Demonocrazia
Il
titolo di questo articolo -che è anche quello del mio ultimo saggio
uscito per la Solfanelli- gioca sulla crasi di Demone e Democrazia,
suggerendo che attualmente tale forma di governo, per le odierne
devianze e per proprie tare costituzionali, è espressione del male al
potere.
Occorre fare una riflessione politico-sociologica sul penoso
stato in cui versa oggi il soggetto, preso nelle maglie di una rete
invisibile che lo mantiene lontano dalle sue radici, dalla sua naturale
collocazione fisica, psicologica e culturale. Pochissimi percepiscono le
cause socio-politiche del disagio che li opprime, eppure tutti ne sono
colpiti. L’aumento vertiginoso dei disturbi psichici, ansia e
depressione tra tutti, e dell’ uso di droghe, è il segno di questa
forzatura innaturale di cui siamo vittime. C’è un responsabile per
questo nostro malessere e il suo strumento è l’attuale democrazia,
sistema di governo che oggi è pressoché tabù criticare.
Democrazia e
libertà non sono sinonimi, anzi, spesso divengono termini antitetici.
Oggi il sistema democratico fa da paravento ad un totalitarismo dal
quale è quasi impossibile difendersi. Nelle odierne democrazie il
cittadino è una bestia all’ingrasso, per il tornaconto di una ristretta
élite finanziaria che si avvale di politici compiacenti. Questo nuovo
stato di schiavitù si basa subdolamente sull’inganno e la mancanza di
informazione. Gli scenari orwelliani di “ 1984” o quelli del film
“Quinto potere” di Sidney Lumet, del 1976, sono addirittura superati
dalla realtà. Chi è cosciente dell’inganno democratico è tagliato fuori
dai luoghi della grande comunicazione, chi non accetta le regole della
menzogna è imprigionato e reso inoffensivo, letteralmente o nei fatti.
Occorre
quindi Disinformare d’urgenza, rendere gli individui capaci di
ripensare se stessi, operare una sorta di terapia d’urto, per poi
cominciare con una riabilitazione filosofica.
Dalle pagine di questo
sito ho più volte cercato di sollevare questioni cruciali in tal senso,
sottolineando alcuni temi come l’inganno del voto e la natura dei
partiti, i meccanismi dell’impegno pubblico e le strategie di
condizionamento attraverso i media, la tirannide della finta tolleranza,
il senso dell’esportazione della democrazia e, non da ultimi, quelli
del signoraggio bancario e del revisionismo olocaustico. Purtroppo,
eccetto i pochi “disinformati informatici”, questi sono temi che
rimangono ignoti alla maggioranza. Sono come strade fantasma, che non
possono essere percorse, che non vengono mostrate, come se noi tutti
fossimo automobili con un navigatore satellitare programmato per farci
girare in tondo e alla fine condurci come pecore all’ovile.
Si tratta
delle mille facce della globalizzazione che ormai ci ha cambiato la
vita, modificando dal più piccolo dei nostri atti privati fino alle
grandi e pianificate scelte di politica internazionale, la quale è una
maschera della macroeconomia. I nostri politici ma anche quelli degli
altri, con Obama il rivoluzionario in testa che si è affrettato ad
aumentare le truppe in Afghanistan, sono ridicoli burattini.
Oggi,
l’unica azione possibile, parte dalla nostra visione antimodernista per
culminare in una “proposta per una sopravvivenza”, un cammino che a mio
parere è prima individuale e solo dopo collettivo. Tale soluzione prende
le mosse da Junger e Unamuno e dalla loro idea di “ribelle” e di “uomo
cardiaco” per arrivare ad una sintesi e ad una nuova declinazione. Basta
con la finzione della contrapposizione Destra- Sinistra, che è
funzionale al mantenimento dell’elite al potere. Basta con la credulità
sull’efficacia del voto. Basta alle menzogne che nascondono, sotto
l’edulcorata “esportazione della democrazia”, una più schifosa
“esportazione del consumismo”.
Matteo Simonetti