mercoledì 4 gennaio 2017

Giovannino Guareschi

 

Giovannino Guareschi

Ripropongo qui la vicenda giudiziaria di Givannino Guareschi, autore di ‘Don Camillo‘ e all’epoca direttore responsabile del periodico Candido.
La ripropongo qui perchè ha a che fare con i bombardamenti alleati.

La causa gli era stata intentata dall’on. Alcide De Gasperi (allora Presidente della neo nata Repubblica) che si era sentito diffamato per la pubblicazione di due lettere, dichiarate poi false dal Tribunale, e del commento alle stesse dello che Guareschi scisse su Candido. All’imputato venva garantita “ampia facoltà di prova”.

Ma vediamo i fatti.

Si trattava di due lettere nelle quali De Gasperi, all’epoca rifugiato in Vaticano, chedeva ‘a cuore ‘stretto‘ agli Alleati il bombardamento di alcuni quartieri periferici di Roma ‘allo scopo di venire affiancati dalla popolazione romana nell’insurrezione‘.

Nella memoria collettiva degli Italiani vi è una certezza: le lettere erano un falso su cui l’ingenuo, ma onesto Guareschi era inciampato.
Le lettere in questione erano state tra l’altro presentate ad altri giornali (e da questi rifiutate), prima di arrivare al Candido.
Al termine del processo, Guareschi venne condannato a tredici mesi di carcere. Lo scrittore, non solo non presentò appello contro la sentenza, ma si affrettò a raggiungere spontaneamente la galera, senza battere ciglio. Commentò:
«Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione».

Restano però tuttora senza risposta alcune domande:

  • Se le carte pubblicate da Guareschi erano una bufala perché dopo oltre mezzo secolo se ne continua a parlare, quando perfino della bufala dei falsi diari di Hitler dopo una settimana non se ne discuteva più?
  • Se quei documenti erano falsi, perché il Tribunale decise di distruggerli?
  • Flaminio Piccoli, stretto collaboratore di De Gasperi, a proposito del processo dichiarò: «che il clima politico possa aver influito sui giudici non lo nego». Perché “influirono” sui giudici?
  • Una delle lettere attribuite a De Gasperi era stata scritta su carta intestata della Segreteria di Stato del Vaticano. Perché il Vaticano non intervenne mai per chiarire che quella lettera era un falso? E perché da quel momento Pio XII non ha più voluto incontrare De Gasperi?
  • Se i documenti erano falsi perché Andreotti sosteneva, invece, che avevano una “capacità disgregatrice”?
  • Il Presidente del Consiglio Mario Scelba, all’indomani del processo, irruppe nel domicilio privato di Guareschi pretendendo che lo scrittore facesse ricorso in appello. È mai possibile che il capo di un governo si scomponga tanto per una semplice bufala?
  • De Gasperi chiese ufficialmente a Churchill di verificare se negli archivi inglesi non esistesse, per caso, una copia di questi documenti “falsi”. Risulta a qualcuno che a Londra si divertano ad archiviare documenti falsi?

Ma vediamo come si svolse il processo.

A Guareschi fu negata una perizia sulle lettere. La motivazione la si legge nella Sentenza n. 896 del 15 aprile 1954 del Tribunale Civile di Milano – sezione 3ª nella causa penale contro Giovannino Guareschi:

Dalle considerazioni di cui innanzi, anche senza tener conto dei dinieghi della parte lesa [De Gasperi, N.d.R.] che, per aver prestato giuramento, per il nostro sistema processuale, va creduta, appare evidentemente che le lettere riportate sul Candido non possono essere che false.”

In altre parole ciò significa che avendo De Gasperi giurato che le lettere erano false, gli si doveva credere e pertanto non era ammissibile alcuna prova contraria. La parola di uno o più  periti infatti non poteva valere, nemmeno lontanamente, la parola di De Gasperi.
L’unica perizia alle due lettere pubblicate su Candido fu quella effettuata dal perito calligrafo Umberto Focaccia accreditato presso il Tribunale di Milano. La perizia era favorevole all’autenticità delle due lettere, fu citata nella Sentenza, ma il Tribunale non ne tenne conto.

Dagli atti allegati al processo, infatti si legge:
…copia fotografica della prima lettera pubblicata da GG sul n. 4 di Candido del 24 gennaio 1954 ( in edicola il 20 gennaio 1954 ) a pagina 21. A pagina 20 dello stesso numero il testo delle dichiarazioni che sono state aggiunte a questa copia per certificarne l’autenticità: la dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno che certifica che la copia fotografica corrisponde all’originale in sue mani; le autentiche della firma del notaio; la dichiarazione di autenticità della firma “Degasperi” di Umberto Focaccia, perito calligrafo accreditato presso il Tribunale di Milano, e l’autentica rilasciata dal notaio della firma del perito. In questa riproduzione di Candido si legge solo la prima parte della dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno. L’altra parte delle “aggiunte” è visibile nella riproduzione della seconda parte della copia fotografica della lettera che viene qui pubblicata (forse) per la prima volta…

…copia fotografica della seconda lettera pubblicata da GG sul n. 5 di Candido del 31 gennaio 1954 (in edicola il 27 gennaio 1954) a pagina 20. Nella stessa pagina GG pubblica il testo delle dichiarazioni che sono state aggiunte a questa copia per certificarne l’autenticità: la dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno che certifica che la copia fotografica corrisponde all’originale in sue mani; le autentiche della firma del notaio; la dichiarazione che la scrittura del testo e della firma sono autentiche di Degasperi di Umberto Focaccia, perito calligrafo accreditato presso il Tribunale di Milano. In questa riproduzione di Candido si legge solo la prima parte della dichiarazione del notaio Bruno Stamm di Locarno. L’altra parte delle “aggiunte” è visibile nella riproduzione della seconda parte della copia fotografica della lettera che viene qui pubblicata (forse) per la prima volta…

Ricordo che gli originali delle due lettere furono consegnate al Tribunale dal Notaio Bruno Stamm al Presidente del Tribunale il 14 aprile 1954.

Ma c’è di più. Il Tribunale infatti non solo rifiutò la richiesta deella difesa di Guareschi di provare l’autenticità delle lettere, ma rifiutò anche all’accusa di esaminare i documenti. La Pubblica Accusa infatti chiese di esaminare gli autografi attribuiti a De Gasperi.  “Non ho il menomo dubbio”, disse “che i documenti siano falsi di sana pianta“. Il processo fi sospeso e all’udienza successiva si assistette ad un fatto davvero penoso: Il Pubblico Ministero ritrattava tutto e chiedeva scusa per aver osato richiedere l’esame delle prove. “Un eccesso di scrupolo“, si giustificò balbettando. Ci troviamo quindi di fronte ad un processo in cui l’imputato non ha la possibilità di difendersi e il Pubblico Ministero non ha la facoltà di sostenere l’accusa.

Per inciso voglio ricordare uno dei tanti falsi dell’Unità.
Il 29 luglio 1954, infatti, l’Unità pubblica con gran risalto la richiesta di grazia presentata dalla moglie in nome di Guareschi.
Notizia ovviamente falsa, come nella migliore tradizione di quel giornale.

Chiusa la parentesi, torniamo al processo.
Guareschi come detto fu condannato senza che gli venisse concessa la facoltà di prova.
Le famose lettere erano state rese disponibili, gratuitamente, al Candido da un certo De Toma, ex ufficiale della R.S.I..
Si aprì quindi, una volta concluso il processo contro Guareschi, un processo contro De Toma per aver divulgato le lettere ‘false‘.
Contrariamente al primo processo, qui vennero eseguite le perizie calligrafiche (eseguite da un collegio di tre periti), che concludevano che “non esistevano prove tali da permettere di stabilire inequivocabilmente la falsità delle lettere“.
Venne nomnato allora un superperito, il prof. Namias, che dichiarò invece che le lettere erano un falso. Siamo ad uno contro tre.
Si effettua quindi una controperizia, richiesta dalla difesa ed eseguita dai professori La Manna e Cannone. Questi riscontrarono che le lettere esaminate dal prof. Namias erano diverse da quelle pubblicate dal Candido e depositate al Tribunale che giudicò Guareschi e munite dell’attestazione di veridicità con l’autentica notarile.
Il De Toma fu quindi assolto, non essendo stata raggiunta la prova del falso nei suoi confronti.

Difficile, oggi, far pienamente luce sull’accaduto. Lascio a ciascuno il giudizio sui fatti.
Mi preme solo sottolineare come, anche allora, funzionasse la giustizia e richiamare l’attenzione su di un fatto (incerto per quel che riguarda De Gasperi, ma comune negli altri casi) su cui secondo me vale la pena di riflettere.
I bombardamenti alleati su obiettivi certamente non militari con innumerevoli vittime civili, veri e propri crimini di guerra rimasti impuniti, venivano quasi sempre pilotati da terra e richiesti da formazioni partigiane con lo scopo appunto di demoralizzare la popolazione civile ed ottenerne l’appoggio.

(notizie prese dal sito dal sito di Giovanni Guareschi)
                                                                                                                                                 

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