giovedì 20 ottobre 2016

FESTA SULLA NAVE DEI FOLLI

FESTA SULLA NAVE DEI FOLLI





In questo 2.016 la parte finale del mese di Aprile ha riservato molti giorni festosi per la classe dirigente politica italiana per molti cittadini. Partiamo nel descriverli in ordine cronologico: il ventitre Aprile si è commemorata   la Pasqua ebraica, ricorrenza che ha visto la partecipazione emotiva di tutti i capi dei maggiori partiti italiani, parlamentari e non. Su molte questioni infatti assistiamo a liti furiose nei vari salotti televisivi,  ma quando si tratta di rendere omaggio al popolo giudeo l’arco parlamentare si unisce compatto e dimentica tutte le divisioni.

Ecco quindi che  un coro unanime accompagna gli ebrei nei loro festeggiamenti, fatti svolgere in alcune circostanze, come ad esempio nella città laziale di Fiuggi, presso   alberghi  lussuosi dove, temendo che oltre centinaia di abbracci potessero celarsi pericolosi antisemiti, sono stati impiegati decine di agenti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e addirittura della Forestale, sottraendoli al loro compito di difesa del territorio nazionale italiano nei loro ambiti di competenza.

Ogni anno in Italia questo è il quadro che si registra in corrispondenza della data in cui cade la Pasqua ebraica, col presidente della Repubblica di turno, in questo caso Mattarella, che compie le solite dichiarazioni ormai rituali, cosi come tutto il resto delle maggiori cariche istituzionali.

 Quest’anno però si assiste alla concretizzazione di un preoccupante ma purtroppo alquanto prevedibile scenario. Se il servilismo del mondo politico e in senso più ampio dirigenziale di questa Italia   è talmente reiterato da non suscitare più in noi alcun sentimento di meraviglia, appare oggi chiaro che bisogna fare i conti, oltre che con un sostegno che possiamo definire per comodità di linguaggio di tipo “ideologico-spirituale” di una parte consistente del popolo italiano verso il complesso mondo ebraico, con una vera e propria voglia di conoscenza che giunge nei casi più estremi a livelli di immedesimazione ed idolatria.

Si pensi in questo senso che la prima edizione del Talmud edito in italiano è andata esaurita in soli tre giorni.( sullo sperpero dei soldi degli Italiani per questo atto di vassallaggio ad Israele, si legga :  http://edoardolongo.blogspot.it/2016/04/il-popolo-non-ha-pane-dategli-talmud.html ).

 Questo è un segno lampante del fatto che la propaganda decennale a cui siamo stati sottoposti dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale sta dando i suoi frutti.

Nel momento in cui infatti una stirpe che a stento nella migliore delle ipotesi o per nulla nella sua maggioranza conosce la propria storia  non solo non dimostra alcun interesse nel farlo ma mostra il desiderio di conoscere quella di altri sperando di trovare in essa la propria identità, c’è un problema che va oltre l’ignoranza propriamente detta e riguarda più in generale la coscienza storica del popolo di sé, del proprio passato e della propria missione futura sullo scenario politico internazionale.



Ma come si è scritto all’inizio di questo testo la fine del mese di Aprile presenta per la colonia Italia un’altra festa. Giusto il tempo di  utilizzare il giorno ventiquattro al fine di riprendersi dalla Pasqua e riposare la schiena dopo i soliti inchini davanti ai padroni giudei e immediatamente di corsa a commemorare quella che comunemente ed erroneamente viene chiamata liberazione.

In realtà le nazioni uscite sconfitte dal secondo conflitto mondiale sono le uniche a festeggiare una sconfitta militare e politica. Ma anche in questo caso, quando si tratta di un qualcosa di antinazionale l’Italia arriva prima delle altre. Il 25 aprile infatti il paese si ferma, certo, non che quando si muova le cose vadano meglio verrebbe da dire ironicamente ma non troppo, e ogni anno le bugie propagandate durante la giornata in questione aumentano la loro grandezza.

Col passare dei decenni infatti diventa sempre più difficile sostenere un castello di menzogne che, malgrado censure e leggi liberticide vogliano impedirlo, rischia di sgretolarsi alla luce dei soli fatti presenti, e quindi è necessario per i contraffattori della storia rinforzare le falsità aggiungendone altre. Per dare a chi legge un idea dello scarsissimo spessore umano e politico di chi oggi detiene potere nel nostro paese riportiamo solo a tale scopo le parole utilizzate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per commemorare questa ricorrenza: “La libertà del popolo italiano si fonda sulla resistenza, è sempre tempo di resistenza, ovunque sia tirannia vanno affermati valori di Resistenza, perché esistono ancora guerre ai confini d’Europa, in Medio Oriente”.

Prendiamo ad esempio queste dichiarazioni: La prima frase è completamente priva di ogni verità in quanto la libertà del popolo italiano semmai è stata tolta da una resistenza eterodiretta e avente scopi del tutto contrari all’interesse nazionale, e tale disinteresse per le allora prospettive avveniristiche  dell’Italia è stato concretamente manifestato dal fatto che il primo provvedimento adottato lo stesso venticinque aprile dal comitato nazionale di “liberazione”, che comprendeva tutti i partiti antifascisti, fu quello di abrogare la legge sulla socializzazione delle imprese varata dal governo della Repubblica Sociale Italiana.

La seconda parte del suddetto pensiero invece sembra, se per un attimo fingessimo di non sapere chi ha proferito tali parole e ci limitassimo ad analizzare le stesse in quanto tali, essere un attestato di stima nei confronti dei palestinesi  in quanto tra le due parti in causa sono proprio loro quelli che stoicamente resistono contro le angherie israeliane, quindi suggeriamo sommessamente a Mattarella di non utilizzare il termine resistenza in relazione all’annosa questione medio-orientale, in quanto si potrebbe cadere in doppi sensi pericolosi, specialmente per lui visto la posizione che occupa nella gerarchia istituzionale e politica italiana .


[ la famiglia Adams con una nuova Mummia for president ] 

Come in occasione della pasqua ebraica anche in questo caso oltre al Presidente della Repubblica non sono ovviamente tardati ad arrivare gli interventi colmi di ringraziamenti all’indirizzo dei “liberatori” da parte dell’intero arco politico, e se non desta scalpore il fatto che questi attestati di stima  possano provenire rispettivamente da una sinistra estrema che ancora oggi si ostina a sventolare una bandiera rossa resa immobile dallo sgretolarsi del marxismo-leninismo  e da un centro-sinistra e un centro destra liberali che hanno per anni illuso il popolo facendo riferimento al un modello Statunitense, continua a meravigliare i più disattenti  che atteggiamenti parimenti ossequiosi ci siano da parte di una destra che si definisce sociale e neofascista la quale è ben rappresentata da chi da una parte si rende  protagonista di operazioni nostalgiche quando si avvicina il periodo elettorale, ma  dall’altra  non esita poi a tornare sul carro “vincente” nei giorni cruciali, forse per paura di essere escluso dal gioco politico nazionale. In realtà si tratta di una strategia che va avanti da anni.

L’area in questione infatti usa il fascismo come una carta da giocare in determinati momenti ma di cui subito disfarsi in altri. Non devono quindi stupire affatto le dichiarazioni di Giorgia Meloni, che ha trascorso il suo venticinque aprile in quel di Auschwitz, e da quel luogo ha lanciato un monito contro le violenze perpetrate dai Nazionalsocialisti e ha rimarcato il suo affetto per la democrazia, giustificato forse, aggiungiamo noi, dal lauto stipendio che percepisce. Proprio il diverso modo di approcciarsi alla Resistenza di cui prima si scriveva provoca contrasti anche all’interno di cortei che dovrebbero essere finalizzati al festeggiamento. Da una parte infatti coloro culturalmente più ancorati alla sinistra rimarcano la matrice comunista della lotta partigiana contro i Fascismi europei, dall’altra i giudei e i liberali di ogni sorta esaltano il contributo di inglesi, americani e appunto ebrei, che trovano rappresentanza, all’interno del variegato mondo di coloro che si contendono il titolo di “liberatori”, per mezzo della Brigata Ebraica.

Le tensioni registratesi in alcune delle manifestazioni messe in scena nelle più importanti città italiane, sfociate in alcuni casi dalle parole ai fatti e che hanno costretto a dare luogo a eventi separati per evitare il contatto ci pongono politicamente socialmente e storicamente tre punti da analizzare.

Il primo è quanto, anche tra chi ne esalta le gesta, le dinamiche interne al movimento partigiano risultino essere sconosciute, e questo è evidente dal continuo maturare di posizioni diverse riguardanti il medesimo periodo storico, a sentire i fautori tutte ugualmente plausibili e quindi presumibilmente errate allo stesso modo.  Il secondo consiste nel dover constatare ancora una volta l’opprimente influenza ebraica in Italia, se è vero che un numero cosi ristretto di uomini ha oggi il potere mediatico e istituzionale per sottrarre virtualmente una festa nazionale, per quanto essa sia errata in tutto e per tutto, all’Italia e prendersene la completa paternità. Il terzo e più squisitamente politico sta nel riscontrare  il carattere patetico di una sinistra che si sforza di dichiararsi antisionista per ottenere facili consensi a livello giovanile ma sa bene che facendo cosi contravviene a quella che è stata una storia di complicità assoluta col giudaismo nella sua totalità, come dimostra il fatto che molti dei protagonisti della “rivoluzione” bolscevica erano giudei,(senza contare che di razza ebraica era lo stesso Karl Marx), e con il sionismo in particolare, come comprovato dal voto favorevole dell’Urss e degli altri suoi stati satelliti aventi diritto in occasione della risoluzione Onu con la quale di fatto Israele venne creata.

Aquila Nera
                                                                                                                                          
                                   

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