di “unico” e si identifica con Maometto. L’unicità del Dio è la stessa unicità del suo Profeta. Maometto insomma è il padrone assoluto del mondo islamico e ha sistemato alla perfezione i suoi rapporti tanto con Dio quanto con gli uomini. L’Occidente dovrebbe tenere sempre presente questa caratteristica, che fa dell’Islamismo una religione diversa da qualsiasi altra; diversa soprattutto (per quanto l’opinione pubblica sia convinta del contrario) dall’Ebraismo e dal  Cristianesimo. Diciamo meglio: l’Occidente deve guardare all’uomo-Maometto e non alla religione che ha costruito, perché è a quest’uomo che i suoi fedeli obbediscono.

 Se diamo un’occhiata ai pochi dati certi, o quasi certi, della biografia di Maometto, vediamo chiaramente che corrispondono ai costumi delle tribù nomadi, Arabe e Beduine, sparse quasi ovunque nel sesto e settimo secolo d.C. negli immensi deserti della Siria. Prima di tutto l’abitudine a non radicarsi in un territorio, tipica del nomadismo, combattendo di continuo contro le tribù vicine per appropriarsi dei loro terreni e di tutto ciò che di meglio possiedono: cammelli, uomini, donne, bambini, che vengono aggregati al gruppo in qualità di schiavi e costretti ad abbracciare la fede dei loro padroni. Per Maometto il nomadismo e il bisogno di razzia si trasformano nello strumento più utile per imporre con la guerra la sua religione presso le popolazioni che conquista. Non è difficile. A parte l’estrema aggressività dei suoi guerrieri e il valore del bottino sul quale contano (non c’è nessun pericolo di rimanerne privi in quanto spetta a Maometto, che fa le divisioni, la quinta parte di tutto ciò che viene conquistato), Maometto ha scelto i primi cinque libri dell’Antico Testamento come base del Corano. Sono i più antichi, rispondenti al pensiero dei pastori nomadi dell’epoca di Mosè, con la loro giustizia del taglione, il primato del capo famiglia su tutto il gruppo, la poligamia e l’inferiorità delle donne, un insieme di credenze e di comportamenti che i popoli di Siria, di Palestina, di buona parte dell’Africa già conoscono attraverso l’ebraismo e il cristianesimo. Ma è evidente che l’islamismo riesce a diffondersi con facilità perché, contrariamente a quanto succede nelle altre religioni “rivelate” in cui sussiste sempre un ambito di mistero e di dubbio interpretativo, Allah dice con chiarezza ciò che vuole dato che parla attraverso un uomo: è sufficiente obbedirgli alla lettera. La serie di gesti quotidiani di purificazione, di garanzie magiche fornite dall’esecuzione rituale della preghiera, l’aggregazione iniziatica al gruppo del popolo eletto per mezzo della circoncisione, danno forza concreta, tangibile, al sentimento della fede. Altrettanto succede per quanto riguarda l’ordine sociale, basato sul più istintivo concetto di giustizia, quello del taglione. L’occhio per occhio, dente per dente, morte per morte, è facile da comprendere e garantisce un’immediata e reale soddisfazione, quella sul corpo. Nell’islamismo sono in atto, quindi, le strutture universali del Sacro e la loro organizzazione sociale a livello elementare, strutture che vibrano spontaneamente nell’animo umano perché rispondono, acquetandolo, al bisogno di sicurezza che assilla ogni uomo.

  C’è un fattore in più, però, nella religione di Maometto che domina su tutti gli altri imprimendogli un’inesauribile vitalità: bisogna combattere per la vittoria di Allah. È l’ordine che Maometto ha dato fin dall’inizio e che ha garantito e garantisce tutt’oggi l’espansione dell’Islamismo: combatti e vincerai. Il termine “combattere” è uno dei più frequenti nel testo del Corano: Islam e battaglia vittoriosa sono la stessa cosa perché è Dio che combatte quando i suoi fedeli combattono. “Ricordati come il tuo Signore ti ha fatto uscire dalla tua dimora per la missione di verità” (VIII, 5); “Non voi li uccideste a Badr, bensì Dio li uccise, né tu scagliasti la sabbia nei loro occhi, quando la scagliasti, bensì Dio la scagliò” (VIII, 17); “Quelli che abbandonano il loro paese e combattono nella via di Dio, quelli possono sperare la misericordia di Dio” (II, 215); “Se non uscirete in campo, Dio vi punirà con un castigo doloroso e vi sostituirà con un altro popolo” (IX, 39); “Uscite in campo, armati leggermente e pesantemente, e combattete, colle vostre sostanze e con le vostre persone” (IX, 41).

 Quanto piace agli uomini sfidarsi! Quanto piace agli uomini combattere! Quanto piace agli uomini vincere! Maometto non ha avuto dubbi: non c’è differenza che tenga, né di razza né di lingua né di storia, di fronte alla voglia dei maschi di combattere e di vincere. Vincere significa che sei il più forte, che le tue idee sono quelle giuste, che la tua religione è quella vera, che tutto ciò che esiste nel mondo ti appartiene e che hai diritto ad impadronirtene. Parte da qui, dunque, la violenza insita nell’Islamismo. L’Occidente l’ha dimenticato; l’Europa soprattutto l’ha dimenticato, vedendo vivere tranquilli all’interno del proprio territorio tanti gruppi musulmani. Ma si tratta di un errore. I nostri maschi stanno morendo. Quelli musulmani moriranno insieme ai nostri? Sicuramente no. Si uniranno ai combattenti che già premono su di noi e vinceranno.

Ida Magli
18 ottobre 2014
(allegato a Il Giornale: “Non perdiamo la testa”)

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1 Il Corano, sùra VI, 137, nuova versione letterale italiana, Hoepli ed., Milano 1987, terza ediz. riveduta. Tutte le citazioni del Corano contenute nel testo sono tratte da questa edizione.


                                                                                                                                 
 

sabato 25 ottobre 2014

SE IN ITALIA CI FOSSE LA DEMOCRAZIA


            SE IN ITALIA CI FOSSE LA DEMOCRAZIA


Premettiamo che a noi la democrazia non piace per  “principio.
Senza scomodare il parere del grande politico del passato Tallyerand che diceva che “la democrazia è l’arte di contare i nasi anziché i cervelli”  non ci piace un sistema in cui le decisioni vengono prese a maggioranza da una maggioranza che rappresenta statisticamente l’insieme dei meno intelligenti e dei meno preparati e che quindi ha il massimo delle probabilità di prendere decisioni sbagliate!
Ricordiamoci che in natura la qualità è inversamente proporzionale alla quantità…!
Se in uno stadio raduniamo a caso 10.000 persone e ne valutiamo scientificamente le capacità intellettuali, troveremo tre o quattro geni, un centianio di intelligentissimi, un paio o tre centinaia di intelligenti, tre o quattromila mediocri e circa 6.000 cretini.
Ebbene, in democrazia a prendere le decisioni sarebbero quei 6.000 cretini..!!
Se poi andiamo a considerare quale sia effettivamente il grado di democrazia ( che significa “Governo del popolo” dal greco “Demos” e “Cratos “ ) in Italia, veniamo a scoprire che quella che governa NON è una democrazia nel senso compiuto della parola, ma una oligarchia di poteri che nascondono interessi privati e di gruppi ( ideologici, economici, finanziari e razziali ) che si nascondono dietro ai principi democratici per farsi concretamente “gli affaracci loro “ alla faccia dei cittadini.
Le cronache ripetute e ricorrenti dei decenni del dopo guerra sono lì a dimostrare con i fatti che abbiamo ragione e, nonostante le contingenti, ipocrite dichiarazioni d’intenti che ad ogni scandalo escono dalle direzioni dei vari partiti ( Tutti, nessuno escluso..) i propositi di cambiamenti hanno poi nella pratica l’efficacia delle famose “Grida manzoniane” contro i “Bravi” e cioè un bel niente..!
D’altronde, aspettarsi dai protagonisti degli scandali, delle ruberie, dei soprusi e della malversazione un rimedio che li colpirebbe, è come mettere le volpi a fare la  guardia al pollaio..!!
Sentiamo già ronzare nelle orecchie le proteste e le critiche a questo nostro dire.
Era scontato così come scontati sono i luoghi comuni che ad esse si accompagnano.
“ Sebbene imperfetta, la democrazia è ancora il sistema di governo meno negativo”
“ La sola alternativa alla democrazia è la dittatura che è molto peggio ..”
“ Senza democrazia non esiste libertà che è il bene più prezioso dell’umanità..”
E via banalizzando….!!
Ebbene, noi NON abbiamo la risposta definitiva, ma diciamo che se si dimostra che un sistema è sbagliato, quanto meno è doveroso, oltre che onesto, cercare un’alternativa ragionevole anziché respingere pregiudizialmente ogni discussione in proposito..!
Abbiamo comunque qualche ipotesi da proporre alla discussione:
-La Meritocrazia che ponga le candidature dei possibili eletti a governare SOLAMENTE in base a meriti accertati e certificati di intelligenza, competenza, comportamento sociale, fedina penale immacolata,  e che limiti la durata delle cariche istituzionali ad un periodo relativamente breve, tale da non assuefare troppo al potere ed alla tentazione della corruzione.
-Il “Vincolo di mandato” per gli eletti in modo tale che essi siano mandati a governare per realizzare le promesse fatte agli elettori  i quali, al termine del mandato, giudicheranno l’operato dei suoi rappresentanti in base alla loro coerenza, all’onestà intellettuale e morale con cui hanno agito ed in base a ciò li confermeranno o li bocceranno mandandoli a casa. ( magari anche con un referendum di controllo e di giudizio a metà mandato ).
-La condizione, per i candidati, di avere frequentato con successo una apposita scuola di amministrazione analoga alla “Ecole de l’adminitration publique” istituita in Francia da Napoleone e tuttora vigente ed obbligatoria per gli addetti alla pubblica amministrazione, tanto per evitare di vedere parlamentari e funzionari che nelle interviste dimostrano platealmente un’ignoranza asinina nelle più elementari questioni..!
E si potrebbe continuare, ma il succo del discorso è che non troviamo logico dovere scegliere tra il cancro e la polmonite, ma riteniamo doveroso di cercare una cura che ci guarisca da entrambe queste malattie..!!

Alessandro Mezzano
                                                                                                                             

giovedì 23 ottobre 2014

RAZZISMO O AUTODIFESA?

RAZZISMO O AUTODIFESA?



Nell’era che viviamo, le due cose importanti che determinano il grande potere a livello mondiale per coloro che le controllano sono: DENARO & INFORMAZIONE-COMUNICAZIONE.
Se andiamo a cercare chi, nel mondo intero, possiede il maggiore controllo su questi elementi, scopriamo che essi appartengono alla razza ebraica.
Da Hollywood, ai grossi concentramenti di media, alle grandi banche, ai grandi gruppi finanziari che controllano la finanza,  alla direzione della Federal reserve USA troviamo i Goldwin Mayer, i Mardoch, i Soros, i Rothscild, i Ben Bernanke, i Janet Yellen, ecc. ecc, TUTTI di razza ebraica.
Non è assolutamente detto che questi signori usino del loro potere nell’interesse generale, anzi, probabilmente lo usano  per scopi personali, di gruppo e per favorire le loro Lobbyes e lo stato di Israele cui sono legati da un cordone ombelicale.
E’ un potere che sovrasta quello dello politica e che lo condiziona rendendo vana ogni forma di democrazia..
Non è una affermazione razzistica, ma una semplice constatazione di fatti reali!
Ed allora la diffidenza verso gli ebrei che possiedono il controllo sugli elementi che oggi determinano il potere ci sembra più che giustificata dai fatti..!
Se quel controllo lo possedessero i Francesi o i cattolici, o gli omosessuali, oppure militari, saremmo diffidenti verso di loro….

Alessandro Mezzano

lunedì 20 ottobre 2014

DOGMI E CENSURE: FACCIAMO UN INVENTARIO - di Marco Della Luna (IMPORTANTE)


Dogmi e censure: un inventario

di Marco Della Luna
 
Notoriamente, se un’affermazione, per quanto falsa, viene ripetuta decine di migliaia di volte soprattutto dalla tv, alla fine la gente la sentirà come vera.
 
I regimi inculcano così dogmi, insiemi di dogmi, costituenti un senso comune artificiale, utile alla gestione del corpo sociale, a far accettare alla gente come giustificate le operazioni che si compiono sulla sua testa, sulle sue tasche, sulla sua vita, sui suoi diritti. Ma anche sulla società come tale. Un senso comune che produce quindi consenso (legittimazione democratica) e ottemperanza popolare (compliance).
 
Chi osa uscire criticamente dal recinto dei dogmi e della dialettica consentita tra i paletti, viene etichettato come antagonista, estremista, antisociale, populista, eccetera, e viene delegittimato culturalmente, emarginato – finché i fatti e le realtà censurate non rompono l’incantesimo del sistema dogmatico.
 
Facciamo l’inventario, o l’inizio dell’inventario, di questi dogmi nel nostro sistema, sempre più scosso e incrinato dalla pressione della realtà rimossa:
 
1) Dogma dei mercati efficienti: I mercati sono tendenzialmente liberi e trasparenti, prevengono o correggono inefficientemente le crisi e, realizzano l’ottimale distribuzione delle risorse e dei redditi, abbassano i prezzi e le tariffe; puniscono gli Stati inefficienti e spendaccioni mentre premiano quelli efficienti e virtuosi, perciò la regolazione della politica va ultimamente affidata ad essi.
 
2) Dogma della spesa pubblica: la spesa pubblica è la causa dell’indebitamento pubblico, il quale a sua volta è la causa delle tasse, della recessione e, dell’inefficienza del sistema; l’obiettivo è dunque tagliare la spesa pubblica come tale e affidare i servizi pubblici alla gestione del mercato, cioè alla logica del profitto.
 
3) Dogma dell’integrazione europea: l’integrazione europea è insieme benefica, possibile e inevitabile; chi si oppone si oppone a una tendenza naturale e storica, va contro la realtà e gli interessi di tutti; l’Europa quindi legittimamente detta le regole a cui tutti devono adeguarsi.
 
4) Dogma dell’euro moneta unica: l’euro moneta unica produce la convergenza delle economie europee, quindi sostiene l’assimilazione e integrazione tra i paesi europei, favorisce la nuova crescita economica e la loro solidarietà.
 
5) Dogma della preziosità e della scarsità oggettive della moneta: la moneta non è un simbolo prodotto a costo zero, ma è un bene, una commodity, con un costo di produzione che giustifica il fatto che coloro che la producono (come moneta primaria o creditizia), in cambio di essa, tolgano grandi quote del reddito a chi produce beni e servizi reali.
 
6) Dogma dell’immigrazione benefica: l’immigrazione va accolta anche sostenendo grosse spese perché essa è economicamente benefica ed indispensabile per compensare l’invecchiamento e il diradamento della popolazione attiva, quindi per sostenere il sistema previdenziale e per coprire i molti posti di lavoro che gli italiani rifiutano; non è vero che tolga posti di lavoro agli italiani, che faccia loro concorrenza al ribasso sui salari, che serva come manovalanza alle mafie, che comporti un apprezzabile aumento della criminalità o dei costi sanitari o assistenziali.
 
Carattere comune di questi punti dottrinali e propagandistici, è la censura od occultamento dei conflitti di interessi e di bisogni, e ancor più della lotta di classe in atto.
 
Soprattutto viene sottaciuto il conflitto di interesse tra classi sociali, specificamente tra classe globale finanziaria improduttiva parassitaria speculatrice e le classi produttive dell’economia reale, legate ai loro territori, e sempre più private di potere sulle istituzioni nonché di quote di reddito in favore delle rendite finanziarie.
 
Conflitto di interessi tra nord e sud d’Italia, in cui alcune regioni settentrionali patiscono un permanente trasferimento dei loro redditi in favore di alcune regioni meridionali onde tenere unito il sistema paese, ma questo trasferimento sta spegnendo le loro capacità economiche del nord e induce le loro aziende e i loro migliori lavoratori ad emigrare.
 
Conflitto di bisogni oggettivi tra paesi manifatturieri come Italia e Germania, nel quale la Germania ha interesse a tenere l’Italia entro una moneta comune per togliere all’Italia il vantaggio di una moneta più debole, quindi di una maggiore competitività rispetto alla Germania, così da prendere anche sue quote di mercato.
 
Conflitto di bisogni oggettivi tra paesi creditori, come la Germania, e paesi debitori, come l’Italia: i tedeschi, essendo detentori di crediti sia personali, previdenziali, da investimento, sia anche pubblici, sono interessati a mantenere forte il ricorso della valuta in cui quei crediti sono dedicati denominati, cioè l’euro – da qui l’esigenza di tenere stretti i cordoni della borsa, cioè di far scarseggiare la moneta per tenerne alto il corso; per contro l’Italia e gli italiani, essendo indebitati e avendo i loro investimenti perlopiù in immobili, hanno bisogno di una moneta meno forte.
 
Conflitto di bisogni tra paesi in recessione, che hanno bisogno di politiche monetarie espansive, e paesi in crescita, che hanno bisogno di politiche monetarie restrittive; e tra paesi ad economia manifatturiera-trasformatrice e paesi ad economia basata sui servizi finanziari e il commercio (Regno Unito): tutti conflitti che rendono dannosa l’unione monetaria, o meglio che fanno sì che la politica monetaria faccia gli interessi del paese più forte dentro di essa (Germania) a danno dei paesi meno forti.
 
Conflitto di interesse propriamente di classe tra imprenditori e lavoratori: i primi hanno interesse a togliere ai lavoratori quanto più possibile forza negoziale e capacità di resistenza, di sciopero, oltre che di salario. Conflitto di interesse tra cittadini utenti e monopolisti/oligopolisti di servizi pubblici: questi ultimi hanno interesse a imporre tariffe sempre più alte in cambio di servizi sempre più scarsi, onde massimizzare i loro profitti; da qui la privatizzazione sistematica di tali servizi.
 
In conclusione, il regime, cioè il sistema di spartizione del reddito tra le varie classi economiche – sistema che vede oggi la classe finanziaria prendersi tutto il reddito disponibile – si regge su un consenso e un’acquiescenza ottenuti tanto mediante l’indottrinamento con dogmi, quanto con il sistematico nascondimento di conflitti di interessi che non devono apparire onde evitare che la gente percepisca il male che le viene fatto.
 
È stato costruito, con la collaborazione dei media e dei politici (quasi tutti), un senso comune socio- economico, una percezione comune della realtà, che consente a una classe globale parassitaria di perfezionare la spoliazione dei diritti e dei redditi delle altre classi, facendola apparire come espressione naturale di leggi impersonali del mercato, non come una guerra di classe.
 
Di questo senso comune fa parte anche la concezione del genere umano come di una competizione assoluta e totale tra individui per la conquista della ricchezza e del potere – perché questa è l’ide(ologi)a del mercatismo: il bellum omnium erga omnes, un individualismo di massa (ciascuno è solo davanti allo schermo, davanti alle tasse, davanti alle banche, davanti ai problemi di salute, vecchiaia, disoccupazione; e soprattutto davanti a un sempre più impersonale e grande datore di lavoro), senza diritti comuni, senza solidarietà e garanzie, dove tutto è merce e prestazione, dove è proibito agli Stati persino introdurre tutele alla salute pubblica, se queste possono limitare il profitto delle corporations (norme del WTO e del TTIP).
 
Questo modello socio-economico, che viene costruito metodicamente, anche a livello legislativo e costituzionale, nazionale ed europeo, dalle nostre élites, e in Italia ultimamente dalla staffetta dei governi Berlusconi-Monti-Letta-Renzi (sotto la locale regia di Giorgio I), è marktkonform, conforme e ideale per le esigenze del mercato e del capitale e del profitto; però mi pare non molto compatibile con le esigenze psicofisiologiche dell’essere umano, inteso sia come individuo, che come famiglia, che come comunità sociale – esigenze che comprendono una prospettiva stabile per la progettazione e l’impostazione della vita, per la procreazione e l’educazione della prole; ma anche ambiti di non mercificazione e di non competitività, e la garanzia di una dimensione pubblica sottratta alla logica del profitto finanziario.
 
 

                                                                                                                                                          

giovedì 16 ottobre 2014

uno studio da leggere -- L'estrema destra contro il Fascismo


Italia - Repubblica - Socializzazione
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uno studio da leggere
L'estrema destra contro il Fascismo
 
UNA NOTA ALLA MIA RECENSIONE
 
Questo studio, che io stesso ho recensito, è molto importante, a prescindere dalla collocazione politica degli autori, anche se poi non è che sia del tutto condivisibile.
Vi si dimostra, e a ragione, che il fascismo nato dall'Interventismo, dalla intuizione mussoliniana di realizzare il socialismo nella nazione e non nella utopia internazionalista, fascismo che poi si manifestò in nel ventennio quale recupero della "romanità" e crogiolo di varie sfaccettature ideologiche ed infine si riscattò, dai compromessi e dalle necessità di una politica conservatrice, con la RSI, che sulle sue bandiere mise Giuseppe Mazzini.
Questo per dire che il fascismo è un fenomeno specificatamente italiano, come il nazionalsocialismo fu un fenomeno tedesco (addirittura Hitler, lo definì «non da esportazione»).
In sintesi il fascismo si innestò, andando oltre, nel solco della rivoluzione francese e del risorgimento, che furono fenomeni, per così dire, "sovversivi" e antitradizionali. Ma indietro, come specificò Mussolini stesso nella Dottrina, non si poteva tornare, le nostre tradizioni nazionali erano quelle e su quelle si poteva e doveva agire, Mazzini compreso, il cui nome faceva storcere la bocca a sanfedisti e neoborbonici e nel suo operato si potevano riscontrare collusioni "massoniche". In un certo senso la Tradizione si poteva e si doveva, riproporre in termini, modi e progetti sociali, affatto diversi dal passato.
Durante il ventennio si innestò nelle varie correnti del fascismo anche quella di Evola, come quella di Reghini, apportando una componente neopagana, Ma mentre una, quella di Reghini, si proiettava nel solco della Tradizione Italica, quella di Evola si indirizzò verso la tradizione nordico Germanica. Non è qui il caso di polemizzare su queste due sfaccettatura che, oltretutto, riteniamo complementari. Evola, durante il fascismo, anche all'interno della scuola di mistica fascista, rimase emarginato, la sua specificità "spirituale" non venne mai pienamente accolta e anche le sue indicazioni esoteriche e "magiche", rimasero fuori della scuola di mistica fascista.
Oggi però possiamo dire che Evola, pur ponendosi nello schieramento reazionario e conservatore, quindi avverso all'Interventismo, ai progetti sociali del fascismo, ecc., nella sua critica alle componenti borghesi del ventennio e dello stesso Partito Nazionale Fascista, alle abborracciate sintesi tra fascismo, nazionalismo, cattolicesimo, ecc., ad un certo razzismo biologico mal mutuato da quello tedesco, aveva pienamente ragione.
Ma resta il fatto che la sua "filosofia", pur non essendo anti, non poteva definirsi fascista, visto che il fascismo, di Mussolini soprattutto, era stato un fenomeno sociale e rivoluzionario del XX Secolo. Nel dopoguerra il pensiero di Evola venne recuperato da alcune correnti giovanili e successivamente, mentre l'infame spostamento a destra dei reduci del fascismo e la nascita del MSI, un partito tipicamente conservatore, non esprimevano alcun tipo di cultura, furono invece proprio le minoritarie correnti "evoliane" che presero a caratterizzare il neofascismo. Oggi, spassionatamente, possiamo dire che ci sono due aspetti da considerare: uno positivo ed uno negativo: positivo perchè il recupero, indicato da Evola, di una certa Sapienza Antica, integrava e precisava meglio, la stessa Dottrina del Fascismo, facendo assumere al fascismo stesso aspetti che superavano il solo piano sociale e reducistico.
Ma uno anche negativo, perché Evola, politicamente era rimasto alle caste, alle vecchie aristocrazie, oggi merce per scandali da rotocalco, a Metternich e, cosa peggiore di tutte, alla teorizzazione del male minore: ovvero la difesa di questo Stato antifascista e del cosiddetto mondo libero, come male minore rispetto al comunismo.
A parte il fatto che era invece proprio il "mondo libero" il vero nemico dell'uomo, mentre il comunismo era una utopia transitoria, con questa scellerata teorizzazione, si dava l'alibi ai farabutti che erano in servizio permanente effettivo dei nostri colonizzatori, degli atlantoidi operare anche attraverso una "scusante ideologica", che li portò demenzialmente a solidarizzare con l'OAS, con i "Berretti verdi" yenkee, e persino con Israele, visto quale «ultimo baluardo dell'uomo bianco nel vicino oriente»).
Fu così che, ad esempio, Ordine Nuovo, nato e sviluppatosi, all'insaputa di tanti suoi militanti (forse la parte migliore del neofascismo), dietro interessi delle strategie stay Behind, manovrato dal nostro Stato Maggiore, di fatto un appendice parastatale dei Servizi, non facendo politica in senso lato, come politica non fanno gli apparati di polizia e dei Servizi, ripiegò sul Centro Studi, sulla valorizzazione e divulgazione del pensiero tradizionale.
Ed anche qui possiamo trovare un lato positivo, perché questo pensiero integrava come abbiamo detto il fascismo (ma avrebbe dovuto appunto "integrarlo", non stravolgerlo) ed uno negativo. Negativo perché intanto quella introduzione di tradizioni nordiche, che si distaccavano dalle nostre tradizioni italiche, che non avevano un terreno, neppure etnico o di storia nazionale per sorreggersi, quel simbolismo di asce bipenne, rune e croci celtiche, non erano antitetiche, ma neppure appartenevano al fascismo.
Potevano e dovevano restare sul piano dello "studio", della considerazioni di certi ancestrali e comuni "filoni di civiltà", non farli assurgere come nuovi simboli e bandiere del politica del neofascismo.
Insomma, si da il caso che delle tradizioni, una religione, non si possono inventare dall'oggi al domani, o riesumare dal passato, perché sono stati esistenziali che fanno anche parte di determinati cicli cosmici.
Ed è andata così a finire che abbiamo visto la nascita di infatuazioni neopagane, in soggetti, per lo più giovani, che esprimevano una religiosità, pagana appunto, a parole, ma conducevano una esistenza, di fatto, sostanzialmente atea per finire, da "adulti", con mogli, figli e miserie borghesi a carico.
Altre infatuazioni si accesero sul piano degli studi esoterici, laddove certa "Sapienza", non a caso, era rimasta sempre celata dietro un linguaggio ermetico, simbolico. Resa, come purtroppo doveva essere resa, razionale e intellettuale nei tempi ultimi, anche grazie ad Evola e Guenon, comportava però seri rischi di "corto circuito" mentale, di infatuazioni deleterie.
"Calvacare la tigre" non era un libro per tutti e comunque la società non è fatta di soli "sacerdoti" e "guerrieri", ma di tante altre componenti umane e lo stesso fascismo come partito e come Stato, si caratterizzava come uno Stato nazional popolare, che al suo interno poteva coltivare una èlite, ma la cui specificità restava sempre patrimonio di tutti i cittadini, cimentati anche dal concetto di mutualità e di giustizia sociale.
Il fenomeno delle "sette sataniche" è forse uno degli aspetti più evidenti di questi pericolicirca la somministrazione intellettuale, soprattutto ai giovani di teorie e pratiche "esoteriche e magiche".
Ma nel neofascismo, certe infatuazioni, da "figli del sole", pervase da un certo "superomismo", di un razzismo darwiniano da selezione naturale del più forte, tutte infatuazioni queste che non avevano fatto parte del fascismo stesso, unite ad un certo anticomunismo viscerale, fomentato dalle forze reazionarie e dalle strutture atlantiche, amplificate da certe velleità di voler raggiungere il potere attraverso la destabilizzazione del Sistema, ha anche prodotto "mostri" che hanno ritenuto utilizzare la strage di cittadini inermi come mezzo che scusa il fine da raggiungere.
E ci fosse un reo confesso, oppure uno scampato alla giustizia, che ben sa quello che ha fatto o gli hanno fatto fare, magari un cultore di questo tradizionalismo, anzi del Bushido, che di fronte al sangue italiano sparso inutilmente, di fronte allo sputtanamento che hanno procurato all'immaginario collettivo del fascismo, si fosse fatto dignitosamente saltare le cervella! Quando mai! "Guerrieri" si, ma ben attaccati alla pelle, alla loro, ovviamente perche a quella di inermi italiani che hanno mutilato o ammazzato non ci tenevano di certo.
Tutto questo, oggi bisogna riconsiderarlo a freddo, spassionatamente, senza pregiudizi e soprattutto facendo chiarezza storica che inchiodi farabutti e criminali alle loro responsabilità. Lo dobbiamo proprio a quella rivoluzione fascista, stroncata dalla guerra, alla quale tantisi sono abusivamente richiamati.

 Maurizio Barozzi (29/10/2013)
 
 
Maurizio Barozzi  (19/10/2013)
 
Invitiamo a leggere attentamente questo studio di Marco Pirano e Stefano Fiorito: "L'estrema destra contro il fascismo", Lulu Editori 2013, € 4,76. Scaricabile anche on line: http://www.archivioguerrapolitica.org/wp-content/uploads/2013/09/Piraino-estrema-destra-contro-il-fascismo.pdf e da questo sito [L'estrema destra contro il fascismo]

Titolo alquanto forte, ma azzeccato, anche se noi non condividiamo tutto quello che vi viene riportato.
Lo studio prende in considerazione la specificità del Fascismo di Mussolini a cui, invece nel dopoguerra, si sovrappose quella specie di "destra radicale" definita Tradizionalista, emarginata durante il ventennio, che si rifaceva a Julius Evola.
Ne seguì uno stravolgimento totale del fascismo che era stato un tipico fenomeno del XX secolo che pur anteponendosi al socialismo marxista, alla democrazia e al liberismo, non rappresentava però un mero ritorno ad un passato oramai tramontato, a certe aristocrazie oramai morte, come, di fatto, si rifacevano idealmente i "rivoluzionari conservatori" di destra.
A questo si aggiunsero simbologie nordiche, quali croci celtiche, etc. che non troppo centravano con il fascismo e sua specificità italica. Fu così che la visione di una Stato nazional popolare quale specificità fascista, la sua visione di una società socialista, vennero accantonate, per sostenere demenziali riproposizioni di tematiche fuori tempo.
Se ne avvantaggiarono le forze reazionarie e conservatrici della nazione e i nostri occupanti statunitensi, perché il nuovo "fascismo di destra" era a loro confacente e utile. Fin qui, possiamo dire che l'analisi degli autori non fa una piega.
Non so quale sia la collocazione politica o ideologica degli autori, ma questo testo è molto importante. Anche se, come accennato, personalmente non lo condividiamo in pieno.
A mio avviso, infatti, a prescindere dagli aspetti propriamente iniziatici e di studi esoterici, Julius Evola ha avuto due grandi meriti: quello di dimostrare e rendere palese che certi riti e simbologie erano preesistenti al Cristianesimo ed alla stessa Massoneria e quello di qualificare il fascismo anche su di un piano "metastorico" integrandone e precisandone meglio i valori eroici e spirituali che lo caratterizzavano, attestandolo in tal modo in una dimensione che trascendeva i soli aspetti politici, reducistici e sociali.
Qui invece gli autori pongono in risalto gli aspetti divergenti tra la mistica fascista e la visione spirituale di Evola, mentre io invece credo che questi due aspetti, sicuramente divergenti al tempo, si sarebbero potuti conciliare.
Ritengo comunque che i concetti della "sapienza antica" evidenziati e rielaborati da Evola, ad esempio le attitudini umane innate, nella classica divisione sacerdoti, guerrieri, mercanti e lavoratori, davano alla stessa dottrina del fascismo e agli studi della mistica fascista, dei punti di riferimento importantissimi, decisamente superiori alle fallaci interpretazioni "sociali" e psicanalitiche dell'uomo.
Non entro negli aspetti "iniziatici" ed "esoterici" che ad esempio hanno diviso partigiani di Evola e di Reghini, con la sua Tradizione Italica, nordico germanici contro "italici", sia perché non è il mio campo e sia perché da quel poco che posso capire queste due visioni tradizionali sono perfettamente compatibili e integrabili.
E neppure entro nelle annose diatribe tra evoliani e gentiliani, perché ritengo che ci siano ragioni e aspetti positivi in entrambi questi indirizzi ideologici.
Di certo, e qui divergiamo dagli autori, possiamo dire che molte critiche avanzate da Evola a un certo fascismo sciatto, borghese, retorico, arrabattato, possono essere condivise. Comprese quelle alla improvvisata legislazione "razziale".
A mio avviso, però, la visione di Evola, mutuata da una antica conoscenza sapienziale, doveva costituire, più che altro, una "indicazione di riferimento" a cui, in un certo senso, lo stesso fascismo si era rifatto, potendo dirsi che il fenomeno fascista rientrava in quelle affermazioni storiche della Tradizione.
Questo perchè, il fascismo, era anche una affermazione del XX secolo, il secolo delle masse, e quindi certi prìncipi li aveva meravigliosamente adattati ai nostri tempi attingendo e adeguandosi anche, seppur superandole, a quelle trasformazioni storiche come la Rivoluzione francese e il Risorgimento, che sono state manifestazioni sovversive rispetto al "mondo della Tradizione". Questa negazione di un "ritorno al passato" era stata più volteevidenziata proprio da Mussolini.
I tempi di certe "Aristocrazie" erano oramai finiti: ora i "nobili" sciamavano e sperperavano nei Casinò e nelle stazioni termali e le nuove aristocrazie potevano riconoscersi solo nella rivoluzione e nelle trincee. Non aveva senso attaccarsi alla visione della "discesa" che dalle civiltà solari era finita nelle democrazie e quindi nel kalìyuga, per farsi partigiani di quello che c'era prima, ad esempio la Vandea, rispetto a quello che era venuto dopo. Occorreva andare comunque avanti.
Si dà il fatto, invece, che il pensiero di Evola, sconfinando sul piano politico, non solo era chiaramente reazionario, ma come molti avevano fatto notare era rimasto a Donoso Cortes e Metternich. Evola, che oltretutto, mai aveva aderito al Fascismo, ma soprattutto non aveva aderito alla RSI, ritenendone il suo portato repubblicano e socialista, contrario alla sua visione gerarchica e Monarchica dello Stato in cui, praticamente, aveva come riferimento ideale i tempi delle caste.
Per fare un esempio, la costituzione dello Stato organico, propugnata anche dal fascismo, applicando in toto la visione di Evola, finiva per vagheggiare delle Gerarchie, condivisibili dal punto di vista teorico, ma non realizzabili nei tempi moderni. Tanto è vero che Mussolini, così come riconobbe in repubblica, che il Corporativismo (tanto caro ad Evola che ne vedeva una specie di "ritorno alle società feudali"), senza la socializzazione (mal vista invece da Evola) era facilmente piegabile dal padronato per i suoi interessi; così le stesse nomine dall'alto delle Gerarchie avevano palesato molte disfunzioni e malaffare, per cui in RSI si propose un sistema misto tra nomine dall'alta ed eleggibilità che garantisse anche la dovuta e necessaria critica dell'opinione pubblica.
Ma l'aspetto peggiore di questa visione reazionaria lo si riscontra nelle sue conseguenze politiche: nonostante che dottrinalmente Evola avesse ben inquadrato gli aspetti negativi e nefasti sia del bolscevismo che dell'americanismo, politicamente finì per elaborare una specie di graduazione del "male minore" che induceva a parteggiare per il cosiddetto "mondo libero" onde contrastare il comunismo. E per gli americani, nostri colonizzatori, in primis.
A parte il fatto che questo "mondo libero" tutto era meno che preferibile ad alcunché, si creava anche un alibi per giustificare connubi e collusioni con l'Occidente che invece era proprio il principale "nemico dell'uomo" e del fascismo, distruttore della dimensione spirituale dell'esistenza, essendo il comunismo, nella sua attuazione pratica, una utopia irrealizzabile nella condizione umana e quindi una dimensione, una "nomenklatura" per quanto violenta e criminale, del tutto fittizia e transitoria.
Questo impedì ad Evola, a differenza dei fascisti della FNCRSI, di parteggiare per i Vietcong, Guevara i popoli arabi, ecc. da lui, stupidamente visti, come "comunisti".
Fatto sta che gli "Orientamenti" di Evola, presi alla lettera e trasposti in politica, furono anche funzionali alla reazione e un alibi per chi operava, sotto dettatura Atlantica, di fatto in senso antinazionale. Non solo questo pensiero, unito al missismo, ebbe una sua parte nella moda del disgustoso fenomeno dei "fascisti pariolini", ma produsse anche gli ammiratori dei "mercenari", mercenari loro stessi in servizio permanente effettivo di "chi di dovere".
Questo, ovviamente, non toglie, che sul piano personale, interiore, gli studi, le ricerche e i princìpi evidenziati da Evola, come del resto da Guenon, hanno una loro importanza.
Ma anche qui entriamoin un campo delicato che dovrebbe appunto essere riservato a chi ne ha le qualifiche personali per percorrere certi "pericolosi" cammini iniziatici o "magici".
Il "cavalcare la tigre" non è per tutti.
Noto è, infatti, che questa Sapienza è sempre stata nascosta dietro linguaggi allegorici e simbolici, perché la sua divulgazione, al di fuori di regolari scuole iniziatiche, era pericolosa dal punto di vista esistenziale. Poteva provocare corto circuiti mentali e invasamenti o infatuazioni pericolose.
Anche una certa tendenza a propagandare il "paganesimo" e certe religioni nordiche, fuori da certi studi, non era molto "salutare", perché, oltre che essere anche qui un "fatto personale",le religioni non si riesumano fuori tempo, essendo legate a certi cambiamenti cosmici.
Abbiamo visto quanti "figli del sole", pagani a tutto tondo, erano in realtà degli atei mascherati che dopo qualche decennio da invasati si sono ben integrati tra famiglia e miserie quotidiane, con buona pace di Wotan ed Odino.
Ma c'è un altro aspetto molto delicato e inquietante, sul quale non vogliamo dare giudizi affrettati, ma di certo lascia a pensare.
È oramai accertato, anche in sede giudiziaria, che Ordine Nuovo, forse il gruppo più impregnato di "evolismo", spesso all'insaputa di tanti militanti in buona fece, ha avuto esponenti che si sono dedicati allo stragismo.
Tanto per cominciare, come dobbiamo interpretare questo scritto che troviamo in un bollettino interno del Centro Ordine Nuovo, o meglio il Quaderno n°1 (riportato anche in G. De Lutiis, "Il lato oscuro del potere", Editori Riuniti 1996)?
Il saggio era significativamente titolato: "La guerra rivoluzionaria". In esso è scritto:
«Per la conquista totale delle masse la dottrina della guerra rivoluzionaria prevede, oltre che il ricorso alla azione psicologica, il ricorso a forme di terrorismo spietato ed indiscriminato. Si tratta cioè di condizionare le folle non solo attraverso la propaganda ma anche agendo sul principale riflesso innato presente tanto negli animali quanto nella psiche di una grande massa: la paura, il terrore, l'istinto di conservazione.
Occorre determinare tra le masse un senso di impotenza, un senso di acquiescenza assoluto un rapporto all'ineluttabile destino di vittoria delle fazione rivoluzionaria. Inoltre, il terrorismo su larga scala attuato tra le fila delle forze incaricate della repressione del movimento rivoluzionario genera sempre disagio, stanchezza, insicurezza, determinando così condizioni favorevoli alla propaganda disfattista.
Una attività terroristica di questo genere tende anche ad esasperare l'avversario per costringerlo ad azioni di rappresaglia sempre odiose ed antipopolari, anche se giuste e che pertanto, alienano il favore e la simpatia di larghi strati della popolazione. Abbiamo accennato al terrorismo indiscriminato e questo concetto implica, ovviamente, la possibilità di uccidere, o far uccidere, vecchi, donne e bambini. Queste forme di intimidazione terroristica sono, oggi, non solo ritenute valide, ma, a volte, assolutamente necessarie per il conseguimento di un determinato obiettivo».
Certo che per chi criticava la guerra gappista partigiana, vigliacca, queste tesi non è che fossero tanto edificanti.
Peggio ancora scrive il giudice Guido Salvini, forte di testimonianze e prove: «Ordine Nuovo ha compiuto molti attentati prima e dopo il 12 dicembre (Piazza Fontana)».
Bisognerebbe ora chiedersi: ma come hanno potuto persone che si definivano fasciste uccidere e mutilare altri italiani?
È difficile dare una risposta che vada al di là del machiavellico «il fine giustifica il mezzo», per il quale certi farabutti si sono auto assegnati il compito di "correggere" e "migliorare" il mondo con ogni mezzo.
Ma lo stesso giudice Salvini da anche una risposta significativa, egli scrive:
«Nei discorsi che si tenevano nella libreria padovana di Freda e nel sentire dei suoi militanti, si parlava infatti dell'uomo "indifferenziato" e quindi dei comuni civili, come semplici bipedi che potevano essere sacrificati per realizzare il "Nuovo Ordine europeo" appunto».
Se questo risponde al vero e se gli stessi che facevano questi discorsi, sono gli stessi che facevano anche i bombaroli, dobbiamo allora ritenere che il pensiero di Evola, ma non solo lui, oltre all'anticomunismo viscerale e filo atlantico, ha anche prodotto "mostri" a dir poco ripugnanti.
Non vogliamo teorizzare nulla, ma abbiamo il sospetto che, in genere, il vigliacco criminale che depone una bomba è un sicario senza scrupoli, ma in politica, conta di più anche il mandante e questi assume spesso le vesti di un esaltato e se a questo ci aggiungiamo soggetti che, magari senza averne le dovute qualifiche, si sono dati a pratiche esoteriche, a studi iniziatici a cui un mal digerito pensiero "tradizionale", suo malgrado, può portare, e al contempo fanno politica, allora la miscela può diventare veramente "esplosiva".
Lungi da noi l'intento di criminalizzare il pensiero Tradizionale, al quale anzi in molti aspetti ci riconosciamo, ma ci sono tanti aspetti politici e non da considerare con attenzione.
Questo studio di Pirano e Fiorito "L'estrema destra contro il fascismo", apporta sicuramente un certo contributo politico ed ideologico.
Non è indispensabile che lo si condivida in tutto o in parte. Del resto ci manca la controprova di che cosa sarebbe accaduto se il neofascismo, nel dopoguerra, avesse emarginato il MSI e suoi dirigenti, magari riempiendoli di botte, visto ciò che rappresentavano, e si fosse attestato sui principi del fascismo Mussoliniano, su la sua visione sociale, da trasformare in richiami di lotta per la socializzazione e una società socialista, su la sua irrinunciabile e irriducibile premessa di essere il difensore e il realizzatore degli interessi nazionali. Ergo un neofascismo che sarebbe sceso nelle piazze a manifestare contro la Nato, a combattere la società americanista e contro il Vaticano.
Non lo sappiamo, ma siamo certi che, tanti burattinai dei Servizi e delle Caserme avrebbero avuto molta difficoltà a reclutare manovalanza e il gioco infame degli opposti estremismi avrebbe avuto molte difficoltà a perpetuarsi.
Il neofascismo invece, quello della destra radicale, evoliana, se si sono salvati alcuni singoli esponenti, molti di ottimo livello culturale, per il resto,questo è certo, è letteralmente finito nella merda.
Maurizio Barozzi