giovedì 10 gennaio 2019

L’ETERNO FUGGITIVO

L’ETERNO FUGGITIVO


Non sappiamo perché succeda e non sappiamo come, ma certamente qualche cosa di poco chiaro sta dietro le continue fughe di Cesare Battisti che si sottrare alla cattura ed alla estradizione in Italia dove lo attende una condanna a quattro ergastoli per altrettanti omicidi a scopo di rapina e quindi per reati comuni che nulla hanno a che fare con motivazioni di natura politica.
Ogni volta che si avvicina l’opportunitá di un arresto, i media e le istituzioni cominciano a divulgare la notizia urbi et orbi e con largo anticipo e, naturalmente, Cesare Battisti ha tutto il tempo per programmare e realizzare l’ennesima fuga sottraendosi alla cattura.
Sembra quasi che una segreta organizzazione si premuri di rendere impossibile la cattura di Cesare Battisti, quasi che essa significhi, come conseguenza la rivelazione di segreti rapporti che comprometterebbero la reputazione di personaggi importanti e insospettabili.
Come diceva il divino Giulio Andreotti: “ a pensare male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre..”
Sará perché è di sinistra e gode per questo di una speciale immunitá che non si consente ad altri, sará per il timore che possa rivelare segreti inconfessabili di personaggi importanti, ma resta il fatto strano e improbabile che ogni volta che lo si sta per catturare scatta il meccanismo che gli permette di sottrarsi alla cattura e questo, se ce lo permettete, non si puó considerare una coincidenza che sarebbe statisticamente impossibile..!!
L’unica altra possibilitá che, data la situazione oggettiva vediamo, è quella che un giorno, stufi di dovere continuamente intervenire per impedirne la cattura, quei signori decidano di risolvere una volta per tutte il problema eliminandolo e cioè ammazzano Cesare Battisti.
A noi starebbe anche bene per fare si che finalmente egli paghi il debito enorme che ha contratto con la societá.

Alessandro Mezzano

                                                                                                                                                          

sabato 15 dicembre 2018

Unità Repubblicane in Mar Nero



Unità Repubblicane in Mar Nero

Le vicissitudini attraverso le quali sono passati i nostri piccoli sommergibili della squadriglia C.B. dislocata in Mar Nero meritano di essere narrate, anche perché le fonti ufficiali della Marina hanno preferito ignorarle. Alla data dell’armistizio, la squadriglia, dislocata in Crimea, nelle basi avanzate di Sebastopoli e Yalta, ricevette da Marinarmi l’ordine di autoaffondare i mezzi, mentre gli equipaggi avrebbero dovuto consegnarsi ai Germanici, che si impegnavano a rimpatriarli. Ma ufficiali e marinai non se la sentirono proprio di abbandonare gli alleati a fianco dei quali avevano affrontato tempeste, agguati e reazioni navali ed aeree sovietiche: l’ordine non venne eseguito, e l’attività bellica della squadriglia proseguì con il solito ritmo.
Il giorno 12 settembre pervenne, da Betasom, la base sommergibili italiana a Bordeaux, un messaggio che annunciava l’intenzione della Medaglia d’Oro Enzo Grossi, comandante della stessa, di continuare a battersi a fianco dei Germanici, e la sua assunzione al comando della squadriglia C.B., che veniva invitata ad issare la bandiera della R.S.I. Il comandante della squadriglia, capitano di fregata Torri, indisse una assemblea di ufficiali e marinai, ed espose la situazione; si decise la continuazione della guerra a fianco della Kriegsmarine e la ripresa delle azioni belliche momentaneamente sospese. Così avvenne, ed il 17 settembre il C.B. 1 affondava, nelle acque della Crimea, un posamine tipo Ska sovietico.
Fu inviata l’adesione alla R.S.I. ed issata sulle unità la bandiera repubblicana. Nella base principale di Costanza, invece, marinai e tecnici vennero influenzati dall’addetto navale badogliano, e si pronunciavano in favore del Re; si apriva così una frattura fra i marinai italiani, isolati ed in balìa sia dei Germanici che dei Romeni, Romeni che cercavano già, intrallazzando con gli Alleati, la possibilità di uscire dalla guerra. Ciononostante, i sommergibili continuarono le loro azioni nei mesi di settembre ed ottobre; ai primi di novembre i cinque C.B. raggiunsero Costanza per i normali lavori di manutenzione, ed a questo punto entriamo in pieno romanzo (consigliamo chi voglia saperne di più di consultare il libro di Nino Arena, «Bandiera di Combattimento», in quanto ragioni di spazio ci impongono di sorvolare su tantissimi particolari, interessanti veramente). Gli ufficiali Italiani di Costanza, sostenuti dall’ambasciatore regio, avevano venduto, di loro iniziativa, i C.B. ai Romeni, ed i Romeni vollero prenderseli. C’era però da fare i conti con i marinai repubblicani, che non ne vollero sapere di cedere le loro unità, ed allora i Romeni decisero di sorprendere nel sonno gli Italiani, arrestarli ed internarli. Il piano fu attuato il 30 novembre, ed il l° dicembre veniva ammainata la bandiera repubblicana ed issata quella romena.
L’intervento del Console della R.S.I. (si noti che a Costanza si trovavano ambedue i Consoli, quello regio e quello repubblicano), e più tardi quello personale del Duce, fecero sì che il maresciallo Antonescu decidesse per la restituzione delle unità, la liberazione dei marinai internati, il ripristino della base navale a Eforia, senza più ufficiali badogliani.
Nella primavera del 1944, il C.B. 2 affondò un sommergibile sovietico in agguato nella zona di Costanza; numerosissime furono inoltre le missioni di sorveglianza costiera, agguati e ricognizioni.
L’avanzata sovietica sul fronte meridionale e l’assedio portato dai Sovietici a Sebastopoli, unicamente all’andamento sfavorevole della guerra sugli altri fronti, indussero Re Michele di Romania a destituire il generale Antonescu, fidato sostenitore dell’Asse (che finirà fucilato dai Sovietici ai quali verrà consegnato) ed a cercare l’armistizio con i Russi; le unità germaniche, sia terrestri che navali, furono attaccate dai Romeni, e costrette alla ritirata, abbandonando la Romania.
Anche le navi italiane vennero coinvolte nello sgombero, e ripiegarono su Costanza; ma anche in questo porto la situazione era piuttosto preoccupante, tanto che i Germanici, il 25 agosto 1944, iniziarono ad autoaffondare le proprie navi, al largo del porto, e lo stesso fecero gli Italiani, con il C. B. 1, 2, 3, e 4, mentre il C.B. 6 sorvegliava l’accesso del porto di Eforia. L’avvicinarsi di alcune navi sovietiche provocò un attacco, senza esito, della piccola unità italiana, che dopo il lancio del siluro si autoaffondò anch’essa come le altre. 1 marinai repubblicani, a bordo di un’autocolonna composta da otto autocarri, si mettevano in movimento, con destinazione Italia e, dopo svariate vicissitudini, attraverso Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria ed Austria passavano il Brennero e raggiungevano Vicenza il 16 settembre 1944, dopo 22 giorni di viaggio.
Questa la storia, ed i fatti come si svolsero. Ma penso sia opportuno vedere cosa hanno detto in proposito le fonti ufficiali italiane, cioè l’Ufficio Storico della Marina Militare, il quale travisa la realtà ed offre una sua versione, adulterata, disonesta, falsa.
Nel volume «Navi Militari Perdute», sia edizione 1952 che edizione 1965, si dice che i cinque C.B. «nei primi giorni del settembre 1943, nelle basi dei Mar Nero questi sommergibili, che con equipaggi italiani avevano operato in Mar Nero fino dal maggio 1942, furono ceduti alla Marina Romena. Risulterebbe che, quando nell’agosto 1944 fu stipulato l’armistizio fra gli Alleati e la Romania, queste unità siano state distrutte od affondate».
La stessa versione è data nel volume «I sommergibili italiani» edito sempre dallo stesso u.s.m.m.; invece, nel volume «Attività della Marina in Mar Nero e nel Lago Ladoga», sempre u.s.m.m., dopo un breve cenno circa la possibilità di cessione dei C.B. alla Marina Romena, al quale si fa seguire nella pagina successiva l’informazione che la Kriegsmarine riteneva non fosse consigliabile detta cessione, dichiarandosi disposta a rilevare le unità, dei C.B. non si parla più, svaniscono nel nulla.
Ci si arrampica sugli specchi per tacere una verità che scotta, per non ammettere l’esistenza di Uomini che hanno rifiutato il tradimento, e che, pur sapendo di combattere per una Causa perduta, hanno voluto restare al loro posto. Ci si comporta come se questo fatto fosse una vergogna, e ci si vanta di aver portato a Malta una Marina invitta, consegnandola ai vincitori in luogo di autoaffondare, come reclamava l’onore marinaro, le navi piuttosto che ammainare la bandiera!
Fonte: tratto da Nuovo Fronte, n. 129 Gennaio 1993

                                                                                                                                            
 

sabato 10 novembre 2018

UNITA' DELLA R.S.I. IN MAR NERO


Unità Repubblicane in Mar Nero

Le vicissitudini attraverso le quali sono passati i nostri piccoli sommergibili della squadriglia C.B. dislocata in Mar Nero meritano di essere narrate, anche perché le fonti ufficiali della Marina hanno preferito ignorarle. Alla data dell’armistizio, la squadriglia, dislocata in Crimea, nelle basi avanzate di Sebastopoli e Yalta, ricevette da Marinarmi l’ordine di autoaffondare i mezzi, mentre gli equipaggi avrebbero dovuto consegnarsi ai Germanici, che si impegnavano a rimpatriarli. Ma ufficiali e marinai non se la sentirono proprio di abbandonare gli alleati a fianco dei quali avevano affrontato tempeste, agguati e reazioni navali ed aeree sovietiche: l’ordine non venne eseguito, e l’attività bellica della squadriglia proseguì con il solito ritmo.
Il giorno 12 settembre pervenne, da Betasom, la base sommergibili italiana a Bordeaux, un messaggio che annunciava l’intenzione della Medaglia d’Oro Enzo Grossi, comandante della stessa, di continuare a battersi a fianco dei Germanici, e la sua assunzione al comando della squadriglia C.B., che veniva invitata ad issare la bandiera della R.S.I. Il comandante della squadriglia, capitano di fregata Torri, indisse una assemblea di ufficiali e marinai, ed espose la situazione; si decise la continuazione della guerra a fianco della Kriegsmarine e la ripresa delle azioni belliche momentaneamente sospese. Così avvenne, ed il 17 settembre il C.B. 1 affondava, nelle acque della Crimea, un posamine tipo Ska sovietico.
Fu inviata l’adesione alla R.S.I. ed issata sulle unità la bandiera repubblicana. Nella base principale di Costanza, invece, marinai e tecnici vennero influenzati dall’addetto navale badogliano, e si pronunciavano in favore del Re; si apriva così una frattura fra i marinai italiani, isolati ed in balìa sia dei Germanici che dei Romeni, Romeni che cercavano già, intrallazzando con gli Alleati, la possibilità di uscire dalla guerra. Ciononostante, i sommergibili continuarono le loro azioni nei mesi di settembre ed ottobre; ai primi di novembre i cinque C.B. raggiunsero Costanza per i normali lavori di manutenzione, ed a questo punto entriamo in pieno romanzo (consigliamo chi voglia saperne di più di consultare il libro di Nino Arena, «Bandiera di Combattimento», in quanto ragioni di spazio ci impongono di sorvolare su tantissimi particolari, interessanti veramente). Gli ufficiali Italiani di Costanza, sostenuti dall’ambasciatore regio, avevano venduto, di loro iniziativa, i C.B. ai Romeni, ed i Romeni vollero prenderseli. C’era però da fare i conti con i marinai repubblicani, che non ne vollero sapere di cedere le loro unità, ed allora i Romeni decisero di sorprendere nel sonno gli Italiani, arrestarli ed internarli. Il piano fu attuato il 30 novembre, ed il l° dicembre veniva ammainata la bandiera repubblicana ed issata quella romena.
L’intervento del Console della R.S.I. (si noti che a Costanza si trovavano ambedue i Consoli, quello regio e quello repubblicano), e più tardi quello personale del Duce, fecero sì che il maresciallo Antonescu decidesse per la restituzione delle unità, la liberazione dei marinai internati, il ripristino della base navale a Eforia, senza più ufficiali badogliani.
Nella primavera del 1944, il C.B. 2 affondò un sommergibile sovietico in agguato nella zona di Costanza; numerosissime furono inoltre le missioni di sorveglianza costiera, agguati e ricognizioni.
L’avanzata sovietica sul fronte meridionale e l’assedio portato dai Sovietici a Sebastopoli, unicamente all’andamento sfavorevole della guerra sugli altri fronti, indussero Re Michele di Romania a destituire il generale Antonescu, fidato sostenitore dell’Asse (che finirà fucilato dai Sovietici ai quali verrà consegnato) ed a cercare l’armistizio con i Russi; le unità germaniche, sia terrestri che navali, furono attaccate dai Romeni, e costrette alla ritirata, abbandonando la Romania.
Anche le navi italiane vennero coinvolte nello sgombero, e ripiegarono su Costanza; ma anche in questo porto la situazione era piuttosto preoccupante, tanto che i Germanici, il 25 agosto 1944, iniziarono ad autoaffondare le proprie navi, al largo del porto, e lo stesso fecero gli Italiani, con il C. B. 1, 2, 3, e 4, mentre il C.B. 6 sorvegliava l’accesso del porto di Eforia. L’avvicinarsi di alcune navi sovietiche provocò un attacco, senza esito, della piccola unità italiana, che dopo il lancio del siluro si autoaffondò anch’essa come le altre. 1 marinai repubblicani, a bordo di un’autocolonna composta da otto autocarri, si mettevano in movimento, con destinazione Italia e, dopo svariate vicissitudini, attraverso Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria ed Austria passavano il Brennero e raggiungevano Vicenza il 16 settembre 1944, dopo 22 giorni di viaggio.
Questa la storia, ed i fatti come si svolsero. Ma penso sia opportuno vedere cosa hanno detto in proposito le fonti ufficiali italiane, cioè l’Ufficio Storico della Marina Militare, il quale travisa la realtà ed offre una sua versione, adulterata, disonesta, falsa.
Nel volume «Navi Militari Perdute», sia edizione 1952 che edizione 1965, si dice che i cinque C.B. «nei primi giorni del settembre 1943, nelle basi dei Mar Nero questi sommergibili, che con equipaggi italiani avevano operato in Mar Nero fino dal maggio 1942, furono ceduti alla Marina Romena. Risulterebbe che, quando nell’agosto 1944 fu stipulato l’armistizio fra gli Alleati e la Romania, queste unità siano state distrutte od affondate».
La stessa versione è data nel volume «I sommergibili italiani» edito sempre dallo stesso u.s.m.m.; invece, nel volume «Attività della Marina in Mar Nero e nel Lago Ladoga», sempre u.s.m.m., dopo un breve cenno circa la possibilità di cessione dei C.B. alla Marina Romena, al quale si fa seguire nella pagina successiva l’informazione che la Kriegsmarine riteneva non fosse consigliabile detta cessione, dichiarandosi disposta a rilevare le unità, dei C.B. non si parla più, svaniscono nel nulla.
Ci si arrampica sugli specchi per tacere una verità che scotta, per non ammettere l’esistenza di Uomini che hanno rifiutato il tradimento, e che, pur sapendo di combattere per una Causa perduta, hanno voluto restare al loro posto. Ci si comporta come se questo fatto fosse una vergogna, e ci si vanta di aver portato a Malta una Marina invitta, consegnandola ai vincitori in luogo di autoaffondare, come reclamava l’onore marinaro, le navi piuttosto che ammainare la bandiera!
Fonte: tratto da Nuovo Fronte, n. 129 Gennaio 1993


mercoledì 10 ottobre 2018

Il devastante impatto del COMUNISMO in America latina

Il devastante impatto del COMUNISMO in America latina

José Dirceu
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Nonostante il fatto che Lula sia stato riconosciuto colpevole e condannato come criminale dalla Corte di Giustizia del suo Paese, ha ugualmente ricevuto in detenzione la cordiale visita di Massimo D’Alema, ex Presidente del Consiglio dei Ministri italiano ed ex membro del disciolto Partito comunista italiano, che condividendo con lui la stessa ideologia criminale marxista lo ha raggiunto in carcere in Brasile.
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Questa forma di solidarietà fra criminali comunisti dovrebbe essere motivo sufficiente ad esautorare D’Alema dal parlamento italiano …


José Genoino Neto
José Genoino Neto, è un ex guerrigliero comunista e politico brasiliano condannato nel 2012 sia per aver costituito delle bande armate marxiste che per corruzione, salvo poi ricevere nel 2014 la grazia natalizia dalla Presidente Dilma Rousseff, 36° Presidente del Brasile, ex guerrigliera e fanatica marxista, a sua volta destituita e condannata per corruzione.
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Secondo le rivelazioni pubblicate su GibaNet.com José Genoino nel 1972, dopo il suo arresto da parte dei militari al potere, tradì i suoi stessi compagni di lotta clandestina, consegnando i loro nomi in codice.
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Nel 2005 fu arrestato a San Paolo mentre tentava di imbarcarsi su un volo per Fortaleza, con 200 mila dollari nascosti nella valigia e 100 mila in contanti sotto la biancheria intima.
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Hugo Chavez
Hugo Chavez è stato un politico e militare marxista ortodosso, 61° e 63° Presidente del Venezuela.
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Durante il suo mandato la capitale Caracas è diventata la terza Capitale più violenta del sud America e in tutta la Nazione sono stati calpestati i diritti umani.
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Il regime poliziesco di Chavez è ricorso alla violenza e alla ferocia contro i dissidenti, e nel suo percorso dittatoriale ha sostenuto regimi sanguinari come quello di Gheddafi, o dell’iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del siriano Bashar al-Assad.
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Ha chiuso e censurato televisioni e radio che esprimevano qualunque forma di dissenso nei suoi confronti, impedendo così la libertà di stampa.
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Alla sua morte Fidel castro, che si considerava come il suo padre putativo, ha proclamato due giorni di lutto nazionale.
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Ha ridotto sul lastrico il Paese, operando nazionalizzazioni ed espropri.
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Ha operato pressioni nei confronti della Magistratura allo scopo di proteggere i suoi amici fedeli, e le sue politiche economiche hanno condotto verso il boom del mercato nero.
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Chavez con l'assassino comunista e dittatore Fidel Castro
In pratica ha permesso ai parenti, agli amici, e a coloro che si sono dichiarati fautori della revolucion di arricchirsi, mentre per contro nei supermercati mancava il latte a il pane quotidiano.
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Anche i suoi amministratori, grazie ai fiumi di denaro prodotti dalla vendita del petrolio, si sono arricchiti a dismisura, a danno della popolazione.
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Le “milizie di Chavez” composte da ex detenuti liberati dalle galere (stupratori e assassini), sono state armate e abilitate ad agire senza limiti, portando il Paese verso una escalation di violenze senza precedenti.
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Maduro saluta col pugno chiuso
Nicolas Maduro, è l’attuale Presidente del Venezuela, successore di Hugo Chavez Maduro ha instaurato una dittatura di tipo castrista grazie all’appoggio della Magistratura che, sciogliendo e de-legittimando il Parlamento, gli ha consegnato il potere senza alcun limite di sorta.
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Le forze di sicurezza di Maduro, coadiuvate da gruppi armati di sostenitori civili, sono autorizzate perfino a fare irruzione nelle abitazioni private per dissuadere le persone a manifestare e a protestare contro di lui.
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L’opera capillare di repressione di Maduro, finalizzata a terrorizzare la popolazione per renderla docile e mansueta, entra così nelle case dei venezuelani, senza che sia prodotto un qualsivoglia mandato o una minima spiegazione.
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La violenza sulla popolazione si configura a livello internazionale come violazione dei diritti umani e preclude qualsiasi forma di democrazia e di libertà, palesando ancora una volta come il comunismo si imponga con l’uso della forza contro il Popolo.
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Le politiche economiche di Maduro e del suo predecessore, entrambi comunisti, hanno trascinato il Venezuela entro condizioni di povertà assoluta per almeno metà dell’intera popolazione.
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Cristina Fernandez de Kirckner
Cristina Fernandez de Kirchner
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La sinistra di Governo della Signora de Kirchner era collusa con i grandi trust internazionali che operavano sul territorio argentino, come la Shell, e privilegiava interessi di parte a discapito della popolazione.
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Oggi le bollette del gas sono rincarate del 300 % e l’estrazione del gas sul territorio costa allo Stato argentino tre volte di più di quello che pagano gli Usa.
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Lenin Moreno Garcés
L’Ecuador è un Paese a guida socialista, retto dal Presidente Lenín Boltaire Moreno Garcés, in cui NON vengono rispettati i diritti umani, in special modo quelli delle popolazioni native.
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Rafael Correa

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Nel 2017 Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, inviò una lettera a Correa, pubblicata anche sul blog del comico genovese, in cui dichiarava che un eventuale Governo 5 stelle si sarebbe ispirato a lui, elogiando le sue politiche economiche e socialiste.
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Grillo incontra Correa, suo idolo politico

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Tabaré Vazquez

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Nel Paese i diritti umani non vengono rispettati, al punto che i difensori che indagano su questi abusi ricevono minacce di morte.
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Sono documentate le torture e le violazioni dei diritti umani all’interno delle carceri, sempre sovraffollate e carenti di servizi igienici.
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Le persone affette da disabilità psico-sociali sono detenute contro la loro volontà in istituti psichiatrici.
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Eccone solo alcuni, indicativamente :
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MOVIMENTI TERRORISTICI SUD AMERICANI
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Colombia :
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ELN (Esercito di Liberazione Nazionale)
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Nasce come emulo della rivoluzione cubana, con l’intento di creare “focolai di guerriglia” destinati a espandersi.
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Il gruppo si addestrò militarmente a Cuba dal 1962 al 1963 iniziò a compiere imboscate e combattimenti in Colombia.
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Da una scissione con gli elementi legati alla corrente maoista nacque il Partito comunista Colombiano marxista leninista.
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Il suo braccio armato chiamato Esercito Popolare di Liberazione (EPL) si rende attivo nella zona nord occidentale del Paese.
FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia)
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Organizzazione terroristica comunista della Colombia di ispirazione marxista-leninista fondata nel 1964.
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Perù :
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Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA)
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Gruppo peruviano rivoluzionario armato di matrice marxista-leninista fondato nel 1982.
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Sentiero Luminoso
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Organizzazione guerrigliera peruviana di ispirazione maoista fondata tra il 1969 e il 1970 da Abimael Gusman a seguito di una scissione dal partito comunista del Perù–bandiera Roja (PCP-BR)
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Ancora una volta, quindi, il marxismo-leninismo si rende protagonista in negativo, come elemento scatenante della violenza e dell’odio, senza il quale il comunismo pare non possa esistere.
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Dissenso
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Il criminale comunista Lula insieme a Massimo D'Alema