venerdì 26 luglio 2019

LA REPUBLICA SOCIALE ITALIANA

NOI NEGHIAMO AL NEMICO L'ONORE DI AVER INVASO LA NOSTRA PATRIA CON LA VITTORIA DELLE SUE ARMI: SOLO IL VILE TRADIMENTO GLI HA SPALANCATO  LE PORTE



La Repubblica Sociale Italiana, che visse dal settembre 1943 all’aprile 1945 non fu, come l’antifascismo tentò di accreditare, una “repubblichina”  senza o con poca autonomia, senza o con poco peso nelle vicende storiche di quel periodo, senza o con scarsa organizzazione dello Stato.
 Essa fu, invece, uno Stato perfettamente organizzato: ebbe una organizzazione burocratica completa ed efficiente, la funzione legislativa produsse leggi importantissime, specie in campo sociale, tutti i Ministeri (difesa, interni, finanze, istruzione, lavori pubblici….) lavorarono a pieno ritmo, ebbe un esercito efficiente, costituito in gran parte da giovani volontari entusiasti e determinati, che seppe difendere con valore il territorio della Repubblica a fianco dell’alleato germanico, resistendo efficacemente all’offensiva anglo-americana, sulla “linea gotica”, per sei lunghi mesi. Ebbe anche una diplomazia attiva ed efficiente, che curò attivamente i rapporti con gli Stati alleati o che, comunque, avevano riconosciuto la R.S.I. : Germania, Giappone, Spagna e altri. Il riconoscimento di uno Stato da parte anche di un solo altro Stato sovrano è sufficiente a legittimare la sovranità di quello Stato sul territorio controllato e sulla popolazione che vi risiede. E’ il caso della R.S.I. che, come tutti gli Stati sovrani, aveva il totale controllo del suo territorio sul quale, attraverso i suoi Ministeri, organizzava tutti i servizi necessari.

 D’altra parte lo stesso Tribunale Supremo Militare dell’attuale Repubblica Italiana cui erano ricorsi alcuni ufficiali della Legione “Tagliamento” che erano stati condannati dal Tribunale Militare di Milano, con sentenza n. 747 del 26 aprile 1954, afferma con chiarezza e con alto senso giuridico e storico la caratteristica di Stato sovrano, sia pure “di fatto” della Repubblica Sociale Italiana.

 Durante il periodo della R.S.I. furono perfino istituiti due Ordini Cavallereschi di Stato.

 Neppure l’industria cinematografica fu trascurata. Gli studi di Cinecittà, devastata dai bombardamenti anglo-americani, furono trasferiti a Venezia e l’attività continuò per tutto il tempo della R.S.I.

 Questo sito si propone di illuminare tutti coloro che nutrono interessi storici, soprattutto i giovani, circa la realtà obiettiva di quegli eventi che la vulgata antifascista ha deformato gravemente, allo scopo di demonizzare coloro che aderirono alla R.S.I. ed esaltare la Resistenza e gli antifascisti.

 Per approfondire i vari aspetti si utilizzino i collegamenti evidenziati in questa pagina.

 Prima di passare agli approfondimenti,  però, sarà opportuno richiamare sinteticamente gli avvenimenti significativi di quel periodo.






La liberazione di Mussolini. Il Fascismo risorge


Il 12 settembre un audace commando di SS atterra con degli alianti a Campo Imperatore e libera il Duce.  Il comportamento del Gen. Fernando Soleti e dei carabinieri di guardia evita il conflitto e ogni spargimento di sangue. Una “Cicogna”, piccolo apparecchio da ricognizione, lo conduce a Roma da dove, su un aereo militare, raggiunge Monaco di Baviera.

 Alcune fonti ritengono che Mussolini, stanco e sfiduciato, avrebbe considerato anche la possibilità di ritirarsi, ma avrebbe poi accettato, su insistenza di Hitler, di creare il nuovo stato per evitare all’Italia le probabili rappresaglie dei tedeschi, furiosi per il vile tradimento.

Fatto sta che il 15 settembre 1943 Mussolini emette e comunica via radio 5 Ordini del Giorno:

1)   Ai fedeli camerati di tutta Italia. Da oggi, 15 settembre 1943, assumo di nuovo la suprema direzione del Fascismo in Italia.

2)   Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito Nazionale Fascista, che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano.

3)   Ordino che tutte le autorità militari politiche amministrative e scolastiche, nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici.

4)   Ordino l’immediato ripristino di tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti: a) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l’Esercito germanico che si batte sul territorio contro il comune nemico; b) di dare al popolo l’immediata effettiva assistenza morale e materiale; c) di riesaminare la posizione dei membri del Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili traditori.

5)   Ordino la ricostruzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato.



Il 16 settembre, poi, detta l’O.d.G. n. 6:

6) “Completando gli ordini del giorno precedenti ho incaricato il Luogotenente Generale Renato Ricci del comando in capo della M.V.S.N.



E, il 17 settembre detta l’O.d.G. n. 7 :

7) “Il P.F.R. libera gli ufficiali delle forze armate dal giuramento prestato al Re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nella miseria”.



Il 18 settembre Mussolini parla da Radio Monaco, e gli italiani possono riudire la voce ben nota (anche se la qualità dell’ascolto è pessima). Egli, dopo aver sottolineato la bassezza del tradimento di Casa Savoia, che con la sua fuga ha perso ogni diritto di regnare, richiama le tradizioni repubblicane italiane e Giuseppe Mazzini e riafferma la volontà di costituire un nuovo Stato Repubblicano che sarà “nazionale e sociale nel senso più lato della parola; sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini.” Tale  stato ricostituirà un proprio esercito e riprenderà la lotta a fianco dell’ alleato germanico.

 I fascisti, che fin dal 9 settembre avevano riaperto molte sedi, si riorganizzarono rapidamente. Il 1 marzo 1944 Pavolini, in una relazione a Mussolini, comunicherà che “sono stati ricostituiti 1072 Fasci con 487.000 iscritti”. Roma ne contò 35.000, Milano 20.000, Ferrara, dopo la morte di Ghisellini, 14.000.

 Il 22 febbraio 1944 il Duce nominerà il nuovo Direttorio del P.F.R. Esso è composto da: Pietro Asti, Fulvio Balisti, Carlo Borsani, Alfredo Cucco, Giuseppe Dongo, Franco Corrado Marina, Giulio Gai, Carlo Gigliolo, Bruno Gemelli, Gino Meschiari, Franz Pagliani, Alessandro Palladini, Giuseppe Pizzirani, Sergio Stoppiani, Leo Todeschini, Agostino Vandini, Aldo Vidussoni.




Il nuovo Governo Repubblicano


Il 23 settembre Mussolini rientra in Italia e, alla Rocca delle Caminate, sua residenza personale, costituisce il Governo della nuova Repubblica. Il giorno 23 stesso alle ore 14 si ha, nella sede dell’ambasciata germanica a Roma, la prima breve riunione del governo, presieduta da Pavolini.

Il nuovo stato si chiamerà Repubblica Sociale Italiana (Tale denominazione, però, verrà deliberata dal Consiglio dei Ministri il 24 novembre 1943). Essa avrà Mussolini come Capo dello Stato e del governo e Ministro degli Esteri, con Graziani Ministro della Difesa Nazionale, Buffarini Guidi Ministro dell’Interno, Ferdinando Mezzasoma Ministro della Cultura Popolare e tutti gli altri (vedi alla voce “Governo”).

Il 28 settembre inizia il funzionamento del nuovo Stato. In quella data, infatti, ha luogo la prima riunione del Consiglio dei Ministri al completo. Queste le prime cinque deliberazioni:

1)     A seguito della conferma della dichiarazione di città aperta per Roma, il Governo fissa la propria sede in altra località presso il Quartiere Generale delle Forze Armate.

2)     L’attuale senato di nomina regia è disciolto ed abolito. La Costituente prenderà in esame  la opportunità della sua eventuale ricostruzione secondo gli ordinamenti del nuovo Stato Fascista Repubblicano.

3)     Nella riorganizzazione in atto delle Forze Armate, le forze terrestri, marittime ed aeree vengono rispettivamente inquadrate nella Milizia, nella Marina, e nell’Aeronautica dello Stato Fascista Repubblicano. Il reclutamento avviene per volontariato e per coscrizione. Per gli ufficiali e i sottufficiali, mentre sono rispettati i diritti acquisiti, il trattamento morale ed economico viene adeguato all’alto compito di un moderno organismo militare ed alle nuove esigenze della vita sociale.

4)     In conformità dell’indirizzo di politica sociale perseguita dal P.F.R., e quale necessaria premessa per le ulteriori e rapide realizzazioni, viene decisa la fusione delle Confederazioni Sindacali in una sola Confederazione Generale del Lavoro e della Tecnica. La Confederazione opera nell’ambito e nel clima del Partito il quale le conferisce tutta la propria forza rivoluzionaria.

5)     La commissione per l’accertamento degli illeciti arricchimenti dei gerarchi fascisti, costituita dal cessato governo,  rimane in funzione estendendo, per altro, l’accertamento sugli illeciti guadagni a tutti coloro, senza distinzione di partito, che hanno, negli ultimi trenta anni, ricoperto cariche politiche od incarichi pubblici, ivi compresi i funzionari e i militari.



A chiusura dei lavori un comunicato diceva:

 “” Con l’indirizzo approvato dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre si da inizio al funzionamento del nuovo Stato Fascista Repubblicano il quale troverà nella Costituente , che sarà prossimamente convocata, la promulgazione dei suoi definitivi ordinamenti costituzionali. Da oggi e fino a quel giorno il Duce assume le funzioni di Capo dello Stato Fascista Repubblicano.””








Il nuovo esercito della Repubblica


Da questa data del 28 settembre 1943, quindi, nasce ufficialmente anche l’esercito della R.S.I. Esso finirà col contare complessivamente (tenendo conto anche dei lavoratori militarizzati) oltre un milione di uomini fra volontari e giovani di leva delle classi 1923, 1924 e 1925. In realtà fin dall’annuncio dell’armistizio ci fu chi si rifiutò di accettarlo, come il Principe Junio Valerio Borghese e la sua “Decima Flottiglia MAS” a La Spezia, il Maggiore Edoardo Sala che, con il III Btg del 185° Rgt Paracadutisti, già nel settembre combatteva in Calabria a fianco dei tedeschi, il XII Btg della Div. Nembo del Magg. Rizzatti che non si arrende e dalla Sardegna l’11 settembre passa in Corsica, alcuni Battaglioni della Milizia, i sommergibilisti del Comandante Enzo Grossi a Bordeaux, reparti della DICAT e altri reparti minori. Vedi, ad esempio, il Ten. Rino Cozzarini, di 25 anni, volontario, che subito dopo l’8 settembre raccolse soldati sbandati e formò un reparto (Btg Bersaglieri “ M” Mussolini”) che arrivò a contare 1200 uomini e che già a fine ottobre era sulla linea di combattimento a fianco dell’alleato germanico. Il Cozzarini, promosso capitano, suscitò l’ammirazione degli alleati e dei nemici. L’11 novembre 1943 egli cadde a Mignano Montelungo e fu insignito di M.d’O. alla memoria. Vedi anche il caso del Capitano Ulrico Ripandelli che inviò al Duce il seguente telegramma: “ Gli ufficiali, sottufficiali e carristi usciti dalle fila del III Btg carri, schieratisi con i loro carri al fianco dei camerati tedeschi fin dall’11 settembre, esultano di poter continuare a combattere ai Vostri ordini per la liberazione e la grandezza della Patria immortale. Vinceremo ! F.to: Comando 118° battaglione carri della 218° Divisione alpini tedesca. Il comandante capitano: Ulrico Ripandelli. Borghese non ammainò mai la bandiera della sua Decima Flottiglia Mas e aprì immediatamente a La Spezia una campagna di arruolamento che vide migliaia di giovani e di giovanissimi accorrere per arruolarsi. Già il 14 settembre Borghese stipulò con i tedeschi un accordo che riconosceva l’esistenza della Decima e le concedeva ampia autonomia. Sala non sciolse il suo reggimento di paracadutisti e si mise a disposizione dell’alleato tedesco per continuare la guerra al suo fianco. Lo stesso fecero la Legione “Tagliamento”, i sommergibilisti di Bordeaux e  le altre unità minori.

 E immediatamente dopo si ricostituirono reparti di bersaglieri (Btg. “9 settembre”, Btg. “Goffredo Mameli”, Btg. “Benito Mussolini”) , di Camicie Nere, di SS italiane e alcune unità speciali.

  Il 1° ottobre il Maresciallo Graziani parlerà a Roma al Teatro Adriano a una platea di 4000 ufficiali esortandoli ad una scelta “per l’onore”. Ben 400 ufficiali della “Piave” aderiranno e si arruoleranno immediatamente. In totale aderiranno alla R.S.I. 300 generali e 62000 ufficiali.

 Intanto anche fra i militari internati in Germania ci furono molte adesioni alla R.S.I. e, con 12000 di questi uomini, si iniziò la costituzione delle quattro Grandi Unità (Divisioni Monterosa, San Marco, Italia e Littorio) che sarebbero state addestrate in Germania e avrebbero costituito il nerbo del nuovo esercito. Alla cosa fu data la massima importanza. E Mussolini si recò in Germania a visitare le divisioni in aprile 1944 (il 22 è in visita alla “San Marco”) e in luglio (il 16 visita la “Monterosa”, il 17 la “Italia”, il 18 la “San Marco” e il 19 la “Littorio”). La divisione “Italia”, poi, sarà visitata da Mussolini anche il 24-25 gennaio 1945 in prossimità del fronte della Garfagnana. Qui il Duce consumerà il rancio coi soldati.

 Oltre a ciò, in data 1° dicembre rientrano dalla Germania diecimila ex internati per riprendere le armi contro gli anglo-americani.

Ora i soldati italiani sono equiparati, come trattamento, ai soldati germanici (Decreto del Duce in data 2 novembre).

 E il 20 novembre 1943 nasce la Guardia Nazionale Repubblicana, con a capo il gerarca carrarino Renato Ricci. Essa “è formata dalla M.V.S.N., dall’Arma dei Carabinieri ( Il Consiglio dei Ministri del 27 ottobre aveva stabilito che “Restano in servizio per il mantenimento dell’ordine pubblico i Carabinieri e la Guardia di Finanza”) e dalla Polizia dell’Africa Italiana (P.A.I.)” . Essa, il 15 agosto 1944, verrà definita “primo corpo combattente dell’Esercito Repubblicano” e non avrà più compiti di polizia. E il 21 agosto il Duce in persona assume il comando della G.N.R.

 Dalla data del 2 dicembre 1943, ufficialmente, truppe regolari della R.S.I. sono sul fronte di combattimento.

Il 17.1.1944 reparti della MAS e del Btg. SAN MARCO pronunciano giuramento.

Il 29 gennaio i gladi circondati da fronde di quercia e di alloro sostituiscono le stellette.

Il 9 febbraio, anniversario della Repubblica Romana del 1849, le nuove truppe della R.S.I. giurano solennemente con la formula “” Giuro di servire e difendere la Repubblica Sociale Italiana nelle sue istituzioni e nelle sue leggi, nel suo onore e nel suo territorio, in pace e in guerra, fino al sacrificio supremo. Lo giuro dinanzi a Dio e ai Caduti per la unità, l’indipendenza e l’avvenire della Patria””.

Il 19 febbraio il Battaglione “Barbarigo” della Decima riceve dal Comandante Borghese la bandiera di combattimento.

E il 20 febbraio è in linea a Nettuno e riceve il battesimo del fuoco.

Il 9 marzo viene costituito il Servizio Ausiliario Femminile (S.A.F.)

Il 12 marzo viene emesso il primo Bollettino di Guerra della R.S.I.: Calma sul fronte di Cassino e lotta accanita su quello di Anzio.

Il 16 marzo il Btg paracadutisti “Nembo” e il BtgBarbarigo” della “Decima” si coprono di gloria ad Anzio.

Il 22 maggio Kesserling in persona si compiace per il comportamento del BtgBarbarigo”.

E il 31 maggio va in linea sul fronte di Roma il Btg. Paracadutisti “Folgore”, che il 10 giugno verrà citato nel Bollettino germanico.

 Con Decreto del 30 giugno 1944, poi, il PFR si trasformerà in una struttura militare con la formazione delle “Brigate Nere”.




Il Tribunale Speciale Straordinario


Il giorno 11 novembre 1943 furono costituiti i Tribunali Straordinari Provinciali per giudicare i fascisti che avevano tradito e un tribunale straordinario  speciale per giudicare i membri del Gran Consiglio che avevano votato l’O.d.G. Grandi, accusati di tradimento. Fra essi c’era anche Galeazzo Ciano, marito di Edda figlia del Duce. Il processo ebbe inizio alle ore 9 dell’8 gennaio 1944 a Verona in Castelvecchio. Il 10 gennaio alle ore 13,40 fu emessa la sentenza. Furono comminate 18 condanne a morte (Cianetti, che aveva ritirato il suo voto a favore fu condannato a 30 anni di reclusione). Ma la maggior parte dei condannati a morte aveva riparato all’estero e furono condannati in contumacia. Solo cinque erano presenti al processo : Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi. Essi furono fucilati l’11 gennaio 1944.

 Il 20 gennaio 1944 furono deferiti al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato anche Carlo Scorza e Alessandro Tarabini. Il 15 aprile ebbero il processo e il 20 furono assolti.

 Per il loro comportamento a seguito dell’8 settembre il 28 gennaio 1944 e il 5 febbraio furono deferiti al Tribunale Speciale anche alcuni ammiragli e generali. L’11, il 20 e il 22 maggio si ebbero i processi con alcune condanne e il 24 si ebbe l’esecuzione di Campioni e Mascherpa, condannati a morte.

 Quanto ai Tribunali Straordinari Provinciali c’è da dire che il 6 giugno 1944 archiviarono tutti i casi non riguardanti iscritti al P.F.R. e mandarono liberi tutti gli imputati.
  E in data 28 ottobre 1944 furono condonate tutte le pene fino a 3 anni di carcere.

                  

giovedì 18 luglio 2019

25 LUGLIO 43 Il comportamento del re

 25 LUGLIO 43 Il comportamento del re


Ancora oggi si discute sul comportamento del re in quella circostanza. Il fatto stesso di aver predisposto per l’arresto di Mussolini suscitò, già all’epoca, notevoli perplessità e critiche. La stessa regina Elena, moglie del re, stigmatizzò l’accaduto dichiarando che quello del marito non era stato un comportamento da re.

 Ma le perplessità che ancora permangono riguardano la correttezza istituzionale del re per quanto concerne la destituzione di Mussolini e la nomina di Badoglio.

TESI 1 : IL COMPORTAMENTO FU CORRETTO
Alcuni sostengono che il comportamento del re fu istituzionalmente corretto in quanto l’art. 65 dello Statuto Albertino, allora vigente, gli attribuiva il potere sia della nomina che della destituzione dei ministri. A sostegno di questa tesi si ricorda che nella storia d’Italia esiste il precedente di Vittorio Emanuele II che, nel 1864 destituì Minghetti sostituendolo con il generale Alfonso La Marmora . Fatto, quest’ultimo, che non suscitò dubbio alcuno sulla sua legittimità istituzionale.

TESI 2 : Completamente contraria è l’opinione di altri che ritengono l’operato di Vittorio Emanuele III in quella circostanza del tutto illegittimo e incostituzionale. Allo stesso modo essi giudicano illegittimi e anticostituzionali tutti gli atti successivi compiuti dal governo Badoglio. Ragion per cui il 25 luglio 1943 non può considerarsi una legittima sostituzione di Primo Ministro ma un vero e proprio COLPO DI STATO.

 Seguiamo il loro ragionamento:
E’ vero che l’art. 65 dello Statuto Albertino attribuiva al re le competenze suddette, ma non bisogna dimenticare che detto Statuto era una costituzione flessibile, non rigida e, quindi, modificabile. E che, di fatto, essa era stata profondamente modificata con una serie di leggi costituzionali sottoscritte dal re e, all’epoca, perfettamente vigenti.
 La legge 24 dicembre 1925, ad esempio, aveva apportato sostanziali modifiche in ordine alle attribuzioni e prerogative del Capo del Governo.
 E, soprattutto, con la Legge 9 dicembre 1928, n. 2263, viene costituito il Gran Consiglio del Fascismo, con importanti funzioni sia consultive che deliberative. Tale organo, fra l’altro, doveva esprimere pareri obbligatori inerenti questioni costituzionali.
 Suo importante compito, infine, era quello di formare e tenere aggiornata la lista dei nomi da presentare alla corona in caso di vacanza per la nomina del Primo Ministro e dei Ministri.
 Di conseguenza la Costituzione effettivamente vigente il 25 luglio 1943 imponeva al re, ad esempio, di richiedere e consultare la lista dei nomi sopra detta prima di procedere alla nomina del nuovo Governo. Cosa che il re non ha fatto.
 Quanto ai comportamenti successivi del re e di Badoglio per quanto riguarda la legittimità istituzionale sono rilevabili una quantità di azioni totalmente incostituzionali. Basti ricordare che atti di rilevanza costituzionale come la chiusura del Senato, la soppressione di organi costituzionali a cominciare dal Gran Consiglio del Fascismo e altri, furono decisi con decreti-legge che non furono MAI CONVERTITI IN LEGGE se non nel 1949 (Legge n. 178 del 5 maggio 1949), dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione Repubblicana. Ora è a tutti noto che, normalmente, il decreto-legge perde totalmente efficacia se non viene convertito in legge entro 60 giorni dalla sua emanazione. Dal che consegue che il governo Badoglio operò in condizioni di costante illegalità. Infine il re, attribuendo pieni poteri a Badoglio, commise una grave violazione della costituzione in quanto la facoltà di attribuire pieni poteri al Capo del Governo non era prerogativa del re ma della Camera.
 In conclusione il re, riassumendo di fatto un potere assoluto, tradiva il patto costituzionale con il suo popolo che, pertanto, era legittimato a non riconoscerlo più come sovrano.