sabato 3 aprile 2021

PATTUGLIE

 

PATTUGLIE


 Luigi Freddi è un nome fondamentale per la cultura italiana in quanto creatore della moderna cinematografia italiana , ideatore di Cinecittà e della Biennale di Venezia. Giornalista, collaboratore del Popolo d’ Italia, fu dapprima futurista, poi volontario fiumano e attivo militante dei fasci di Combattimento.

Questa sua antologia, ristampata per la prima volta dal 1929, rievoca la militanza politica dell’ autore e ci restituisce il quadro vivido di una Italia non rassegnata a soccombere ed artefice del proprio destino. Una Italia giovane di cui è smarrito anche il ricordo nella fosca agonia dei nostri giorni di decadenza.

 Il volume qui ristampato venne edito la prima volta come numero speciale della rivista Antieuropa. Asvero Gravelli, direttore della rivista e uno degli scrittori e polemisti politici di maggior qualità letteraria del periodo, firma anche una partecipe presentazione di questo volume che abbiamo conservato anche in questa ristampa. L’ Autore di questo libro/antologia, coerentemente con i propri ideale, aderì alla RSI e scontò anche il carcere per questa sua coerenza.

Per presentare l' Autore, proponiamo la lettura di questo passaggio, dedicato all' epopea delle camicie nere mussoliniane, argomento del testo ristampato dalla Lanterna :




  “Cercammo un simbolo. Il tricolore era stato troppo profanato dalla retorica patriottarda dei partiti costituzionali, e rappresentava ancora la viltà miserabile miserevole e miseranda dei governi demo-liberali che si nutrivano di miscele d’oppio e di cantaride, lasciando imbordellare l’Italia e prostituire il suo destino…..

Allora scegliemmo il nero vessillo degli Arditi, che aveva preceduto gli assalti oltre le trincee di carne umana del Grappa e sull’altra riva del Piave, gonfia di sangue.

Aveva il colore “della morte che infutura la vita”, e per questo l’abbiamo prediletto; era il simbolo della nostra disperazione e della nostra ferocia, e ci pareva che in esso risplendesse tenebrosa e tremenda la “voluttà di morire” che arroventava i nostri sensi di giovani gagliardi pronti a tutto.

Erano i tempi in cui nelle nostre canzoni non ricorrevano i temi dell’amore, del piacere e della gioia, ma risuonavano cupe parole apocalittiche: “pugnale”, “bomba a mano” trovavan rime che facevan rabbrividire le timorate nonché vigliacchissime anime dei conservatori pronti a ceder tutto pur di conservare le ghirbe flaccide e graveolenti.

Il ritornello spavaldo echeggiava risolutivo ammonitore e terribile come la cannonata, e volgeva in fuga le mandrie imbestialite del socialismo gaglioffo e vigliacco”.


LINK UFFICIALE DEL LIBRO : 



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