venerdì 25 settembre 2020

CORONAVIRUS...?

 


 

 

CORONAVIRUS: CON IL MONITORAGGIO IN LOMBARDIA SI È APERTA LA STRADA AL GRANDE FRATELLO ORWELLIANO?

 

 

di Enrica Perucchietti

 

«Oggi è stata la Lombardia, domani potrebbero muoversi tutti gli altri presidenti regionali. E se si permette questo tipo di accertamento a una Regione, perché non a un Comune? Di questo passo, si può arrivare anche a piccolissimi Comuni con poche centinaia di abitanti. E allora, anche senza nomi e cognomi, il tracciamento può essere davvero invasivo».


Persino il Viminale, secondo fonti riprese da La Stampa, sarebbe dubbioso in merito alla geolocalizzazione dei contagiati e dei loro contatti in Lombardia. Questo perché si è creato un precedente che va valutato a fondo e che porta a conseguenze che non possiamo ancora prevedere. E come già lamentava il filosofo Giorgio Agamben qualche giorno fa, si è aperta un’area grigia.

 

Agamben dalle colonne de «Il Manifesto», ha descritto come “frenetiche, irrazionali e del tutto immotivate” le misure prese dal governo italiano:

 

«Si direbbe che esaurito il terrorismo come causa di provvedimenti d’eccezione l’invenzione di un’epidemia possa offrire il pretesto ideale per ampliarli oltre ogni limite».

Tali misure sarebbero, secondo il filosofo, frutto di una intenzione chiara seppure nascosta: aumentare, “con un pretesto”, il controllo politico sulla popolazione.

 

Come in passato, non possiamo non prendere in considerazione che la tutela della salute possa essere strumentalizzata e utilizzata per imporre limitazioni della libertà, abituando i cittadini a restrizioni sempre più invasive della libertà e della privacy, in questo caso per sottoporci a una sempre più stringente sorveglianza tecnologica. E’ uno dei temi trattati nel mio libro in uscita venerdì per Uno Editori, scritto a quattro amni con l’avv. Luca D’AuriaCoronavirus. Il nemico invisibile.

 

«Nessuno controlla come il Grande Fratello» ha precisato l’assessore lombardo Giulio Gallera, che ha spiegato che il tracciamento dei cittadini

 

«è un’applicazione che le grandi compagnie telefoniche hanno messo a disposizione per vedere in maniera aggregata e totalmente anonima il flusso delle persone, come si sono mosse all’interno della regione o fuori».

 

L’impressione che si vada però verso una direzione diversa si fa sempre più diffusa.

Oggi dobbiamo infatti domandarci fin dove e fino a quando si spingeranno le limitazioni alla libertà per ragioni di sicurezza sanitaria.

 

La minaccia totalitaria non si annida nel futuro, ma è già oggi, presente. Che sia localizzata a livello nazionale o che si possa espandere a livello globale non lo possiamo ancora sapere, ma per prevenire il pericolo dobbiamo essere lucidi e accorti.

 

PER APPROFONDIMENTI:

 

E. Perucchietti, L. D’Auria, Coronavirus. Il nemico invisibile, Uno Editori. In uscita dal 20 marzo 2020 in ebook.

Dalla spagnola a oggi nessun nemico “invisibile” era riuscito a fare tanto. In pochi mesi il Covid-19 ha contagiato centinaia di Paesi, provocando migliaia di morti e spingendo l’OMS a dichiarare lo stato di pandemia globale. Fin da subito i media e il web hanno favorito la diffusione del panico: la psicosi è così dilagata tra la popolazione, stravolgendo le abitudini dei cittadini, disposti anche a cedere la propria libertà in cambio della sicurezza. A differenza delle altre nazioni, il governo italiano ha scelto di imporre l’autoisolamento, spaccando l’opinione pubblica in due, tra i sostenitori e gli oppositori del provvedimento.

 

In passato abbiamo avuto casi simili con le epidemie di SARS, aviaria, suina, morbillo o ebola: fenomeni localizzati in alcune aree precise che sono diventati dei veri e propri “terremoti planetari”. Nulla di paragonabile all’attuale pandemia: la vita di tutti noi si è trasformata, forse per sempre, in una realtà “virtuale” che ha cancellato duemila anni di storia dell’umanità.

 

Con questo libro scoprirai:

  • le teorie alternative alla genesi e alla diffusione del Covid-19

  • l’impatto sulla Via della Seta e le accuse della Cina agli usa

  • la teoria dello shock e la “percezione” di una minaccia globale

  • i diversi provvedimenti in Europa e le limitazioni della libertà personale per ragioni di sanità

  • il rischio di un attacco speculativo

  • il passaggio dell’uomo da animale sociale ad animale virtuale

… e molto altro ancora.

 

                                                                                                                                                  
 

 

 

domenica 20 settembre 2020

DROGA ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA

 

DROGA ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA (Affissione congiunta in tutta Italia – 15/09/2020)

Da
redazione
raido.it

Comunicato de La Grande Onda

Vivi bloccato in una routine che ti fa schifo, ti soffoca, ti schiavizza. Percepisci che qualcosa non va e vorresti liberarti, ma non sai come. Così inizi a drogarti, pensando di combattere il sistema, ma in realtà è lui che frega te.

Non c’entra solo la salute: drogandoti, permetti al sistema di renderti meno lucido e dunque di controllarti meglio.

Distinguere tra droga pesante e leggera è inutile. Ogni sostanza stupefacente che consumi ti rende SCHIAVO!

Oggi che drogarsi è la normalità per i ragazzi come noi, dire NO ALLA DROGA è diventato un gesto rivoluzionario. È la scelta dei ragazzi che rifiutano la morte e vogliono lottare, essere ribelli per davvero, capaci di assumersi le proprie responsabilità e portare a termine un impegno.

In mondo che vuole incatenarci con la droga, noi preferiamo la libertà: non di drogarsi, ma di essere padroni di noi stessi e di combattere per un ideale!

E tu, che fai? Ti omologhi o ti ribelli?!

mercoledì 16 settembre 2020

SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

 


Riuscite a riconoscervi ? ...Il classico specchietto per le allodole che serve a distrarvi dai problemi veri in cui questo pseudopaese sta annegando ?
Inebetiti dal continuo speciale sul campionato, sugli anticipi, sui posticipi, sulla coppa ...del nonno, sui vari intrecci amorosi del signor e signorina nessuno, degli infiniti e onnipresenti dibattiti di opinionisti veditori di nebbia, che siano le trivelle, i diritti degli immigrati, la parità dei generi, i tagli di spesa pubblica inesistenti, la diminuizione dei parlamentari, la vendita delle auto blu, la riduzione delle tasse, la ripresa, le indagini su scandali e tangenti mai concluse con una condanna, ecc.....TUTTE CAZZATE !!
Nessuno vi spiegherà che le attività che chiudono o delocalizzano non possono essere sostituite dall'ennesima municipalizzata o partecipata: le prime pagano le tasse per produrre, le altre bruciano quelle che le prime pagano .....senza risultati; nessuno vi garantirà una pensione adeguata ai versamenti che durante una intera vita lavorativa vi assicura un DIRITTO, il "tecnico" imposto e politicamente corretto provvederà ad ... "ACQUISIRE" e stornare i vostri soldi sui loro vitalizi; la lotta all'evasione si ferma allo scontrino del bar o alla prestazione dell'artigiano, i movimenti che le varie ENI, FinMeccanica, ecc estero su estero rimarranno fuori dalle partite.
Nel Bel Paese restano sempre meno autoctoni, sfruttando la demagogia delle varie Coop di accoglienza si sta concretizzando la sostituzione della razza e la generazione mista sarà il futuro , dove pochi incapaci allevati a politica e inciuci governeranno su un gregge di pecore belanti che rinnegherà la nostra storia e le nostre tradizioni.
Gli specchietti per le allodole servono al cacciatore per frastornare l'animale, lo attraggono, lo confondono e lo ipnotizzano in modo che perda la ragione ..... la fine è scontata !!
                                                                                                                                                   


giovedì 10 settembre 2020

Adolescenti in camicia nera, le Fiamme Bianche

 

Adolescenti in camicia nera, le Fiamme Bianche

Il 23 settembre 1943, costituitosi il governo della Repubblica Sociale Italiana, il Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, nominato Ministro della Difesa, affidò subito dopo a Renato Ricci il compito di riorganizzare l’Opera Nazionale Balilla, sciolta a seguito degli avvenimenti del 25 luglio dello stesso anno.

L’Opera nazionale Balilla per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù, nota come Opera nazionale Balilla, in sigla ONB fu un’organizzazione giovanile del Regno d’Italia, istituita nel 1926. La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso, detto “Balilla”, il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746.

Dopo la marcia su Roma, Mussolini si pose subito il problema di come “fascistizzare” la società, a partire dai più giovani, per forgiare le nuove generazioni. Nel dicembre del 1925 Mussolini diede all’ex ardito Renato Ricci la guida del movimento giovanile del P.N.F. (l’Avanguardia giovanile fascista) il compito di “riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico”.

La legge del 3 aprile 1926, n. 2247 sancì così la nascita dell’Opera Nazionale Balilla, come ente autonomo, che Ricci avrebbe diretto fino al 1937. Complementare all’istituzione scolastica, l’ONB era sulla carta “finalizzata… all’assistenza e all’educazione fisica e morale della gioventù”.

Vi avrebbero fatto parte i giovani dai 13 ai 18 anni, ripartiti in due sotto istituzioni: i balilla e gli avanguardisti e mirava non solo all’educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche all’istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica secondo l’ideologia fascista.

Adunata di Balilla con moschetto
Adunata di Balilla con moschetto

Lo scopo dell’ONB era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell’educazione militare, renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di “fascisti del domani”. L’ONB confluì, insieme con i Fasci giovanili di combattimento, nella Gioventù italiana del littorio nel 1937.

Migliaia di giovanissimi volontari di quest’ultima, combatterono valorosamente nel deserto libico-egiziano nel dicembre del 1941 nella celebre battaglia di Bir el Gobi inquadrati nel Gruppo battaglioni “Giovani Fascisti”.

Nata la Repubblica Sociale nel settembre del 1943, come detto il neo ministro della Difesa Rodolfo Graziani decise di riportare in vita l’Opera Nazionale Balilla e già il 24 affidò il compito alla persona con l’esperienza necessaria per la sua rapida ricostituzione. Si trattava del gerarca di Carrara Renato Ricci , colui che aveva presieduto per tutta la sua durata, proprio l’O.N.B.

Scopo dell’Opera Balilla era anche infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell’educazione militare, renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di “fascisti del domani”. Ad essa vennero affidati gli stessi compiti dell’organizzazione che l’aveva preceduta, e cioè non solo educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica.

Essa era formata da: figli della lupa, balilla, piccole italiane, giovani italiane e avanguardisti. In essa la parte di maggior rilievo, era costituita da quest’ultimi, i giovani avanguardisti. L’età minima per l’arruolamento era fissata a 15 anni. Vedremo più avanti che furono molti coloro che fecero “carte false” per poter essere arruolati in diverse città del Nord Italia.

Così agli inizi del 1944, con le direttive emanate da Ricci il 15 gennaio, ai giovani appartenenti alle lassi 1926, 1927 e 1928 denominanti “Avanguardisti Moschettieri” fu consentito l’arruolamento volontario in un corpo militare (anche se non destinato al combattimento), che sarà denominato “Fiamme Bianche” per le candide mostrine esibite sul bavero della giacca.

La divisa, grigioverde, era costituita da giacca e pantaloni alla paracadutista (giacca tipo sahariana stretta alla vita da una cintura e pantaloni lunghi serrati alla caviglia subito sopra gli scarponi e sborsanti all’estremità). Il berretto era un basco nero con un fregio argenteo rappresentante una Emme maiuscola con, in mezzo, un fascio repubblicano.

Il primo reparto “Squadre d’Azione Fiamme Bianche” venne formato a Milano, seguirono poi Genova e le altre città del Nord. In ogni provincia, si aprirono gli arruolamenti e si costituirono i battaglioni , uno in ciascuna provincia, di “Fiamme Bianche”.

Le domande di arruolamento furono ovunque numerosissime, tanto che cominciarono a difettare le divise e i moschetti. I giovani volontari vennero sistemati in apposite caserme e iniziarono la loro vera e propria vita militare, presto i giovani nati nel 1926 sarebbero stati chiamati a far parte di reparti combattenti.

Il 20 maggio del 1944, venne l’ordine di concentrare tutti i reparti provinciali in un Campo Dux (il XXII) dove l’addestramento militare sarebbe stato completato. Fu così che circa 4.000 avanguardisti vennero inviate al campo di Velo d’Astico (Vicenza) ed organizzati in 4 battaglioni articolati su 3 compagnie,  posti direttamente alle dipendenze del Comando della Guardia Nazionale Repubblicana.

Durante il viaggio di trasferimento delle “Fiamme Bianche” Toscane, successe un tragico evento. La partenza avvenne il giorno 22 maggio, in treno, lungo la vecchia e lunga Porrettana, con arrivo a Bologna il mattino del 23. Dopo una breve sosta, verso le ore 11 il treno ripartì in direzione di Ferrara e del Po. Raggiunta Ferrara e attraversato il Po, ora il treno di trova nei pressi della piccola stazione di Canaro, 12 chilometri dopo Ferrara.

Alle prime ore del pomeriggio, tre aerei “Lighting” attaccarono il treno mitragliandolo ripetutamente. Viene distrutta la locomotiva, ucciso il macchinista e particolarmente colpiti i primi vagoni. Le giovani “Fiamme Bianche” si gettano fuori e cercano di ripararsi alla meglio, tragico fu il bilancio. Sei “Fiamme Bianche” uccise, oltre a quindici feriti fra cui quattro ufficiali (Magg. Lancellotti, Cap. Piccolomini da Siena, Capitano Scardino – il più grave, gli fu amputata una gamba – e il Ten. Copercini).

Sistemati in tende a sei posti, i giovani avanguardisti iniziarono con entusiasmo il duro addestramento fatto di marce, esercitazioni notturne ma anche di esercitazioni con le armi e addestramento al combattimento. Gli ufficiali che li comandavano appartenevano alla Guardia Giovanile Legionaria, dipendenti direttamente dal Comando Generale della G.N.R.

Nel luglio, in previsione della prossima chiusura del Campo, le giovani “Fiamme Bianche” cominciarono a pensare alla loro destinazione futura. Quelli giudicati idonei, sarebbero stati assegnati come complementi a quei reparti che ne avessero fatta richiesta. Alcuni  sarebbero  stati arruolati nella Decima Flottiglia Mas, altri nei paracadutisti, altri nei bersaglieri, altri in vari battaglioni GNR. Qualcuno finirà anche in qualche Brigata Nera dove già militavano un padre o un fratello.

L’addestramento proseguì come da programma fino all’agosto del 1944, e precisamente il 10 allorchè fu ordinata la chiusura del XXII Campo DUX.  Fu allora che il comandante del Campo, Maggiore Giorgio Carlevaro, reduce dalla Russia, propose la costituzione di un Battaglione d’Assalto autonomo che avrebbe conservato le fiamme bianche sulle quali, in luogo dei fascetti dell’O.B. sarebbero state appuntate le doppie “M” della GNR.

Molti accettarono con entusiasmo e il Battaglione si costituì su tre compagnie di circa cento uomini ciascuna, con i reparti che proseguirono in  maniera ancora più impegnativa l’addestramento. Intorno alla metà del mese la seconda compagnia era stata spostata a Tonezza a presidiare la ex colonia montana dove, fino ai primi di luglio, aveva funzionato una scuola Allievi Ufficiali poi spostata a Vicenza.

Il 19 dello stesso mese la prima compagnia venne destinata a Tonezza, mentre la terza sarebbe rimasta a Velo d’Astico. La compagnia, dopo una marcia di diverse ore, attraverso Arsiero e il monte Cimone, giunse in vista della ex Colonia verso mezzogiorno.

Dopo pochi minuti un gruppo di partigiani sferrò l’attacco con bombe e armi automatiche. Ai primi spari, che subito si infittirono, i giovani risposero al fuoco e corsero alle finestre. Dopo il primo comprensibile smarrimento, le Fiamme Bianche con i loro ufficiali cominciarono a produrre un nutrito fuoco con i fucili e le pistole. Il reparto aveva in dotazione anche una mitragliatrice una Breda 37, che come troppo spesso succedeva si  inceppò.

Ed ecco un grande fragore: una mina, forse precedentemente collocata, fece crollare una parte dell’edificio. Il Tenente Pettinato tentò una coraggiosa sortita ma il mitra gli si inceppò e cadde sotto i colpi dei partigiani. Uditi gli spari il Tenente Chirico, telefonò al comando generale della GNR che invioò immediatamente un reparto di Granatieri che erano di guarnigione nella Valle d’Astico.

Prima del loro arrivo i partigiani si dileguarono lasciando sul terreno un caduto. Purtroppo anche le  Fiamme Bianche ebbero delle dolorose perdite. Caddero il Cap. Pirina, istruttore al citato Corso Allievi Ufficiali, che non aveva ancora lasciato Tonezza, il già ricordato Ten. Pettinato, le Fiamme Ciccarelli, Nasuti e Trevisan.

Quest’ultimo, ferito, era stato fatto prigioniero insieme al camerata Foppiano durante la sfortunata sortita con il Ten. Pettinato e i partigiani lo avevano ucciso. Foppiano, invece, riuscì a fuggire saltando da una roccia e rientrò a Velo d’Astico. Le sue indicazioni consentirono di recuperare subito il corpo del Trevisan.

Quando i granatieri giunsero alla caserma il maggiore Carlevaro aveva già schierato nel cortile le giovani Fiamme Bianche reduci dal combattimento che ricevettero i granatieri sull’attenti. Subito dopo le due compagnie tornarono a Valo d’Astico, e il maggiore Carlevaro elogiò il comportamento dei giovanissimi combattenti che furono tutti proposti per una Croce di Guerra.

Il 29 luglio 1944, a bordo di alcuni autobus, tutto il Battaglione venne portato a Gargnano, sul lago di Garda sede di alcuni Ministeri della Repubblica Sociale,  dove il Duce lo passò in rassegna fermandosi poi a parlare con i giovani che chiedevano insistentemente di poter essere inviati al fronte.

Le fiamme bianche ricevute dal Duce
Le fiamme bianche ricevute dal Duce

Da ricordare infine che le 4600 Fiamme Bianche presenti al campo DUX non furono le uniche. Molte non parteciparono al Campo ma rimasero presso i rispettivi Comitati Provinciali e furono utilizzate in vario modo: servizi di guardia, recupero dei morti per bombardamenti e assistenza ai feriti, ma anche azioni di contro guerriglia.

Questo significa che il numero dei giovanissimi che corsero ad arruolarsi nelle “Fiamme Bianche” è significativamente superiore a quei 4600 che parteciparono al XXII Campo DUX. Ed anche fra questi non andati a Velo d’Astico ci furono molti che riuscirono ad arruolarsi in reparti combattenti e vissero l’avventura della R.S.I. fino alla fine.

I battaglioni delle “Fiamme Bianche” nei giorni finali del conflitto furono tra gli ultimi reparti a deporre le armi, per questo motivo, a guerra ormai ampiamente conclusa, molti di loro al pari dei reparti della Guardia nazionale Repubblicana, della Decima, della Monterosa furono uccisi barbaramente.

Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

 


 


sabato 5 settembre 2020

FASCISMO : 8 SETTEMBRE



FASCISMO : 8 SETTEMBRE : LA RESA E LA FUGA DEL RE E DI BADOGLIO





"Camicie Nere, Italiani e Italiane!
Dopo un lungo silenzio, ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che la riconoscerete: è la voce che vi ha chiamato a raccolta nei momenti difficili e che ha celebrato con voi le giornate trionfali della Patria.
Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi perché, dopo un periodo di isolamento morale, era necessario che riprendessi contatto col mondo. La radio non ammette lunghi discorsi. Senza ricordare per ora i precedenti, vengo al pomeriggio del 25 luglio, nel quale accadde quella che, nella mia già abbastanza avventurosa vita, è la più incredibile delle avventure.
II colloquio che io ebbi col Re a Vílla Savoia durò venti minuti e forse meno. Trovai un uomo col quale ogni ragionamento era impossibile, poiché egli aveva già preso le sue decisioni. Lo scoppio della crisi era imminente.
E' già accaduto, in pace e in guerra, che un ministro sia dimissionario, un comandante silurato, ma è un fatto unico nella storia che un uomo il quale, come colui che vi parla, aveva per ventun' anni servito il Re con assoluta, dico assoluta, lealtà, sia fatto arrestare sulla soglia della casa privata del Re, costretto a salire su una autoambulanza della Croce Rossa, col pretesto di sottrarlo ad un complotto, e condotto ad una velocità pazza, prima in una, poi in altra caserma dei carabinieri.

Ebbi subito l'impressione che la protezione non era in realtà che un fermo. Tale impressione crebbe, quando da Roma fui condotto a Ponza e successivamente mi convinsi, attraverso le peregrinazioni da Ponza alla Maddalena e dalla Maddalena al Gran Sasso, che il piano progettato contemplava la consegna della mia persona al nemico.
Avevo però la netta sensazione, pur essendo completamente isolato dal mondo, che il Fuhrer si preoccupava della mia sorte. Gòring mi mandò un telegramma più che cameratesco, fraterno. Più tardi il Fùhrer mi fece pervenire una edizione veramente monumentale dell'opera di Nietzsche.
La parola "fedeltà" ha un significato profondo, inconfondibile, vorrei dire eterno, nell'anima tedesca, è la parola che nel collettivo e nell'individuale riassume il mondo spirituale germanico. Ero convinto che ne avrei avuto la prova.

Conosciute le condizioni dell'armistizio, non ebbi più un minimo dubbio circa quanto si nascondeva nel testo dell'articolo 12. Del resto, un alto funzionario mi aveva detto: "Voi siete un ostaggio".
Nella notte dall'11 al 12 settembre feci sapere che i nemici non mi avrebbero avuto vivo nelle loro mani. C'era nell'aria limpida attorno all'imponente cima del monte, una specie di aspettazione. Erano le 14 quando vidi atterrare il primo aliante, poi successivamente altri: quindi, squadre di uomini avanzarono verso il rifugio decisi a spezzare qualsiasi resistenza.
Le guardie che mi vegliavano lo capirono e non un colpo partì. Tutto è durato 5 minuti: l'impresa rivelatrice dell'organizzazione e dello spirito di iniziativa e della decisione tedesca rimarrà memorabile nella storia della guerra. Col tempo diverrà leggendaria.
Qui finisce il capitolo che potrebbe essere chiamato il mio dramma personale, ma esso è un ben trascurabile episodio di fronte alla spaventosa tragedia in cui il governo democratico liberale e costituzionale del 25 luglio ha gettato l'intera nazione. Non credevo in un primo tempo che il governo del 25 luglio avesse programmi cosi catastrofici nei confronti del partito, del regime, della nazione stessa. Ma dopo pochi giorni le prime misure indicavano che era in atto l'applicazione di un programma tendente a distruggere l'opera compiuta dal regime durante venti anni ed a cancellare vent'anni di storia gloriosa che aveva dato all'Italia un impero ed un posto che non aveva maí avuto nel mondo.
Oggi, davanti alle rovine, davanti alla guerra che continua noi spettatori sul nostro territorio taluno vorrebbe sottilizzare per cercare formule di compromesso e attenuanti per quanto riguarda le responsabilità e quindi continuare nell'equivoco.

Mentre rivendichiamo in pieno la nostra responsabilità, vogliamo precisare quelle degli altri a cominciare dal Capo dello Stato, essendosi scoperto che, non avendo abdicato, come la maggioranza degli italiani si attendeva, può e deve essere chiamato direttamente in causa.
E' la stessa dinastia che, durante tutto il periodo della guerra, pur avendola il Re dichiarata, è stata l'agente principale del disfattismo e della propaganda antitedesca. II suo disinteresse all'andamento della guerra, le prudenti e non sempre prudenti riserve mentali, si prestarono a tutte le speculazioni del nemico mentre l'erede, che pure aveva voluto assumere il comando delle armate del sud, non è mai comparso sui campi di battaglia.
Sono ora più che mai convinto che casa Savoia ha voluto, preparato, organizzato anche nei minimi dettagli il colpo di stato, complice ed esecutore Badoglio, complici taluni generali imbelli ed imboscati e taluni invigliacchiti elementi del fascismo. Non può esistere alcun dubbio che il Re ha autorizzato, subito dopo la mia cattura, le trattative dell'armistizio, trattative che forse erano già incominciate tra le due dinastie di Roma e di Londra.
E' stato il Re che ha consigliato i suoi complici di ingannare nel modo più miserabile la Germania, smentendo anche dopo la firma che trattative fossero in corso.

E' il complesso dinastico che ha premeditato ed eseguito le demolizioni del regime che pur vent'anni fa l'aveva salvato e creato il potente diversivo interno a base del ritorno dello Statuto del 1848 e della libertà protetta dallo stato d'assedio. Quanto alle condizioni dell'armistizio, che dovevano essere generose, sono tra le più dure che la storia ricordi. II Re non ha fatto obbiezioni di sorta nemmeno, ben inteso, per quanto riguardava la premeditata consegna della mia persona al nemico. E' il Re che ha, con il suo gesto, dettato dalla preoccupazione per l'avvenire della sua Corona, creata per l'Italia una situazione di caos, di vergogna interna, che si riassume nei seguenti termini: in tutti i continenti, dalla estrema Asia all'America, si sa che cosa significhi tener fede ai patti da parte di casa Savoia. 

Gli stessi nemici, ora che abbiamo accettata la vergognosa capitolazione, non ci nascondono il loro disprezzo, né potrebbe accadere diversamente. L'Inghilterra, ad esempio, che nessuno pensava di attaccare e specialmente il Fuhrer non pensava di farlo è scesa in campo, secondo le affermazioni di Churchill, per la parola data alla Polonia.
D'ora innanzi può accadere che anche nei rapporti privati ogni italiano sia sospettato. Se tutto ciò portasse conseguenze solo per il gruppo dei responsabili, il male non sarebbe grave; ma non bisogna farsi illusioni: tutto ciò viene scontato dal popolo italiano, dal primo all'ultimo dei suoi cittadini.

Dopo l'onore compromesso, abbiamo perduto, oltre i territori metropolitani occupati e saccheggiati dal nemico, anche, e forse per sempre, tutte le nostre posizioni adriatiche, ioniche, egee e francesi che avevamo conquistato non senza sacrifici di sangue.
II regio Esercito si è quasi dovunque rapidamente sbandato. E niente è più umiliante che essere disarmato da un alleato tradito tra lo scherno della popolazione.
Questa umiliazione deve essere stata soprattutto sanguinosa per quegli ufficiali e soldati che si erano battuti da valorosi accanto ai loro camerati tedeschi su tanti campi di battaglia. Negli stessi cimiteri di Africa e di Russia, dove soldati italiani e tedeschi riposano insieme, dopo l'ultimo combattimento, deve essere stato sentito il peso di questa ignominia.
La regia Marina, costruita tutta durante il ventennio fascista, si è consegnata al nemico, in quella Malta che costituiva e più ancora costituirà la minaccia permanente contro l'Italia e il caposaldo dell'imperialismo inglese nel Mediterraneo.
Solo l'aviazione ha potuto salvare buona parte del suo materiale, ma anch'essa è praticamente disorganizzata. Queste sono le responsabilità indiscutibili, documentate irrefutabilmente anche nel discorso del Fùhrer, il quale ha narrato, ora per ora, l'inganno teso alla Germania, inganno rafforzato dai micidiali bombardamenti che gli angloamericani, d'accordo col governo di Badoglio, hanno continuato, malgrado la firma dell'armistizio, contro grandi e piccole città dell'Italia centrale.

Date queste condizioni, non è il regime che ha tradito la monarchia, ma è la monarchia che ha tradito il regime, tanto che oggi è decaduta nelle coscienze del popolo ed è semplicemente assurdo supporre che ciò possa compromettere minimamente la compagine unitaria del popolo italiano. Quando una monarchia manca a quelli che sono i suoi compiti, essa perde ogni ragione di vita. Quanto alle tradizioni, ve ne sono più repubblicane che monarchiche: più che dai monarchici, l'unità e l'indipendenza d'Italia fu voluta, contro tutte le monarchie più o meno straniere, dalla corrente repubblicana che ebbe il suo puro e grande apostolo in Giuseppe Mazzini.
Lo Stato che noi vogliamo instaurare sarà nazionale e sociale nel senso più lato della parola: sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini. Nell'attesa che il movimento si sviluppi fino a diventare irresistibile, i nostri postulati sono i seguenti:

1) riprendere le armi a fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati: soltanto il sangue può cancellare una pagina cosi obbrobriosa nella storia della Patria;
2) preparare, senza indugio, la riorganizzazione delle nostre Forze Armate attorno alle formazioni della Milizia; solo chi è animato da una fede e combatte per una idea non misura l'entità del sacrificio;
3) eliminare i traditori e in particolar modo quelli che fino alle 21,30 del 25 luglio militavano, talora da parecchi anni, nelle file del partito e sono passati nelle file del nemico;
4) annientare le plutocrazie parassitarie e fare del lavoro, finalmente, il soggetto dell'economia e la base infrangibile dello Stato.

Camicie Nere fedeli di tutta Italia!
lo vi chiamo nuovamente al lavoro e alle armi.
L'esultanza del nemico per la capitolazione dell'Italia non significa che esso abbia già la vittoria nel pugno, poiché i due grandi imperi Germania e Giappone non capitoleranno mai.
Voi, squadristi, ricostituite i vostri battaglioni che hanno compiuto eroiche gesta.
Voi, giovani fascisti, inquadratevi nelle divisioni che debbono rinnovare, sul suolo della Patria, la gloriosa impresa di Bir el Cobi.
Voi, aviatori, tornate accanto ai vostri camerati tedeschi ai vostri posti di pilotaggio, per rendere vana e dura l'azione nemica sulle nostre città.
Voi, donne fasciste, riprendete la vostra opera di assistenza morale e materiale, cosi necessaria al popolo. Contadini, operai e piccoli impiegati, lo Stato che uscirà dall'immane travaglio sarà il vostro e come tale lo difenderete contro chiunque sogni ritorni impossibili. La nostra volontà, il nostro coraggio e la vostra fede ridaranno all'Italia il suo volto, il suo avvenire, le sue possibilità di vita e il suo posto nel mondo. Più che una speranza, questa deve essere, per voi tutti, una suprema certezza.
Viva l'Italia! Viva il Partito Fascista Repubblicano!

(Benito Mussolini - Monaco - 18 Settembre 1943)