lunedì 1 gennaio 2018

LOGOCRAZIA

MASSONERIA
Qualcuno ha detto che, 
dopo la civiltà classica,
quella feudale, quella
rinascimentale e quella
industriale, ora viviamo nella
civiltà della comunicazione e
se questo significa classificare
un’epoca evidenziandone           
l’elemento caratterizzante,
allora è veramente così.
Costruendo e sviluppando
sulle basi delle teorie
elaborate dal dott. Goebbels,
ministro della propaganda del
terzo Reich, l’arte del
comunicare ha raggiunto,
negli ultimi decenni ed anche
con il supporto della psicologia
applicata, un tale grado di
sofisticata elaborazione che
oggi si può dire tutto ed il suo
contrario, in modo convincente
e senza ricorrere alla
menzogna smaccata.
Basta sottol ineare ed
illuminare alcuni aspetti della
r e a l tà sorvol ando o
mettendone in ombra altri e
marcare alcuni sottintesi
piuttosto che altri in modo che
i l quadro complessivo
risultante può essere appunto,
indifferentemente, tesi o
antitesi.                                          
Basterebbe ricordare certi
paradossali dialoghi del
“Candide” di Voltaire oppure
quelli della rubrica “visti da
destra, visti da sinistra” che il
buon Guareschi pubblicava
sul “Candido”.                                         


A riprova di quanto andiamo
affermando è l’evidente
interesse ( che ultimamente è
diventata ossessione) di
grossi gruppi finanziari ed
industriali, abituati ad azioni
che diano grossi profitti di
ritorno, per accaparrarsi i più
imp or t a n t i me z z i d i
comunicazione mediatica
nazionale, siano essi TV o
quotidiani o case editrici.
Se gruppi finanziar i ,
p a l a z zi n a r i , banche,
assicurazioni e quant’altro
danno scalata ai media, si può
stare certi che lo fanno per un
profitto che sarà il ritorno di un
servizio mediatico fatto al
potere politico che a sua volta
ricambierà…..
D’altronde, anche a livello dei
rapporti individuali, mai come
oggi è stata determinante la
capacità dialettica e la
prevalenza è spesso il
risultato della maggiore
capacità nel suo uso come
uno strumento o un’arma
adoperata per prevaricare
anziché per esporre con
obiettività e ragionevolezza i
fatti che possono determinare
la ragione o il torto.                               
Ed eccoci al punto: la
culturizzazione, condita con il
cinismo e l’amoralità propria di
questa nos t ra epoca                                    
                                       
materialistica e consumistica,
ha fornito un’arma, nuova
nelle modalità d’uso, un’arma
sottile e perfida perché non
palesemente tale e che quindi
non spinge ad alzare la
guardia lasciandoci scoperti
agli assalti.
E’ la parola, che guizza, si
insinua, blandisce, colpisce e
sconfigge.
Dalla clava alla parola ed in
assenza della spiritualità che il
materialismo marxista e
capitalista hanno sconfitto,
mutate le armi, rimane
immutata l’aggressività e la
volontà di sopraffazione
dell’uomo sull’uomo che forse,
anziché più civile, è solo
meglio armato..
La civiltà della comunicazione,
che potrebbe essere un
mezzo di evo l u z ione
dell’umanità se fosse nella
possibilità soggettiva di tutti
anziché essere uno strumento
di oggettivazione nelle mani
di pochi detentori della
ricchezza che la usano per
manipolare le menti, plasmare
a piacere le coscienze e
costruire artificiosamente il
consenso, diventa così la
civiltà della prevaricazione,
una moderna schiavitù
ottenuta con l’inganno ed il
condizionamento!
Forse, se la scienza della
comunicazione entrasse a far
parte di TUTTI i programmi
scolastici di base, si                           


fornirebbe perlomeno ai
Cittadini sia la conoscenza
dell’esistenza del problema
che i rudimenti per esserne
psicologicamente vaccinati.
Certo è molto difficile
convincere il potere ad
autolimitarsi….

...Chi parla troppo, ti vuole
fregare…
L’azione fa la storia,

la parola il pettegolezzo

 
                                                                                                

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