domenica 11 settembre 2022

La liberazione di Mussolini

 


La liberazione di Mussolini. Il Fascismo risorge

Il 12 settembre un audace commando di SS atterra con degli alianti a Campo Imperatore e libera il Duce.  Il comportamento del Gen. Fernando Soleti e dei carabinieri di guardia evita il conflitto e ogni spargimento di sangue. Una “Cicogna”, piccolo apparecchio da ricognizione, lo conduce a Roma da dove, su un aereo militare, raggiunge Monaco di Baviera.

 Alcune fonti ritengono che Mussolini, stanco e sfiduciato, avrebbe considerato anche la possibilità di ritirarsi, ma avrebbe poi accettato, su insistenza di Hitler, di creare il nuovo stato per evitare all’Italia le probabili rappresaglie dei tedeschi, furiosi per il vile tradimento.

Fatto sta che il 15 settembre 1943 Mussolini emette e comunica via radio 5 Ordini del Giorno:

1)   Ai fedeli camerati di tutta Italia. Da oggi, 15 settembre 1943, assumo di nuovo la suprema direzione del Fascismo in Italia.

2)   Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito Nazionale Fascista, che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano.

3)   Ordino che tutte le autorità militari politiche amministrative e scolastiche, nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici.

4)   Ordino l’immediato ripristino di tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti: a) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l’Esercito germanico che si batte sul territorio contro il comune nemico; b) di dare al popolo l’immediata effettiva assistenza morale e materiale; c) di riesaminare la posizione dei membri del Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili traditori.

5)   Ordino la ricostruzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato.

 

Il 16 settembre, poi, detta l’O.d.G. n. 6:

6) “Completando gli ordini del giorno precedenti ho incaricato il Luogotenente Generale Renato Ricci del comando in capo della M.V.S.N.

 

E, il 17 settembre detta l’O.d.G. n. 7 :

7) “Il P.F.R. libera gli ufficiali delle forze armate dal giuramento prestato al Re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nella miseria”.

 

Il 18 settembre Mussolini parla da Radio Monaco, e gli italiani possono riudire la voce ben nota (anche se la qualità dell’ascolto è pessima). Egli, dopo aver sottolineato la bassezza del tradimento di Casa Savoia, che con la sua fuga ha perso ogni diritto di regnare, richiama le tradizioni repubblicane italiane e Giuseppe Mazzini e riafferma la volontà di costituire un nuovo Stato Repubblicano che sarà “nazionale e sociale nel senso più lato della parola; sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini.” Tale  stato ricostituirà un proprio esercito e riprenderà la lotta a fianco dell’ alleato germanico.

 I fascisti, che fin dal 9 settembre avevano riaperto molte sedi, si riorganizzarono rapidamente. Il 1 marzo 1944 Pavolini, in una relazione a Mussolini, comunicherà che “sono stati ricostituiti 1072 Fasci con 487.000 iscritti”. Roma ne contò 35.000, Milano 20.000, Ferrara, dopo la morte di Ghisellini, 14.000.

 Il 22 febbraio 1944 il Duce nominerà il nuovo Direttorio del P.F.R. Esso è composto da: Pietro Asti, Fulvio Balisti, Carlo Borsani, Alfredo Cucco, Giuseppe Dongo, Franco Corrado Marina, Giulio Gai, Carlo Gigliolo, Bruno Gemelli, Gino Meschiari, Franz Pagliani, Alessandro Palladini, Giuseppe Pizzirani, Sergio Stoppiani, Leo Todeschini, Agostino Vandini, Aldo Vidussoni.

 

TORNA AL SOMMARIO

 

Il nuovo Governo Repubblicano

Il 23 settembre Mussolini rientra in Italia e, alla Rocca delle Caminate, sua residenza personale, costituisce il Governo della nuova Repubblica. Il giorno 23 stesso alle ore 14 si ha, nella sede dell’ambasciata germanica a Roma, la prima breve riunione del governo, presieduta da Pavolini.

Il nuovo stato si chiamerà Repubblica Sociale Italiana (Tale denominazione, però, verrà deliberata dal Consiglio dei Ministri il 24 novembre 1943). Essa avrà Mussolini come Capo dello Stato e del governo e Ministro degli Esteri, con Graziani Ministro della Difesa Nazionale, Buffarini Guidi Ministro dell’Interno, Ferdinando Mezzasoma Ministro della Cultura Popolare e tutti gli altri (vedi alla voce “Governo”).

Il 28 settembre inizia il funzionamento del nuovo Stato. In quella data, infatti, ha luogo la prima riunione del Consiglio dei Ministri al completo. Queste le prime cinque deliberazioni:

1)     A seguito della conferma della dichiarazione di città aperta per Roma, il Governo fissa la propria sede in altra località presso il Quartiere Generale delle Forze Armate.

2)     L’attuale senato di nomina regia è disciolto ed abolito. La Costituente prenderà in esame  la opportunità della sua eventuale ricostruzione secondo gli ordinamenti del nuovo Stato Fascista Repubblicano.

3)     Nella riorganizzazione in atto delle Forze Armate, le forze terrestri, marittime ed aeree vengono rispettivamente inquadrate nella Milizia, nella Marina, e nell’Aeronautica dello Stato Fascista Repubblicano. Il reclutamento avviene per volontariato e per coscrizione. Per gli ufficiali e i sottufficiali, mentre sono rispettati i diritti acquisiti, il trattamento morale ed economico viene adeguato all’alto compito di un moderno organismo militare ed alle nuove esigenze della vita sociale.

4)     In conformità dell’indirizzo di politica sociale perseguita dal P.F.R., e quale necessaria premessa per le ulteriori e rapide realizzazioni, viene decisa la fusione delle Confederazioni Sindacali in una sola Confederazione Generale del Lavoro e della Tecnica. La Confederazione opera nell’ambito e nel clima del Partito il quale le conferisce tutta la propria forza rivoluzionaria.

5)     La commissione per l’accertamento degli illeciti arricchimenti dei gerarchi fascisti, costituita dal cessato governo,  rimane in funzione estendendo, per altro, l’accertamento sugli illeciti guadagni a tutti coloro, senza distinzione di partito, che hanno, negli ultimi trenta anni, ricoperto cariche politiche od incarichi pubblici, ivi compresi i funzionari e i militari.

 

A chiusura dei lavori un comunicato diceva:

 “” Con l’indirizzo approvato dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre si da inizio al funzionamento del nuovo Stato Fascista Repubblicano il quale troverà nella Costituente , che sarà prossimamente convocata, la promulgazione dei suoi definitivi ordinamenti costituzionali. Da oggi e fino a quel giorno il Duce assume le funzioni di Capo dello Stato Fascista Repubblicano.””

 

 nuovo esercito della Repubblica

Da questa data del 28 settembre 1943, quindi, nasce ufficialmente anche l’esercito della R.S.I. Esso finirà col contare complessivamente (tenendo conto anche dei lavoratori militarizzati) oltre un milione di uomini fra volontari e giovani di leva delle classi 1923, 1924 e 1925. In realtà fin dall’annuncio dell’armistizio ci fu chi si rifiutò di accettarlo, come il Principe Junio Valerio Borghese e la sua “Decima Flottiglia MAS” a La Spezia, il Maggiore Edoardo Sala che, con il III Btg del 185° Rgt Paracadutisti, già nel settembre combatteva in Calabria a fianco dei tedeschi, il XII Btg della Div. Nembo del Magg. Rizzatti che non si arrende e dalla Sardegna l’11 settembre passa in Corsica, alcuni Battaglioni della Milizia, i sommergibilisti del Comandante Enzo Grossi a Bordeaux, reparti della DICAT e altri reparti minori. Vedi, ad esempio, il Ten. Rino Cozzarini, di 25 anni, volontario, che subito dopo l’8 settembre raccolse soldati sbandati e formò un reparto (Btg Bersaglieri “ M” Mussolini”) che arrivò a contare 1200 uomini e che già a fine ottobre era sulla linea di combattimento a fianco dell’alleato germanico. Il Cozzarini, promosso capitano, suscitò l’ammirazione degli alleati e dei nemici. L’11 novembre 1943 egli cadde a Mignano Montelungo e fu insignito di M.d’O. alla memoria. Vedi anche il caso del Capitano Ulrico Ripandelli che inviò al Duce il seguente telegramma: “ Gli ufficiali, sottufficiali e carristi usciti dalle fila del III Btg carri, schieratisi con i loro carri al fianco dei camerati tedeschi fin dall’11 settembre, esultano di poter continuare a combattere ai Vostri ordini per la liberazione e la grandezza della Patria immortale. Vinceremo ! F.to: Comando 118° battaglione carri della 218° Divisione alpini tedesca. Il comandante capitano: Ulrico Ripandelli. Borghese non ammainò mai la bandiera della sua Decima Flottiglia Mas e aprì immediatamente a La Spezia una campagna di arruolamento che vide migliaia di giovani e di giovanissimi accorrere per arruolarsi. Già il 14 settembre Borghese stipulò con i tedeschi un accordo che riconosceva l’esistenza della Decima e le concedeva ampia autonomia. Sala non sciolse il suo reggimento di paracadutisti e si mise a disposizione dell’alleato tedesco per continuare la guerra al suo fianco. Lo stesso fecero la Legione “Tagliamento”, i sommergibilisti di Bordeaux e  le altre unità minori.

 E immediatamente dopo si ricostituirono reparti di bersaglieri (Btg. “9 settembre”, Btg. “Goffredo Mameli”, Btg. “Benito Mussolini”) , di Camicie Nere, di SS italiane e alcune unità speciali.

  Il 1° ottobre il Maresciallo Graziani parlerà a Roma al Teatro Adriano a una platea di 4000 ufficiali esortandoli ad una scelta “per l’onore”. Ben 400 ufficiali della “Piave” aderiranno e si arruoleranno immediatamente. In totale aderiranno alla R.S.I. 300 generali e 62000 ufficiali.

 Intanto anche fra i militari internati in Germania ci furono molte adesioni alla R.S.I. e, con 12000 di questi uomini, si iniziò la costituzione delle quattro Grandi Unità (Divisioni Monterosa, San Marco, Italia e Littorio) che sarebbero state addestrate in Germania e avrebbero costituito il nerbo del nuovo esercito. Alla cosa fu data la massima importanza. E Mussolini si recò in Germania a visitare le divisioni in aprile 1944 (il 22 è in visita alla “San Marco”) e in luglio (il 16 visita la “Monterosa”, il 17 la “Italia”, il 18 la “San Marco” e il 19 la “Littorio”). La divisione “Italia”, poi, sarà visitata da Mussolini anche il 24-25 gennaio 1945 in prossimità del fronte della Garfagnana. Qui il Duce consumerà il rancio coi soldati.

 Oltre a ciò, in data 1° dicembre rientrano dalla Germania diecimila ex internati per riprendere le armi contro gli anglo-americani.

Ora i soldati italiani sono equiparati, come trattamento, ai soldati germanici (Decreto del Duce in data 2 novembre).

 E il 20 novembre 1943 nasce la Guardia Nazionale Repubblicana, con a capo il gerarca carrarino Renato Ricci. Essa “è formata dalla M.V.S.N., dall’Arma dei Carabinieri ( Il Consiglio dei Ministri del 27 ottobre aveva stabilito che “Restano in servizio per il mantenimento dell’ordine pubblico i Carabinieri e la Guardia di Finanza”) e dalla Polizia dell’Africa Italiana (P.A.I.)” . Essa, il 15 agosto 1944, verrà definita “primo corpo combattente dell’Esercito Repubblicano” e non avrà più compiti di polizia. E il 21 agosto il Duce in persona assume il comando della G.N.R.

 Dalla data del 2 dicembre 1943, ufficialmente, truppe regolari della R.S.I. sono sul fronte di combattimento.

Il 17.1.1944 reparti della MAS e del Btg. SAN MARCO pronunciano giuramento.

Il 29 gennaio i gladi circondati da fronde di quercia e di alloro sostituiscono le stellette.

Il 9 febbraio, anniversario della Repubblica Romana del 1849, le nuove truppe della R.S.I. giurano solennemente con la formula “” Giuro di servire e difendere la Repubblica Sociale Italiana nelle sue istituzioni e nelle sue leggi, nel suo onore e nel suo territorio, in pace e in guerra, fino al sacrificio supremo. Lo giuro dinanzi a Dio e ai Caduti per la unità, l’indipendenza e l’avvenire della Patria””.

Il 19 febbraio il Battaglione “Barbarigo” della Decima riceve dal Comandante Borghese la bandiera di combattimento.

E il 20 febbraio è in linea a Nettuno e riceve il battesimo del fuoco.

Il 9 marzo viene costituito il Servizio Ausiliario Femminile (S.A.F.)

Il 12 marzo viene emesso il primo Bollettino di Guerra della R.S.I.: Calma sul fronte di Cassino e lotta accanita su quello di Anzio.

Il 16 marzo il Btg paracadutisti “Nembo” e il BtgBarbarigo” della “Decima” si coprono di gloria ad Anzio.

Il 22 maggio Kesserling in persona si compiace per il comportamento del BtgBarbarigo”.

E il 31 maggio va in linea sul fronte di Roma il Btg. Paracadutisti “Folgore”, che il 10 giugno verrà citato nel Bollettino germanico.

 Con Decreto del 30 giugno 1944, poi, il PFR si trasformerà in una struttura militare con la formazione delle “Brigate Nere”.

 

Il Tribunale Speciale Straordinario

Il giorno 11 novembre 1943 furono costituiti i Tribunali Straordinari Provinciali per giudicare i fascisti che avevano tradito e un tribunale straordinario  speciale per giudicare i membri del Gran Consiglio che avevano votato l’O.d.G. Grandi, accusati di tradimento. Fra essi c’era anche Galeazzo Ciano, marito di Edda figlia del Duce. Il processo ebbe inizio alle ore 9 dell’8 gennaio 1944 a Verona in Castelvecchio. Il 10 gennaio alle ore 13,40 fu emessa la sentenza. Furono comminate 18 condanne a morte (Cianetti, che aveva ritirato il suo voto a favore fu condannato a 30 anni di reclusione). Ma la maggior parte dei condannati a morte aveva riparato all’estero e furono condannati in contumacia. Solo cinque erano presenti al processo : Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi. Essi furono fucilati l’11 gennaio 1944.

 Il 20 gennaio 1944 furono deferiti al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato anche Carlo Scorza e Alessandro Tarabini. Il 15 aprile ebbero il processo e il 20 furono assolti.

 Per il loro comportamento a seguito dell’8 settembre il 28 gennaio 1944 e il 5 febbraio furono deferiti al Tribunale Speciale anche alcuni ammiragli e generali. L’11, il 20 e il 22 maggio si ebbero i processi con alcune condanne e il 24 si ebbe l’esecuzione di Campioni e Mascherpa, condannati a morte.

 Quanto ai Tribunali Straordinari Provinciali c’è da dire che il 6 giugno 1944 archiviarono tutti i casi non riguardanti iscritti al P.F.R. e mandarono liberi tutti gli imputati.

  E in data 28 ottobre 1944 furono condonate tutte le pene fino a 3 anni di carcere.

Il difficile funzionamento del nuovo Stato

Intanto il nuovo stato aveva cominciato a funzionare regolarmente. Le condizioni erano drammatiche: le città erano martoriate dai bombardamenti (il 20 ottobre 1944 suscitò orrore il bombardamento della scuola di Gorla a Milano, dove trovarono la morte 184 bambini. I civili morti per bombardamenti assommeranno in totale a 64.000), il problema degli approvvigionamenti era impellente (tuttavia in data 22 ottobre fu disposto che la razione del pane passasse dai 150 ai 200 grammi giornalieri. E in data 27 novembre il Ministro dell’Agricoltura dispose che tale aumento avesse vigore per tutta la durata della stagione invernale. In data 10 febbraio, poi, il Duce impartisce precise disposizioni per la campagna agricola), i rapporti spesso non facili con i tedeschi complicavano ulteriormente le cose…. A tutto questo, poi, cominciò ad aggiungersi il problema dei partigiani, con i primi assassinii di fascisti. Si trattava in prevalenza di giovani renitenti alla leva che si erano rifugiati in montagna, ma anche di vecchi antifascisti, specie comunisti, che intravedevano la possibilità di abbattere il Fascismo.


  Malgrado tutto ciò i trasporti continuarono a funzionare anche se fra mille difficoltà, le fabbriche continuarono il loro lavoro, le scuole riaprirono regolarmente, l’amministrazione pubblica faceva il proprio dovere, l’economia era governata con mano ferma (l’inflazione, ad esempio, era insignificante se paragonata con quella scatenatasi al sud, nelle terre occupate). Subito dopo l’8 settembre i tedeschi avevano introdotto i Marchi d’occupazione. Una delle prime preoccupazioni del Ministro delle finanze fu quella di farli ritirare. Ciò accadde il 25 ottobre 1943. Da quella data essi persero ogni valore legale. In data 1° dicembre venne costituito un Comitato Economico Italiano col compito di studiare le questioni economiche, con particolare riguardo all’economia di guerra. E in data 5 dicembre viene istituito un Comitato nazionale dei prezzi, con Carlo Fabrizi Commissario, alle dirette dipendenze del Duce.

 A riprova di come le cose abbiano sempre continuato a funzionare a dovere durante la R.S.I. sta la testimonianza davvero non sospetta del Maggiore americano Michael Noble del 15° Gruppo di armate alleato. Egli, inviato a Milano per riorganizzare l’uscita dei quotidiani, vi giunse il 27 aprile 1945 e rimase stupito per l’ordine e la normalità che vi regnavano. Lasciamo la parola a lui: “” …Per prima cosa restai sorpreso vedendo grandi palazzi pieni di una vita normale, i tram che funzionavano, i cinema e i teatri aperti regolarmente, gli uffici pubblici in piena attività, la gente che stava seduta ai caffè vestita decorosissimamente. Era uno spettacolo nuovo ed estremamente civile….”” (intervista rilasciata a Silvio Bertoldi e pubblicata nel libro “La guerra parallela” I Record Mondadori 1966 pag.174)

 Molto intensa fu l’azione di governo tesa a mantenere integro il potere di acquisto della moneta, a mantenere ad alti livelli la produzione agricola e industriale, a mantenere su buoni livelli il tenore di vita della popolazione. Si ricorse anche a misure drastiche come la requisizione delle fabbriche di alimentari, che furono gestite da commissioni sindacali. Il 29 dicembre 1944 trattorie e ristoranti furono trasformati in “mense di guerra”, dove si poteva mangiare anche con sole quattro lire. Funzionavano, inoltre, mense gratuite per gli indigenti, gestite dal P.F.R.

 E anche in tale situazione di assoluta emergenza (si pensi alle ingentissime spese militari, alle spese per mantenere in efficienza i servizi continuamente devastati dalle incursioni aeree…), il bilancio dello Stato chiudeva rigorosamente in pareggio. Nell’anno 1944 il Ministro delle Finanze Pellegrini Giampietro, con abilissime manovre finanziarie riuscì ad avere entrate per 379 miliardi e 11 milioni, contro un ammontare delle uscite di 360 miliardi. Si ebbe, cioè, un attivo di circa 20 miliardi.

Anche l’Opera Nazionale Balilla era risorta. In una relazione di Renato Ricci del 19 febbraio 1944 si dice che si sono “costituiti 66 centri provinciali, 2255 vecchi ufficiali rispondono alle chiamate; 50000 organizzati, 8740 ospiti nelle colonie; 300.000 refezioni scolastiche giornaliere”.

 Né furono dimenticati gli italiani internati in Germania che avevano rifiutato di aderire alla R.S.I. In data 11.10.1944 si apprende che la Croce Rossa Italiana assiste 520.000 connazionali in Germania.

Il 22 novembre 1943 il filosofo Giovanni Gentile viene nominato Presidente dell’Accademia d’Italia.

 Ma è soprattutto da rilevare l’impegno che fu subito posto nel delineare, fin dai primi giorni, il carattere e gli impegni del nuovo Stato.

Ciò fu fatto con la prima Assemblea Nazionale (o Congresso) del P.F.R. che si riunì a Verona in Castelvecchio il 14 novembre 1943. Ad esso parteciparono: 3 rappresentanti per ogni federazione (furono assenti Chieti, Grosseto, Macerata e Rieti), in gran parte elettivi, i delegati regionali, i capi delle organizzazioni sindacali, i membri del governo, i direttori dei giornali quotidiani e dei principali settimanali, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e degli Enti Morali della Nazione. Il Congresso fissò nei 18 punti di un Manifesto Programmatico quella che sarebbe stata la politica interna, estera e sociale della nuova Repubblica. Nacquero, così, i famosi “18 punti di Verona”. E la politica sociale fu quella che caratterizzò veramente la R.S.I. Il 30 giugno 1944 entra in vigore la legge sulla socializzazione che era stata approvata il 12 febbraio. Il 22 gennaio 1945 viene socializzata la FIAT, il 1 febbraio la Pirelli, la Morelli, la Snia Viscosa, la Marzotto, i Lanifici Rossi… E il 5 aprile 1945 la socializzazione viene estesa a tutte le aziende. (1)

 In data 15 gennaio 1945 era stato creato il Ministero del Lavoro, trasformando in Ministero il Commissariato Nazionale del Lavoro che funzionava fin dal 7 dicembre 1943. Il nuovo ministero assorbì anche la politica sociale che era di competenza del Ministero dell’Economia Corporativa, il quale, da allora, assunse la denominazione di Ministero per la Produzione Industriale. Il 22 dello stesso mese viene nominato Ministro del Lavoro l’operaio tipografo Giuseppe Spinelli, già Podestà di Milano.

 Il governo della RSI aveva sede sul lago di Garda, a Salò e dintorni. Mussolini aveva la sua sede a Gargnano nella Villa Orsoline, mentre la sua residenza era a Salò nella Villa Feltrinelli.

(1) A testimonianza di quanto era considerato importante, dai combattenti della R.S.I., questo aspetto – l’aspetto sociale – dell’ultimo Fascismo sta anche l’esperienza del C.I.S.E.S. (tentativo di dare vita ad aziende socializzate) realizzata dal 1972 al 1984 da un gruppo di reduci della R.S.I.

 

domenica 4 settembre 2022

8 settembre: la resa ed il tradimento bollano un popolo per sempre

 

8 settembre: la resa ed il tradimento bollano un popolo per sempre


 

di Redazione

“In qualunque altro Stato del mondo, quella parte della nostra storia patria sarebbe custodita nello scrigno dei valori più alti e preziosi che l’Italia abbia mai potuto vedere.” Queste le parole di un Veterano della Decima Mas che ancora oggi, a distanza di oltre dieci anni da quando le udì per la prima volta, mi rimbombano nelle orecchie. Perché sono vere, profondamente vere.

Quando interi Battaglioni di uomini sono pronti a combattere per una causa persa pur di tenere fede alla parola data e difendere la propria terra dagli invasori, sapendo che quella scelta li avrebbe condotti nella migliore delle ipotesi a morire, uno Stato normale farebbe di essi un modello comportamentale per le future generazioni.

In Italia, invece, accade l’opposto: lodi ed onori a coloro che hanno vissuto in modo parassitario sull’avanzamento degli Alleati lungo il nostro stivale, marcia preceduta dal tamburo dei bombardamenti aerei, o che hanno favorito la tragedia delle foibe, per non parlare del rifiorire della mafia nel sud Italia, debellata dal Prefetto Mori durante il Ventennio fascista e rientrata in Sicilia grazie all’avanzata americana. Gente, questa, che in tanta parte era pronta a svendere l’Italia, dopo averne trafitto l’onore e crivellato di colpi la meglio gioventù, ai sovietici.

Anche in un contesto di disarmo mentale come quello in cui stiamo vivendo, è giusto rimarcare le differenze e ribadire che la vigliaccheria sarà sempre un atteggiamento infimo.



Riportiamo le parole del Comandante Junio Valerio Borghese che meglio di tante altre congetture possono esprimere il sentimento di chi in quel momento, all’8 settembre del 1943, fece una scelta. Quella dell’onore.

“All’8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto. E adesso, oggi, domani, potranno esserci i comunisti, potranno mandarmi in Siberia, potranno fucilare metà degli italiani, non piangerò più. Perché quello che c’era da soffrire per ciò che l’Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l’ho sofferto allora. Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l’onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa.

Così, l’esperienza per me più interessante e importante dal punto di vista politico, formativo e dell’esistenza è stata quella successiva all’8 settembre. Prima era piuttosto semplice. Si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. Non c’erano problemi. L’8 settembre ci ha messo di fronte a molti dilemmi, a esami di coscienza, alle responsabilità da prendersi verso noi stessi, verso le istituzioni alle quali appartenevamo, per me la Marina, e verso gli uomini che da noi dipendevano. Quindi, da quel momento, hanno cominciato a pesare fattori di ordine spirituale e politico. Tutto il periodo della RSI è stato particolarissimo anche per il tipo di umanità che è affluita sotto le armi in quella fase.

I volontari si spogliavano di ogni interesse terreno ed erano animati esclusivamente dall’impegno di conseguire un risultato puramente spirituale. Essi volevano mettere in luce lo spirito di combattività dell’italiano che non si rassegnava a un armistizio giudicato obbrobrioso, ma intendeva far vedere di saper morire combattendo contro il nemico.

Naturalmente, tra i volontari c’erano tutte le sfumature politiche. C’era il fascista fanatico, che pensava fosse suo dovere ritrovarsi dalla parte di Mussolini. C’era il giovane politicamente freddo, che però pensava di dover continuare a combattere accanto a degli alleati da un giorno all’altro traditi.

Anch’io, in quei giorni del settembre 1943, fui chiamato a una scelta. E decisi la mia scelta. No, non me ne sono mai pentito. Anzi,

 

 

quella scelta segna nella mia vita il punto culminante, del quale vado più fiero. E, nel momento della scelta, ho deciso di giocare la partita più difficile, la più dura, la più ingrata. La partita che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessuna altra strada avrebbe potuto portarmi.

In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo.”

 

                                                                                                                                                      

Segnala questo annuncioPrivacy