sabato 5 aprile 2025

DISLOCAZIONI DELLE FORZE ARMATE DELLA RSI

 

DISLOCAZIONI DELLE FORZE ARMATE DELLA RSI
a cura di Luciano Fabris

 
 
IL TRICOLORE DELLA RSI IN LINEA SU TUTTI I FRONTI
Da oltre mezzo secolo, la Repubblica (partorita al suono delle cornamuse di Sua Maestà Britannica, che si esibivano all’ombra dei totem d’oltre Atlantico mentre ancora crepitavano le scariche di fucileria dei plotoni d’esecuzione ordinati dalle Corti d’Assise Straordinarie) vivacchia ed educa i giovani violando, alterando e mistificando la Storia. Per motivi di sopravvivenza (e per meglio "tangentare’’!). Dal cilindro di noti prestigiatori è uscita una ‘verità’ che nasconde quello e quanto - a lor signori - fa comodo e piacere. Circa la storiografia della 2.a Guerra mondiale e, specificatamente, l’ultima parte di essa. Dove si "erudisce il pupo’’ con le strabilianti bravure dei Tommies e dei G.Men, che contrastavano - per il bene dell’umanità - i cattivelli tedeschi con la cooperazione del cosiddetto Esercito del Sud. Quello di Brindisi, per intenderci. Quel poco, che alle volte viene detto, circa la RSI, è presentato in termini spregiativi o traboccanti veleni e misture. Come si conviene a chi ha - ancora - la coda di paglia.
Mentre negli altri Paesi, si è usi a dire pane al pane e vino al vino, qui, nel "Paese’’ di Pulcinella (e di Pantalone!), la "Storia’’ la decidono e la scrivono a tavolino, con prebende da nababbo, sedicenti storici attaccati alla greppia.
"Nuovo Fronte’’, in quasi 30 anni di vita, ha sempre spezzato una lancia in favore di quanti, gelosi dell’Onore nazionale, si schierarono con la RSI. Narrando i sacrifici, il valore, le glorie e il martirio subito dai Soldati repubblicani che combatterono al fronte sud contro gli invasori; al confine orientale contro le bande dell’infoibatore Tito; su quello francese in difesa delle terre occidentali dalle velleità degaulliste.
Ad ascoltare o leggere quei cronici-cronisti, sembra che a Nettuno, Anzio, a Tarnova, sul Senio, in Garfagnana, nelle acque del Tirreno o dell’Amarissimo e nell’azzurro cielo d’Italia, ci fossero soltanto tedeschi contro gli "alleati’’. E non anche i Soldati dell’Onore, con le loro sublimi gesta. Gesta da scrivere a caratteri vermigli, per ricordare il tanto sangue generosamente versato per l’Italia. Per non parlare poi degli altri Fronti. Perché, anche lontano dal territorio metropolitano, ancora stupendi Soldati repubblicani combatterono sino al crollo dell’Europa. Ad essi va ascritto il merito se le Insegne della RSI furono presenti ovunque. Ricordiamoli questi fedelissimi italiani. Per farlo, sarà necessario ricorrere alla penna insostituibile dello storico della RSI Nino Arena. Nella sua copiosa produzione editoriale è il più obiettivo, veritiero e documentatissimo. Dal suo impareggiabile "RSI-Le FF.AA. della Repubblica Sociale Italiana/La guerra in Italia’’, da "Parà’’ e da "Folgore’’, sempre di Arena, nonché da "Gli ultimi in grigioverde’’ di Giorgio Pisanò, estrapoliamo alcune note che interessano il combattentismo repubblicano su gli altri Fronti di guerra.
 
FRANCIA

BASE ATLANTICA SMGG. "BETASOM’’ di Bordeaux
Con il personale italiano vennero costituiti:
1ª Divisione Atlantica Fucilieri di Marina (di cui un Btg. a presidio della Base "Betasom’’
Costituzione di equipaggi misti italo-tedeschi per Unità navali di Scorta, Antisom e quattro Squadriglie Dragamine (al comando della Movm e CF 1ª cl. Cap. Vascello Enzo Grossi)
n° 6 Batterie costiere (zona Gironda)
altre Batterie costiere (zona di Tolone)
Battaglioni Ausiliari
Reparti Servizi e Costruttori
In Francia operarono pure:
Reparto Autonomo Volontari Milizia
1° Gruppo Artiglieria pesante
6° Gruppo Artiglieria pesante
1114° Gr. Artiglieria a.a. (poi scisso in due tronconi con destinazione in Provenza e in Germania)
Gruppo Spec. CC.NN. da sbarco (a Tolone)
18ª Cp. Sussistenza (a Nizza)
Vari Btgg. di costruttori e Servizi
Reparti della MGR
ANR (a Istres: trampolino per Gr. Aerosiluranti circa l’attacco a Gibilterra).
(I Reparti restarono in armi sino ai primi di maggio ’45 mentre la Sezione di Artiglieria Marina a Saint Nazaire - Base navale tedesca sull’estuario della Loira - cessò le ostilità il 17 maggio 1945).
 
 
GERMANIA
DANZICA
Il personale della Base Sommergibili di Dan-zica - agli ordini della Movm Comandante Mario Arillo - che aveva aderito alla RSI, in parte fu trasferito a "Betasom’’ di Bordeaux, altri scelsero la Xª Flottiglia MAS.
MARE DEL NORD e MAR BALTICO
I due Battaglioni di Nebbiogeni, presenti in varie zone del nord tedesco, aderirono immediatamente alla RSI, proseguirono il loro servizio sempre apprezzato dai Germanici. "La 39ª Cp. Nebbiogeni impiegata nella località di Wilhelmshafen fu la prima Unità - nel settembre ’43 - a innalzare la Bandiera repubblicana in Germania’’. Subito dopo, venne richiesta dai Comandi tedeschi la costituzione di un Centro Addestramento e di nuovi Battaglioni che assunsero il numero di 1°, 4° e 5°.
Questo l’organigramma dell’Unità:
Comando Truppe Nebbiogene (a Stettino)
Centro di Addestramento
1° Battaglione - Dislocazione: Schwinemunde-Wilhelmshafen
II° Battaglione - Dislocazione: Gotenhafen
III° Battaglione - Dislocazione: Oderthal-Pillau
IV° Battaglione - Stettino-Noos Jerbau
V° Battaglione - Grossborn-Zeit
Un nucleo di Ausiliarie del SAF
Altre Truppe repubblicane presenti in Germania:
1° Reggimento Artiglieria costiera
2° Reggimento Artiglieria costiera
3° Reggimento Artiglieria costiera
6° Reggimento Artiglieria costiera
8° Reggimento Artiglieria costiera
9° Reggimento Artiglieria costiera
10° Reggimento Artiglieria costiera
14° Reggimento Artiglieria costiera
zone del Mar Baltico
III° Battaglione corazzato (a Munzingen)
 
Quattro Battaglioni da fortezza
Un Distaccamento del CXLI° Btg. "M’’ d’Assalto (proveniente da Creta)
Plotone Carri "L’’ (a Bergen) proveniente dall’Egeo
Battaglioni e Servizi Navali
Ausiliarie del SAF
 
Per l’addestramento:
1ª Divisione Bersaglieri "Italia’’
2ª Divisione Granatieri "Littorio’’
3ª Divisione Fanteria di Marina "S. Marco’’
4ª Divisione Alpina "Monterosa’’
Molte migliaia di Volontari Italiani che avevano chiesto - ed erano in addestramento - di essere arruolati nelle Waffen SS. In seguito verrà costituita la 29ª Divisione SS Italiane.
 
L’ANR fu presente con il 114° Gruppo di sorveglianza dei litorali di Finlandia, Lettonia, Estonia, Carelia, Cecoslovacchia con il Gruppo Aerotrasporti "Terracciano’’ e con il Gruppo Aerotrasporti "Trabucchi’’.
 
 

 
Modesti contingenti di truppe della RSI furono presenti in:
UNGHERIA: Gruppi di Artiglieria e qualche centinaio di Soldati
POLONIA: 63ª Cp; presidiaria, Comandi, Uffici, Ospedale e Servizi
ROMANIA: Marinai e Autieri della Base navale di Costanza
BULGARIA: Cp. di Granatieri
 
 
FRONTE DELL’EGEO
DODECANESO
All’indomani del turpe voltafaccia badogliano, gli italiani che non avevano accettato la resa incondizionata si apprestarono a continuare le ostilità a fianco dell’Alleato e contro i vecchi nemici. A Rodi si formò un Comando Reparti Italiani dell’Egeo che ebbe giurisdizione sulle Formazioni rimaste in armi o sorte volontariamente.
Reggimento Volontari "Rodi’’
201ª Legione CC.NN. - GNR Egea "Conte Verde’’
Cp. mitraglieri
Cp. fucilieri (a Syra)
Cp. GNR
Cp. Volontari fascisti
Cp. telecomunicazioni
Batterie di Artiglieria (a Zante e Nauplis) e Lero
Servizi vari
due Battaglioni di costruttori
ISOLE CICLADI
24ª Legione GNR "Carroccio’’ (isola di Samos)
(composta dal 24° Btg., 25° Btg., 24ª Cp. mitraglieri, un Gruppo Artiglieria)
Volontari Esercito aderenti alla RSI
ANR: Reparto aereo dell’Egeo
(in armi sino all’8 maggio ’45)
ISOLA DI CRETA
Legione Volontari Italiani "Creta’’
Gruppo Artiglieria
141° Btg. "M’’ d’Assalto (dislocato a Retymno)
Reparti Genieri, Semaforisti e Servizi
due Battaglioni costruttori
MGR - quattro batterie costiere e armamento antiaereo
ANR - saltuaria presenza Gruppo Aerosiluranti "Faggioni’’ presente la Ricognizione marittima lontana (in armi sino al 6 maggio ’45)
GRECIA
L’aeroporto di Atene fu base-trampolino del Gr. Aerosiluranti per azioni nel Mediterraneo centro-orientale.
LXVII° Btg. CC.NN. (a Salonicco)
 
 
FRONTE RUSSO
BASE SOMMERGIBILI "CB’’ DEL MAR NERO
Il personale della Squadriglia "CB’’ di stanza nel Mar Nero e operante nelle acque della Crimea, aderì alla RSI. Già il 17 settembre 1943, il "CB 1’’ in azione di guerra affondava una Unità sovietica. Rimasto in armi sino all’agosto 1944, il personale della Squadriglia rientrò in Italia.
UCRAINA
A fronte della difficile situazione verificatasi in Russia, nell’estate del ’43, venne inviata in quello scacchiere anche la 2ª Divisione Fallschirmjäger che era dislocata in Italia. A questa Unità si aggregarono una cinquantina di Paracadutisti italiani già del X° Arditi, che vennero inseriti nel Gruppo Esplorante divisionale. Dal novembre 1943 all’ottobre ’44, questi repubblicani - noti come Reparto Camionettisti - combatterono in terra di Russia, distinguendosi per valore, aggressività e la costante presenza nei punti più caldi degli scontri. I pochissimi superstiti continuarono la lotta in Belgio e Olanda, dove la 2ª Divisione Fallschirmjäger venne successivamente impiegata.
Da "Parà’’ di Nino Arena:
(...) Assolto il suo compito nel settore di Zitomir, la 2ª Divisione Fallschirmjäger venne spostata nei pressi di Kirovgrad, in vista di un’operazione di lancio alle spalle dello schieramento russo. L’attacco dal cielo avvenne la vigilia di Natale e, nonostante la strenua resistenza opposta dai russi, nettamente superiori di numero, si concluse con un completo successo. Con i Fallschirmjäger si batterono con grande valore anche un gruppo di paracadutisti italiani che lasciarono sul luogo dello scontro 26 tra morti e feriti, cioè la quasi totalità degli uomini partecipanti all’azione. Il 27 dicembre 1943 i superstiti paracadutisti italiani, 24 in tutto, vennero impiegati in una rischiosa missione. Al comando del capitano Paris (il Comandante del Gruppo - Ndr) ebbero l’incarico di raggiungere un gruppo di tre semoventi rimasti bloccati dinanzi alle linee russe e provvedere al recupero dei mezzi e degli equipaggi. In caso contrario, avrebbero dovuto distruggere le macchine mediante cariche esplosive. Al segnale stabilito, i 24 paracadutisti scattarono all’attacco, raggiunsero i carri e si spostarono in avanti per garantire maggiore libertà di movimento agli addetti al recupero. L’artiglieria russa, messa in allarme, cominciò a martellare con un fuoco infernale le posizioni occupate dagli italiani, ma senza riuscire a fiaccarne lo spirito combattivo. Solo l’esaurirsi delle munizioni fece desistere gli uomini del capitano Paris dalla loro audace determinazione. Rientrati nelle proprie linee, i paracadutisti italiani si rifornirono di munizioni e di esplosivi e scattarono nuovamente all’attacco, scontrandosi con le pattuglie sovietiche inviate sul posto per catturare i mezzi blindati. Lo scontro si svolse all’arma bianca e si concluse con la sconfitta del nemico, che lasciò sul terreno diversi morti e feriti. Anche le perdite dei paracadutisti italiani furono elevate. Alla fine degli scontri, dei 24 uomini che avevano preso parte all’operazione "recupero carri’’, solo quattro risultarono incolumi. Tutti gli altri o erano caduti o erano rimasti feriti nel corso dei combattimenti. Tra i caduti vi fu lo stesso capitano Paris, che venne proposto dal ministro della Difesa della RSI, Maresciallo Graziani, per la massima decorazione al valor militare (°).
Il reparto è ridotto ad una esigua rappresentanza di valorosi soldati italiani. Prende il comando il tenente Domenico Fania. Alcuni giorni più tardi, saputo che si preparava un’azione di pattuglia, egli si presenta al suo diretto superiore per offrirsi, unitamente ai suoi uomini. La risposta dura ma significativa fu: ‘No! Ho già versato troppe lacrime per la perdita di tanti camerati Italiani, non voglio correre il rischio di versarne ancora’ (°°°)’’.
 
 

ESTREMO ORIENTE
Dei Reparti e delle Navi dislocati in Estremo Oriente, aderirono alla RSI il 90% degli Italiani ossia la quasi totalità degli Italiani presenti: Marò del "S. Marco’’, Marinai e Marittimi costituirono un Reparto Marina su tre Battaglioni di fucilieri e una Batteria da sbarco. Adesioni si ebbero tra i nostri connazionali a Shanghai (S. Marco), a Singapore, in Malesia e Giappone.
 
 
JUGOSLAVIA - ALBANIA
491 Legione GNR "Marche" (49' Big., 50' Big., 49' Cp. mitraglieri) dislocazione: Sebenico (Croazia), in armi sino al maggio '45 in Austria
72a Legione GNR "Farini" (72' Btg., 33' Btg., 72' Cp. mitraglieri) dislocazione: Scutari (Albania), Podgorica e Danilovgrad (Croazia)
86a Legione GNR "Indomita" (86' Btg., 94' Btg., 86' Cp. mitraglieri) dislocazione: Scutari Albania), Bosnia e Croazia. In armi sino al maggio '45.
CX LIV' Battaglione Autonomo GNR "Irpino". Dislocazioni: Montenegro, Albania, Bosnia, Croazia. In armi sino al maggio '45.
XXXIII'Btg. autonomo GNR. Dislocazione in Serbia. In armi sino al maggio '45 (Austria).
XL' Btg. GNR "Scaligero". Dislocazione in Croazia e Slovenia. In armi sino al maggio '45.
LIII'Btg. aut. GNR. Dislocazioni in Serbia e Croazia. In armi sino al maggio '45.
LXXXI' Btg. aut. GNR. Dislocazioni in Montenegro e Croazia. In armi sino al maggio '45 (Zagabria). LXXXII' Btg. aut. GNR. Dislocazioni in Serbia Montenegro e Austria. In armi sino al maggio '45. XCII' Btg. aut. GNR. In Albania sino al marzo '44, indi in Croazia, poi rientrato in Italia.
CXI' Btg. d'Assalto GNR. Dislocazioni: Montenegro, Serbia, Croazia. In armi sino al maggio'45 (Zagabria). XCIV' Btg. GNR (Montenegro)
 
 
Nel corso dei venti mesi di guerra cui si è accennato, i Reparti trattati subirono molte variazioni nell’organico e nella dislocazione delle zone di operazioni, che non è possibile seguire in questa sede. Ma è consegnato alla Storia che oltre centomila italiani fuori dai confini combatterono sempre valorosamente e in particolari difficilissime condizioni.
Lontani dalla Patria, spesso senza notizie da cosa, sotto l'offesa aerea nemica, in terre ostili, contro nemici malvagi e guerriglieri - frequentemente invisibili - ma di inaudito ferocia; questi impareggiabili Soldati restituirono, con i loro inenarrabili sacrifici, l'Onore all’Italia che amarono al di sopra di tutto. Se ci fosse ancora bisogno di una conferma, l'epopea di questi Combattenti sui lontani fronti della Guerra per l'Europa delle Nazioni, sigilla quella nostra scelto per l'Onore.
Luciano Fabris
 
 
BIBLIOGRAFIA
'FF.AA. RSI: la guerra in Italia" di Nino Arena
"Parà" - II vol. di Nino Arena/E. Sala
"Folgore" di Nino Arena, da "Gli ultimi in grigioverde" di G. Pisanò
 
 
NUOVO FRONTE N. 196 Novembre 1999 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)
 

 


sabato 1 marzo 2025

ONU Un carrozzone inutile e costoso

 

ONU- Organizzazione delle Nazioni Unite

ONU Un carrozzone inutile e costoso

Nel 1945, su istanza delle Nazioni vincitrici della Seconda Guerra mondiale, fu deciso di creare l'ONUOrganizzazione delle Nazioni Unite- alla quale aderirono 51 Nazioni oggi diventate 193, la totalità di quelle mondiali.

Aveva l'obiettivo di prevenire futuri conflitti, mantenere la pace e la sicurezza mondiale, favorire lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni e la cooperazione internazionale ed era stata creata in sostituzione della vecchia (e famigerata) Società delle Nazioni, creata nel 1919 sempre per garantire la pace dopo la sanguinosa Prima Guerra Mondiale, pace che però non venne garantita tanto è vero che dopo varie guerre locali si arrivò all'altrettanto sanguinosa Seconda Guerra Mondiale.

Ma se la Società delle Nazioni non era stata in grado di evitare le guerre, anche l'odierna ONU ha dimostrato nei suoi 79 anni di vita tutta la sua incapacità nel prevenire i conflitti e nel mantenere la pace.

Dalla guerra tra gli Israeliani ed i Paesi Arabi del 1948, alla guerra di Corea del 1950, dalla guerra in Congo del 1960-66, a quella del Vietnam del 1961-74, dai massacri di milioni di civili in Cambogia da parte dei Kkmer Rossi del 1975-78, all'invasione russa dell'Afghanistan del 1979-89, dalle guerre etniche nelle regioni della ex Jugoslavia del 1991-95 a quelle in Iraq, Somalia, Nigeria, Etiopia, Sudan, Haiti, Mozambico, Libia, Siria e ancora Afghanistan.

Per arrivare, ai giorni nostri, l'ONU non è stato in grado di impedire l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e assiste impotente al massacro dei civili ucraini da parte delle Forze russe e non è stata in grado di fermare l'invasione di Gaza e del Libano da parte di Israele, con i feroci massacri delle popolazioni civili arabe da parte dei soldati israeliani.

Le ragioni di questa impotenza e incapacità dell'ONU di evitare i conflitti risiede nella composizione del Consiglio di Sicurezza che è il massimo organo direttivo.

Il Consiglio di Sicurezza è infatti composto da 15 Stati membri, 5 permanenti e sono le nazioni vincitrici della Seconda Guerra mondiale (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) e 10 non permanenti eletti a rotazione ogni due anni.

Ebbene i 5 membri permanenti hanno il cosiddetto “diritto di veto”, cioè il potere di bloccare qualsiasi risoluzione “sostanziale” che il Consiglio di Sicurezza o l'Assemblea Generale intendano prendere.

Per questo l'ONU non ha potuto approvare una risoluzione “sostanziale” contro l'invasione russa dell'Ucraina a causa del “veto” imposto dalla Russia, così come non ha potuto approvare una risoluzione “sostanziale” contro l'invasione di Gaza e del Libano da parte di Israele a causa del “veto” imposto dagli Stati Uniti, grandi protettori dello Stato di Israele.

E' questa la gigantesca palla al piede che fa dell'ONU un carrozzone inutile e costoso, secondo gli ultimi dati complessivamente le Nazioni partecipanti versano oltre 62 miliardi all'anno per il suo funzionamento.

Anche le varie ipotesi attualmente allo studio per riformare il Consiglio di Sicurezza e la rotazione dei suoi membri sono solo aria fritta, perché l'unica vera riforma, per rendere l'ONU realmente democratica e per darle i poteri effettivi per bloccare le guerre grandi o piccole, è la riforma di cui nessuno parla, cioè quella di abolire il “diritto di veto” che spetta alle cinque Nazioni vincitrici della Seconda Guerra mondiale.

Fino a quando il peso delle cinque Nazioni vincitori, anche singolarmente prese, sarà superiore a quello di tutte le altre Nazioni messe assieme, l'ONU resterà solo un carrozzone inutile e costoso.



venerdì 17 gennaio 2025

La farsa dei Centri per migranti

 


Albania

La farsa dei Centri per migranti

I due Centri, quello per “l'identificazione dei migranti” a Shengjin e quello per il “trattenimento di richiedenti asilo” a Gjader, finanziati e creati dall'Italia sulle coste dell'Albania, sono una grande idea di Giorgia Meloni.

In realtà la Presidente del Consiglio inizialmente aveva proposto la creazione di un “Centro per i rimpatri” in ciascuna delle 20 Regioni italiane, ma c'era stata la corale protesta di tutti i Presidenti di Regione, a cominciare proprio da quelli del Centrodestra e l'idea era abortita.

A questo punto non restava che tirare fuori dal cilindro la farsa (scusate l'idea) di crearli sulle coste di quell'Albania che ha bisogno dell'appoggio dell'Italia per poter entrare nell'Unione Europea.

Così siamo arrivati alla tragicomica situazione di una nave da guerra italiana che fa la spola tra l'Italia e l'Albania portando ogni volta ben pochi migranti che poi, com'è già avvenuto, devono essere riportati indietro perché, secondo la Magistratura italiana, non vengono rispettate le Convenzioni europee.

Ovviamente il Governo dà la colpa ai Magistrati perché danno un'interpretazione restrittiva delle norme europee, ma intanto, in attesa che la Corte Europea decida chi ha ragione, questo avanti e indietro dei migranti sta facendo lievitare i costi preventivati per la gestione dell'operazione.

Il Centrodestra dice che l'Unione Europea ha apprezzato l'operazione Albania e starebbe pensando di imitarla, ma è solo propaganda, perché l'Europa sta semplicemente osservando gli sviluppi dell'iniziativa e, se saranno negativi, trarrà le sue conclusioni.

giovedì 19 dicembre 2024

I CRIMINI TURCHI -- GLI ARMENI

  in memoria del Genocidio Armeno: la grande strage che il Governo turco continua a negare.

Ragazzino armeno cristiano martirizzato dai turchi.

Anche quest’anno, il 24 aprile, noi, italiani di origine armena ed armeni in Italia, raccolti insieme alle comunità cittadine e alle Istituzioni italiane, siamo chiamati a rispondere alla domanda: perché fare memoria del Genocidio subito dagli Armeni nel 1915?
Il primo pensiero non può che andare alle vittime innocenti dell’immane tragedia del Metz Yeghern: a loro, contro l’ostinato e criminale silenzio che vorrebbe rimuovere il loro ricordo, va restituita la giusta luce, quella di martiri che si sono offerti al destino di morte senza perdere la propria umanità e di testimoni, anche per le nostre coscienze, di valori di fede e cultura che nemmeno la furia dei carnefici riuscì a cancellare.
Ma la memoria serve, soprattutto, a noi vivi, perché è a noi che viene affidato un compito: custodire e salvare quei valori, con un impegno che non possiamo lasciare ai sopravvissuti, ormai tutti scomparsi, né solo ai loro discendenti. Sono valori che ci appartengono come uomini e trovano la sintesi più vera nel diritto di ogni persona, gruppo, popolo di mantenere la propria identità, fisica e spirituale, e di avere un futuro nella libertà e nella sicurezza.
In un contesto internazionale quale quello attuale, così segnato da conflitti sanguinosi, instabilità ed incertezza, scegliere questa prospettiva significa guardare anche agli eventi che accadono oggi senza piegarsi alla logica dei rapporti di forza e delle convenienze, ritrovare il coraggio di testimoniare contro le ingiustizie, indagando le complessità dei fatti e dando voce a chi non ce l’ha, contro ogni retorica e ipocrisia.
Non possiamo, allora, in questa giornata, non ricordare e sentirci tutti vicini ai 120 mila Armeni vittime dell’occupazione militare da parte dell’esercito dell’Azerbaijan del territorio dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Dopo il drammatico epilogo a settembre dello scorso anno, essi sono stati costretti ad abbandonare la terra in cui erano insediati da secoli. Il silenzio che è seguito a quel dramma rischia di renderci conniventi con l’atteggiamento minaccioso del Governo azero nei confronti dell’identità stessa del popolo armeno e con la sua volontà, già realizzata in altri territori, di procedere alla sistematica distruzione delle tracce della sua esistenza.
Ricordare è, dunque, un’assunzione di responsabilità collettiva che si rinnova a presidio di valori che fondano la nostra convivenza civile.
Se crediamo che la forma delle cose sia nella loro durata, forse è in questo che possiamo ritrovare il senso di questa ricorrenza: il cammino è lungo ma è una sfida che è giusto raccogliere insieme.

Coordinamento organizzazioni e associazioni armene in Italia

Bambini armeni cristiani trucidati dagli Ottomani.
Deportati armeni in marcia verso i campi di sterminio.
Civili armeni impiccati dagli Ottomani.

Bambini armeni rinchiusi in una baracca.

venerdì 29 novembre 2024

CANTO DELLE DONNE FASCISTE

 


 CANTO DELLE DONNE FASCISTE 

Cosa importa se siam donne
Non alberga in noi paura
Né c'intralciano le gonne
Nella lotta santa e pura.

Sempre unite e sempre forti,
O fratelli pugneremo,
Vendicando i nostri morti,
Con italica virtù.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Cosa importa a noi Fasciste
della critica severa
delle femmine pipiste
che ci stiman da galera!

Siamo franche e siam sicure
della fede e dell’onore,
aborriamo l’imposture
della falsa santità!

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Le beghine disprezziamo,
che non han niente di pio,
ma convinte noi crediamo
in un santo e giusto Dio;

Disprezziam gli svenimenti,
le pettegole volgari,
le megere delinquenti
che han di sangue avidità.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Della donna è la missione
D'insegnar fede ed amor
E trasmetter la passione
Della patria in ogni cuore!

E' la nostra fede immensa,
Che può dar la redenzione
E formare ogni coscienza
Per l'Italico avvenir!

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Che si viva o che si muoia,
Noi sarem la vostra face
Nel dolore e nella gioia,
Nella guerra e nella pace!
Giunga a voi come promessa.
O fratelli il nostro canto
Di chi pugna per la  stessa
Oltraggiata civiltà.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Su venite comunisti
A sfogar le vostre ire
Come i martiri fascisti
Anche noi sappiam morire!

C'è una luce che ci ammalia,
Che ci guida e checi sprona,
E’ la luce dell’Italia
Che nessuno spegnerà.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà

Cosa importa se siam donne
Non alberga in noi paura
Né c'intralciano le gonne
Nella lotta santa e pura.

Sempre unite e sempre forti,
O fratelli pugneremo,
Vendicando i nostri morti,
Con italica virtù.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Cosa importa a noi Fasciste
della critica severa
delle femmine pipiste
che ci stiman da galera!

Siamo franche e siam sicure
della fede e dell’onore,
aborriamo l’imposture
della falsa santità!

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Le beghine disprezziamo,
che non han niente di pio,
ma convinte noi crediamo
in un santo e giusto Dio;

Disprezziam gli svenimenti,
le pettegole volgari,
le megere delinquenti
che han di sangue avidità.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Della donna è la missione
D'insegnar fede ed amor
E trasmetter la passione
Della patria in ogni cuore!

E' la nostra fede immensa,
Che può dar la redenzione
E formare ogni coscienza
Per l'Italico avvenir!

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Che si viva o che si muoia,
Noi sarem la vostra face
Nel dolore e nella gioia,
Nella guerra e nella pace!

Giunga a voi come promessa.
O fratelli il nostro canto
Di chi pugna per la  stessa
Oltraggiata civiltà.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà.

Su venite comunisti
A sfogar le vostre ire
Come i martiri fascisti
Anche noi sappiam morire!

C'è una luce che ci ammalia,
Che ci guida e checi sprona,
E’ la luce dell’Italia
Che nessuno spegnerà.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Nel Fascismo è la salvezza
Della nostra libertà


venerdì 8 novembre 2024

Le grandi malate d'Italia!

 

Sanità e Scuola

Le grandi malate d'Italia!

SANITA'

L'art.32 della nostra Costituzione recita : “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

L'attuale situazione della Sanità Pubblica in Italia sembra oramai in netto contrasto con questo articolo.

Partiamo dalle somme stanziate dal Governo che la Meloni ha definito “una cifra mai raggiunta prima”.

La logica dice che a causa dell'inflazione ogni anno la cifra da stanziare, non solo per la Sanità ma per tutto, deve essere più alta solo per garantire gli stessi servizi e quindi per una corretta valutazione sulle risorse investite nella Sanità, bisogna guardare al rapporto della spesa sanitaria rispetto al PIL-Prodotto Interno Lordo-, rapporto secondo il quale l'Italia attualmente assegna alla Sanità il 6,8% del proprio PIL, contro una media europea del 7,1% e con nazioni come la Germania che destinano alla Sanità il 10,9% del proprio PIL e la Francia e l'Austria il 10,3%.

Le risorse assegnate alla Sanità sono quindi insufficienti e questo causa :

* la mancanza di medici, infermieri e OSS (assistenti alle cure);

* l'allungamento dei tempi di attesa per prestazioni specialistiche ed esami;

* la carenza di posti letto ospedalieri e nelle RSA e l'aumento delle rette;

* l'affollamento dei Pronto Soccorso;

* oltre 4 milioni di Italiani che rinunciano oramai a curarsi (il 7% della popolazione);

* altri circa 2 milioni che accusano un disagio economico per far fronte alle spese sanitarie;

* sempre più Italiani costretti a ricorrere alla costosa Sanità Privata.

Circa la carenza di medici e infermieri, secondo il Governo è stimata in 4.500 medici e 10.000 infermieri ma, secondo i dati sul campo dei Sindacati, in realtà mancherebbero 20.000 medici e 70.000 infermieri e, nel 2025, è previsto il pensionamento di altre migliaia di medici e infermieri.

Queste carenze sono il frutto di una cattiva programmazione negli anni scorsi, ma anche del blocco delle assunzioni, del tetto alle iscrizioni alle Facoltà di Medicina (ora rimosso) e di leggi clientelari come la famosa “quota 100” di Salvini, che ha mandato in pensione anticipata 7.225 medici e decine di migliaia di infermieri e OSS.

SCUOLA

La scuola italiana soffre da tempo di una serie di problemi che elenchiamo brevemente :

* inadeguato reclutamento degli insegnanti e della loro formazione;

* corpo docente tra i più anziani al mondo;

* scarsa motivazione dei docenti legata anche a motivazioni salariali;

* classi sovraffollate malgrado il calo demografico;

* dotazioni tecnologiche inadeguate o superate;

* programmi di studio obsoleti e troppo teorici;

* mancata riqualificazione e messa in sicurezza di molti edifici scolastici.

A questi problemi va aggiunto quello delle risorse che, malgrado anche i recenti aumenti retributivi, continua a vedere la scuola italiana fanalino di coda tra i Paesi del G7 e tra Paesi con PIL comparabili.

Secondo un parametro di conversione che tiene conto del potere d'acquisto reale, i docenti italiani guadagnano meno di quelli di tutte le principali nazioni europee.

L'Italia infatti destina alle politiche per l'istruzione solo il 4% del PIL, contro il 4,9% della media dei Paesi OCSE-Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo-.

Secondo un parametro di conversione che tiene conto del potere d'acquisto reale, i docenti italiani guadagnano meno di quelli di tutte le principali nazioni europee.

Un altro dato negativo è quello relativo alla dispersione scolastica, secondo il quale in Italia il 20% dei giovani fra i 25 e i 34 anni non ha completato il ciclo di istruzione secondaria di secondo grado, mentre la media dei Paesi OCSE è del 14%.



domenica 13 ottobre 2024

Demono -crazia

Demonocrazia


Il titolo di questo articolo -che è anche quello del mio ultimo saggio uscito per la Solfanelli- gioca sulla crasi di Demone e Democrazia, suggerendo che attualmente tale forma di governo, per le odierne devianze e per proprie tare costituzionali, è espressione del male al potere.
Occorre fare una riflessione politico-sociologica sul penoso stato in cui versa oggi il soggetto, preso nelle maglie di una rete invisibile che lo mantiene lontano dalle sue radici, dalla sua naturale collocazione fisica, psicologica e culturale. Pochissimi percepiscono le cause socio-politiche del disagio che li opprime, eppure tutti ne sono colpiti. L’aumento vertiginoso dei disturbi psichici, ansia e depressione tra tutti, e dell’ uso di droghe, è il segno di questa forzatura innaturale di cui siamo vittime. C’è un responsabile per questo nostro malessere e il suo strumento è l’attuale democrazia, sistema di governo che oggi è pressoché tabù criticare.
Democrazia e libertà non sono sinonimi, anzi, spesso divengono termini antitetici. Oggi il sistema democratico fa da paravento ad un totalitarismo dal quale è quasi impossibile difendersi. Nelle odierne democrazie il cittadino è una bestia all’ingrasso, per il tornaconto di una ristretta élite finanziaria che si avvale di politici compiacenti. Questo nuovo stato di schiavitù si basa subdolamente sull’inganno e la mancanza di informazione. Gli scenari orwelliani di “ 1984” o quelli del film “Quinto potere” di Sidney Lumet, del 1976, sono addirittura superati dalla realtà. Chi è cosciente dell’inganno democratico è tagliato fuori dai luoghi della grande comunicazione, chi non accetta le regole della menzogna è imprigionato e reso inoffensivo, letteralmente o nei fatti.
Occorre quindi Disinformare d’urgenza, rendere gli individui capaci di ripensare se stessi, operare una sorta di terapia d’urto, per poi cominciare con una riabilitazione filosofica.
Dalle pagine di questo sito ho più volte cercato di sollevare questioni cruciali in tal senso, sottolineando alcuni temi come l’inganno del voto e la natura dei partiti, i meccanismi dell’impegno pubblico e le strategie di condizionamento attraverso i media, la tirannide della finta tolleranza, il senso dell’esportazione della democrazia e, non da ultimi, quelli del signoraggio bancario e del revisionismo olocaustico. Purtroppo, eccetto i pochi “disinformati informatici”, questi sono temi che rimangono ignoti alla maggioranza. Sono come strade fantasma, che non possono essere percorse, che non vengono mostrate, come se noi tutti fossimo automobili con un navigatore satellitare programmato per farci girare in tondo e alla fine condurci come pecore all’ovile.
Si tratta delle mille facce della globalizzazione che ormai ci ha cambiato la vita, modificando dal più piccolo dei nostri atti privati fino alle grandi e pianificate scelte di politica internazionale, la quale è una maschera della macroeconomia. I nostri politici ma anche quelli degli altri, con Obama il rivoluzionario in testa che si è affrettato ad aumentare le truppe in Afghanistan, sono ridicoli burattini.
Oggi, l’unica azione possibile, parte dalla nostra visione antimodernista per culminare in una “proposta per una sopravvivenza”, un cammino che a mio parere è prima individuale e solo dopo collettivo. Tale soluzione prende le mosse da Junger e Unamuno e dalla loro idea di “ribelle” e di “uomo cardiaco” per arrivare ad una sintesi e ad una nuova declinazione. Basta con la finzione della contrapposizione Destra- Sinistra, che è funzionale al mantenimento dell’elite al potere. Basta con la credulità sull’efficacia del voto. Basta alle menzogne che nascondono, sotto l’edulcorata “esportazione della democrazia”, una più schifosa “esportazione del consumismo”.

Matteo Simonetti