in memoria del Genocidio Armeno: la grande strage che il Governo turco continua a negare.
Anche quest’anno, il 24 aprile, noi, italiani di origine armena ed
armeni in Italia, raccolti insieme alle comunità cittadine e alle
Istituzioni italiane, siamo chiamati a rispondere alla domanda: perché
fare memoria del Genocidio subito dagli Armeni nel 1915?
Il primo
pensiero non può che andare alle vittime innocenti dell’immane tragedia
del Metz Yeghern: a loro, contro l’ostinato e criminale silenzio che
vorrebbe rimuovere il loro ricordo, va restituita la giusta luce, quella
di martiri che si sono offerti al destino di morte senza perdere la
propria umanità e di testimoni, anche per le nostre coscienze, di valori
di fede e cultura che nemmeno la furia dei carnefici riuscì a
cancellare.
Ma la memoria serve, soprattutto, a noi vivi, perché è a
noi che viene affidato un compito: custodire e salvare quei valori, con
un impegno che non possiamo lasciare ai sopravvissuti, ormai tutti
scomparsi, né solo ai loro discendenti. Sono valori che ci appartengono
come uomini e trovano la sintesi più vera nel diritto di ogni persona,
gruppo, popolo di mantenere la propria identità, fisica e spirituale, e
di avere un futuro nella libertà e nella sicurezza.
In un contesto
internazionale quale quello attuale, così segnato da conflitti
sanguinosi, instabilità ed incertezza, scegliere questa prospettiva
significa guardare anche agli eventi che accadono oggi senza piegarsi
alla logica dei rapporti di forza e delle convenienze, ritrovare il
coraggio di testimoniare contro le ingiustizie, indagando le complessità
dei fatti e dando voce a chi non ce l’ha, contro ogni retorica e
ipocrisia.
Non possiamo, allora, in questa giornata, non ricordare e
sentirci tutti vicini ai 120 mila Armeni vittime dell’occupazione
militare da parte dell’esercito dell’Azerbaijan del territorio
dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Dopo il drammatico epilogo a settembre
dello scorso anno, essi sono stati costretti ad abbandonare la terra in
cui erano insediati da secoli. Il silenzio che è seguito a quel dramma
rischia di renderci conniventi con l’atteggiamento minaccioso del
Governo azero nei confronti dell’identità stessa del popolo armeno e con
la sua volontà, già realizzata in altri territori, di procedere alla
sistematica distruzione delle tracce della sua esistenza.
Ricordare
è, dunque, un’assunzione di responsabilità collettiva che si rinnova a
presidio di valori che fondano la nostra convivenza civile.
Se
crediamo che la forma delle cose sia nella loro durata, forse è in
questo che possiamo ritrovare il senso di questa ricorrenza: il cammino è
lungo ma è una sfida che è giusto raccogliere insieme.
Coordinamento organizzazioni e associazioni armene in Italia