sabato 30 gennaio 2016

TOGLIATTI E LE RESPONSABILITA' NEI GULAG RUSSI


TOGLIATTI E LE RESPONSABILITA' NEI GULAG RUSSI

Per anni i lager presenti in Russia sono stati una sorta di verità nascosta,per anni chi sapeva ha taciuto e solo in tempi recenti,la stampa di regime ha permesso che venisse fuori qualcosa di abominevole sui lager russi,i “gulag” appunto.
Nei gulag finivano oppositori politici ed ogni genere di nemico della rivoluzione russa,e nella seconda guerra mondiale divenirono i luoghi di prigionia per migliaia di soldati dell’Asse catturati,tra i quali i soldati italiani dell’ARMIR.
Molti di questi prigionieri perirono durante il loro “soggiorno” in questi lager per le condizioni disumane a cui erano sottoposti,ma ci fu mai un grado di colpevolezza da parte della dirigenza del partito comunista italiano nella scarcerazione di questi prigionieri di guerra?
Oggi possiamo affermare con certezza che un uomo,un noto esponente del P.C.I. fu corresponsabile della mancata scarcerazione dei prigionieri italiani e complice nel silenzio di ciò che gli italiani dovettero subire in quei campi di morte.
Quest’uomo è passato alla storia con l’appellativo de “Il Migliore”,al secolo Palmiro Togliatti uno dei più importanti esponenti comunisti nella storia d’Italia.
La sua complicità in molteplici abominevoli azioni è nota,ma una su tutte dovrebbe chiarire a chi non conoscesse il personaggio che razza di uomo potesse essere.
Durante la sua permanenza in Russia,alle dipendenze del tiranno Stalin,a chi gli chiedeva d’intercedere presso il “baffone”(Stalin)in favore dei prigionieri italiani rispose:”Se un buon numero di prigionieri morirà in conseguenza delle dure condizioni di fatto non ci trovo assolutamente nulla da dire. Anzi,il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini e soprattutto la spedizione contro la Russia si concludano con una tragedia,con un lutto personale,è il migliore,il più efficace degli antidoti. Io non sostengo che i prigionieri si debbano sopprimere,ma nelle durezze che possono provocare la fine di molti di loro,non riesco a vedere altro che la concreta espressione di quella giustizia che il vecchio Hegel diceva di essere immanente in tutta la storia”
E’ quindi con queste parole che Togliatti liquida chi chiedeva un atto di clemenza dovuto a chi era rimasto vittima di quella guerra sul fronte russo,dimostrando uno spiccato senso di inumanità e la sua complicità nelle sofferenze che i nostri connazionali dovettero subire nei lager stalinisti.
Le cifre dei morti italiani nei gulag russi,non sono note,ma sappiamo che incontrarono la morte decine e decine di migliaia di coraggiosi ragazzi italiani che combatterono per liberare il popolo russo dal giogo stalinista.
Da alcuni resoconti,nelle parole di Togliatti emerge anche un convincimento dell’inferiorità degli italiani rispetto ai sovietici;durante il XVI Congresso del P.C.U.S.(Partito Comunista Unione Sovietica) Il Migliore affermò:”E’ per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte di più del migliore italiano”,a parlare è lo stesso uomo che nel 1936 chiedeva al governo fascista il rientro in patria redigendo un Manifesto sottoscritto da molte Comunisti italiani in esilio per motivi politici,i quali aderivano addirittura al manifesto dei Fasci di Combattimento del 1919!
Oggi a Togliatti sono dedicate strade,nomi di sezioni di partito,ed è insito nella popolazione italiana un ricordo tutto sommato positivo del compagno Togliatti, bisogna invece prendere coscienza che fu corresponsabile nella morte di decine di migliaia di connazionali e quindi è tutto fuorché un eroe,fuorché “il Migliore”…

Storiografia di Palmiro Togliatti
Palmiro Togliatti nasce a Genova nel 1893 in una famiglia medio borghese,frequentando con successo le scuole superiori fino ad arrivare alla laurea in giurisprudenza all’Universita’ di Torino,dove entrò in contatto con frange socialiste tra i quali conobbe anche il giovane Antonio Gramsci.
Entra nel 1914 nel P.S.I.,ma ne esce quasi immediatamente per le sue posizioni interventiste avvicinandosi a quella minoranza socialista con posizioni dette di “interventismo democratico” che faceva capo a Bissolati e Salvemini,questi fuoriusciti vedevano nel conflitto l’opportunità di completare l’operazione unitaria risorgimentale inglobando nel Regno d’Italia i territori irredenti di Trento e Trieste, dell’Istria e della Dalmazia a questo punto sembrerebbe incredibile che lo stesso Togliatti dapprima sostenitore della riunificazione dell’Italia irredenta, in nome dell’Internazionale comunista solo pochi anni più tardi appoggerà la campagna di de-italianizzazione del Nord Est che come sappiamo sfocerà nell’eccidio di migliaia di italiani da parte di partigiani titini e partigiani italiani comunisti con il beneplacito delle varie organizzazioni di liberazione partigiane.
Dopo la conclusione del Primo Conflitto Mondiale,Togliatti ritorna nel P.S.I. e si avvicina all’ala più dura e intransigente del movimento e incontra nuovamente il suo vecchio amico Gramsci,con il quale fonda solo due anni più tardi,nel 1919 il periodico “Ordine Nuovo” partecipando ai consigli di fabbrica nella calda area torinese e non solo.
Appena tre anni più tardi,in occasione del Congresso del Partito Socialista del 1921,a Livorno,partecipa alla fondazione del P.C.d’I.,abbranciando le tesi Leniniste che avevano portato nel 1917 alla Rivoluzione d’Ottobre in Russia. Togliatti collaborò fino al 1926 con il Partito Comunista scrivendo opere propagandistiche sotto lo pseudonimo di Ercole Ercoli,che utilizzerà per molto tempo,fino a quando non fu minacciato di morte da Fascisti delle squadre d’azione,riparò quindi a Mosca,divenendo un convinto sostenitore dello Stalinismo; da Mosca,Togliatti assistette all’arresto del suo compagno di lotta Antonio Gramsci ma,non si conosce fino a che punto vi sia potuta essere stato un tacito assenso de il Migliore,che guadagnò dall’arresto di Gramsci,la dirigenza del Partito per un periodo complessivo di 36 anni,dal 1927 al 1964,e lo rese leader incontrastato del comunismo italiano al servizio di Mosca,in quanto gli altri leader storici del P.C.d’I. o furono arrestati o vennero espulsi dal regime Fascista.
Nell’Agosto del 1936,Togliatti redige assieme a 64 intellettuali comunisti il “MANIFESTO PER LA SALVEZZA DELL' ITALIA E LA RICONCILIAZIONE DEL POPOLO ITALIANO “,un documento nel quale codesti intellettuali, esaltavano la propria patria e facevano loro il manifesto dei fasci di combattimento del 1919,dichiarandosi fieri d’essere italiani e vicini ai fascisti che facevano grande l’Italia combattendo in Africa Orientale per darle l’Impero;la manovra di riavvicinamento degli esiliati verso la loro terra natia che godeva in quegli anni della massima affermazione in campo internazionale non riuscì,e Togliatti fu “costretto” a ripiegare,all’incarico di rappresentante del P.C.I. nella Terza Internazionale,della quale fu nominato segretario nell’immediato 1937.
Il Migliore,continuò la sua campagna(sotto delega di Mosca) come rappresentante della Terza Internazionale al servizio del governo democratico della Spagna prima della conquista del paese dal generale Francisco Franco coadiuvato dalle potenze dell’Asse.
Al momento dello scoppio del II conflitto mondiale,fu arrestato mentre si trovava in Francia,ma anche questa volta riuscì a riparare in URSS,rimettendosi sotto l’ala protettrice di Stalin e solo il 27 Marzo 1944,con la caduta del regime Fascista,riuscì a tornare in Italia mettendosi al servizio del governo Badoglio,e impegnando al massimo il suo partito,che nel frattempo si era trasformato in P.C.I.,nella lotta al Fascismo e al Nazionalsocialismo tedesco.
Di ritorno dal comodo esilio moscovita,Togliatti per essere in linea con la condotta del suo partito e per rompere definitivamente i suoi “presunti rapporti” col regime fascista,dimostrato dal manifesto che anch’egli firmò nell’Agosto ‘36, diede una nuova interpretazione al fenomeno fascista basato sulla rielaborazione delle tesi gramsciane,nelle quali il fascismo è visto come il prodotto della crisi della borghesia italiana, una borghesia che non si è evoluta, che non ha avuto una maturazione democratica e preferisce il corporativismo e la violenza alla libertà ed alla lotta politica;quindi nuovamente in piena contraddizione con ciò che affermò solo qualche anno prima.
Durante la guerra civile degli anni 1944-1945,condusse il P.C.I.,e relativi partigiani,all’occupazione militare dell’Italia in chiave “filo-alleata”,e non è ben chiaro il ruolo che giocò nella vicenda della Strage di Via Rasella,ove caddero militi sud-tirolesi(quindi italiani) incamerati nelle truppe germaniche,numerosi civili anche giovanissimi. Il vile attentato partigiano,sfociò nella rappresaglia delle Fosse Ardeatine;va chiarito che la rappresaglia era prevista dalle leggi di guerra solo nel caso in cui gli attentatori non si fossero consegnati alle autorità germaniche e come volevasi dimostrare gli attentatori in coerenza con il motto partigiano “colpire e poi fuggire”,non si presentarono condannando a morte così più di 300 innocenti che dovettero pagare per la viltà dimostrata dai partigiani.
Gli anni immediatamente successivi al dopoguerra fino al 1964,anno della sua morte,furono gli anni di maggiore impegno politico de il Migliore quest’ultimo ricoprì infatti più volte l’incarico di ministro in vari governi di coalizione,e prima ancora collaborò per la stesura della Costituzione della Repubblica Italiana.
Nell’estate del 1948,dopo essere uscito dalla sconfitta elettorale dell’Aprile del medesimo anno,Palmiro Togliatti subì un attentato da parte di un giovane, Antonio Pallante, studente universitario venticinquenne,gli sparò contro alcuni colpi di rivoltella ferendolo in modo grave,ma non in modo tale da ucciderlo;il giovane fu subito riconosciuto come vicino all’estrema destra e in tutta Italia si levarono manifestazioni di protesta che rasentarono quasi l’insurrezione armata che non scoppiò,ma lasciò sulla strada decine di vittime tra forze dell’ordine,manifestanti comunisti e presunti fascisti attaccati per rappresaglia,come la sede dell’M.S.I. di Genova che fu devastata dai manifestanti.
La vita di Togliatti finisce in una calda giornata di Agosto del 1964 a Yalta,in soggiorno nella sua seconda,o forse è meglio dire prima casa,l’Unione Sovietica,a causa di un ictus celebrale(o infarto,la causa non è chiara). Muore un leader,un comunista,quale migliori parole se non quelle di Enzo Biagi per chiudere questo articolo sulla vita del Migliore apparse sull’Europeo nel 1964“…Nel 1922 rischia di essere fucilato da un plotone di camice nere; nel 1937, ad Alicante, sfugge miracolosamente ai moschetti dei falangisti che lo hanno messo contro un muro; nel 1948 scampa alle rivoltellate dell’esaltato Pallante. Muore ad Artek, in una dolce, rarefatta aria cecoviana, e la morte lo raggiunge sotto un bosco di betulle, mentre sta facendo un discorsetto in lingua russa ai pionieri del campo. I bambini gli sono sempre piaciuti”…già i bambini gli sono sempre piaciuti,sarebbe bello che Biagi lo andasse a raccontare a chi è dovuto crescere orfano del padre milite morto nei gulag russi o in vili attentati partigiani di cui Togliatti fu corresponsabile.

Articolo scritto da "sangue e onore" che ringrazio vivamente!

           da IL RAS
                                                                                                                                                        

mercoledì 27 gennaio 2016

EDIZIONI DELLA LANTERNA : GLI OLOCAUSTI DIMENTICATI

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.

EDIZIONI DELLA LANTERNA : GLI OLOCAUSTI DIMENTICATI


Una delle sezioni più lette di questo blog a più mani è quella dedicata agli olocausti dimenticati, cioè a quelle pagine orribili e sanguinarie della storia che i media, politicamente accordati all’ unisono, preferiscono dimenticare, gonfiando la grancassa al solo olocausto che produce lauto business… e ritengo superfluo spiegare di quale si tratta.. questo orribile business  su morti veri e su morti presunti e su morti inventati, ingenera ormai disgusto nella gente, appare come una saga horror dai contorni  spesso inattendibili ,  ed ingenera la sensazione che tutti gli altri dolorosi eccidi che hanno contrassegnato la storia moderna ( e in genere la storia dell’ uomo) siano banalità di fronte al solo, unico, inimitabile olocausto, di fronte al quale tutti gli altri sono morti di serie B….. ingenera anche il sospetto che , chi può contare nel suo clan o tribù più morti ammazzati degli altri , acquisisce una sorta di bonus per ammazzare  impunemente a sua volta altre persone e altri popoli, una sorta di licenza di uccidere ……..

La industria dell’ olocausto , ingenera una apologia della legge del taglione, amplificata a livello planetario e il sentimento civile  di pietas verso tutti i morti, si tramuta in sentimento di orrore, quasi che i morti esigessero altri morti e la contabilità dell’ orrore ( spesso amplificata,  ad uso di tanti contabili della morte ), diviene un ‘ arma carica  perennemente puntata verso i vivi : assistiamo ad un profondo ritorno alla barbarie,  una sorte di perenne notte dei defunti.

Per non dimenticare, invece,  i poveri  defunti di serie B, ma che appartengono alla nostra storia e alla storia dei vinti , per non dimenticare i defunti che per essere ricordati non richiedono il sangue dei vivi, le edizioni della Lanterna hanno deciso di dedicare  a questi eccidi dimenticati un volume che raccoglierà gli scritti pubblicati su questo blog nella sua sezione storica : si tratterà di una antologia dolorosa che, senza pretesa di  essere una pietra miliare della storiografia, sarà invece caleidoscopio di  tragedie autentiche, dimenticate dalla storiografia ad una dimensione dei tamburini di un certo olocausto…

Sarà un libro utilissimo da regalare ai giovani in occasione di date nefaste come il 25 aprile, il 2 giugno o nel giorno in cui si celebra in tecnhicolor l’ olocausto caro ad una certa industria che utilizza i defunti per ammazzare e ricattare  i vivi.

Noi invece ricordiamo  gli eccidi della storia affinchè si preghi per i defunti e perché si dimentichi la levatina legge del taglione. Questa è la differenza fra la nostra civiltà euro – cristiana rispetto a chi si alimenta al sangue della  industria dell’ olocausto.

Chi volesse contribuire ancora adesso a questa antologia in preparazione , può mandare i suoi scritti a :

I saggi già pubblicati e che saranno raccolti in antologia possono essere letti in questa sezione del blog :

Ricordiamo , inoltre, che le Edizioni della Lanterna dedicano molti libri alla storia dimenticata e il catalogo degli stessi può essere consultato a  questo link :



Edizioni della Lanterna

lunedì 25 gennaio 2016

GRILLO TORNA A CASA... IL PALCOSCENICO


"...voglio riacquistare la mia libertà","non sono il leader del M5S...etc"....così parlò ieri il buon Beppe preannunciando lo spostamento "a fianco" del movimento nel futuro prossimo.
Scelta benedetta immediatamente da Di Battista che gli ha augurato i migliori successi..."teatrali",ovviamente.
Tutto sommato,nessuna sorpresa..era da diverso tempo che il (non) leader dei 5 stelle dava agli osservatori l'impressione di un certo distacco dalla propria creatura politica.
Voluto od indotto,personalmente non saprei dirlo con certezza...aldilà delle false immagini il mondo (fin qui) grillino è frutto,senza dubbio alcuno, di una testarda e perspicace volontà del Comico (maiuscolo,perché bravissimo) genovese di dar vita a qualcosa di nuovo e diverso nel panorama conformista della partitocrazia italiana.
Partitocrazia,ripeto,perché in questo contesto si è collocato il M5S per espresse dichiarazioni dello stesso Grillo in difesa della "costituzione democratica ed antifascista" (e,per inciso,pure in Europa come "diga" alle sovversioni "populiste").
Casaleggio o meno (ed altre ipotesi a parte),è stato Grillo,alle politiche del 2013,ad attrarre milioni di voti "in libera uscita" sia da destra che dalla sinistra mettendo in cascina 159 deputati e 54 senatori.
Tutti illustri sconosciuti,per lo piú ragazzotti convinti di essere "la meglio gioventù" e con un grave (per me e tanti altri) difetto genetico...quello del dna "rosso".
Piú o meno annacquato,ma con questo "peccato originale" che era stato sufficiente a farli eleggere mettendo in rete quel minimo di organizzazione necessaria a prevalere sugli altri.
Ovvero,sempre a mio vedere, Grillo si ritrovò con milioni di voti protestatari,qualunquisti e pure (forse) populisti ed un centinaio di neofiti degni di centri sociali e parrocchie progressiste in parlamento (minuscolo).
Questi morivano dalla voglia di formare un bel "fronte popolare".0 dei tempi moderni...Bersani lo aveva capito e tentò il colpaccio.
E Grillo, che tutto può essere tranne che marxista o cattocomunista,stroncò subito la manovra demolendo il malcapitato sul palco della televisione e di internet.
I suoi giovani eletti abbozzarono e si diedero alla "opposizione"...oh,sia ben chiaro,...solo parlamentare,mica di piazza...quella non la ha mai voluta neppure lo stesso Grillo.
Dimostrazione ? Quando venne rieletto Napolitano,con una delle più fetide operazioni politiche della repubblica,almeno tre quarti di Italia era disponibile non dico ad insorgere ma almeno a manifestare seriamente contro quello schifo.
Grillo chiamò a raccolta il popolo ed i suoi rappresentanti in Piazza Monte Citorio, minacciando fuoco e fiamme...come davvero un movimento di popolo avrebbe dovuto fare in quel momento.
Invece,molto all'italiana,a fronte di minaccia di arresto (così si disse) sua e dei deputati in flagranza di reato (adunata sediziosa e simili) si ritirò in buon ordine....e perse il tram della Storia,quella maiuscola dei veri Capi.
Da allora è iniziato il suo declino di trascinatore e della capacità di controllo dei suoi parlamentari  (e degli altri eletti minori).
Una buona parte di deputati e senatori se ne sono andati (pure sindaci e consiglieri comunali),quelli che restano fanno finta di tuonare nelle aule parlamentari ma nelle piazze (ove potrebbero far molto in manifestazioni "robuste") a prendere manganellate non ci vanno di sicuro.
Renzi potrà stare tranquillo fino al 2018,se occorrerà davvero i voti grillini non gli mancheranno...la poltrona piace pure a chi fa finta di no.
Beppe ha ben capito che non potrebbe piú recuperare "l'attimo fuggente"...quello che avrebbe potuto trasformare la sua intuizione in una idea rivoluzionaria,sposata almeno da mezza Italia.
Perché e per come non sia andata così lo sa lui (solo ?)....peccato,avrebbe potuto seriamente dare uno scossone al torpore italico.
Ora torna a casa,sul palcoscenico....ma dubito che rideremo con lui come ai tempi belli !

Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello
                                                                                                                                                 

venerdì 22 gennaio 2016

Campionessa di antirazzismo.

 

Campionessa di antirazzismo. Record mondiale di imbecillità.

antirazzista_large
Una professoressa statunitense ha condannato la razza bianca sulle pagine dell’Huffington Post (versione USA), facendo sapere che non avrà mai figli perché “erediterebbero l’innato privilegio di essere bianchi”. Una vera idiota, permetteteci, che forse è però l’apripista di un pensiero che – prima o poi – da isolato diverrà pensiero dominante, come sovente accade con le aberrazioni del mondo moderno. La tecnica è nota: prima la si spara grossa, poi la si spara ancora più grossa, così la prima diventa già accettabile e poi è tutto una conseguenza.

Ecco, dunque, il vero volto del tanto decantato e prezzolato antirazzismo made in USA: mettere fine alla razza bianca e, poi, all’uomo stesso. Evidente lo scopo finale, che non riguarda solo i bianchi: l’autodistruzione spirituale e morale dei Popoli.
Usa, la dichiarazione choc: “Non avrò figli perché sarebbero bianchi”
Una professoressa ha condannato la sua stessa etnia sulle pagine dell’Huffington Post, facendo sapere che non avrà mai figli perché “erediterebbero l’innato privilegio di essere bianchi”
Ali Michael, una professoressa americana della University of Pennsylvania’s (Penn) Graduate School of Education, ha raccontato sulle pagine dell’Huffington Post la sua storia, ispirata dal caso Rachel Dolezal, la leader della comunità afro-americana di Spokane, diventata presidente dell’Agenzia Nazionale per l’avanzamento delle persone di colore, e che si è finta nera. 
L’aspirazione di Dolezal di abbandonare la sua Whiteness(letteralmente dall’inglese “essere bianchi”) per abbracciare una nuova razza, dice Michael, è abbastanza comune tra i bianchi che rifiutano il razzismo e il privilegio di cui godono.
Michael ha spiegato che, come Dolezal, è passata attraverso una lunga fase in cui ha cercato di sradicare il suo essere bianca, arrivando alla decisione estrema di non volersi riprodurre. “Anch’io a volte non vorrei essere bianca” ha detto Michael. “C’è stato un tempo nella mia vita, quando avevo 20 anni, in cui tutto ciò che studiavo sulla storia del razzismo mi ha fatto odiare me stessa, la mia “whiteness“, i miei antenati… E i miei discendenti. Fu in quel periodo che decisi di non avere figli biologici perché non volevo diffondere il mio “privilegio” biologico“, dice la donna americana.
Michael descrive così la sua routine virtuosa: ha vissuto con una famiglia di colore, si è rasata i capelli, e ha letto esclusivamente autori neri. La donna, inoltre, si è scagliata contro coloro che dicono di essere bianchi senza vergognarsi. “Non mi piace la mia bianchità, ma la bianchità degli altri mi disgusta ancora di più”, sostiene la professoressa. “Ho pensato che il modo migliore per mettere fine al razzismo fosse sentirsi in colpa, e far sentire in colpa anche altre persone bianche“, ha poi aggiunto.
Tuttavia, col tempo, la docente sembra essersi “ammorbidita” nelle sue posizioni anti-bianchi, e ora sostiene l’importanza per i bianchi di accettare la loro etnia invece di cambiarla con una nuova, e questo perché è il modo migliore per i bianchi di sentirsi colpevoli. Oggi, il lavoro della donna all’Università di Pennsylvania continua ad essere incentrato su studi razziali. Le sue ricerche riguardano temi quali “come le famiglie bianche fanno socializzare ” e il suo sito web contiene collegamenti a materiali come “10 modi per analizzare i libri dei bambini sul razzismo e sul sessismo”.

 da AZIONE TRADIZIONALE
                                                      




martedì 19 gennaio 2016

NOSTRE EDIZIONI!

Esce l’amante del cardinale, di Benito Mussolini. In anteprima, la prefazione di Massimiliano Mazzanti

  
Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo in anteprima la prefazione a L’amante del cardinale, scritta dal nostro collaboratore, Massimiliano Mazzanti, giornalista e scrittore ben noto e apprezzato dai nostri lettori. Il libro, che esce martedì in edizione limitata (e già in gran parte prenotata) può essere richiesto allo stesso Mazzanti, contattandolo sulla sua pagina Facebook.

 
 
Raramente, un autore è soddisfatto di ciò che ha scritto. Benito Mussolini non fa eccezione. Ormai incontrastato dominatore della scena politica italiana; il Duce ebbe sempre e solo parole di disprezzo per l’Amante del Cardinale, romanzo giovanile scritto nel lontano inverno del 1910. Lo definì un libraccio, un romanzo per sartine, impedì che fosse ripubblicato, con l’unica eccezione di una traduzione per il pubblico anglosassone (tra cui ebbe molto successo, come, del resto, lo ebbe al suo primo apparire). Due le ragioni di questa ostilità verso la sua stessa opera: l’inopportunità di ricordare – a Fascismo trionfante e promotore della Conciliazione – quanto in passato fosse stato anticlericale, il Duce; in secondo luogo – e, forse, con maggior peso nella memoria -, la storia di Claudia Particella ricordava, al Mussolini, approdato a un successo senza limiti, non già i rigori del tempo nella prima decade del secolo, ma quelli economici in cui si dibatteva in quegli anni e che lo spinsero a soddisfare la richiesta di un amico. Già, perché L’amante del cardinale, non è solo un romanzo, un romanzo d’appendice, ma anche la testimonianza dell’immensa, granitica amicizia tra Mussolini e Cesare Battisti. Fu proprio il purissimo eroe – come si sarebbe definito Battisti, quando queste espressioni, intrise di sangue e di passione e di smisurato amore per la Patria, tutto suonavano, tranne che in modo retorico – a chiedere all’allora giovane agitatore socialista di scrivere per il suo giornale di Trento – Il Popolo – un romanzo incentrato sulla figura del cardinale Emanuele Madruzzo e sul leggendario, galeotto amore di questi per Claudia Particella, e ambientato nella decadenza ecclesiastica del XVII secolo.
Mussolini era giunto nel capoluogo trentino nel 1909, preceduto dalla fama di propagandista politico di rara efficacia, con le conseguenti, inevitabili attenzioni della polizia asburgica. Battisti, già in corrispondenza con Mussolini, non si lasciò sfuggire l’occasione, anche per aiutare economicamente il compagno di ideali socialisti, per coinvolgere l’amico nelle battaglie intellettuali e politiche del suo quotidiano. È nel rapporto con Cesare Battisti, per altro, che in Mussolini fiorisce la convinzione che il Socialismo, inteso come movimento di riscatto del proletariato dalle indigenti condizioni in cui è costretto dalla disordinata industrializzazione italiana del primo Novecento, si possa, anzi, si debba fondere con il sentimento nazionalistico, con l’orgoglio identitario che, a Trento, rende parimenti infelici e insoddisfatte le classi borghesi e piccolo-borghesi che vedono compresse le loro ambizioni dal prevalere dell’elemento austriaco. Ed è in questo quadro che si spiega anche l’acceso anticlericalismo che pervade questo romanzo. Cosa rappresenta, infatti, il cattolicesimo trentino, agli albori del secolo più tempestoso dell’umanità? In primo luogo, la subordinazione di quelle terre – italianissime nella lingua, nella cultura, nell’anima del popolo e ancor più delle classi colte – a Vienna, la cui corona è ancora, come ai tempi del disciolto sacro romano impero germanico, la corona de re de romani, cioè del primo protettore della Chiesa cattolica nel mondo. L’Italia dell’amicizia tra Battisti e Mussolini è l’Italia in cui è ancor spalancata – aperta sarebbe espressione diminutiva – la questione romana; in cui i cattolici sono invitati neppure troppo nascostamente a non preoccuparsi delle vicende politiche e delle lotte sociali del giovane stato nazionale (visto come usurpatore delle terre dello Stato pontificio); in cui chi si fa ispirare dalla Chiesa nel suo agire politico, sovente agisce contro gli interessi della monarchia sabauda.
Trento, da questo punto di vista, è emblematica: di fronte al social-nazionalista Cesare Battisti, si staglia, subdola, la figura di un giovane politico cattolico, del tutto prono al potere austriaco, in ossequio agli interessi contingenti del clero trentino d’allora: Alcide Gasperi. Dunque, non un libro contro la religione – anche se in quegli anni Mussolini è ancor l’ateo che non esita ad aprire un comizio dichiarando: Se Dio esiste, ha due ore di tempo per fulminarmi! -, bensì contro quel potere temporale che le prime guerre d’indipendenza ancor non hanno spezzato del tutto in Italia. E che non si spezzerà, d’altro canto, mai del tutto. La veemenza di tante espressioni, infatti, è temperata da situazioni e figure che, nel romanzo come nell’animo di Mussolini, tendono a distinguere nettamente la Chiesa impelagata e corrotta nell’esercizio del potere dalla spiritualità autentica e sincera di chi ha fede in Dio. Certamente, in una Trento ferventemente nazionalista – in particolare, tra le classi use a leggere i giornali -, ma altrettanto intrisa dei sentimenti della Cristianità, questa distinzione fondamentale venne colta, determinando l’insperata – tanto per Mussolini quanto per Battisti – successo dell’operazione editoriale, con conseguente moltiplicazione delle copie vendute e raddoppio o quasi del compenso riservato al futuro Duce per ogni puntata del racconto, da 15 a 25 Lire.
Stroncatura dell’autore a parte, L’amante del cardinale è veramente un libraccio? I lettori di ieri non lo giudicarono tale come, appunto, si è detto. Quelli di oggi, si vedrà. Lo stile del giovane Mussolini, non ancora trentenne è sicuramente agile, pulito, capace di non perdere mai il filo narrativo, pur concedendosi non brevi digressioni. I cambi di ritmo, tra i diversi momenti della trama, non producono cali di tensione e, men che meno, di attenzione. La lingua è chiara, accessibile al grande pubblico – per quel che può significare quest’espressione, nell’Italia ancora rurale dell’epoca; in cui l’analfabetismo è ancora una piaga a cui proprio Mussolini sarà chiamato ad applicare il primo e deciso medicamento. -, ma non priva di leziosità e arcaicismi che evidenziano la cultura dell’uomo. In una precedente edizione, de L’amante del cardinale, dei primissimi anni ‘70, si ricorda, in prefazione, la testimonianza di Cesare Berti, falegname trentino che strinse allora amicizia con Mussolini. L’artigiano ricordava ancora con stupore, in anni successivi, quanto leggesse e si consumasse gli occhi nella biblioteca della città, Mussolini. Questo ricordo, in sede di critica, diventa un indizio sicuro, circa la cultura di Mussolini. Le lievi imperfezioni nelle citazioni di Dante e di altri autori antichi, infatti, inducono a pensare che, quando scrive le 150 cartelle del romanzo in quel di Forlì e le spedisce a Battisti (tra l’idea e la realizzazione del romanzo, Mussolini è stato arrestato ed espulso dal territorio austriaco), non abbia pedissequamente copiato, qua e là, belle frasi per infiorettare il racconto, ma le abbia citate a memoria. E ciò costringe a pensare a una certa familiarità con almeno i principali, grandi classici da parte di Mussolini. Non manca, nel testo, anche qualche ingenuità narrativa, come quando definisce l’Italia la Terra al di qua del principato di Trento, come se fosse esistita un’Italia, nel Seicento. Mentre curiosa e inaspettata – soprattutto pensando al Mussolini degli anni dello Staracismo – è l’autoironia con cui il giovane romanziere battezza col suo stesso nome – storpiato in Benizio – il personaggio più perfido e negativo del racconto; mentre, con un romanticismo a tratti infantile, dà a quello destinato a incarnare i sentimenti più nobili dell’animo umano, il nome della donna, per unirsi alla quale, in quel fatidico 1910, si è risolto a scrivere proprio queste pagine: Rachele. Per altro, quello de L’amante del cardinale è un Mussolini inaspettatamente femminista, in cui, ai difetti e alle contraddizioni degli uomini, fanno da contraltare le certezze e la rettitudine delle donne. Certezza e rettitudine che insistono anche nella figura di Claudia, la quale è pur sempre l’amante di un porporato e, quindi, una peccatrice. Senza indugiare oltre in questo preambolo al testo, in chiusura, non si possono non segnalare la causticità dello stile mussoliniano, che ben testimonia al lettore di oggi la forza del suo modo di scrivere e la capacità – tipica del polemista avvezzo alle battaglie giornalistiche e ad abbattere l’avversario con sintetica micidialità – di cogliere e denunciare con pochissime parole i tratti distintivi di un uomo o di un’intera collettività di persone. Ne è un esempio, sul finire della storia, la breve sentenza con cui squalifica il clero corrotto dell’epoca: << Quando le ampie e forti mandibole dei servi umili di Dio lavorano, tace la lingua e dorme il cervello >>. Un’immagine, purtroppo, perfetta e implacabile nel suo significato ammonitore.
Infine, il lettore non digiuno della biografia mussoliniana, non potrà non rimanere turbato dalle parole che l’autore fa pronunciare alla protagonista della storia, Claudia, in un alterco con don Benizio, il quale le rinfaccia l’illegittimità del suo amore per il cardinale, vaticinandole un futuro triste e drammatico, col popolo che l’additerà:
– Il popolo, dice don Benizio, accecato, trascinerà il vostro corpo per le strade, nel fango e nella vergogna
– Non importa – replica Claudia – L’ignominia può essere un trionfo. Il popolo è cieco come tutti gli ingenui. Ama e odia senza discernimento. Fa delle vittime per rimpiangerle e adorarle quando l’ora del fanatismo bestiale è passato –
Misteri e magnificenza della letteratura, dove la fantasia assume i caratteri della premonizione: nel romanzo che Mussolini scrive anche per rafforzare la sua nascente storia d’amore con Rachele Guidi, trova spazio anche Claretta Petacci e il tragico, ma luminoso destino a cui va incontro chi fa dell’Amore per un uomo il faro della sua esistenza.

https://www.facebook.com/massimiliano.mazzanti.37
      da "BOIA CHI MOLLA!"


domenica 17 gennaio 2016

AL QAEDA ED ISIS SI AMMAZZANO...MA CI ODIANO ASSIEME


Ci risiamo,con una novità : questa volta è al-Qaeda a minacciare l'Italia,causa Libia.
Al Anabi, numero 2 della organizzazione per il Nord Africa, ci promette guai per la nostra "occupazione"  tramite Onu e per le prossime iniziative militari in cantiere. Visto che già ai tempi della suicida (per l'Italia e l'Occidente) "campagna di Libia" avevo avvisato sul pericolo costituito dal voler morto Gheddafi per esportare a Tripoli la "democrazia occidentale",chiedo ancora una volta ospitalità alle testate di informazione per ribadire     "pensieri e parole".
Ricapitoliamo : nel 2011,dopo aver partecipato attivamente (ci sono deposizioni di generali) ai bombardamenti contro le truppe governative gheddafiane,abbiamo (ovviamente in ambito Nato) consegnato la Libia ai "patrioti" di Bengasi ed a tutto quello che essi rappresentavano già allora...il jihadismo dal quale Gheddafi ci aveva messo in guardia preveggendo quello che sarebbe accaduto in caso di sua consegna ai "ribelli".
Risultato ? Lo conosciamo (quasi) tutti : l'Isis è a Derna,vicinissima a Misurata ed a due passi da Tripoli...i velleitari accordi di "unità nazionale" sotto egida delle Nazioni Unite non fermeranno di certo il Califfo e neppure al-Zawahiri nel tentativo  di estendere il loro potere su questa sponda del Mediterraneo.
In verità sono convinto che sia Isis ad avere forza militare da quelle parti ma non trovo strano che ci si ritrovi al-Qaeda a minacciare...spesso si ammazzano,però ci odiano assieme.
Questi la sanno lunga,hanno indicato che l'Italia è la "mente" militare scelta dall'Onu per imporre con le armi un governo amico degli occidentali,il riferimento al "consigliere" gen. Paolo Serra è esplicito.
Come sono prevedibili i piani dei prossimi bombardamenti,italiani e Nato,in appoggio a questo (presunto) governo libico.
Addirittura girano in Internet notizie, piú o meno affidabili,sulla presenza in Libia di reparti scelti italiani per preparare il terreno alle prossime operazioni militari. Quindi,per tornare alle minacce di Al Anabi,sono una sorpresa ?
..davvero si può credere che si possa sempre andare (magari in compagnia) allegramente a bombardare ed invadere paesi stranieri  senza pagare pegno ??

Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello

                                                                                                                                    

venerdì 15 gennaio 2016

BANKSTERS / DIVORATA ANCHE LA SOVRANITA' MONETARIA DELL' ISLANDA

BANKSTERS / DIVORATA ANCHE LA SOVRANITA' MONETARIA DELL' ISLANDA

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.


 di: Anonimo Pontino.

la finta  sovranità monetaria dell' Islanda

L’Islanda è diventata famosa per aver spedito in galera i dirigenti (alcuni anche CEO) delle banche responsabili del crack finanziario del 2008. Le pene detentive vanno da 2 a 5 anni.

In Iran invece banchieri che truffarono 2,6 miliardi di dollari di mutui garantiti, destinati all’acquisizione di grandi asset di proprietà statale, vennero impiccati direttamente.  Che vergogna! E che esempio di civiltà sono invece le democratiche terre della nostra (?) Europa!

L’Islanda è quindi diventata un modello positivo per tutti quei paesi con problemi analoghi. Devo ammettere che c’ero caduto anch’io.

Quando però leggevo che a guidare questa politica di riacquisizione della sovranità monetaria era il presidente dell’Islanda Ólafur Ragnar Grímsson, casualmente sposato con Dorrit Moussaieff Israel (https://en.wikipedia.org/wiki/Dorrit_Moussaieff ), ho capito che qualcosa non tornava. Non so come spiegare…è come credere che Cicciolina possa lottare per la verginità prematrimoniale.

Infatti a ben guardare, le "onestissime" e "moralissime" istituzioni giudiziarie islandesi non sono andate a toccare sia pure anche solo minimamente i veri e propri "banchieri" responsabili effettivi di tutto.





E chi sono?

Sempre loro….  Ovviamente sono gli azionisti di maggioranza, cioè i veri signori e padroni delle banche, cioè l’Oligarchia Bancaria Internazionale degli Strozzini Farisei , che controlla il tutta la finanza mondiale. I quali hanno inguaiato di debiti "pubblici" il piccolo paese scandinavo, esattamente come fanno con noi, operando in modo usuraio, parassitario, ladresco, corrotto, estorsivo, strozzinesco, criminale, ipocrita, artificioso, “perfido”, ecc..

Gli azionisti di maggioranza delle banche in questione, senza minimamente rischiare di essere imputati come responsabili effettivi delle politiche da loro approvate, le fanno mettere in pratica dai loro pupazzi in giacca e cravatta cioè i “dirigenti”. Non a caso tutte le banche sono Società Anonime per Azioni, “anonime” perché i ladri rubano sempre di nascosto….

...ecco cosa succede a chi vuole riacquistare la sovranità monetaria:


Anonimo Pontino.
 
                                                                                                                                        

martedì 12 gennaio 2016

Israele vuole cancellare la Costituzione italiana?



Israele vuole cancellare la Costituzione italiana?

 
Il totale asservimento dei media italiani ai governi guerrafondai di Israele, proprio in questi giorni, ha trovato una nuova conferma: i direttori di alcuni fra i più autorevoli organi di stampa, come Repubblica, Rainews e Corriere della Sera, hanno subito pressioni (presumiamo da ambienti filoisraeliani molto influenti, perché solo questi hanno la forza di fare questo) per licenziare decine di giornalisti colpevoli – citiamo direttamente dal sito di Progetto Dreyfus licenziamenti di massa nelle redazioni http://www.progettodreyfus.com/stop-alla-disinformazione-licenziamenti-di-massa-nelle-redazioni-dei-quotidiani-online–“di aver riportato, in forme totalmente stravolte, gli attentati commessi dai terroristi palestinesi in Israele”.

L’articolo di cui sopra pubblicato sul sito di Progetto Dreyfus, megafono della Comunità ebraica romana – quella stessa che lo storico Diego Siragusa ha definito come la “sezione italiana dell’estrema destra israeliana” -, è un vero e proprio attacco alla libertà di stampa, sia pure maldestramente camuffato dietro la richiesta di una più corretta informazione. Continuiamo a leggere l’articolo:‘’La disinformazione, al limite della propaganda, perpetrata da questi ultras dalla penna vicina ai terroristi palestinesi è finalmente terminata. Si è infatti interessato persino il presidente dell’ordine dei giornalisti che ha minacciato di ritirare diversi tesserini, di rispedire alcuni dei titolisti a corsi di formazione di giornalismo con particolare focus sull’etica ed escludere come estrema ratio dall’ordine alcuni degli autori più recidivi’(1).
 
Siamo di fronte ad affermazioni molto gravi e lesive dei principi che sono alle fondamenta della nostra Costituzione e in particolare di quell’articolo specifico che garantisce la piena libertà e il pluralismo dell’informazione.
In parole povere, secondo questi signori, chi fornisce un’informazione non gradita al governo israeliano e al Likud dovrebbe essere allontanato o licenziato dai giornali per cui lavora e addirittura cacciato dall’ordine dei giornalisti. Si tratta di una minaccia ben precisa, un modo subdolo per rovinare la vita (non solo professionale) di decine se non centinaia di persone che cercano di fare al meglio il proprio lavoro. Tutto lascia dunque supporre che le redazioni di alcuni giornali verranno sfoltite a causa di licenziamenti politici, perché di questo si tratterebbe. Domanda: La “sinistra” italiana si mobiliterà in difesa di questi lavoratori forse prossimi al licenziamento (per ragioni politiche, è bene sottolinearlo) e per difendere il sacrosanto diritto alla libertà di stampa e di opinione così palesemente sotto attacco da parte dei gruppi di potere sionisti? Oppure tutto ciò passerà in sordina, dal momento che, da SEL fino al PCL, sembrano decisamente più impegnati ad occuparsi di “diritti civili, femminismo, liberalizzazione dei costumi e istanze lgbt” piuttosto che di conflitto sociale, lavoro e antimperialismo? Verranno licenziati, espulsi dall’Ordine dei Giornalisti o peggio ancora mediaticamente “linciati” dei giornalisti critici di Israele? Questioni secondarie. La “sinistra capitalista” ha ben altre urgenze e priorità….

Ma qual è l’agghiacciante tesi di Progetto Dreyfus, un sito che, fra le altre cose, trasuda islamofobia da tutti i pori (è sufficiente dargli un’occhiata per rendersene conto), sul conflitto in corso? Leggiamo: “L’unica cosa che contava per questi pseudo giornalisti era riportare il numero dei morti, alto da parte palestinese perché tanti, oltre 150, sono stati gli attentatori. Allo stesso tempo era basso, circa 25 in totale, il numero di persone barbaramente uccise con coltelli e macchine che hanno investito donne e bambini da parte israeliana”.
 
E chi sarebbero questi pericolosi attentatori, questi ‘’terroristi’’? Forse Afula di Asraa Abed, una donna indifesa, accerchiata dai militari israeliani, fino a che non le hanno sparato diverse pallottole. Per il giornalista di Haaretz, Gideon Levy, questo è “palesemente un assassinio. Quei poliziotti erano troppo codardi o assetati di vendetta e perciò meritano di essere processati, non encomiati” (2). Per un giornalista israeliano, certamente di Sinistra e democratico, quei soldati erano solo dei codardi che “meritano di essere processati”, mentre per i sionisti, quegli assassini sono degli ‘’eroi’’.

La Palestina è chiaramente sotto occupazione, definire ‘’terrorista’’ chi difende il proprio diritto alla libertà, all’indipendenza e a una dignitosa esistenza libera dalla dominazione neocoloniale, dovrebbe suscitare profonda indignazione. Un’ indignazione di massa che purtroppo tarda ad arrivare. E’ possibile restare in silenzio di fronte alle minacce e al terrorismo mediatico di Israele? E chi sarebbero poi i ‘’terroristi’’? Scrive ancora Levy: ‘’Ancor più macabra è l’esecuzione di Fadi Alon a Gerusalemme. Dopo che ha gettato a terra il coltello con cui aveva ferito un giovane ebreo, ha cercato di scappare dalla folla inferocita verso un poliziotto, che la gente incitava con parole volgari ad ucciderlo. Rispondendo alla richiesta della marmaglia, il poliziotto ha sparato a morte al ragazzo, senza motivo, e poi ha fatto rotolare il suo corpo in strada’’. Altri video dimostrano che una gran parte delle azioni dell’IDF (l’esercito israeliano) sono semplici atti di crudeltà, che hanno origine nel razzismo e nel particolarismo etnico e religioso ormai da tempo egemone in Israele.
Vogliamo parlare di Gaza ? Ashraf al-Qadra, membro del ministero della Salute palestinese, documenta che: ”L’occupazione persiste nell’utilizzo di armi non convenzionali contro i cittadini di Gaza, essa ne ha fatto uso in passato e continua tuttora” (3). E continua: “Le tipologie delle ferite, curate negli ospedali della Striscia di Gaza in seguito agli attacchi israeliani, provano che l’occupazione ha usato armi incendiarie e non convenzionali, vietate a livello internazionale. Ciò si evince dai corpi delle vittime, che arrivano negli ospedali di Gaza con ustioni di grandi dimensioni e amputazioni in molte parti del corpo, oltre alle lacerazioni dei tessuti interni delle vittime. Tutto ciò dimostra che vi è un uso eccessivo della violenza contro i civili di Gaza, e che l’occupazione colpisce deliberatamente le aree popolate per aumentare il numero delle vittime tra i civili”. Il risultato è questo: oltre 43.000 persone, oggi a Gaza, vivono in condizioni di disabilità (4). E’ inutile girarci attorno: solo una persona in malafede può mettere sullo stesso piano un sasso lanciato da un ragazzo palestinese (o anche una coltellata sferrata con rabbia e disperazione), con i bombardamenti al fosforo e le bombe dirompenti dei cacciabombardieri israeliani.

Quello israeliano è un chiaro progetto di pulizia etnica, una sorta di lento e silenzioso genocidio portato avanti anche grazie all’impunità di cui gode Israele che, oltre a rappresentare una costante minaccia per i popoli arabi e/o mussulmani, sta mettendo in campo una strategia per attentare, come abbiamo appena visto, alle più elementari libertà democratiche – fra cui la libertà di stampa ed di informazione – in Europa.

Solo poche settimane fa la presentazione a Roma del libro di Alan Hart, “Sionismo, il vero nemico degli Ebrei“, è stata boicottata, come spiega nel suo blog lo storico Diego Siragusa l’Anpi siamo anche noi , traduttore e autore della prefazione, al punto tale che anche l’ANPI provinciale di Roma ha deciso di annullare l’evento. E’ lecito pensare a pressioni”, spiega Siragusa nel suo articolo, e non possiamo che condividere la sua ipotesi.
Insomma, siamo di fronte ad una vera e propria violazione del diritto che si traduce nel tentativo (ma è molto di più di un semplice tentativo) di mettere il bavaglio alla libera informazione, di zittire con le minacce i giornalisti non allineati al pensiero unico e ovviamente di orientare e condizionare la politica estera del paese (come se non fosse già del tutto prona agli interessi degli USA e di Israele). Tutto ciò dimostra peraltro, qualora ce ne fosse bisogno, quale sia il tasso di autonomia politica di questo paese.
E ancora: a chi giova l’iranofobia fomentata dai media filoisraeliani? La domanda è complessa e per questo, escludendo di rivolgerla (perché sarebbe del tutto inutile) ad un qualsiasi “funzionario mediatico” di regime, la giriamo alla giornalista Tiziana Ciavardini, colta ed esperta conoscitrice della Repubblica Islamica dell’Iran:
Dall’Islamofobia crescente in Occidente intensificatasi dopo i recenti attacchi terroristici in Francia e nei paesi mediorientali il senso di paura patologica nei confronti dell’IRAN fortunatamente sta in parte sta cambiando. La mia esperienza ultra decennale nella Repubblica Islamica dell’Iran mi ha portato ad avere una visione della cultura e della società contemporanea prettamente in contrasto con quelle che sono le notizie spesso capziose e confuse che i mass media ormai da anni stanno cercando di divulgare. Mi rivolgo in particolare a quella ‘paura dell’IRAN’ quella ‘IRANOFOBIA’ che vedeva nell’IRAN il male assoluto. Negli ultimi decenni l’Iran é stato piú volte presentato come un paese insicuro e da evitare caratterizzato da problemi politici interni che le cronache hanno inevitabilmente evidenziato creando un latente pregiudizio ancora oggi difficile da superare. Con l’elezione del Presidente Hassan Rohani l’Iran sta vivendo peró, un cauto cambiamento. Nello scenario mediorientale oggi questo Paese rappresenta l’unico Stato con una elevata stabilità politica ed istituzionale e rappresenta l’unica superpotenza regionale con una propria specifica identità. Purtroppo in Occidente siamo ancora ancorati al nostro etnocentrismo, convinti che la nostra civiltà occidentale si sia sparsa e imposta in tutto il mondo grazie alla superiorità morale del sistema democratico-parlamentare su altri sistemi politici. In realtá il sistema politico iraniano é troppo complesso e difficilmente comprensibile da un punto di vista occidentale e lo sbaglio maggiore é quello di voler attribuire regole e decisioni ad una sola persona quando non é esattamente cosí. L’Iran sta aprendo le proprie porte a nuove sorprendenti dinamiche un motivo in piú per intensificare il dialogo
La lobby sionista: vietato parlarne?
 
Ma c’è anche un’altra domanda a cui siamo chiamati a rispondere: esiste la lobby israeliana (sionista), cioè un centro (o vari centri) di potere impegnato(i) a difendere lo Stato di Israele e la sua politica di sostanziale e anche formale apartheid nei confronti del popolo palestinese? La risposta è semplice: sì, esiste. Cerchiamo di inquadrare il problema ripercorrendo le opinioni di importanti studiosi appartenenti alla Sinistra antimperialista italiana. Anche perché, molto spesso la sinistra confonde il “sionismo” con l’“ebraismo”,eppure i rabbini Neturei Karta sono contrari allo Stato ebraico. . La destra, oggigiorno, è filosionista: condivide con questo sia l’imperialismo economico e politico che la sua funzione “messianica”.
Secondo lo storico marxista Mauro Manno “Non solo esiste ma è forte e, fatto grave, non ha oppositori o persone che ne denuncino la pericolosità’ (5). Il Partito Radicale (Pannella e Bonino in testa … ) così come il quotidiano La Repubblica (solo per citarne alcuni perchè l’elenco sarebbe infinitamente più lungo) sono apertamente schierati dalla parte di Israele.
 
Per il filosofo “post-marxista”, Costanzo Preve, nessuna persona intellettualmente onesta potrebbe negare l’esistenza della lobby filoisraeliana, “però anche solo fare un riferimento a questa realtà incontrovertibile, è immediatamente assimilato all’antisemitismo, identificato nel simbolismo comune mediatico manipolato con l’approvazione, esplicita o implicita, ai crimini sterministici di Hitler. Il tradimento degli intellettuali consiste nel non denunciare questo fatto…” (6).
 
Quindi, come mettere al riparo l’informazione e la libertà di stampa da questa progressiva involuzione antidemocratica? In regime capitalistico chi possiede i mezzi di produzione controlla e possiede anche i mezzi di informazione: egemonia di classe e costruzione del consenso camminano di pari passo. Israele è un paese imperialista (al vertice della catena di comando insieme a Usa e Gran Bretagna ), mentre l’Italia è un paese sub-imperialistico a sovranità limitata. I rapporti di forza fra questi stati rendono proni i governanti e i giornalisti italiani alle classi dirigenti americane e israeliane.
Lo storico Diego Siragusa ci ha spiegato molto bene come “Decisiva è, quindi, la tecnica dell’inganno. Il motto del MOSSAD, il famigerato servizio segreto israeliano, è questo “PER MEZZO DELL’INGANNO FAREMO LA GUERRA”. In modo esplicito gli israeliani confessano il loro metodo fondamentale col quale hanno costruito il loro stato e la loro potenza: la disinformazione sistematica come la quintessenza del loro progetto sionista. Possedere il controllo dell’informazione planetaria è la condizione necessaria per il successo dell’inganno” (7). Fino a quando tale inganno avrà successo? Da più di sessant’anni a questa parte a fare le spese degli appetiti di questa potenza imperialista cinica, arrogante e aggressiva sono i popoli dell’area mediorientale e in particolare quello palestinese.
La battaglia per ristabilire una verità storica e oggettiva su Israele, sui suoi crimini e sulla natura imperialista del sionismo, deve diventare quindi una priorità per chiunque sia animato da uno spirito democratico e da onestà intellettuale.


Fonte : L’interferenza

Note
_________________
 
                                                                                                                                                  


domenica 10 gennaio 2016

GUERRA ALL'EUROPA

Guerra all'Europa

Renzo Pellicano

"...è in corso nell'intero pianeta un'aggressione globale allo Stato-nazione, che i media tentano di mascherare come operazioni di pace, sotto forma di sistemi vassalli neocoloniali di caste politiche, esponenti della cultura accademica organici al sistema, intellettuali, poteri esecutivi degli Stati, tutti asserviti alla plutocrazia globale. Imperversa una guerra totale, combattuta con i più sottili artifizi, che giunge alla liquidazione delle élites culturali e politiche indipendenti, che potrebbero riuscire a respingere le suggestioni sistematiche dei media. Si giunge così all'imposizione di una monocultura tirannica. Si finanziano le economie nazionali per poterle più agevolmente mondializzare e le si obbliga all'indebitamento, come ulteriore mezzo di assoggettamento, e si usano le privatizzazioni come mezzo per far perdere il controllo sulle aziende strategiche nazionali..." 
Brossura 17 x 24 cm., pagg. 445

Stampato nel 2015 da Ritter
Prezzo: €28,00 (incluso 4 % I.V.A.)

L’Autore parte da un accenno alle realtà nascoste  nelle vicende politiche e sociali che ne restano influenzate. Nel secondo capitolo spiega la truffa del “signoraggio” che viene accettata dai Governi un po’ per timore un po’ per interesse, cedendo la sovranità monetaria alla Banca Centrale (privata) che stampa la moneta e la cede al Governo in cambio di titoli di Stato i quali non vengono mai pagati, ma si pagano gli interessi che costituiscono il cosiddetto “Debito Pubblico”. Anche questi non si riusciranno mai a pagare, perché non si riesce ad estinguere il  cosiddetto “debito”: interessi che si sommano ad intereaai. Una fonte di smisurato arricchimento legalizzato, strabocchevolmente lucrosa, in mano a poche famiglie di grossi magnati della finanza, che da oltre tre secoli hanno cominciato a indebitare i governi, in mezzo mondo, attraverso enormi vere e proprie truffe legalizzate. Quei pochi che hanno avuto il coraggio di cominciare a intaccare questo potere ci hanno rimesso la vita.
Nel secondo capitolo Pellicano accenna anche una breve storia del formarsi di una casta di banchieri  di affari di “alta finanza” attraverso  il commercio di contrabbando, droga, schiavismo, tentato monopolio dell’energia, controllo delle Banche Centrali, produzioni di guerra e interessi sui pagamenti, ecc. Ma le conquiste materiali, ottenute con la prepotenza, non bastavano per un popolo che ambiva a ottenere anche una certa supremazia morale. Emilio Gentile ci aiuta a capire con il suo libro, La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore[1] Egli ci spiega quanto sia diffusa e condivisa tra gli statunitensi una certa ”pseudocultura”, una Weltashauung, una particolare visione del mondo, in virtù della quale i più bigotti yankees sono rimasti superstiziosamente persuasi che il loro popolo abbia instaurato un rapporto speciale con il Creatore dell’universo, risoltosi con l’assegnazione agli USA di «un ruolo missionario» inteso «come modello di redenzione per l’umanità». Una tradizione fanatica ed esaltata tipicamente americana, molto funzionale, perciò, all’imperialismo plutocratico statunitense[2]. Un fondamentalismo a sfondo religioso, opportuno per portare gli yankee, guidati, in un primo tempo, dai WASP (White Anglo Saxon Protestants) [3] a una specie di fanatica “guerra santa” onde asservire gli altri popoli che si dovrebbero “evangelizzare”. Da ciò deriva l’ipocritamente sfacciato motto rooseveltiano: «To evangelize the World».
“Evangelizzazione” che continua ancora oggi. 
Edgar L. Jones,  eminente storico militare e corrispondente di guerra americano, ci spiega come avveniva questa evangelizzazione, testimoniando concretamente:
«Noi americani abbiamo la pericolosa tendenza nel nostro atteggiamento verso le altre Nazioni di adottare una posa di superiorità morale. Ci consideriamo più nobili e decenti di altri popoli e quindi in posizione migliore per decidere che cosa è bene e che cosa è male nel mondo.  Ma quale tipo di guerra la nostra popolazione civilizzata immagina che abbiamo combattuto? Abbiamo fucilato prigionieri a sangue freddo, bombardato ospedali, sparato su marinai di navi silurate, ucciso o maltrattato civili nemici, dato il colpo di grazia ai feriti, seppellito i moribondi in fosse comuni insieme ai morti, e nel Pacifico abbiamo perfino fatto commercio di teschi e ossa di giapponesi. Abbiamo inventato i bombardamenti a tappeto e sganciato bombe atomiche su due città indifese, stabilendo così un primato mondiale di massacro di massa. Ho chiesto ad alcuni dei nostri soldati perché, per esempio, hanno regolato i loro lanciafiamme in modo che i nemici morissero lentamente e dolorosamente, invece di ucciderli quasi istantaneamente.. E perché essi odiavano così tanto il nemico?... No. Solo perché essi odiavano la guerra. Forse per la stessa ragione le nostre truppe hanno mutilato i corpi dei nemici, tagliato loro le orecchie e strappato i loro denti d’oro da portare via come souvenir, tagliato loro i testicoli mettendoglieli in bocca, ma tali flagranti violazioni di tutti i codici morali possono essere studiate nel campo della psicopatia.» [4]
Fin dal 1845 John O’Sullivan aveva impostato la sua sedicente “dottrina”, pretenziosa e apodittica, la cosiddetta “Dottrina del Manifest Destiny”, che pretende indottrinare il popolo yankee circa la mitologica missione degli Stati Uniti «di ampliare il continente assegnatoci dalla Provvidenza per la crescita delle nostre moltitudini, che ogni anno si moltiplicano». Questo dogma fuori da ogni logica, ha trovato acriticamente e supinamente negli States innumerevoli fanatici e faziosi sostenitori. Si affanna a darci una qualche spiegazione la sociologa americana Roberta Coles rilevando che la tradizione americana del “destino manifesto” deriverebbe da… “miti originari della religione americana”: il mito della “nazione moralmente superiore perché scelta da Dio, col dovere di redimere il continente e forse il mondo”, mito valido come rassicurazione per gli scrupoli e gli eventuali dubbi quaccheri di qualche pio e ipervirtuoso pacifista. Per Josiah Strong, preminente imperialista americano, ilManifest Destinypossedeva una destinazione “geopolitica”(sic!): la creazione di un impero mondiale.
La continuità delle mire belliche espansioniste americane fin dall'epoca della Dottrina del Manifest Destiny è stata la caratteristica dominante della politica estera, nella quale sono confluite altre tre componenti della “dottrina” espansionista americana:

I - la Dottrina del Manifest Destiny: la componente teologica (la conquista, preordinata da Dio e dalla Provvidenza, al fine di compiere il volere dell'Onnipotente) (sic!);
II  - la conquista al fine di instaurare la democrazia (in concreto, però, in regime plutocratico, serve per instaurare la democrazia come strumento di asservimento inavvertito dei popoli);
III - la Dottrina Monroe (estesa allo spazio vitale): la componente geopolitica;
IV - la Dottrina della Open Door (Porta Aperta) : la componente economica.
Alla fine dell’800 i fondamenti della cosiddetta “dottrina geopolitica” americana vennero formulati da Frederick Jackson Turner, da Brooks Adams e dall'ammiraglio Alfred T. Mahan; una profonda convinzione espansionista per le successive generazioni di americani. La sua realizzazione fu avviata da Theodore Roosevelt, continuata in seguito da Thomas Woodrow Wilson e portata a conseguenze nefaste dall’ineffabile Franklin D. Roosevelt, “to evangelize the world”.
Nel secondo capitolo l’Autore riporta sinteticamente certe razzie di ricchezze materiali, (la cosiddetta Guerra del Petrolio), ma anche razzie e commercio di persone ridotte in schiavitù e così possiamo apprendere che la schiavitù fu adottata perfino dagli Inglesi nei riguardi degli Irlandesi ribelli alle loro inaccettabili imposizioni di abbandonare le proprie terre ancestrali per emigrare in posti inospitali e improduttivi dell’Irlanda.
È diffusa l’idea che ebbero fortuna negli Stati Uniti parecchi inventori, scienziati e cervelli eccellenti in ogni campo, emigrati specialmente dall’Europa. In particolare l’Autore si è voluto soffermare sulla vicenda  che ha visto il fisico serbo Nikola Tesla, inventore del motore elettrico a induzione e di molte altre importanti intuizioni scientifiche in elettrotecnica, ufficialmente riconosciute, il quale aveva trovato il modo di assorbire energia elettrica dall’etere (la cosiddetta “free energy”) con un’antenna e con un ricevitore a valvole termoioniche, analogamente a come avviene con le onde radio. Fece attrezzare una grossa auto con un motore elettrico a induzione che funzionava con l’elettricità assorbita dall’etere attraverso l’antenna e il ricevitore. Provò per otto giorni, in segreto con l’auto guidata da un suo parente, venuto apposta dalla Serbia, spingendo l’auto a diverse velocità sulle strade periferiche  e pure in città, per otto giorni. Dopo fece nascondere l’auto in una rimessa in campagna e non ne parlò con nessuno. Ma la notizia strabiliante trapelò ugualmente ed egli dovette rispondere ai giornalisti. Tesla era ospite della Westinghouse Corporation per studiare nuove tecnologie, ma venne subito bloccato e gli fu intimato di non parlare più della sua scoperta che avrebbe intaccato enormi interessi legati allo sfruttamento dell’energia dal petrolio, dal carbone, dal gas e da altri eventuali sistemi, avrebbe portato una rivoluzione nella distribuzione dell’elettricità e tanto altro ancora, che adesso non interessa ipotizzare. La sua scoperta sarebbe stata straordinariamente utile all’umanità in genere, ma basterebbe dire che avrebbe tolto ogni valore alle industrie petrolifere e affini. Tesla non fu assassinato soltanto perché capì, da uomo pratico, di non poter affrontare una battaglia contro lo strapotere dei padroni mondiali dell’energia, padroni dei governi e dell’economia mondiale. Fu tenuto sotto continua sorveglianza, sia pure in una prigione dorata in un grande albergo.
Se queste nozioni sono servite per meglio capire l’ambiente e le caratteristiche dei protagonisti delle azioni che hanno innescato la prima e preparato anche il seguito nella seconda guerra mondiale, nel III capitolo Renzo Pellicano entra nell’argomento principale, affrontando le cause nascoste della prima guerra mondiale.
Dopo aver accennato alla mentalità diffusa tanto nel clan plutocratico annidato a Wall Street, quanto nelle massonerie, e in particolare nella B’nai B’rith, la loggia massonica riservata agli Ebrei, Renzo Pellicano ci ha informato della fanatica convinzione del popolo statunitense di essere stato scelto dal Creatore dell’universo per evangelizzare e redimere il mondo, a cominciare dall’Europa tradizionalista, con gli imperi centrali e l’impero cristiano feudale dello Zar.
L’attivismo delle massonerie restò sul piano accademico, mentre i plutocrati della Consorteria del Grosso Capitale Transnazionale sostenevano finanziariamente i fuoriusciti antitradizionalisti emigrati in America e i politici europei decisi a combattere le mire egemoniche degli imperi centrali. Furono fomentate rivoluzioni e moti in Europa nell’Ottocento,
La Gran Bretagna, nella sua tradizionale politica, si era sempre opposta, nei secoli, all’emergere di una potenza europea capace di aggregarne altre in un corpo organico tale da costituire una minaccia per la supremazia dell’Impero Britannico; quindi fu facile farla schierare contro il Kaiser.
I plutocrati di Wall Street complottavano piuttosto copertamente, ma hanno lasciato alcune tracce. L’Inghilterra era spinta nell’orbita “atlantista” per la comunanza di lingua fra Inghilterra e America, concordavano i banchieri di affari di Wall Street  che usavano le matrici religiose parzialmente convergenti nei popoli anglo-sassoni, e la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “gran Madre fabianista [6], aggiungendovi le concordi pretese del British Israelism. Ma  i banchieri agivano soprattutto potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che da Wall Street dominavano il governo degli USA e le massonerie e che dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’Occidente.
Si deve ricordare anche che il Kaiser Guglielmo II von Hohenzollern aveva proposto a suo cugino lo Zar di tutte le Russie Nicola II l’instaurazione di un mercato europeo che potesse difendere gli Europei dall’invadenza americana. I plutocrati di Wall Street, si allarmarono, prevedendo la concorrenza di un secondo polo capitalistico in Europa, che avrebbe potuto costituirsi attorno al Kaiser e allo Zar, una volta che avessero superato le questioni che li dividevano. La Germania aveva le industrie e l’impero russo aveva la complementare ricchezza delle materie prime. I plutocrati di Wall Street mobilitarono tutte le loro forze massoniche e diplomatiche senza riuscire ad ottenere il risultato proposto, che fu ottenuto però per la decisiva necessità di un rifinanziamento dei Rothschild [7], e lo Zar lasciò cadere la proposta del Kaiser.
Certo la geopolitica russa che tendeva all’espansione verso gli slavi dell’ovest e in particolare verso i Balcani per giungere al Mediterraneo (Panslavismo), entrava in collisione con la geopolitica tedesca che tendeva all’espansione verso est. Tuttavia, guardando oltre i confini nazionali, la geopolitica planetaria avrebbe dovuto produrre la contrapposizione delle potenze marittime alle potenze terrestri continentali, ossia la contrapposizione tra “atlantisti” (Stati Uniti e Gran Bretagna) ed “eurasisti” (Potenze del continente Eurasia: Imperi centrali, Russia, Giappone [8]. Ben vedeva quindi Guglielmo II von Hohenzollern, Kaiser di Germania e re di Prussia, nel proporre un‘alleanza commerciale alla Russia, un’alleanza che si inquadrava correttamente nella geopolitica continentale che avrebbe dovuto informare la contrapposizione in atto [9]. Dal punto di vista inglese il politologo Harold Mackinder(1861-1947). massimo teorico della geopolitica, raccomandava di impedire un'alleanza eurasiatica, e soprattutto l'alleanza di Russia - Germania – Giappone.
L’Inghilterra inoltre, era attirata nell’orbita “atlantista” per la comunanza di lingua fra Inghilterra e America, per le matrici religiose parzialmente convergenti, e per la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “gran Madre fabianista [10], e per le concordi pretese del British Israelism. Ancora più potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’Occidente.
Il Sistema Bancario trasnazionale agiva in simbiosi con le industrie di guerra (acciaierie, chimica, munizioni, aerei) formando l'efficiente struttura finanziaria-industriale, chiamata anche "Conglomerate" o "Corporate[11] Banking", ovviamente piuttosto incline a influenzare le diplomazie internazionali affinché le latenti ostilità si trasformassero in guerra aperta.
In Europa, già dal 1913, Gran Bretagna [12] Francia e Russia, istigate e incoraggiate da diplomatici statunitensi, sempre pilotati. senza troppo apparire, dall’International Banking Fraternity, confermati e sospinti con organica complicità, dalla massoneria e da eminenze grigie della Pilgrim’s Society [13], ma soprattutto da politici massoni asserviti, si erano accordate segretamente su di un dettagliato progetto di distruzione e smembramento politico ed economico della potenza tedesca, che sembrava minacciare i loro interessi. Con la guerra esse si proponevano vantaggi territoriali per se stesse e il maggior danno possibile al “nemico”.
La Francia, rancorosa e revanscista per la sconfitta di Sedan [14], e la Russia panslavista si distinguevano per la voracità delle loro pretese, quanto per la pochezza di ciò che erano disposte a concedere agli alleati minori. E tra questi  si inseriva, entrando in guerra nel 1915, l’Italia, che si aspettava un “parecchio”, concesso con riserva mentale, che poi si ridusse ad un “po’ poco” giacché le ripartizioni erano già state fatte fin dal 1913!
D’altro canto la Germania di Guglielmo II von Hohenzollern, continuando il moto di accelerato sviluppo unitario, cominciato nel cuore dell’Europa, aveva preso a sollevare, (parallelamente e  in istintiva risposta alle pretese dell’America), la rivendicazione del diritto ad avere un popolo unito e indipendente; era questo l’ideale profondamente sentito del Pangermanesimo, tendente all’assorbimento dei tedeschi dell’Austria, dell’Olanda, del Belgio fiammingo, dei Sudeti, nel contesto europeo di milioni di Volksdeutschens, i tedeschi emigrati da secoli in Ungheria, Romania, Paesi slavi e, in particolare, in Russia. Perciò cominciò a preparare un’adeguata potenza militare.
Parallelamente negli Stati Uniti d’America montava l’imperialismo mascherato da libera espansione commerciale, ma supportato fanaticamente da una maniaca fede messianica nella missione che “Il Creatore dell’Universo” avrebbe riservato al popolo americano “di moralizzare il mondo”. Ne conseguiva che per farlo avrebbe dovuto asservirlo! Supportava tali pretese la  scuola geopolitica americana con la teoria avanzata dall’ammiraglio Alfred Mahan che trovava somiglianze tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Nel 1897 esponeva in ‘The Interest of America in Sea Power’ [14] (L’interesse dell’America nel potere marittimo) la dottrina che doveva guidare l’azione del suo paese, se anch’esso voleva innalzarsi al rango di potenza mondiale. Questa teoria si articolava in più punti: collaborazione con la potenza navale inglese, opposizione alle pretese tedesche sui mari, vigilanza di fronte alla prevedibile espansione giapponese nel Pacifico, infine, difesa coordinata, tra europei e americani contro i popoli asiatici.
Oltre agli espliciti propositi espressi nel 1897 dal senatore repubblicano dell'Indiana Albert J. Beveridge : «Le fabbriche americane producono più di quanto serve al popolo americano; il suolo degli Stati Uniti produce più di quanto esso può consumare. Il corso della nostra politica è quindi fissato; il commercio mondiale dev'essere, e sarà nostro».
Per raggiungere gli obbiettivi mondialisti era necessario il dominio dei mari [16]. Gli States si inserivano così, perfettamente nel quadro planetario geopolitico “atlantista”.
Indagando le cause nascoste della prima (e anche della seconda) guerra mondiale, Pellicano oltre a raccontarci le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che anche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco, che erano state organizzate dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera”.Questa era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, nata negli Usa tra immigrati serbi, sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, la cui attività clandestina, però. ci è stata svelata nel suo diario dal fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera, dunque, pianificò il casus belli, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando  d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri. Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato ed, avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia.
L’Impero russo, frattanto, che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato guerrafondaio, massone di alto grado, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la prima guerra mondiale. I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar, ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi banchieri di Wal Street e della City si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze del sottosuolo dell’impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a  libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se, invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati). Il testo indagatore di “Guerra all’Europa” ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia, e ci riferisce ancora che ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia.
Ma, per la verità, tutto ciò finì per ribaltare la situazione economica e già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo quel che più li interessava: oltre al disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino una certa qual riduzione dell’Impero inglese: un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il colpo di mano più ambito e producente per la Cupola del grosso capitale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana e quindi rimasta ricattata e assoggettata anche politicamente, come è avvenuto in particolare per la Gran Bretagna.
Nel 1939 infatti Lord Halifax, ministro degli Esteri, si giustificava dichiarando che Roosevelt e gli Stati Uniti sarebbero divenuti ostili verso la Gran Bretagna, se essa non fosse scesa in guerra [17]
Secondo quanto scrive Jacques Bordiot, le prime tappe per l’instaurazione di un Governo Mondiale sono da ricercare nell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Thomas Woodrow Wilson nel novembre del 1912, «con una manovra di finanzieri internazionali, condotti dalla Banca J. P. Morgan, principale sostegno del Gruppo della Round Table americano e agente negli “States” dei Rothschild di Londra». [18]
Jacques Bordiot ha citato anche la testimonianza del colonnello americano Curtis B, Dall, [19] amico di Bernard M. Baruch, finanziere israelita, altra eminenza grigia, consigliere economico di sei presidenti americani, membro di società segrete di grado superiore come la “Pilgrim’s Society” e il “Council on Foreign Relations”(CFR). Baruch gli confidò di essere stato proprio lui ad andare a prendere Thomas W. Wilson, per accompagnarlo a conferire con i finanzieri di Wall Street. Wilson si impegnò a sostenere , oltre l’entrata in guerra degli Usa, la legge istitutiva della Banca Centrale privata, chiamata col nome fuorviante “Federal Reserve Sistem”, oltre l’elezione  di senatori ecc. I plutocrati di Wall Street spesero milioni di dollari per la campagna elettorale di Thomas Woodrow Wilson, che venne poi affidato anche alla sorveglianza dell’eminenza grigia, longa manus dei plutocrati di Wall Steet sedicente “colonnello” Edward Mandell House, [20] affiliato alla società segreta Illuminatista dei “Masters of Wisdom”, (Maestri della Saggezza). Edward Mandell House partecipò a molte manovre segrete che sfociarono nella prima e poi a,che nella seconda guerra mondiale.
Confermano queste  pulsioni alla guerra anche le risultanze di un convegno segreto di banchieri e politici di vertice, riuniti paradossalmente, e con strafottente senso di humor, proprio nella “Fondazione Carnegie per la pace” per fomentare  invece la guerra, già anni prima del 1914. Cfr. articolo di M. William P. Hoar intitolato: “World War I”. sull’accreditata rivista “American Opinion”, del 1976, in base a documenti originali scoperti nel 1950.  Da molti indizi traspare che ci potrebbero essere state parecchie altre riunioni segrete tra banchieri, industriali e politici delle quali non si è potuta rintracciare ancora una documentazione specifica, ma sappiamo comunque che i banchieri di affari di Wall Street e della City non trascurarono occasione per fomentare la guerra specialmente in Europa.
Pellicano ci ha raccontato dettagliatamente nel suo libro anche un altro convegno segreto ad alto livello nell’isola di Jekyll, in cui fu complottata la realizzazione della Banca Centrale degli Stati Uniti, che venne chiamata col termine fuorviante “Federal Reserve”, convegno in cui fu discussa e progettata in alcuni dettagli, anche la conflagrazione della prima guerra mondiale, già decisa.
Indagando le cause nascoste della prima (e poi anche della seconda) guerra mondiale. Pellicano oltre a raccontare le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che finanche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco erano state organizzate negli Usa dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera” che era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich,  questa setta nata negli Usa tra immigrati serbi, era sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, ce ne parla nel suo diario intimo il fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera pianificò il casus belli,della Prima Guerra Mondiale, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, arciduca Francesco Ferdinando  d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri, Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato, ed avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia. L’Impero russo,  che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato, amico dei banchieri di Wall Street, guerrafondaio, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la prima guerra mondiale.
I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo, intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar; ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi estroversi banchieri si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze minerarie dell’impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunistia  libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se. invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati). Il testo di questo esclusivo volume ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia e ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia. Ma, per la verità, quel che più concretamente  avvenne, già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo, oltre il disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino la riduzione dell’Impero inglese: un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il risultato più ambito e producente per la Cupola del grosso captale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana.
Al finanziamento dei rivoluzionari parteciparono i più potenti finanzieri ebrei: i Warburg, i Gunzburg, gli Schiff[21] e i Kahn, i Rockefeller, ma anche Max Breitung, Jerome H. Hanauer, il banchiere svedese Olof Aschberg e i Gugenheim; [22] tutti membri della B’nai B’rith.
In questo suggestivo libro rivelatore di tanti fatti e misfatti nascosti, di tante avventure, di tante occulte regie, in realtà vengono indagati anche i retroscena dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, che attesero bene che le nazioni europee si rovinassero e si massacrassero senza sosta in un conflitto annientatore, per intervenire al tavolo della pace soltanto a cose fatte, con la loro potenza militare ed economica fresche e intatte, anzi moltiplicate. Il loro intervento fu valutato non ulteriormente procrastinabile anche per evitare il pericolo della impossibilità di restituzione dei prestiti di guerra ottenuti dai belligeranti più disastrati.
Un particolare non deve essere trascurato e invece dobbiamo valutarlo con estrema attenzione, il fatto che i sionisti pretesero dalla Gran Bretagna in difficoltà, di far entrare gli Stati Uniti in guerra in aiuto dell’Inghilterra soltanto se quella avesse promesso la Palestina per far rinascere nel dopoguerra un  “focolare nazionale ebraico”; e la Gran Bretagna promise la Palestina con la “Dichiarazione Balfour”. Noi oggi possiamo facilmente riconoscere, col senno del poi, la Palestina come uno dei punti nevralgici più armati per la valutazione storica di questa vicenda.
La Gran Bretagna, quando era intervenuta in guerra, proclamando di farlo disinteressatamente, soltanto per difendere il ”poor Belgium”, aveva costituito un rigoroso blocco navale, inserendovi non solo armi e munizioni, ma anche tutte le altre merci, di cui, le convenzioni internazionali permettevano invece ai belligeranti l’importazione; la strategia del blocco navale subì nel 1911 un radicale inasprimento, voluto dal venerabile (?) massone e Primo Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill. Pertanto il criminale blocco navale, ottenne di ridurre alla fame gli imperi centrali, causando milioni di morti tra la popolazione civile per fame e per malattie causate dagli stenti, specialmente vecchi, bambini e donne. All'illegalità del blocco, il Reich rispose  con la «guerra da corsa», condotta nel rispetto delle norme internazionali, col fine di ostacolare l'approvvigionamento dell'Inghilterra. Ma la minaccia dei sommergibili tedeschi, tanto efficace da ridurre dell’ottanta per cento l’attività della navigazione intorno alle isole inglesi, era condotta da una ben modesta flottiglia di non più di una ventina di U-Boote. Inoltre il numero dei battelli in missione contemporanea si riduceva spesso a sole due unità, per i tempi di avvicinamento dalle basi di partenza e per i tempi di riparazioni, manutenzione e allestimento.
Tuttavia la propaganda dell’Intesa era ovviamente univoca e manichea. I Tedeschi erano “gli Unni”, la loro guerra era barbara e la lotta dell’Intesa era la Crociata della “Libertà contro la barbarie teutonica”.
Grande scalpore sollevò, poi, nel maggio 1915, l’affondamento del transatlantico Lusitania, che stava collegando New York con l’Inghilterra con un grosso carico di munizioni che esplosero pochi minuti dopo il siluramento, aprendo enormi falle all’acqua. La nave aveva imbarcato passeggeri anche americani. l.a tragedia conseguente fu pompata dai giornali e dalla radio; fu anche affisso un suggestionante manifesto che raffigurava una madre fra le onde che sollevava disperatamente il suo bambino piangente. La propaganda dilagò sui media neutrali e dell’Intesa, che speravano di strumentalizzarla per farne un casus belli onde ottenere l’entrata in guerra degli Usa. Se ne fa ancora un gran parlare da certi storici che hanno dimenticato che il transatlantico Lusitania, non solo era carico di munizioni, ma era anche armato con un cannone da 152 millimetri, capace di affondare al primo colpo qualsiasi sommergibile, per cui doveva essere considerato una nave da guerra ausiliaria. Addirittura se ne fece una false flag, per l’entrata in guerra degli Usa; ma Wall Street ritenne che i belligeranti europei non si fossero ancora sufficientemente straziati e collassati. D’altra parte le forniture di armi, munizioni aerei e altri generi, vettovaglie, alimenti ecc. costituivano fortissimi guadagni e generavano anche l’urgenza della concessione di altrettanto forti prestiti, largamente concessi dalle usuraie banche di affari statunitensi dietro forti interessi. Ma, tant’è lo scalpore gonfiato all’epoca dura ancora al punto che qualche “storico” distratto è convinto ancora oggi, che gli Stati Uniti siano entrati in guerra per l’indignazione provocata dall’affondamento del Lusitania.
Fino a che punto fosse giunto l’incancrenimento dell’odio, lo dimostra il brano di questa lettera scritta all'amico Ezra Pound, nel maggio 1915, dall'inglese Henry Gardier-Brzeska: “Avevamo una decina di prigionieri, quando abbiamo saputo dell'affondamento del Lusitania; dopo una decina di minuti di discussione con i sottufficiali, li abbiamo ammazzati col calcio dei fucili. Alcuni soldati tedeschi che si erano arresi, strisciavano sulle ginocchia. Tenevano in mano, sopra le teste, fotografie di una donna o di un bambino. Ma li abbiamo uccisi tutti.
Si attese quindi il momento “opportuno”, ma si dovette resistere ancora esasperatamente finché due anni dopo, il 19 marzo, fu affondato un altro transatlantico, il Vigilantia, con tutto il suo equipaggio. Nessuno riuscì a salvarsi per le enormi falle aperte dallo scoppio delle munzioni imbarcate; non fu difficile  allora per il  Presidente Wilson ottenere l'approvazione da parte del Congresso per una partecipazione diretta nel conflitto. Era il 2 aprile del 1917.
Renzo Pellicano ci relaziona ancora sui particolari romanzeschi del viaggio di Lev Trotskij sulla nave finlandese “Cristiania Fjord” con altri 275 compagni rivoluzionari di vertice e con molto cospicui finanziamenti, oltre  ad esponenti del mondo industriale americano (di cui è stata nascosta l’attività preliminare a rapine di sconfinati beni del sottosuolo, avvenute in seguito, negli anni 1990, in Russia). Trotskij & C. raggiunsero appunto in Russia Lenin, il quale era già arrivato per via terra, attraversando incredibilmente perfino la linea del fuoco nel famoso “vagone piombato”.
Si ricordi sempre quanto ci ha spiegato nel cap. I Nicholas Murray Butler e cioè che: «Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste. al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto».
Il Presidente Thomas W. Wilson una volta insediatosi al tavolo della pace, a Versailles, a pontificare con l’ottusa o forse corrotta, anzi ricattata e comunque collusa, collaborazione dei due premier: inglese, David Lloyd George e francese, George Clemenceau , assistito dai suoi centodiciassette consiglieri, [23] capeggiati da Bernard Baruch (più del novanta per cento erano banchieri ebrei), inventò tanti stati artificiali, senza storia, come ripetiamo, esasperò incredibilmente nazionalismi e particolarismi, cinicamente spaccò l’Europa per lasciare incolmabili fossi di odio esasperato tra i popoli, a garanzia della prossima conflagrazione di una seconda guerra mondiale per completare la distruzione dell’Europa e delle Nazioni iniziata con la prima.
Si deve anche tener conto di chi potesse giovarsi di un prolungamento nel tempo del conflitto  sospeso e della conseguente ulteriore prostrazione delle nazioni europee di entrambe le alleanze. Oltre tutto una strategia che creò anche una potenza nemica dell’Europa ad est per il prosieguo delle operazioni  di sfaldamento e consunzione dell’Europa nella seconda fase, cioè nella seconda guerra mondiale.  La mancanza di proteste delle nazioni dell’Intesa dimostra l’unicità del comando nella guerra dell’Intesa al contrario di quanto è avvenuto nel campo avverso, in cui gli imperi centrali non riuscirono a mantenere un’unità strategica e tattica dei propri alleati al di sopra dei loro interessi particolari.
Dopo Versailles, la Germania, devastata dalla guerra, schiacciata da un debito di guerra ingente, senza più riserve auree, senza più una flotta militare, con la flotta mercantile ridotta alle sole navi di piccolo tonnellaggio, senza locomotive e senza le migliori vetture ferroviarie,  con un esercito limitato a soli centomila uomini, senza cannoni e senza carri armati, annichilita da oltre sette milioni di disoccupati, distrutta economicamente per industrie in rovina, fallite o chiuse e importazioni inesistenti, non avrebbe mai potuto risorgere senza un aiuto finanziario adeguato al disastro del  Dictat.
Per riaccendere la guerra disgregatrice in quest’Europa, pure smembrata, e scissa a Versailles (ma era ancora un’Europa che resisteva al completo asservimento, legata alle sue secolari tradizioni, alla sua orgogliosa identità, alla sua storia millenaria), si doveva ridare alla Germania annientata economicamente, la possibilità di riprendere le armi, secondo il programma già deciso. Fu messo quindi in atto un piano luciferino, finanziando e favorendo il riarmo della Germania, affinché questa potesse fungere da detonatore nella situazione instabile e potenzialmente esplosiva - creata da Wilson e dai suoi funesti “consiglieri-banchieri”, a Versailles - onde poter giustificare poi le strumentali e ipocrite ”reazioni” delle demoplutocrazie occidentali e della precostituita e ben assecondata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) ad Est.
Dunque il rilancio economico della Germania venne reso possibile da un massiccio afflusso di capitali, [24] ovviamente dell’International Banking Fraternity, già molto prima della scalata al potere dei nazionalsocialisti. Il considerevole afflusso di capitali fu facilitato a seguito di un'abile svalutazione del marco [25]. Nel peiodo 1924 - 26 Wall Street e la City di Londra, vale a dire: la National City Bank, la Chase Manhattan Bank,  la  Morgan Bank, la Kuhn & Loeb Bank, la Standard Oil dei Rockefeller, la General Motors e Paul Warburg trasferirono all’economia tedesca  975 milioni di dollari, dei quali 170 destinati alla creazione  di tre grandi cartelli: Vereinigte  Stahlwerke (acciaio), IG-Farben (chimica), guidata dalla potente famiglia ebraica dei Warburg, AEG (settore elettrico).
I banchieri della Morgan Bank e il direttore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman fin dal 1924 avevano, infatti, escogitato il “Piano Dawes” (Charles G. Dawes, 1924), assieme al Piano Young che permise la stabilizzazione dell’economia tedesca, favorendo l’afflusso di capitali stranieri in Germania, Il Piano Young (Owen D. Young) [26] sostituì il 7 giugno 1929 il Piano Dawes offrendo soluzioni meno pesanti, con la suddivisione dei versamenti a pagamento dei  prestiti in 59 anni.
Il libro dello storico  Antony Cyril Sutton: Wall Street and the rise of Hitler, [27]  documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume l’Autore dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico, sono stati consentiti dall'assistenza economica e tecnologica offerta fin dagli anni Venti da Wall Street alla Repubblica di Weimar.   Antony C. Sutton, ha evidenziato che i negoziati per la "ricostruzione" videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come Charles Dawes e Owen Young, notori esponenti dell'Establishment supercapitalista, dall'altra il presidente della Reichsbank Hjalmar Horace Greeley Schacht, anche lui legato all'Establishrnent da vincoli familiari. [28]
Potrebbe sembrare paradossale che se ne sia occupata proprio la Cupola del grosso Capitale Transnazionale, la quale intervenne già fin dai primissimi anni Venti con forti aiuti economici alla Germania di Weimar. Nel contempo, completando la strategia decisa, i tre principali cartelli industriali di Weimar  e cioè Vereinigte Stahlwerke (carbone e acciaio), AEG e Osram (elettricità) e pure IG Farben (chimica), furono tutti e tre finanziati compiutamente da Wall Street. Lo storico  Antony Cyril Sutton nel suo libro Wall Street and the rise of Hitler, [29] documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume Sutton dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico sono stati consentiti dall'assistenza economica e tecnologica offerta fin dagli anni Venti da Wall Street alla Repubblica di Weimar, e che tanti aiuti alla Germania erano prestati unicamente per il secondo fine di metterla in condizioni di “aprire le operazioni belliche in Europa”. E perché ciò potesse avvenire, come vedremo in seguito, ci fu prima anche la politica di “appeasement”, che lasciava mano libera in Europa a Hitler per le sue rivendicazioni nazionali, in modo che lo stesso si sentisse incoraggiato e quasi spronato ad agire con la forza. Contemporaneamente l’URSS di Stalin aveva fin dai tempi della Repubblica di Weimar costantemente attuato una strategia di collaborazione politica e commerciale, fornendo alla Germania tutti gli aiuti, che neanche la simpatizzante Italia avrebbe dato. Pellicano ci ha documentato che l’URSS, unico Stato nemico a farlo, aveva rinunziato a chiedere le riparazioni di guerra, passando poi per il patto di Rapallo e per una sempre più stretta ed efficace collaborazione economica e commerciale, fornendo pure alle risorgenti forze armate tedesche la possibilità di riarmarsi e di esercitarsi in territorio sovietico, per sfuggire alle ispezioni delle Commissioni di controllo alleate. Il dittatore comunista si spinse fino all’”assurdo” di comandare al partito comunista tedesco di appoggiare i nazionalsocialisti nelle elezioni del 1933; Stalin aveva già scelto di fare di Hitler  la sua “nave rompighiaccio”, [30]  cioè si aspettava che la Germania nazionalsocialista, conquistando l’Europa, avesse messo in ginocchio Francia e Gran Bretagna, onde aprirle alle rivoluzioni comuniste; vedremo in seguito come favorì la Germania in guerra. Era, dunque, un piano concordante con quello dei plutocrati d’America per la distruzione dell’Europa. Non concordava, ovviamente, nel fine ultimo delle progettate rivoluzioni comuniste. Pertanto gli stessi banksters hanno usato Stalin per il raggiungimento del loro scopi, ben attenti  a non consentirgli la realizzazione  delle rivoluzioni comuniste..
Si dice che poi decisero di appoggiare il partito nazionalsocialista e Hitler, in una riunione segreta di banchieri, Comunque sia, Pellicano assicura che Pierre Faillant de Villemarest ha documentato che i nazionalsocialisti abbiano ricevuto dai Banchieri d’affari americani complessivamente in quattro anni, cioè dal 1929 al 1932, trentadue milioni di dollari;  infatti nei piani dei Banchieri di affari di Wall Street e della City di Londra, la Germania doveva rinascere per poter essere strumentalizzata ad usare la forza per recuperare i Volksuddeutsken, i tedeschi etnici irredenti, perseguitati in Polonia. Una cinica strategia preordinata nei dettagli anche nelle vicende precedenti, il cosiddetto “appeasement durante il quale gli “Alleati” furono indirizzati dal vertice unico plutocratico a consentire a Hitler di liberare e incorporare nel Terzo Reich i Tedeschi etnici: Austriaci, Sudeti, e rioccupare la Renania, che era stata smilitarizzata, oltre ad occupare anche l’intera Cecoslovacchia per farne due protettorati. L’appeasement quindi fu una manovra, durata sette anni per ottenere che Hitler potesse sentirsi più sicuro della comprensione amichevole delle demoplutocrazie occidentali.
Intanto Mussolini si era proposto decisamente di forgiare il carattere degli italiani, come aveva affermato nel discorso del 28 ottobre 1926  «Creeremo l’“italiano nuovo”» e continuava a ribadirlo nel 1933, quando scriveva: «Oggi noi seppelliamo il liberismo economico. Noi abbiamo respinto la teoria dell’uomo economico, la teoria liberale, e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro è una merce.
L’uomo economico non esiste, esiste l’Uomo integrale che è politico, che è economico, che è religioso che è guerriero» [31]. Il fascismo partiva quindi dalla rieducazione del popolo,  attraverso una attenta e ben studiata propaganda, usando anche strumenti efficaci come la radio, il teatro di massa [32], e più tardi, anche il cinema e in particolare, rivolgendosi ai giovani. le cui coscienze più facilmente potevano accogliere le impronte delle nuove idee. Enzo Erra ha scritto che il fascismo è azione e che «propugnava l’intervento [dell’individuo] nella vita e nella storia […]». De Felice ha restituito alla loro concreta «realtà storica gli sforzi compiuti dal regime fascista per trasformare l’italiano in un “uomo nuovo”». [33]
Ha riconosciuto, infatti, Renzo De Felice: «Il fascismo è un fenomeno rivoluzionario[…]  che tende alla mobilitazione delle masse e alla creazione di un nuovo tipo di uomo» [34]. E più avanti: «Un altro elemento rivoluzionario è che il fascismo italiano[…] si pone un compito, quello di trasformare la società e l’individuo in una direzione che non era mai stata sperimentata né realizzata» [35]. Concorda Pierre Milza (eminente storico francese, comunista): «con la campagna antiborghese si voleva sostituire all’individuo decadente prodotto dalla cultura borghese un ”uomo nuovodinamico, virile, deciso, efficace, pronto a qualunque sacrificio, indurito da un’educazione spartana e dagli effetti sublimati del rigore autarchico» [36]. Su un binario parallelo, nel 1930 Niccolò Giani aveva fondato nell’università di Milano la “Scuola di Mistica Fascista” (SMF) che ebbe tra i seguaci e i docenti intellettuali di primo piano in tutta Italia. Coerentemente con le loro idee molti andarono volontari in guerra [37]: Niccolò Giani cadde in Albania; caddero in combattimento anche i docenti Guido Pallotta e Berto Ricci e molti altri di questi giovani militanti (cinque le Medaglie d’oro) [38].«Con i “mistici” capeggiati da Niccolò Giani tornava l’anima più genuina e fedele al fascismo delle origini, riecheggiando quello spirito genuino delle origini che negli anni era stato represso e coinvolto nel compromesso conservativo, «vera e propria “guardia armata”, questa si, dell’immobilismo sistematizzato e strumentale», come ha scritto Luigi Emilio Longo [39].
Mussolini aveva ancora da risolvere gravi problemi di mancanza di lavoro in Italia, per cui ancora troppi italiani erano costretti ad emigrare, producendo così la depauperazione delle forze vitali in patria ed il rafforzamento delle nazioni concorrenti. Oltre alla lottizzazione di poderi nelle bonifiche in Italia, e dei villaggi agricoli in Libia, fu necessario creare uno sbocco al lavoro italiano in Africa orientale. Tale iniziativa è oggi criticata da storici asserviti al potere egemone globalista, come politica coloniale arretrata, poco producente e troppo costosa; costoro non hanno capito lo spirito che ha animato la conquista dell’”Impero”; si trattava di aprire una terra semiselvaggia al lavoro delle masse di italiani dispersi all’estero, per redimerla e civilizzarne gli indigeni, onde farne una fonte di ricchezza per la madre-patria, ma anche fonte di ricchezza per i coloni e per i popoli autoctoni. Lo ribadìrà Mussolini, nel discorso della proclamazione dell’Impero: «Impero di civiltà e umanità per tutte le popolazioni d’Etiopia». Conferma questi principi di civiltà Renzo De Felice: «Non si tratta di imperialismo di tipo inglese o francese: è un imperialismo, un colonialismo che tende all’emigrazione, che spera cioè che grandi masse di italiani possano trapiantarsi in quelle terre per lavorare, per trovare quelle possibilità che non hanno in patria. Insomma non si parte tanto dall’idea di sfruttare le colonie, quanto soprattutto dalla speranza di potervi trovare terra e lavoro» [40]. 
La conquista dell’Impero fu rapida e vittoriosa, ma venne ostacolata dalla Società delle Nazioni, egemonizzata dalla Gran Bretagna [41], decretando sanzioni economiche per le quali l'Italia non avrebbe potuto più importare né materie prime né prodotti industriali; ma ciò rimase pura teoria. La patetica reazione della Società delle Nazioni giovò al regime fascista ed all’economia italiana in due direzioni. Il regime seppe approfittare efficacemente di queste sanzioni piuttosto teoriche: fu proclamata l’"Autarchia”, fu ottenuta l'offerta dell'oro alla Patria nella “Giornata della Fede” (medaglie, monete, anelli), ma anche ne rimase esaltata la forza del fascismo “che non si lasciava piegare da ben cinquantadue nazioni e soprattutto dalle potenze plutocratiche, decise ad impedire all'Italia di avere il suo "posto al sole".  Soltanto Germania, Giappone e Stati Uniti non votarono le sanzioni economiche. L’autarchia produsse un incremento della ricerca di nuovi sistemi di produzione autarchica, orientò i consumi verso i prodotti italiani e incrementò la produzione agricola: con la “Battaglia del grano” e con la meccanizzazione dell’agricoltura si raggiunse l’autosufficienza, svincolandosi dalla dipendenza straniera. Si incrementarono le industrie estrattive e si ottenne dalla Germania nazionalsocialista la vendita di materie prime indispensabili e di prodotti “sanzionati”. Parlando della guerra d’Africa è stata diffusa da giornalisti, ma anche da Denis Mac Smith e poi da Angelo Del Boca, la calunnia che gli italiani avrebbero usato i gas asfissianti, provocando le smentite e le testimonianze di moltissimi protagonisti della guerra d’Africa; a noi basta far notare che il Negus mai disse che lo abbiamo combattuto col gas, benché ne avrebbe avuto tutto l’interesse.
Ritenendo di aver condizionato Hitler, con i sette anni dell’”Appeasement”, rassicurandolo sulla comprensione dei suoi avversari democratici, si arrivò alla conclusione della strategia amichevole per creare il previsto “casus belli” affinché si potesse poi, dare alle demoplutocrazie una scusa, un appiglio apparentemente plausibile per entrare in guerra, dando così cinicamente inizio alla seconda guerra mondiale.
Danzica era una città abitata esclusivamente da Tedeschi, per cui gli impudenti impositori del Dictat, a Versailles, non riuscendo ad assegnarla alla Polonia, la costrinsero nel paradossale assetto giuridico di città libera, sotto la giurisdizione di un commissario della Società delle Nazioni, ma, concretamente, sotto il controllo di truppe polacche. Vollero dare anche alla Polonia un illogico e innaturale sbocco al mare tagliando dal territorio tedesco una enorme fetta dell’alta Slesia, un cosiddetto paradossale “corridoio” largo addirittura 50 kilometri in un territorio altamente industrializzato, popolato quasi esclusivamente da Tedeschi; tagliando così la Germania in due. Molti altri tedeschi “volksuddeutschen”erano rimasti nelle loro terre ancestrali assegnate alla Polonia. Nel dopoguerra il Maresciallo Joseph Pilsudski, Presidente della Polonia, pur conoscendo l’orientamento delle plutodemocrazie, avendo poi visitato le fortificazioni della Linea Maginot sulla frontiera della Francia rispetto alla Germania, si era reso conto che l’esercito francese, in caso di guerra, si sarebbe schierato dietro le potentissime fortificazioni della Linea Maginot e sarebbe rimasto sulla difensiva: una realtà che annullava tutte le previsioni. Belle parole e promesse demoplutocratiche di accorrere a difendere la repubblica polacca in caso di eventuale aggressione.
Di conseguenza Pilsudski aveva impostato una politica conciliante, sancita nel 1934 da un Trattato di non aggressione e di reciproca consultazione con il Terzo Reich. Un anno dopo il maresciallo Pilsudski moriva stranamente all’improvviso. Storici, studiosi e testimoni dell’epoca sospettarono che Pilsudski fosse stato avvelenato a causa della sua amicizia con la Germania. Ufficialmente fu dichiarato, come si è ripetuto nella storia in tanti simili casi (senza cadere nella smentita di un’autopsia), che quella strana morte era stata causata da un tumore fulminante al fegato.
Hitler e i suoi collaboratori, pur essendo straziati dalle orribili notizie che giungevano quotidianamente dai consoli tedeschi in Polonia continuarono “pazientemente” (si trattava di una pazienza soltanto apparente) a trattare diplomaticamente per risolvere la questione di Danzica, del “corridoio” attraverso la Slesia occupata dalla Polonia. Poi ancora diplomaticamente continuarono nella difesa dei tedeschi perseguitati e massacrati in Polonia su cinica istigazione delle demoplutocrazie, e pertanto tentarono di rivolgere la loro diplomazia alla radice del problema, cercando cioè di trovare un qualche appoggio in Inghilterra, fonte principale delle istigazioni al massacro più provocatorio di tedeschi etnici. Ma Hitler trovò in Halifax un imperturbabile e cinico muro di gomma. Resistevano, è vero, ancora in Inghilterra molti politici disposti a difendere la pace: i continui instancabili sovrumani sforzi diplomatici superarono ogni aspettativa di chi non riusciva a capire quanto orrore fosse necessario per ottenere la provocata guerra guerreggiata.
Mussolini, il Papa e altri politici esasperati e inorriditi, intervennero sui polacchi per fermare le feroci squadracce sanguinarie di ebrei e bolscevichi organizzati di Polonia e perfino mobiliati dai Servizi segreti della Russia sovietica mentre cominciava ad accorrere anche qualche volenteroso, esaltato e perfino inferocito soldato dei reparti regolari dell’Esercito polacco. I tedeschi etnici continuavano a morire assassinati con modalità strazianti in un crescendo di follia sterminatrice.
Il ministro degli Esteri rumeno principe Michel Sturdza ha scritto: «Gli uomini e le donne tedesche venivano cacciati come bestie selvagge per le strade di Bromberg. Quando venivano catturati, venivano mutilati e fatti a pezzi dalla folla polacca. Ogni giorno il massacro aumentava. Migliaia di tedeschi partivano dalle loro case in Polonia con solo i vestiti addosso. Inoltre non vi era alcun dubbio che l’esercito polacco stesse preparando i piani per il massacro di Danzica. Nelle notti tra il 25 ed il 31 Agosto 1939, ci furono, oltre a innumerevoli attacchi a civili di sangue tedesco, ben 44 atti perfettamente autenticati di violenza armata contro tedeschi e loro proprietà. Nella notte del 31 Agosto un gruppo di disperati polacchi occuparono la stazione di trasmissioni radiofoniche tedesche di Gleiwitz…» [42]
Mentre David Irving conferma ciò che altri avevano già detto circa l’intenzione di Hitler di non aggredire l’Inghilterra: « Per 20 anni Hitler aveva sognato un’alleanza con l’Inghilterra. Fino a guerra inoltrata egli rimase attaccato a questo sogno con la vana e ridicola tenacità di un amante che non vuole ammettere di non essere corrisposto. Come disse Hitler al Maggiore Quisling il 18 Agosto 1940: ”dopo aver fatto una proposta dietro l’altra agli inglesi circa la riorganizzazione dell’Europa, mi trovo ora costretto contro la mia volontà a combattere questa guerra contro l’Inghilterra.”» [43]
Il principe Sturdza racconta anche: «Solo poche ore dallo scoppio delle ostilità fra la Germania e la Polonia, Mussolini, rinnovando i suoi sforzi per la pace, propose a tutte le potenze interessate un’immediata sospensione delle azioni belliche e l’immediata convocazione di una conferenza fra le grandi potenze, alla quale avrebbe partecipato anche la Polonia. Le proposte di Mussolini furono sollecitamente accettate da tutti i governi interessati, tranne che dalla Gran Bretagna.» [44]
Churchill aveva imposto di non rispondere alle proposte italiane.
Potrebbe dirsi che la guerra europea sia divenuta la Seconda Guerra Mondiale il 12 settembre 1941, quando il presidente Roosevelt, pur senza aver interpellato il Congresso, ordinò alla Marina americana di affondare qualsiasi nave da guerra tedesca che avesse incontrato.
Ci conforta in quest’idea l’illustre storico americano della cosiddetta “Alta FinanzaFerdinand Lundberg, il quale specifica nelle mille pagine del suo ben documentato bestseller: «Lungi dal salvare il mondo nel 1914-16, i magnati dell’industria sono stati i principali promotori della guerra, sono essi che hanno spinto gli Stati Uniti nel conflitto col pretesto di assicurare la libertà dei mari e il trionfo della democrazia» [45]. Lungo tutto l'arco della guerra si assiste all'"imparziale" sostegno finanziario, attraverso la concessione di crediti e con la prosecuzione degli investimenti, ai Tedeschi, ai Russi e agli "Alleati".

TERZA GUERRA
Renzo Pellicano ci fa constatare,  che il cinico attacco militare all’Europa con due atroci  guerre mondiali, complottate, decise e provocate fortemente dalla Cupola del Grosso Capitale Mondialista, è continuato e si è accanito ancora contro l’Europa, dal 1945 fino alla dissoluzione dell’Urss nel 1991 (e oltre; continua ancora) con una terza guerra non convenzionale: una guerra finanziaria, con l”’imposizione di una banca centrale, assolutamente privata e nutrita della truffa del Signoraggio”; una guerra psicologica; una guerra demografica; una guerra etnica; una guerra culturale; ecc. una guerra non convenzionale, ma anche più dissolutoria delle prime due, perché tenta il “lavaggio del carattere” dell’intera Europa, inquinandone e distruggendone definitivamente l’identità etnica e culturale.
In particolare Pellicano ha riferito che anche Costanzo Preve nel suo libro La quarta guerra mondiale, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2008, p. 143, ha scritto: «La quarta guerra mondiale in corso è una guerra di tipo geopolitico-culturale condotta dall’impero messianico USA contro tutto il resto del mondo ‘ribelle’».
Pur aderendo alle tesi di Costanzo Preve, vogliamo subito chiarire che gl Stati Uniti sono il braccio armato della Cupola del Grosso Capitale Mondialista, che continua a combattere non convenzionalmente per annullare ogni resistenza all’imposizione del mondialismo attraverso l’opera degli Stati Uniti […], i quali sono, secondo Preve, un nuovo tipo di impero: messianico, geopolitico e culturale. Messianico (pur trattandosi di un messianesimo quasi del t:utto privo di secolarizzazione) in quanto sono loro a detta dell’ex presidente Clinton “l’unico paese indispensabile al mondo“. Si ricordi, aggiungiamo noi, che anche l’ineffabile Franklin D. Roosevelt predicava, secondo il vangelo-messianico-puritano-americano: ”To evangelize the world”.
Geopolitico in quanto rinuncia ad un controllo capillare e formale dei propri feudi, ma si limita a disseminare il pianeta di basi militari in appoggio alla protezione dei propri traffici, nonché dei separatisti di turno (secondo la logica del divide et impera). Culturale (e psicologico, aggiungiamo noi) perché in grado di radicare  (attraverso la guerra psicologica) nei propri sudditi una forma di linguaggio e di pensiero dalle quali non ci si riesce tanto facilmente a liberare. Ad esempio per gli USA Saddam, Milosevic, Chavez, Castro…, sono il male minore, quindi va bene tutto così: tutto ciò ci porta a non ritenere meno pericolosi proprio quelli che dovrebbero essere gli alleati nel cammino da compiere.  Un piano segreto di rieducazione psicologica era già stato studiato fin dal 1944; ufficiali dell’OSS [47] studiavano il sistema per allineare rapidamente l’Europa alle esigenze politiche di Washington e per attuare un vero e proprio lavaggio collettivo del cervello per l’intero popolo tedesco e, più in generale, per i popoli d’Europa. Infatti il 10 settembre 1944  Jan E Libich e H. F. Broch de Rothermann, agenti del 2677° (sic?) Reggimento OSS Operazioni Psicologiche (Moral Operations Rome) [48] di stanza a Roma, indirizzarono, al loro superiore, capo del Settore Operazioni Psicologiche dell'OSS, colonnello Kenneth D. Mann, una relazione che è un vero e proprio piano di “rieducazione” politica e sociale della Germania (e più in generale dell'intera Europa occupata dagli “Alleati”) . Questo piano segreto è stato dimenticato, indenne, tra altri documenti secretati e distrutti; esso risulta applicato in pieno in Germania, in Giappone e anche in Italia. per ottenere un lavaggio del carattere dei popoli che avevano tenacemente combattuto la “guerra del Sangue contro l’oro”.
Nel riassumere i concetti principali della terza guerra, Renzo Pellicano accenna i Piani di “rieducazione” delle nazioni vinte: il Piano Morgenthau, più ristretto, rapidamente  sgorgò nel Piano Kalergi, più generale. Richard Nikolaus di Coudenhove Kalergi, ossessionato dal suo ideale massonico di un’Europa unita, ma svirilizzata e asservita al potere economico mondialista, sosteneva ostinatamente un velleitario sogno che portava avanti sin dagli anni venti e che venne utilizzato dai cosiddetti “Poteri Forti” per imporre la costituzione di un falso legame che si fa chiamare Unione Europea. In questa soltanto il Parlamento europeo è eletto dai cittadini dei popoli europei, ma questo parlamento è chiamato a decidere soltanto le questioni meno importanti; le decisioni che interessavano la riduzione progressiva della sovranità delle nazioni vennero emanate da altri organi costituiti dai Presidenti delle varie nazioni aderenti all’Unione o da persone nominate direttamente dall’alto.
Fu costituita la Banca Centrale Europea, assolutamente privata (come ormai sono tutte le Banche Centrali) e gli stati nazionali cedettero la sovranità monetaria alla banca privata che si fa chiamare Banca Centrale Europea ((BCE). Il presidente della BCE viene nominato dall’alto e la BCE stampa l’euro, la moneta unica, ceduta dietro pagamenti in Titoli di Stato. che non vengono mai pagati, ma generano interessi che si sommano agli interessi, costituendo il cosiddetto “Debito Pubblico” (truffa del cd. “Signoragio”). La costituzione dell’Euro quale moneta unica dell’Unione e la fondazione della BCE fu approvata nel Trattato di Maastricht, per l’Italia approvato da Andreotti, (spigliato Presidente dl Consiglio, che non sentì il bisogno di consultare il Parlamento) e da altri due disinvolti ministri, ma senza discutere l’operazione, neanche in seguito, in Parlamento.  L’Unione Europea, insomma servì a ridurre progressivamente la sovranità degli stati aderenti trasferendola (inavvertitamente per il popolo bue) ad organi occultamente diretti dal Grosso Capitale Mondialista, ma lasciando l’illusione di essere vincolati a questa Unione Europea, che in apparenza dovrebbe essere l’Unione di tutte le Patrie, le quali, però, avranno progressivamente perduto ogni sovranità. Renzo Pellicano annota diligentemente tutte le tappe di questi “asservimenti nel più incivile vassallaggio” (1999; imposizione dell’Euro e della BCE).
Ancora non bastava, però. Intervenne, infatti, un’eminenza grigia, un animatore e coordinatore politico, discreto, nascosto, ma efficientissimo: e sicuro, collegato in continuo contatto e in piena sincronia con le teste pensanti dell’establishment mondialista: Joseph Hieronimus Retinger [49], economista polacco di famiglia ebrea, ma cattolico, con concordi contatti con i gesuiti, conosciuto proprio come 'Sua Eminenza Grigia'. Fu tra i fondatori e segretario generale fino al 1952 dell'United European Movement presieduto da Winston Churchill e finanziato dall'ACUE (American Committee for United Europe) [50]. L’ideale di Retinger era ovviamente: “costruire un'Europa Unita per arrivare ad un Mondo unito in pace, guidato da Organizzazioni Sovranazionali che avrebbero garantito più stabilità ai singoli governi nazionali”.
Sappiamo ancora di più grazie a Joshua Paul, un ricercatore presso la Georgetown University di Washington. il quale ha scovato presso gli US National Archives di Washington documenti governativi americani declassificati, che dimostrano con quanta solerzia i servizi segreti degli Stati Uniti avessero condotto una campagna negli anni Cinquanta e Sessanta per costruire gli impulsi europeisti e, per quanto possibile, un’ideologia unitaria europea nei popoli, ma soprattutto fra i governi dell’Europa, onde poterli affastellare in un’Unione, chiamata Europa, ma senza carattere, tradizioni e cultura specifici, della precedente Europa [51]. Tutti stati annullati in uno spirito “atlantico” sotto l’egida Usa e ben inseriti nella sua politica per arrivare infine ad un governo unico mondiale. E in tale prospettiva fu finanziato e diretto il cosiddetto movimento federalista europeo. Infatti, tra i documenti citati esiste un memorandum, datato 26 Luglio 1950, nel quale si davano precise e dettagliate istruzioni per una campagna di promozione di un cosiddetto Parlamento europeo. Questo documento è firmato proprio dal generale William J. Donovan, che era stato in tempo di guerra,  capo dell’OSS (Office of Strategic Services), precursore della CIA [52].
Nel 2007, ancora peggio, il Trattato di Lisbona, che affossa definitivamente le libertà degli Stati nazionali aderenti all’UE, fu approvato, senza discutere. Tale trattato, un compendio di oltre 400 pagine, fu approvato all’unanimità senza mai essere stato letto. Tuttavia oggi, meditando sul delitto commesso dai politici, cominciamo a capire che  questo trattato prevede:
1)   l’aumento dei poteri del consiglio; un consiglio del quale nessun cittadino europeo riesce a sapere quali provvedimenti prendano i suoi membri.
2)    la diminuzione dei poteri del parlamento europeo.
3)    L’ulteriore perdita di sovranità degli stati nazionali.
E in particolare:
La UE avrà il controllo totale sulle politiche d’immigrazione (articolo 79 del TFEU), che saranno sottratte agli Stati nazionali.
Oggi l’unico organo dell’Unione europea che possa avviare nuove leggi è la Commissione europea. I commissari non sono eletti, ma scelti dagli Stati membri. L’esperienza ci dice che non sono indipendenti, ma seguono direttive [53]. Ufficialmente, le linee generali della politica dell’UE sono stabilite dal Consiglio europeo, una riunione biennale dei capi di governo degli stati membri. In realtà, i politici più influenti come Barroso, Juncker, e i capi di governo dei grandi paesi si incontrano costantemente con i politici al di fuori dell’UE e con i leader economici internazionali (cioè con le persone che sono invitate a Davos [54] ed alla Conferenza Bilderberg a porte chiuse.
Nel 1950 consistenti divergenze di vedute tra Stati Uniti e Unione Sovietica portarono l’attenzione degli Usa sul problema della labilità militare dei popoli vinti nella sfera che a Yalta fu assegnata all’Occidente; si disse che ne era scaturita la necessità di rafforzare la difesa dei paesi satelliti, ai quali fu “suggerito” di riarmarsi, per essere in grado di difendersi in caso di un eventuale attacco dell’Unione Sovietica; finché si giunse nel 1954 a tentare di costituire la Comunità Europea di Difesa. Ma essendo fallito il tentativo per l’opposizione della Francia, gli Usa vollero tagliare ogni indugio stipulando un patto di reciproca difesa col governo giapponese e concludendo anche un misterioso accordo bilaterale col governo italiano, che dopo averlo firmato, non ebbe il permesso di informarne il Parlamento. Questo accordo è tuttora valido, ma le sue clausole segrete, alla pari delle clausole segrete del Trattato di Pace, non furono mai rivelate al Parlamento. Sappiamo soltanto che sul suolo italiano sono state impiantate più di 120 basi militari Usa, ufficialmente mascherate come basi Nato [55], presidiate da notevoli formazioni di truppe speciali statunitensi (marines) per il mantenimento delle quali il nostro bilancio nazionale sborsa quattrocento milioni di euro annui, a quel che finora è dato sapere [56].
In seguito alla crisi apertasi nel 2007-2008; la supremazia del dollaro, stava per vacillare. Come era già accaduto in passato, ci fu chi pensava ad esportare l’epicentro della crisi in Europa. Un articolo del “Wall Street Journal”, del 10 febbraio 2010, riportato da Stefania Limiti durante lo sviluppo della crisi finanziaria, provocata nel 2008 dal crollo della finanza americana, riferiva di una cena ad alto livello tenutasi a New York per complottare una manovra finanziaria a cui in realtà si voleva dare la massima pubblicità, come se la segretezza fosse sfuggita al Wall Street Journal, strettamente controllato da Wall Street. Era  una notizia utile e necessaria per realizzare il piano di aggressione finanziaria all’Europa.
Pertanto si è fatto anche ricorso all’opera delle agenzie di rating, che hanno colpito l’area dell’euro, declassando il valore dei relativi titoli di Stato: un criminale gioco al ribasso per far riguadagnare al dollaro le posizioni di prestigio di qualche anno prima e contemporaneamente ottenere .lo sconquasso economico dell’Europa.
L’attacco delle agenzie di rating, preliminare ad una serie di vendite al ribasso, nella zona Euro, accompagnate da articoli negativi, ispirati da veline di Wall Street, si è completato infiltrando nei mercati sotto attacco anche una forma di strumenti finanziari derivati che si chiamano Credit Default Swaps(Cds) [57], detti  anche talvolta, più trasparentemente, derivati di assicurazione: una strategia con i mezzi più sofisticati, fra cui, anche altri famigerati derivati, definiti dal miliardario finanziere Warren Buffet  come "financial weapons of mass destruction (armi finanziarie di distruzione di massa).
In Europa avvenne che si infiltrassero anche venditori  di derivati provenienti dalla City e le stesse banche europee parteciparono all’operazione con strutture coperte  di queste vendite al ribasso; Renzo Pellicano ci riporta i particolari e ce ne spiega il cinico funzionamento.
Noi Italiani abbiamo perduto la guerra! Non abbiamo più diritti, non possiamo neanche sapere, capire; dobbiamo soltanto pagare per le truppe di occupazione che si fanno chiamare NATO.
Loro, invece, hanno vinto e continuano a festeggiare, in Russia ancora negli anni 1990, la vittoria della “Guerra patriottica”!  Sembrerebbe giusto: hanno vinto!
Due-trecentomila morti, due-trecentomila compagni lasciati a ingrassare la terra tedesca per la gloria dell’Armata Rossa, ma in sostanza soltanto per i concreti interessi del Capitalismo di Wall Sreet. Forse qualcosa era sbagliato… Ora il “Grande Timoniere”(!) Mikhail Gorbaciov, il luciferino Gorbaciov, invasato della setta massonica del Lucis Trust, sta cambiando le cose… ma in peggio: “privatizzare”.
Al reduce dalla Guerra Patriottica hanno portato un voucher per la proprietà dell’azienda ex statale, che non dà più salario; lo Stato non distribuisce più stipendi, né pensioni, né aiuti sociali. In un anno: sei, forse sette, milioni di morti di fame, di stenti, di malattie, provocate dalla deficienza assoluta di risorse economiche: vecchi, ragazzi, donne, ma anche uomini robusti muoiono!. Il Grande timoniere ripara lestamente in Occidente; Boris Yeltsin privatizza più rapidamente con l’aiuto del vice presidente Anatolij Chubais e di agenti della Cia come consulenti specializzati in privatizzazioni: è proprio la ”svendita del secolo”, la “Sale of the century”. I capitali vengono dall’America. In Russia la burocrazia statale, la Nomenklatura era costituita al 90 % da ebrei; fu facile intendersi tra correligionari per i capitalisti ebrei americani. Tutto fu privatizzato, perfino ad un centesimo circa del valore ufficiale; le enormi risorse del sottosuolo della Federazione Russa furono svendute a prezzi stracciatissimi.
Negli Stati Uniti già in tempo, finanzieri d’assalto si erano preparati a speculare sulle sventure  russe: si erano bene informati sui valori delle imprese più grosse, pingui e redditizie e sulle valutazioni delle grandi risorse minerarie dell’ex URSS; il loro intervento in massa fu ben descritto con una frase sarcastica: “l’attacco dei piraña alla carcassa di un bue grasso caduto nel fiume”.
Dalla Reuter, 1° agosto 2011: «Il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “come parassiti». La sua dichiarazione fa eco con  l’attacco di Stalin nel 1950 all'egemonia tirannica del dollaro. Stalin, come Kennedy, venne poi ucciso (avvelenato)  perché tentava di instaurare nel 1952 il rublo d'oro, uffrendo la possibilità di evitare, così, di utilizzare il dollaro come moneta mondiale di scambio. Oltre ad essere un affronto per coloro che volevano il dollaro come moneta di egemonia mondiale anche per pagare il petrolio, la politica di Stalin costituiva un attacco diretto al sistema di dominio mondiale del dollaro. Stalin fu avvelenato; tanto è bastato, ovviamente, per i Banksters, per comprare qualche traditore in Russia. Questa tesi è sostenuta egregiamente dal prof. Nicolai Starikov in molti libri, tutti purtroppo non ancora tradotti dal russo [58]. (Ovvio).
Dobbiamo ricordare che nel luglio del 1944, a Bretton Woods, fu concordato che il dollaro sarebbe stata l’unica moneta convertibile in oro; mentre tutte le altre valute potevano essere commutate esclusivamente in dollari. Con tale espediente si obbligavano gli stati a munirsi di dollari per i loro acquisti internazionali, incrementando così gli introiti da signoraggio della Federal Reserve e consentendo agli USA l’acquisto di beni e servizi all’estero disponendo di dollari, stampandoli senza limiti.
Ma nel 1971 gli USA, non potendo onorare gli impegni presi, annullarono la convertibilità del dollaro in oro. In seguito si diede una nuova convertibilità al dollaro, un surrogato, rendendo obbligatorio il pagamento in dollari per l’acquisto di petrolio; il dollaro così riusciva a mantenere il ruolo di prima moneta di scambio e bene di rifugio internazionale. Ovviamente gli Usa, stampando dollari senza alcun limite, avevano ottenuto anche la possibilità di acquistare beni e servizi senza limiti all’estero; se ne giovarono l’economia generale degli USA e quindi anche le disponibilità dei civili americani a carico del resto del mondo.
Giovedì 3 luglio 2014 Vladimir Putin ha dichiarato alla televisione: «nei primi anni Novanta le privatizzazioni-truffa in Russia? Furono manovrate dalla CIA; agenti della CIA affiancarono l’allora vicepremier Anatolij Chubais come consulenti specializzati nella privatizzazione di beni pubblici di Stato. Molti di questi agenti – ha aggiunto Putin – furono poi processati negli Stati Uniti per essersi arricchiti in maniera illecita, durante il processo di privatizzazione nel nostro Paese. Due di questi agenti erano membri dell’organizzazione “umanitaria”  USAID”».
Sembra che nessuno abbia ancora osato impegnarsi nella gravosa fatica di quantificare il potere di rapina dei piraña dell’International Banking Fraternity  nella “Sale of the Century”, la Svendita del Secolo, in Russia negli anni Novanta. Se ne è dovuto occupare Putin, il quale avrà incaricato suoi collaboratori di raccogliere i dati di queste privatizzazioni-truffa: un lavoraccio lungo, pesante e pericoloso [59]. Intanto Putin ha cominciato a recuperare e a ri-statalizzare tre importanti comparti del settore energetico russo.
Buon lavoro presidente Putin per la giustizia e per la lotta contro il capitalismo di rapina mondialista!

[1] Emilio Gentile, La democrazia di Dio. La religione nell’era dell’impero e del terrore, Laterza, Roma-Bari, 2006. Cfr. anche il fondamentalismo religioso di matrice evangelical negli Usa nel libro: Gli eletti di Dio. Lo spirito religioso dell’America, di Marco Nese, dove ha descritto in quale maniera la sindrome elettiva dei puritani non tenda per nulla ad una democrazia sociale, quanto invece ad una “repubblica teocratica” su base oligarchica, strumento diretto di una ristretta minoranza di fondamentalisti, che si spacciano come possessori di un mandato universale, del quale assicurano che si tratta della diretta volontà del Geova biblico. Quella che normalmente si direbbe una patologia da alienati è divenuta la giustificazione di un gigantesco potere che avanza pretese di universalità, e che ottiene incredibili riscontri di assuefazione e persino di condivisione, attraverso lo strumento della minaccia e dell’intimidazione, oppure dei beni materiali diffusi, col miraggio dei quali si registra l’ammorbidimento dell’opinione pubblica internazionale.
[2]Si possono trovare conferme nel libro di Sergio Romano, Il rischio americano. L’America imperiale, l’Europa irrilevante,  Longanesi,Milano, 2003, p. 17 e ss.
[3]WASP, il gruppo etnico dominante fino a cinquant’anni fa negli Stati Uniti. Una concezione tracotantemente razzista, che ha dovuto piegarsi, però, all’intromissione di molto facoltosi ebrei. Un pervadente fondamentalismo trovava e trova i suoi riferimenti in tanti incitamenti della Bibbia -  testo sacro, nella propria traduzione, anche per tutti i Wasp.

[4]Edgar L. Jones,  corrispondente di guerra per il mensile nordamericano “Atlantic Monthly” (nell’articolo  “One War is Enough”: numero di febbraio 1946).  Ma la “psicopatia” non era limitata al rango di soldato, lo stesso generale  Mark Clark, Ike Eisenhower erano soggetti da studiare per psicopatia. Lo spietato generale George Patton, che il 9 luglio 1943, prima dello sbarco a Gela: «Kill, kill and kill some,…» incitava ad assassinare gli avversari che avessero opposto una resistenza troppo decisa, anche se poi si fossero arresi: «… se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di assassini, perché gli assassini sono immortali!».
[6] L’anglosassone Fabian Society era un’ affiliazione massonica mondialista socialistica, diffusa in America e nell’impero britannico.
[7]Nicola II era angustiato dai precedenti prestiti ottenuti da Alessandro II e Alessandro III, per cui era stata costituita  "in pegno" buona parte del tesoro dei Romanov, custodita nelle casse delle Accepting Houses londinesi.  Era , quindi, praticamente, nelle mani dei Rothschild.
[8]Il Giappone visto come potenza continentale eurasiatica per la sua Weltashauung e per la sua “Civiltà continentale”.
[9]La scienza geopolitica vede nella storia due opposti in costante competizione per la conquista di nuovo spazio vitale via terra o via mare: potenze terrestri o “continentali” e potenze “marittime”. Esempio classico nella storia antica la competizione tra Roma e Cartagine, tra l’Impero ”terrestre” di Roma e l’impero “marittimo” dei fenici. Si può riscontrare nelle due manifestazioni geopolitiche lo sviluppo di due concezioni della vita, di due civiltà: la “civiltà marittima” basata sulle ricchezze materiali, sull’individualismo, sugli interessi economici e quindi sul liberismo economico e sul prevalere dell’economia sulla politica; la “civiltà continentale”, al contrario, si basa su principi diametralmente opposti a quelli ”atlantisti” e cioè sull’idealismo, sull’autorità e la gerarchia, sulla comunità e sulla nazione, cioè in definitiva sul primato della politica sull’economia.
[10]L’anglosassone Fabian Society era un’ affiliazione massonica mondialista socialistica, diffusa in America e nell’impero britannico.
[11]Corporate significa gruppo di potere che manipola lo Stato per i propri egoistici interessi:”neocorporativismo anglosassone”. Al contrario nel corporativismo fascista, le corporazioni sono organi dello Stato che partecipano alla vita politica nell’interesse collettivo della Nazione. Il concetto è stato stravolto nel dopoguerra dalla “guerra delle parole” per cui il termine “corporativo”si usa impropriamente e faziosamente per qualificare interessi di parte.
[12]La politica delle “Ententes”con la Francia e la Russia venne consolidata dal massone sir Edward Grey quando divenne ministro degli Esteri.
[13]La Pilgrim’s Society era ed è tuttora un’associazione segreta angloamericana di ordine superiore, collegata, ovviamente, con l’International Banking Fraternity.
[14]Nella battaglia di Sedan (31 agosto - 1º settembre 1870) la Francia di Napoleone III fu sconfitta dalla Prussia di Otto von Bismarck, preludio alla cessione dell’Alsazia e della Lorena. Ma era ugualmente importante: controbilanciare, con un’azione militare, la crescente inferiorità economica e demografica nei confronti della Germania.
[15] Alfred Mahan, The Interest of America in Sea Power , Present and Future, Boston, 1897.
[16]Alfred Mahan, The Interest of America in Sea Power, Edizioni ‘Sampson Low’, London, 1890. (Traduzione in italiano edizioni ‘Casanova’, Torino, 1904).
[17]Le manovre militari ai confini del Canada e perfino la costruzione di tre piste di volo nella prossimità del confine, piste  ben individuabili perché malnasoste con strisce di zolle erbose mal disposte, che costituivano una chiarissima  minaccia di guerra degli USA al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda se non fosse entrata in guerra contro la Germania, anche per il vincolo di un pesantissimo debito di guerra (della Prima Guerra Mondiale). Un asservimento che con la Seconda Guerra mondiale sarebbe aumentato sproporzionatamente.
[18]Jacques Bordiot, Le Gouvernement Invisibile. edizioni ‘Avalon’, Paris, (Francia) 1987.
[19]Curtis B. Dall, F.D.R.My Exploited Father-in-Law, ( F.D. Roosevelt il mio sfruttato suocero) Action Associates, Washington, 1970, p.137. Dall, ex genero del presidente Franklin Delano Roosevelt, fu un alto funzionario della potente banca “Lehman Brothers”, della quale almeno uno dei fratelli faceva parte della loggia massonica ebraica B’nai B’rith
[20]Altra “eminenza grigia” israelita, longa manus della Confraternita del Grosso Capitale transnazionale, di cui avremo presto occasione di parlare per altre operazioni segrete. Edward Mandell House era in contatto con i più potenti banchieri israeliti di New York, in particolare con  Paul e Felix Warburg, Otto H. Kahn, Louis Marburg, Henry Morgenthau, Jacob e Mortimer Shiff, Herbert Lehman e manteneva anche potenti relazioni con banchieri e politici in Europa.(Dan Smoot, The invisible Governement, Western Islands , Belmont (Mass), 1962, p. 2).
[21]Jakob Schiff, nell’ aprile 1918 ebbe a dichiarare pubblicamente che grazie al suo appoggio finanziario la rivoluzione russa era riuscita.
[22]Cfr. Joaquin Bochaca, La finanza e il potere, Edizioni di Ar, Padova, 1982, p. 49. Epiphanius, Massoneria e sette segrete, cit., pp. 285 – 291.
[23]Epiphanius, Massoneria e sette segrete…, cit., p. 324, scrive: «…nel 1918 il “Colonnello” House, attraverso Wilson, nomina i plenipotenziari negoziatori a Versailles, tutti, nessuno escluso, appartenenti alla massoneria, alla Round Table, o alla Pilgrims’ Society con la sponsorizzazione dell’Alta Finanza, posta allora sotto il controllo delle grandi famiglie ebraiche». I politologi chiamano l'”Inner Circle” il circolo ristretto di consiglieri che lavorano con il presidente americano, sovente scavalcando la Costituzione (e talvolta persino lo stesso presidente), agendo illegalmente ed in segreto. Basterebbe ricordare l’incredibile vicenda occorsa Il 25 settembre 1919, prima della conclusione della conferenza di pace di Parigi, quando Wilson fu colto da un ictus, e dopo una settimana da un secondo attacco, che lo rese quasi totalmente inabile. La gravità della sua menomazione venne tenuta segreta fino alla sua morte, Wilson fu tenuto lontano da tutti: dal suo vice presidente Thomas R. Marshall, dal suo governo e dai parlamentari in visita alla Casa Bianca, per il resto della sua presidenza.
[24]Come sarebbe stato possibile un qualsiasi progresso economico partendo da un’economia inflazionata al massimo, quale si può evincere dalle allucinanti cifre riportate da Renzo Pellicano? Lo storico americano Antony Ciril Sutton (docente di economia e storia all'Università di Stato della California), col suo libro “Wall Street and the rise of Hitler”, ha rivelato e comprovato che la regia dello scenario europeo di allora andava ricercata non in Germania, bensì a New York in un palazzo sito al 120 di Broadway, vale a dire nell’American International Corporation (AIC): zoccolo duro di Wall Street.
[25]Una manovra truffaldina che si è ripetuta in seguito, anche per le cosiddette “privatizzazioni” in Italia e in altri Stati.
[26]Non a caso - osserva il prof. Antony Cyril Sutton, eminente storico ed economista americano - i negoziati per la "ricostruzione" videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come Charles Dawes e Owen Young, notori esponenti dell'Establishment supercapitalista, dall'altra il presidente della Reichsbank Hjalmar Horace Greeley Schacht, legato all'Establishment da vincoli familiari, l'uomo che si rivelò il "legame chiave tra l'élite di Wall Street e il circolo più chiuso di Hitler". (Antony C. Sutton, Wall Street and the rise of Hitler, ’76 Press, Seal Beach, California, 1976,p.18).  Vedi anche Henry Coston, La Haute Finance et Ies Révolutions, Parigi, 1963.
[27]Antony C. Sutton, Wall Street and the rise of Hitler, cit.
 [28] A. C. Sutton, op. cit.,  p. 18.
[29]Sutton Antony C., nel suo libro “Wall Street and the rise of Hitler” ha rivelato e comprovato che la regia dello scenario europeo di allora andava ricercata non in Germania, bensì a New York in un palazzo sito al 120 di Broadway, vale a dire nell’American International Corporation (AIC): zoccolo duro di Wall Street. Anche Churchill e Roosevelt  d’accordo, avevano bisogno di Hitler per provocare la scintilla, a Danzica, da far apparire come la provocazione della seconda guerra mondiale, già. dettagliatamente progettata  da loro. Forse ancora troppo pochi sanno che anche Stalin  aveva bisogno di spingere Hitler alla guerra, come ha dimostrato ancora meglio Viktor Suvorov , ex alto ufficiale dei quando pubblicò a Parigi, per le Edizioni Olivier Orban, Le brise glace - Juin 1941: le plan sécret de Staline pour conquerir l’Europe, In poche parole, Stalin avrebbe voluto conquistare l’Europa, una volta che Hitler, come una nave rompighiaccio, avesse aperto la strada all’Armata Rossa sfiancando le nazioni europee. Infatti Stalin, oltre ad aver favorito in ogni modo l’economia tedesca, impose anche al partito comunista tedesco di appoggiare i nazionalsocialisti nelle elezioni del 1933 e addirittura consentì ai reparti dell’esercito e dell’aviazione tedeschi di effettuare esercitazioni segrete nel territorio sovietico, lontani dalla vista delle Commissioni alleate di controllo.,
[30]Suvorov Viktor, (Vladimir Rezun: Le brise glace - Juin 1941: le plan secret de Staline pour  conquerir l’Europe, Ed. Olivier Orban, 1989..
[31]Benito Mussolini, scritti da “Dottrina del Fascismo”, vol. VIII, p. 259 sgg. Dopo la crisi del 1929, l’“italiano nuovo” avrebbe salvato i popoli dell’Occidente dal pericolo di degenerazione.
[32]Per portare il teatro nei piccoli centri si faceva circolare il cosiddetto “Carro di Tespi”.
[33]Enzo Erra, Le radici del fascismo, una storia da riscrivere, Settimo Sigillo, Roma,  1995, pp. 83, 84.
[34]Renzo De Felice, Intervista sul fascismo,  a cura di Michael A. Ledeen, Laterza, Roma-Bari, 1975, p. 40.
[35]Idem, p. 41.
[36]Riportato da Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione, Laterza, Roma-Bari, 2002, p. 236.
[37]Vedasi: La partecipazione dei volontari napoletani alla guerra, intervento di Antonio de Pascale al convegno di studi storici “Napoli nella seconda guerra mondiale”, Napoli, 2005. Atti pubblicati dall’Isses, Napoli (www.isses.it).
[38]Aldo Grandi, Gli eroi di Mussolini, Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista, Rizzoli, Milano, 2004. Riporto per brevità soltanto i primi tre punti del decalogo della Scuola di Mistica Fascista:
1). "Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere."  
2). "Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo."  
3).
"Essere intransigenti, domenicani, fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia: ugualmente capaci di comandare e obbedire."
[39]Luigi Emilio Longo, Dalla formazione teorica all’azione, su “Historica Nuova”, anno IV,  N° 10,  p. 19.
[40]Renzo De Felice, Intervista sul fascismo,  a cura di Michael Ledeen, Bari, Laterza, 1975.  p. 52.
[41]Si deve notare che la Gran Bretagna, se veramente avesse voluto, avrebbe potuto impedire il passaggio delle navi italiane attraverso il Canale di Suez e bloccare così ogni possibilità italiana di conquista. No, da parte britannica si voleva che prendessimo l’Etiopia, per poterci condannare alle sanzioni e gettarci nelle braccia di Hitler, onde poter combattere entrambi i fascismi nella guerra che stavano preparando le demoplutocrazie. Comunque, in contraccambio al consenso al passaggio indisturbato attraverso il canale di Suez gli avidi inglesi si fecero cedere gli assetti dell’Agip nel petrolio dell’Iraq.
[42]Michel Sturdza, The suicide of Europe, Western Islands edition, Boston,1968.
[43]David Irving, Hitler’s War, Avon History, 1989.
Che tipo di guerra volesse la Germania, quando e contro chi, è ancora materia di discussione, dal momento che Hitler non era uomo da documentare le proprie decisioni. Ma due cose sono chiare: una guerra contro la Polonia (appoggiata dalla Francia e dalla Gran Bretagna) nel 1939 non era assolutamente nei suoi piani strategici e la guerra che alla fine fu costretto a combattere sia contro l'URSS sia contro gli USA era l'incubo di ogni generale e diplomatico tedesco.
[44]Michel Sturdza, The suicide of Europe, Western Islands edition, Boston,1968..
[45]Ferdinand Lundberg, The Rich and the super-Rich, Isle Stuart, New York, 1968, best seller che ha avuto una dozzina di edizioni in un solo anno, citato da Yann Moncomble, Les vrais responsables de la troisième guerre mondiale, Paris, Ed. Yann Moncomble, 1982, p. 82.
[47]L'OSS, l'antenato militare di quello che diventerà la CIA, durante la seconda guerra mondiale aveva lo scopo di produrre propaganda antinazionalsocialista e antifascista per la 5a Armata americana e collaborare con l'8a britannica per gli stessi obbiettivi. La sezione «Moral Operations Rome» è stata una delle sedi più importanti dell'OSS.
[48]Archivi Nazionali di College Park (Maryland) nella cartella classificata RG 226, Entry 108b, box 67. Se non fosse stata trovata la documentazione dimenticata in archivio, ci sarebbe stata ragione di pensare  all’esuberanza di un romanziere.
[49]Retinger fu anche «l’ideatore del Bilderberg Group,  massone del 33° grado, sedeva fra i più alti dignitari delle Logge polacche e svedesi e intratteneva rapporti con diverse eminenze dell'Ordine dei Gesuiti e con uno degli esperti del Vaticano (fautore di un avvicinamento fra Chiesa e Massoneria, cfr. Philip Gardiner, Secret Societies, 2008) il rev. Padre Gruber». Retinger manteneva strette relazioni col più anziano «Colonnello» israelita Edward Mandell House (altra eminenza grigia già più volte menzionato), con la potentissima famiglia ebraica dei Warburg, col Pilgrims Henry Morgenthau, appartenente all'entourage del 33º Grado Franklin Delano Roosevelt, col banchiere internazionale Herbert H. Lehman, membro della B’nai B’rith e della Pilgrims Society, e col banchiere, Bernard Baruch, (altra eminenza grigia, come si ricorderà) a sua volta membro di rilievo della Pilgrims Society e del Council on Foreign Relations.
Con l’intreccio delle sue relazioni e amicizie, con l'appoggio finanziario della famiglia Rockefeller e la collaborazione  del principe Bernardo di Olanda, Retinger fondò nel 1954 anche il Bilderberg Group, dal nome dell'hotel olandese in cui si tenne dal 29 al 31 maggio la prima conferenza, con la partecipazione di un centinaio di persone. La visione di Retinger  e di Bernardo d’Olanda era: “annullare le tradizioni, le culture e le sovranità delle nazioni in un'Europa Unita per arrivare attraverso il Gruppo Bilderberg ad un Mondo unito, guidato proprio dal Bilderberg e da altre Organizzazioni Sovranazionali. Riportiamo qualche nome di italiani, alcuni di loro “membri”, altri semplici invitati al convegno del Bilderberg, a Stresa nel 2004: Mario Monti; Romano Prodi; Alessandro Profumo, Credito Italiano; Sergio Romano, editorialista della Stampa;  Paolo Scaroni, Enel; Giulio Tremonti; Marco Tronchetti Provera, Pirelli; Valter Veltroni, Unità; Emma Bonino; Giovanni Agnelli; Umberto Agnelli; Mario Draghi; Gabriele Galateri, Mediobanca; Giampiero Cantoni, BNL; Gianni De Michelis; Giorgio La Malfa; Claudio Martelli; Rodolfo De Benedetti.
[50]Per controllare meglio e finanziare il nuovo assemblamento dell’Europa fu creato nel 1948 il Comitato americano per l’Europa unita,. Il presidente era proprio Donovan, che però allora, appariva come un qualsiasi avvocato privato.
[51]Le élites dei Popoli europei avevano cementato nella lotta comune “del sangue contro l’oro” un profondo sentimento unitario europeo, che affiorava nel cameratismo più profondo, rimasto, però, ancorato al sentimento patriottico della rispettiva Nazione. Su questi spontanei sentimenti non fu facile, ma tuttavia si riuscì ad innestare l’idea di un’Europa unita, nel progressivo annullamento della sovranità dei governi nazionali. Si dovette molto insistere e faticare per annullare le voci fasciste che volevano “un’Europa delle Patrie”; Jean Thiriart inseguì velleitariamente un grande sogno: “l’Europa, non supina e suddita, ma libera, unita, armata e indipendente”. Lo stesso Charles De Gaulle, meno velleitario, dalla presidenza della Repubblica francese,  si batteva  per “l' Europa delle patrie”, contro “l'Europa dei popoli” di Coudenhove Kalergi. Ma tutto fu superato nel lavaggio del carattere dei popoli e nell’ingaggio di tanti faccendieri, improvvisatisi politici, corrotti o ammansiti furbescamente nel conformismo più allettante e obbligatorio per chi aspirava a far carriera.
[52]Secondo documenti trovati da Joshua Paul, ricercatore della Georgetown University di Washington nell’US National Archives, di Washington, per favorire una Unione Europea controllata dagli USA, è statò costituito nel 1948, l’ACUE (American Committee for United Europe). il “Comitato americano per l’Europa unita.” Presidente, come sappiamo, era Donovan, vice-presidente è stato Allen Dulles, che negli anni Cinquanta divenne direttore della CIA. Inoltre si sfruttò anche la collaborazione organizzativa del generale Walter Bedell Smith, che in seguito fu primo direttore della CIA. Vi operavano anche discretamente decine di agenti ex-OSS (branca “Guerra psicologica”), che si muovevano dentro e fuori la CIA. Il finanziamento dell’ ACUE veniva dalle fondazioni Ford e Rockefeller, nonché da gruppi di business con stretti legami con il governo degli Stati Uniti. Il capo della Fondazione Ford, ex-agente OSS Paul Hoffman, fu preposto come capo dell’ACUE alla fine degli anni Cinquanta. Si noti la disinvoltura con cui la plutocrazia mescola pubblico e privato, anche nei finanziamenti; ovviamente i finanziamenti secondo la prassi plutocratica, producono la certezza del dominio, ma anche il guadagno sui finanziamenti versati.. Lo stesso Joshua Paul  ha documentato che la ACUE (American Committee for United Europe). ha finanziato il Movimento europeo (United European Movement), la più importante organizzazione federalista negli anni del dopoguerra. La Campagna europea della gioventù, un braccio del Movimento europeo, è stata interamente finanziata e controllato da Washington. Ad esempio, il regista belga, barone Boel, tanto per citarne uno, ha ricevuto i pagamenti mensili in un conto speciale. Il 19 settembre 2000, il ”Telegraphbritannico ha rivelato finalmente: “Eurofederalisti finanziati dai capi dello spionaggio statunitense “.
[53]Pertanto, due istituzioni (Commissione e Consiglio), che sono dominate da pochi personaggi, hanno tutto il potere nella Comunità Europea. L’unica istituzione formalmente rispettosa dei dettami democratici è il Parlamento europeo, ma non viene consultato su questioni importanti. Si fanno proprio chiacchiere accademiche per mantenere le apparenze, chiacchiere molto spesso del tutto inutili, ma sempre troppo ben pagate. Poiché il diritto comunitario è stato imposto al di sopra del diritto nazionale, i Parlamenti nazionali sono stati  privati ​​del loro potere a favore di un Parlamento che non decide le questioni importanti: un’evidente e sfacciatamente arrogante violazione dei diritti degli Stati membri da parte della UE.
[54]A Davos, in Svizzera, si svolge il consueto World Economic Forum , la consueta carrellata di big della politica, dell’economia e delle imprese.
[55]la cui presenza è stata stabilita con accordi segreti, in spregio alla sovranità nazionale, presi nel 1944 dal CLN con le truppe di occupazione  anglo-americane, che non sono noti se non al capo del governo e ad  alcuni membri dello stesso,
[56]Mauro Bulgarelli, ex deputato verde, ha denunciato: “Ogni anno gli italiani versano in media 400 milioni di euro per le basi Usa Nato”. www.youtube.com/watch?v=_WMWLvxDvco pubblicato in data 05/aprile 2013. L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (viene comunemente denominata NATO: in inglese North Atlantic Treaty Organization. Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington, D.C. da dodici Stati (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti) il 4 aprile 1949 ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno. Dal 1952 al 1969  altri sedici stati aderiranno al patto. Nel 1949 incontrò una forte resistenza francese, trascinatasi a lungo per i timori francesi, complicati da interferenze sovietiche per l’Indocina francese. La rsitenza francese si ammorbidì dopo l’impegno della Repubblica Federale di Germania a non armarsi di bombe atomiche, di armi chimiche e e biologiche. E solo allora la Repubblica Federale di Germania divenne a pieno titolo un membro della NATO. Il giorno prima era entrato in vigore lo Statuto europeo sulla Saar. Quando gli Alti Commissari alleati dichiararono la fine del regime di occupazione, questo cessò ufficialmente. La Repubblica Federale di Germania era rientrata a far parte formalmente del consesso delle nazioni, ma restò occupata militarmente anche più di prima. Vedasi: “Helga Haftendorn analizza le discussioni e gli eventi che 50 anni fa hanno caratterizzato l'adesione della Germania alla NATO.” .
[57]. Un cds è una scommessa fatta da un terzo rispetto alla bancarotta o meno di un altro titolo (spesso fatta nel caso in cui colui che fa la scommessa non e' il proprietario del titolo di cui si tratta: “naked cds”, cds allo scoperto). E' come scommettere su un cavallo che appartiene ad un altro. Sembra una fantasia di un cervello malato, ma si tratta di un caso reale che ha trovato milioni di investitori, producendo danni gravissimi, un mix infernale di gioco d’azzardo e finanza, A ben pensare, i cds sono illegali: se fossero polizze di assicurazione, bisognerebbe incriminare i venditori perché non hanno fatto le formalità legali per registrarsi come società assicuratrici, ne' hanno le riserve di capitale: chiunque può vendere cds anche se non ha risorse ne' fondi. Se i cds si valutassero come giochi di azzardo, allora bisognerebbe incriminare i venditori come operatori di una bisca fuorilegge. Si potrebbe quindi colpire i cds senza nuove leggi, solo con quelle già esistenti. Evidentemente manca la volontà di intervenire. Pertanto, nella primavera del 2011, il ministro tedesco delle finanze Shauble ha introdotto una serie di misure contro i cds allo scoperto (naked credit default swaps): si tratta di misure che hanno avuto un effetto positivo per la stabilità dell'euro e delle obbligazioni dell'eurolandia. L'ufficio di Londra di AIG aveva emesso cds per 3 mila miliardi di dollari. più del prodotto nazionale lordo della Francia. I cds hanno distrutto la più grande ditta assicuratrice del mondo, l'AIG, nel settembre 2008, ma iI cancro dei derivatives continua a crescere. I fatti che più ci riguardano ci dicono che i cds sono stati impiegati per scatenare vere e proprie ondate  speculative, come quella che ha colpito la Grecia e che ha attaccato l’euro, è per questo che in Europa ma anche negli Stati Uniti si cerca di intervenire per combattere questi strumenti micidiali.
[58]  prof. Nikolai Staricov, del quale sono stati pubblicati tutti I seguenti libri;"
·       Who Killed the Russian Empire? The Major Mystery of 20th Century.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)
·       "Myths and Truth about Civil War. Who Finished Off Russia?", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)
·       "Betrayed Russia. Our 'Allies' from Godunov to Nicholas II.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2007. (in Russian)
·       "From Decembrists to Mujahids", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
·       "Who Forced Hitler to Attack Stalin?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
·       "Chercher la Oil. Why Our Stabilizing Fund is Placed There?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
·       "Crisi$: How is It Organized", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)
·       "Saving Dollar is War", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)
·       "The nationalization of the ruble is the path to freedom of Russia.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
·       "Crisis: How to do it (+ audio CD, read the author)", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
·       "Chaos and Revolution is the weapon of the dollar.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
Krushov. poi, nel 1962 abolì il rublo d'oro e riallacciò i rapporti con gli Stati Uniti.
[59]Pericoloso, ovviamente perché lesivo di troppi ed enormi interessi.