Che cosa è questo Fascismo…. scritto da Benito Mussolini
23 Marzo 1921 – Dal diario della volontà
– .” Che cosa è questo Fascismo….”
“” Che cosa é questo
fascismo, contro il quale si accaniscono invano i nemici vecchi e
nuovi? Che cosa é questo Fascismo le cui gesta riempiono le
cronache italiane?
Sia concesso a noi, che
abbiamo l’orgoglio di aver lanciato nel mondo questa superba
creatura, piena di tutti gli impeti e gli ardori di una
giovinezza traboccante di vita; sia concesso a noi di rispondere
a queste domande.
Il Fascismo é una grande mobilitazione di forze materiali e morali.Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione.
Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano.
Parliamo schietto: Non importa se il nostro programma concreto, non é antitetico ed é piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese.
Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che é ipoteca arbitraria sul misterioso futuro.
Oggi si compiono i due
anni dal giorno in cui sorsero i Fasci italiani di
Combattimento. Abbiamo appena il tempo di evocare la data. La
battaglia infuria dovunque. Le cronache sono rosse o arrossate
dal latin sangue gentile fascista. E poi, non abbiamo la stoffa
dei commemoratori. Camminiamo avanti e guardando dinanzi a noi.
E’ il nostro stile. Siamo giovani, nati ieri e non abbiamo
storia. O ne abbiamo troppa. Ma non ci pesa. Non grava sulle
nostre anime il passato, perché il tumultuoso presente c’incalza verso
l’avvenire.
Non eravamo in molti,
nella sala di Piazza San Sepolcro due anni fa, quando gettammo
le prime basi della nostra costruzione ideale. Un centinaio
forse. Io stesso non mi cullavo in illusioni eccessive. Mi
contentavo di costituire, in prosieguo di tempo, un centinaio di
Fasci nelle principali città d’Italia.
Il Fascismo non aveva
molti numeri per conseguire un successo di adesioni e di
popolarità. Si chiamava di “combattimento” e questa parola, dopo
quaranta mesi di guerra, suonava ingrata alle orecchie di molta
gente; partiva in lotta contro il rinunciatarismo, il che
alienava al fascismo le simpatie di coloro che fanno
dell'”imperialismo” per tutti i popoli, salvo che per quello
italiano; rivendicava la necessità dell’intervento in guerra e
la grandezza della vittoria, la qual cosa urtava i nervi di
quelli che intendevano superate le storiche differenze di neutralismo e
interventismo, finalmente scendeva in campo apertamente contro
la demagogia socialista che consigliava tutti i malcontenti
delle classi medie ed esasperava, nell’assurda aspettazione del
paradiso russo, tutti i fanatismi politici e le miserie morali
del proletariato.
Dopo due anni di lotte, varie e tempestose vicende, gettiamo uno sguardo sulla strada percorsa; il punto di partenza ci appare straordinariamente lontano. Il Fascismo dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne..
Dopo due anni di lotte, varie e tempestose vicende, gettiamo uno sguardo sulla strada percorsa; il punto di partenza ci appare straordinariamente lontano. Il Fascismo dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne..
Due anni! rapida
successione di eventi! Tumulto e passare di uomini! Giornate
grigie e giornate di sole. Giornate di lutto e giornate di
trionfo. Sordo rintocco di campane funebri; squillore gioioso di
fanfare all’attacco. Fra poco il Fascismo dominerà la
situazione.
Nell’annuale della
fondazione, inchiniamoci dinanzi ai morti e salutiamo in piedi i
vivi che si raccolgono a fiumane attorno alle nostre bandiere.
E’ la migliore gioventù d’Italia, la più sana, la più
ardimentosa. Intanto, dietro le armature possenti, tutto il
cantiere fascista é all’opera. Chi porta le pietre, chi le
depone, chi dirige e traccia i piani.
Avanti, Fascisti! Tra poco saremo una cosa sola! Fascismo e Italia! ( Benito Mussolini, Diario della volontà, 23 marzo 1921 )
Avanti, Fascisti! Tra poco saremo una cosa sola! Fascismo e Italia! ( Benito Mussolini, Diario della volontà, 23 marzo 1921 )
“” Io riconosco e mi
vanto di possedere uno spirito nobile ed alacre: e aggiungo che il
giorno in cui non mi sentissi più stimolato da questa
inquietudine mi riterrei diminuito e liquidato.
Io non mi “adagio” mai in nessuna posizione; non mi siedo non mi addormento sul già raggiunto; non sono un impiegato tardo e marginatore di pratiche, ma un camminante che non riconosce mai nella mèta raggiunta, quella definitiva o suprema.
Ho l’orgoglio di aggiungere a questo quadro auto-biografico che non mi mancano e volontà e tenacia. Sono trenta mesi oramai che io, giorno per giorno, implacabilmente, ho tenuto fermo nella battaglia contro le forze che minacciavano di rovina la Nazione. Trenta mesi di duro lavoro, di quotidiano lavoro, alternato da vittorie e da sconfitte; confortato talvolta da vasti consensi, gelato talora da isolamenti improvvisi. E non ho mai piegato.
Io non mi “adagio” mai in nessuna posizione; non mi siedo non mi addormento sul già raggiunto; non sono un impiegato tardo e marginatore di pratiche, ma un camminante che non riconosce mai nella mèta raggiunta, quella definitiva o suprema.
Ho l’orgoglio di aggiungere a questo quadro auto-biografico che non mi mancano e volontà e tenacia. Sono trenta mesi oramai che io, giorno per giorno, implacabilmente, ho tenuto fermo nella battaglia contro le forze che minacciavano di rovina la Nazione. Trenta mesi di duro lavoro, di quotidiano lavoro, alternato da vittorie e da sconfitte; confortato talvolta da vasti consensi, gelato talora da isolamenti improvvisi. E non ho mai piegato.
Sono infiniti i campi nei
quali possiamo applicare le nostre energie. Comprendo e
compiango quelli che non sanno astrarre dai loro ambienti, vi si
inchiodano e non vedono altro, e non credono alla esistenza di
un più vasto e complesso e formidabile mondo. Sono i riflessi
del campanilismo, riflessi che sono estranei a noi, che vogliamo
sprovincializzare l’Italia e proiettarla come “entità
nazionale” , come blocco fuso oltre i mari e oltre le Alpi.
Ma l’uomo che ha fondato e diretto un movimento e gli ha dato fior di energia, ha diritto di prescindere dalle analisi di mille elementi locali per vedere il panorama politico e morale nella sua antitesi; ha il diritto di vedere dall’alto di una montagna, cioé da un ampio orizzonte, il panorama, che non é di Bologna o di Venezia o di Cuneo, ma é italiano, ma é europeo, ma é mondiale. “
(Benito Mussolini, 19 agosto 1921 – Diario della Volontà).
Ma l’uomo che ha fondato e diretto un movimento e gli ha dato fior di energia, ha diritto di prescindere dalle analisi di mille elementi locali per vedere il panorama politico e morale nella sua antitesi; ha il diritto di vedere dall’alto di una montagna, cioé da un ampio orizzonte, il panorama, che non é di Bologna o di Venezia o di Cuneo, ma é italiano, ma é europeo, ma é mondiale. “
(Benito Mussolini, 19 agosto 1921 – Diario della Volontà).
Prefazione di AUGUSTO TURATI , Diario della volontàà: “””” ….Tutta la fede, l’entusiasmo e la passione del Duce sono espressi nelle pagine del Popolo d’Italia” === “Bisogna leggere e meditare su tutte le pagine, su tutti gli articoli di Mussolini, su tutti i discorsi. Egli é il primo esempio e “modello” di quello che possiamo chiamare Letteratura squadrista.. Mussolini non ha scritto trattati, ma leggendo tutti i suoi articoli, si può mentalmente comporre molto di più, e certo molto di meglio di un trattato”.
…..Queste parole le prime di Arnaldo Mussolini, le seconde di Sergio Pannunzio, ci permettiamo di farle nostre.
Per la mia passione, per la mia febbre di comprensione, ho consultato molti testi, e ho cercato, in essi, la grande parola che potesse dare una ragione alla mia fede. E’ troppo spesso mi sono accorto che mancava il libro: Il Vangelo.
E allora l’ho chiesto e ho potuto averlo (grandissimo dono) nella raccolta del POPOLO d’ITALIA dalla fondazione ad oggi. Mi era necessario. Perché nessuno può vivere e sentire il Fascismo senza ricorrere a queste pagine nelle quali Lui – il Duce – ha incise indistruttibilmente le norme del Regime. Fino a ieri qualche cosa mi mancava. Oggi no e il dono mi supera.
Necessita pertanto fermare in forma elementare i più importanti concetti della nostra struttura politica.
Questo libro, che il camerata Berlutti ha preparato, ha pretesa molto modesta e si rivolge ai giovanissimi ed al popolo.
Con umiltà, ricorrendo al testo unico e perfetto, i discorsi del Duce, ha segnato in forma piana le risposte alle domande che ognuno può rivolgere nel desiderio saggio di conoscere la luce di questa nostra fede nella Patria. “””” (A. Turati)
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LO STATO – LE CORPORAZIONI – CAPISALDI DI POLITICA INTERNACAPISALDI DI POLITICA ESTERA – CAPISALDI DI POLITICA SOCIALE
LA GIUSTIZIA – LA DIFESA NAZIONALE
Punti programmatici esposti da Mussolini al Congresso del 7-11 novembre 1921 a Roma, in occasione della fondazione del Partito Nazionale Fascista, trasformando il suo movimento che si era costituito il 23 marzo del 1919 a Milano in piazza San Sepolcro.
Il programma é meno contraddittorio di allora: ha perso i toni anticapitalistici, antimonarchici, anticlericali, antiborghesi, e su alcune svolte sociali gli é rimasto solo quello antisocialista e per questo sempre più appoggiato e finanziato da agrari e industriali in funzione antisocialista. Il partito trova subito i suoi seguaci fra i gruppi giovanili, i ceti impiegatizi e industriali, la piccola borghesia e i numerosi ex combattenti della Grande guerra.
Ci sono alcune divergenze all’interno del vecchio movimento ma verranno meno nei successivi mesi quando le adesioni rapidamente allargandosi quadruplicarono gli iscritti a 216.000.
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parla Mussolini
” Il Fascismo è costituito in partito politico per rinsaldare la sua disciplina e per individuare il suo “credo”.
La Nazione non è la semplice somma degli individui viventi nè lo strumento dei partiti per loro fini, ma un organismo comprendente la serie indefinita delle generazioni di cui i singoli sono elementi transeunti; è la sintesi suprema di tutti i valori materiali e immateriali della stirpe.
Lo Stato è l’incarnazione giuridica della Nazione. Gli Istituti politici sono forme efficaci in quanto i valori nazionali vi trovino espressione e tutela.
I valori autonomi dell’individuo e quelli comuni a più individui espressi in persone collettive organizzate (famiglie, comuni, corporazioni, ecc.), vanno promossi, sviluppati e difesi, sempre nell’ambito della Nazione a cui sono subordinati.
Il Partito Nazionale Fascista afferma che nell’attuale momento storico la forma di organizzazione sociale dominante nel mondo è la Società Nazionale e che la legge essenziale della vita nel mondo non è la unificazione delle varie Società in una sola immensa Società: “l’Umanità”, come crede la dottrina internazionalistica, ma la feconda e, augurabile, pacifica concorrenza tra le varie Società Nazionali.
Lo Stato
Lo Stato va ridotto alle sue funzioni essenziali di ordine politico e giuridico.
Lo Stato deve investire di capacità e di responsabilità le Associazioni conferendo anche alle corporazioni professionali ed economiche diritto di elettorato al corpo dei Consigli Tecnici Nazionali.
Per conseguenza debbono essere limitati i poteri e le funzioni attualmente attribuiti al Parlamento. Di competenza del Parlamento i problemi che riguardano l’individuo come cittadino dello Stato e lo Stato come organo di realizzazione e di tutela dei supremi interessi nazionali; di competenza dei Consigli Tecnici Nazionali i problemi che si riferiscono alle varie forme di attività degli individui nella loro qualità di produttori.
Lo Stato è sovrano: e tale sovranità non può nè deve essere intaccata o sminuita dalla Chiesa alla quale si deve garantire la più ampia libertà dell’esercizio del suo ministero spirituale.
Il Partito Nazionale Fascista subordina il proprio atteggiamento, di fronte alle forme delle singole Istituzioni politiche, agl’interessi morali e materiali della Nazione intesa nella sua realtà e nel suo divenire storico.
Le corporazioni
Il Fascismo non può contestare il fatto storico dello sviluppo delle corporazioni, ma vuol coordinare tale sviluppo ai fini nazionali. Le corporazioni vanno promosse secondo due obiettivi fondamentali: e cioè come espressione della solidarietà nazionale e come mezzo di sviluppo della produzione.
Le corporazioni non debbono tendere ad annegare l’individuo nella collettività livellando arbitrariamente le capacità e le forze dei singoli, ma anzi a valorizzarle ed a svilupparle.
Il Partito Nazionale Fascista si propone di agitare i seguenti postulati a favore delle classi lavoratrici ed impiegatizie:
** La promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i salariati la giornata (legale) media di otto ore, colle eventuali deroghe consigliate dalle necessità agricole o industriali.
** Una legislazione sociale aggiornata alle necessità odierne, specie per ciò che riguarda gli infortuni, l’invalidità e la vecchiaia, sia agricoli che industriali o im-piegatizi, sempre che non inceppi la produzione.
** na rappresentanza dei lavoratori nel funzionamento di ogni industria, limitatamente per ciò che riguarda il personale.
** L’affidamento ad organizzazioni operaie, che siano moralmente degne e tecnicamente preparate, della gestione di industrie o di servizi pubblici.
** La diffusione della piccola proprietà in quelle zone e per quelle coltivazioni che produttivamente lo consentono.
Capisaldi di politica interna
Il Partito Nazionale Fascista intende elevare a piena dignità i costumi politici così che la morale pubblica e quella privata cessino di trovarsi in antitesi nella vita della Nazione. Esso aspira all’onore supremo del Governo del Paese; a restaurare il concetto etico che i governi debbono amministrare la cosa pubblica non già nell’interesse dei partiti e delle clientele ma nel supremo interesse della Nazione.
Va restaurato il prestigio dello Stato Nazionale e cioè dello Stato che non assistita indifferente allo scatenarsi ed al prepotere delle forze che attentino o comunque minaccino di indebolimento materialmente e spiritualmente la compagine, ma sia geloso custode e difensore e propagatore della tradizione nazionale, del sentimento nazionale, della volontà nazionale.
La libertà del cittadino trova un duplice limite: nella libertà delle altre persone giuridiche e nel diritto sovrano della nazione a vivere e svilupparsi.
Lo Stato deve favorire lo sviluppo della Nazione, non monopolizzando, ma promuovendo ogni opera intesa al progresso etico, intellettuale, religioso, artistico, giuridico, sociale, economico, fisiologico della collettività nazionale.
Capisaldi di politica estera
L’Italia riaffermi il diritto alla sua completa unità storica e geografica, anche là dove non è ancora raggiunta, adempia la sua funzione di baluardo della civiltà latina sul Mediterraneo; affermi sui popoli di nazionalità diversa annessi all’Italia saldo e stabile l’impero dei la sua legge; dia valida tutela agli italiani all’estero cui deve aver conferito diritto di rappresentanza politica.
Il Fascismo non crede alla vitalità e ai principi che ispirano la così detta Società delle Nazioni in quanto che non tutte le nazioni vi sono rappresentate e quelle che lo sono non vi si trovano su di un piede di eguaglianza.
Il Fascismo non crede alla vitalità e alla efficienza, delle internazionali rosse, bianche o di altro colore, perché si tratta di costruzioni artificiali e formalistiche le quali raccolgono piccole minoranze di individui più o meno convinti in confronto delle vaste masse delle popolazioni che vivendo, progredendo o regredendo, finiscono per determinare quegli spostamenti di interessi davanti ai quali tutte le costruzioni internazionalistiche sono destinate a cadere, come la recente esperienza storica documenta.
L’espansione commerciale e l’influenza politica dei trattati internazionali devono tendere a una maggiore diffusione della italianità nel mondo. I trattati internazionali vanno riveduti e modificati in quelle parti che si sono palesate inapplicabili e quindi regolati secondo le esigenze della economia nazionale e mondiale.
Lo Stato deve valorizzare le colonie italiane nel mediterraneo e d’oltre oceano con istruzioni speciali, culturali, e rapide comunicazioni.
Il Partito Nazionale Fascista si dichiara favorevole a una politica di amichevoli rapporti con tutti i popoli dell’oriente vicino e lontano.
La difesa e lo sviluppo dell’Italia all’estero vanno affidate a un Esercito ed una Marina adeguati alle necessità della sua politica e all’efficienza delle altre nazioni, e ad organi diplomatici compresi della loro funzione e forniti di cultura, di animo e di mezzi, sì da esprimere nel simbolo e nella sostanza la grandezza d’Italia di fronte al mondo.
Capisaldi di politica sociale
Lo Stato riconosce la funzione sociale della proprietà privata, la quale è, insieme, un diritto ed un dovere. Essa è la forma di amministrazione che la Società ha storicamente delegato agli individui per l’incremento del patrimonio stesso. Il Partito Nazionale Fascista di fronte ai progetti socialisti di ricostruzione a base di economia pregiudizialmente collettivistica, si pone sul terreno della realtà storica nazionale che non consente un tipo unico di economia agricola o industriale che si dichiara favorevole a quelle forme che garantiscano il massimo di produzione ed il massimo di Benessere.
Il Partito Nazionale Fascista, propugna un regime che spronando le iniziative e le energie individuali (le quali formano il fattore più possente ed operoso della produzione economica) favorisca l’accrescimento della ricchezza nazionale con rinuncia assoluta a tutto il farraginoso, costoso ed antieconomico macchinario delle statizzazioni, socializzazioni, municipalizzazioni ecc. Il Partito Nazionale Fascista appoggerà quindi ogni iniziativa che tenderà ad un miglioramento dell’assetto produttivo, avente lo scopo di eliminare ogni forma di parassitismo individuale o di categoria.
Il Partito Nazionale Fascista agirà:
* perché siano disciplinati le incomposte lotte degli interessi di categorie e di classi e quindi riconoscimento giuridico con conseguenti responsabilità delle organizzazioni operaie e patronali.
* Perché sia sancito e fatto osservare, sempre e comunque, il divieto di sciopero nei servizi pubblici con contemporanea istituzione di tribunali abituali composti di una rappresentanza della categoria operaia o impiegatizia e di una rappresentanza del pubblico che paga.
La giustizia
Vanno intensamente promossi i mezzi preventivi e terapeutici della delinquenza (riformatori, scuole per i traviati, manicomi criminali). La pena, mezzo di difesa della Società lesa nel diritto, deve adempiere normalmente la funzione intimidatrice ed emendatrice: i sistemi penitenziari vanno in considerazione della seconda funzione igienicamente migliorati e socialmente perfezionati (sviluppo del lavoro carcerario).
Vanno abolite le magistrature speciali. Il Partito Nazionale Fascista si dichiara favorevole alla revisione del codice penale militare. La procedura deve essere spedita.
La difesa nazionale
Ogni cittadino ha l’obbligo del servizio militare.
L’Esercito si deve avviare verso la forma della Nazione Armata in cui ogni forza individuale, collettiva, economica, industriale e agricola sia compiutamente inquadrata al fine supremo della difesa degli interessi nazionali.
All’uopo il Partito Nazionale Fascista propugna l’immediato ordinamento di un esercito che in formazione completa e perfetta, da una parte, sorvegli e vigili le conquistate frontiere, e dall’altra, tenga preparati in Paese, addestrati ed inquadrati, gli spiriti, gli uomini ed i mezzi che la Nazione sa esprimere nelle sue infinite risorse nell’ora del pericolo e della gloria.
Agli stessi fini l’Esercito, in concorso con la scuola e con le organizzazioni sportive, deve dare fin dai primi anni, al corpo ed allo spirito del cittadino, l’attitudine per l’educazione al combattimento ed al sacrificio per la Patria. ( BENITO MUSSOLINI)
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“Antiprefazione “
Scrive, AUGUSTO TURATI , in prefazione del Diario della volontà:: “Per la mia passione, per la mia febbre di comprensione, ho consultato molti testi, e ho cercato, in essi, la grande parola che potesse dare una ragione alla mia fede. E troppo spesso mi sono accorto che mancava il libro: Il Vangelo.
E allora l’ho chiesto e ho potuto averlo nella raccolta del POPOLO d’ITALIA dalla fondazione ad oggi. Mi era necessario. Perchè nessuno può vivere e sentire il Fascismo senza ricorrere a queste pagine nelle quali Lui – il Duce – ha incise indistruttibilmente le norme del Regime.
Fino a ieri qualche cosa mi mancava. Oggi no e il dono mi supera.
Necessita pertanto fermare in forma elementare i più importanti concetti della nostra struttura politica.
Questo libro, che il camerata Berlutti ha preparato, ha pretesa molto modesta e si rivolge ai giovanissimi ed al popolo.
Con umiltà, ricorrendo al testo unico e perfetto, i discorsi del Duce, ha segnato in forma piana le risposte alle domande che ognuno può rivolgere nel desiderio saggio di conoscere la luce di questa nostra fede nella Patria. “”
La Dottrina Fascista
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IL FASCISMO SALVEZZA DELLA PATRIA
Quando e come nacque il fascismo?
Il Fascismo nacque dopo la guerra mondiale, allorchè l’Italia non ebbe la pace che meritava, e i difensori furono amnistiati, e gli eroi furono scherniti, feriti e uccisi. Quando i comunisti potettero spadroneggiare prepotentemente e crudelmente sopra alcune regioni d’Italia, e i campi furono abbandonati, e le officine disertate, e gli scioperi aumentavano la miseria, Benito Mussolini gridò: – Basta! – e gli italiani degni di questo nome si strinsero intorno a lui.
Non c’era allora un Governo?
Non c’era un vero Governo: c’erano degli uomini che cercavano di evitare certe responsabilità anzichè affrontarle. Il popolo vedeva, giudicava, e aspettava il momento di liberarsi da quegli uomini.
Il Fascismo era già nato dunque nel popolo?
Si. Prima che nei pochi uomini che si strinsero intorno al Duce, il Fascismo era nella coscienza della Nazione, la quale avvertì il pericolo e giudicò il Governo impotente a salvarla.
Ecco perchè pochi uomini potettero sollevare tutta una Nazione.
Perchè il popolo fu subito col Duce?
Appunto perchè Egli era l’espressione della Patria che non voleva morire: Egli personificava il sentimento del popolo tradito e la volontà tenace della Stirpe.
Ci fu dunque un cambiamento di ministero?
Nell’ottobre 1922 non ci fu un semplice cambiamento di ministero, ma una profonda rivoluzione politica, morale, sociale.
Perchè il Fascismo non seguì la via legale e preferì la rivoluzione?
Perchè un nuovo ministero non avrebbe risolto il problema; lo avrebbe soltanto rinviato.
Soltanto la rivoluzione, dando al Fascismo tutto il potere, poteva assicurare la continuità dell’esperimento, sino al completo raggiungimento del fine.
Quali furono i primi risultati dell’avvento del Fascismo?
Al disordine interno fu sostituito un Governo; cessò l’indisciplina nelle officine; cessarono gli scioperi; fu rimessa in attività tutta la produzione del paese; fu ispirato ai funzionari un maggior senso di dovere e di responsabilità; fu impresso un andamento più severo ed energico alle funzioni dello Stato, delle Provincie e dei Comuni.
Oggi che cosa è questo Fascismo?
Oggi il Fascismo è un movimento sindacale che raccoglie tutte le forze produttrici della Nazione obbedienti alla stessa legge e alla medesima idea. È un movimento politico con milioni di iscritti di una stessa fede adamantina. È un movimento militare con un vero esercito di Camicie Nere. E tutto ciò è fuso in una devozione quasi religiosa: la devozione alla Patria.
Il Fascismo non è forse un partito?
Si, ma non soltanto un partito, bensì una fede, che ha conquistato il popolo italiano.
Questa fede potrà modificare il popolo italiano?
Questa fede modificherà profondamente lo spirito del popolo italiano: darà ad esso un nuovo modo di vivere.
Qual’ è questo modo di vivere?
Vivere coraggiosamente, pericolosamente; sentire ripugnanza per la vita comoda e molle, essere sempre pronti a osare tanto nella vita individuale quanto nella collettiva; amare la verità e aborrire la menzogna; amare la schietta sincerità e aborrire ciò che è subdolo; sentire in ogni ora l’orgoglio d’essere italiani; lavorare con disciplina; rispettare l’autorità.
E il Fascismo vuole imporre questo modo di vita?
Il Fascismo l’ha già imposto per forgiare la grande Italia dei nostri poeti, dei nostri guerrieri, dei nostri martiri. Di un popolo che invecchiava soddisfatto di meschini interessi, il fascismo ha fatto un popolo nuovo che ha una superba meta da raggiungere.
Se il Fascismo vuole costruire, perchè qualche volta abbatte?
Se qualche volta abbatte, distrugge, è per preparare le fondamenta del futuro edificio. Come il muratore non può costruire se non ha spianato e liberato il terreno da sassi e dai pruni, così il Fascismo non potrebbe costruire ove fosse ancora la vecchia mentalità, le vecchie camarille, i vecchi interessi egoistici.
Qual è la meta ultima?
Il secolo scorso è stato il secolo della nostra indipendenza. Il secolo attuale deve essere il secolo della nostra potenza: potenza in tutti i campi, da quello della materia a quello dello spirito.
Che cosa occorre per raggiungerla?
Occorre soltanto che i militi dell’idea fascista abbiano la volontà di raggiungerla a qualunque costo.
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COME I MILITI DEVONO SERVIRE L’IDEA FASCISTA
Di che cosa ha bisogno un’idea per trionfare?
Perchè un’idea possa trionfare ha bisogno di servitori fedeli, di militi disciplinati, di credenti intransigenti.
Chi è fedele servitore del Fascismo?
Non è fedele servitore del Fascismo cioè non è un buon fascista, chiunque pensa che la propria fortuna vale più di quella della Patria. È fedele servitore del fascismo ogni fascista che si considera soldato anche se non indossa il grigio verde; soldato anche quando lavora nell’ufficio, nelle officine, nei cantieri, o nei campi; soldato legato a tutto il resto dell’esercito.
Come deve essere la disciplina del vero fascista?
La disciplina del vero fascista deve essere silenziosa, operante e devota.
Che significa disciplina silenziosa, operante e devota?
Significa che la disciplina deve essere nello spirito più che nella forma; che non deve manifestarsi solo nella parata, ma essere sentimento che anima la vita.
Ma se obbedire costa sacrificio?
La vera, la saggia, la santa disciplina è nell’obbedire quando dispiace, quando rappresenta sacrificio.
E se questa disciplina non venisse accettata?
Se questa disciplina non venisse accettata, verrebbe imposta.
Non sono permesse mormorazioni o critiche?
Il Fascismo bandisce dalle sue file i litigiosi, quelli che hanno bisogno costante di creare difficoltà, che non potrebbero vivere senza seminare intorno a sé il litigio e la discordia.
Anche i capi hanno una disciplina?
Si: la disciplina serve anche a chi comanda. Solo obbedendo ed avendo l’orgoglio umile, ma severo, di obbedire, si conquista poi il diritto di comandare.
Perchè bisogna obbedire a un Capo?
Perchè nella subordinazione di tutti alla volontà di un Capo, che non è la volontà capricciosa, ma è la volontà seriamente meditativa, e provata dagli avvenimenti, il Fascismo ha trovato la sua forza ieri e troverà la sua forza e la sua gloria domani.
Quali limiti ha questa obbedienza al Capo?
Non deve aver limiti. Bisogna obbedire anche se il Capo chiede troppo. Se qualche volta il Capo del Fascismo è duro, se qualche volta è inflessibile, se qualche volta pare che voglia comprimere e chiedere più dello stretto necessario, è perchè porta sulle spalle il peso formidabile del destino di tutta la nazione.
I veri fascisti hanno l’obbligo di aiutarlo a portare il grave fardello.
Come il fascista deve allora trattare il non fascista?
Vi sono dei cittadini non iscritti al partito, ma onesti, lavoratori, disciplinati. Essi vanno rispettati.
Vi sono degli altri che sordamente si adoperano ai danni del Fascismo: combatterli senza quartiere è un dovere.
Anche con la violenza?
Anche con la violenza, se questa è necessaria: ma poichè il Fascismo è forte e nessun pericolo lo minaccia, la violenza non è necessaria.
E se sarà necessaria?
Quando sarà necessaria essa non dovrà essere lasciata all’arbitrio di ognuno.
In ogni circostanza poi non dovrà andare mai disgiunta dal senso di cavalleria e di generosità; dovrà essere sempre guidata da un’idea e mai da un basso calcolo.
Ma è morale la violenza?
Quando è una dolorosa necessità, quando è una necessità chirurgica, la violenza è morale, più morale del compromesso e della transazione.
Quali violenze sono da riprovare?
Le violenze spicciole, le violenze brute, non intelligenti, quelle che hanno carattere di vendetta personale e non di difesa nazionale, soprattutto quelle di dieci contro uno.
È da augurarsi però di non doverla mai usare?
Certo. La violenza può essere necessità durissima di certe determinate ore storiche, ma ogni fascista deve portare nel cuore il sogno dell’Italia pacifica, concorde, laboriosa, in cui tutti si sentano figli della stessa Patria.
Allora la Camicia Nera non è simbolo di violenza?
No. La Camicia Nera è simbolo di ardente devozione alla Patria, di spirito di sacrificio, di coraggio e di forza, ma non di violenza: essa perciò non può essere indossata se non da coloro che nel petto albergano una fede pura.
Basta la fede?
Si, se la fede nasce da una volontà ferrea, tenace, che non indietreggia davanti ad alcun ostacolo.
Come si costruisce la propria volontà?
Non si costruisce con gli evviva e con gli alalà, ma con la fatica quotidiana, aspra, dolorosa, che non vuole e non chiede conforto di parole.
Qual è il comandamento del fascista?
Ecco il comandamento del fascista:ama il lavoro per l’orgoglio che dà all’individuo e per l’armonia che crea nella Nazione.
Fa che la fede vinca sempre su la ragione egoista del tornaconto, del puntiglio e del personalismo.
Pensa che ogni bega ed ogni dissenso sono un ritardo frapposto all’ordine mirabile del Costruttore.
Pensa che ogni gesto inconsulto è un’offesa a coloro che realmente combatterono nella guerra e nella Rivoluzione.
Come deve vivere il vero fascista?
Il fascista puro, degno, veramente servi fedele e milite disciplinato dell’idea, deve contentarsi di servire con devota umiltà la Nazione.
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LA NAZIONE E LE SUE BASI
Che cosa è la Nazione?
Oltre cinquanta milioni di italiani che hanno lo stesso linguaggio, lo stesso costume, lo stesso sangue, lo stesso destino, gli stessi interessi: una unità morale, politica ed economica che si realizza integralmente nello Stato fascista: ecco la Nazione.
Un cittadino però può vivere a sé?
Vivere a sé per amore di tranquillità significa disinteressarsi della Nazione per egoismo, e ciò è da vile, ed essendo da vile non è fascista.
Poi non è possibile straniarsi dalla vita della Nazione.
Perchè non è possibile?
Non è possibile, anche volendo, perchè non è possibile rinnegare la propria madre.
Che cosa ci lega alla Nazione?
Ciò che soprattutto ci lega alla Nazione è l’orgoglio di sentirci suoi figli, l’orgoglio
di esser figli di questa Italia che le altre genti invidiano per il suo passato glorioso e
il suo sicuro fulgido avvenire.
Anche il Fascismo sente l’orgoglio del passato?
Si, ma per il Fascismo esso non è un orgoglio di passività: bisogna essere degni di quella grandezza, non viverci sopra, non sfruttarla come figli degeneri.
Dire: “Noi siamo grandi perchè fummo grandi”, no!
Noi saremo grandi quando il passato sarà un impulso, un fermento di vita.
C’è anche un interesse che ci lega alla Nazione?
Quali che siano le fortune della Patria, un figlio le resta sempre devoto; ma se la Nazione è pacifica, è concorde, è laboriosa, è prospera ed è ricca, è evidente che tutti coloro che sono in essa ne trarranno beneficio. Sta in ciò l’interesse che ci lega alla Nazione.
Che occorre perchè la Nazione sia potente?
Non si arriva alla potenza senza una disciplina interna, senza la collaborazione intelligente, razionale, quotidiana di tutte le energie. Soltanto così la Nazione apparirà come un esercito solo, inquadrato, saldo, sereno e silenzioso.
Siamo dunque servitori della Nazione?
Dobbiamo sentirci tutti servitori della Nazione, a cominciare da Capo del Governo. Dobbiamo avere l’orgoglio sacro di questa devota servitù.
Che cosa ci chiede la Nazione?
Soltanto questo: l’adempimento silenzioso del nostro dovere.
Qual è questo dovere?
È il dovere del figlio verso la madre. Amarla gelosamente, tenacemente, devotamente.
Onorarla con ogni atto della propria vita.
Aver fede nei destini di essa, non dubitarne mai, non permettere che altri ne dubiti.
Servirla fedelmente, senza chiedere, senza neanche aspettare compensi.
Lavorare con l’orgogliosa certezza di giovarle.
Difenderla dentro e fuori da qualsiasi nemico.
Perdonare tutto al fratello disgraziato, eccetto un atto, una parola ostile alla Patria.
Adoperarsi perchè il Governo possa interamente ed efficacemente esplicare la sua opera.
Quali sono, secondo il Fascismo, le basi della Nazione?
Il Fascismo considera basi della società nazionale lo Statuto, la Monarchia, la Chiesa, il Parlamento, l’Esercito.
Che cos’è lo Statuto?
Lo Statuto è il Patto tra il Re e l’Italia stipulato nel 1848, quando l’Italia era formata dal Piemonte, dalla Liguria, dalla Sardegna e dalla Savoia.
È dunque un patto inviolabile?
Si, non potrà assolutamente essere violati in ciò che è conquista incorruttibile del nostro Risorgimento, ma potrà essere aggiornato per renderlo, là dove è incompleto o manchevole, consono ai nostri tempi.
E potrà essere modificato un patto tanto solenne?
Il potere legislativo può modificare lo Statuto, e l’ha già fatto per parecchi articoli che sono stati adattati a bisogni nuovi non prevedibili nel 1848.
Qual è la più importante di queste modificazioni?
L’inserzione del Gran Consiglio Fascista tra i massimi organi della Costituzione italiana al fine di regolare i supremi rapporti tra il Sovrano, il Governo e la Nazione, salvaguardando così gli inesorabili sviluppi della Rivoluzione Fascista.
E la Monarchia che cos’è per il Fascismo?
La Monarchia è il simbolo sacro, glorioso, tradizionale, millenario della Patria.
Perchè la Rivoluzione fascista non l’ha toccata?
Perchè essa rappresenta la continuità storica della Nazione e adempie perciò ad un compito d’una importanza incalcolabile.
Non solo la Rivoluzione fascista non l’ha toccata, ma l’ha fortificata, l’ha resa più augusta.
E la Monarchia si oppose al Fascismo?
Non si oppose e non poteva, perchè il Fascismo si prefiggeva, prima di tutto, di ristabilire il prestigio dell’autorità.
Del resto, Casa Savoia non si è mai opposta alla volontà popolare. E nell’ottobre del 1922 permise d’immettere nelle stracche arterie dello Stato Parlamentare la nuova impetuosa corrente fascista uscita dalla Guerra ed esaltata dalla Vittoria.
Perchè la Chiesa è considerata una delle basi della società nazionale?
Perchè la Religione è patrimonio sacro dei popoli e la Chiesa ne ha la suprema podestà.
Che cosa il Fascismo riconosce alla Chiesa?
Il Fascismo riconosce alla Chiesa questa suprema podestà, la sua universalità, la sua necessaria libertà nel campo religioso, la forza morale immensa esercitata nel mondo ed ha imposto ed impone nella vita pubblica il massimo rispetto per la Chiesa.
Ha la Chiesa qualche particolare significato per il Fascismo?
Per il Fascismo la tradizione latina ed imperiale di Roma è rappresentata anche dal Cattolicesimo, che è un’idea universale che si irradia da Roma.
Può il Fascismo non essere religioso?
No. Il Fascismo non è ateo, è un esercito di credenti. Soltanto la religione rende possibile la realizzazione dei grandi ideali umani. La scienza cerca affannosamente di spiegare i fenomeni della vita, ma non arriva a spiegare tutto: rimane sempre una zona di mistero, una parete chiusa su cui una sola parola deve essere scritta: “Dio”.
E l’Esercito che cosa rappresenta per il Fascismo?
L’Esercito ha diritto al maggior rispetto e alla devozione più profonda: infatti esso occupa un posto d’onore nello spirito degli italiani devoti alla Patria.
E perchè in altri tempi era possibile vilipendere l’Esercito?
Erano tempi bastardi. Se oggi i soldati possono portare sul petto i segni della gloria da loro conquistata in guerra, se i mutilati non sono costretti a piangere sui loro moncherini, lo si deve al Fascismo.
Qual è il compito dell’Esercito secondo il Fascismo?
Il Fascismo non chiede all’Esercito nulla che non sia l’adempimento del suo dovere. L’Esercito ha un compito solo, il compito supremo: prepararsi per essere pronto in ogni momento a difendere gli interessi della Nazione.
E il compito della Milizia?
Il compito della Milizia è la difesa della Nazione e della Rivoluzione fascista.
È un supplemento all’Esercito?
No, non è e non deve essere un supplemento all’Esercito, o, peggio, un doppione dell’Esercito: i suoi compiti sono tali che l’Esercito, per la sua stessa natura, non puo’ più sopportare: e sono compiti limitati, specifici, nettamente definiti, in modo da evitare contrasti.
Di chi è composta la Milizia?
È composta di cittadini, contadini, operai, combattenti che lavorano tutta la settimana e si presentano solo quando sono chiamati. La Nazione fa affidamento sul loro spirito volontaristico.
Chi la comanda?
I tre quarti degli ufficiali della Milizia vengono dall’Esercito: quasi tutti i comandanti sono generali dell’Esercito. Capo supremo è il Duce.
Questo è una garanzia della completa devozione della Milizia alla Patria.
Quali sono pertanto gli organi fondamentali del Regime?
Sono tre: il Partito che è la riserva politica del Regime, mentre le Corporazioni ne sono la riserva economica e la Milizia ne è la sua salvaguardia militare.
Qual’ è il compito del Partito?
Il partito deve fascistizzare la Nazione dall’alto al basso e dal basso all’alto, il Partito deve dare le classi dirigenti fasciste per tutte le istituzioni maggiori e minori del Regime.
Il Fascismo e il Partito sono una cosa sola?
Il Fascismo non è soltanto un raggruppamento d’italiani intorno ad un determinato programma realizzato e da realizzare, ma è soprattutto una fede che ha avuto i suoi confessori e nei cui ordinamenti operano, come militanti, gli Italiani nuovi. Il Partito è la parte essenziale di questi ordinamenti e la funzione del Partito è fondamentalmente indispensabile per la vitalità del Regime.
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LO STATO FASCISTA
Che cosa è lo Stato?
Lo Stato è l’organizzazione politica e giuridica della Società Nazionale, e si estrinseca in una serie di istituzioni di vario ordine.
Ma più precisamente, secondo il Fascismo, che cosa è lo Stato?
Secondo il Fascismo lo Stato è l’Autorità suprema che subordina l’attività e gli interessi sei singoli cittadini all’interesse generale della Nazione.
Questa Autorità si esplica col potere esecutivo.
E gli interessi della Nazione coincidono allora con gli interessi dello Stato?
Si. Lo Stato non può essere che la espressione unitaria, assoluta della volontà, della potenza e della coscienza della Nazione intesa come espressione di razza, e tutto ciò che è dentro i confini della Nazione deve essere sottoposto all’autorità dello Stato. Lo Stato inteso in questo sensi ha non solo il dovere ma ha il diritto di fissare le norme, le vie e le leggi con le quali, e attraverso le quali, l’attività delle classi e degli individui è nettamente determinata.
Che cos’è il Potere esecutivo?
È il potere onnipossente ed operante nella vita della Nazione: il potere che decreta le cose più grandi che possono avvenire nella storia di un popolo: è il potere che dichiara la guerra e conclude la pace.
È allora un Potere sovrano?
Questo potere esecutivo, che dispone di tutte le forze armate dello Stato, è il potere sovrano della Nazione. Capo supremo di esso è il Re.
Questa nuova concezione dello Stato urta contro vecchie concezioni?
Si. Urta contro la concezione dello Stato marxista e contro la concezione dello Stato liberale, ambedue poggiate su errori fondamentali.
Qual è l’errore fondamentale del marxismo?
L’errore fondamentale del marxismo è quello di credere che nello Stato vi siano due classi soltanto: quella degli operai e quella dei capitalisti. Errore maggiore il credere che queste due classi siano in perenne contrasto fra di loro. Il contrasto vi può essere, ma è di un momento e non è sistematico.
In merito alla lotta di classe quale differenza v’è tra il marxismo e il Fascismo?
Questa: che per i socialisti la lotta di classe è la regola, mentre per il Fascismo la lotta di classe è la eccezione: la collaborazione di classe per loro è la eccezione e per il Fascismo la regola.
Perchè la lotta di classe non potrebbe essere la regola?
La lotta di classe può essere un episodio nella vita di un popolo, non può essere la regola quotidiana, perchè, se fosse la regola, produrrebbe la distruzione della ricchezza e quindi la miseria universale.
Allora capitale e lavoro non sono termini in opposizione?
No. Capitale e lavoro non sono due termini in opposizione, sono due termini che si completano: l’uno non può fare a meno dell’altro, e quindi devono intendersi.
Come devono intendersi?
Collaborando reciprocamente.
È nell’interesse degli industriali che gli operai siano sereni, conducano una vita tranquilla, e non siano assillati da bisogni insoddisfatti.
Ma è anche nell’interesse degli operai che la produzione si svolga con ritmo ordinato, poichè il lavoro è la cosa più solenne, più nobile, più religiosa della vita.
Anche il socialismo riconosceva i legittimi diritti degli operai?
Si, ma perchè riteneva che il numero, la massa, la quantità senz’altro potesse creare un tipo speciale di civiltà nell’avvenire.
Il Fascismo, invece, vuole il benessere del proletariato perchè è convinto che non ci può essere nazione tranquilla, concorde e forte, se i suoi operai sono condannati a condizioni di vita disagiata.
È dunque giusto che gli operai vogliano migliorare le loro condizioni di vita?
È giusto ed è legittimo che gli operai si difendano per migliorare le loro condizioni di vita, materiali e morali. Ma per far ciò non è necessario di seguire le chimere internazionalistiche; per far ciò non è necessario di rinnegare la Patria e la Nazione, perchè è assurdo, prima ancora di essere criminoso, rinnegare la propria madre.
Perchè il Fascismo ha combattuto i dirigenti del socialismo?
Se il Fascismo non può avversare le legittime aspirazioni dei lavoratori, ha il preciso dovere di combattere i falsi profeti, che, profittando della ingenuità e della ignoranza delle masse, dei loro reali bisogni, delle reali loro sofferenze, le spingevano ciecamente e brutalmente contro la Nazione.
I capitalisti non sono i nemici del proletariato?
Secondo la dottrina socialista, i capitalisti sono gli aguzzini, i vampiri del povero proletario. Secondo la dottrina fascista, i capitalisti moderni sono dei capitani di industria, dei grandissimi organizzatori; uomini che hanno e devono avere altissimo senso di responsabilità civile ed economica, uomini dai quali dipende il destino di migliaia e decine di migliaia di operai.
E che cosa è la proprietà?
La proprietà non è già un furto, come si legge nella bassa letteratura socialista, ma spesso è il risultato di risparmi e di fatiche da parte di gente che si è sottoposta a prove durissime, si è spesso privata del necessario pur di raggranellare quel peculio che ha poi il sacrosanto diritto di trasmettere a coloro che verranno dopo.
Allora la proprietà è un diritto?
Si, ma non è soltanto un diritto, bensì anche un dovere; non è un bene egoistico, ma piuttosto un bene che bisogna impiegare e sviluppare a vantaggio degli altri.
Qual è l’errore fondamentale dello Stato liberale?
L’errore fondamentale dello Stato liberale è quello della neutralità assoluta davanti alle competizioni collettive dei cittadini, i quali possono combattersi sino ad annullarsi e a colpire, di conseguenza, lo stesso Stato.
Quali erano le relazioni tra il popolo e lo Stato prima del Fascismo?
Durante gli anni del regime demo-liberale, le masse lavoratrici guardavano con diffidenza allo Stato, la cui autorità non era benefica a loro; erano al di fuori dello Stato e perciò operavano senza curarsi di esso; erano contro lo Stato che consideravano come un nemico d’ogni giorno e di ogni ora.
Quale posizione prendeva lo Stato liberale nei conflitti fra capitale e lavoro?
Davanti ai conflitti fra capitale e lavoro lo Stato liberale si tirava in disparte, e solo quando il contrasto veniva a minacciare troppo pericolosamente e apertamente la compagine statale, esso interveniva e troncava il contrasto pronunciando la sentenza.
E risolveva il conflitto?
Non lo risolveva, perchè nessuna delle parti accettava l’arbitrato, non riconoscendo allo Stato il diritto di sentenziare, ma preoccupandosi piuttosto di sfuggire alla volontà statale.
Che cosa si è sostituito al vecchio Stato?
Al vecchio Stato ormai sepolto, si è sostituito lo Stato corporativo nazionale, lo Stato che raccoglie, controlla e accorda gli interessi di tutte le classi sociali.
È possibile questa corporazione integrale?
Si, ma solo sul terreno dello Stato, perchè solo lo Stato sta al disopra degl’interessi contrastanti dei singoli e dei gruppi, per coordinarli a un fine superiore. L’attuazione è resa più spedita dal fatto che tutte le organizzazioni economiche riconosciute, garantite, tutelate nello Stato corporativo, vivono nel Fascismo; accettano cioè la dottrina e la pratica del Fascismo.
Qual è il caposaldo dello Stato fascista?
Il caposaldo dello Stato fascista è lo Stato forte: cioè lo Stato capace di difendersi e di difendere la Nazione da tutti gli attacchi.
Il concetto di Stato forte non urta contro il concetto di libertà?
Il concetto di Stato fascista urta certamente contro il vecchio concetto di libertà, per cui un cittadino può tutto, perfino impunemente cospirare contro lo Stato, vilipendere le istituzioni e negare la Patria.
Qual è il giusto concetto di libertà?
Il concetto di libertà non può essere assoluto, perchè nella vita nulla vi è di assoluto. Anche nelle prime società barbare non era possibile la libertà illimitata, la libertà di fare ciò che si vuole contro l’altro individuo o contro la comunità. Anche allora c’era un capo, una legge o semplicemente un patto che limitava la libertà individuale.
Allora il concetto di libertà può essere modificato dalle vicende storiche?
Certo, il concetto di libertà cambia secondo le vicende e il grado di civiltà.
C’è una libertà in tempo di pace e una libertà in tempo di ricchezza che non può essere goduta in tempo di povertà.
E come allora ogni partito invoca la libertà?
Ogni partito invoca non la libertà, ma la propria libertà. La libertà dei comunisti, infatti, non è quella dei democratici, e la libertà dei liberali non è quella dei popolari.
A ogni modo, la libertà è un diritto del cittadino?
Nella concezione fascista la libertà non è un diritto del cittadino, è un dovere del cittadino. È dovere del cittadino giudicare liberamente, lavorare liberamente, servire liberamente la Nazione.
La libertà non è una concessione del Governo; è una conquista che i cittadini devono fare sopra se stessi, per rendersi cioè assolutamente liberi da ogni altra idea, da ogni partito davanti alla Patria.
Quale libertà Fascismo non potrà mai dare?
Se per libertà s’intende il diritto di sospendere ogni giorno il ritmo tranquillo e ordinato del lavoro della Nazione; se per libertà s’intende il diritto di cospirare contro lo Stato; se per libertà s’intende il diritto di offendere simboli della Religione, della Patria e dello Stato, questa libertà il Fascismo non la darà mai.
Quali sono allora le libertà del Fascismo?
Quella di lavorare, quella di possedere, quella di onorare pubblicamente Dio, quella di esaltare la Patria e le istituzioni, quella di avere la coscienza di se stesso e del proprio destino, quella di sentirsi un popolo forte e non già un semplice satellite della cupidigia e della demagogia altrui. Ecco le libertà, già compromesse o perdute, e ridate dal Governo fascista al popolo italiano.
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CAPITALE E LAVORO
Perchè il lavoro è dovere sociale?
Il lavoro è dovere sociale perchè colui che lavora non fa soltanto il suo interesse, ma collabora agl’interessi della Nazione.
Allora le sorti del lavoratore sono legate a quelle della Nazione?
Si. Le sorti del popolo lavoratore sono intimamente legate alle sorti della Nazione. Se la Nazione grandeggia, anche il popolo diventa grande e ricco; ma se la Nazione perisce, anche il popolo muore.
Per questa superiore ragione sociale la collaborazione tra capitale e lavoro è indispensabile.
Da che cosa è regolata la collaborazione tra capitale e lavoro nello Stato fascista?
La collaborazione tra capitale e lavoro nello Stato corporativo fascista è regolata dalla Carta del Lavoro.
Che cosa è la Carta del Lavoro?
La Carta del Lavoro è una specie di statuto il quale determina la formula dell’accordo che deve regolare la prestazione dell’opera.
Perchè lo Stato fascista tutela il lavoro?
Perchè il lavoro, sotto tutte le sue forme intellettuali, tecniche e manuali – è un dovere sociale; e come tale, e soltanto come tale, lo Stato lo tutela e lo disciplina.
Significa ciò che l’organizzazione è obbligatoria?
No. L’organizzazione sindacale o professionale è libera; ma solo il sindacato legalmente riconosciuto e sottoposto al controllo dello Stato ha diritto di rappresentare la categoria di datori del lavoro e di lavoratori per cui è costituito.
Quali diritti concede questo riconoscimento?
L’organizzazione sindacale riconosciuta dallo Stato, per questo riconoscimento, può tutelare i suoi iscritti di fronte allo Stato e alle altre associazioni professionali, stipulare contratti collettivi di lavoro, imporre contributi agli appartenenti, esercitare, rispetto ad essi, funzioni delegate di interesse pubblico.
Allora le corporazioni sono organi dello Stato?
La legge infatti le riconosce come organi di Stato.
Quali doveri hanno verso lo Stato i datori di lavoro?
Le associazioni professionali di datori di lavoro hanno l’obbligo di promuovere in tutti i modi l’aumento e il perfezionamento della produzione e la riduzione dei costi.
Come lo Stato interviene nelle controversie del lavoro?
Interviene con la Magistratura del Lavoro che è organo creato a tale scopo: essa opera quando le controversie sono causate da inadempienze dei contratti o da nuove condizioni di lavoro.
Che cosa si è raggiunto con la Carta del Lavoro?
Dopo secoli di lotte feroci e sterili si è raggiunta l’armonia delle varie classi: la solidarietà fra tutti i cittadini di fronte agli interessi superiori della Patria.
Questi interessi sono i limiti a ogni diritto individuale, da quelli della proprietà a quelli del lavoro e del salario.
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LA VITA E LA FORZA DELL’ITALIA FASCISTA
La fede, la disciplina, il lavoro, la produzione basteranno ad assicurare l’avvenire, il benessere e la potenza dell’Italia e degli italiani?
No, tutto ciò è poggiato sulla vitalità e sulla natalità del popolo italiano. Bisogna rammentare che la prima forza di una nazione, la possibilità della sua potenza e del suo benessere sta nel numero dei suoi figli.
Ma il popolo italiano non è forse il più prolifico?
Non è vero; la verità è diversa ed è triste; anche in Italia diminuiscono le nascite.
Il moto di diminuzione non è soltanto progressivo, ma si accelera ogni anno di più. I morti superano i nati. Le culle sono vuote, i cimiteri si allargano.
Come si spiega allora che le città diventano sempre più popolose?
Le città diventano popolose ma non per virtù proprie, sibbene perchè vi accorrono i rurali. Così si fa il deserto nei campi; ma quando il deserto estende le sue plaghe alla abbandonate e bruciate, la città è presa alla gola; nè i suoi commerci, nè le sue industrie possono ristabilire l’equilibrio ormai irreparabilmente spezzato perchè le famiglie rurali che prima erano prolifiche, fattesi cittadine, divengono sterili.
Come si porta’ impedire la diminuzione delle nascite?
È stato chiaramente dimostrato che la sterilità dei cittadini è in relazione diretta coll’aumento sproporzionato della città.
Occorre con ogni legge favorevole tener fermi i contadini e gli operai ai campi e ai piccoli centri; bonificare tutte le contrade oggi malsane per dare possibilità di lavoro e di vita ai rurali; occorre venire in aiuto con provvidenze varie alle famiglie che hanno ricca figliolanza.
Questo non è già ciò che il regime farà; è ciò che ha già fatto o è in via di fare.
E si potrà riuscire?
Non sarà impossibile, perchè il popolo italiano è ancora capace di reazione, perchè il suo costume morale è sano e viva è la sua coscienza religiosa.
E se non si riuscisse?
Sarebbe la morte della Nazione. Una nazione esiste non solo come storia e come territorio, ma come massa umana che si riproduce di generazione in generazione. Caso contrario è la servitù o la fine.
Se non si riuscisse ogni opera della rivoluzione fascista cadrebbe nel nulla.
Perchè?
Perchè a un certo momento campi, scuole, caserme, navi, officine non avranno più uomini.
Ma la natalità sarà quello che distinguerà il popolo fascista dagli altri popoli europei, in quanto indicherà la sua vitalità e la sua volontà di tramandare questa vitalità nei secoli.
Ma ci sarà posto e lavoro per altri milioni d’italiani?Si, lo ha detto il Duce.
In una Italia tutta bonificata, coltivata, irrigata, disciplinata, cioè fascista, c’è posto e pane ancora per dieci milioni di uomini. Sessanta milioni d’italiani faranno sentire il peso della loro massa e della loro forza nella storia del mondo.
Qual è dunque il comandamento del Duce?
Tornare alla Terra. Non si può parlare di ricostruzione nazionale, non si può parlare di grandezza da conquistare, se non si risolve il problema agrario.
Perchè?
Perchè l’Italia ha nella terra la sorgente maggiore di produzione e di ricchezza, e il cittadino italiano è, nel suo intimo, contadino anche quando non maneggia gli strumenti agricoli.
In che cosa essenzialmente consiste il problema agrario?
Essenzialmente consiste nella necessità urgente di ricavare dal suolo nazionale tutto quanto occorre alla vita materiale della Nazione, perchè questa possa vivere del suo e affrancarsi da ogni dipendenza straniera.
Gli altri Governi non hanno studiato l’importante problema?
Sempre il problema agrario è stato studiato dai Governi; ma il Fascismo ha sostituito la volontà tenace al desiderio vago, il provvedimento pronto ai lunghi studi delle Commissioni.
Potrà essere risolto il problema agrario?
Deve essere risolto, e sarà risolto. Il Duce, che ha viva simpatia per i rurali, tanto da qualificarsi con orgoglio contadino, vuole risolverlo, anche per un preciso dovere verso i contadini.
Che cosa occorre prima di tutto?
Prima di tutto occorre che i lavoratori restino affezionati alla loro terra, non se ne allontanino, ma formino quasi una cosa sola con essa.
Come si potrà impedire che i contadini si allontanino dalla terra?
Aiutandoli perchè trovino il loro tornaconto a restare contadini; facilitando le varie forme di compartecipazione agli utili delle aziende agricole; consentendo che, per gradi, senza sbalzi repentini, che nuocerebbero all’economia rurale, essi giungano al pacifico possesso della terra.
Il contadino merita questo interessamento dal Governo?
Si. Non bisogna dimenticare che i nostri contadini, sani di corpo e di spirito, fecero la guerra eroicamente, e poi fermarono, col loro buon senso e il loro attaccamento alle istituzioni, la marea bolscevica che minacciava la Nazione. Essi hanno intatte le più belle virtù della nostra razza e costituiscono la spina dorsale della Nazione.
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LA PATRIA NEL MONDO
Quali sono i capisaldi della politica fascista?
Sono due: la dignità e l’utilità nazionale. Il Fascismo non farà mai una politica estera che non salvaguardi gelosamente la dignità dell’Italia; o non ne difenda a viso aperto i giusti interessi.
Esso segue perciò una politica di pace ma non di suicidio.
Che cosa significa precisamente: politica di pace ma non di suicidio?
Significa una politica che mira sinceramente e volontariamente a mantenere la pace, senza per questo compromettere l’onore e l’interesse, cioè la vita della Nazione, in omaggio a false ideologie.
Quali sono queste false ideologie?
È falsa ideologia che il diritto vinca sempre sulla violenza, che il bene vinca sempre sul male; sono false ideologie la pace perpetua e universale, la fratellanza dei popoli, ecc., ecc.
Ma una volta il popolo italiano non ha creduto a queste ideologie?
L’Italia ha creduto a queste ideologie e ha sinceramente operato a servizio di esse, ma l’esperienza della pace dopo la guerra fu amara. A sue spese l’Italia imparò che le nazioni le quali proclamano più forte quei principi, agiscono poi per i loro egoismi.
La Società delle Nazioni non è sufficiente garanzia per la giustizia e la pace?
Ammettiamo pure che la Società delle Nazioni abbia la buona intenzione di assicurare la pace; ma i mezzi di cui essa dispone non danno la sicurezza della buona riuscita.
Un disarmo generale non assicurerebbe la pace?
Nessuno può essere contrario a qualsiasi tentativo di disarmo, ma bisogna essere prudenti e circospetti.
Il Fascismo, che ama guardare la realtà fin nel suo profondo, non crede per ora alla possibilità del disarmo. Se anche esso fosse universale, completo, sincero, simultaneo, controllato, sarebbe sempre soltanto disarmo militare. Gli spiriti guerreschi sopravviverebbero e sopravviverebbe la possibilità che un popolo grande ingoi un popolo piccolo.
Allora avremo altre guerre?
Nessuno può sapere che cosa riserbi il destino all’Italia. Il Governo fascista vuole sinceramente la pace, e infatti nessun paese può vantare tanti accordi e trattati di pace quanti, in questi ultimi anni, ne ha conclusi l’Italia.
Ma desiderare la pace e adoperarsi per mantenerla non significa negare gli smodati egoismi, le gelosie, le invidie, i rancori internazionali.
L’Italia ha il preciso dovere di tenersi pronta alla difesa.
Che cosa occorre per essere pronti?
Per essere pronti a tutti gli eventi è necessario agguerrire l’Esercito, la Marina, la Aviazione e la Milizia.
E basta?
Non basta. Non sarà ancora possibile fare una politica estera di dignità e di fermezza se la nazione non darà quotidianamente spettacolo di ferrea disciplina, dentro e fuori i confini politici.
Perchè anche fuori i confini politici?
Perchè i cittadini italiani che vivono fuori dalla Patria devono essere i migliori collaboratori del Governo nella politica estera.
E come?
Se gl’italiani residenti all’estero danno quotidiano esempio di onesta laboriosità, di dignità, di geloso orgoglio nazionale, di civile disciplina, di fratellanza al di sopra delle classi e dei partiti, di rispetto per le leggi del paese che li ospita; danno la migliore prova del buon diritto dell’Italia a collaborare per la civiltà del mondo.
Insomma gl’italiani all’estero devono essere i propagandisti della loro Patria, per tenere alto il prestigio e facilitarne la sempre più larga espansione spirituale.
Che cosa significa espansione spirituale dell’Italia?
La nostra Italia, che è stata sempre maestra di civiltà, deve far conoscere agli altri popoli i prodotti del suo spirito, cioè la sua lingua, la sua arte, i suoi libri, le sue scoperte, le sue invenzioni, il suo lavoro: la sua civiltà, insomma.
Come si può riassumere dunque la nuova politica estera dell’Italia?
Si riassume in questa necessità che deve essere sempre presente ai governanti e al popolo: essere inesorabilmente forti, concordi, produttivi.
La concordia dà prestigio al Governo che parla in nome del popolo; la forza sostiene il prestigio del Governo; il lavoro produttivo affranca la Nazione dagli altri e rende il Governo veramente indipendente.
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IL DUCE
Che cosa è necessario alla buona riuscita di tutta la vasta opera di ricostruzione nazionale?
Alla buona riuscita di tutta la vasta opera di ricostruzione nazionale è necessario il concorde entusiastico sacrificio del popolo italiano guidato e illuminato dalla volontà ferrea di Benito Mussolini.
Chi è Benito Mussolini?
Benito Mussolini è il Duce del Fascismo e il Capo del Governo fascista. È il figlio prediletto della Patria rinnovellata: è Colui che riuscì a salvarla dal precipizio verso cui correva con gli occhi bendati, ed ora la guida per il raggiungimento di superbe mete degne del passato.
Perchè è Duce del Fascismo?
Perchè è stato Lui che ha creato il Fascismo, cioè l’invitto difensore della Patria contro i figli bastardi e i nemici esterni, il tenace assertore del diritto dell’Italia.
Perchè è Capo del Governo?
Perchè soltanto il Capo del Fascismo che aveva sbaragliato i vari partiti trascinanti l’Italia alla rovina, poteva raccogliere la miseria eredità dei Governi precedenti e sulle miserie del tristo passato ricostruire l’avvenire. Questo capì il popolo che lo chiamò a gran voce, questo capì il RE che gli affidò il governo del Paese.
Da chi gli deriva allora il potere?
Il potere di Benito Mussolini deriva insieme dal Re e dal Popolo.
Quando è nato Mussolini?
Mussolini è nato nel 1883. Tra gli uomini politici che guidano le grandi nazioni del mondo, Egli è il più giovane e il più grande.
Dov è nato?
È nato a Predappio, provincia di Forlì; ma non importa il paese dov’è nato. Egli è figlio dell’Italia e l’Italia tutta lo adora come il migliore dei suoi figli.
Viene da famiglia nobile?
No: suo padre era un fabbro che piegava sull’incudine il ferro rovente. Egli stesso da piccino aiutava il padre nel duro e umile lavoro.
E come è potuto salire così alto?
Con la volontà tenace, la operosità instancabile, la fiducia serena nelle sue forze, l’amore ardente per la Patria e il Popolo.
Quali sono le sue ambizioni?
Non ha alcuna ambizione personale.
L’unica sua ambizione è quella di render forte, prosperoso, grande e libero il popolo italiano.
Qual è dunque la sua grande meta?
Fare il XX Secolo veda Roma, centro della civiltà latina, dominatrice del Mediterraneo, faro di luce per tutte le genti.
Ama dunque il popolo?
Lo ama gelosamente, ma severamente: non cerca di blandirlo con la retorica sonora di belle frasi, ma di educarlo a virili propositi: e se domani fosse necessario essere duro con esso, saprebbe esserlo.
Ama molto i ragazzi?
Moltissimo. È il suo più tenero affetto. Egli vede nei ragazzi di oggi l’avvenire della Patria, e vuole e si adopera perchè siano degnamente preparati.
Per questo il popolo lo segue?
Per questo il popolo lo segue e lo ama, e questo amore è la migliore ricompensa alle sue fatiche.
Gli costa fatica il Governo?
Una fatica immane; e non si stanca perchè appartiene alla razza dei nuovissimi italiani, che non si sgomentano mai, ma procedono sempre intrepidamente per la strada segnata dal destino. Egli stesso dice: “se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se mi uccidono, vendicatemi”.
Qual è il motto della sua vita?
Il motto della sua vita è quello dell’italiano nuovo: “Durare e camminare”.
Qual è il dovere degl’italiani verso Mussolini e verso la Rivoluzione fascista?
E’ contenuto in questo: «Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con le mie forze e, se necessario, col mio sangue, la causa della Rivoluzione fascista».