Fra
i salvagenti abbandonati e i gommoni sgonfiati dell’isola di Lesbos,
l’inviato di Sky News ha scoperto questo “manuale” per rifugiati
organizzati. Una vera guida turistica con tutte le informazioni
necessarie: carte geografiche, consigli pratici sui comportamenti degli
stati europei, numeri di telefono delle organizzazioni da chiamare per
farsi accogliere; UNHCR, Croce Rossa volonterose. L’opuscolo, scritto in
arabo, è stampato e distribuito gratuitamente in Turchia da
un’associazione che si chiama W2eu, che sta per “Welcome to Europe”,
Benvenuti in Europa. La volonterosa organizzazione fornisce anche sua
sua “hotline”, un numero verde che il profugo ben organizzato può
chiamare, 24 ore su 24; il volontario al telefono raccoglie le
coordinate del profugo ed avverte le autorità del paese che lo
accoglieranno.
Nel caso, al
giornalista di Sky ha risposto una “Sonia” che parla arabo, dalla sua
casa in Austria, e tutta ilare dice: “Siamo un gruppo grosso, circa
cento persone, presenti in tutta Europa e il Nordafrica”. Anche
l’ingenuo capisce che una simile organizzazione, disponibile 24 ore su
24, ha un costo. Chi lo paga?
Un valoroso blogger ,http://liberticida.blogspot.it/,
seguendo le tracce lasciate da un’altra simile organizzazione tedesca e
tanto caritatevole verso gli immigrati clandestini da aiutarli a
passare i confini nascosti nelle auto dei volontari,luchthelfer.in, ha scoperto che essa è una emanazione della Ayn Rand Foundation,una
fondazione ‘culturale’ Usa: “strana fondazione, la Ayn Rand, da una
parte sostiene apertamente Israele e il sionismo, e non è strano,
pensando al nome del suo direttore, Yaron Brook, dall’altra si oppone
fermamente alla religione musulmana, e dal 2001 i suoi vertici affermano
che : “occorre decidere tra uno sterminio di massa in America o nei paesi che sostengono il terrorismo” (citazione).
Che
coincidenza: un lettore mi invia una serie di citazioni tratte da un
sito americano, che riporto – avvertendo che mi dissocio dalle idee che
possono suscitare.
“La chiave per risolvere il problema sociale nel nostro tempo è di abolire la razza bianca”. Professor Noel Ignatiev, storico, docente al Massachusetts College of Arts.
“L’ufficio
del censimento ha appena riferito che circa metà della popolazione
americana sarà presto non bianca o non europea, E saranno cittadini
americani. Abbiamo superato il punto in cui nessun partito anzi-ariano
potrà prevalere in questo paese. Noi abbiamo nutrito per mezzo secolo il
clima americano di opposizione ai pregiudizi etnici. Questo clima non è
ancora perfetto, ma il carattere eterogeneo della popolazione tende a
renderlo irreversibile”. Earl Raab, già direttore del Jewish Community Relations Council, scrittore e saggista molto amato dai sionisti.
“La non-europeizzazione dell’America è una notizia consolante di natura quasi trascendente”: Ben Wattenberg
(1933-2015), vero nome Josef Ben Zion Wattenberg, scrittore e
giornalista americano, influente negli ambienti del partito democratico.
“Gli ebrei
americani sono impegnati alla tolleranza culturale a causa della loro
convinzione, ben radicata nella storia, che gli ebrei sono al sicuro
solo in una società che accetta un ampio ventaglio di atteggiamenti e
comportamenti, come anche una diversità di gruppi etnici e religiosi.
Per esempio è questa convinzione, non una approvazione della
omosessualità, a far sì che la stragrande maggioranza degli ebrei
promuove i “diritti dei gay” e prende una posizione liberale su quasi
tutte le altre cosiddette questioni sociali”:
Charles Silberman (1925-2011), giornalista di Fortune, saggista e scrittore di “temi sociali”.
“Un giorno
nel futuro, la gente colorata riuscirà – vorrei dire genererà – la sua
andata al potere in Europa e in America. La popolazione araba cresce i
paesi come la Francia e l’Olanda, e vedremo come andranno i messicani
qui in America. Eh sì, perché scopando di più, i popoli scuri
domineranno il mondo! E i bianchi, per la loro stessa sopravvivenza,
dovranno essere gentili con loro! Ottimo!”.
Bill Maher, comico
e conduttore televisivo di successo su vari network (Real Time,
Politically Incorrect), dove si è espresso a favore della legalizzazione
delle droghe e dei matrimoni gay, e ha deriso la religione.
“Il
rafforzamento di un’Australia multicultulturale o diversa è la nostra
miglior assicurazione contro l’anti-semitismo. Il giorno che l’Australia
avrà un governatore generale australian-cinese, mi sentirò più libero e
fiducioso come ebrea australiana”
Miriam Faine, direttrice dello Australian Jewish Democrat.
Ishmael Levitts, rabbino.“E’
nell’interesse ebraico, e dell’umanesimo, che i bianchi esperimentino
un genocidio. Finché i bambini bianchi non saranno bruciati vivi, le
donne bianche violentate, mutilate assassinate e gli uomini bianchi che
non saranno ancora stati massacrati non assisteranno impotenti mentre la
loro gente viene terrorizzata…solo allora il genere umano sarà su un
piede di uguaglianza, pronto a discutere il privilegio bianco e
l’evidente risentimento che provano le altre minoranze”.
“Ritengo ci
sia un ritorno di antisemitismo perché a questo punto del tempo l’Europa
non ha ancora imparato come essere multiculturale. E ritengo che noi
saremo parte delle doglie di questa trasformazione, che deve avvenire.
L’Europa non dovrà più essere le società monolitiche che sono state
nell’ultimo secolo. Gli ebrei saranno al centro di questa: è una grande
trasformazione quella che l’Europa deve subire. Adesso stanno andando
nell’età multiculturale, e ci sarà risentimento verso gli ebrei per il
nostro ruolo-guida. Ma senza questo ruolo-guida e questa trasformazione,
l’Europa non sopravviverà”.
Barbara Lerner Spectre, fondatrice di “Paideia”, fondo ebraico in Svezia per l’educazione degli europei.
“Non
c’è alcun posto nella Europa moderna per stati etnicamente puri. E’
un’idea del 19mo secolo e stiamo tentando la transizione al ventunesimo
secolo, e lo faremo attraverso gli stati multi-etnici”.
Wesley Clark, generale, che ha comandato le forze NATO nella guerra del Kossovo contro la Serbia.
Sono
citazioni utili per sapere chi ci sta facendo questo e perché. E per
sapere quali padroni servano i volontari di questo umanitarismo alla
moda, l’accoglienza agli immigrati senza alcun limite.
Ma prendo la
più fiera distanza dalle idee che queste citazioni possono suscitare,
ossia che sia essenziale avere stati mono-etnici. Faccio salvi casi
particolari, come il popolo magiaro, la cui identità etnica e
linguistica ostinatamente conservata nei secoli di fronte alla marea
slava merita rispetto, è segno di dignità da onorare ed è giusto che sia
difesa (1); per la Politica (con la p maiuscola) le etnie sono poco
significative, sono “accidenti” bisognosi di ”sostanza”, sono “materia”
a cui il Governo politico deve dare “forma”.
Ethnos necessita Logos.
Uso una terminologia che risale ad Aristotile ed è stata adottata da Tomaso d’Aquino. Come spiegarla?
Un pugnale
può essere fatto di acciaio, di bronzo, oggi di ceramica, un tempo di
ossidiana; ciò che lo rende “pugnale” non è la materia di cui è fatto,
ma la “forma” che gli dà l’artefice: è lui a dare al coltello la sua
“essenza”, a rendere la materia “intelligibile”. Ogni realtà è materia-
e- forma, potenzialità ed atto, “sostanza e accidente”.
L’artigiano che fabbrica un pugnale impone alla materia una volontà, una finalità. La “forma” è sempre una rivelazione di intelligenza,
e rende la materia “intellegibile”; nell’intera creazione è la
Intelligenza (con la maiuscola) per eccellenza che traspare. E chi non
la vede, è semplicemente un bruto.
Il lato “formale” è l’imposizione della intelligenza, della volontà e della finalità a qualcosa che per sé, non ne ha (2).
Questo vale
anche per le masse umane. Quando il filosofo che spesso cito ricorda che
Roma unì “ genti diverse e reciprocamente ostili ” chiamandole a “ a
fare qualcosa di grande assieme”, è chiaro che l’impero romano non fu
mosso da buonismo, da una untuosa e lacrimosa voglia di “accoglienza”,
da pseudo-sentimentalismi caritativi, e men che meno da ideologie
multi-etniciste; nemmeno si propose, credo, quella che oggi chiamiamo
“integrazione” del “diverso”. I romani erano dotati di quella qualità
rara che si chiama “saper comandare” (che i greci, tanto più profondi,
non avevano); e il comandare, nel senso vero e profondo, è dare una
volontà, intelligenza e un fine a masse disperse. Era dare “forma” ad
accidentali differenze, biologiche, linguistiche e razziali, ridurre i
molteplici particolarismi in una unità spiritualmente superiore. Diedero
alla “materia”, ethnos, una “essenza intellegibile”. Disciplina e
diritto, essenzialmente. Quando Paolo dice che sotto Cristo “non c’è più
né giudeo né greco”; non aggiunge però “…e nemmeno romano”, perché
essere giudeo o greco era un’appartenenza etnica; “romano” invece era
uno status giuridico e politico, un ordine di realtà completamente
diverso. E superiore.
E Roma – è
da notare – ottenne questo risultato senza omologare burocraticamente,
senza cancellare le specificità etniche, come vuol fare oggi il mostro
freddo chiamato UE; e la prova è che quando l’impero si disgregò sotto
l’alluvione dei barbari, rispuntarono vitalità nazionali, specifiche,
riconoscibilmente pre-romane, che si mescolarono coi nuovi arrivati
d’oltre Danubio. E quando la grande struttura di civiltà dell’impero
romano non fu più in grado di “dare forma” e finalità alle nuove tribù
guerreggianti, nello sforzo subentrò la religione cristiana: che diede
ai tanti ethnos addirittura il Logos. Nazioni che divennero stati
diversi, con lingue volgari diverse, restarono tuttavia unificate dal
latino, dal ricordo dell’impero a cui la Chiesa si poneva erede, e
furono tutte parte della Europa Cristiana. Unificate, finché durò in un
impero Sacro e Romano.
Perciò è
vero che velleità di chiusura “identitaria” sono moti regressivi,
perdenti, ed è il motivo per cui il razzismo politico è votato alla
sconfitta. Perché si appoggia su una particolarità biologica, ossia è
materialismo; e la materia, come avvertiva San Tomaso d’Aquino, è
“signata quantitate”: ciò vuol dire che la materia è segnata dalla
divisione, dalla molteplicità; differenzia e non unisce. E, come nota
Michael Jones, definirsi oggi “uomo bianco” è la patetica affermazione
di aver perso l’identità; non a caso è una ideologia fortemente
“americana”: dalla legge di Lynch agli autobus separati nel Sud,
all’eugenetica che fu coltivata in Usa molto prima che Hitler
nascesse.
Non è
“l’uomo bianco” ad aver fondato Roma, la Cristianità, il Sacro impero
che durò a Vienna fino al 1918; è l’uomo romano, l’uomo cristiano.
E i signori
rabbini e militanti citati qui sopra, non è “la razza bianca” che
vogliono sterminare. E’ la civiltà europea greco-romana e cristiana,
l’unità spirituale che essa rappresenta, e che essi odiano ed invidiano
fino alla follia. La prova è che i neonazisti ucraini, con la loro
esibita “identità razziale”, servono benissimo ai loro scopi: sono
“materia” senza forma, ethnos senza Logos, zoologia senza intelligenza….
Confesso:
ho meno paura delle centinaia di migliaia di profughi e immigrati che
ci stanno mandando, quanto della nostra “integrazione”. Li “integriamo”
in una civiltà in degrado terminale, in sistemi giuridici dove domina il
“positivismo” (ossia l’arbitrio), dove la disonestà è esibita e la
ineguaglianza scandalosa, dove il potere politico non è più chiaro e
chiaramente identificato, e perciò sempre più irresponsabile, tra entità
tecnocratiche e sovranazionali a più strati cui sono consegnate
porzioni sempre più importanti di sovranità (che è il fondamento del
diritto!); e a cui si risponde con impossibili “ chiusure identitarie”,
che sono sogni ad occhi aperti e regressivi. Insomma, li integriamo
nella inciviltà avanzante. E non è allegro.L’etnia meglio favorita di
qualità “naturali” degrada, se non riceve la “forma intellegibile”; e
infatti le nuove generazioni “bianche” occidentali che si riempiono di
tatuaggi ed anelli al naso segnalano – è un sintomo allarmante e
sottovalutato – la decadenza della “razza”verso stati inferiori di
esistenza collettiva, senza dignità né nobiltà, uno scadere verso il
“facile”; e la “rivoluzione della tenerezza” di cui parla El Papa non è
che un accompagnamento a questa caduta nella neo-barbarie. “Tenerezza”,
sentimentalismi, hanno sempre anche il lato della ferocia irrazionale e
improvvisa, anche quella è un impulso – una società che si commuove è
anche una società che fa’ stragi. E’ lo status tribale, sub-civile.
Contro Rousseau che predicava il ritorno allo stato di natura come
liberazione, Hegel mostrò: “Lungi dall’essere il dominio della libertà,
lo stato selvaggio è associato a passioni brutali ed atti violenti. Lo
Spirito, nelle condizione sua naturale, è una condizione di servitù in
cui l’uomo vive sotto la soggezione dei sensi”.
Ci vorrebbe un Logos che desse forma al pullulare di gruppi minimi fra loro ostili, a cui ci stiamo riducendo.
Ma come ne siamo lontani, lo dice un fatterello che vi racconto.
L’agosto scorso, mi capitò di ascoltare una
conferenza di Massimo Cacciari al mare, una sera. In modo eloquente, il
filosofo dalla capigliatura preternaturalmente folta e nera, lamentò
con appassionata eloquenza come si stava costruendo l’Europa, come una
potenza ottusa, omologante, che schiaccia le vitali diversità dei popoli
europei… insomma le stesse lagnanze che avete letto anche in queste
pagine, molte volte. Mi alzai e gli chiesi se, allora, non sarebbe stato
meglio accettare l’idea del generale De Gaulle, che fu sempre nemico di
quest’europeismo tecnocratico-massonico, e propugnava una “Europa delle
patrie”.
Cacciari storse la faccia. “Patria”,
disse, non gli piaceva, c’è troppo di “Pater”, di autoritario. Se mai,
avrebbe voluto una “Europa delle Matrie”. Applausi da pubblico (di
sinistra). Non ebbi modo – ne voglia – di replicargli che come filosofo
aduso alla terminologia ellenica, doveva sapere che il regno delle Madri
fu, n ella Grecia arcaica, il regno delle Erinni. Le civiltà delle
madri è quella mafiosa, fu quella della vendetta familiare, della catena
di faide, del familismo amorale. Già Eschilo celebrò la fine di quel
“regno” della tenerezza-violenza, in una nota quadrilogia. Oreste uccide
sua madre, che aveva ucciso suo padre Agamennone; le Erinni lo vogliono
fare a pezzi, perché ha versato sangue della sua stessa famiglia,
famiglia degli Atridi, una catena di omicidi…..Interviene Atena,
spuntata dal cervello di Giove, e difende Oreste nel processo davanti
all’aeropago: d’ora in poi si valuta il fatto in tribunale, ed Oreste ha
compiuto un atto di giustizia, avendo sua madre tradito ed ucciso
Agamennone. La Giustizia è soddisfatta, dunque cessi la catena della
faida. D’ora in poi lo stato sarà virile, razionale, “forma” e non
“materia”; le Erinni siano confinate al focolare, diventino Eumenidi,
che significa le benevole; loro sarà il “regno della tenerezza” che si
applica però rigorosamente solo ai nipotini, agli infanti. Di giustizia,
le Madri non si occupino più.
Tutte queste
cose, Cacciari sa benissimo. Sa anche che qui, non ci mancano le
Matrie. Ne siamo pieni. La mafia è una Matria, è una Matria la camorra;
il clan dei Casamonica un’altra Matria, la cosca dei giudici in fondo è
un’altra Matria; la Rai è una Matria, la Chiesa come s’è venuta
atteggiando, un’altra ancora. Siamo soffocati da madri, la nostra vita è
piena di affetti, i figli so’piezz’e core, gli immigrati si
accolgono tutti perché poverini, i disonesti e parassiti pubblici non
vanno licenziati, all’omicida diamo quattro anni, i delinquenti si fanno
uscire di galera perchè nessuno tocchi Caino…e così, passo passo, si
regredisce alle Erinni. Perdendo il senso della giustizia, della forma,
della razionale intelligenza a cui obbligare i cittadini.
L’Europa
delle Matrie l’abbiamo già. Anche il dominio della Merkel ne è un
sintomo preoccupante. Disperatamente continua a mancarci la Patria, e
non abbiamo più padri.
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Note
- Proprio perché profondamente
consapevole della propria identità e dotato di dignità particolare, il
popolo magiaro ebbe l’umiltà di restare per secoli fedele suddito
dell’impero asburgico, cattolico e multinazionale propaggine del Sacro
Romano Impero. Nell’ottocento dove le altre etnie, istigate dalla
propaganda massonica, si ribellarono al mite monarca di Vienna e
pretesero a farsi “stati nazionali” (una moda funesta che oggi ci viene
cancellata dai padroni), gli ungheresi – proprio loro che potevano
rivendicare una monarchia nazionale, con la corona di Santo Stefano re –
si sentivano meglio garantiti e valorizzati sotto l’ala “romana” di
Francesco Giuseppe. Appunto per punirla di questa fedeltà, i massonici
vincitori della Grande Guerra la smembrarono, regalandone lacerti vitali
a stati e staterelli slavi appena creati.
- Il dare forma alla materia è sempre un
atto d’imperium, una imposizione, “perché a risponder la materia è
sorda” (disse Dante). Per questo lo Stato “porta la spada”, come
ricorda san Paolo, è una autorità e una forza. Ma non “solo” forza,
bensì forza illuminata da uno scopo, da un’intelligente volontà. Una
forza disciplinante e unificante.
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