Uscire dalla Unione europea? Disgregarla!
di Gianfranco La Grassa -Fonte: conflittiestrategie
L'economicismo
imperante - e non certo nei pochi marxisti rimasti, ma invece nelle
correnti liberali - pontifica sempre sulla lotta per i mercati;
precisamente per le quote di mercato. In realtà, la lotta di tutte le
grandi potenze, da sempre e non soltanto nell'era capitalistica, mira
alla conquista di sfere d'influenza, cioè al controllo - sia pure oggi
non più in senso strettamente coloniale - di aree del globo le più ampie
possibili. Le quote di mercato sono un indice, e solo un indice, del
successo dell'azione strategica esercitata dagli organismi, denominati
imprese, nella sfera sociale detta economica. Tale azione è senza dubbio
importante nel capitalismo, ma non è al livello di quella esercitata
nella sfera politica (con la sua decisiva appendice militare); ed è
accompagnata pure dall'importante ruolo svolto dall'attività di numerose
associazioni che tendono a diffondere la cultura, i costumi, le
abitudini di vita di questa o quella potenza presso le popolazioni di
molti paesi costituenti le varie aree mondiali.
Dopo
il 1945, gli Stati Uniti non hanno in pratica avuto grandi rivali
nell'area del Pacifico, insomma nella vasta zona asiatica. Il Giappone,
con la sua antica cultura messa a soqquadro da quella americana, è stato
esempio preclaro di questo successo degli Stati Uniti. Cina e Corea del
Nord non hanno certo rappresentato, nemmeno nei tempi più recenti, un
reale fattore di contrasto; pur con tutta la penetrazione economica
cinese che possa esserci. Non basta investire grandi capitali, comprare
questo e quello in altri paesi per conquistare una reale supremazia
quanto ad influenza. Esemplare quanto accaduto proprio con il Giappone.
Negli anni '80 sembrava che ci fosse l'invasione di investimenti
giapponesi negli Usa (in specie nella sua costa del Pacifico). Negli
anni '90, il Giappone si è ritirato con la coda tra le gambe. Nemmeno la
sconfitta in Vietnam (fin troppo enfatizzata dagli ultimi sussulti
ideologici dei movimenti comunisti ormai ridotti allo stremo) ha
ostacolato l'influenza statunitense in area asiatica (ivi compreso
proprio nel paese "vittorioso"). Quanto all'India, non è certamente più
un paese colonizzato, si è indubbiamente sviluppato, ma le sciocchezze
di pochissimi anni fa circa il BRIC (o BRICS) oggi fanno sorridere.
Diversa
la situazione nell'area europea, decisamente rilevante per il suo alto
sviluppo economico e per una decisa vicinanza culturale e di istituzioni
politiche agli Stati Uniti. Fino a tutti gli anni '80, una parte
dell'Europa (sia pure i paesi meno sviluppati) è rimasta sotto
l'influenza dell'Urss. Tuttavia, anche in tal caso, dovrà essere
riscritta la storia di quei quaranta e passa anni seguiti alla fine
della seconda guerra mondiale. Abbiamo troppo creduto ad un vero
confronto/scontro tra Usa e Urss, al mondo nettamente bipolare e alla
"guerra fredda". Il confronto c'era, lo scontro spesso pure; tuttavia,
l'Urss è stata fin da subito o quasi in posizione d'inferiorità per le
sue strutture sociali inadeguate, pensate come socialiste mentre erano
solo imbrigliate in una stagnazione e imputridimento crescenti. Molti
fattori hanno nascosto questo fatto: una certa crescita economica, ormai
in netto calo però a partire dagli anni '50; il lancio dello sputnik
che ha fatto pensare a chissà quali avanzamenti tecnologici; la
costruzione delle atomiche e la presenza di apparati bellici abbastanza
potenti, eppur minati dalla mancanza di adeguati sviluppi e
trasformazioni.
Il
crollo del sedicente socialismo europeo, e soprattutto quello
immediatamente successivo dell'Urss, hanno mostrato qual era la realtà.
Ancora una volta, sempre guardando a determinate correnti di
investimento di capitali, si è cianciato per pochissimi anni di una
crescita di influenza della Germania nell'Europa dell'est. La lezione
dell'aggressione alla Serbia nel '99 (preceduta da tutti gli
sconvolgimenti nell'area già jugoslava) ha messo termine a queste
chiacchiere. E anche tutto quanto è accaduto (e ancora accade) in
Medioriente, nell'Africa del nord, il lungo periodo di appoggio netto e
indiscusso ad Israele - adesso appena ridotto per alcune esigenze
strategiche legate alle necessità di intervento nella tensione tra
Turchia e Iran in quanto subpotenze in competizione per l'influenza in
quell'area - è senz'altro dipeso pure dagli interessi degli Stati Uniti
in quella zona, ma ancor più dalle necessità di controllare l'area
europea; soprattutto dagli anni '90 in poi, quando tutta l'Europa è
caduta sotto la loro preminenza.
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Già
da anni, gli studi e ritrovamenti del ricercatore universitario
statunitense Joshua Paul hanno posto in luce - ma si tende sempre a
farlo dimenticare - che i "grandi padri dell'Europa" erano pagati
(vogliamo essere buoni e dire finanziati?) dagli Stati Uniti. In
origine, con la scusa del pericolo sovietico - che mai c'è stato,
malgrado le colossali bugie che ci raccontavano - si è creata la Nato;
non a caso, non più disciolta nemmeno dopo il crollo dell'Urss. Non
serviva a difenderci dal "pericolo comunista", bensì a renderci
completamente succubi degli Usa. E così, non appena è stato possibile,
si è creata la UE, l'Europa sedicente unita (e quando mai lo è stata?),
quale ulteriore rafforzamento del predominio americano. La UE è solo un
altro organismo degli Usa dedito a tale compito. Per il momento, questa
preminenza non è tanto in pericolo, malgrado le illusioni che si sono
create al proposito. Tuttavia, la Russia, nata dopo il crollo sovietico,
non è affondata, non è caduta pur essa sotto l'influenza Usa come un
personaggio del tipo di Eltsin (e forse perfino Gorbaciov) poteva far
pensare.
Siamo
però lontani da un equilibrio di potenziale tra Stati Uniti e i suoi
possibili avversari, fra i quali a mio avviso il più credibile è appunto
la Russia. Sono comunque convinto che il cosiddetto multipolarismo, pur
se non in modo lineare, è in marcia e dunque gli Usa devono agire di
conseguenza. Non ripeto adesso quali sono stati i cambi di strategia
americana da dopo la fine dell'Urss; ed in particolare quella seguita
dall'amministrazione Bush jr. e poi quella di Obama. Siamo in una fase
di grande confusione che ricorda, e questo lo ripeto, gli ultimi decenni
del XIX secolo. Ci sono mosse e contromosse, aggiustamenti e
riaggiustamenti frequenti. Ha allora senso la proposta di certe forze,
dette antieuropeiste, di uscire dalla UE a magari anche dall'euro?
Non
lo credo proprio. E tanto meno ci credo quando vedo che tali sentimenti
nascono perché l'Europa starebbe cadendo in mano tedesca. Chi parla
così è ancora una volta finanziato dagli Usa come i "grandi padri
dell'Europa". Nessuna simpatia per la Merkel, e magari è vero che la
Germania sta agendo in modo da danneggiare altri paesi fra cui il
nostro; magari facendo, com'è in fondo naturale che sia, i propri
interessi. Il problema centrale non sta però qui. Al massimo la Germania
è il solito "cattivo caporale" che esegue, in forma rozza e
particolarmente dura, gli ordini di generali e colonnelli per mettere in
riga la truppa. I generali a volte mostrano, da ipocriti quali sono,
falsa "umanità" perché il caporale si assume il compito delle odiose
misure e punizioni per mantenere l'ordine, cioè la subordinazione, dei
soldati.
Bisogna
lottare per annientare la UE e i suoi organismi, fra cui la BCE diretta
da un agente fin troppo subordinato (da sempre) agli americani. Non
basta uscire, non è che la "brexit" risolverà alcunché; già adesso si
parla che questa sarà portata avanti nei prossimi tre anni, perché così è
consentito. Insomma, non se ne farà nulla di rilievo. E in ogni caso,
non si deve uscire, ma denunciare questa indegna unità europea per
quello che è: un organismo creato dagli Usa per il nostro asservimento. E
bisogna combattere contro la UE, disgregarla dall'interno, paralizzare
sempre più i suoi ordini diretti alla nostra completa dipendenza. I
falsoni che ululano per uscire dalla UE vanno smascherati quali agenti
americani; talvolta più odiosi di coloro che ancora vogliono restarvi.
Almeno questi si mostrano a viso aperto quali nemici; gli altri si
fingono nostri alleati e amici. No, falsi in radice, spedirli al
diavolo, sono nemici subdoli e traditori. Intendiamoci: so che ci sono
anche persone (e tante) in buona fede, cascate nel tranello dell'uscita.
Debbono però ricredersi in un tempo ragionevole.
In
definitiva, bisogna muoversi contro la UE quale tipica organizzazione
creata dai "finanziatori" americani; così come furono finanziati gli
altrettanto obbrobriosi e traditori "padri dell'Europa". Addosso
all'Europa unita: quella attuale, ma che è quella esistente e fra i
piedi. Si dovrà magari un giorno giungere a qualche forma di unione.
Tuttavia, in primo luogo non credo che potranno stare veramente insieme
tanti paesi quanti ce ne sono adesso. Inoltre, questa unione deve
avvenire dopo un passaggio per l'autonomia dei diversi paesi.
Un'autonomia che va conquistata non uscendo dalla UE, ma facendone
l'obiettivo primario della critica e della lotta CONTRO. Chiaro?