domenica 30 maggio 2021

ADRIANO VISCONTI, UN EROE DEL CIELO DELLA REPUBBLICA SOCIALE

AUDIO (COMPLETO): ALA FASCISTA documentazione sonora
 
La foto di Visconti al Museo dell'Aria degli USA
 
Il Generale Tessari comunica:
"Il giorno 29 marzo caccia italiani hanno intercettato nei cieli del Veneto e del Piemonte formazioni di velivoli avversari, abbattendo - nonostante la forte superiorità numerica nemica - quattro velivoli, dei quali due quadrimotori e due caccia.
Altri tre velivoli sono da considerarsi probabilmente abbattuti. Un quadrimotore nemico atterrava intatto su un nostro aeroporto: l’equipaggio veniva fatto prigioniero.
Un nostro pilota, segnalato come perduto nel bollettino del giorno 29, si è invece salvato col paracadute’’.
 
Il Generale Tessari ritiene opportuna la diramazione di un comunicato alla stampa.
30/3/XXII
ACS-SPD/C.O. b. 74
Appunto per il Duce
Il Generale Tessari comunica:
n Al comunicato trasmesso questa mattina occorre aggiungere che un nostro equipaggio è andato perduto.
n Al comunicato del 29 sono da aggiungere altri due apparecchi nemici (caccia) abbattuti, successivamente accertati.
Il numero complessivo degli apparecchi nemici abbattuti è salito a sedici.
30 marzo XXII
ACS-SPD/C. 074
 

 

REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA: L'AEREONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA



IL SACRIFICIO DEI PILOTI DA CACCIA DELLA AERONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA
Giovanni Ricci Bitti
 
 
    Vollero continuare a battersi a fianco dell'alleato tedesco per difendere le nostre città dai bombardamenti indiscriminati angloamericani, quei piloti da caccia dell'Arma azzurra che, per reazione alla tragica e vergognosa resa dell'8 settembre, si ribellarono al “cambio di campo” di Badoglio e confluirono nella nuova Aeronautica della Repubblica Sociale Italiana.
    Pur sapendo di combattere una battaglia il cui premio non sarebbe stato l'alloro della vittoria data la schiacciante superiorità numerica del nemico, l'aeronautica del Nord conseguì risultati rilevanti, comprovati, oltre che dall'avversario, dal risalto proporzionalmente superiore a quello riservato alla Regia aeronautica per l'intero 2' conflitto mondiale, datole dagli storiografi stranieri, soprattutto ex nemici. Gli stessi tedeschi sottolinearono più volte l'eccezionale aggressività dei piloti da caccia e aerosiluranti repubblicani.
    Tra il gennaio '44 e il 16 aprile '45, i cacciatori dei Gruppi “Asso di bastoni”, “Diavoli rossi'” e “Francesco Baracca”, seppur con un numero sempre esiguo di velivoli, attaccarono le massicce formazioni di bombardieri e caccia alleati dirette prevalentemente con intenti terroristici sulle nostre città pressoché indifese. 64.000 furono i civili italiani uccisi dai bombardieri angloamericani.
    Nel corso dei 97 combattimenti sostenuti dalla caccia repubblicana, furono abbattuti “sicuramente” 239 velivoli alleati, più altri 115 “probabili”; 98 piloti italiani caddero negli epici scontri.
    A 50 anni dalla conclusione della guerra, è doveroso ricordare con amore e riconoscenza quei valorosi soldati - purtroppo ufficialmente ignorati - che sacrificarono le loro fiorenti giovinezze per riscattare l'onore del popolo italiano e difendere le città. Per tutti ne citiamo 4, i più sfortunati. Essi, infatti, sfuggiti miracolosamente alla morte in battaglia, furono vigliaccamente trucidati da fratelli incoscienti, a guerra finita.
    Capitano pilota Pietro Calistri, del 1° Gruppo Caccia, pluridecorato, comandante della gloriosa 76a squadriglia caccia della Regia aeronautica, che a lungo aveva operato nei cieli della Libia, di Malta e della Sicilia. Fu fucilato a Dongo il 26 aprile '45, avendolo i partigiani di Audisio scambiato per un pilota di Mussolini.
    Maggiore pilota Adriano Visconti di Lampugnano, comandante del l° Gruppo caccia, asso degli assi italiani della 2a guerra mondiale con 26 vittorie accreditate (19 aerei abbattuti nella Regia aeronautica e 7 nell'Aeronautica repubblicana) e 18 probabili, secondo le graduatorie straniere. La sua presenza non risulta, invece, nella graduatoria italiana. Quasi non sia esistito, quasi non abbia sostenuto 72 combattimenti, per i quali gli furono conferite, al Valor militare, 2 medaglie di bronzo, 6 d'argento, 3 croci di ferro, 1 promozione per merito di guerra. Il 29 aprile '45, a Gallarate, Adriano Visconti sottoscrisse un accordo controfirmato da rappresentanti della Regia aeronautica, del C.L.N.A.I., del C.L.N. e da 4 capi partigiani (tra i quali Aldo Aniasi “Iso”, poi deputato e sindaco di Milano). L'accordo garantiva la libertà ai sottufficiali ed agli avieri del Gruppo, l'incolumità personale di tutti gli ufficiali, nonché l'impegno di consegnarsi alle autorità militari italiane o alleate, come prigionieri di guerra. Condotti a Milano nella caserma del “Savoia Cavalleria” tutti gli ufficiali, il Visconti ed il suo aiutante, s. ten. pilota Valerio Stefanini, furono assassinati a raffiche di mitra alla schiena, sparate dai partigiani che occupavano la caserma.
    Serg. magg. pilota Guido Minardi, del 2° Gruppo caccia Diavoli rossi. Tornato alla sua casa, a Camerlona di Ravenna, il 24 maggio 1945, fu assassinato il giorno dopo dai suoi compaesani al termine di una festa di ballo alla quale era stato invitato... Gli fecero scavare una buca, ove fu interrato fino al collo, quindi gli spaccarono il cranio a colpi di badile. E' sepolto nel cimitero di Piangipane (Ra).
 
 
L'ULTIMA CROCIATA N. 5. LUGLIO 1995  (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI) 


ADRIANO VISCONTI, UN EROE DEL CIELO
Mario Bruno
 
 
    Una raffica di mitra alle spalle fermava la vita terrena del Maggiore pilota Adriano Visconti e del S. Ten. pilota Valerio Stefanini nel cortile della caserma del "Savoia Cavalleria" a Milano.
    Inutilmente in S. Ten. Stefanini cercava di proteggere il suo Comandante che, caduto in ginocchio, veniva finito con alcuni colpi di pistola a bruciapelo. Erano le 13.30 del 29 aprile 1945.
    L’uccisione di Visconti e di Stefanini fu uno degli atti più barbari e vili commessi dai partigiani comunisti in quel momento rappresentati dalla Xa brigata Redi e Xa brigata Rocco.
    I due Ufficiali erano prigionieri di guerra e come tali protetti dalla Convenzione di Ginevra, per cui gli assassini sono ancora oggi perseguibili per legge.
    Chi avrà il coraggio di raccogliere la denuncia?
    Non è forse giunta l'ora che il Ministero della Difesa dia seguito all’inchiesta che certamente all'epoca fu fatta?
    Non è un processo alla Resistenza, ma a un gruppo di assassini ed ai loro complici annidati nell'anonimato, ma facilmente identificabili. Ancora oggi il nome di Visconti, animatore e Comandante dell'eroico I° Gruppo Caccia dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, per i valori difesi, per la capacità dimostrata, per il senso del dovere, la fedeltà al ricordo degli Aviatori Caduti, la dirittura morale, la popolarità, il carisma ed i successi ottenuti in guerra contro gli "Alleati", è ingombrante a tal punto che non sono stati pochi i tentativi di disgregazione della Sua memoria.
    Vengono messe in discussione le 26 vittorie conseguite ed accreditate come risulta dal volume di Nino Arena "L’aeronautica nazionale repubblicana 1943-1945, della Stem Mucchi, riprodotto su "Nuovo Fronte" e dalla foto, che il dottor Giorgio Cigarini ha riportato dal Museo dell’Aria degli U.S.A. ove, su segnalazione dell'Ufficio Storico dell'Usaf, fu sistemata una foto del Magg. Visconti come Asso dell'Aeronautica Italiana, specificando che fu ucciso dai partigiani comunisti.
 
 
    Il Generale Pesce e Giovanni Massimello nel loro libro "Adriano Visconti Asso di guerra" affermano che le vittorie effettive di Visconti sono dieci e non ventisei traendo tale conclusione dall'analisi di documenti venuti alla luce dopo un cinquantennio.
    Sorge cosi una domanda: Nino Arena da dove ha tratto i suoi dati pubblicati nel settembre 1973 con due pagine di ringraziamento a testimoni all'epoca viventi, a familiari in possesso di documentazione scritta e fotografica, ad Enti militari fra i quali il Ministero della Difesa per la Biblioteca centrale Militare, l'Ufficio Storico dell'A.M.I. (Aeronautica Militare Italiana), e l'Ufficio Propaganda e pubbliche relazioni dell'A.M.I.?
    Che valore hanno i dati rilasciati dai Musei americani, inglesi e tedeschi citati con il nome dei funzionari addetti?
    Chi sbaglia? I dati esposti sono precisi e circostanziati: le vittorie sono 26 e sarebbe ora che l’Aeronautica militare rivendichi come suoi i Caduti dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, tanto più che i superstiti costituirono il nerbo dell'Aeronautica Militare riorganizzata nel dopoguerra.
    Nessuno teme il ridimensionamento di un Eroe come Visconti, ma non si può fare a meno di notare che è in atto il tentativo di sminuire l'operato dei tanti e tanti combattenti che scelsero la difficile via dell'Onore sapendo di sacrificare il proprio avvenire per salvare la dignità del popolo italiano.
    Tale tentativo coincide con l'emergere della verità storica che potrebbe ribaltare il giudizio storico sul Soldati della RSI.
    Non è un giudizio sull'Aeronautica del Sud, che soffrì per la scelta operata per fedeltà al giuramento al Re o per situazioni contingenti.
    E' invece un atto di accusa verso chi, pur valoroso in guerra, aderì all'Aeronautica N.R. per poi disertare ripresentandosi con un fazzoletto colorato al collo sull'uniforme.
    I Caduti della Regia Aeronautica che si batterono disperatamente fino al mattino dell'8 settembre 1943 non avrebbero mai pensato alla divisione astiosa dei superstiti protratta fino al punto da ignorarne una parte.
    E’ nel comune ricordo e nell'omaggio ai Caduti che l'aeronautica Militare potrà trarre oggi nuova linfa vitale per distaccarla dalla morta gora che ancora avvolge l'Italia, per ritrovare l'entusiasmo che una volta era stimolo ai Reparti.
    I tempi sono maturi per la rinascita dei valori nazionali.
 



ANALISI DI UN COMBATTIMENTO (29 MARZO 1944)
Nino Arena
 
Fu una memorabile giornata di lotta, forse la più importante come partecipazione, come potrebbe far capire la presenza di 53 Macchi 205 del 1° Gruppo Caccia ANR, un numero mai più eguagliato nelle altre missioni; anche se i risultati pratici furono inferiori all’impegno profuso, si ebbero due aerei perduti fra cui la morte di un pilota e il ferimento di un altro salvatosi col paracadute. Cinque gli aerei nemici abbattuti-quattro B.24 e un P.38 - attribuiti a Ligugnana, Marchi, Sbrighi, Leone, Vezzani e in collaborazione a Robetto, Fiorini, Bandini, Burei. In particolare il Cap. Robetto aveva completato l’opera di Sbrighi con un ultimo determinante attacco ad un "Liberator’’. Un contributo dedicato alla memoria di Sbrighi caduto nel combattimento.
Il diario storico ufficiale dell’ANR riporta fedelmente la presenza di 53 Macchi (ci sono anche sei G.55 della Sqd. Complementare Caccia) e tale numero venne dallo scrivente fedelmente riportato nel secondo volume sull’Aeronautica Repubblicana a pag. 492, anche se il diario storico del 1° Gruppo CT dissente per taluni aspetti, convalidando la presenza come numero, ma denunciando la perdita di un solo aereo (quello di Sbrighi), considerando che il S.M. Balduzzo salvatosi col paracadute, verrà registrato il giorno successivo in Val Meduna.
Decollo alle ore 11.15 con le squadriglie al comando di Visconti, Guidi e Ligugnana. Direzione delta del Po a quota 9500, volo di 15’ con ampio semicerchio a sinistra con rotta 320° all’inseguimento della grande formazione nemica diretta verso il Friuli.
Contatto sulla verticale di Bassano/Asiago e, come accennato, abbattimento accertato di quattro B.24 e un P.38 della scorta. Abbattimenti confermati e convalidati dal ritrovamento degli aerei nemici, denunciati dal KTB/OKW, dalle Agenzie d’informazione Atlantic e Stefani e dallo SM/ANR. Diversa ovviamente la versione del-l’USAAF, anche se tale ipotesi era stata prevista e valutata per quel che poteva valere la propaganda di guerra Yankee, nel solco di una ben precisa filosofia sull’invin-cibilità del primato USA. Al riguardo potremo citare come emblematico quanto accaduto il 18 marzo 1944 - Missione n. 21/SAF, in cui il 1° Gruppo CT si attribuì tre B.24 (Robetto - Rodoz - Svanin) un quarto in collaborazione Morosi/Steinhoff e tre P.47 assegnati a Stella - Benati - Marconcini. Ebbene, a detta dell’USAAF, la missione che vedeva la partecipazione di 404 fra B.17/B.24 scortati da 139 P. 38/P.47 denunciava la perdita di 11 fra bombardieri e caccia, escludeva dal particolare l’abbattimento di B. 24 neutralizzando ovviamente (e artatamente) la presenza fra gli aerei perduti di tale tipo di aereo, col risultato di rendere nullo quanto asserito dai piloti italiani (quel giorno un B. 24 abbattuto da Rodoz cadde vicino Udine tagliato in due sezioni di cui esiste documentazione fotografica). L’Agenzia Stefani cita l’abbattimento di quattro bombardieri e due caccia ad opera di piloti italiani; lo SM/ANR parla invece di quattro bombardieri e tre caccia, mentre la Stefani, il giorno successivo, precisava che i cacciatori tedeschi si erano attribuiti 13 bombardieri e quattro caccia. Un panorama difforme ma sostanzialmente basato sulla certezza di effettivi abbattimenti.
Come accennato l’USAAF parlava di B.17 ma non di B. 24 e, a fronte di queste perdite, dichiarava la distruzione di 32 aerei dell’Asse l’abbattimento di altri 16 e di 3 probabili. A ciò aggiungasi la distruzione di altri 6 idrovolanti avvistati alla fonda nella laguna di Marano e distrutti al rientro dalla missione. Morale: perdite sì, ma in compenso pagate a caro prezzo dall’Asse. Da un punto di vista dei risultati un ristabilimento psicologico nel conto perdite e profitti.
A detta degli americani, l’intero 77 JG. era stato distrutto con oltre 50 aerei perduti in una sola missione, ed aveva subìto pesanti perdite anche l’ANR. Lasciamo all’intelligenza ed al buon senso dei lettori l’interpretazione di quanto esposto. Torniamo al combattimento del 29 marzo, dove, a completamento della relazione inviata lo stesso giorno al Q.G. del Duce, il Gen. Tessari trasmetteva il giorno successivo un’ulteriore comunicazione precisando che i 4 aerei abbattuti comprendevano 2 bombardieri e 2 caccia col probabile abbattimento di altri 3 e la conferma del salvataggio del S. M. Balduzzo. Lo stesso giorno un’ulteriore comunicazione dello SM/ANR accertava l’abbattimento di altri 2 caccia e sommando gli aerei dichiarati dai tedeschi, convalidava un totale di 16 aerei abbattuti rispetto ai 12 segnalati dall’OKW e dallo Stab Luftflotte 2. La durata del combattimento era stata di 75 minuti comprendendo decollo e atterraggio.

Con tali elementi a disposizione qualsiasi studioso potrebbe ragionevolmente impostare un servizio illustrativo pubblicandolo indifferentemente su una rivista o su un più vasto contesto storico, pioché ci sono sufficienti elementi di giudizio da una parte e dall’altra, per farsi un quadro il più obiettivo possibile sullo svolgimento dei fatti. Sfortunatamente per lo scrivente, la mia primitiva curiosità di conoscenza sul comportamento degli USA, sulla loro politica mondiale, sulla loro filosofia storica e la potenza delle Lobby che gestiscono nel bene e nel male occultamente la grande potenza mondiale, ha subìto nel corso degli anni una profonda delusione, sorpresa, sdegno e una trasformazione in negativo. In breve, non credo a quanto vanno pubblicando, non accetto più - ritenendoli arbitrari e prevaricanti - taluni aspetti della loro politica internazionale, mi disgustano e indignano profondamente le loro americanate, i loro Top Guns, gli abusi contro gli inermi, l’invincibilità dei Marines... (sfido chiunque a citarmi un solo film obiettivo sulla seconda Guerra Mondiale in cui gli americani subiscono sconfitte) e ci sono voluti oltre 50 anni di riflessione sulla loro stupidità per uscire con l’accettabile "Salvate il soldato Ryan’’ in cui, per la prima volta, anche i soldati USA vedono la guerra diversamente, conoscono le emozioni umane, comprendono che si può morire anche avendo paura.
Pearl Harbour-Filippine-Corregidor-Kasserine-Fiume Rapido-Cisterna-Corea-Vietnam furono altrettante tappe di storia e di sconfitte degli USA, anche se per Hollywood perdere significò vincere ugualmente con gli insulsi lavori a senso unico prodotti ad uso e consumo dei gonzi. Punti di vista discutibili.
Più recentemente, abbiamo assistito a non edificanti comportamenti che denotano indifferenza per le vite umane, violazione di diritti, atti di ferocia e violenza ingiusti-ficata: Iran (violazione territoriale e atti di guerra), Libia (bombardamento di Tripoli), Libano, Irak, Cuba, Granada, Panama-Sigonella (pirateria aerea e minacce) Baghdad (limitazioni allo spazio aereo nazionale) e per finire ai nostri giorni la serie di violazioni nei confronti dell’Italia: false indicazioni e inganno al ROC di Martina Franca (gravissimo episodio di sopraffazione) il falso dichiarato e accettato dalla corte dei Marines con la vergognosa assoluzione del killer volante, venti persone morte senza un responsabile con conseguente ondata di risentimenti italiani, di riflesso internazionali e degli stessi USA. Una serie di gravissimi episodi che hanno attirato sugli Usa odio, discredito e una paurosa calata di consensi costringendoli a vivere in uno stato di perenne allarmismo.
Non voglio con questo dimenticare i grandi meriti internazionali degli USA per garantire la libertà e la democrazia, ma ci sono limiti e circostanze, non soltanto prevaricazione e arbitrio. Per questo e molte altre cose omesse per carità di giudizio, non abbiamo fiducia in ciò che dicono (e smentiscono) e in ciò che fanno e che vediamo.
Da parte opposta troviamo per il combattimento del 29 marzo 1944, le dichiarazioni ufficiali dei massimi organi di comando del Reich: bollettino di guerra dell’OKW - i risultati ottenuti dai cacciatori italiani e tedeschi trascritti successivamente sul KTB/OKW e sui documenti dello Stab Luftflotte 2; i rapporti dell’ABFA (Aufsuchung u. Bewahrung für Feindflug-zeugeabsturz) con i loro "Anerkant’’ di convalida (aerei nemici accertati sul luogo della caduta) disponibili presso il BMA di Friburgo/Potsdam. Da parte italiana le dichiarazioni dei comandi responsabili, le dichiarazioni del Capo di SM/ANR Gen. Tessari, il diario storico ufficiale ANR e quello di reparto, le testimonianze dei piloti ai quali io credo senza riserve. Tutti documenti disponibili presso l’US/SMA, l’ACS alle voci SPD/CO e CR.b.70-71-74-75-77 (8-45-103-33-266-290).
Ai lettori, come sempre, la valutazione dei fatti, allo scrivente la responsabilità di ciò che scrive e la difesa, come sempre, degli aviatori repubblicani.
A Cesare ciò che è di Cesare dicevano i nostri padri.





mercoledì 26 maggio 2021

I LIBRI DELLA LANTERNA

 

I LIBRI DELLA LANTERNA



Le Edizioni della Lanterna costituiscono a tutt' oggi la casa editrice più controcorrente ed indipendente esistente oggi in Italia : basta scorrere il Catalogo che qui segnaliamo per rendersene conto.

La casa editrice non persegue fini di lucro, ma solo di informazione libera, in contrapposizione ai dogmi ideologici imposti dalla dittatura del Pensiero Unico.     Ogni ricavo, al netto delle spese vive, viene immediatamente reinvestito nella pubblicazione di nuovi libri : e sono ormai ben oltre 150 i libri controcorrente che abbiano pubblicato !

Il blog “ Il Catalogo della Lanterna” costituisce il catalogo integrale  di tutti i libri pubblicati dalle Edizioni della Lanterna. Ogni post costituisce una scheda libraria che conterrà il nome dell' Autore, il  titolo del volume, l' immagine di copertina e un link che rimanderà alla pagina ufficiale del libro oppure alla pagina di una libreria dove sarà possibile l' acquisto, sempre via web.

Seguendo il link, potrete leggere la recensione/presentazione del libro e procedere anche  all' acquisto  presso la libreria segnalata dalla scheda. Vi sono anche altre librerie che vendono questi testi, ma noi ne segnaliamo solo una nel relativo catalogo.

Il Catalogo è sotto la diretta amministrazione dell' Editore e non delle varie ditte che curano la stampa e la diffusione dei libri ( on demand ) e quindi supera e integra altri cataloghi presenti in rete. Solo questo catalogo è  assolutamente integrale e completo. E fornisce sempre il riferimento ad una libreria dove il singolo volume si trova in vendita.

Amico Lettore che consulti queste pagine : sostieni concretamente   il nostro impegno acquistando qualche libro. Non ne troverai facilmente altri così.


Ecco il link che ti condurrà ai 151 libri da noi editi : di sicuro ce ne è qualcuno che cercavi da tempo o che per te è una sorpresa trovare : noi non amiamo la censura e diamo la preferenza ai testi che, per viltà, i vari editori non osano  pubblicare . I nostri sono tutti libri senza bavaglio :


https://catalogolanterna.blogspot.com/

 

lunedì 24 maggio 2021

GIARABUB, L' OASI DEGLI EROI

 


Giarabub . storia dell’ “ oasi degli eroi”, una pagina della seconda guerra mondiale dove una guarnigione dell’ esercito italiano ha scritto nel sangue una epopea di eroismo tale che fece dire a un generale inglese, vittorioso su questi soldati indomabili : “ Il soldato inglese ha stupito il mondo, ma il soldato italiano ha stupito il soldato inglese”. Posto a difesa di una oasi strategica nel deserto libico, il drappello di soldati italiani resistette durante tutto  l’ inverno 1940-1941 ad un assalto di truppe anglo/australiane enormemente superiori in armi, tecnologia militare e uomini. Isolati dalle altre forze dell’ Asse, gli Italiani, pur stremati dalla fame e dalla sete, inflissero notevoli perdite  agli assalitori che non ebbero ragione degli strenui difensori in oltre tre mesi di assedio nell’ atroce inverno del deserto libico. Agli Italiani venne concesso l’ onore delle armi, a battaglia finita, onore raramente concesso dagli Inglesi ai loro avversari. Nel romanzo di Asvero Gravelli, scritto nel 1943, rivive l’ epopea dei tenaci soldati italiani. Difficile che la commozione non colga il lettore scorrendo queste pagine, dove pare echeggiare ancora la famosissima canzone dedicata agli eroi della saga di Giarabub : “ Colonnello, non voglio il pane / Dammi il piombo pel mio moschetto!/ C'è la terra del mio sacchetto /Che per oggi mi basterà”. Uno dei tanti motivi per essere orgogliosi di essere Italiani. Il libro è arricchito da fotografie d’ epoca. Prima riedizione (integrale) dal 1943.

LINK UFFICIALE DEL LIBRO :

https://www.amazon.it/dp/B095LH2J3K

 

giovedì 20 maggio 2021

DITTATURA SANITARIA


Due notiziole al volo per il tempo della scelta. Comunque vorrei darvi due notizie al volo:

1) Fauci diventa oggi "cavaliere" della Repubblica Italiana (e mi sembra meritato, in effetti);

2) Due bambini sono stati espulsi da un asilo a Bologna perché il padre si era tolto la mascherina mentre li portava al parco.

Superfluo dire che il prossimo passo sarà togliere i bambini al genitori senza mascherina.

Ecco, per la centesima volta alla ennesima potenza sorge spontanea una domanda:

"Ma i veri imbecilli, oltre che traditori, sono i complottisti o coloro che danno dei complottisti a chi dice le cose come stanno?".

Il punto però, ancora una volta per la centesima volta alla ennesima potenza, è un altro:

ognuno di voi che legge, da che parte sta? Chi segue? A chi crede? Chi appoggia?

Con quale "imbecille" si schiera?

Ecco il punto, a un anno e due mesi dall'inizio della definitiva dissoluzione umana. E' il tempo della scelta. (cit.)

Massimo Viglione

https://www.facebook.com/massimo.viglione.79

martedì 18 maggio 2021

FIUME ITALIANA

Un ritratto poetico e spesso commovente di Fiume, così come si presentava nel 1923, all’ alba della sua annessione all’ Italia, dopo che essa era stata destinata a riunirsi alla madre patria italiana, grazie all’ epica impresa di Gabriele d’ Annunzio e dei suoi legionari.

La penna di Giulio Caprin, irredentista della prima ora e scrittore di vaglia, ci descrive la storia e l’ immagine della città in quel preciso momento storico, rimarcando la sua antichissima identità italiana, fin dalla sua fondazione ad opera di Roma e la sua permanenza millenaria all’ ombra del leone di San Marco nella Repubblica Veneta.

Circondata da sempre da popolazioni ostili ed estranee, per l’ autore è quasi un miracolo che abbia mantenuto fino ai tempi moderni la sua identità , fatta “… di una italianità spontanea che sembra radicata nel suolo stesso e che i venti discordi della fortuna non riuscirono a disperdere”.


Il libro è arricchito dalle splendide fotografie della edizione del 1923, che conferiscono un fascino particolare a questo piccolo gioiello letterario. La ristampa è dedicata al popolo italiano di Fiume e dell’ Istria, disperso e decimato dal feroce genocidio slavo-comunista del 1945,che incombeva da tempo immemorabile e che ha privato Fiume della sua anima antica e della sua gente .

 

LINK UFFICIALE DEL LIBRO :

https://www.amazon.it/dp/B08ZW6KMDB

lunedì 17 maggio 2021

MEL GIBSON VS FAMIGLIA ROTHSCHILD

 


Il Film di Mel Gibson sulla finanza globalista scatena le ire della famiglia Rothschild, che attiva ogni procedura per censurarlo e impedirne la stessa realizzazione. “ Lo impediremo ad ogni costo”, hanno dichiarato all’ apice della loro arroganza da padroni del Mondo.

Il film narra la storia di questa onnipotente  famiglia di banchieri ebrei  che rubano al mondo intero per appropriarsi dei beni dell’intera umanità : sono infatti riusciti nella immane impresa di infilarsi in tasca in pratica tutto il denaro del pianeta. Un loro starnuto scatena una guerra.


Pochi hanno osato narrare le  loro gesta criminali, e solo la filmografia del  Terzo Reich ha osato realizzare un film su questa famiglia di usurai.

Noi ci auguriamo che Mel Gibson, che già in passato è entrato nel mirino della lobby ebraica, riesca nel suo intento e faccia accendere così i riflettori del mondo intiero sui chi da secoli strangola il pianeta, affama popoli e scatena guerre.

Per chi fin d’ora vuole conoscere le “ epiche “ gesta di questa dinastia di Signori del Denaro, consigliamo la lettura di un libretto delle Edizioni della Lanterna, molto apprezzato dai Lettori : si tratta di “ Rotschild, la dinastia del denaro”, opera dello studioso Anonimo Pontino.

Ha dichiarato in una intervista Andrea Zunino, portavoce del movimento dei Forconi: "Vogliamo restituire dignità e sovranità all 'Italia, schiava delle banche. Ed è inquietante sapere che i cinque sei banchieri più ricchi del mondo sono tutti ebrei". Ecco la storia di questi banchieri: i Rotschild, che dai ghetti medievali hanno serrato nelle loro mani tutte le ricchezze del pianeta. A loro le ricchezze, a noi la miseria ... Un testo storico accattivante e scorrevole come un romanzo, opera di uno studioso di trame dell 'alta finanza formato alla scuola del prof. Auriti. Completano il volume brevi saggi finali di Alberto Mazzer e numerose caricature "politicamente scorrette" della dinastia dei Rotschild ed elaborate fra le due guerre mondiali. Un volume unico ed imperdibile.

 


LINK UFFICIALE DEL LIBRO  :

https://www.lulu.com/shop/anonimo-pontino/rotschild-la-dinastia-del-denaro/paperback/product-21389233.html?page=1&pageSize=4

 

CONSIGLIAMO ANCHE “ SUL POTERE FINANZIARIO MONDIALE”, SEMPRE DI ANONIMO PONTINO :

https://www.lulu.com/en/en/shop/anonimo-pontino/sul-potere-finanziario-mondiale/paperback/product-19zrqry5.html?page=1&pageSize=4

mercoledì 12 maggio 2021

DEMOCRAZIA

 


Un paese che sta letteralmente colando a picco con milioni di disoccupati e una situazione economica da far tremare le vene ai polsi. Ma questi, come vivessero in un mondo parallelo e non comunicante con la realtà, sguinzagliano il Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dei carabinieri per "offese via web" alla mummia di Stato. Sei regioni stabilmente in mano alla malavita organizzata (mafia, camorra, n'drangheta, sacra corona unita, stidda + mafie africane, sudamericane e dell'Est Europa), interi quartieri colonizzati da delinquenti multietnici importati da PD, Vaticano e dai loro compari di governo, magistratura e giustizia da Terzo Mondo ostaggio di logge massoniche e cricche di ogni tipo, uno Stato che mobilita migliaia di poliziotti per bloccare l'apertura di panetterie e ristoranti e pone sotto indagine chi si esprime liberamente via web. Robe da non credere! Capite qual è il motivo dell'insistenza ossessiva sulla cosiddetta legge Zan, ultima di una serie di porcate dello stesso livello? Mettere un altro chiodo sulla bara delle libertà d'espressione e pensiero dei sudditi! Insomma, un presidente della repubblica che tace e avalla da anni il completo stravolgimento della costituzione italiana di cui dovrebbe essere il massimo garante e che, di fatto, appoggia ogni misura liberticida contro i cittadini. E ora, non contenti, li vanno anche a prendere casa per casa se osano esprimersi liberamente su tutto questo... Cosa dite? Non vi piace una simile democrazia... fognaria che c'invidia tutto mondo ? Ingrati!

Paolo Sensini

https://www.facebook.com/paolo.sensini.39

SCRITTORI E SQUADRISTI

giovedì 20 maggio 2021

REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA: PARACADUTISTI

 


 REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA: PARACADUTISTI

 I REPARTI DI PARACADUTISTI "PER L'ONORE D'ITALIA"

Il Battaglione autonomo paracadutisti "Nembo"

Come detto precedentemente, al momento di mettere piede a terra sul litorale laziale, le truppe angloamericane vengono accolte da una scarsissima resistenza, in quanto le Divisioni di riserva tedesche sono state spostate sul fronte di Cassino a supporto delle truppe che combattono sulla Gustav. Questo è potuto avvenire anche grazie ad un’inefficienza dell’apparato informativo germanico che "stranamente" non ha saputo dare notizie circa il concentramento di truppe, veicoli, carri armati, e di natanti da trasporto nel porto di Napoli.

I tedeschi, dopo un primissimo momento di sbandamento, reagiscono con una prontezza e con la loro tipica capacità organizzativa che nel corso del conflitto gli ha dato già in precedenza la possibilità di affrontare e risolvere situazioni impossibili.

Al fine di creare un velo di truppe che sia idoneo, bloccando strade e crocevia, ad inibire alle unità della testa di ponte ogni possibile movimento verso l’interno, il comando germanico mobilita come si suol dire "scritturali, cuochi e musicanti della banda", reperendo gli uomini ed i mezzi lì dove è possibile prenderli. Saranno così utilizzati anche alcuni reparti che si trovano nell’area a sud di Roma per effettuare, dopo un lungo periodo in prima linea, la necessaria riorganizzazione e godere del normale periodo di riposo.

Il 9 febbraio viene costituito a Spoleto, sede di un Reparto di Istruzione per paracadutisti, un Battaglione italiano di formazione da destinarsi al Fronte di Anzio Nettuno e da inserire nel 4° Fallschirmjager. È formato da due compagnie tratte dal 12° Battaglione e da una compagnia ceduta dal 2° Battaglione, quest’ultima è costituita parte da veterani e parte da giovani volontari.

Il Battaglione così formato, denominato Battaglione Autonomo Paracadutisti "Nembo", forte di circa 350 parà e al comando del Capitano Corradino Alvino, il 12 febbraio viene trasportato con una colonna di autocarri al fronte, verso Ardea, ove sarà utilizzato nell’ambito dei reggimenti 10° e 11° d’assalto della 4° Divisione Paracadutisti germanica che è composta da duri veterani con alle spalle le esperienze di Narvik, Creta e dell’Olanda.

È questa la prima unità italiana ad arrivare in quello scacchiere terrestre di operazioni ove, a meno di 12 ore dall’arrivo, avrà nel caporale Giuseppe Bagnol, il suo primo caduto.

Il Nembo, per l’impiego, viene articolato in un reparto servizi, sei plotoni d’assalto messi al comando di cinque ufficiali ed un maresciallo (Tenenti Angelici, Betti, Esposito, Fusar Poli e Stefani, maresciallo Canova), tre squadre per impieghi speciali, due nuclei esploratori. I nuovi arrivati italiani, appena giunti vengono forniti di armi tedesche e sottoposti ad un ciclo d’addestramento intensivo teso ad erudirli sull’utilizzo delle nuove armi e sui simboli tattici germanici. Per completezza di informazione è giusto riferire che alcuni parà italiani vengono assegnati, quali complementi, a reparti tedeschi, cosa che ai germanici non riuscirà di fare, come vedremo in seguito, con il reparto di fanteria di Marina che successivamente arriverà sul fronte.

I primi caduti, ben 54 per la precisione, il Nembo li avrà, insieme a 97 feriti, nel corso dei quattro giorni dell’operazione di contrattacco tedesca denominata "Fischfang" che avrà inizio il 16 di febbraio e nel corso della quale 40.000 soldati tedeschi sostenuti da 75 carri armati del tipo Tigre, Pantera e 50 cacciacarri Stu.G.III attaccheranno 45.000 angloamericani sostenuti da 450 bocche da fuoco, 3670 carri armati e da 1200 apparecchi.

I giovani parà italiani vengono impiegati, nel corso del contrattacco, lungo il fosso della Moletta, presso la località Casa Rossa, Casale Buon Riposo, quote 54, 74 e 75 e il quadrivio di Campo di Carne. Inizieranno l’attacco alle 6,30 del giorno 16, superando la Moletta utilizzando alcune passerelle di fortuna. L’utilizzo delle passerelle sarà reso necessario in quanto il torrente Moletta, largo dai 6 agli 8 metri, ha le proprie acque profonde normalmente poco più di un metro ma, al momento dell’attacco, queste si presentano notevolmente gonfie a causa della pioggia che copiosa è caduta da poco. Dopo aver sopravanzato la Strada Provinciale 82 e affrontando le unità britanniche della 1ª e 56ª Divisione di Fanteria i parà riusciranno ad arrivare fino alla Nettunense, cioè la Strada Provinciale 207, sbaragliando i britannici ed occupando la sede di un reggimento scozzese.

In un primo tempo la fortuna sembra sorridere agli italo tedeschi, tanto che gli alleati, spaventati dalla forza di penetrazione dimostrata dai germanici, non riescono a fermare l’impeto degli attaccanti benché fossero a conoscenza dell’operazione tedesca prima che questa iniziasse, grazie al sistema di intercettazione Ultra e al decodificatore Enigma in loro possesso.

Giungeranno persino ad approntare un ordine di reimbarco che ritireranno solo quando, grazie all’intervento dei grossi calibri delle corazzate, riusciranno a smorzare l’irruenza dell’attacco fermando i tedeschi nella zona che sta tra Campo di Carne, Torre Padiglione, Tre Cancelli e Le Ferriere, zona che sarà il punto di massima penetrazione della controffensiva tedesca.

Dopo quattro giorni di combattimenti, il giorno 20, i paracadutisti italiani che avranno resistito sotto il fuoco dei cannoni e gli attacchi dei caccia bombardieri alleati, dovranno ritirarsi cedendo di nuovo quelle posizioni strappate agli inglesi pochi giorni prima. Tra i morti, sopra citati, conteranno anche il Sottotenente Stefani.

L’importanza del Nembo, nell’economia generale dello scontro descritto, è di limitatissima portata, soprattutto se si considera che si tratta di circa 350 paracadutisti italiani utilizzati in un contesto numerico di 40.000 tedeschi che contrastano circa 45.000 angloamericani. Differente è invece il significato politico della partecipazione italiana, che vede un reparto organico, in armi e sotto bandiera nazionale, in quanto facente parte del neocostituito Esercito Repubblicano, tornare al fronte accanto all’alleato germanico.

In questi primi combattimenti gli italiani, ritornati al fronte, faranno ben presto ricredere i camerati tedeschi che ben poca fiducia mostrano di avere nei riguardi di quel reparto formato da giovanissimi paracadutisti, molti dei quali evidentemente senza nessuna esperienza di guerra.

Tra il 15 marzo e il 15 maggio il reparto sosterrà nuovi combattimenti a quota Cuore, Bosco dei Pini, quota 58, Bosco di Fossignano e Macchia S. Lucia. Le grosse perdite subite durante la controffensiva tedesca e nel periodo successivo che, come detto, solo nel corso dell’operazione "Fischfang", ammontando a 151 unità tra morti, feriti e dispersi costituiscono il 45-50% degli effettivi del battaglione, inducono il comando a riprendere fiato e a rimettere insieme i pezzi dell’unità.

Quello che era il Battaglione "Nembo", rientra in linea a marzo riorganizzato e "contratto" su di una Compagnia che, denominata "Nettunia/Nembo", è messa al comando del Tenente Berardi. La nuova compagnia viene articolata su quattro reparti d’assalto che sostengono in quell'area altri tre mesi di duri combattimenti, subendo gravi perdite che vengono, man mano, rimpiazzate dai circa 550 complementi provenienti da Roma e da Spoleto.

La Cp. Nettunia/Nembo si attesterà sulla posizione di partenza del Nembo all’arrivo, cioè sul fosso della Moletta, fra il Bosco di Pini, quota Cuore e la foce della Moletta stessa.

Alla fine dell’attività operativa il reparto avrà perso 46 elementi in quanto presi prigionieri dagli alleati, mentre 89 saranno i caduti e i dispersi, e i feriti ammonteranno a 148.

Il labaro del reparto verrà decorato con una Medaglia d’argento al valor militare, mentre altre 26 decorazioni simili saranno concesse agli effettivi dell’unità. Inoltre, saranno assegnate 26 Medaglie di bronzo al valor militare e 12 croci di guerra. I tedeschi, invece, conferiranno ai paracadutisti italiani ben 15 croci di ferro di 2ª classe. Ma il dato che forse maggiormente dà la misura del valore dimostrato dai fanti dell’aria italiani, ancora una volta ridotti a fare da ordinaria fanteria di linea, è il numero delle promozioni sul campo per meriti di guerra che ammonta a 19.

Il Reggimento arditi paracadutisti "Folgore"

Verso la fine di maggio 1944, per la precisione nella giornata del 27, il Reggimento Arditi Paracadutisti "Folgore" viene assegnato alla zona di operazioni ove si svolge quella che passerà alla storia con il nome di "Battaglia per Roma". I1 reparto, con sede a Spoleto ove ha completato il proprio ciclo addestrativo, conta su 1800 uomini di cui solo 1440 (1) verranno effettivamente inviati a sud di Roma per essere impiegati nelle operazioni tese a ritardare l’avanzata alleata.

I 3 Battaglioni, su cui il Reggimento si articola, sono comandati dal Maggiore Rizzatti (1° Btg. Folgore, in seguito il comando passerà al Cap. Sala), dal Cap. Recchia (2° Btg. Nembo) e dal Cap. Bussoli (3° Btg. Azzurro). Inoltre, il Battaglione conta su di una Compagnia Comando e su aliquote Trasmissioni, Sanità e Trasporti. Il Reggimento, non appena arrivato in linea, è impiegato in qualità di riserva del 1° Corpo Paracadutisti comandato dal Gen. Alfred Schlemm, venendo suddiviso in varie aliquote tattiche per intervenire laddove si presentassero situazioni difficili quali, per esempio, cedimenti della linea di combattimento.

Gli elementi dei Battaglioni, a causa della fluidità del fronte e soprattutto dell’avanzata alleata progressivamente in atto, saranno impiegati in varie zone e cioè lungo la strada provinciale Nettunense, in prossimità di Pavona, Cecchina, Pomezia, nelle zone dell’Acquabona, Pian di Frasso e Campo Jemini.

Il 30 maggio gli uomini del Reggimento, o forse è meglio chiamarli i ragazzi, vista la loro giovanissima età avranno i primi contatti con gli angloamericani che oramai, sfondato a Montecassino stanno dilagando verso Roma. Il reparto viene dispiegato su di un’area vastissima che va dal mare fino ai colli Albani per intervenire laddove ve ne fosse bisogno e coprire la ritirata agli alleati tedeschi. In particolare il 1° Battaglione del Magg. Rizzatti e il 2° Battaglione del Capitano Recchia vengono dispiegati tra la Laurentina e l’Ardeatina per coprire la ritirata della 4° Divisione paracadutisti al comando del Col. Trettner, mentre l’Azzurro, il 3° Battaglione, viene posizionato tra Pavona e Cecchina.

Il 1° giugno nella zona di Ardea, Nettunense, Pratica di Mare i Paracadutisti si scontrano con le unità corazzate britanniche e, stante la evidente superiorità nemica ripiegano, nella giornata successiva, su Castel Porziano, Casale Capocotta e Acilia.

Nel corso dei primi combattimenti, nella zona di Carroccetto, il Ten. De Santis ed i suoi uomini della 6ª Compagnia, riescono a prendere prigionieri i militari americani di un’intera compagnia del 157° Reggimento che, non appena si rendono conto di essere stati catturati da un reparto italiano, non riescono a crederci, non pensando che vi potessero ancora essere italiani in armi contro di loro.

La 7ª compagnia del Battaglione Nembo il 3 giugno si sacrificherà, quasi al completo, nella zona del "Fosso dell’Acqua Bona". Alla Compagnia è stato dato ordine di riprendere una località abbandonata da un reparto tedesco la sera precedente. Tale obiettivo, posizionato in un posto sopraelevato, dovrà essere mantenuto fino alla serata. Che l’attacco dal basso verso l’alto presenti notevoli difficoltà è noto anche a chi sia completamente digiuno di cose militari, eppure i paracadutisti scattano come un sol uomo, effettuando l’ultima parte del combattimento, una volta arrivati in cima, all’arma bianca, in un furioso corpo a corpo. Tra i caduti vi sarà Ferdinando Camuncoli che giovanissimo darà la sua vita in difesa di Roma, guadagnando per la sua morte la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. I pochi superstiti della 7ª Cp. lasceranno la cima, duramente conquistata, e si dirigeranno su Pomezia solo in seguito al contrattacco del pomeriggio che sarà supportato da un nutrito fuoco di artiglieria. Nella stessa giornata gli uomini della 7ª saranno impegnati in combattimento, insieme a quelli dell’89° nelle zone di Zolforata, Poscarello e Fosso dell’Acqua Bona.

I tre battaglioni del "Folgore", a partire dalla sera del 3 giugno, vengono designati a difendere, dall’avanzata delle Divisioni britanniche 1ª e 5ª, il tratto che va da Castel Porziano ad Acilia e da Castel di Decima a Malpasso.

Il duro dei combattimenti inizierà però il giorno successivo, il 4 giugno, data in cui il reparto verrà impiegato, per circa otto giorni, come retroguardia ad Acilia, Infernetto, Castel Porziano, Castel Fusano, Castel di Decima e Malpasso, al fine di tentare di fermare, per quanto possibile, l’incontenibile avanzata angloamericana che viene supportata da un’incredibile quantità di mezzi terrestri ed aerei.

I parà del Nembo, del Folgore e dell’Azzurro, insieme ai marò del Barbarigo (…) si schiereranno lungo la Nettunense, la Pontina, la Laurentina, l’Ardeatina e l’Ostiense a coprire la ritirata dei camerati tedeschi che, in seguito allo sfondamento della Gustav, hanno ricevuto ordine dal Maresciallo Kesserling di ritirarsi.

In tale occasione, nella giornata del 4, vivrà momenti di gloria la 10ª Compagnia del Btg. Azzurro che nella zona di Acilia si scaglierà con inaudita veemenza all’attacco delle truppe avanzanti. Il comandante del reparto Ten. Ortelli, dato per morto, sarà recuperato dalla sanità americana ed avviato in campo di concentramento. Altri accaniti combattimenti saranno sostenuti nell’area di Castel Porziano e dell’Infernetto dai parà del 2° e 3° battaglione. A Castel di Decima i folgorini riusciranno addirittura a fermare i reparti della 5° Divisione di fanteria britannica che avanzano verso la capitale.

E proprio a Castel di Decima, nella zona di Fosso Malpasso, che nel pomeriggio di domenica, 4 giugno, troverà la morte il maggiore Carlo Rizzatti.

Rizzatti, al comando dei resti del battaglione Folgore, nel tentativo di fermare l’avanzata degli Sherman del 46° Royal Tank Regiment, si lancerà contro i bestioni d’acciaio sparando con il mitra e lanciando bombe a mano. Sarà falciato da una raffica di mitragliatrice sparata da un carro. Il suo gesto non è stato dettato dalla disperazione, ma dall’ardimento. Il generoso slancio dell’ufficiale paracadutista, ormai ultracinquantenne (è nato a Fiumicello – UD - il 30.01.1892) è scaturito dalla necessità di tentare di sbloccare, a vantaggio del proprio reparto, una situazione oramai resasi insostenibile e che vede pochi uomini affrontare i potentissimi corazzati americani. Per questo motivo l’anziano maggiore uscirà dalla grotta ove ha sistemato il suo comando e, insieme al suo portaordini, il diciottenne Massimo Rava si sacrificherà attaccando i mezzi cingolati nemici in un assalto disperato, ma non inutile, in quanto così facendo creerà un diversivo che darà una possibilità di salvezza ai suoi ragazzi.

Rizzatti ha un figlio, Alessandro, effettivo del Btg. Nembo. La sorte ha voluto che lo incontrasse poco prima del suo nobile gesto, per scambiare un ultimo affettuoso abbraccio. All’anziano ufficiale sarà concessa la Medaglia d’oro alla memoria con la seguente motivazione: "Comandante del 1° Battaglione Paracadutisti, che dal giorno dell’armistizio aveva strappato al disonore e aveva guidato contro l’invasore in Sardegna (2) ed in Corsica; lo guidò ancora nell’eroica difesa di Roma, infondendogli il suo entusiasmo, la sua fede, il suo valore. Attaccate le sue posizioni da forti nuclei di carri armati e fanterie appoggiati da un intenso fuoco di artiglieria, dava l’ordine del contrassalto e con indomito coraggio si slanciava egli stesso fra i primi. Cadeva poco dopo colpito mortalmente.

Il suo ultimo pensiero fu per la Patria e per il suo battaglione. Mirabile esempio delle più alte virtù militari e civili, che fanno di lui un purissimo eroe, degno continuatore dei primi difensori della repubblica Romana.

Castel di Decima, 4 giugno 1944"

Il coraggioso e furioso attacco di Rizzatti che uscirà da una grotta, ove ha sistemato il suo comando, come una belva rabbiosa, creerà un momento di incertezza tra i carristi nemici, i quali mai si sarebbero aspettati un attacco portato praticamente a mani nude contro i loro carri. In prossimità del luogo ove Mario Rizzatti lascerà la vita una lapide marmorea reca, a suo ricordo, la seguente iscrizione: "Pro itala gente contra hostes bellique desultores militum ductor bello strenuissimo ad Urbem defendendam Mario Rizzatti ". (3)

L’assalto di Rizzatti darà la possibilità al Cap. Sala ed ai suoi circa 60 uomini, del nucleo di riserva tattica, di attaccare e bloccare la colonna corazzata. Sala, con inaudita prontezza d’animo, colpirà con un Panzerfaust prima il carro di testa e poi, riparandosi dietro un muretto a secco che costeggia la strada, risalirà tutta la colonna per andare a colpire il carro di coda, operazione che di fatto bloccherà il lungo serpente d’acciaio costituito dai carri che saranno poi attaccati ed incendiati dai paracadutisti.

Il sacrificio di Rizzatti e l’azione di Sala ritarderanno di alcune ore l’avanzata nemica, oramai lanciatissima verso Roma. L’ultimo disperato ripiegamento dei folgorini che tenteranno di traghettare il Tevere per mettersi in salvo, sarà coperto da un’esigua squadra composta da una decina di elementi comandati dai Tenenti Caporiccio e Cundo che si apposterà al crocicchio della strada Spinaceto - Tor de' Cenci ed effettuerà il ripiegamento, verso l’Eur di Roma, solo dopo aver combattuto strenuamente.

Il Folgore conterà, al termine dei combattimenti, 82 caduti e 148 feriti, mentre vi saranno 450 tra dispersi e prigionieri. Il labaro del 3° Btg. Azzurro verrà decorato con Medaglia d’argento al v.m., la bandiera del 1° Rgt. Folgore riceverà una Medaglia di bronzo al v.m., mentre i labari del 1° Btg. Folgore e del 2° Btg. Nembo verranno fregiati con una croce di guerra al v.m. Ai singoli paracadutisti saranno assegnate al valor militare 3 Medaglie d’oro (di cui una a vivente), 18 Medaglie d’argento, 44 Medaglie di bronzo e 54 croci di guerra, mentre le promozioni per merito di guerra ammonteranno a 20.

Da fonte tedesca, arriveranno 1 croce di guerra di 1ª classe e 25 croci di 2ª classe.

(1) Tre compagnie del "Folgore" resteranno presso la Scuola di Spoleto e non raggiungeranno il fronte.

(2) Il magg. Mario Rizzatti alla data dell’armistizio è in Sardegna con il 12° Battaglione Paracadutisti del 185° Reggimento Nembo. Con il suo reparto rifiuta la vergogna armistiziale. Ai paracadutisti si uniscono una batteria del 184° Artiglieria ed un plotone di mortai da 81. Il reparto di Rizzatti, comandante in testa, si schiererà in terra sarda con la 90ª Divisione Panzergrenadier e successivamente traghetterà alla volta della Corsica ove il Nembo sosterrà duri combattimenti. Quasi contestualmente, in continente, il Capitano Edoardo Sala, comandante di un reparto del 3° Battaglione del 185° Reggimento Nembo farà una scelta simile a quella di Rizzatti e affiancherà i suoi uomini a quelli della 29ª Divisione Panzergrenadier, combattendo prima a Salerno contro gli alleati sbarcati nel corso dell’operazione Avalanche, e poi ad Altavilla a fianco dei Paracadutisti tedeschi della 1ª Divisione.

Gli uomini della Nembo, non sono gli unici paracadutisti a ribellarsi all'armistizio. Assumeranno una uguale posizione anche alcuni parà del Ciclone, reparto in preparazione presso le scuole di Tarquinia e Viterbo, nonché elementi degli A.D.R.A. (Arditi paracadutisti Regia Aeronautica), elementi degli N.P. (Nuotatori Paracadutisti) del San Marco di base a Tarquinia / Porto Clementino e uomini delle compagnie 122° e 131° appartenenti al X Reggimento Arditi.

Con la costituzione della R.S.I. saranno predisposti appositi centri di reclutamento per paracadutisti a Firenze, ove verranno convogliati gli uomini che già hanno precedenti esperienze di lancio e combattimento e a Roma, Milano, Lucca e Padova per i volontari novelli alle esperienze di lancio. I Reparti di paracadutisti della R.S.I. passeranno alle dipendenze dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, seguendo in questo il modello tedesco. Riusciranno a sfuggire a questa regola solo il Btg. Nuotatori Paracadutisti della X MAS e il Btg. "Mazzarini" che sarà un reparto paracadutisti della Guardia Nazionale Repubblicana. Grazie a contatti intercorsi tra i vertici militari Repubblicani e quelli tedeschi e grazie soprattutto al forte ascendente che Rizzati ha sugli alleati germanici, tra i quali anche personaggi di alta levatura militare, questi ultimi acconsentiranno a cedere, ai neocostituiti reparti di paracadutisti italiani, materiale acquisito dopo l’otto settembre come materiale di preda bellica, nonché materiale d’armamento tedesco, impegnandosi contestualmente a fornire gli istruttori per la preparazione dei nuovi volontari italiani che tra ottobre e dicembre 1944 affluiranno a centinaia presso i punti di arruolamento e specialmente a Roma.

A dicembre viene inviato alla scuola di lancio di Friburgo, in Germania un gruppo di 150 allievi paracadutisti al comando del Capitano Fernando Giannoni che morirà saltando dall’aereo durante un lancio di addestramento presso la scuola tedesca al quale, benché febbricitante, avrà voluto ugualmente partecipare.

Solo nel dicembre del 1943, dopo aver peregrinato per varie sedi provvisorie nelle quali sono stati addestrati ed equipaggiati alla meglio, i volontari tutti, circa mille, saranno trasferiti al Centro di Addestramento Paracadutisti di Spoleto, ove saranno presenti una quarantina tra ufficiali e sottufficiali tedeschi istruttori appartenenti al Nucleo di Istruzione dell’XI Fl. Kps. Gli Ufficiali frequenteranno, invece, i corsi di istruzione alla Scuola per Ufficiali di Stato Maggiore Paracadutisti di Le Courtine (Avignone) e i corsi alla Scuola di Tattica per Paracadutisti di Città di Castello (PG).

Nel successivo gennaio 1944 entrerà in funzione la scuola paracadutisti di Tradate diretta dal Col. Edvino Dalmas che a differenza di quella di Spoleto, pur operando sotto il controllo tedesco, per l'addestramento degli uomini utilizzerà istruttori italiani con precedenti e fattive esperienze in quanto hanno prestato servizio presso le scuole di Viterbo e Tarquinia. Secondo i rigidi programmi tedeschi la preparazione dei singoli paracadutisti e di un intero grosso reparto a livello di reggimento, quale è il Folgore, avrebbe richiesto circa cinque mesi di preparazione. Il dovizioso programma addestrativo germanico sarà purtroppo interrotto, per alcuni, dalla inderogabile necessità di destinare uomini nell’area a nord di Nettuno Anzio, per tentare di porre un freno all'avanzata degli alleati.

(3) Mi si permetta di azzardare una traduzione: "Al comandante Mario Rizzatti, caduto dopo uno strenuo combattimento in difesa di Roma, nel nome della gente italica contro i nemici e i traditori".