IL BATTAGLIONE BARBARIGO
IL BATTAGLIONE BARBARIGO
Gianfranco La Vizzera Il battaglione "Barbarigo",
inizialmente denominato "Maestrale", fu il primo reparto di Fanteria
di Marina della "Decima" ad essere costituito. Nacque a La Spezia,
nella caserma di San Bartolomeo, nel novembre del 1943. Ne assunse il comando
il capitano di corvetta Umberto Bardelli. Nel gennaio '44, nel ricordo
del sommergibile del comandante Enzo Grossi, gli fu attribuito il nome
di "Barbarigo".
Delle quattro compagnie su
cui era ordinato, la 2a e la 4a erano state addestrate a San Bartolomeo,
mentre la e la 3a erano state trasferite per l'addestramento a Cuneo, alla
caserma San Dalmazzo.
Alla metà di febbraio
il battaglione si riunì nuovamente a La Spezia. Il 19 ricevette
dal comandante Borghese la bandiera di combattimento e il giorno 20 partì
per il fronte di Anzio-Nettuno, dove gli angloamericani avevano creato
una testa di ponte dopo lo sbarco avvenuto il 22 gennaio.
A bordo di torpedoni, seguendo
l'itinerario: La Spezia-Firenze-Arezzo-Orvieto-Viterbo-Roma, i marò
raggiunsero la capitale dopo aver superato le previste difficoltà
dei bombardamenti aerei e dei mitragliamenti a bassa quota degli Spitfire.
A Roma sosta di alcuni giomi
presso la caserma "Graziosi Lane". Un capitano dei granatieri,
Alberto Marchesi, diede modo al comandante Bardelli di completare l'equipaggiamento
e l'armamento del battaglione attingendo ai magazzini della caserma "Ferdinando
di Savoia'.
LO SBARCO DI ANZIO
L'operazione "Singole"
(nome in codice dello sbarco ad Anzio e a Nettuno) avvenne il 22 gennaio
1944. A mezzanotte, dopo ventidue ore di attività, unità
della Marina americana e della "Rayon Navy" (contrammiraglio
Frana I. Locri e Tomai H. Troubridge) avevano fatto sbarcare 36.034 uomini,
3.069 automezzi e quasi tutti i mezzi d'assalto del 6° Corpo d'Armata
statunitense, comprendente la divisione britannica (gen. W. Penny), un
reggimento e un battaglione paracadutisti, tre battaglioni di "Ranger"
e una brigata di "Commandos". Scarsa l'opposizione tedesca e
modeste le perdite subite: 13 morti, 44 dispersi e 87 feriti.
La flotta di protezione era
costituita da quattro incrociatori leggeri e 24 cacciatorpediniere. Le
perdite tedesche erano state più rilevanti: due batterie costiere
distrutte e due battaglioni decimati.
Ma gli angloamericani badarono
solo a consolidare la testa di ponte e a far sbarcare le altre divisioni
del Corpo d'Armata, cioè la 45a di fanteria (gen. W. Eagles) e la
divisione corazzata (gen. EN Armoni), in tutto 34.000 uomini e 15.000 automezzi.
I temporeggiamenti e l'eccessiva prudenza del generale Lucca (comandante
del Corpo d'Armata angloamericano), diedero il tempo al Feldmaresciallo
Kesselring (comandante del Gruppo d’armare "C") di eseguire i
piani predisposti in caso di sbarco a Ravenna, ad Anzio, Civitavecchia,
Livorno o Viareggio.
Le divisioni tedesche si misero
in moto per convergere sulla testa di ponte di Anzio. La divisione corazzata
"Hermann Goering" lasciò la zona di Frosinone: la 4a divisione
paracadutisti quella di Terni; dal fronte del Garigliano la 29a divisione
granatieri motocorazzata. Dall'Italia settentrionale, lo Stato Maggiore
della 14' Armata e la 65a e 362a divisione di fanteria. Fu perfino disposto,
da parte dell'O.K.W. (il Comando generale della Whermacht), l'invio ad
Anzio della 715a divisione di fanteria dislocata nella regione di Marsiglia
e della 114a divisione cacciatori di stanza nei Balcani.
Una conversione di truppe
così decentrate non poteva avvenire in un giorno, sicché
il 23 gennaio, tra Roma ed Anzio, vi era soltanto un distaccamento della
divisione corazzata "Hermann Goering", con un assortito campionario
di pezzi d'artiglieria (qualche pezzo anticarro da 88 mm, cannoni da campagna
italiani, francesi e jugoslavi). Passarono sette giorni prima che la 14a
Armata tedesca potesse assumere una consistente sistemazione offensiva.
IL "BARBARIGO" AL FRONTE
Il 28 gennaio la divisione
britannica conquistò Aprilia, 17 Km. a nord di Anzio, ma, alla sua
sinistra, la 3a divisione di fanteria americana fu respinta davanti a Cisterna.
La 14a armata tedesca aveva concentrato le divisioni a semicerchio intorno
alla testa di ponte, dal Fosso della Moletta fino al ramo occidentale del
Canale Mussolini.
Le due controffensive tedesche,
quella da Aprilia (16-20 febbraio) e l'altra da Cisterna (28 febbraio -
1 marzo), non erano riuscite a sfondare le linee degli alleati.
Il "Barbarigo" arrivò
al fronte mentre era in corso la seconda controffensiva, e sostò
per breve tempo a Sermoneta: dalla collina si vedevano le linee nemiche,
pioveva, e il tempo rimase perturbato fino alla fine di marzo. Il terreno,
piatto e paludoso, era percorso da un groviglio di canali, fossi di bonifica
e di irrigazione.
Il battaglione venne destinato
al settore sud, tenuto dalla 715a divisione tedesca di fanteria, che aveva
partecipato alle due controffensive di Aprilia e di Cisterna subendo ingenti
perdite. Il Comando della divisione credette di poter impiegare i marò
come complementi da aggregare alle compagnie. Bardelli ottenne invece,
dopo una lunga discussione con i tedeschi, che il battaglione avesse il
suo tratto di fronte.
La compagnia fu schierata
sul tratto alto del Canale Mussolini, la 3a tra il fosso del Gorgolicino
e la Strada Lunga, la 4a di qui fino al margine delle paludi: la 2a fu
rimandata a Sezze per un corso di addestramento all'uso del panzerfaust
e della mitragliatrice MG 42.
Il reparto nemico del settore
assegnato al "Barbarigo" era il l° Distaccamento della Special
Service Force, composto per due terzi da americani e per un terzo da canadesi,
con un addestramento equivalente a quello dei "Rangers".
La prima ad essere attaccata
fu la 3a compagnia. Gli americani impegnarono i marò con un attacco
frontale, seguiti dai più aggressivi canadesi. La 2a compagnia diede
il cambio alla 3a. Alla fine di marzo, il battaglione SS italiane "Degli
Oddi" rilevò lungo il Canale Mussolini la 1a compagnia, spostata
a Terracina per addestramento e sorveglianza costiera. La 3a compagnia
tornò in linea davanti al Cerreto Alto, tra la strada Nascosa e
la litoranea.
Nel frattempo il "Barbarigo"
provvedeva a dotarsi di una sua artiglieria, formando la 5a compagnia Cannoni,
armata con pezzi da accompagnamento 65/17, prelevati dal Museo dei Granatieri.
A La Spezia si stava costituendo il Gruppo Artiglieria "San Giorgio"
dotato di pezzi someggiati da 75/13. Il comando della Decima inviò
al fronte di Nettuno il tenente di vascello Carnevali, comandante del Gruppo
"San Giorgio", per organizzare un gruppo di artiglieria da campagna.
Formarono il gruppo una batteria da 105/28, una da 105/32 e una da 75/27.
Il 15 aprile ci fu un attacco di mezzi corazzati canadesi nel settore del
fronte tenuto dalla 2a compagnia che perse i capisaldi "Erna"
e "Dora". Lo stesso giorno, al comando del tenente Giulio Cencetti,
i marò riconquistarono i capisaldi persi nel precedente attacco.
Il 19 aprile ci fu un altro
attacco sul fronte della 2a compagnia. Ai primi di maggio nuovi cambi in
linea: la 4a compagnia sostituiva la 2a, la 1a dava il cambio alla 3a che
si trasferiva a Terracina per sorvegliare la costa.
Il 26 aprile il comandante
Bardelli venne richiamato a La Spezia per assumere un incarico superiore.
Il tenente di vascello Vallauri sostituì Bardelli al comando del
battaglione.
Ancora un attacco americano
al fosso del Gorgolicino, tenuto dalla 4a compagnia. I marò resistettero
agli assalti e contrattaccarono il nemico.
All'alba del 23 maggio gli
angloamericani attaccarono dalla testa di ponte di Anzio in direzione di
Cisterna, impiegando tre divisioni per tagliare la strada statale Casilina,
principale via di ritirata della 10a Armata tedesca.
Il 24 maggio il battaglione
"Barbarigo" e il Gruppo d'artiglieria "San Giorgio"
ricevettero l'ordine di ritirarsi. Le tre compagnie in linea si sganciarono
in direzione di Sermoneta e Bassiano. La 2a fu attaccata da mezzi corazzati
nei pressi di Cisterna, la 4a resistette agli attacchi nemici nell'abitato
di Norma. Gli artiglieri del "San Giorgio", dopo aver esaurito
tutte le munizioni a loro disposizione, fecero saltare le bocche da fuoco.
La 3a compagnia ripiegava da Terracina ricongiungendosi al resto del battaglione.
La postazione del plotone
comandato dal guardiamarina Alessandro Tognoloni (251 compagnia) venne
accerchiata da carri Sherman americani. Al grido di "Decima! Barbarigo",
i marò andarono all'assalto dei carri. Tognoloni lanciò una
bomba a mano e cadde colpito squarciato nel torace. Prima di perdere i
sensi scaricò i colpi della sua pistola e, vuoto il caricatore,
la lanciò contro il carro avanzante. Per gli atti di valore compiuti
sul fronte di Nettuno gli fu concessa la Medaglia d'Oro.
Il 31 maggio il "Barbarigo"
giunse a Roma e si radunò nella caserma di Maridist, in Piazza Randaccio.
La sera del 4 giugno le avanguardie
della 5a Armata americana entrarono in città, primo fra tutti il
l° Distaccamento della Special Service Force a cui il "Barbarigo"
si era opposto strenuamente per tre mesi.
La mattina del 5 giugno i
resti del "Barbarigo" si inquadrarono e, divisi in piccoli gruppi,
marciarono in direzione di La Spezia.
IL "BARBARIGO" IN PIEMONTE
Nel giugno 1944 la "Decima"
concentrò i suoi battaglioni nell'alto Piemonte. Il "Barbarigo"
fu il primo reparto a giungere nella regione, si sistemò nella zona
del lago di Viverone e successivamente fu trasferito a Pont Canavese.
Nel pomeriggio dell'8 luglio,
a Ozegna, una frazione a sud di Courgné (Torino), giunse nella piazza
del paese un reparto motorizzato della Decima Mas, al comando del capitano
di corvetta Umberto Bardelli. Si trattava di una quarantina di marò
del battaglione "Barbarigo" reduci dal fronte di Nettuno.
Nel paese operava una banda
partigiana comandata da Piero Urati detto "Piero Piero". Bardelli
aveva saputo che i partigiani erano disposti a uno scambio di prigionieri
e per questo motivo si era recato a Ozegna per iniziare le trattative.
Gli uomini del "Barbarigo" scesero dagli automezzi e attesero
l'arrivo dei partigiani. Bardelli, per dimostrare il carattere pacifico
della sua missione, ordinò ai suoi uomini di estrarre i caricatori
dai mitra; anch'egli si tolse la pistola dalla fondina e la gettò
a terra.
Il comandante Bardelli e i
suoi ufficiali cominciarono a discutere con i rappresentanti della banda
partigiana giunti nella piazza. L'atmosfera era apparentemente distesa
e nulla lasciava presagire quanto sarebbe avvenuto nel volgere di qualche
minuto. Il dialogo si svolse con toni pacati da entrambe le parti.
Mentre i capi partigiani trattavano
con gli ufficiali della "Decima", circa duecento uomini della
formazione di "Piero Piero" circondavano la piazza appostandosi
nelle strade adiacenti. Quando la manovra di accerchiamento fu conclusa,
i capi partigiani con un pretesto chiesero di allontanarsi dalla piazza
con l'impegno di ritornare con i prigionieri fascisti da loro detenuti.
Da parte sua, il comandante Bardelli promise sul suo onore di liberare,
non appena rientrato a Ivrea, un uguale numero di partigiani. Dopo pochi
minuti, mentre Bardelli e i suoi uomini attendevano il ritorno dei partigiani,
nella piazza si abbatte sugli ignari marò una tempesta di fuoco.
Nonostante un tentativo di
resistenza organizzato da Bardelli, i partigiani ebbero il sopravvento
sugli uomini della "Decima". Il comandante Bardelli fu uno dei
primi a cadere fulminato.
L'imboscata tesa dai partigiani
costò ai marò altri nove morti e numerosi feriti. Alla salma
di Bardelli i partigiani strapparono due denti d'oro e gli altri marò
uccisi vennero rinvenuti lordati di letame.
Nei primi giorni dell'ottobre
1944, il "Barbarigo" mosse all'attacco dei partigiani attestati
nella zona di Rimordono (Torino). I marò sbaragliarono le formazioni
avversarie, costringendo le bande a riparare in territorio francese.
SUL FRONTE ORIENTALE
Il 25 ottobre il battaglione
lasciò Ponte Canavese per il fronte orientale. Il 29 giunse a Vittorio
Veneto.
Nella zona, la gravissima,
situazione determinata dalla pressione esercitata contro la frontiera italiana
e sulla città di Gorizia dai partigiani sloveni del "IX Corpus"
appoggiati da bande comuniste italiane, richiese l'intervento del "Barbarigo",
affiancato dalla 2a e 3a compagnia del battaglione "Valanga".
I partigiani slavi erano penetrati sino nei boschi del Consiglio; i reparti
della "Decima" rastrellarono la zona, infliggendo ingenti perdite
alle bande di Tito. Alla fine di dicembre il "Barbarigo", con
altri reparti della divisione "Decima" fu inviato sul fronte
dell’Isonzo per fronteggiare il "IX Corpus" che minacciava la
città di Gorizia.
Per contrastare le bande tutine,
il comando operativo della "Decima" mise a punto con il comando
dell’Adriatische-Kustenland il piano Adele Aktion (operazione aquila).
Il "Barbarigo" fu il primo reparto ad essere impiegato contro
gli slavi, risalì la Biasima occupando l'abitato malgrado la strenua
resistenza opposta dai partigiani. Poi occupò Cal di Canale, Localizza
e Chiappavano.
Ai primi di febbraio '45 la
divisione "Decima" lasciò Gorizia, ma il battaglione "Barbarigo"
restò ancora qualche settimana nella zona a difesa dei confini orientali
della Repubblica e sui monti San Marco e Spino respinse gli attacchi dei
partigiani sloveni. Con un contrattacco, che impegnò tutte le compagnie
del battaglione, ancora una volta i marò sconfissero il nemico.
FRONTESUD
A metà marzo giunse
al battaglione l'ordine di trasferimento sul fronte sud. Il reparto partì
da Vittorio Veneto il giorno 20 diretto a Rovigo. Il giorno 26 passò
da Ferrara, Argenta e Imola. Il giorno successivo entrò in linea
alle dipendenze del comando "I° Gruppo di combattimento Decima",
comprendente oltre al "Barbarigo" il battaglione "Lupo",
il battaglione NP (Nuotatori Paracadutisti), il battaglione "Freccia"
(Genio e Trasmissioni) e il Gruppo d'artiglieria "Colmino".
Nella zona di Imola, dal 28
marzo al 4 aprile, il battaglione fu impegnato in un'intensa attività
di pattuglia catturando numerosi prigionieri, appartenenti al gruppo "Friuli"
dell'esercito regio.
Il 20 aprile, per l'arretramento
del fronte, il battaglione iniziò il ripiegamento verso nord attraversando
il fiume Po in località Oro. A Santa Maria Fornace, i marò
sostennero un violento scontro con reparti della brigata "Cremona"
del regio esercito del sud (in uniforme britannica).
Il 27 aprile il "Barbarigo"
toccò Mondonovo giungendo in serata a Conserve. Il giorno dopo il
reparto proseguì verso Allignassero in direzione di Padova, affrontando
presso il ponte del Basassero una postazione partigiana che fu sgominata
dai marò della 2a compagnia.
L'ONORE DELLE ARMI AL "BARBARIGO"
Nella notte del 29 aprile
il "Barbarigo" si schierò per ascoltare le parole del
comandante del "I° Gruppo di combattimento Decima", capitano
di corvetta Di Giacomo, e di un ufficiale di una brigata corazzata neozelandese
che fece ascoltare il messaggio del Maresciallo Rodolfo Grazianti, registrato
per invitare a deporre le armi, evitando ulteriori spargimenti di sangue.
Gli uomini del "Barbarigo",
dopo una notte praticamente insonne, inquadrati dai loro ufficiali, la
mattina seguente entrarono a Padova armati, passando fra i reparti di carristi
inglesi e neozelandesi che resero loro l'onore delle armi. Il 30 aprile
il battaglione si concentrò nella caserma "Pra della Valle"
e venne considerato disciolto. I marò furono avviati al 209 PO Cap
di Fragola presso Napoli, dove rimasero circa un mese; da qui il 5 giugno
furono trasferiti a Taranto e imbarcati sulla Duchessa of Richmond diretta
in Algeria, destinazione il 211 PO Cap di Cap Matifou ad una trentina di
chilometri da Algeri, in prigionia.
STORIA DEL XX SECOLO N. 2. Giugno 1995.
(Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)
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