UN FASCISTA
Filippo
Tommaso Marinetti
Nasce
ad Alessandria d'Egitto il 22 dicembre 1876, il padre originario
di
Voghera era un avvocato civilista che si era trasferito in
Egitto con
la famiglia per lavorare, prima come impiegato presso la
Compagnia
del Canale di Suez e poi come legale personale del Pascià
Muhammad
Tawfiq, cosa che gli consentì di accumulare un discreto
patrimonio.
Nel
1888 Filippo Tommaso inizia gli studi superiori presso il
Collegio
St.Francois-Xavier dei Gesuiti francesi e nel 1893, a soli 17
anni,
fonda “Papyrus”,
la sua prima rivista scolastica, ma i Gesuiti lo espellono per
aver
pubblicato sulla rivista alcuni romanzi di Emile Zola ritenuti
scandalosi.
La
famiglia lo manda allora a Parigi dove si diploma e
successivamente
si iscrive alla Facoltà di Legge di Pavia e poi a quella di
Genova
dove, nel 1899, si laurea il Legge.
Decide
però di dedicarsi alla sua passione artistico-letteraria tra
Parigi
e Milano, come promotore e autore, le sue prime poesie sono in
lingua
francese e vengono pubblicate su riviste parigine e milanesi e
suscitano un certo interesse e, nel 1902, esce il suo primo
romanzo
“La
conquéte des étoiles”.
Nel
1905 fonda e dirige a Milano la rivista internazionale “Poesia”,
dove esalta la “città moderna”, il mito “della velocità” e
“dell'automobile da corsa” immagine dinamica del progresso.
Nel
1909 invia il suo Manifesto
del Futurismo
ai
principali giornali italiani, ma pochi lo pubblicano, però
riesce a
farlo pubblicare sul prestigioso giornale francese Le
Figaro,
cosa che dà al nascente movimento una risonanza europea.
Il
“Futurismo”
è un movimento rivoluzionario, provocatorio che vuole chiudere
i
ponti con il passato, vuole liberarsi dagli orpelli
decadentisti e
passatisti.
Nel
1910 lancia le “Serate
futuriste”
e pubblica il suo primo romanzo “Mafarka
le futuriste”
che non ottiene un grande successo e per il quale viene
condannato
con l'accusa di oltraggio al pudore.
Nel 1911, in occasione
della
guerra Italo-Turca, Marinetti sostiene la causa della guerra e
riesce
ad aggregarsi come “osservatore” alle truppe italiane in
partenza
per la Libia ed è testimone del massacro dei Bersaglieri
italiani
che presidiavano l'oasi di Sciara Sciat, Bersaglieri dei cui
corpi i
Turchi-Arabi fecero scempio.
Ritorna
in Italia dove scrive il racconto “La
battaglia di Tripoli”,
che ha un discreto successo in parallelo alla celebre canzone
“Tripoli
bel
suol d'amore”
scritta da Giovanni Corvetto.
Nel
1912 scrive il romanzo in versi “Le
monoplan du Pape”
(L'aeroplano del Papa), violentemente anticattolico.
Acceso
interventista, quando nel 1915 l'Italia entra in guerra contro
l'Austria-Ungheria, si arruola come volontario, prima nel
Battaglione
ciclisti e poi negli Alpini e, il 14 marzo 1917, nella
battaglia del
monte Cucco viene ferito all'inguine e alle gambe e viene
decorato
con la “Medaglia
di bronzo”.
Promosso tenente partecipa
alla
battaglia del Piave e all'offensiva finale di Vittorio Veneto
per la
quale riceve un'altra “Medaglia di bronzo” e, il 4
novembre 1918, entra a Tolmezzo liberata con la sua autoblinda Lancia
1Z, vicenda poi narrata nel suo romanzo “L'alcova
d'acciaio”.
Nel 1919 Marinetti fonda il
Partito Politico Futurista che propone lo “svaticanamento
dell'Italia”, il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, la
distribuzione delle terre ai Combattenti e Reduci, la lotta
all'analfabetismo, il suffragio universale esteso alle donne, le
otto
ore lavorative ed i contratti collettivi.
Viste le affinità con le
idee
di Mussolini, il 23 marzo 1919 Marinetti partecipa alla
fondazione
dei Fasci italiani di Combattimento e vi fa confluire
il suo
Partito Futurista.
Nel 1920 partecipa al
secondo
Congresso dei Fasci dove ribadisce i punti del suo
programma
ma, vista la scarsa attenzione alle sue proposte, si allontana
dal
Fascismo.
Lasciata la politica
ritorna
alla letteratura e al teatro assieme alla scrittrice Benedetta
Cappa
che diventa sua moglie e che gli dà tre figlie.
Deluso
dalle ultime esperienze culturali si riavvicina al Fascismo
nel 1923
e, nel 1924, pubblica il volume di scritti politici titolato
“Futurismo
e Fascismo”
e, nel 1925, è tra i firmatari del “Manifesto
degli intellettuali fascisti”.
Nel 1929 è membro
dell'Accademia d'Italia appena fondata e difende a spada tratta
la
lingua italiana contro il la moda delle parole straniere.
Nel 1930, con Guglielmo
Sansoni
detto Tato, organizza il “Primo concorso fotografico nazionale”
e
nel 1931 teorizza la poetica dell'aeropoesia nel “Manifesto
dell'aeropoesia”.
Nel 1932 indice il primo “Premio
di pittura Golfo della Spezia” e, nel 1934 pubblica il
“Manifesto dell'Architettura Aerea”.
Nel 1935, coerente con le
sue
idee sulla guerra “sola igiene del mondo” e sul patriottismo,
partecipa come volontario alla guerra di Etiopia con il grado di
“Seniore” nella divisione “28 Ottobre” e, nel 1936, partecipa
alla battaglia del passo Uarieu dove guadagna un'altra “Medaglia
di bronzo al Valor Militare”.
Nel 1938 è contrario
all'alleanza dell'Italia con la Germania (dove le opere dei
“Futuristi” sono considerate “arte degenerata”) e, sulla
rivista futurista Artecrazia, compaiono alcuni
articoli
contro l'antisemitismo e le leggi razziali, articoli ispirati
probabilmente dallo stesso Marinetti.
Nel 1942, a 66 anni,
partecipa
sempre come volontario alla sfortunata spedizione dell'ARMIR in
Russia, come “Primo Seniore” del “Gruppo 23 Marzo Camicie Nere”
e ottiene la “Croce di guerra al Valor Militare”.
Rientra in Italia
sofferente di
miocardite e, nel 1943, aderisce alla RSI-Repubblica Sociale
Italiana-.
Muore a Bellagio (CO) il 2
dicembre 1944 per una crisi cardiaca e il suo funerale di Stato,
voluto da Mussolini, viene celebrato il 5 dicembre 1944 nella
chiesa
di San Sepolcro a Milano, con grande partecipazione dei milanesi
ed è
sepolto nel Cimitero Monumentale.
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