AGRICOLTORI OLANDESI CONTRO NUOVO ORDINE MONDIALE
Tutto è iniziato quando abbiamo lasciato che l’agricoltura diventasse elemento portante del liberismo capitalista e che entrasse nell’agenda dei padroni del mondo: dal GATT (General Agreement on Tariff and Trade) del 1947 alle scellerate politiche dettate da Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, World Trade Organization e Unione Europea.
Ma quale potrebbe essere l’alternativa per rendere veramente i produttori agricoli indipendenti (economicamente e socialmente) e non schiavi di un “libero” mercato governato da poche corporation e politici al loro soldo? Innanzitutto, è necessario comprendere che l’agricoltura non è un’industria, ma è il settore del sostentamento vitale dell’intera umanità e di conseguenza di ogni singolo popolo. In più bisogna considerare che ogni nazione ha un suo territorio, con specifiche caratteristiche morfologiche e di resa produttiva e che risulta assai stupido applicare politiche agricole comuni a territori diversi fra loro.
La soluzione è quella di tornare alla totale indipendenza produttiva di ogni singola nazione con le proprie peculiarità e con le proprie capacità. Bisogna garantire, in un totale regime di autodeterminazione di ogni nazione, che i produttori agricoli di ogni dimensione possano e debbano vendere i propri prodotti con prezzi dignitosi e sufficienti a garantire profitto per loro e soddisfacimento del fabbisogno interno.
È fondamentale che gli scambi internazionali, laddove necessari, siano basati su mercati regionali che possano riunire macro-zone a livello geografico. Questo ridurrebbe i costi di esportazione e manterrebbe i prezzi a livelli accessibili alla maggior parte dei Paesi coinvolti negli scambi.
È necessario proteggere le produzioni nazionali con dazi doganali variabili a seconda delle necessità interne, questo a favore della produzione nazionale senza che la questione possa trasformarsi in una guerra commerciale con altri Stati. I dazi variabili consentono di aumentare o diminuire il loro peso sulle importazioni a seconda di quelle che sono le necessità di acquisizione di prodotti dall’estero.
È necessario negoziare, per ogni singolo prodotto, trattati bilaterali di interscambio con quelle economie complementari alla nostra. Le collaborazioni fra nazioni che possono aiutarsi reciprocamente non hanno mai avuto e né potranno mai avere conseguenze nefaste come le regole mondialiste imposte da Washington, Pechino o Berlino.
È necessario attuare una profonda riforma agraria che valuti i numeri della produzione nazionale, che sappia preventivare il fabbisogno interno, prodotto per prodotto, e che sappia incentivare ogni nuova impresa agricola che nasce sul territorio e che dedica il proprio sforzo alla produzione nazionale. Oltre a ciò, le imprese già esistenti vanno incentivate alla produzione per il mercato interno per garantire loro costanti e stabili profitti e pretendendo il reinvestimento nell’azienda stessa di parte di essi.
È necessario creare e potenziare i servizi pubblici di ricerca per il settore agricolo, dedicando tutti gli sforzi accademici nel campo agro-alimentare alla scoperta delle migliori soluzioni per soddisfare completamente quelle che sono le necessità della nazione.
È necessaria una battaglia culturale per far comprendere alla nostra gioventù che il lavoro nei campi non è vergogna e fallimento, ma base morale e materiale da dove partire per costruire una nuova nazione. Prospera ed autosufficiente. Senza vincoli con alcuna istituzione sovranazionale, ma con saldi legami di amicizia con altri popoli.
È necessaria una battaglia culturale per far capire che produzione agricola è ecologia e non la sua antitesi. La vera produzione agricola è conservazione del territorio, è consapevolezza del valore della natura, è amore per la terra che regala il cibo attraverso il braccio e l’aratro.
La lotta dei contadini olandesi di questi giorni ha riportato alla luce la questione agraria. Non possiamo lasciare che siano pochi vampiri a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è green e con non lo è, cosa va prodotto e cosa no. Ogni nazione deve decidere in autonomia per il proprio sostentamento e per le proprie necessità, senza vincoli di debito, senza seguire agende internazionali che distruggono qualsiasi specificità.
La polizia olandese spara sugli agricoltori, la misura è ormai colma ed è il segno che i padroni hanno paura. È arrivato il momento di riprendere in mano i nostri destini prima che sia veramente troppo tardi. Iniziando dalla terra.
Emiliano Calemma
MASSONERIA
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