martedì 19 febbraio 2019

Storia di Tom Ponzi, il parà della Rsi

 

Storia di Tom Ponzi, il parà della Rsi che inventò l’investigazione moderna

Il 9 maggio 1997 moriva a Busto Arsizio Tom (Tommaso) Ponzi, l’uomo che inventò l’investigazione in Italia. Era nato a Pola nel 1921. Giovanissimo, aderì alla Repubblica Sociale Italiana come paracadutista. Non rinnegò mai la sua antica appartenenza, dicendosi sempre “mussoliniano” e non facendo mistero della sua fede. Cosa che gli procurò diversi guai, ma lui se ne fregava, ed era – negli anni di piombo – uno dei pochissimi inserzionisti pubblicitari del quotidiano del Msi, il Secolo d’Italia, quando tutti avevano paura. Era amicissimo di Giorgio Almirante e di molti altri esponenti del Msi. Pur avendo inventato il sistema investigativo moderno nel nostro Paese, Tom Ponzi era un personaggio pubblico, uno scrittore, un editore, uno sportivo, un attore. Dopo la sua morte molti giornali lo definitorno “il Nero Wolfe italiano“. Subito dopo la guerra fondò la Mercurius investigazioni, presto ribattezzata Tom Ponzi investigazioni, agenzia con la quale svelò agli italiani il dopoguerra, passando dalle inchieste matrimoniali e familiari, alle ben più comlesse indagini su società, industrie e patrimoni. Addirittura ai tempi di Tangentopoli si offrì pubblicamente di dare una mano agli inquirenti per vedere dove fossero finiti i soldi razziati dai partiti, ma la proposta rimase lettera morta. Anche perché tra il tribunale di Milano e Tom Ponzi non corse mai buon sangue: negli anni Settanta gli fu revocata la licenza e non gli venne mai più restituita. Ma lui non si arrese e continuò a lavorare nonostante molti gli mettessero i bastoni tra le ruote, e non è assurdo pensare che fosse per la sua mai rinnegata fede politica.

Tom Ponzi divenne famoso per il suo eroismo a Terrazzano

Comunque sia, divenne noto a tutti gli italiani nel 1956, con i famosi fatti di Terrazzano, in Lombardia, dove due balordi avevano sequestrato oltre 60 bambini e tre maestre nella locale scuola elementare. Tom Ponzi e un operaio, Sante Zennaro, riuscirono nascostamente a penetrare nell’edificio con una scala a pioli e l’investigatore strappò la pistola a un malvivente e atterrò l’altro con un pugno. Purtroppo la vicenda si concluse tragicamente, perché la polizia per errore sparò e uccise Zennaro che si era presentato sul portone della scuola per annunciare che i due sequestratori si erano arresi. Tom Ponzi in seguito accusò per questo la polizia. Comunque Sante Zennaro ebbe la Medaglia d’Oro al Valor civile, mentre Ponzi  non ottenne alcun riconoscimento. Solo nel 1984 il procuratore della Repubblica Mauro Gresti, in risposta a un esposto dello stesso Ponzi, scrisse che «il Ponzi ebbe in occasione del tragico episodio di Terrazzano un comportamento estremamente coraggioso e di collaborazione fattiva con le forze dell’ordine». Tom Ponzi continuò la sua carriera fino a quando, nei primi anni Settanta, fu coinvolto in un gigantesco scandalo di intercettazioni non autorizzate ai danni dell’azienda Montedison e di alcuni esponenti politici. L’Italia scoprì in quell’occasione che esistevano le intercettazioni telefoniche e che il Grande Fratello era tra noi. Tom Ponzi fu costretto addirittura alla latitanza per non essere arrestato: andò a Nizza con tutta la famiglia. Riuscì a tornare in patria solo dopo cinque anni, assolto con formula piena: tuttavia in quella circostanza gli fu tolta la licenza investigativa e non gli venne mai più ridata. Lui sostenne che era una sorta di “vendetta” per i fatti di Terrazzano, e i familiari sostennero che era anche da attribuirsi alle sue simpatie fasciste. In ogni caso, Tom Ponzi continuò a lavorare intestando l’agenzia ai figli. I suoi fratelli hanno tutti intrapreso la carriera di investigatori. Ma prima di tutto questo, nel 1970, Tom Ponzi interpretò la parte di un commissario di polizia nella miniserie tv I giovedì della signora Giulia, dall’omonimo romanzo di Piero Chiara. Aveva un bellissimo motoscafo Riva Acquarama, con il quale nel 1968 fece stabilire un record di velocità allo sciatore nautico Bruno Cassa nella tratta Pola-Cervia. Tom Ponzi divenne in quegli anni sinonimo di investigazioni, ed ebbe tra i suoi clienti personaggi famosissimi, tra cui possiamo ricordare l’Aga Khan, Enzo Ferrari, Xavier Cugat, Gino Bramieri, Walter Chiari, la famiglia Agnelli, Nelson Rockfeller e moltissimi altri.


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