sabato 15 maggio 2021

BATTAGLIONE BERSAGLIERI VOLONTARI "MUSSOLINI"

 

BATTAGLIONE BERSAGLIERI VOLONTARI "MUSSOLINI"



IL BATTAGLIONE BERSAGLIERI VOLONTARI "MUSSOLINI"
Teodoro Francesconi 
 
 
    Il reparto noto come I° battaglione bersaglieri volontari "Benito Mussolini" si formò a Verona, per iniziativa di Vittorio Facchini, nella seconda decade del settembre 1943, prima ancora cioè della nascita della Repubblica Sociale Italiana. Inizialmente raccolse uomini, ufficiali, sottufficiali e soldati, di disparatissime provenienze, armi e specialità.
    Nucleo di un certo rilievo tecnico e numerico furono gli uomini del Centro Costituzione battaglioni cacciatori di carro in Verona (colonnello Mario Carloni). Si trattava prevalentemente di sottufficiali e bersaglieri rimpatriati dall'Africa settentrionale prima della battaglia di El Alamein per avvicendamento, quindi soldati esperti e sperimentati.
 
  
Arruolamento a Vercelli di Bersaglieri della RSI (1)
 
 
    Altro rilevante contributo fu quello di ufficiali, sottufficiali e militari del "Centro tradotte Est" sempre di Verona. Per il resto si trattava di personale raccogliticcio che si era trattenuto nelle caserme dopo lo sfacelo, e prigionieri già in avviamento nei campi di concentramento e che aderirono all'appello del Facchini.
    Il reparto assunse il nome di Benito Mussolini, anche se, in qualche documento, è definito inizialmente come battaglione volontario delle Waffen SS.
    E' possibile che questa dizione decadesse all'atto della costituzione della Repubblica Sociale Italiana.
    Poichè Verona era sede dell'8° bersaglieri, reggimento scioltosi in Tunisia ed il battaglione si era accasermato nel quartiere tradizionalmente sede dello stesso, il I° battaglione volontari fu considerato I° battaglione di quel reggimento.
    Nel proseguo di tempo, quando col trasferimento del I° battaglione alla frontiera giulia, a Verona vennero formati il II° battaglione "Goffredo Mameli" ed il III° "Enrico Toti" il raggruppamento assunse il nome di reggimento bersaglieri volontari "Luciano Manara".
 
 
Arruolamento a Vercelli di Bersaglieri della RSI (2)
 
 
    Ad evitare equivoci è bene verbalizzare che le omonimie nelle forze armate della R.S.I. abbondavano, tanto che a Milano, nel quadro della ricostituzione del 3° reggimento bersaglieri volontari, il XVIII battaglione, quando divenne autonomo, assumendo la numerazione di IV battaglione Difesa Costiera, completò la denominazione con "Luciano Manara", mentre a Genova era dislocato un battaglione bersaglieri "Goffredo Mameli", da non confondersi con quello costituitosi a Verona. Il "Mussolini" è coinvolto in una serie di cambiamenti di nome ed è quindi citato anche come battaglione "Bruno Mussolini" e battaglione "Stefano Rizzardi".
    Quando nell'ambito del riordinamento generale dell'Esercito della R.S.I., gran parte dei reparti autonomi assunsero la denominazione di battaglioni da fortezza o difesa costiera, il battaglione bersaglieri volontari "Benito Mussolini" divenne ufficialmente XV battaglione "difesa costiera".
    Il battaglione venne inviato in zona operazioni, cioè nella media Valle Isonzo e Valle Baccia, in due scaglioni il 10 e 14 ottobre 1943.
    Articolato dapprima in quattro compagnie di linea ed una compagnia comando, poi in cinque compagnie ed un reparto servizi, tenne la linea ferroviaria Gorizia-Piedicolle dal Km.82 al Km.109, con una serie di distaccamenti dislocati in zona controllata dal nemico. Presidiò inoltre permanentemente Santa Lucia d'Isonzo e, per cinque mesi, Tolmino. Il contingente raccogliticcio iniziale venne gradualmente sostituito da soldati volontari e da reclute delle classi 1924 e 1925 che raggiunsero, quest'ultime, il reparto nell'aprile del 1944.
    Dopo alcune incertezze, il battaglione adempi egregiamente ai suoi compiti resistendo alle operazioni nemiche di annientamento effettuate alla fine di giugno del 1944 ed a settembre dello stesso anno, oltre allo stillicidio di 19 mesi di continue azioni di guerriglia, imboscate, attacchi repentini, attentati.
 
 
Piedicolle (Gorizia), Febbraio 1944. Pattuglia della 2a compagnia del "Mussolini"
in perlustrazione.
 
 
    La bontà delle prestazioni vanno collegate con lo spirito e l'aggressività che caratterizzavano i suoi componenti, ma anche con il livello dell'armamento. I gruppi da combattimento di compagnia erano molto efficienti per la loro mobilità, la capacità manovriera, l'addestramento, tanto da infliggere costantemente forti perdite al nemico rappresentato dal IX Korpus sloveno. Tale unità schierava non meno di 7-8000 uomini divisi in due divisioni, con 8 brigate e due batterie d'artiglieria, parecchi distaccamenti autonomi, tutti i servizi divisionali.
    Inoltre i bersaglieri ebbero parte nell'annientamento delle tre brigate componenti la divisione Garibaldi-Natisone quando, nel 1945, la stessa passò alle dipendenze dello Stato Maggiore sloveno.
    In fase difensiva, la lunghezza della linea e l'esiguità dei presidi poterono reggere perchè il battaglione "Mussolini" disponeva praticamente di cinque compagnie fucilieri che però avevano nei distaccamenti, a loro disposizione, l'armamento suppletivo di tre compagnie mitraglieri (27 armi da 8n-i/m), due compagnie mortai (1 8 pezzi da 8 1 in/m), una batteria da 2Om/m (6 mitragliere Breda) ed una batteria da 25m/m (6 pezzi Hotchkiss anti-carro).
    La forza transitata nel reparto viene valutata sui 2000 uomini, dei quali 90 ufficiali.
 
 
Bersagliere del Battaglione "Mussolini"
 
 
    Questo dato deriva da una testimonianza relativa al libro matricola nell'aprile 1945 ed anche da riscontri su documenti ufficiali.
    In data 10/2/44 un rapporto del maggiore Faccini, ufficiale di collegamento presso il comando tedesco a Trieste per tutte le forze della R.S.I., denuncia una forza complessiva di 749 uomini (33 ufficiali, 94 sottufficiali, 622 bersaglieri).
    L'organico, in data 1/8/44, secondo la relazione dello Stato Maggiore Esercito, reca 1299 uomini (39 ufficiali, 98 sottufficiali, 1062 bersaglieri), il che consente di ritenere che il massimo della forza presente fosse stata raggiunta alla fine di giugno, con 1350 uomini. Questa forza corrisponde a quella di tre battaglioni bersaglieri "ciclisti" nel Regio Esercito.
    Il 25/3/45 il generale di c.a. Archimede Mischi, ispezionando le forze presenti in Venezia Giulia, verbalizza una forza di 625 uomini fra i quali 105 allievi ufficiali e si può quindi ritenere una ripartizione in 30 ufficiali, 140 sottufficiali, 455 bersaglieri.
    All'atto della cessazione del conflitto, il 29 aprile 1945, si valuta che consegnarono le armi 560-600 uomini.
 
 
 
S. Lucia d'Isonzo (Gorizia). Ottobre, 1944. Il Labaro del battaglione "Mussolini".
 
 
    Poiché non si dispone del libro matricola, dato che la documentazione dei reparti della R.S.I., in linea di massima, è andata perduta, si è costretti a ripiegare su di una analisi per campione.
    Questo campione è fornito dall'elenco dei Caduti del reparto. Si valuta che il battaglione, dal momento in cui giunse in zona d'operazioni il 10 ottobre 1943 alla data del rientro degli ultimi militari dalla prigionia in Iugoslavia, 26 giugno 1947, abbia avuto fra i 350 e i 400 Caduti, dei quali 324 identificati con un lunghissimo paziente lavoro di ricerca e controllo da parte del "gruppo reduci". Si è ritenuto che questo elenco, nel quale per ogni nome è stato annotato il massimo che si è potuto raccogliere di notizie, possa essere considerato sufficientemente attendibile per una estrapolazione a tutto il reparto.
    L'elenco è depositato presso l'archivio dello "Istituto Storico della R.S.I." della Cicogna e gli elementi di identificazione sono i seguenti: Nome, Cognome, grado, classe di leva, distretto, categoria di arruolamento (volontari, coscritti, trattenuti alle armi o aderenti dalla prigionia), compagnia di appartenenza, condizione da civile (prestatore d'opera, studente, militare di carriera), data di morte, località, modalità di morte (caduto, ucciso, deceduto), documentazione sulla morte (Elenchi ministeriali R.S.I., Commissariato esumazione salme, cimitero, testimonianza di commilitoni, accertamento presso i familiari, verbali della C.R.I.). Altre notizie di particolare interesse, quando sussistono, sono allegate in calce.
    350 Caduti rappresentano il 17% della forza transitata. Per quanto riguarda gli ufficiali, 90 , i Caduti sono 22, pari al 25% della forza transitata.
    La forza transitata è piuttosto elevata anche se confrontata con la forza massima ed i motivi sono molteplici. Indichiamo fra le cause di perdita di forza le seguenti voci: caduti e dispersi perdurando il conflitto, circa 170, feriti e dimessi per motivi di salute, 350, trasferiti 150, catturati nel mese di ottobre 1943 e che si ritengono rientrati in famiglia 100, disertori verso il nemico 50, assenti per vari motivi alla fine del conflitto, 50.
    I 500 che mancano a completare il conteggio sono catalogati sotto la dizione "assenti arbitrari", l'80% dei quali transitati ad altri reparti della R.S.I. I maggiori beneficiari di questo travaso, che in effetti era tollerato, furono il II battaglione dello stesso reggimento, "Mameli" che operava sul fronte Sud, la Xa Flottiglia MAS, le Brigate Nere territoriali.
 
 
  Valle del Baccia (Gorizia)
Giugno 1944. Bersaglieri del battaglione "Mussolini" all'attacco di posizioni partigiane jugoslave.
 
 
    Il 45% dei caduti perirono prima del termine del conflitto, ma di questi, solo il 37% poterono avere una sepoltura formale, mentre per l'aliquota restante, come sempre avviene nella guerriglia, l'esatta dizione dovrebbe essere "dispersi" e quindi il luogo dell'inumazione è ignoto. Il 55% cadde posteriormente al 30 aprile 1945 quando i superstiti deposero le armi, per complessivi 175-180 soldati, 88 dei quali fucilati nei dieci giorni successivi alla cattura, 19 uccisi durante tentativi di fuga od in prigionia mentre di 65 è accertato il decesso per malattia durante la cattività. 
    La estrapolazione da elenco Caduti consente di affermare che il 67% del reparto era formato da volontari, l'11% da bersaglieri levati con i bandi "Graziani", mentre il 22% era formato da elementi già alle armi l'8 settembre 1943. Abbiamo detto che caddero complessivamente 22 ufficiali. Dei 32 che formavano i quadri del battaglione il 30 aprile, 16 vennero uccisi, pari al 50%, dei quali 13 a Tolmino, 2 durante un tentativo di fuga, 1 al rientro dalla prigionia. Nessun ufficiale venne ucciso o morì per malattia durante la prigionia in Iugoslavia.
    Per quanto riguarda l'ambiente di provenienza dei militari, il 59% erano lavoratori (contadini, operai, impiegati), il 36% studenti, il 5% militari di carriera. Se si considera separatamente il gruppo degli ufficiali, fra di loro i militari di carriera raggiungevano il 10%.
    Nell'analizzare i volontari che come detto coprivano il 67% della forza, si constata come il 13% degli stessi fossero studenti universitari, il 32% studenti delle scuole medie, il 53% lavoratori, il 2% militari di carriera.
 
 
Bersagliere Repubblicano
 
 
    In primissima approssimazione, accettato il fatto che i volontari che militarono nel reparto furono 1340, di questi 174 erano studenti universitari, 428 studenti delle medie, 26 militari di carriera e 712 lavoratori.
 
 
Bersaglieri del "Mussolini" 
 
 
   Per quanto riguarda la provenienza geografica degli uomini, il 29% degli stessi erano veneti, il 18% emiliani, il 13% giuliani, l'l 1 % lombardi, il 5 % piemontesi, mentre il 24% rimanente era ripartito fra tutte le altre regioni.
    Da quanto sopra si può dedurre che i giuliani presenti, prevalentemente triestini, furono circa 260. 
    L'ultima nota riguarda l'età dei componenti il battaglione. Solo il 2% aveva superato i 40 anni ed il 7% era compreso nella fascia fra i 30 ed i 40, il 21% era fra i 23 ed i 30 anni. I bersaglieri di 21 anni erano il 12 %, quelli di 20 il 19%, quelli di 19 il 19%, quelli di 18 il 9%, per finire con il 4% di 17 anni. 
 
 
STORIA DEL XX SECOLO N. 3. Luglio 1995 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

1° BATTAGLIONE "MUSSOLINI" – 8° RGT. BERSAGLIERI
Luciano Fabris
 
 
9 settembre 1943. All’indomani della delittuosa catastrofe, in quel di Verona - nella caserma "S. Zeno’’, già sede dell’8° Rgt. Bersaglieri - si formò il primo nucleo di Fiamme Cremisi che non avevano accettato la resa savoiarda. Con l’affluire di giovani volontari e di reduci dei vari fronti, venne costituito un Battaglione che assunse il nome di "B. Mussolini’’.
Successivamente, con l’arrivo di altri giovani e combattenti e di chiamati alle armi, venne ricostituito l’8° Rgt. Bersaglieri volontari, denominato "L. Manara’’, comprendente oltre il I° Btg. "Mussolini’’, il II° Btg. "G. Mameli’’ e il III° intitolato a "E. Toti’’.
Agli ordini del Maggiore Armando Cavalletti, il Btg. "Mussolini’’ che si articolò su Comando, Compagnia comando e cinque Compagnie Bersaglieri - a partire dal 10 ottobre ‘43 - inviò i primi contingenti nel Goriziano, dove più pericolosa era la pressione slava tendente a dilagare in Friuli e in Venezia Giulia. Il Battaglione si attestò su di un fronte lungo 25 km, con capisaldi, fortini, presidî, postazioni, ridotte e posti di guardia "disposti a protezione delle opere della ferrovia Gorizia - Piedicolle, ed al controllo delle vie d’accesso dalla Jugoslavia. Si trattava di quella linea militare che completata dai Btgg. del Rgt. Alpini "Tagliamento’’, dai Militi del 4° e 5° Rgt GNR-MDT e dal Gruppo carri "S. Giusto’’, riuscirà a contenere validamente, fino al 30 aprile 1945, la spinta del IX° Corpus sloveno sulla provincia di Udine e di Gorizia’’. (*)
Per diciotto mesi, le Fiamme Cremisi del "Mussolini’’ sostennero, in condizioni impensabili, una durissima lotta costellata da attacchi slavi, scontri, agguati, imboscate quotidiane: un continuo stillicidio contrastato validamente con pochi mezzi di sussistenza e scarso armamento, contro formazioni enormemente superiori in uomini e attrezzature belliche.
Pochi Bersaglieri contro brigate e divisioni di partigiani assetati di sangue e maestri insuperabili nelle torture sui prigionieri vivi o morti.
In questa situazione disperata faceva da contraltare lo spirito di sacrificio e la combattività di quei giovani Fanti piumati divenuti, in poche settimane, soldati temprati e ardimentosi. Al punto da stupire gli scettici Comandi tedeschi e suscitare l’ira degli slavi incapaci di annientare quel pugno di stupendi piumetti, stretti attorno al Tricolore che sventolava in tutti gli insediamenti del Battaglione: testimonianza e monito a nemici e Alleati.
I fatti d’arme, gli eroismi e le perdite di vite umane, segnarono subito le vicissitudini e il calvario dei Bersaglieri. Calvario che non cesserà neppure con la fine delle ostilità. Anzi!
Pochi giorni dopo l’arrivo in linea, il Battaglione ebbe i primi Caduti e tra essi il volontario diciottenne Stefano Rizzardi. Per il suo comportamento verrà decorato - alla memoria - di Medaglia d’Oro al valor militare. La prima concessa della RSI ai Soldati dell’Onore.
Non è questa la sede per poter rievocare le gesta gloriose del "Mussolini’’. Le atrocità sofferte dai Bersaglieri e la loro indomita fierezza - segnate con il sangue di oltre 300 Caduti e 700 feriti su circa 1000 effettivi - sono consegnate alla Storia dalla motivazione della Medaglia di Bronzo al v.m. di cui è insignito il Labaro del Battaglione:
"Costituitosi il 9 settembre 1943, quando tutte le forze materiali e morali della Nazione crollavano per l’infame capitolazione sabauda, il I° battaglione volontari bersaglieri chiedeva e otteneva l’onore di tornare al combattimento, primo fra tutti i reparti dell’esercito repubblicano. Sul fronte giulio, in quattordici mesi di lotta, fatta di agguati e di duri combattimenti, consacrava con il sacrificio dei Caduti il suo indomito spirito e le sue magnifiche qualità militari, ammirato sempre dai camerati tedeschi, temuto dal nemico che invano ha tentato di piegarne la resistenza; in ogni circostanza, in impari lotta che spesso ha trovato il I° battaglione volontari bersaglieri di fronte a forze nemiche dieci volte superiori per numero e per mezzi, sempre sono rifulsi il supremo sprezzo del pericolo e il coraggio dei volontari bersaglieri degni continuatori delle gesta secolari dei figli di Lamarmora.
Fronte giulio, ottobre 1943 XXI - dicembre 1944 XXII°’’.
Per comprendere di quale statura fossero quei Fanti piumati, ci soccorre la cronaca di quanto avvenne negli ultimi mesi di quella italianissima crociata:
"... nel marzo 1945 la Formazione fu sul punto di cambiare denominazione. Infatti, dopo il conferimento della Medaglia d’Oro al Bersagliere Stefano Rizzardi, trucidato dagli slavi nell’ottobre 1943, Mussolini aveva ordinato che il battaglione venisse intitolato all’eroico Caduto. Ma la madre di Stefano Rizzardi intervenne presso Mussolini con una nobilissima lettera perché l’ordine fosse disdetto. (*) 
Circa la storia dettagliata di quel leggendario Battaglione, rimandiamo gli storici (non di parte) e gli Italiani a quanto narrato (se avranno la forza di leggere) sulle tribali atrocità compiute dagli slavi contro i Bersaglieri "M’’. Neppure la più nera fantascienza e i thriller dell’orrore più spietati possono immaginare le sevizie cui furono sottoposti - durante la prigionia e anche dopo la guerra - i Cremisi del "Mussolini’’. Il quasi introvabile "Na juris!’’ di Antonio Salvatore Campoccia, le testimonianze di Teodoro Francesconi e quanto riportato da Giorgio Pisanò, farebbero trasalire e inorridire anche i peggiori aguzzini.
Altro che nazisti, Vietnam e KGB! Quegli slavi indemoniati - uomini (?) e donne (?) - non avevano assolutamente nulla, non si dice di umano, ma neppure di animalesco. Molto, molto peggio. Eppure, alla morte del loro ispiratore Tito, qualcuno - che non merita di essere nominato - è andato a rendergli omaggio e a baciare la bandiera dell’infoibatore.
L’ultimo Caduto del "Mussolini’’ fu il Bersagliere volontario Francesco Paglia, colpito a morte - dalla Polizia al soldo degli "Alleati’’ - il 3 novembre 1953, in quella Trieste che voleva tornare in seno alla Madre Italia.
 
La lettera della contessa Elena Rizzardi al Duce:
Duce, sono la madre di Stefano Rizzardi. Ho appreso con vivissima commozione il conferimento della Medaglia d’Oro al mio figliolo, grande conforto e grande fierezza per me vedere riconosciuto e onorato in tal modo il suo sacrificio. Ho appreso anche il Vostro ordine: che il battaglione al quale apparteneva assuma il suo nome. Duce! Pur approvando in tutto il suo altissimo valore il significato del Vostro gesto, io Vi rivolgo una calda preghiera: lasciate che il battaglione "Mussolini’’ continui a chiamarsi con il Vostro nome. Io sono stata al fronte fra i bersaglieri e so quanto ne siano fieri, lasciate che combattano e, con l’aiuto di Dio, vincano nel nome Vostro che è il loro vanto e la loro forza. Duce! Non con il nome mio, ma con il Vostro nome sulle labbra è caduto Stefano e non me ne rammarico perché io stessa l’avevo educato a vedere in Voi il simbolo vivo della Patria. Per quel suo ultimo grido accogliete la mia domanda che è la sicura interpretazione di tutti gli uomini del ‘Mussolini’, primo fra tutti mio figlio Stefano, che guardano a Voi come alla luce che li guida sulla via dell’Onore e della rinascita. Dio vi protegga, Duce!
 
 
NUOVO FRONTE N. 195 Ottobre 1999


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