lunedì 19 settembre 2016

LA MENZOGNA DI ULISSE...

La menzogna di Ulisse - Il fatto storico del presunto olocausto

Verona, primavera 2016
Caro Giovane Ragazzo,
intanto per proseguire questo percorso epistolare, partiamo dalla “Menzogna di Ulisse”. Il fatto “storico” del presunto olocausto, dell’ asserito sterminio programmato di 6 milioni di ebrei.
All’asilo del diritto insegnano che esistono due verità: 1 - la verità storica, o verità “vera”. Quella conosciuta solo dal Buon Dio per chi crede. Una astrazione filosofica; 2 - la verità processuale, ovvero quella raggiunta attraverso il rispetto delle regole del processo. E qui vi possono essere tante diverse verità (anche in contrasto tra loro) a seconda dei vari processi (il processo civile, il processo penale, il processo amministrativo, il processo canonico etc. etc.). A Norimberga nel ’45 può dirsi raggiunta la verità processuale sull’esistenza dell’olocausto? Si può sostenere che a Norimberga si sia tenuto un processo che rispettasse i principi normalmente adottati nelle aule dei tribunali del mondo civile? Assolutamente no!
A partire dai Giudici, prescelti individualmente dalle potenze vincitrici, dalla impossibilità della difesa di poter difendere i propri assistiti. Un esempio tra mille, l’accusa principale nei confronti degli imputati al “Non processo” di Norimberga era quella di aver partecipato ad una guerra di aggressione contro la allora Unione Sovietica.
Al punto 2) della dichiarazione di guerra consegnata dall’Ambasciatore tedesco a Mosca, al Ministro degli esteri dell’allora U.R.S.S., si dà ragione di tale dichiarazione di guerra con il fatto che l’U.R.S.S. fosse in procinto di attaccare la Germania.
Questo fatto dell’imminente attacco sovietico è verosimile perché dalle informazioni dei servizi segreti tedeschi risultavano 190 divisioni sovietiche schierate in assetto di attacco sul confine con la Germania. I “servizi” tedeschi si sbagliavano per difetto, non erano 190 le divisioni sovietiche pronte ad aggredire l’Europa, ma trecento!
Oggi lo storico russo Suvorov conferma la circostanza che Stalin volesse conquistare l’Europa spingendosi fino in Portogallo.
In un processo tale circostanza (dell’imminente attacco sovietico) sarebbe stata dirimente per provare l’infondatezza dell’accusa contro gli imputati.
Alla difesa degli imputati fu negato il diritto di accedere alla documentazione dei sovietici, così come quella delle altre Potenze vincitrici.
Al contrario al “ Non processo” di Norimberga, alla Pubblica Accusa veniva consentito di attingere a piene mani dalla documentazione raccolta da parte dei vincitori. Addirittura questa documentazione raccolta senza alcuna tutela sulla sua genuinità (senza la presenza di difensori, senza alcuna regola), faceva piena prova al dibattimento. Comprese le deposizioni rese sotto tortura.
Passiamo poi all’olocausto. A parti pressoché invertite, quando i tedeschi scoprirono in Polonia le fosse di Katyn con i cadaveri di 2.000 (duemila!) ufficiali dell’esercito polacco, anche se altre fonti parlano di oltre 9000 ufficiali scomparsi, i tedeschi non si limitarono a raccogliere testimonianze orali, ma promossero una Commissione medica internazionale alla quale parteciparono medici patologi anche di Stati neutrali alla guerra in corso (es. Brasile e Svizzera) e persino (nella Commissione) con rappresentanti della resistenza polacca in guerra contro la Germania. Per l’Italia partecipò nella Commissione il professor Franz Pagliani poi dirigente del M.S.I.
Vennero riesumati e numerati tutti i cadaveri trovati sepolti, effettuato un esame autoptico per accertarne ad uno ad uno le cause e il periodo di tempo della morte.
La Commissione medica all’unanimità stabilì la responsabilità dell’U.R.S.S. per quelle morti.
Al “Non processo” di Norimberga niente di tutto questo venne fatto. Le montagne di cadaveri riportati nelle foto erano disgraziati morti di tifo i cui corpi vennero riesumati per la propaganda dei vincitori.
Non venne mai fatta nessuna autopsia! Nessuna commissione medica accertò le cause di quelle morti.
Nella commissione medica avrebbero potuto farne parte Stati neutrali come l’Irlanda di Eamon de Valera e il Portogallo di Salazar (sono gli unici due Stati che listarono a lutto le loro bandiere per la morte di Hitler), oppure medici tedeschi, nessuno venne di tutti costoro venne invece coinvolto per accertare scientificamente l’esistenza dello sterminio per il quale sono stati mandati al patibolo quasi tutti i vertici del Reich.
Quasi tutti andarono al patibolo, non il numero due di Hitler l’architetto Albert Speer, responsabile della produzione bellica nei campi c.d. di sterminio.
Speer si difese dicendo che sarebbe stato “stregato” da Hitler. Per essersi difeso con una sciocchezza del genere venne condannato solo ad una pena detentiva e scampò il patibolo a differenza di tanti altri suoi coimputati con enormi minori responsabilità.
Appare del tutto verosimile che Speer si sia salvato barattando la vita mediante il tradimento e la consegna agli USA delle ricerche sull’arma atomica. Non è certo un caso che solo qualche mese dopo la resa della Germania (maggio ’45) gli USA solo allora furono in grado di perfezionare gli inneschi della bomba atomica sganciandola nel Luglio del 45 sulle città di Hiroshima e Nagasaki (obiettivi civili e non militari).
Il “Non tribunale” di Norimberga è ulteriormente confermato dal divieto di applicare agli imputati la consuetudine di diritto internazionale del “Tu quoque”, (anche Tu l’hai fatto…).
Sempre il “Non Tribunale” di Norimberga si è distinto applicando norme di diritto penale con efficacia retroattiva. Alla faccia del principio giuridico applicato in tutti gli stati civili, della irretroattività delle norme penali (nullum crimen sine lege), ovvero il principio sacro della legalità penale.
Appare del tutto convincente considerare il “Non tribunale“ di Norimberga un plotone di esecuzione mascherato da una finta legalità.
Da un plotone di esecuzione non può certo pervenire una verità processuale . Essendo onere di chi afferma la veridicità dell’olocausto provarne l’esistenza (onus probandi incumbit ei qui dicit…), possiamo con assoluta tranquillità affermare che non sia stata offerta la prova dell’esistenza dell’olocausto.
Finire in galera per avere negato l’esistenza dell’olocausto è un ulteriore conferma della sua inesistenza. Le verità storiche si provano con la razionalità della ragione e non con le manette. Con le manette si impongono le falsità storiche.
Caro il mio giovane ragazzo, non temere di negare l’olocausto. Come disse Ezra Pound agli agenti del F.B.I. che gli chiesero il perché un cosi celebre Poeta fosse stato dalla parte dei vinti, Pound rispose: Se un uomo non ha il coraggio di sacrificarsi per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o è quest’uomo a non valere nulla.
Alla prossima lettera.
Luigi Bellazzi
 
                                                                                                                                                   

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