domenica 28 febbraio 2016

DOGMI E CENSURE: UN INVENTARIO



Dogmi e censure: un inventario

di Marco Della Luna
 
Notoriamente, se un’affermazione, per quanto falsa, viene ripetuta decine di migliaia di volte soprattutto dalla tv, alla fine la gente la sentirà come vera.
 
I regimi inculcano così dogmi, insiemi di dogmi, costituenti un senso comune artificiale, utile alla gestione del corpo sociale, a far accettare alla gente come giustificate le operazioni che si compiono sulla sua testa, sulle sue tasche, sulla sua vita, sui suoi diritti. Ma anche sulla società come tale. Un senso comune che produce quindi consenso (legittimazione democratica) e ottemperanza popolare (compliance).
 
Chi osa uscire criticamente dal recinto dei dogmi e della dialettica consentita tra i paletti, viene etichettato come antagonista, estremista, antisociale, populista, eccetera, e viene delegittimato culturalmente, emarginato – finché i fatti e le realtà censurate non rompono l’incantesimo del sistema dogmatico.
 
Facciamo l’inventario, o l’inizio dell’inventario, di questi dogmi nel nostro sistema, sempre più scosso e incrinato dalla pressione della realtà rimossa:
 
1) Dogma dei mercati efficienti: I mercati sono tendenzialmente liberi e trasparenti, prevengono o correggono inefficientemente le crisi e, realizzano l’ottimale distribuzione delle risorse e dei redditi, abbassano i prezzi e le tariffe; puniscono gli Stati inefficienti e spendaccioni mentre premiano quelli efficienti e virtuosi, perciò la regolazione della politica va ultimamente affidata ad essi.
 
2) Dogma della spesa pubblica: la spesa pubblica è la causa dell’indebitamento pubblico, il quale a sua volta è la causa delle tasse, della recessione e, dell’inefficienza del sistema; l’obiettivo è dunque tagliare la spesa pubblica come tale e affidare i servizi pubblici alla gestione del mercato, cioè alla logica del profitto.
 
3) Dogma dell’integrazione europea: l’integrazione europea è insieme benefica, possibile e inevitabile; chi si oppone si oppone a una tendenza naturale e storica, va contro la realtà e gli interessi di tutti; l’Europa quindi legittimamente detta le regole a cui tutti devono adeguarsi.
 
4) Dogma dell’euro moneta unica: l’euro moneta unica produce la convergenza delle economie europee, quindi sostiene l’assimilazione e integrazione tra i paesi europei, favorisce la nuova crescita economica e la loro solidarietà.
 
5) Dogma della preziosità e della scarsità oggettive della moneta: la moneta non è un simbolo prodotto a costo zero, ma è un bene, una commodity, con un costo di produzione che giustifica il fatto che coloro che la producono (come moneta primaria o creditizia), in cambio di essa, tolgano grandi quote del reddito a chi produce beni e servizi reali.
 
6) Dogma dell’immigrazione benefica: l’immigrazione va accolta anche sostenendo grosse spese perché essa è economicamente benefica ed indispensabile per compensare l’invecchiamento e il diradamento della popolazione attiva, quindi per sostenere il sistema previdenziale e per coprire i molti posti di lavoro che gli italiani rifiutano; non è vero che tolga posti di lavoro agli italiani, che faccia loro concorrenza al ribasso sui salari, che serva come manovalanza alle mafie, che comporti un apprezzabile aumento della criminalità o dei costi sanitari o assistenziali.
 
Carattere comune di questi punti dottrinali e propagandistici, è la censura od occultamento dei conflitti di interessi e di bisogni, e ancor più della lotta di classe in atto.
 
Soprattutto viene sottaciuto il conflitto di interesse tra classi sociali, specificamente tra classe globale finanziaria improduttiva parassitaria speculatrice e le classi produttive dell’economia reale, legate ai loro territori, e sempre più private di potere sulle istituzioni nonché di quote di reddito in favore delle rendite finanziarie.
 
Conflitto di interessi tra nord e sud d’Italia, in cui alcune regioni settentrionali patiscono un permanente trasferimento dei loro redditi in favore di alcune regioni meridionali onde tenere unito il sistema paese, ma questo trasferimento sta spegnendo le loro capacità economiche del nord e induce le loro aziende e i loro migliori lavoratori ad emigrare.
 
Conflitto di bisogni oggettivi tra paesi manifatturieri come Italia e Germania, nel quale la Germania ha interesse a tenere l’Italia entro una moneta comune per togliere all’Italia il vantaggio di una moneta più debole, quindi di una maggiore competitività rispetto alla Germania, così da prendere anche sue quote di mercato.
 
Conflitto di bisogni oggettivi tra paesi creditori, come la Germania, e paesi debitori, come l’Italia: i tedeschi, essendo detentori di crediti sia personali, previdenziali, da investimento, sia anche pubblici, sono interessati a mantenere forte il ricorso della valuta in cui quei crediti sono dedicati denominati, cioè l’euro – da qui l’esigenza di tenere stretti i cordoni della borsa, cioè di far scarseggiare la moneta per tenerne alto il corso; per contro l’Italia e gli italiani, essendo indebitati e avendo i loro investimenti perlopiù in immobili, hanno bisogno di una moneta meno forte.
 
Conflitto di bisogni tra paesi in recessione, che hanno bisogno di politiche monetarie espansive, e paesi in crescita, che hanno bisogno di politiche monetarie restrittive; e tra paesi ad economia manifatturiera-trasformatrice e paesi ad economia basata sui servizi finanziari e il commercio (Regno Unito): tutti conflitti che rendono dannosa l’unione monetaria, o meglio che fanno sì che la politica monetaria faccia gli interessi del paese più forte dentro di essa (Germania) a danno dei paesi meno forti.
 
Conflitto di interesse propriamente di classe tra imprenditori e lavoratori: i primi hanno interesse a togliere ai lavoratori quanto più possibile forza negoziale e capacità di resistenza, di sciopero, oltre che di salario. Conflitto di interesse tra cittadini utenti e monopolisti/oligopolisti di servizi pubblici: questi ultimi hanno interesse a imporre tariffe sempre più alte in cambio di servizi sempre più scarsi, onde massimizzare i loro profitti; da qui la privatizzazione sistematica di tali servizi.
 
In conclusione, il regime, cioè il sistema di spartizione del reddito tra le varie classi economiche – sistema che vede oggi la classe finanziaria prendersi tutto il reddito disponibile – si regge su un consenso e un’acquiescenza ottenuti tanto mediante l’indottrinamento con dogmi, quanto con il sistematico nascondimento di conflitti di interessi che non devono apparire onde evitare che la gente percepisca il male che le viene fatto.
 
È stato costruito, con la collaborazione dei media e dei politici (quasi tutti), un senso comune socio- economico, una percezione comune della realtà, che consente a una classe globale parassitaria di perfezionare la spoliazione dei diritti e dei redditi delle altre classi, facendola apparire come espressione naturale di leggi impersonali del mercato, non come una guerra di classe.
 
Di questo senso comune fa parte anche la concezione del genere umano come di una competizione assoluta e totale tra individui per la conquista della ricchezza e del potere – perché questa è l’ide(ologi)a del mercatismo: il bellum omnium erga omnes, un individualismo di massa (ciascuno è solo davanti allo schermo, davanti alle tasse, davanti alle banche, davanti ai problemi di salute, vecchiaia, disoccupazione; e soprattutto davanti a un sempre più impersonale e grande datore di lavoro), senza diritti comuni, senza solidarietà e garanzie, dove tutto è merce e prestazione, dove è proibito agli Stati persino introdurre tutele alla salute pubblica, se queste possono limitare il profitto delle corporations (norme del WTO e del TTIP).
 
Questo modello socio-economico, che viene costruito metodicamente, anche a livello legislativo e costituzionale, nazionale ed europeo, dalle nostre élites, e in Italia ultimamente dalla staffetta dei governi Berlusconi-Monti-Letta-Renzi (sotto la locale regia di Giorgio I), è marktkonform, conforme e ideale per le esigenze del mercato e del capitale e del profitto; però mi pare non molto compatibile con le esigenze psicofisiologiche dell’essere umano, inteso sia come individuo, che come famiglia, che come comunità sociale – esigenze che comprendono una prospettiva stabile per la progettazione e l’impostazione della vita, per la procreazione e l’educazione della prole; ma anche ambiti di non mercificazione e di non competitività, e la garanzia di una dimensione pubblica sottratta alla logica del profitto finanziario.
 
                           
 

                                                                                                                                  

venerdì 26 febbraio 2016

BERLUSCONI SPIATO...E NOSTRI 007?



avere ragione...quanti anni è che (non solo io,ovviamente) affermo che gli Usa spiano tutto e tutti ??
Su Internet e (poi) sui social almeno da quando si scoprì la presenza di Echelon...il mostruoso sistema di informazione messo su dagli americani minimo dagli anni '80 con antenne in Inghilterra.
Niente di che,bastava esaminare usi e costumi di Washington fin dalla fine della prima guerra mondiale (anche approssimativamente e senza essere analisti ben pagati) per capire che quella era la primaria attività dei servizi americani in patria e nel mondo.
Oggi esce fuori l'interesse di BombObama pure alle attività di Silvio Berlusconi,Presidente del Consiglio italiano e fedelissimo servitore degli interessi Usa in Italia e nel mondo.
Non mi frega nulla evidenziare,in questa sede,i riflessi odierni di quella attività di spionaggio...e neppure quelli che portarono alla rovinosa ed indecente caduta del (fu) Cavaliere...oggi,solo oggi,ne parlano tutti gli "esperti".
Porto invece alla cortese attenzione delle testate che mi ospitano e di quanti leggessero queste righe una riflessione che nessun commentatore credo abbia fatto in proposito : la figura di merda (scusate la volgarità) dei nostri apparati di sicurezza !!
Gli yankee spiavano il Capo del Governo ed i suoi collaboratori e nessuno se ne è accorto...
è mai ammissibile qualcosa di questo genere ??
A cosa servono servizi segreti civili e militari che non siano capaci di svolgere il proprio compito istituzionale di difesa della Nazione proteggendo da intrusioni telematiche ed ambientali chiunque le rappresenti ??
A parte la prevedibilità di tentativi di questo genere,è mai possibile che la cosiddetta sicurezza non fosse in grado di scovare le intercettazioni ??
Mica di uno,due giorni ma ripetute per anni....ne risponderà qualcuno ??
Sono sicuro di no..,i nostri servizi,ed il governo attuale, sono impegnati ad impartire lezioni ad Al Sisi ed agli egiziani sul come indagare per il caso Regeni...!!
Però io,che non riesco (quasi) mai a non dirla tutta,non ci credo molto alla incapacità dei nostri 007...propenderei per una bella complicità con quelli della Nsa e della Cia,già comprovata con il caso del sequestro e rapimento di Abu Omar,l'imam "terrorista" consegnato di fatto agli Usa con la benedizione postuma di Napolitano e Mattarella che hanno graziato gli agenti Cia colpevoli.
Berlusconi causa quei fatti,forse,ci perse la carica...i nostri servizi di sicurezza la faccia !!

In calce faccio sommessamente notare come pure Milano, e chissà quante altre procure, spiavano Berlusconi,i collaboratori e pure le sue mignottone...neppure loro si sono accorte di essere a loro volta intercettate...la famigerata Procura di Roma indagherà pure su questo aspetto ??

Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello

                                                                                                                             

martedì 23 febbraio 2016

LA COERENZA DI GIORGIO BOCCA...


 
Questione giudaica: la coerenza di Giorgio Bocca…
 
Tratto da Storia del Novecento, Anno VI, n.70, febbraio 2007 (in edicola) Storia del Novecento, Strada Vicinale della Pieve 11, 27010 Copiano, PV Tel. 0382 968151 Fax 0382 968093 Indirizzo posta elettronica:  storiadelnovecento@tin.it
 
Archivio: Giorgio Bocca: "Primi passi da giornalista" "Coerente con le sue posizioni di sempre"?  
 
Abbiamo virgolettato titolo e sottotitolo di questo servizio (richiestoci da numerosi lettori anche per via della rinnovata polemica con Giampaolo Pansa ed il revisionismo in generale), perchè si tratta in entrambi i casi di citazioni. La prima è tratta dalla presentazione di Bocca come autore del libro Il provinciale, Mondadori 1991; la seconda è presa da un giudizio su di lui nel corso di un'intervista - pubblicata sul Corriere della Sera il 21 dicembre scorso - in cui si scagliava contro i revisionisti. Dunque il risvolto di copertina de Il provinciale ci dice che Giorgio Bocca, "nel foglio di Giustizia e Libertà ha fatto, nell'immediato dopoguerra, i primi passi da giornalista". Non è esatto, perchè si dimenticano i numerosi articoli - due dei quali vengono per la prima volta qui riprodotti integralmente - che durante la guerra (e fino al 1943) il Nostro ebbe la soddisfazione di veder stampati in prima pagina de La Provincia grande - Sentinella d'Italia, Foglio d'ordini settimanale della Federazione dei Fasci di Combattimento di Cuneo. In data 14 agosto 1942 Giorgio Bocca scriveva:
 
 
La Provincia grande. Sentinella d'Italia. Foglio d'Ordini settimanale della Federazione dei Fasci di Combattimento. Cuneo
Anno II, numero 33, 14 agosto 1942, XX E. F.
 
Documenti dell'odio giudaico. I "Protocolli" dei Savi di Sion
di Giorgio Bocca
 
Sono i "Protocolli dei Savi di Sion" un documento dell'internazionale ebraica contenente i piani attraverso a cui il popolo Ebreo intende giungere al dominio del mondo. La logica costruzione del testo trae ragione e causa da un esame critico e profondo della realtà del mondo e della natura umana. Non vi sono perciò ragionamenti aprioristici ed astratti, ma solo studio, critica, deduzione e, come ultimo risultato, la proposizione. Il povero "gojm" o "gentile" così il testo chiama i non Ebrei, leggendo quei "Protocolli" rimane al tempo stesso stupito ed atterrito.
Anche se è in grado di sceverare da ciò che ha effettivo valore tutto quello che può essere enfasi ieratica o presunzione propria di chi si crede prediletto da Dio, il lettore ariano rimane impressionato dinanzi ad un opera così macchinosa e gigantesca, così ammalata di criminalità con tanta tenacia e spaventosa perseveranza condotta attraverso ai secoli da esseri che si sono sempre tenuti nell'ombra ed al riparo di propizi paraventi.
Il testo, dopo aver enunciato il principio che diritto è uguale a forza, descrive i mezzi ed indica i risultati a cui il popolo Ebreo è già arrivato e quali mete dovrà ancora raggiungere per possedere il monopolio della forza, cioè del diritto, cioè del dominio del mondo.
In questo intento il popolo eletto, sparsosi per volontà di Dio in tutte le parti del mondo, ha lottato e lavorato per allontanare i "gentili" sempre più da una visione realistica della vita, per gettarli in braccia all'utopia, per indebolire la forza dei loro governi e per carpire nel frattempo le loro sostanze per mezzo della speculazione. Lungo tempo è durata la preparazione consistente nella formazione di un reticolo capillare, unito negli intenti e potente nella finanza; quindi ha avuto inizio l'opera di dissolvimento.
I primi ostacoli da abbattere erano le due forze dell'aristocrazia e del clero. Gli ebrei preparano la rivoluzione francese; l'aristocrazia cade nelle loro mani per mezzo del denaro, il clero viene combattuto e discreditato per mezzo della critica e della stampa. Il malgoverno da essi prodotto stanca e disgusta il popolo.
Gli ebrei lanciano allora il grido: Libertà, eguaglianza, fratellanza". La massa illusa e piena di speranza abbatte le solide istituzioni e prepara il campo a quelle forme di governo liberali e democratiche in cui gli Ebrei, padroni dell'oro, divengono i dominatori. Dice il testo: "Abbiamo trasformato i loro governi in arene dove si combattono le guerre di partito" e più oltre "l'abuso di potere da parte dei singoli farà crollare tutte le istituzioni".
Un gran passo è già stato fatto, ma altre forze sono ancora da abbattere: la famiglia e la religione. Menti ebraiche preparano allora e confezionano per i veramente ingenui "gentili" un'altra più affascinante utopia: il collettivismo.
Cervelli ebraici dirigono la rivoluzione bolscevica, banchieri ebraici la finanziano. Dice il testo: "Lasceremo che cavalchino il corsiero delle vane speranze di poter distruggere l'individualità umana". Quando non esisteranno più nerbi di forza che si possano opporre, quando i popoli saranno esasperati dal fallimento di queste teorie e delle forme di governo che ne sono la conseguenza, allora, con la forza del denaro, gli ebrei imporranno la loro autocrazia, solida, forte e decisa, unita nella persona del monarca del sangue di Davide, imperniata sulla divisione gerarchica delle caste.
Non tutti i "gentili" - per sfortuna degli ebrei - sono stati però degli "ingenui" o "zucche vuote" come essi amano chiamarli. Anche essi, o almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non amabile forse, ma pur tuttavia immutabile, della realtà. Un colpo tremendo deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un movimento, quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica della parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion, nel sentire dei non ebrei dire che il Comunismo è un utopia irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza di dirigenti (ebrei). L'odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l'odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il Fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista può sorridere l'idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? E' certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo. Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell'Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù.
    

                                                                                                                                       

sabato 20 febbraio 2016

I BURATTINAI E L' INVASIONE

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.

I BURATTINAI E L' INVASIONE



Il delirio di George Soros … e i veri nemici dell’Europa.

In un recente editoriale sul Guardian (lo storico quotidiano britannico della sinistra laburista) George Soros, lo speculatore “illuminato”, è tornato a parlare di politica estera; ma, vuoi per l’età ormai avanzata, vuoi per il delirio di onnipotenza tipico di chi è abituato a manipolare impunemente verità e denaro, stavolta sembra aver superato la soglia del ridicolo.

Secondo Soros, la minaccia per l’Europa è Putin, non l’Isis.

E quale sarebbe la ragione di un’affermazione tanto azzardata? Semplice, Putin starebbe orchestrando la distruzione dell’Europa attraverso la crisi dei migranti. Siccome “l’obiettivo di Putin è la disintegrazione dell’Unione Europea -scrive Soros- il modo migliore per realizzarla è quello di inondare l’Europa di profughi siriani”.

I russi, in Siria, ci starebbero per bombardare la popolazione civile così da costringere milioni di disperati a fuggire e invadere il nostro continente.

Quindi l’esodo biblico d’immigrati che sta mettendo a rischio la tenuta sociale ed economica dell’Europa e il suo futuro, sarebbe opera di Putin. I barconi che attraversano il Mediterraneo, i milioni di profughi islamici (di cui più della metà non sono profughi) che premono ai nostri confini, il rischio di trasformarci in Eurabia, tutto questo sarebbe un complotto russo finalizzato a far implodere l’Unione Europea.


INCONGRUENZE.

Che l’emergenza profughi sia iniziata molto prima dell’intervento russo in Siria, è una constatazione che non sembra scalfire le certezze di Soros. Così come nelle sue considerazioni, non vi è alcun cenno alle “guerre umanitarie” che l’Occidente ha condotto in questi anni, destabilizzando l’intera area che va dal nord Africa, al Medio Oriente.

Non rappresenta un elemento di valutazione neppure il fallimento della “Primavera araba” e il disastro libico (altro capolavoro occidentale) che hanno aperto la porta al dilagare dell’integralismo islamico nel Mediterraneo; né il fatto che l’Isis sia un prodotto di laboratorio delle centrali d’intelligence americane e saudite, creato apposta per distruggere la Siria e costruire una entità salafita sul Mediterraneo come ultimo tassello di un effetto domino che avrebbe dovuto portare alla rimozione di tutti i governi dell’area ostili al potere dei regnanti del Golfo.

Ma al di là delle incongruenze storiche, perché la Russia dovrebbe cercare di distruggere l’Europa col rischio di ampliare la minaccia islamica non solo in Asia centrale ma anche ai suoi confini occidentali? Per Soros la risposta è semplice: siccome la Russia sta per finire in default (altra vecchia ossessione del finanziere), “il modo più efficace con cui il regime di Putin può evitare il collasso è causare prima il crollo dell’Unione Europea. Una UE a pezzi non sarà in grado di mantenere le sanzioni inflitte alla Russia dopo la sua incursione in Ucraina”.

Ecco che nello schemino semplice di Soros, tutto viene riportato al suo maggiore interesse: l’Ucraina e il governo fantoccio di Kiev ennesimo prodotto delle rivoluzioni democratiche costruite a tavolino nei think tank d’oltreoceano e nei consigli d’amministrazione delle banche d’affari e dei fondi d’investimento degli amici di Soros che poi lui fa nominare ministri anche se sono cittadini stranieri (le collusioni scandalose tra Soros e il governo ucraino le abbiamo rivelate in questo articolo del Luglio scorso).

Questa mescolanza tra delirio e ossessione, tra interessi e manipolazione della verità attraverso i media di sistema, porta Soros a negare persino l’evidenza: e cioè che l’Isis ha fermato la sua avanzata solo dopo che la Russia è entrata in campo.

UN AVVERTIMENTO ALL’EUROPA.

Quello di Soros è in realtà un avvertimento agli europei: “lasciate perdere l’Isis che tanto l’abbiamo creato noi e quindi lo distruggiamo quando non ci servirà più. Voi occupatevi della Russia, e non sognatevi di decidere liberamente quali sono i vostri interessi strategici”.

L’articolo di Soros non va relegato nel capitolo “disturbi senili” perché è lo specchio di cosa passa nella testa dell’élite tecnocratica che domina l’Occidente, la cui folle ideologia mischiata ad un’aggressività senza scrupoli, ci sta spingendo verso la guerra globale.

Questa élite che è finanziaria e tecno-militare, contamina i governi occidentali, controlla la Nato, domina Wall Street e condiziona l’informazione globale; ha bisogno di allargare la propria sfera d’influenza nella ricerca compulsiva di dominio.


PERCHÈ L’EUROPA MUORE.

A differenza di ciò che dice Soros, l’Europa sta morendo non per colpa di Putin ma a causa della perdita di sovranità (monetaria, democratica e militare) che sta distruggendo le economie, la coesione sociale e l’identità delle nostre nazioni. Passo dopo passo gli spazi di libertà si stanno chiudendo ed una élite di tecnocrati senza volto, alchimisti della moneta, burocrati e politici scodinzolanti sta prendendo il potere sulle nostre vite e sul nostro destino.

Sono questi i veri nemici dell’Europa.

FONTE : 

                                                                                                                                                

giovedì 18 febbraio 2016

ATTENTI AL CANONE. -- RENDERE TUTTI POVERI PER “GOVERNARE” MEGLIO

ATTENTI AL CANONE.

Col ‪#‎CanoneRai‬ in bolletta potranno dare più soldi ai giornali di regime che ci diranno quanto è bello, bravo e buono Renzie! "Il canone Rai in bolletta? Servirà a finanziare il fondo per i giornali e non solo. Ecco l'ultima trovata del governo e della maggioranza che prima hanno deciso di inserire il canone nella bolletta elettrica, e poi di destinare parte dei soldi raccolti con questa modalità al fondo per l'editoria. Da quest'anno infatti il canone verrà pagato in bolletta e non servirà solo a finanziare la Rai: lo aveva già stabilito il governo con la legge di Stabilità. A votare sì la maggioranza, che ha deciso anche di non destinare tutte le risorse alla televisione pubblica. A luglio arriveranno le prime bollette con dentro una quota per il canone, peccato che non serviranno unicamente al servizio pubblico radio-televisivo. Le eccedenze andranno per il 66% alla stessa Rai e per il 33% allo Stato che potrà usarlo anche per finanziare i giornali e le tv locali. La legge che il Pd vuole portare in Aula per finanziare l'editoria prevede infatti un fondo di 100 milioni di euro proveniente proprio dalle eccedenze del canone. Lo avevano chiesto gli editori e subito il fido Roberto Rampi (Pd, primo firmatario della legge che accontenta i padroni della stampa italiana) ha ubbidito. Dal portafoglio dei cittadini arriveranno quindi nuovi soldi per i giornali con regole tutte da definire, la legge infatti prevede un'infinità di deleghe al governo che potrà quindi fare delle donazioni su misura agli amici. I cittadini vengono ingannati.
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RENDERE TUTTI POVERI PER “GOVERNARE” MEGLIO

Art. camerata Marco Affatigato. Ultimo atto del governo Renzi: tagliare ancora la pensioni di reversibilità, che erano state peraltro già massacrate dalla riforma Dini del 1995. E non solo ! Poi spostare la previdenza sotto l’assistenza e vincolare al reddito il diritto alla pensione, alla faccia dei contributi versati per una vita dal coniuge. Una volta si diceva “ Piove !? Governo ladro ! “ Ma dire “ladri” è dire poco. Per utilizzare una frase politicamente corretta ed essere eleganti occorre dire che è incostituzionale trasformare il diritto ad una prestazione pagata in anticipo, in sussidio che dipende dal censo. E dalla casa di proprietà.Ma i sindacati cosa dicono ? Nulla. Silenzio assoluto. Gli Spartani erano molto più seri e gli anziani sapevano che divenendo un peso per la società venivano gettati dalla rupe. Ma perché questo governo non dà una pedata definitiva nel sedere agli anziani, ultima frontiera da spolpare, per poi mettere la parola fine alla democrazia? La notizia di abolire, di fatto è così, la pensione di reversibilità, è aberrante e degna di un regime che espropria, come fece Stalin, la proprietà privata, i beni, le terre, le case… Sino al 1995, quando moriva un lavoratore in attività o un pensionato, la vedova (o il vedovo) aveva diritto al 60% di quello che spettava (o sarebbe spettato) al defunto, indipendentemente dalla sua situazione economica. Dopo il 1995: se il coniuge superstite ha un reddito Irpef superiore a tre volte il trattamento minimo Inps (19.574 euro per il 2016) ha diritto al 75% della pensione di reversibilità che gli sarebbe spettata normalmente. In soldoni, prende il 45% di quella incassata (o maturata) dal defunto, invece del 60%. Ed è già un taglio pesante. Se la pensione del lavoratore era di 20.000 euro invece dei 12.000 teorici sulla carta, il coniuge con redditi propri incasserà una rendita annua di 9.000 euro. Ma se invece il reddito Irpef è superiore a quattro volte il trattamento minimo Inps (26.099 euro, per il 2016) il taglio arriva al 40%. Al coniuge superstite andrà, quindi, un assegno pari al 36% di quello spettante al defunto. Chiaro? Bene, questo non basta già allo Stato e alle casse Inps, che si tengono, gratis, tutto il resto? Ritornando infatti al caso precedente invece dei 12.000 euro annui, l’Inps erogherà una somma non superiore a 7.200 euro. Ma il taglio diventa una scure del 50% se il reddito Irpef è superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps (32.623 euro per il 2016). In pratica il superstite ha diritto solo a metà della rendita di reversibilità; cioè il 30% di quanto maturato dal coniuge defunto (nel nostro caso 6.000 euro). E oggi? Fate voi i conti. Niente ! I pensionati, ultima fascia debole, scaricata definitivamente nella fossa dal governo mascherato da partito unico.

                                                                                                                                                         

lunedì 15 febbraio 2016

RAMSTEINSI TRASFERISCE A SINGONELLA?

Ramstein si trasferisce a Sigonella,o qualcosa di simile...chi ne sa cosa ?
Sui media italiani (e siciliani) non ho trovato traccia,lo hanno detto "di passaggio" a Radiouno ed in (logico) collegamento alla tensione che c'è per la questione siriana.
Che in Libia,Siria ed in tutto il Medio Oriente si viva una guerra crudele e sanguinosa è notorio  tutti..; che gli eventi siano manipolati nel presentarli agli italiani (ed a tutti gli occidentali) nella maniera piú confacente al quadro politico delle alleanze militari è (non solo) mia opinione personale.
Ho spesso trattato l'argomento Siria,prima ancora quello Libia,le Primavere arabe...,negli anni precedenti Iraq,Afghanistan e,da sempre,Palestina ed Israele...insomma,grazie alla ospitalità delle testate pluraliste,ho potuto esporre analisi e tesi "differenti" da quelle "politicamente corrette" dei maggiori media dell'informazione.
Oggi torno a porre l'attenzione su Sigonella e su quello che potrebbe significare lo "spostamento" di Ramstein dalla Germania al profondo "Centro del Mediterraneo" qualora si ampliasse davvero (personalmente non possiedo dati sufficienti) la base ufficialmente italiana (sede del 41^ Stormo) ed "ospitante" la Naval Air Service (NAS) degli Usa.
Crede qualcuno dei lettori che gli americani chiedano "permesso" ai nostri comandi militari od al governo di Roma per quel che fanno a Sigonella ?
Nelle "puntate precedenti" ho esposto quel che di mia conoscenza sulle attività yankee in questa enclave statunitense a due passi da Catania (e da casa mia)..mai nulla di buono che poi non si sia tradotto in realtà con l'utilizzo per varie campagne di guerra (per me aggressioni) dall'Iraq alla Libia e fino alla Siria oggi.
Sui droni, e la loro presenza a Sigonella, ho acquisito addirittura una citazione "internazionale" basata piú che altro sull'avere evidenziato la loro presenza a quanti (ovviamente non "esperti") neppure conoscevano questa base e quel che partiva da essa.
Ora apprendo (molto stringatamente) che,nell'area e nella base di Sigonella,verrà trasferita Ramstein...ovvero la più grande base Usa della Air Force presente in Europa...una base della Aviazione in aggiunta a quella della Marina ??
Persino io,che per gli americani non nutro alcuna simpatia,sono alquanto scettico...Ramstein è enorme,se dovessero aggiungersi a Sigonella le strutture per ospitare tutti gli squadroni alati a stelle e strisce non basterebbe la intera Piana di Catania (che pure è di notevole estensione).
Ed allora,la notizia è falsa ?
Non credo : se consideriamo che siamo a rischio di un conflitto generalizzato nel cuore e sulle sponde del Mediterraneo,avere gli squadroni di caccia-bombardieri a 20 minuti da Tripoli e massimo qualche ora da Raqqa e Damasco è strategicamente importantissimo.
L'arroganza di BombObama non conosce limiti nel voler imporre alle nazioni governi e diktat di ogni genere in nome della "democrazia"....le basi in Turchia non bastano per accerchiare il Nemico.
Che,per quanti ancora non lo avessero capito,non sono il Califfo od il coraggioso Assad....ma Putin e la Russia.
Lo scontro militare convenzionale è previsto dalle nostre parti,nell'area tra Libia e Siria...gli aerei della Air Force servono il più vicino possibile al teatro di guerra..dove piazzarli se non a Sigonella ??

P.s. resta il non piccolo particolare che,a Ramstein,ci sono pure bombardieri con armi nucleari...ospiteremmo pure loro ?

Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello
                                                                                                                                           

sabato 13 febbraio 2016

SOPRA LA CROCE DI GESU' NON C'ERA SCRITTO SOLO INRI

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.

SOPRA LA CROCE DI GESU' NON C'ERA SCRITTO SOLO INRI


Sopra la Croce di Gesù non era scritto solo INRI. Ecco il vero significato della iscrizione ebraica che i giudei volevano far cambiare a Ponzio Pilato. - Una pagina del Vangelo poco ricordata : contiene l' accusa espressa di deicidio a carico del sinedrio e dei giudei : accusa che ancora oggi cercano di cancellare dalla teologia e dalla liturgia cattolica. 


In Esodo 20,2 Dio rivela il suo nome a Mosè:

“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto”.

La parola tradotta con “il Signore” è il famoso Tetragramma che gli ebrei non possono neanche pronunciare:

YHWH“, vocalizzato in diversi modi tra i quali “Yahweh“. Le quattro lettere ebraiche che lo compongono sono queste:

 “יהוה“, yod-he-waw-he. Ricordiamo che l’ebraico si legge da destra verso sinistra.

Nel Vangelo di Giovanni, capitolo 19 versetti 16-22, leggiamo:

“Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».

Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei»». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».”

Nonostante il brano in questione sia famosissimo, la scena che si è svolta davanti a Gesù crocifisso dev’essere stata un po’ diversa da come ce la siamo sempre immaginata. Giovanni, forse, ha provato a sottolinearlo ma il lettore, non conoscendo la lingua ebraica, è impossibilitato a comprendere.

L’iscrizione di cui parla Giovanni è la famosa sigla “INRI“, raffigurata ancora oggi sopra Gesù crocifisso. L’acronimo, che sta per il latino “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum“, significa appunto “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei“.

Ma Giovanni specifica che l’iscrizione era anche in ebraico. Non solo: in un momento così importante l’evangelista sembra soffermarsi su dei particolari apparentemente di poco conto:

- il fatto che molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città

- i capi dei sacerdoti che si rivolgono a Pilato per far modificare l’iscrizione

- Pilato che si rifiuta di cambiarla.


Ponzio Pilato, che era romano, probabilmente non capiva che, senza volerlo, aveva creato un po’ d’imbarazzo – se vogliamo definirlo così – agli ebrei che osservavano Gesù crocifisso con quell’iscrizione sopra la testa.

Henri Tisot, esperto di ebraico, si è rivolto a diversi rabbini per chiedere quale fosse l’esatta traduzione ebraica dell’iscrizione fatta compilare da Pilato. Ne parla nel suo libro “Eva, la donna” nelle pagine da 216 a 220.

Ha scoperto che è grammaticalmente obbligatorio, in ebraico, scrivere “Gesù il Nazareno e re dei Giudei“. 

Con le lettere ebraiche otteniamo “ישוע הנוצרי ומלך היהודים“. Ricordiamo la lettura da destra verso sinistra.

Queste lettere equivalgono alle nostre “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim” vocalizzate “Yeshua Hanotsri Wemelek Hayehudim“.

Quindi, come per il latino si ottiene l’acronimo “INRI“, per l’ebraico si ottiene “יהוה“, “YHWH“.

Ecco spiegata l’attenzione che Giovanni riserva per la situazione che si svolge sotto Gesù crocifisso. In quel momento gli ebrei vedevano l’uomo che avevano messo a morte, che aveva affermato di essere il Figlio di Dio, con il nome di Dio, il Tetragramma impronunciabile, inciso sopra la testa.

Non poteva andar bene per i giudei e per  il sinedrio giudaico che YHWH fosse scritto , visibile a tutti, e provarono a convincere Pilato a cambiare l’incisione.

Ecco che la frase del procuratore romano “Quel che ho scritto, ho scritto” acquista un senso molto più profondo.

Sembra incredibile? Pensate che Gesù aveva profetizzato esattamente questo momento. In Giovanni 8,28 troviamo scritto:

“Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono” .

Per “innalzare” Gesù intende la crocifissione. “Io Sono” allude proprio al nome che Dio ha rivelato a Mosè in Esodo 3,14:

“Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi»”.

FONTE :

mercoledì 10 febbraio 2016

RICORDIAMO I GIOVANI EROI "KAMIKAZE" GIAPPONESI






Tokyo chiede al mondo di ricordare il sacrificio dei suoi giovani “kamikaze”

Tokyo chiede al mondo di ricordare il sacrificio dei suoi giovani “kamikaze”



Minami-Kyushuè un comune nell’estremo sud del Giappone. Nel territorio comunale c’è il Museo della Pace Chiran, che si trova in un sito dal quale decollavano le unità speciali di attacco, passate alla storia con il nome di kamikaze, Vento Divino. In Giappone ci sono decine di musei e monumenti dedicati ai combattenti della Seconda Guerra Mondiale. Ora, questo comune ha inviato all’Unesco una documentazione per chiedere di inserire l’epopea dei kamikaze nel progetto Memoria del Mondo. A questo progetto ogni nazione può presentare al massimo due domande ogni due anni, per includere un aspetto della storia particolarmente significativo per la memoria. A questo scopo, le autorità hanno inviato all’ufficio dell’Unesco 333 lettere, diari e altri oggetti dei giovani piloti indirizzate alle loro famiglie, dalle quali traspare l’amore sincero per l’imperatore, per il Giappone e per il loro popolo. L’iniziativa ha causato qualche mal di pancia, soprattutto in Cina, dove i rapporti con Tokyo non sono mai stati idilliaci. Adesso, poi, c’è anche la questione dell’arcipelago conteso delle isole Senkaku, che avvelena ulteriormente i rapporti. La richiesta, da parte di un Paese che ha sempre avuto un forte senso identitario, non è scandalosa come si vorrebbe far credere. Molti sono stati i soldati di ogni esercito che in qualche modo si sono sacrificati per i loro compagni, per le loro famiglie, anche se i gesti non hanno mai assunto la caratteristica di organizzazione delle unità speciali di attacco giapponesi. Il primo kamikaze, forse, fu il nostro Pietro Micca, che nel 1706 a Torino fece saltare l’esplosivo contenuto in una galleria per fermare gli invasori francesi. E anche a lui sono dedicati monumenti e lapidi, soprattutto in Piemonte. Per restare in Italia, un attacco suicida fu effettuato da Giovanni Boscutti, pilota della Repubblica Sociale, che nel marzo 1944 si alzò in volo insieme con un altro pugno di velivoli per contrastare 300 fortezze volanti “alleate” che stavano per effettuare un bombardamento a tappeto su Padova. Boscutti e altri si immolarono, si sacrificarono, ma la popolazione della città veneta fu salva, almeno per quel giorno. La caratteristica dei kamikaze, però, a differenza degli epigoni odierni, è che gli “Zero” del Sol Levante si abbattevano solo su navi e mezzi militari del nemico, che invece quando fu il suo turno non si fece scrupolo di calcinare intere città abitate, ovviamente, da civili. L’istituzione dei kamikaze a ottobre compirà settant’anni, e il Giappone spera di celebrarla facendo in modo che il mondo ricordi anche il sacrificio di questi giovani ventenni vestiti di bianco.

                    ONOUR!  ONORE!

lunedì 8 febbraio 2016

I NOMI DELLE FOIBE!


Foiba di Basovizza e  Monrupino (oggi monumento nazionale)
In un documento sottoscritto da tutti i componenti del CLN giuliano e trasmesso nel 1945 alle autorità alleate e al governo Italiano si legge:
“Centinaia di cittadini vennero trasportati nel cosiddetto “Pozzo della Miniera” in località prossima a  Basovizza e fatti precipitare nell’abisso profondo duecentoquaranta metri. Su questi disgraziati vennero in seguito lanciate le salme di circa centoventi soldati tedeschi uccisi nei combattimenti dei giorni precedenti e le carogne putrefatte di alcuni cavalli. Al fine di identificare le salme delle vittime e rendere possibile la loro sepoltura abbiamo chiesto consiglio agli esperti che hanno collaborato, a suo tempo, al recupero delle salme nelle foibe istriane. L’attrezzatura a disposizione dei nostri esperti non è sufficiente data l’eccezionale profondità del pozzo, il numero delle salme e lo stato di putrefazione delle stesse…”
E il giornale “Primorski Dnevník” in data 5/08/1945, smentendo l’uccisione di patrioti italiani, ammette l’infoibamento di italiani a  Basovizza e particolarmente di poliziotti e finanzieri. Cosi scrive: “… questa nuova Jugoslavia del  maresciallo Tito, che per il numero delle vittime, per la vittoria comune occupa senza dubbio il secondo posto, dopo l’Unione Sovietica e che è rispettata ed onorata dalla popolazione slovena, croata e italiana di questa regione, non è possibile che abbia oltre alla Guardia di frontiera fascista, ai poliziotti, gettato nelle foibe anche i combattenti che hanno combattuto da fratelli per la nuova Jugoslavia e dieci soldati neozelandesi…“.
Foiba di Scadaicina – sulla strada di Fiume
Foiba di Podubbo – Alcuni che si sono calati nei 190 metri di profondità hanno individuato 5 corpi, tra cui quello di una donna completamente nuda.
Foiba di Drenchia – contiene cadaveri di donne, ragazzi e partigiani dell’Osoppo
Abisso di Semich – Un’ispezione del 1944 accerò che i prtigiani di Tito vi avevano gettato un centinaio di sventurati, soldati italiani e civili, uomini e donne, quasi tutti seviziati prima e gettati ancora vivi. Impossibile sapere il numero di quanti vi furono gettati in seguito. Testimoni del luogo dichiararono di aver sentito per giorni e giorni urla strazianti provenire dall’abbisso (190 metri). Il prato conservò per mesi le impronte dei camion che avevano scaricato il loro carico umano. (Testimonianza di Mons. Parentin).
Foibe di Opicina, di Campagna e di Corgnale – Vi vennero gettate circa duecento persone. tra queste una donna ed un bambino rei di essere moglie e fiiglio di un carabiniere.
Foibe di Sesana e Orle – Non si sa il numero delle vittime. Nel 1946 vennero recuperati alcuni corpi.
Foiba di Casserova – Sulla strada di Fiume, tra Obrovo e Golazzo. Sono stati fatti precipitare tedeschi, uomini e donne italiani, sloveni, molti ancora vivi. Dpo gettavani benzina e bombe a mano. L’imoccatura fu fatta saltare rendendo pressochè impossibile i recuperi.
Abisso di Semez – Il 7 maggio 1944 venfgono individuato resti umani corrispondenti ad un centinaio di persone. Nel 1945 fu ‘usato’ ancora.
Foiba di Gropada – Sono state recuperate cinque salme. Il 12 maggio 1945 vi furono precipitate 34 persone, previa svestizione e colpo di rivoltella ‘alla nuca‘. Tra le ultime: Dora Ciok, Rodolfo Zuliani, Alberto Marega, Angelo Bisazzi, Luigi Zerial e Domenico Mari.
Foiba di Villa Orìzi – Nel mese di maggio 1945 gli abitanti del circondario videro lunghe file di prigionieri, alcuni dei quali recitavano il Pater Nostro, scorati da partigiani armati di mitra, essere condotte verso la voragine. Le testimonianze sono concordinell’indicare in circa duecento i prigionieri eleiminati.
Foiba di Cernovizza (Pisino) – Secondo voci degli abitanti del circondario le vittime sarebbero un centinaio. L’imboccatura della foiba, nell’autunno del 1945, è stata fatta franare.
Foiba di Obrovo  (Fiume) – E’ luogo di sepoltura di tanti fiumani, deportati senza ritorno.
Foiba di Raspo – usata come luogo di genocidio di italiani sia nel 1943 che nel 1945. Imprecisato il numero delle vittime.
Foiba di Brestovizza – Così narra la vicenda di una infoibata il “Giornale di Trieste” in data 14/08/1947: “…gli assassini l’avevano brutalmente malmenata, spezzandole le braccia prima di scaraventarla viva nella foiba. Per tre giorni, dicono i contadini, si sono sentite le urla della misera che giaceva ferita, in preda al terrore, sul fondo della grotta..“.
Foiba di Zavni (Foresta di Tarnova) – Luogo di martirio dei carabinieri di Gorizia e di altre centinaia di sloveni oppositori del regime di Tito.

Foiba di Gargaro o Podgomila (Gorizia) – A due chilometri a nord-ovest di Gargaro, ad una curva sulla strada vi è la scorciatoia per la frazione di Bjstej. A una trentina di metri sulla destra della scorciatoia vi è una foiba. Vi furono gettate circa ottanta persone.
Foiba di Vines – Recuperate dal  Maresciallo Harzarich dal 16/10/1943 al 25/10/1943 ottantaquattro salme di cuii cinquantuno riconosciute. In questa foiba, sul cui fondo scorre dell’acqua, gli assassinati dopo essere stati torturati, furono precipitati con una pietra legata con un filo di ferro alle mani. Furono poi lanciate delle bombe a mano nell’interno. Unico superstite, Giovanni Radeticchio, ha raccontato il fatto.
Cava di Bauxite di Gallignana – Recuperate dal 31 novembre 1943 all’8 dicembre 1943 ventitre salme di cui sei riconosciute.
Foiba di Terli – Recuperate nel novembre del 1943 ventiquattro salme, riconosciute.
Foiba di Treghelizza – Recuperate nel novembre del 1943 due salme, riconosciute.
Foiba di Pucicchi – Recuperate nel novembre del 1943 undici salme di cui quattro riconosciute.
Foiba di Surani – Recuperate nel novembre del 1943 ventisei salme di cui ventuno riconosciute.
Foiba di Cregli –   Recuperate nel dicembre del 1943 otto salme, riconosciute.
Foiba di Cernizza –   Recuperate nel dicembre del 1943 due salme, riconosciute.
Foiba di Vescovado –    Scoperte sei salme di cui una identificata.
Altre foibe da cui non fu possibile eseguire il recupero nel periodo 1943 – 1945.
Semi –
Jurani –
Gimino –
Barbana –
Abisso Bertarelli –
Rozzo –
Iadruichi –
Foiba di Cocevie – a 70 chilometri a sud-ovest da Lubiana.
Foiba di San Salvaro –
Foiba Bertarelli (Pinguente) – Qui gli abitanti vedevano ogni sera passare colonne di prigionieri ma non ne vedevano mai il ritorno.
Foiba di Gropada –
Foiba di San Lorenzo di Basovizza –
Foiba di Odolina – Vicino Bacia, sulla strada per Matteria, nel fondo dei Marenzi.
Foiba di Beca –  Nei pressi di Cosina.
Foibe di Castelnuovo d’Istria – “Sono state poi riadoperate – continua il rapporto del Cln – le foibe istriane, già usate nell’ottobre del 1943“.
Cava di bauxite di Lindaro –
Foiba di Sepec (Rozzo) –
Capodistria – Le Foibe – Dichiarazioni rese da Leander Cunja, responsabile della Commissione di indagine sulle foibe del capodistriano, nominata dal Consiglio esecutivo dell’Assemblea comunale di Capodistria:
… Nel capodistriano vi sono centosedici cavità, delle ottantuno cavità con entrata verticale abbiamo verificato che diciannove contenevano resti umani. Da dieci cavità sono stati tratti cinquantacinque corpi umani che sono stati inviati all’Istituto di medicina legale di Lubiana. Nella zona si dice che sono finiti in foiba, provenienti dalla zona di S. Servolo, circa centoventi persone di etnia italiana e slovena, tra cui il parroco di S. Servola, Placido Sansi. I civili infoibati provenivano dalla terra di S. Dorligo della Valle.
I capodistriani, infatti, venivano condotti, per essere deportati ed uccisi, nell’interno, verso Pinguente. Le foibe del capodistriano sono state usate nel dopoguerra come discariche di varie industrie, tra le quali un salumificio della zona ..
”