giovedì 1 febbraio 2018

ELOGIO DELL´INTOLLERANZA


La tolleranza è un’eredità del
Cristianesimo prima e poi del
marxismo che del
Cristianesimo è una specie di
compendio laico e materialista
(e forse le comuni radici
ebraiche di Cristo e di Marx
hanno, in questo caso, un
significato nel senso di una
comune radice culturale i cui
frutti possono estrinsecarsi in
modi e tempi diversi).
Nel suo significato più


immediato la tolleranza
significa accettare a priori le
diversità senza contrastarle
e questo è accettabile quando
il farlo non arrechi danno né a
se stessi, ché il primo diritto di
ciascuno è l’autodifesa, né alla
società in cui si vive e con la
quale abbiamo un patto
reciproco che presuppone
vantaggi e doveri, tra cui,
precipuo, quello della difesa
della comunità!                                                   
Ma quando l’accettare le
diversità di comportamento e
la trasgressione o l’elusione
delle regole che la comunità
ha scelto e che ci siamo
imposti di accettare in forza
del contratto sociale che
abbiamo sottoscritto con il
fatto stesso di vivere nella
comunità e di approfittare dei
vantaggi che essa ci offre,
comporta, nell’immediato o in
prospettiva, il pericolo di un
deterioramento dell’armonia
generale, degli equilibri nei
rapporti interpersonali o la
frana della struttura sociale
che ci siamo scelti, allora essa
travalica i confini del lecito e
diventa una colpa
improponibile nei riguardi di
tutti.
La tolleranza si trasforma
allora da libertà di scelta a
licenza con un salto di qualità
che la fa passare dal terreno
del lecito a quello dell’illecito.
Perché la libertà di scelta è
l’esercizio di una volontà
personale che accetta le
regole ed i doveri che essa
comporta mentre la licenza è
una scelta in stile anarcoide
che si sottrae a qualsiasi sua
conseguenza e come tale non
è assolutamente accettabile!
La trasgressione come
consuetudine porta
all’assenza di regole tra le
quali, per prima, il rispetto
degli altrui diritti e quindi,
inevitabilmente ad una
deresponsabilizzazione
generale i cui effetti negativi
ricadono sulla società tutta
innescando una sorta di
amoralità globale ed un
ripiegamento sugli egoismi
personali e ad una distruzione
sistematica del senso di
solidarietà..!                                
Ecco perché la tolleranza può
essere accettata solo in casi
particolari e solo come
episodio e non come regola
mentre invece si dovrebbero
riabilitare ed applicare concetti
come disciplina e
responsabilità!
Al di là delle teorie e delle
ipotesi, possiamo vedere nella
vita pratica quanto l’eccesso di
tolleranza ha portato di
negativo in questa nostra
società ed è sufficiente
confrontare i comportamenti
medi delle persone, delle
istituzioni e dei personaggi
pubblici di oggi con quelli del
passato per giungere alla
conclusione che la società è
oggi più cinica, più
irresponsabile e più egoista
Questo, naturalmente, al di
fuori della rosea visione
virtuale che la pubblicità
commerciale e quella politica
hanno interesse a farci vedere
tramite i mezzi di
comunicazione che
controllano.
Una società in cui disciplina,
responsabilità e senso della
comunità siano ad un elevato
grado nel vissuto quotidiano,
si può anche permettere di
essere occasionalmente
tollerante perché una piccola
scossa non può minare la
solidità della costruzione
generale, ma quando la
tolleranza diventa abitudine
essa si trasforma in licenza ed
allora le Leggi e le regole
cessano di essere il discrimine
tra lecito ed illecito e,
soprattutto, tra giusto ed
ingiusto; cade la fiducia dei
Cittadini nello Stato e si
scivola verso l’anarchia.
La società reale non è una
palestra per gli esercizi etici di
“anime belle” che, con sciocca
supponenza, millantano la
conoscenza delle ricette per
realizzare la “Repubblica di
San Gri Là” ; la società reale è
un raggruppamento di
persone con i loro istinti
primari positivi e negativi che
devono essere mitigati e
controllati da regole e leggi
che hanno un valore effettivo
solo in quanto vengano fatte
rispettare da TUTTI.
Il resto è velleitarismo
visionario…
I l rapporto tra le mafie e la
politica é un rapporto stretto
di intedipendenza e di
reciproco appoggio.
La spiegazione di questo
comportamento é molto
semplice ed inequivocabile.
La politica aspira al potere ed il
potere della politica deriva
unicamente dalla quantitá di
voti che riesce a conseguire
nelle varie elezioni.
Le mafie, da parte loro, sono in
grado di controllare ampi
settori elettorali, specie al sud,
ma anche al nord e dunque
sono i referenti naturali per
quei partiti che sono disposti a
qualsiasi compromesso per
realizzare quel potere al quale
aspirano e che sará poi lo
strumento attraverso il quale
eserciteranno la loro azione
per realizzare ionteressi privati
e spesso inconfesabili!
Alla luce di questa situazione
risulta chiaro perché, dopo
decenni in cui si parla di lotta
alle mafie, in pratica non si sia
fatto mai nulla di serio, di
concreto e di efficace per
raggiungere lo scopo,
Se cosí non fosse, in tanti anni
si sarebbe dovuto vedere
qualche risultato e soprattutto
si sarebbe dovuto vedere un
diverso atteggiamento

                                                                                                                                       

 

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