sabato 15 dicembre 2018

Unità Repubblicane in Mar Nero



Unità Repubblicane in Mar Nero

Le vicissitudini attraverso le quali sono passati i nostri piccoli sommergibili della squadriglia C.B. dislocata in Mar Nero meritano di essere narrate, anche perché le fonti ufficiali della Marina hanno preferito ignorarle. Alla data dell’armistizio, la squadriglia, dislocata in Crimea, nelle basi avanzate di Sebastopoli e Yalta, ricevette da Marinarmi l’ordine di autoaffondare i mezzi, mentre gli equipaggi avrebbero dovuto consegnarsi ai Germanici, che si impegnavano a rimpatriarli. Ma ufficiali e marinai non se la sentirono proprio di abbandonare gli alleati a fianco dei quali avevano affrontato tempeste, agguati e reazioni navali ed aeree sovietiche: l’ordine non venne eseguito, e l’attività bellica della squadriglia proseguì con il solito ritmo.
Il giorno 12 settembre pervenne, da Betasom, la base sommergibili italiana a Bordeaux, un messaggio che annunciava l’intenzione della Medaglia d’Oro Enzo Grossi, comandante della stessa, di continuare a battersi a fianco dei Germanici, e la sua assunzione al comando della squadriglia C.B., che veniva invitata ad issare la bandiera della R.S.I. Il comandante della squadriglia, capitano di fregata Torri, indisse una assemblea di ufficiali e marinai, ed espose la situazione; si decise la continuazione della guerra a fianco della Kriegsmarine e la ripresa delle azioni belliche momentaneamente sospese. Così avvenne, ed il 17 settembre il C.B. 1 affondava, nelle acque della Crimea, un posamine tipo Ska sovietico.
Fu inviata l’adesione alla R.S.I. ed issata sulle unità la bandiera repubblicana. Nella base principale di Costanza, invece, marinai e tecnici vennero influenzati dall’addetto navale badogliano, e si pronunciavano in favore del Re; si apriva così una frattura fra i marinai italiani, isolati ed in balìa sia dei Germanici che dei Romeni, Romeni che cercavano già, intrallazzando con gli Alleati, la possibilità di uscire dalla guerra. Ciononostante, i sommergibili continuarono le loro azioni nei mesi di settembre ed ottobre; ai primi di novembre i cinque C.B. raggiunsero Costanza per i normali lavori di manutenzione, ed a questo punto entriamo in pieno romanzo (consigliamo chi voglia saperne di più di consultare il libro di Nino Arena, «Bandiera di Combattimento», in quanto ragioni di spazio ci impongono di sorvolare su tantissimi particolari, interessanti veramente). Gli ufficiali Italiani di Costanza, sostenuti dall’ambasciatore regio, avevano venduto, di loro iniziativa, i C.B. ai Romeni, ed i Romeni vollero prenderseli. C’era però da fare i conti con i marinai repubblicani, che non ne vollero sapere di cedere le loro unità, ed allora i Romeni decisero di sorprendere nel sonno gli Italiani, arrestarli ed internarli. Il piano fu attuato il 30 novembre, ed il l° dicembre veniva ammainata la bandiera repubblicana ed issata quella romena.
L’intervento del Console della R.S.I. (si noti che a Costanza si trovavano ambedue i Consoli, quello regio e quello repubblicano), e più tardi quello personale del Duce, fecero sì che il maresciallo Antonescu decidesse per la restituzione delle unità, la liberazione dei marinai internati, il ripristino della base navale a Eforia, senza più ufficiali badogliani.
Nella primavera del 1944, il C.B. 2 affondò un sommergibile sovietico in agguato nella zona di Costanza; numerosissime furono inoltre le missioni di sorveglianza costiera, agguati e ricognizioni.
L’avanzata sovietica sul fronte meridionale e l’assedio portato dai Sovietici a Sebastopoli, unicamente all’andamento sfavorevole della guerra sugli altri fronti, indussero Re Michele di Romania a destituire il generale Antonescu, fidato sostenitore dell’Asse (che finirà fucilato dai Sovietici ai quali verrà consegnato) ed a cercare l’armistizio con i Russi; le unità germaniche, sia terrestri che navali, furono attaccate dai Romeni, e costrette alla ritirata, abbandonando la Romania.
Anche le navi italiane vennero coinvolte nello sgombero, e ripiegarono su Costanza; ma anche in questo porto la situazione era piuttosto preoccupante, tanto che i Germanici, il 25 agosto 1944, iniziarono ad autoaffondare le proprie navi, al largo del porto, e lo stesso fecero gli Italiani, con il C. B. 1, 2, 3, e 4, mentre il C.B. 6 sorvegliava l’accesso del porto di Eforia. L’avvicinarsi di alcune navi sovietiche provocò un attacco, senza esito, della piccola unità italiana, che dopo il lancio del siluro si autoaffondò anch’essa come le altre. 1 marinai repubblicani, a bordo di un’autocolonna composta da otto autocarri, si mettevano in movimento, con destinazione Italia e, dopo svariate vicissitudini, attraverso Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria ed Austria passavano il Brennero e raggiungevano Vicenza il 16 settembre 1944, dopo 22 giorni di viaggio.
Questa la storia, ed i fatti come si svolsero. Ma penso sia opportuno vedere cosa hanno detto in proposito le fonti ufficiali italiane, cioè l’Ufficio Storico della Marina Militare, il quale travisa la realtà ed offre una sua versione, adulterata, disonesta, falsa.
Nel volume «Navi Militari Perdute», sia edizione 1952 che edizione 1965, si dice che i cinque C.B. «nei primi giorni del settembre 1943, nelle basi dei Mar Nero questi sommergibili, che con equipaggi italiani avevano operato in Mar Nero fino dal maggio 1942, furono ceduti alla Marina Romena. Risulterebbe che, quando nell’agosto 1944 fu stipulato l’armistizio fra gli Alleati e la Romania, queste unità siano state distrutte od affondate».
La stessa versione è data nel volume «I sommergibili italiani» edito sempre dallo stesso u.s.m.m.; invece, nel volume «Attività della Marina in Mar Nero e nel Lago Ladoga», sempre u.s.m.m., dopo un breve cenno circa la possibilità di cessione dei C.B. alla Marina Romena, al quale si fa seguire nella pagina successiva l’informazione che la Kriegsmarine riteneva non fosse consigliabile detta cessione, dichiarandosi disposta a rilevare le unità, dei C.B. non si parla più, svaniscono nel nulla.
Ci si arrampica sugli specchi per tacere una verità che scotta, per non ammettere l’esistenza di Uomini che hanno rifiutato il tradimento, e che, pur sapendo di combattere per una Causa perduta, hanno voluto restare al loro posto. Ci si comporta come se questo fatto fosse una vergogna, e ci si vanta di aver portato a Malta una Marina invitta, consegnandola ai vincitori in luogo di autoaffondare, come reclamava l’onore marinaro, le navi piuttosto che ammainare la bandiera!
Fonte: tratto da Nuovo Fronte, n. 129 Gennaio 1993

                                                                                                                                            
 

sabato 10 novembre 2018

UNITA' DELLA R.S.I. IN MAR NERO


Unità Repubblicane in Mar Nero

Le vicissitudini attraverso le quali sono passati i nostri piccoli sommergibili della squadriglia C.B. dislocata in Mar Nero meritano di essere narrate, anche perché le fonti ufficiali della Marina hanno preferito ignorarle. Alla data dell’armistizio, la squadriglia, dislocata in Crimea, nelle basi avanzate di Sebastopoli e Yalta, ricevette da Marinarmi l’ordine di autoaffondare i mezzi, mentre gli equipaggi avrebbero dovuto consegnarsi ai Germanici, che si impegnavano a rimpatriarli. Ma ufficiali e marinai non se la sentirono proprio di abbandonare gli alleati a fianco dei quali avevano affrontato tempeste, agguati e reazioni navali ed aeree sovietiche: l’ordine non venne eseguito, e l’attività bellica della squadriglia proseguì con il solito ritmo.
Il giorno 12 settembre pervenne, da Betasom, la base sommergibili italiana a Bordeaux, un messaggio che annunciava l’intenzione della Medaglia d’Oro Enzo Grossi, comandante della stessa, di continuare a battersi a fianco dei Germanici, e la sua assunzione al comando della squadriglia C.B., che veniva invitata ad issare la bandiera della R.S.I. Il comandante della squadriglia, capitano di fregata Torri, indisse una assemblea di ufficiali e marinai, ed espose la situazione; si decise la continuazione della guerra a fianco della Kriegsmarine e la ripresa delle azioni belliche momentaneamente sospese. Così avvenne, ed il 17 settembre il C.B. 1 affondava, nelle acque della Crimea, un posamine tipo Ska sovietico.
Fu inviata l’adesione alla R.S.I. ed issata sulle unità la bandiera repubblicana. Nella base principale di Costanza, invece, marinai e tecnici vennero influenzati dall’addetto navale badogliano, e si pronunciavano in favore del Re; si apriva così una frattura fra i marinai italiani, isolati ed in balìa sia dei Germanici che dei Romeni, Romeni che cercavano già, intrallazzando con gli Alleati, la possibilità di uscire dalla guerra. Ciononostante, i sommergibili continuarono le loro azioni nei mesi di settembre ed ottobre; ai primi di novembre i cinque C.B. raggiunsero Costanza per i normali lavori di manutenzione, ed a questo punto entriamo in pieno romanzo (consigliamo chi voglia saperne di più di consultare il libro di Nino Arena, «Bandiera di Combattimento», in quanto ragioni di spazio ci impongono di sorvolare su tantissimi particolari, interessanti veramente). Gli ufficiali Italiani di Costanza, sostenuti dall’ambasciatore regio, avevano venduto, di loro iniziativa, i C.B. ai Romeni, ed i Romeni vollero prenderseli. C’era però da fare i conti con i marinai repubblicani, che non ne vollero sapere di cedere le loro unità, ed allora i Romeni decisero di sorprendere nel sonno gli Italiani, arrestarli ed internarli. Il piano fu attuato il 30 novembre, ed il l° dicembre veniva ammainata la bandiera repubblicana ed issata quella romena.
L’intervento del Console della R.S.I. (si noti che a Costanza si trovavano ambedue i Consoli, quello regio e quello repubblicano), e più tardi quello personale del Duce, fecero sì che il maresciallo Antonescu decidesse per la restituzione delle unità, la liberazione dei marinai internati, il ripristino della base navale a Eforia, senza più ufficiali badogliani.
Nella primavera del 1944, il C.B. 2 affondò un sommergibile sovietico in agguato nella zona di Costanza; numerosissime furono inoltre le missioni di sorveglianza costiera, agguati e ricognizioni.
L’avanzata sovietica sul fronte meridionale e l’assedio portato dai Sovietici a Sebastopoli, unicamente all’andamento sfavorevole della guerra sugli altri fronti, indussero Re Michele di Romania a destituire il generale Antonescu, fidato sostenitore dell’Asse (che finirà fucilato dai Sovietici ai quali verrà consegnato) ed a cercare l’armistizio con i Russi; le unità germaniche, sia terrestri che navali, furono attaccate dai Romeni, e costrette alla ritirata, abbandonando la Romania.
Anche le navi italiane vennero coinvolte nello sgombero, e ripiegarono su Costanza; ma anche in questo porto la situazione era piuttosto preoccupante, tanto che i Germanici, il 25 agosto 1944, iniziarono ad autoaffondare le proprie navi, al largo del porto, e lo stesso fecero gli Italiani, con il C. B. 1, 2, 3, e 4, mentre il C.B. 6 sorvegliava l’accesso del porto di Eforia. L’avvicinarsi di alcune navi sovietiche provocò un attacco, senza esito, della piccola unità italiana, che dopo il lancio del siluro si autoaffondò anch’essa come le altre. 1 marinai repubblicani, a bordo di un’autocolonna composta da otto autocarri, si mettevano in movimento, con destinazione Italia e, dopo svariate vicissitudini, attraverso Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria ed Austria passavano il Brennero e raggiungevano Vicenza il 16 settembre 1944, dopo 22 giorni di viaggio.
Questa la storia, ed i fatti come si svolsero. Ma penso sia opportuno vedere cosa hanno detto in proposito le fonti ufficiali italiane, cioè l’Ufficio Storico della Marina Militare, il quale travisa la realtà ed offre una sua versione, adulterata, disonesta, falsa.
Nel volume «Navi Militari Perdute», sia edizione 1952 che edizione 1965, si dice che i cinque C.B. «nei primi giorni del settembre 1943, nelle basi dei Mar Nero questi sommergibili, che con equipaggi italiani avevano operato in Mar Nero fino dal maggio 1942, furono ceduti alla Marina Romena. Risulterebbe che, quando nell’agosto 1944 fu stipulato l’armistizio fra gli Alleati e la Romania, queste unità siano state distrutte od affondate».
La stessa versione è data nel volume «I sommergibili italiani» edito sempre dallo stesso u.s.m.m.; invece, nel volume «Attività della Marina in Mar Nero e nel Lago Ladoga», sempre u.s.m.m., dopo un breve cenno circa la possibilità di cessione dei C.B. alla Marina Romena, al quale si fa seguire nella pagina successiva l’informazione che la Kriegsmarine riteneva non fosse consigliabile detta cessione, dichiarandosi disposta a rilevare le unità, dei C.B. non si parla più, svaniscono nel nulla.
Ci si arrampica sugli specchi per tacere una verità che scotta, per non ammettere l’esistenza di Uomini che hanno rifiutato il tradimento, e che, pur sapendo di combattere per una Causa perduta, hanno voluto restare al loro posto. Ci si comporta come se questo fatto fosse una vergogna, e ci si vanta di aver portato a Malta una Marina invitta, consegnandola ai vincitori in luogo di autoaffondare, come reclamava l’onore marinaro, le navi piuttosto che ammainare la bandiera!
Fonte: tratto da Nuovo Fronte, n. 129 Gennaio 1993


mercoledì 10 ottobre 2018

Il devastante impatto del COMUNISMO in America latina

Il devastante impatto del COMUNISMO in America latina

José Dirceu
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Nonostante il fatto che Lula sia stato riconosciuto colpevole e condannato come criminale dalla Corte di Giustizia del suo Paese, ha ugualmente ricevuto in detenzione la cordiale visita di Massimo D’Alema, ex Presidente del Consiglio dei Ministri italiano ed ex membro del disciolto Partito comunista italiano, che condividendo con lui la stessa ideologia criminale marxista lo ha raggiunto in carcere in Brasile.
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Questa forma di solidarietà fra criminali comunisti dovrebbe essere motivo sufficiente ad esautorare D’Alema dal parlamento italiano …


José Genoino Neto
José Genoino Neto, è un ex guerrigliero comunista e politico brasiliano condannato nel 2012 sia per aver costituito delle bande armate marxiste che per corruzione, salvo poi ricevere nel 2014 la grazia natalizia dalla Presidente Dilma Rousseff, 36° Presidente del Brasile, ex guerrigliera e fanatica marxista, a sua volta destituita e condannata per corruzione.
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Secondo le rivelazioni pubblicate su GibaNet.com José Genoino nel 1972, dopo il suo arresto da parte dei militari al potere, tradì i suoi stessi compagni di lotta clandestina, consegnando i loro nomi in codice.
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Nel 2005 fu arrestato a San Paolo mentre tentava di imbarcarsi su un volo per Fortaleza, con 200 mila dollari nascosti nella valigia e 100 mila in contanti sotto la biancheria intima.
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Hugo Chavez
Hugo Chavez è stato un politico e militare marxista ortodosso, 61° e 63° Presidente del Venezuela.
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Durante il suo mandato la capitale Caracas è diventata la terza Capitale più violenta del sud America e in tutta la Nazione sono stati calpestati i diritti umani.
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Il regime poliziesco di Chavez è ricorso alla violenza e alla ferocia contro i dissidenti, e nel suo percorso dittatoriale ha sostenuto regimi sanguinari come quello di Gheddafi, o dell’iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del siriano Bashar al-Assad.
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Ha chiuso e censurato televisioni e radio che esprimevano qualunque forma di dissenso nei suoi confronti, impedendo così la libertà di stampa.
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Alla sua morte Fidel castro, che si considerava come il suo padre putativo, ha proclamato due giorni di lutto nazionale.
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Ha ridotto sul lastrico il Paese, operando nazionalizzazioni ed espropri.
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Ha operato pressioni nei confronti della Magistratura allo scopo di proteggere i suoi amici fedeli, e le sue politiche economiche hanno condotto verso il boom del mercato nero.
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Chavez con l'assassino comunista e dittatore Fidel Castro
In pratica ha permesso ai parenti, agli amici, e a coloro che si sono dichiarati fautori della revolucion di arricchirsi, mentre per contro nei supermercati mancava il latte a il pane quotidiano.
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Anche i suoi amministratori, grazie ai fiumi di denaro prodotti dalla vendita del petrolio, si sono arricchiti a dismisura, a danno della popolazione.
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Le “milizie di Chavez” composte da ex detenuti liberati dalle galere (stupratori e assassini), sono state armate e abilitate ad agire senza limiti, portando il Paese verso una escalation di violenze senza precedenti.
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Maduro saluta col pugno chiuso
Nicolas Maduro, è l’attuale Presidente del Venezuela, successore di Hugo Chavez Maduro ha instaurato una dittatura di tipo castrista grazie all’appoggio della Magistratura che, sciogliendo e de-legittimando il Parlamento, gli ha consegnato il potere senza alcun limite di sorta.
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Le forze di sicurezza di Maduro, coadiuvate da gruppi armati di sostenitori civili, sono autorizzate perfino a fare irruzione nelle abitazioni private per dissuadere le persone a manifestare e a protestare contro di lui.
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L’opera capillare di repressione di Maduro, finalizzata a terrorizzare la popolazione per renderla docile e mansueta, entra così nelle case dei venezuelani, senza che sia prodotto un qualsivoglia mandato o una minima spiegazione.
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La violenza sulla popolazione si configura a livello internazionale come violazione dei diritti umani e preclude qualsiasi forma di democrazia e di libertà, palesando ancora una volta come il comunismo si imponga con l’uso della forza contro il Popolo.
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Le politiche economiche di Maduro e del suo predecessore, entrambi comunisti, hanno trascinato il Venezuela entro condizioni di povertà assoluta per almeno metà dell’intera popolazione.
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Cristina Fernandez de Kirckner
Cristina Fernandez de Kirchner
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La sinistra di Governo della Signora de Kirchner era collusa con i grandi trust internazionali che operavano sul territorio argentino, come la Shell, e privilegiava interessi di parte a discapito della popolazione.
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Oggi le bollette del gas sono rincarate del 300 % e l’estrazione del gas sul territorio costa allo Stato argentino tre volte di più di quello che pagano gli Usa.
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Lenin Moreno Garcés
L’Ecuador è un Paese a guida socialista, retto dal Presidente Lenín Boltaire Moreno Garcés, in cui NON vengono rispettati i diritti umani, in special modo quelli delle popolazioni native.
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Rafael Correa

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Nel 2017 Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, inviò una lettera a Correa, pubblicata anche sul blog del comico genovese, in cui dichiarava che un eventuale Governo 5 stelle si sarebbe ispirato a lui, elogiando le sue politiche economiche e socialiste.
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Grillo incontra Correa, suo idolo politico

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Tabaré Vazquez

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Nel Paese i diritti umani non vengono rispettati, al punto che i difensori che indagano su questi abusi ricevono minacce di morte.
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Sono documentate le torture e le violazioni dei diritti umani all’interno delle carceri, sempre sovraffollate e carenti di servizi igienici.
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Le persone affette da disabilità psico-sociali sono detenute contro la loro volontà in istituti psichiatrici.
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Eccone solo alcuni, indicativamente :
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MOVIMENTI TERRORISTICI SUD AMERICANI
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Colombia :
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ELN (Esercito di Liberazione Nazionale)
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Nasce come emulo della rivoluzione cubana, con l’intento di creare “focolai di guerriglia” destinati a espandersi.
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Il gruppo si addestrò militarmente a Cuba dal 1962 al 1963 iniziò a compiere imboscate e combattimenti in Colombia.
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Da una scissione con gli elementi legati alla corrente maoista nacque il Partito comunista Colombiano marxista leninista.
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Il suo braccio armato chiamato Esercito Popolare di Liberazione (EPL) si rende attivo nella zona nord occidentale del Paese.
FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia)
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Organizzazione terroristica comunista della Colombia di ispirazione marxista-leninista fondata nel 1964.
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Perù :
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Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA)
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Gruppo peruviano rivoluzionario armato di matrice marxista-leninista fondato nel 1982.
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Sentiero Luminoso
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Organizzazione guerrigliera peruviana di ispirazione maoista fondata tra il 1969 e il 1970 da Abimael Gusman a seguito di una scissione dal partito comunista del Perù–bandiera Roja (PCP-BR)
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Ancora una volta, quindi, il marxismo-leninismo si rende protagonista in negativo, come elemento scatenante della violenza e dell’odio, senza il quale il comunismo pare non possa esistere.
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Dissenso
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Il criminale comunista Lula insieme a Massimo D'Alema
 
                                                                                                        

giovedì 4 ottobre 2018

Il cannibale IDI AMIN DADA

Il cannibale IDI AMIN DADA

Idi Amin (Koboko, Uganda, 17 maggio 1925 - Gedda, Arabia Saudita, 16 agosto 2003) è stato un politico, un generale e un dittatore ugandese, il cui nome completo era Idi Amin Dada Oumee.
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E’ considerato, a ragione, il più spietato e feroce dittatore che l’Africa abbia mai conosciuto.
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Amin nacque da una famiglia della piccola tribù Kakwa, nel nord ovest dell’Uganda, composta dal padre Andreas Nyabire e dalla madre Assa Aatte. 
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Caricatura di
Amin Dada
Abbandonato dal padre, fu allevato dalla famiglia materna che secondo alcune fonti lo iscrisse ad una scuola coranica, eccellendo nella lettura del Corano, mentre secondo altre fu istruito in una scuola di missionari, rimanendo però semi-analfabeta.
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A 21 anni, nel 1946, si unì ai King’s African Rifles, il corpo militare dell’esercito coloniale britannico, come assistente di lavanderia e cuoco. 
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A quel tempo l’Uganda era una colonia amministrata dal Regno Unito e il corpo militare cui si era unito Amin era formato da soli neri, guidati da ufficiali bianchi.
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Amin era un militare di basso rango, considerato dai commilitoni poco più di un buffone per la sua mole gigantesca e per i suoi modi, tanto che era soprannominato Big Daddy, ma fu notato per la sua forza fisica (era alto quasi due metri) ed entrò quindi a far parte della squadra di pugilato dell’esercito diventando campione nazionale dei pesi medio massimi dal 1951 al 1960
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Partecipò alle azioni di repressione dei guerriglieri Mau Mau in Kenya e nel corso degli anni ’50 fece rapidamente carriera.
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Nel 1952 divenne caporale, poi sergente e sergente maggiore, e nel 1961 fu nominato tenente.
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L’esercito inglese non promuoveva facilmente gli ugandesi, così quando nel 1961 l’Uganda ottenne l’indipendenza, Amin si ritrovò ad essere uno dei militari con il grado più alto.
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Dopo l’Indipendenza dell’Uganda Amin collaborò a lungo con Milton Obote, nominato Primo Ministro nel 1962 dopo le prime elezioni della storia del Paese.
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Amin Dada
Questi lo promosse Maggiore (1962) e lo inviò a studiare prima nel Regno Unito e poi in Israele, un Paese con cui l’Uganda aveva numerosi legami economici.
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Al suo rientro in Patria divenne vice-comandante dell’esercito ugandese (1964) e l’anno successivo (1965) comandante in capo.
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Accusato di corruzione e di essersi appropriato dei fondi dell’esercito, Amin grazie alla collaborazione di Obote, fece arrestare tutti coloro che lo avevano accusato, e qualche mese dopo, per ricambiare il favore a Obote assaltò il palazzo di Mutesa II, Presidente dell’Uganda e Re dei Baganda, una delle tribù più importanti del Paese.
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Nel 1966 la repressione delle popolazioni fedeli al Presidente Mutesa si risolse con il massacro di centinaia di persone nella regione del Buganda, e per questo il Presidente Milton Obote lo promosse Capo di Stato Maggiore dell’esercito ugandese.
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In seguito i rapporti con Obote si deteriorarono al punto che il 25 gennaio 1971 Amin mise a segno un colpo di Stato con il quale lo depose e si auto-nominò a sua volta Presidente della Repubblica Socialista Ugandese (RSU), carica che avrebbe mantenuto fino al 1979.
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Re Mutesa II, ex
Presidente dell'Uganda
Iniziò la sua dittatura instaurando un clima di terrore, ordinando il massacro delle truppe "lealiste" e delle popolazioni di etnia acholi, e lango, sostenitori del deposto Presidente, oltre che dei gruppi sociali di religione induista e cristiana.
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La condotta di Amin in Uganda fu improntata alla più settaria violenza, meritandosi il triste riconoscimento di regime più corrotto e sanguinario di tutta l’Africa.
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Tra i vari crimini a lui ascritti, Amin fu accusato di aver compiuto atti di cannibalismo, cibandosi dei corpi dei suoi nemici, e di aver protetto i terroristi palestinesi, oltre che di aver condotto il Paese, allora uno dei meno poveri dell’Africa centro-orientale da pochi anni libero dalla colonizzazione inglese, a livelli di assoluta povertà e indigenza.
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Per ribadire il suo assoluto dominio su qualunque cosa Amin obbligò i residenti di origine occidentale a giurargli fedeltà e ad inginocchiarsi davanti a lui, poi nel 1972 espulse dal paese 50 mila indiani e pakistani rei di controllare il settore del commercio.
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Nel giugno 1976 offrì rifugio e protezione ai terroristi palestinesi che avevano dirottato verso l'aeroporto ugandese di Entebbe un aereo della El Al, ma fortunatamente poi gli ostaggi vennero liberati con un blitz delle teste di cuoio israeliane. 
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Gli Israeliani, durante la loro incursione lampo, eliminarono i sette terroristi e ingaggiarono una sparatoria in cui rimasero uccisi 45 soldati ugandesi, tre ostaggi, e un militare israeliano.
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Prima di lasciare l’aeroporto, gli israeliani fecero esplodere undici aerei da combattimento dell’aviazione di Amin, il quale per vendetta fece uccidere l’unico ostaggio che era rimasto nelle sue mani, una signora di 73 anni ammalata.
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Amin Dada saluta a pugno chiuso

Prima di essere deposto, il Presidente Obote si era avvicinato all’Unione Sovietica, compiendo una svolta politica verso la sinistra, e annunciando che avrebbe nazionalizzato le proprietà straniere nel Paese.
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Regno Unito e Israele, che avevano grossi interessi economici in Uganda, furono quindi molto soddisfatti del colpo di stato di Amin, e si schierarono dalla sua parte. 
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Amin, che necessitava di armamenti per equipaggiare il suo esercito, chiese aiuti militari ai suoi sostenitori, la Gran Bretagna e Israele, appunto, che però glieli negarono a causa dei suoi comportamenti da pazzoide e per la pulizia etnica che aveva ferocemente compiuto.
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Ad Amin servivano aerei militari da combattimento per invadere la Tanzania, dove Obote si era rifugiato insieme ad altri esuli ugandesi, ma visto il rifiuto di Tel Aviv il dittatore, come reazione, cacciò dal Paese i consiglieri militari che Israele in precedenza gli aveva fornito.
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Decise inoltre di cambiare completamento l’assetto delle sue alleanze, volgendo lo sguardo verso l’Islam, e incontrandosi con il dittatore libico Muhammar Gheddafi che gli offrì gli aiuti militari che gli servivano.
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Ancora rabbioso contro Israele fece espellere 500 cittadini ebrei dal Paese e confiscò le loro proprietà, poi iniziò un ciclo di persecuzioni contro le popolazioni di religione cristiana e contro i missionari.
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Nell’ottobre del 1978 Amin diede l’ordine di invadere la vicina Tanzania, occupando insieme ai soldati libici (di supporto) una striscia di territorio a nord del fiume Kagera.
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La reazione della Tanzania fu immediata e in pochi mesi le forze di invasione vennero sconfitte, al punto che l’11 aprile 1979 la controffensiva degli eserciti tanzanesi di Nyerere conquistarono la capitale ugandese Kampala, abbattendo il regime del dittatore Amin Dada.
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Amin fu costretto a fuggire, prima in Libia, poi in Iraq da Saddam Hussein, e infine in Arabia Saudita, insieme alle sue quattro mogli e a circa 30 figli, dove visse nel lusso più sfrenato fino al 2003, l’anno della sua morte.
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L'ammontare delle vittime causate dal regime di Amin non è mai stato quantificato in maniera precisa, ma una stima della International Commission of Jurists ha stabilito che esse siano non meno di 80.000 e verosimilmente vicine alle 300.000 unità. 
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Un'altra stima, effettuata dalle organizzazione degli esuli con l'aiuto di Amnesty International, pone il numero di vittime a 500.000 unità. 
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Idi Amin si auto-conferì il titolo di : 
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Eccellenza, Presidente a vita, Feldmaresciallo, Al Hadji Dottor Idi Amin, VC, DSO, MC, Signore di Tutte le Bestie della Terra e dei Pesci del Mare e Conquistatore dell'Impero britannico, in Africa in Generale e in Uganda in Particolare.” 
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Conferenza di Algeri, 1977
Amin Dada incontra Fidel Castro
Nota del Blog :

1) DSO - Decorazione del regno Unito e del Commonwealth asseganta agli ufficiali delle forze armate per meriti di guerra. 
2) MC - Military Cross, Croce Militare, è una decorazione militare assegnata ai militari dell’esercito britannico.

Si proclamò anche legittimo pretendente al trono di Scozia dichiarando che insieme ai sui “cugini Celti” avrebbe affrontato e sconfitto gli inglesi. 

Le sue vittime in Uganda furono eliminate tramite il ricorso a “Squadroni della morte”, ideati e organizzati dallo stesso Amin e divenuti tristemente famosi per la crudeltà delle loro incursioni.

Si resero responsabili di migliaia di sparizioni, uccidendo persone comuni che venivano rapite e minacciate per ottenere denaro, o semplicemente perché appartenenti a tribù che Amin considerava nemiche. 
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Alcune delle citazioni ascritte al sanguinario dittatore recitano :

"Durante la guerra, se non hai cibo e il tuo fratello soldato è ferito, tanto vale ucciderlo e mangiarlo per sopravvivere." 

"Ho mangiato la carne umana. È molto salata, ancora più salata della carne di leopardo."
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"Esprimo il mio sostegno alla figura storica di Adolf Hitler, che ha fatto la guerra per unificare l'Europa e ha avuto l'unico torto di perderla."
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"Li ho mangiati prima che essi potessero mangiare me."
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Ricorre nelle parole di Amin l'accenno all'antropofagia, praticata dopo efferate torture, come testimoniano le centinaia di cadaveri ritrovati senza testicoli, o labbra, oppure occhi o nasi.
Si dice che gettasse i resti dei suoi nemici ai coccodrilli nel lago Vittoria e che conservasse i crani degli stessi nei suoi frigoriferi, dopo essersene cibato.
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Nonostante tutto ciò, nel mese di settembre 1975 Amin fu ricevuto con tutti gli onori in Italia dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, e invitato ad un pranzo al Castello di Castelporziano, a cui parteciparono le rispettive consorti e altri ospiti.
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1975 -  Dall'Archivio storico della Presidenza della Repubblica :
Il Presidente Leone e consorte insieme al dittatore ugandese Amin Dada
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Dissenso
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giovedì 27 settembre 2018

La DISINFORMAZIONE

La DISINFORMAZIONE


L’oggettività storica diventa tale solo quando è filtrata dal trascorrere del tempo.
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Troppi fattori, altrimenti, influenzano ciò che concorre a definire tutti i parametri che caratterizzano gli eventi, e cioè l’obiettività.
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Uno degli elementi fondamentali da considerare, in questa ottica, è rappresentato dall’opera di manipolazione dei fatti che sistematicamente viene attuata allo scopo di presentare gli eventi in chiave soggettiva, a seconda degli interessi di parte.
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A questo riguardo, chi ha interesse a proporre false verità a proprio esclusivo vantaggio, attua una tecnica invasiva, nei confronti dell’intera società civile, che prende il nome di “disinformazione”.
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I disinformatori, spesso veri e propri professionisti dell’inganno, sono specialisti nel modificare la verità,  e nel presentare una realtà addomesticata di eventi politici, religiosi, culturali, artistici, sportivi, e di tutto ciò che interessa la quotidianità non solo contemporanea.
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La realtà oggettiva viene quindi trasformata da pseudo intellettuali che ne modificano i contenuti fino alla sua profonda e intima essenza.
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Capita che certi argomenti assumano a livello globale una valenza trasformata, molto dissimile dal suo iniziale ed effettivo riscontro reale.
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Se la disinformazione è attuata con una determinazione costante e capillare, raggiunge l’obiettivo di influenzare ad hoc interi strati sociali, così come è accaduto per il comunismo.
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La sinistra ha da sempre presentato un quadro di insieme del comunismo che è volutamente artefatto, in chiave idilliaca, allo scopo di espandersi nel mondo intero, nonostante le atrocità da esso compiute.
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Lo strumento inziale e principe di cui si è avvalso il Partito Comunista russo, dopo aver assassinato i veri fautori della rivoluzione del 1917, è stato il Cominform, l’organismo di diffusione internazionale del comunismo stesso nel mondo intero.
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Interi stuoli di intellettuali e di dirigenti dei vari Partiti comunisti nazionali si sono prostrati ai dictat del Cominform, imposti da Stalin, per presentare l’universo bolscevico e marxista come un vero e proprio “paradiso comunista”.
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I disinformatori di professione hanno assunto l’aspetto di araldi del comunismo, divulgando in ogni parte del mondo la magnifica realtà del socialismo.
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Poco o nulla importa che ciò fosse e sia ancora, tutto falso.
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Ricordo a chi legge che all’epoca delle “grandi purghe” staliniane del 1933 in Unione Sovietica, perfino l’ambasciatore USA a Mosca, Joseph Davis, divenne uno strumento di disinformazione nelle mani del Cominform.
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Davis  scrisse e pubblicò negli Stati Uniti “Missione a Mosca”, un libro in cui esaltava il “paradiso sovietico” e la civiltà socialista, influenzando così le masse americane a favore di un universo comunista.
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Peccato che la sua cecità intellettuale gli impedisse di vedere che contemporaneamente morivano 4 milioni di persone in Ucraina, a causa della carestia voluta e organizzata  consapevolmente a tavolino dagli stessi ideatori di quel “paradiso comunista” da lui descritto.
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Peccato che, contemporaneamente, altri milioni di sventurati venissero deportati (donne, uomini, anziani, disabili, ragazzi) nei territori gelati della Siberia  e del Circolo polare artico, e reclusi nei famigerati gulag, a cui Davis non accennò nemmeno lontanamente.
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Personaggi come Davis hanno contribuito a diffondere un mito, quello comunista, descrivendolo in maniera opposta a ciò che veramente era ed effettivamente è, e cioè un delirio di violenza ed orrore.
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Addirittura il Presidente Roosevelt omaggiò l’alleato russo tramite la produzione di un film, ricavato dal libro di Davies e prodotto ad Hollywood dalla Warner Bros, in cui la vita quotidiana del popolo sovietico si svolgeva in un clima idilliaco di tranquillità e benessere.
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In Italia la disinformazione appare in perfetta simbiosi con l’ex numero due del Cominform e cioè Palmiro Togliatti, che dal colpo di Stato di Lenin e il relativo massacro dei rivoluzionari che sconfissero lo zar, non perse occasione per decantare le lodi del “paradiso socialista”.
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La Storia, e l’apertura di archivi segreti precedentemente inaccessibili hanno dimostrato, dopo parecchio tempo di oscurantismo e disinformazione, che Togliatti era perfettamente a conoscenza delle deportazioni in atto, perfino di quelle dei comunisti italiani esuli in terra di Russia, ma che continuò con fredda determinazione a portare avanti il suo subdolo intento ingannatore.
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Togliatti si rese complice di crimini contro l’umanità, come nel caso delle deportazioni staliniane, di cui stilò addirittura liste di “sacrificabili” in nome di una ortodossia bolscevica che non lasciava spazio a deviazioni di alcun tipo, oppure come nel caso tragico delle Foibe, in cui avallò l’operato criminale e sadico delle truppe partigiane comuniste titine.
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Ancora oggi la disinformazione continua in Italia la sua incessante opera mistificatrice, per voce degli esponenti post comunisti, metamorfizzati ma sempre pronti a mentire sul comunismo e sulle sue responsabilità.
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Esponenti della sinistra e di Governo, come la Presidenta della Camera Laura Boldrini definiscono Togliatti come “il Migliore”, e permettono che vie o piazze italiane siano intitolate a criminali comunisti come Lenin e Stalin, compiendo così ulteriori passi lungo il cammino della disinformazione.
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L’arroganza di costoro è subdola e meschina, e lo dimostra il fatto che non una delle vittime uccise dai partigiani comunisti, a guerra finita, venga mai commemorata e celebrata, ma che anzi l’omertà e la menzogna distorcano l’oggettività storica al suono di canzonette come “bella ciao”.
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Renzi, Fiano, Gentiloni, Boldrini, Prodi, e tutto l’Universo sinistroide o pseudo tale, così come le schiere di catto-comunisti infervorate dalle omelie politiche di un Santo Padre che pare non preoccuparsi dell’invasione epocale da parte delle popolazioni islamiche, proseguono un percorso che non tiene conto dei cento milioni di morti causati dal comunismo.
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Questo ignominio è ancora più grave se si considera che a tutt’oggi il comunismo continua a mietere vittime in ogni singolo Paese in cui è al potere, come in Cina, in Nord Corea, in Russia, a Cuba, e in ogni altra Nazione a “guida” Marxista.
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La disinformazione è radicata in ogni aspetto della nostra quotidianità, a partire dalle Scuole elementari, in cui le giovani menti dei nostri figli o nipoti subiscono un tentativo di “lavaggio del cervello”, in perfetto stile comunista.
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I libri di testo, infatti, sono manipolati dalle sinistre, e riflettono un punto di vista omologato solo alla loro faziosità partitica e politica.
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Dall’inizio degli anni ’50 a tutt’oggi la cultura italiana è stata dominata e fagocitata da una precisa tendenza intellettuale, o pseudo tale, che la sinistra ha faziosamente imposto e che ha preso il nome di “sovietismo”, come la definì Roberto Galasso sul Corriere della Sera nel 2007.
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Da questa definizione si evince come sia stato possibile che fino ad oggi la penetrazione egemonica-culturale-politica del PCI abbia orientato le scelte dei libri di testo nelle scuole, nelle università e nelle Case editrici, escludendo qualsiasi problema di dissenso sollevato a proposito dei Paesi comunisti.
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L’Ordine europeo deciso nella Conferenza di Jalta nel 1945, ritenuto lo standard di riferimento per la coesistenza pacifica tra il blocco sovietico e quello americano, divenne l’alibi attraverso cui, specialmente nel periodo della “guerra fredda”, i personaggi di spicco del comunismo occidentale operarono con virulenza per tacitare le voci di dissenso e il loro stesso riconoscimento internazionale.
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Per citarne alcuni, ricordiamo :
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Francesco De Martino (ex segretario del PSI e Senatore della Repubblica)
Giorgio Napolitano (nel 2003, prima di diventare Presidente della Repubblica)
Francois Mitterand (Presidente della Repubblica francese dal 1981 al 1988)
Willy Brandt (Presidente tedesco dal 1964 al 1987 e Presidente dell’Internazionale socialista dal 1976 al 1992).
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Solamente dopo svariati decenni, e grazie alla diffusione di Internet, le “voci fuori dal coro” delle sinistre sono riuscite a far emergere aspetti nascosti ad arte dai disinformatori legati alla “falce e martello”.
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Pertini e il suo idolo criminale
I crimini comunisti sono stati perdonati e i colpevoli graziati da Presidenti della Repubblica particolarmente in simbiosi con le filosofie sinistroidi, come :.
Sandro Pertini (graziò Giulio Paggio, della “volante rossa”, Mario Toffanin, assassino partigiano della brigata Osoppo, e Fiora Ardizzone, pasionaria di “Prima Linea”)
Oscar Luigi Scalfaro (graziò sette brigatisti rossi, di cui due condannati all’ergastolo), oppure come
Carlo Azeglio Ciampi (graziò Domenico Pittella (brigate rosse)
Giorgio Napolitano (graziò Ovidio Bompressi (Lotta Continua)
Giuseppe Saragat, che graziò Francesco Moranino (assassino partigiano comunista).
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Queste persone hanno ricoperto il ruolo della più alta carica dello Stato, mentendo e sapendo di mentire, assolvendo i responsabili di misfattti e di delitti atroci, giustificandoli in nome del comunismo, omettendo e falsificando, in perfetto stile mistificatorio, da veri disinformatori.
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E’ grazie a gentaglia come questa, e all’opera di disinformazione perpetrata ai danni della verità storica, che la sinistra si avvale del consenso popolare riscosso presso le masse di pecoroni che si nutrono della grassa ignoranza in cui vegetano politicamente.
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COMUNISMO CINESE

La Destra in tutto il periodo che va dal 1945 ad oggi è stata semplicemente a guardare, producendo fenomeni di rigetto delle teorie marxiste solo occasionalmente,  o per bocca di isolati paladini della verità oppure per rispondere alle strazianti grida di dolore di chi aveva subito l’oppressione comunista.
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Alcuni appartenevano al comunismo stesso, e ne erano parte integrante politicamente e ideolgicamente, ma solo fino a quando, aprendo gli occhi hanno potuto constatare, pagandone le conseguenze, che era tutto falso.
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E’ il caso di centinaia di esuli italiani, comunisti riparati in Unione Sovietica per scappare dal regime fascista, che poi per semplici divergenze di opinione sono stati deportati nei lager siberiani.
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Uno di loro, Dante Corneli, sopravvissuto, scrisse un libro in cui racconta la verità, e consiglio a tutti di leggerlo ( il titolo è “Il redivivo tiburtino”).
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Un alto esponente dell’apparato comunista stesso, in Unione Sovietica, Viktor Kravchenko, intrappolato nei meccanismi della polizia segreta comunista dovette fingere di partecipare, anzi partecipò, all’edificazione socialista (suo malgrado) e quando riuscì a compiere un viaggio di lavoro negli Stati Uniti, ne approfittò per chiedere asilo politico, preferendo la libertà.
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Scrisse la storia della sua epopea, intitolandola “Ho scelto la libertà”.
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L’editoria è una delle armi con cui i disinformatori della sinistra operano incessantemente,  ricorrendo ad ogni forma di comunicazione letteraria, come libelli, opuscoli, volantini, libri, libretti, volumi, e quant’altro possa creare una simbiosi fra chi legge e le loro menzogne.
Voglio citare solo alcuni di questi signori della disinformazione, di cui sono professionisti.
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Joze Pirjevec è l’autore del libro “Foibe. Una storia d’Italia”, in cui stravolge la verità storica delle stragi delle Foibe ad esclusivo vantaggio degli stessi criminali comunisti e assassini che ne furono responsabili.
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Michel Dreyfus, in collaborazione con Bruno Groppo, Claudio Ingerflom, Roland Lew, Claude Pennettier, Bernard Pudal, e Serge Wolokow, ha scritto “Il secolo dei comunismi”, reagendo alla pubblicazione de “Il libro nero del comunismo”, e tentando  artificiosamente (arrampicandosi sugi specchi) di confutarne l’efficacia e la validità storiografica.
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Voglio segnalare anche alcuni storici marxisti che per la loro collocazione ideologica e la loro simbiosi con tale filosofia ne risultano essere contaminati e inaffidabili dal punto di vista della coerenza storica e didattica.
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I nomi di questi disinformatori accreditati dall’universo comunista, e dei loro scritti,  sono :
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Aldo Agosti (Storia della Terza internazionale, e biografia di Togliatti)
Francesco Barbagallo (Enrico Berlinguer, Storia dell’Italia repubblicana)
Giuseppe Vacca (Presidente della Fondazione Gramsci)
Luciano Canfora (Accusato di negazionismo nei riguardi dei crimini di Stalin)
Massimo L. Salvadori (Deputato dei DS e ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino)
Renzo Martinelli (Il Partito Comunista d’Italia)
Silvio Pons (Direttore della fondazione Istituto Gramsci, ha scritto Stalin e la guerra inevitabile 1936-1941)
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Includo nell’elenco tutti i figuranti politici in odore di PD, come i teatranti e le marionette che, seduti sugli scranni parlamentari, hanno dato corso a quest’ultimo Governo, mai voluto e mai votato dai Cittadini.
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Per controbilanciare la disinformazione è necessario che la destra rinunci all’immobilismo che pare caratterizzi il suo status quotidiano.
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Occorre una mobilitazione quotidiana e una presa di coscienza dei singoli individui, al fine di monitorare una corretta informazione, svincolata dalle precedenti manipolazioni.
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Le Case editrici che non sono prone ai dictat delle sinistre devono impegnarsi a diffondere gli scritti dei molteplici autori del dissenso, finora relegati in un limbo accessibile a studiosi e ad amanti dell’argomento.
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Gli organi di informazione sono sempre più simili a strumenti con cui i relatori e  i galoppini di turno, eseguono senza fiatare le disposizioni dei politici di riferimento delle sinistre.
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Il giornalismo è quasi scomparso, sostituito da una sorta di compiacente allineamento alle problematiche di “regime”, volte a mantenere una costante disinformazione delle masse popolari.
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Anche la Chiesa è correa in questo tipo di “modus operandi”, coadiuvando alcune scelte della politica anziché allinearsi ad un percorso evangelico.
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E’ il caso dei clandestini islamici, accolti dal Pontefice come eroi da sostenere e da privilegiare, nonostante l’odio che questi hanno dimostrato verso le Nazioni ospitanti e il dispregio dei valori occidentali.
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L’attuale fusione in corso tra marxismo e capitalismo, oramai consolidata, come dimostrano l’exploit economico della Cina, le politiche economiche di Putin, legato ai poteri finanziari della malavita russa, e gli inciuci tra politica europea e banche, fanno da corollario al quadro di insieme che delinea il panorama della disinformazione attuata dalle sinistre.
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L’orientamento pilotato delle masse popolari, massificate in un unico grande gregge, è necessario ai fautori del socialismo per continuare l’opera di ladrocinio e di speculazione che attanaglia le economie europee, a discapito dei risparmiatori.
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Anche in questo caso si risorre alla disinformazione, già rodata e collaudata in decenni di mistificazione.
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Ed ecco il perché personaggi come Napolitano (ridotto ormai ad una vecchia cariatide), continuino a fare delle apparizioni politiche nel tentativo di influenzare aspetti sostanziali della vita pubblica.
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Ecco perché i Ministri del Governo appena sciolto hanno strenuamente falsificato la verità, nascondendola e stravolgendola, ricorrendo a stratagemmi come l’antifascismo, vera e propria copertina di Linus, e commemorazioni partigiane al suono di “bella ciao”.
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La mia speranza è che l’Europa intera si sposti a destra, politicamente parlando, e che i leader delle opposizioni si risveglino dal torpore che per troppo tempo ha impedito loro di combattere adeguatamente contro i fantasmi del comunismo, ancora tragicamente presenti.
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Dissenso
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