sabato 11 ottobre 2014

PAUL GENTIZON – ALFIERE DI UN IDEALE di Filippo Giannini



A RICORDO E AD ONORE DEL PIÚ GRANDE GIORNALISTA SVIZZERO
PAUL GENTIZON – ALFIERE DI UN IDEALE
di Filippo Giannini
   Abbiamo  ricevuto una mail dalla Signora Ada Wild, figlia del più noto giornalista e storico svizzero, che ci invita a ricordare il padre su “Il Popolo d’Italia”. Chi scrive queste note è un amante della storia (non, quindi, uno storico) e un dilettante scrittore, di conseguenza, accettare l’invito della Signora Ada comporta assumerci una gravosa responsabilità, anche perché nei nostri lavori Paul Gentizon è stato citato ripetutamente.
   Per la canagliesca Europa di oggi dobbiamo fare una premessa: Paul Gentizon era un motivato ammiratore di Benito Mussolini.
   Paul Gentizon era nato in Svizzera il 24 novembre1885, si laureò in Diritto a Losanna. Fu inviato quale corrispondente in Russia per conto della Gazzetta di Losanna e, rientrato nella primavera del 1915, iniziò la sua attività per Temps, il più autorevole quotidiano francese. Come corrispondente di quel giornale fu inviato, in Germania, quindi in Turchia e, finalmente a Roma dove vi rimase tredici anni.
   Ci avvaliamo ora di alcuni stralci dei ricordi di Padre Liberato Rosson, sacerdote tradizionalista, cappellano militare, soldato di Dio e della Patria, come soleva definirsi, nonché amico e confidente del grande scrittore svizzero.  
   Paul Gentizon, ancora nel crepuscolo della sua vita, continuava a sentirsi l’alfiere di un ideale: l’ideale della verità e della giustizia in cui aveva sempre ravvisato il valore sostanziale della sua missione di scrittore. Scrive Padre Liberato Rosson: <Saluto con gioia plaudente la prossima pubblicazione dei “Souvenirs sur Mussolini”. Di quest’opera Paul Gentizon mi parlava di continuo negli ultimi suoi anni: so quindi da lui che l’opera uscirà incompleta, in talune parti frammentaria e schematica. Essa fu il suo cocente assillo quotidiano, l’oggetto della sua ansietà suprema. Ho ancora nel cuore più che nella memoria le sue ripetute, accorate espressioni: “Mi concederà Iddio abbastanza vita e abbastanza vigore per terminare questa opera? Se riuscirò morirò sereno, senza rimpianti”. Purtroppo non fu accontentato.
   Uno dei libri scritti da Paul Gentizon, Defense d’Italie, nel quale, tra l’altro, si ritrova il grande affetto che lo scrittore svizzero riversa sul popolo italiano, libro mirante a rivendicare la figura del Duce. In merito ecco quanto ha testimoniato Padre Liberato Rosson: <Ricordo con che infiammata eloquenza mi manifestava la sua ammirazione per il Duce, ammirazione che – com’egli diceva – non aveva subito nessuna “oscillazione barometrica”>. Paul Gentizon ha scritto il giusto: in quegli anni la figura di Benito Mussolini e dell’Italia Fascista, erano al centro del mondo; in continuazione, senza soluzioni di continuità, da ogni dove confluivano in Italia uomini politici, scienziati, studiosi di ogni specie per capire i segreti del “miracolo italiano”.
   Ancora Padre Liberato Rosson: <Tante volte mi aveva intrattenuto sull’argomento di quella grande, travagliata figura storica, comunicandomi tutto il fervore fedele della sua anima latina (parola che gli era particolarmente cara) tuttora affascinata dalla potenza del suo genio, e si accorava accennando alla sua fine, squallida e desolata, paragonabile soltanto all’orrore del Golgota>. Chi scrive queste note non può che condividere queste parole: lo scempio di Piazzale Loreto, l’oltraggio del suo corpo e dei suoi fedeli, non è degno di un Paese che si ispira ai Codici romani, alla civiltà cristiana. Possiamo dire solo che la potenza dell’oro e la capacità di questo nel trasformare l’eroe in malvagio, il martire in carnefice, la verità in menzogna, ha saputo superare qualsiasi soglia che divide il bene dal male.
   Ancora Padre Liberato Rosson: <Perciò l’ultimo sospiro di Paul Gentizon fu di difendere quel nome così ingiustamente calunniato e insultato, erigere un monumento ideale alla memoria di quel suscitatore di nuova storia, così eccezionalmente detestato e pianto. Ma nel clima settario creato dalla propaganda politica, imperversante nel mondo dal 1945, sarà necessario, prima di tutto detergere la responsabilità di Mussolini da tutta la fangosa marea delle denigrazioni e delle menzogne che ne sommergono il nome e la gloria. È ciò che fece nella Defense d’Italie imponendo il senso della storia nella interpretazione dei fatti e nella valutazione delle vicende e degli uomini di quell’epoca incriminata. Su questa base e in questo chiarificato orizzonte, egli si proponeva di innalzare al rispetto del mondo la rivendicata figura di Mussolini. Questo egli mi disse nei nostri intensi colloqui. Sventuratamente la malattia fu inesorabile e non gli permise di attuare compiutamente questo suo magnanimo sogno>.
   Paul Gentizon, nella rivista Le Mois Suisse n° 74 del maggio 1945, nel ricordo dello scempio di Piazzale Loreto, così si espresse: <L’Italia ha vissuto uno dei giorni più oscuri della sua storia millenaria. Dopo una carriera folgorante, alla fine di una guerra sfortunata, il condottiero che dal 1920 era apparso come il simbolo vivente delle aspirazioni più profonde del popolo italiano, Mussolini, ha subito una atroce fine>.
    Dopo una lungo storia dell’epopea mussolinana, così il grande giornalista svizzero conclude: <Vinto, egli è destinato allo spregio e le radio del mondo intero (aggiungiamo: quelle stesse radio che sino a pochi mesi prima lo inneggiavano come il più grande genio del mondo politico, nda) lo proclamano anticristo, Lucifero, o Cesare da carnevale. Come Napoleone alla sua morte. Ma il tempo rimette ogni cosa al suo giusto posto. La storia non potrà vilipendere la sua memoria e gli renderà giustizia. Mai dopo il Rinascimento, l’Italia ha palpitato tanto di vitalità quanto durante il grande periodo del Duce. Ebbene, qualunque cosa avvenga, questo passato non morirà. Il fermento che egli ha riversato non solamente nelle vene italiane, ma nelle arterie del mondo, continuerà a ribollire (…). Dopo secoli di silenzio e di decadenza, l’Italia ha nuovamente parlato ed agito. Pietre miliari imponenti hanno segnato, durante quasi un quarto di secolo, i suoi sforzi e le sue realizzazioni. Esse hanno nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di irrigazioni, centrali elettriche, scuole, stadi, sport, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patto del Laterano, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica. In politica estera, nel 1932, a Ginevra, venne esposto il progetto mussoliniano tendente all’abolizione dell’artiglieria pesante, dei carri armati, delle navi da guerra, dei sottomarini, degli aerei da bombardamento. Nel 1933 una nuova proposta in favore della pace: il Patto a Quattro, la cui accettazione avrebbe salvato l’Europa. Qualche mese più tardi ancora un suggerimento per la tregua immediata degli armamenti. Nel 1934, all’inaugurazione di Littoria, nel cuore delle paludi pontine redente dalle loro torbe e dalle loro febbri, la famosa dichiarazione: “Abbiamo conquistato una nuova provincia. Abbiamo dovuto combattere, ma questa guerra, la guerra pacifica, è la guerra che noi preferiamo”> (1). E possiamo aggiungere: 1935, gli accordi franco-italiani, nel 1938, il Gentlemen’s Agreement; 1939, la Conferenza di Monaco, ultimo tentativo di evitare il conflitto. E aggiungiamo: i numerosi atti anglo-franco-americani, di provocazione per obbligarci alla guerra.
   Conclude Paul Gentizon: Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini.  
Paul Gentizon si spense il 18 agosto 1950 a Losanna.

1) Tutto questo senza ruberia alcuna.
                                                                                                                                      

giovedì 9 ottobre 2014

SIGNORAGGIO / IL SISTEMA PER DISSANGUARE I POPOLI

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico. E. LONGO

SIGNORAGGIO / IL SISTEMA PER DISSANGUARE I POPOLI


Di Anonimo Pontino
Il Signoraggio Primario consiste nel fatto che le banche centrali (private) producono i soldi al costo della carta e dell’inchiostro, o elettronicamente, e poi li ‘vendono’ agli Stati (che potrebbero produrli loro stessi) facendoseli pagare con i buoni del tesoro, creando così debito pubblico.
Il Signoraggio Secondario consiste nella “riserva frazionaria”, cioè il “moltiplicatore monetario”:
nel 1957 le banche erano tenute a tenere in riserva il 25% del deposito, nel 1970 erano scese al (circa) 15% e oggi solo il 2%. Cosa significa? Significa che la banca può ricevere €10.000 e prestarne €9.800, questi andranno prima o poi versati in un altro conto dove basterà tenere contanti per €196 (9.800×2%), e si potranno prestare i restanti €9.604 (9.800–196) e il ciclo continuerà sul nuovo conto corrente. Alla fine della fiera, partendo da €10.000, la banca potrà creare e prestare €500.000, ossia 50 volte di più e incamerare i relativi interessi. Tutto senza avere altro che i €10.000 reali iniziali.

Cos’è che fa incrementare il valore di una banconota da 0 a 100 euro (nel caso di una banconota da 100 euro)?

 Gli euro non sono altro che semplici pezzi di carta che  le banche stampano senza più alcuna copertura aurea

(abolizione dei patti di Bretton Woods, 1971) che  acquisiscono valore perché la collettività, per convenzione, decide di dargli valore.

Insomma, è il popolo che dà valore alla moneta ma sono le banche che, emettendo prestando,
se ne appropriano illegittimamente caricandola pure di un interesse. Ogni anno i cittadini
inconsapevoli sono obbligati a pagare le tasse per saldare gli interessi su un debito che
non dovrebbe neppure esistere ed ogni anno migliaia di aziende falliscono mentre le nostre
cinghie si stringono e i banchieri internazionali si gonfiano. Capite ora perché siamo tutti in bancarotta e dove vanno a finire i soldi?


La soluzione
La moneta è l’unità di misura del valore come il metro è l’unità di misura della lunghezza.

Ogni unità di misura possiede in sé la proprietà della qualità che va a misurare; come il metro possiede la qualità della lunghezza, così la moneta possiede valore.

Esistono quindi due tipi di ricchezza: la ricchezza reale (oggetti, manufatti, beni di consumo) e la ricchezza monetaria (la quantità di moneta necessaria per misurare la ricchezza reale).
Facciamo un esempio: se oggi nel mondo esistono beni reali pari ad un miliardo di euro, nel mondo dovrà anche esistere un miliardo di euro in moneta. (NB: non un miliardo e cento milioni perché altrimenti la moneta si svaluterebbe e neanche novecento milioni altrimenti verrebbero a mancare dei soldi per comprare dei beni che inevitabilmente rimarrebbero invenduti.)

Per creare la ricchezza reale occorre lavorare mentre per creare la ricchezza monetaria non occorre nessuna forma di lavoro.

Per creare la ricchezza monetaria occorre soltanto che ogni singolo cittadino accetti, per convenzione, di dare valore a dei pezzi di carta colorata.

Da queste considerazioni si evince una paradossale ovvietà: mentre la ricchezza reale è proprietà di chi la crea lavorando, la ricchezza monetaria è proprietà di tutti che la creano accettandola.

Tornando al nostro esempio, se un miliardo di beni reali è distribuito proporzionalmente tra i lavoratori, un miliardo di euro dev’essere distribuito equamente ad ogni singolo individuo.

Attualmente il miliardo di euro viene distribuito ai soli proprietari delle banche centrali i quali lo prestano ai cittadini, indebitandoli di ciò che dovrebbe essere loro.

Noi vogliamo che quella ricchezza venga equamente distribuita ad ogni cittadino sotto forma di Reddito Di Cittadinanza senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione!




Conclusione
Ogni stato, per costituzione, è sovrano sul suo territorio. Attualmente tutti gli stati hanno ceduto la sovranità monetaria alle Banche Centrali di emissione. Riappropriarci della sovranità monetaria significherebbe azzerare l’illecito debito pubblico e impadronirci del reddito derivante dall’emissione di moneta.

Azzerare il debito pubblico significherebbe eliminare la maggior parte delle tasse che oggi paghiamo.

Impadronirci del reddito derivante dall’emissione di moneta significherebbe istituire il Reddito Di Cittadinanza mensile per ogni singolo essere umano.

Attenzione, non un reddito che permetta di fare la “bella vita” ma un reddito che permetta di sopravvivere perché ogni paese civile deve e può garantire il diritto alla vita ai propri cittadini (per vivere bisogna bere, mangiare e ripararsi dal freddo e per farlo occorrono soldi). Dal Reddito di Cittadinanza, inoltre, potrebbero essere trattenute le tasse necessarie allo stato per garantire i servizi pubblici, servizi che oggi vengono sempre più trascurati (e privatizzati) data la pressione soffocante del debito.
Sistema finanziario e Potere
Molte persone credono che le banche siano istituzioni che investono i risparmi dei clienti per produrre profitti. Non immaginano neppure lontanamente la vera natura dell’istituzione bancaria. Non associano affatto le crisi economiche, la disoccupazione o le guerre, al sistema finanziario, e quindi non comprendono la vera natura del potere che oggi vessa il mondo intero.

Per giungere alla verità basterebbe sapere che il denaro prestato dalle banche non esiste, è “moneta virtuale”, che pur non esistendo viene caricata di interessi. La banca crea denaro semplicemente scrivendo la cifra sullo schermo del computer, ma i pagamenti del debito devono essere puntuali, altrimenti si impadronisce dell’automobile o della casa, che sono beni reali.
Le banche hanno il potere di stampare denaro. Tale potere viene esercitato in segretezza. I mass media utilizzano parole e concetti per nascondere tale realtà. Ad esempio, parlano della Banca Centrale Europea come fosse legata all’Europa, e non dicono che essa è un’istituzione controllata da pochi privati. Lo stesso avviene per la Federal Reserve , il cui presidente viene nominato dal presidente americano, per dare ad intendere che si tratta di un’istituzione governativa. E invece essa è nelle mani di un gruppo di banchieri privati. Oggi le banche hanno lo scopo principale di saccheggiare i paesi, fornendo banconote che in realtà non hanno alcun valore, ma producono debito.

Le banche indebitano gli Stati senza dare nulla se non pezzi di carta colorata. E i popoli si impoveriscono per pagare il DEBITO PUBBLICO che in realtà è una TRUFFA.




L’élite finanziaria ha acquisito questo enorme potere attraverso i secoli, utilizzando tutti i mezzi possibili, compresi la guerra, lo sterminio e la criminalità. Con le guerre, le banche acquisiscono ulteriore potere, perché possono concedere prestiti ai paesi in guerra, e dopo la guerra finanzieranno la ricostruzione, ricavando altri profitti.

Il potere finanziario è stato sempre un potere imperiale, che mira ad assoggettare i popoli e ad accrescere il proprio dominio nel mondo. L’economia reale si basa sulla quantità di denaro in circolazione. Se c’è poco denaro la gente deve ridurre la spesa, le industrie riducono la produzione e licenziano, e questo riduce ancora di più il denaro da spendere. In questo modo si apre una crisi.

I grandi banchieri decidono se creare una crisi oppure no. Nel 1929, fecero aumentare i prezzi delle azioni, fino a quando raggiunsero livelli molto elevati. L’aumento vertiginoso doveva servire ad attrarre molte persone. A metà del 1929, ben nove milioni di americani avevano investito in borsa. A questo punto, i banchieri avevano tutto l’interesse a provocare la crisi. Il crollo sarebbe servito ad impossessarsi di una quantità enorme di beni (negozi, industrie, piccole banche, case, automobili ecc.) di coloro che non avrebbero più potuto pagare i debiti. L’aumento o il ribasso azionario sono dovuti ad elementi di natura informativa o psicologica, e i banchieri possono controllare e condizionare le notizie che riguardano la Borsa.
Nell’ottobre del 1929, la caduta del valore delle azioni, provocata dai banchieri di Wall Street, produsse effetti devastanti. Le banche esigevano i pagamenti e i clienti non potevano pagare. Le industrie cessarono la produzione, e molte persone rimasero disoccupate. Piccole banche e industrie diventarono proprietà dei grandi banchieri che avevano innescato la crisi. Milioni di persone rimasero disoccupate o andarono in bancarotta, e alcune di esse si suicidarono.

La truffa del crollo del 1929 era stata compresa da Emile Moreau, governatore della banca di Francia, che l’8 febbraio del 1928 aveva scritto nel suo diario: “Le banche avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari, cancellando le aperture di credito e chiedendone la restituzione“. I banchieri avevano agito in modo da bloccare l’economia, e questo si sarebbe riversato anche sul mercato borsistico. Sarebbe inevitabilmente scoppiata una grave crisi, che si ebbe il 29 ottobre del 1929.

La quantità di denaro da mettere in circolazione viene decisa dalle banche. Le banche possono alzare o abbassare il tasso di sconto, e così favorire o impedire i prestiti. I banchieri sono guidati da logiche di potere e di profitto, essi manovrano le informazioni finanziarie e possono orientarle come vogliono, favorendo alcuni mercati e distruggendone altri.
L’élite finanziaria statunitense si è imposta attraverso le due guerre mondiali. Nel 1944 le autorità statunitensi organizzarono la conferenza finanziaria internazionale di Bretton Woods (New Hampshire, Usa), per imporre al mondo il sistema valutario a loro favorevole. Il dollaro venne posto al centro del sistema finanziario, e poteva essere convertito in oro. Il prezzo del dollaro, fissato nel 1934, era di 35 dollari l’oncia (circa 1,1 $ al grammo), e rimase invariato fino al 1971.

Porre il dollaro al centro del sistema finanziario voleva dire poter condizionare e controllare l’economia di tutti i paesi del mondo. Molti di essi, alla fine della guerra, non avevano dollari nelle casse, e dovettero vendere parte del proprio oro al Tesoro americano, per avere i dollari per comprare generi alimentari, materie prime o macchine industriali. Nel 1948, la Francia negoziò la convertibilità della propria valuta in oro, e nel giro di alcuni anni anche gli altri paesi europei e il Giappone fecero altrettanto. Tutti i paesi furono costretti a versare al Fmi 1/4 della quota di partecipazione in oro, o il 10% delle proprie riserve d’oro in dollari. Il  Fmi si appropriò in breve tempo di una quantità enorme di oro. Le autorità americane riuscirono ad impadronirsi del 70% di tutte le riserve mondiali di oro. Ma con lo sviluppo economico del Giappone e dell’Europa, le riserve diminuirono. Nel 1960 erano scese al 44% e nel 1971 si erano ridotte al 21%. Per questo motivo, le banche americane decisero di sganciare il dollaro dall’oro. Nell’agosto del 1971, l ‘amministrazione Nixon, unilateralmente, decise di abolire la convertibilità del dollaro in oro. Il prezzo del petrolio salì. Ciò provocò una crisi del sistema monetario internazionale e l’inflazione colpì soprattutto i paesi più poveri.

Nel 1992, il governo Amato, per privatizzare la Banca d’Italia si rivolse alle tre grandi banche americane: la Merril Lynch , la Goldman Sachs e la Salomon Brothers. Il nostro paese venne messo nelle mani dei centri del potere finanziario, con tutto quello che ne sarebbe derivato.

I banchieri americani avrebbero acquisito un potere mai avuto prima, producendo a volontà banconote senza alcun valore, che nel circuito finanziario avrebbero conservato il valore avuto in precedenza. Ciò ha creato una finanza selvaggia, sganciata da qualsiasi parametro reale, all’interno della quale tutto poteva diventare possibile e lecito.

La Federal Reserve non notifica più l’ammontare delle banconote  stampate e messe in circolazione. Le famiglie americane si sono indebitate sempre di più, anche a causa della diminuzione dei salari, e molte di esse rischiano di non riuscire a pagare e di perdere casa e automobile, che saranno rilevate dalle banche.

I banchieri americani sono disposti a fare nuove guerre per impedire il crollo definitivo di un’economia basata sul debito. Essi hanno trasformato l’economia in un sistema assurdo e irreale, in cui le speculazioni permettono l’accumulazione di denaro, che non corrisponde a nessuna ricchezza reale e non è stato prodotto dal lavoro.

L’élite dominante ha cancellato il valore del lavoro e ha distrutto ogni riferimento economico e finanziario reale, per poter esercitare senza limiti un potere basato sull’arbitrio e sul crimine. Il sistema finanziario oggi ha accentrato il potere come mai prima, distruggendo il potere dei governi nazionali, e acquisendo potenzialità distruttive enormi.

Le banche hanno interesse a indebitare gli Stati e i singoli cittadini, per poter incassare il guadagno sul denaro prestato, e per avere il potere di condizionare le scelte politiche ed economiche. Per realizzare questi obiettivi, l’élite finanziaria ha messo in pratica una serie di strategie per indurre a privatizzare i beni pubblici. Ad esempio, utilizza le Borse per attuare speculazioni attraverso le quali controllare le aziende pubbliche,  per farle crollare e rilevarle. La logica è sempre la stessa: prima indebolisci, rendi una società assai mal ridotta, fai in modo da indebitarla, infine la rilevi, e nel giro di alcuni anni puoi trarre profitti. E se i profitti non dovessero arrivare, puoi sempre chiedere denaro pubblico.
Le grandi banche hanno nelle loro mai il potere speculativo della Borsa. Il sistema borsistico è irrazionale e senza regole certe. La prevedibilità di questo sistema è nelle mani di chi lo controlla dall’alto, cioè dei grandi istituti bancari. Il 70% del credito speculativo mondiale è nelle mani di tre grandi banche: Morgan Stanley, Goldman Sachs e Ubs. Queste banche si valgono di conoscenze di natura sociologica e psicologica per condizionare i mercati e controllare l’economia. Il loro obiettivo principale è quello di accrescere ancora di più i loro capitali, spogliando i cittadini e le istituzioni. Come osserva l’Economist, i banchieri hanno sempre più ragioni per far si che il potere “torni nell’ombra”.

Le esigenze di accrescimento del capitale si accaniscono contro i salari, contro lo Stato Sociale e contro gli stessi risparmiatori.

Le guerre nel Terzo Mondo hanno avuto (e hanno) la funzione di seminare disperazione e miseria, per fare in modo che le corporation si appropriassero delle materie prime e della manodopera a basso costo. Il settore finanziario non deve essere separato da quello produttivo, perché in realtà si tratta delle stesse persone, che posseggono denaro per investire nell’industria, o produrre beni e servizi. La globalizzazione neoliberista era il progetto delle banche di accentrare nelle loro mani la ricchezza del mondo.
La crisi economica viene creata dalle banche, che cercano di fare in modo che vi sia quanto meno possibile denaro in circolazione. Ciò serve ad accrescere il loro potere, e ad indurre le persone ad avere uno stato d’animo depresso o assorbito dai problemi economici. Una tale condizione assoggetta ancora di più gli individui al sistema.

Negli ultimi decenni, con la liberalizzazione, il settore finanziario si è rafforzato, permettendo ad alcuni alti guadagni, che in altri settori è più difficile avere. Per questo motivo, molti industriali hanno preferito abbandonare la propria attività per dedicarsi alle speculazioni finanziarie.  Le fusioni e le acquisizioni di gruppi multinazionali o banche, hanno prodotto guadagni per miliardi di dollari, e hanno concentrato la ricchezza nelle mani di poche famiglie.

Attraverso le guerre e le crisi finanziarie, le banche hanno ricolonizzato il Terzo Mondo, e hanno ridotto in miseria milioni di persone.

Ad esempio, lo Zambia è un paese ricco di risorse minerarie. I contadini, già nel periodo del colonialismo inglese, furono indotti ad abbandonare le terre per lavorare nelle miniere. Ma i salari erano bassi, e la povertà cresceva. Per “aiutarlo” intervennero la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (istituti creati nel 1944 a Bretton Woods). Il debito aumentò, ma la povertà rimase, e anzi si aggravò. Il debito serviva ad assoggettare il paese, e non ad aiutare i poveri. Infatti, il denaro elargito era finito, in gran parte, nelle tasche di funzionari corrotti. Oggi lo Zambia è uno dei paesi più indebitati del mondo. Il suo debito pubblico ammonta a 6.758 milioni di dollari, dei quali il 55% deve essere restituito alle banche di paesi stranieri, e il 42% alla Bm e al Fmi (che sono istituti finanziari i cui azionisti sono per il 60% i banchieri anglo-americani). Il 70-80% degli zambiani vive sotto il limite della povertà (1 dollaro al giorno), mentre la ricchezza prodotta dal paese viene saccheggiata dalle banche. In condizioni analoghe sono stati ridotti parecchi altri paesi del Terzo Mondo, indebitati per alzare i profitti delle banche. Il potere finanziario sta distruggendo le possibilità di sviluppo economico ovunque.

Il controllo delle banche è soltanto apparentemente esercitato dai direttori delle banche, come il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. In realtà dietro di essi ci sono i proprietari, che decidono le politiche da imporre. Si tratta delle famiglie dei grandi banchieri europei, come i Rockefeller o i Rothschild. Sono persone che non appaiono mai nei media, nemmeno quando riviste come Forbes fanno la classifica dei più ricchi. Queste persone sono talmente ricche e potenti da dover rimanere nascoste, perché se i popoli scoprissero le loro responsabilità sulla morte o sulla miseria di milioni di persone, il loro potere sarebbe in pericolo.

Oggi le grandi banche speculano su tutti i settori economici, in tutto il mondo. Ad esempio, nel 2006, la Goldman Sachs  ha aumentato del 69% le proprie entrate, grazie a investimenti e guadagni commerciali dovuti ad attività che sfruttano in modo disumano la manodopera asiatica. Si è arricchita ulteriormente sulla sofferenza e sulla miseria umana. Così hanno fatto anche altre banche, come la Lehman Brothers e la Merril Lynch. Il potere raggiunto dalle banche ai nostri giorni è senza precedenti. Nemmeno i grandi dittatori della Storia passata avevano nelle loro mani così tanto potere. Le banche hanno acquisito la capacità di sovrastare i poteri statali, e di imporre politiche favorevoli soltanto ai loro interessi.

I dirigenti delle banche guadagnano cifre astronomiche. Ad esempio, il direttore generale della Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, ha guadagnato nel 2006 ben 53,4 milioni di dollari. Il mondo di queste persone è completamente avulso dalla realtà del lavoratore comune, che con poche migliaia di dollari deve sopravvivere e mantenere la famiglia.

Le banche sottraggono ai popoli le ricchezze materiali, il valore del lavoro e i vantaggi delle attività produttive. Rendono l’esistenza umana sempre più soggetta al problema della sopravvivenza, impedendo lo sviluppo culturale e umano dei popoli.

Le banche di Wall Street, come la Carlyle Group o la Goldman Sachs , finanziano e organizzano le campagne elettorali dei politici, e scelgono soltanto quei candidati che appoggeranno le loro politiche. Negli ultimi decenni le banche non hanno più trovato ostacoli nell’imporre la loro linea politica, che vede tagli nella spesa sociale, e privilegi di ogni genere soltanto per la classe ricca. A causa di ciò, la qualità della vita della maggior parte della popolazione è peggiorata. La disoccupazione è aumentata, e questo ha fatto abbassare i salari. La classe media si è impoverita, a causa della precarizzazione del lavoro e della disoccupazione.
Nel mondo di oggi, la più grave minaccia proviene dall’attuale sistema finanziario, che permette ad un gruppo di persone di agire senza alcun limite morale o legislativo. Oggi queste persone vorrebbero colpire l’Iran per estendere la guerra in Asia e a tutto il mondo islamico. L’obiettivo è distruggere coloro che avversano il loro sistema economico-finanziario, e avere nelle loro mani tutto il potere possibile. Lo stretto connubio fra banchieri, produzione bellica e politici, concentra un potere distruttivo mai avuto prima.
Le banche acquisiscono maggiore potere e ricchezza imponendo occupazioni militari o sistemi dittatoriali. Ad esempio, la Esso Mobil ha aumentato nel 2006, del 26% i suoi profitti grazie allo sfruttamento dei pozzi del Kuwait e dell’Arabia Saudita, paesi in cui sono state imposte dittature. I maggiori azionisti della Esso Mobil sono le grandi banche come  JP Morgan & Co., Barclays e Mellon. La Total-Fina-Elf, gruppo petrolifero che sta producendo profitti in Iraq, è controllato da grandi banche comeMellon e Citigroup.

Le banche, dunque, esercitano oggi un potere enorme su tutta la popolazione mondiale, e intralciano in vari modi lo sviluppo culturale, morale, materiale e spirituale dei popoli. Nel Terzo Mondo fomentano guerre per produrre profitti, mentre nel Primo Mondo impediscono un maggiore benessere e reggono le redini della situazione economica. I politici sono subordinati a questo assetto, e oggi la loro abilità non consiste nel governare bene, ma nell’ingannare i popoli facendo credere di essere a loro servizio.

Le banche non sono istituzioni asettiche e neutrali come ci hanno fatto credere. Esse sono un canale attraverso cui un gruppo di persone ci controlla e crea una realtà funzionale ai loro interessi. La realtà attuale è condizionata in modo inimmaginabile da queste strutture, che dettano leggi e valori. Dal sistema finanziario deriva l’intera realtà economica, politica e sociale. Una realtà distorta, disumana, in cui le risorse umane trovano blocchi nei disvalori che producono estraneazione da se stessi. Una realtà in cui tutto deve ruotare intorno al profitto e all’interesse materiale, come se la vita umana potesse essere ridotta al meccanicismo e al materialismo.
Il sistema finanziario è stato creato da un gruppo di persone che hanno l’obiettivo di dominare sui popoli. Questo gruppo di persone ha creato le regole di base e le ha poste come assiomi, in modo tale che noi fossimo indotti a capire “come funziona il sistema” e non “chi lo ha creato così e perché”. Coloro che pongono le regole e i parametri da cui non si potrebbe prescindere, sono anche coloro che ci inducono ad assumere i valori della realtà messa in gioco, condizionandoci attraverso presupposti impliciti, assunti come immodificabili. Il sistema è maggiormente condizionante quanto più se ne assumono i parametri di base in modo inconsapevole. Per questo è necessario capire questo sistema di dominio, imposto con la disinformazione e l’inganno.
                                                                                                                                                                    

lunedì 6 ottobre 2014

SALA GIOCHI "BOMBOBAMA"






Non è una "fissazione" tirare in ballo il "nobel per la pace" ogni piè sospinto ma è proprio che "lui", essendo "tanto",furoreggia ovunque.
Non c'è nazione al mondo che non veda l'intrusione yankee nei propri affari interni ed esterni.
Forse,ad oggi ,solo su Hong Kong non ci è stata rivelata la verità assoluta : quella della "democrazia liberale" e come debba essere imposta.
Con le buone,in Occidente, o con le cattive in tutto il resto del globo.
Certamente ,quando i media asserviti al padrone americano trovano facile materia  di propaganda,diventa tutto più semplice per il nero presidente (nero perché non è  che  gli vada tutto bene) : blandire,minacciare e pure passare all'azione in modo esponenziale.
Vedi oggi Isis e sue conseguenze.
Tutto il can can sul Califfo e le sue milizie popolari (disturba il termine ma non sono pochi "terroristi" bensì milioni sparsi in tutti i continenti) è mediaticamente iniziato quando hanno preso a girare le immagini delle prime decapitazioni.
Prima,non molto prima,BombObama e soci avevano ricevuto Al Baghdadi
in pompa magna per utilizzarlo contro Assad. Biden addirittura ci si fece fotografare assieme.
Poi,solo dopo che il Califfo ha sgominato l'esercito iracheno iniziando a tagliare teste, il nobel ha percepito il pericolo.
Specialmente perché puzzava di petrolio,quello estratto dai "terroristi" dai pozzi conquistati e venduto al mercato nero.
Da quel momento è partita la "crociata" già sperimentata in passato con Saddam Hussein,Milosevic,Gheddafi,Mubarak ed altri e tentata contro Assad.
Quindi decapitazioni provvidenziali per gli Usa,specie quelle dei malcapitati occidentali di turno.
Come all'epoca giravano per l'Europa monaci ed artisti che atterrivano le corti ed il popolo con i racconti ed i disegni delle nefandezze di Saladino e maomettani vari,così le orrende immagini di sgozzamenti singoli e di massa toccano la paura, ancestrale o meno che sia,dei cittadini d'Occidente.
E tanti sono pronti a veder partire torme di "volontari" per le invocate "missioni umanitarie".
Tanti perché non siamo "tutti" ad abboccare alle notizie propinateci da giornali,radio e televisioni ed "indirizzate" a senso unico per favorire lo sdegno e promuovere la guerra "all'assassino islamico".
Oggi c'è internet,c'è l'informazione indipendente e la possibilità di ricevere pure notizie "diverse" da offrire a quanti (una marea,pure in Occidente) non intendiamo portare il cervello all'ammasso e neppure andare a combattere il Califfo in nome e per conto del "profeta della pace".
Premesso che nessun "terrorista" Isis ha compiuto una qualunque azione in Europa,America ed Australia (e nessuno può contraddire questo dato), ci sa spiegare BombObama perché gli aerei ed i droni occidentali ammazzano miliziani e pure civili innocenti nei territori controllati dal Califfo ? Ci vuole mostrare (perché ci sono ed ogni tanto si intravedono in Tv) le riprese dei bersagli "ingaggiati" e poi annientati dai mirini telematici ?
Magari con gli osceni dettagli di corpi sbriciolati e smembrati.
Certo,per gli eroici piloti (che non rischiano attualmente nulla) è tutto sommato un "war game" e neppure sanno chi ci sia dentro mezzi,fortificazioni e semplici abitazioni distrutte.
Magari donne e bambini innocenti,cosa importa ?
Come mai è importato a BombObama.
Lui vede e dirige tutto dalla apposita Sala Giochi della Casa Bianca : in diretta "giochi di guerra" e chi (non) s'è visto...non si deve vedere.

Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello

Quanto sopra,non essendo il sottoscritto "simpatizzante" dell'Isis,vuole solo essere un modesto tentativo di spiegare a quanti leggano il perché potremmo tutti (non i vertici di potere) essere in pericolo di qualche rappresaglia davvero terroristica.
Se andiamo fuori casa ad intrometterci in affari interni ad altre nazioni,per giunta massacrando miliziani e civili,come possiamo pretendere che questi non si difendano come possono ? In casa nostra.
                                                                                                                                                                                    

sabato 4 ottobre 2014

False flag e guerre americane




False flag e guerre americane
"... serve una buona giustificazione per iniziare la guerra.
Non importa che sia plausibile.
Al vincitore non sarà chiesto, dopo, se aveva ragione o no [...].
La forza fa diritto."

Adolf Hitler
La costituzione americana vieta di attaccare uno stato estero per primo.
La pratica di creare finti attacchi nemici per raggirare la costituzione e poter liberamente dichiarare guerra ai fantomatici aggressori ha un nome ben preciso nella lingua degli yankees: si chiama false flag. Tutte le più recenti guerre che hanno coinvolto gli Stati Uniti d’America ne hanno una. Non a caso tutte le guerre moderne dell’America nascono da una menzogna!
1898. Guerra alla Spagna Affondamento della USS Maine
Il primo grande convincimento mediatico di una ipotetica aggressione agli Stati Uniti fu architettato daWilliam Randolph Hearts, il grande magnate della stampa americana, una sorte di Berlusconi ante litteram, che sul suo “New York Journal” convinse l’intera nazione ad entrare in guerra contro gli spagnoli. Era il 1898 Con questa guerra gli Stati Uniti tolsero alla Spagna il controllo su Cuba e Portorico nell’Atlantico e su Guam e le Filippine nel Pacifico. Il naufragio dell’incrociatore della Marina Americana U.S.S. Maine fu la causa scatenante del conflitto. Anni dopo si scoprì che non furono gli spagnoli a far colar a picco il Maine, come aveva gridato i giornali di Hearts, ma fu un incendio avvenuto nei locali delle caldaie a carbone a causare l’affondamento che uccise 266 Marines. L’indignazione popolare per l’accaduto, fomentata oltre misura dagli “yellow papers”, fu necessaria per far approvare dal Congresso il rapidissimo via libera per la guerra. Il 20 aprile 1898 il presidente McKinley approvò così una risoluzione che imponeva l’immediato ritiro dell’esercito spagnolo da Cuba. In 4 giorni, subito dopo lo scontato rifiuto di Madrid alla firma della resa incondizionata, l’intera flotta spagnola colò a picco sotto i colpi della più forte e numerosa compagine dei Marine
1915. Prima Guerra Mondiale. Il Naufragio del Lusitania
Sono le 14:10 del 7 maggio 1915. La grande nave da crociera Lusitania con a bordo un migliaio di cittadini americani, salpata da New York il primo maggio, si trovava a circa 30 miglia al largo delle coste irlandesi. Il comandante Turner decise di ridurre la velocità a 18 nodi a causa della forte nebbia. 18 minuti dopo la nave era già sul fondo mare, silurata da un sommergibile tedesco U-20. L’America intera si indignò. Qualunque americano ignaro d’essere manipolato, gridò alla vendetta contro la Germania. Ennesimo naufragio, ennesima messinscena, ennesima guerra. guerra. Il transatlantico affondato, fatto passare dalla stampa americana come una nave da crociera carica di soli civili, in realtà trasportava 1248 casse di granate Shrapnel da 3 pollici e 4927 cassette di cartucce dal peso complessivo di 173 tonnellate; Altre 2000 casse di munizioni furono trasbordate dalla nave Queen Margaret al Lusitania, all’ultimo momento, poco prima della partenza. La nave era inoltre dotata, per ogni ponte, di 12 cannoni girevoli da 6 pollici a tiro rapido, equipaggiati con proiettili ad alto esplosivo. (La Cunard, società di trasporti proprietaria del Lusitania, aveva infatti accettato di mettere le sue navi a disposizione della Marina Militare inglese dell’ammiraglioWinston Churchill). La Germania non avrebbe mai voluto che l’America entrasse in guerra. Sapeva però che diverse navi passeggeri americane rifornivano costantemente di materie prime l’Inghilterra. Per impedire ciò, impose il divieto di navigazione intorno alle coste del Regno Unito e, tramite la propria ambasciata in America, il capo dei servizi segreti tedeschi Franz Von Papen fece pubblicare su tutte le principali testate giornalistiche il seguente avviso: Ai viaggiatori che intendono intraprendere la traversata atlantica si ricorda che tra la Germania e la Gran Bretagna esiste uno Stato di guerra. Si ricorda che la zona di guerra comprende le acque adiacenti alla Gran Bretagna e che, in conformità di un preavviso formale da parte del Governo Tedesco, le imbarcazioni battenti la bandiera della Gran Bretagna o di uno qualsiasi dei suoi alleati sono passabili di distruzione una volta entrati in quelle stesse acque. Era il 22 Aprile 1915. Dopo poco più di una settimana, mille americani ignorarono l’avviso e s’imbarcarono per l’Inghilterra sulla LusitaniaLa Cunard aveva inoltre informato il Comandante William T. Turner che il transatlantico, giunto a circa 40 miglia dalle coste irlandesi, sarebbe stato scortato da alcuni elementi della squadra incrociatori “E” (si trattava in realtà di un solo incrociatore, il Juno). A Mezzogiorno però il Juno ricevette da Churchill l’ordine di rientrare in porto consegnando la Lusitania al suo inesorabile destino
1941. Seconda Guerra Mondiale. Attacco a Pearl Harbour.
Nuova guerra, nuova false flag. Gli americani sapevano benissimo che i kamikaze si sarebbero abbattuti sulle flotte americane nel porto hawaiano quel giorno. Il giornale locale“Honolulu Advertiser” aveva previsto l’attacco diversi giorni prima; da mesi tutti icodici segreti giapponesi erano stati decifrati; Roosvelt venne informato dell’imminente attacco nelle Hawaii il 4 dicembre ma non fece nulla per evitarlo. Il Segretario di Guerra Henry Stimson, scrisse nel suo diario in data 1 dicembre 1941:“Abbiamo trovato (con Roosvelt) la maniera di manovrare i giapponesi in maniera che sparino per primi, contenendo le perdite (alla sola flotta d’ormeggio a Pearl Harbour) Il giorno dopo l’attacco, l’intero Congresso, con un solo voto contrario, decretò l’entrata in guerra dell’America. Fu lo stesso presidente Roosvelt a dare il via alla grande propaganda bellica della stampa statunitense, rivolgendo alla nazione le famose parole:“Ieri, 7 dicembre 1941, una data che entrerà nella storia come il giorno dell’infamia, gli Stati Uniti sono stati improvvisamente e deliberatamente attaccati dalle forze aeree e navali dell’impero del Giappone”.
1964. Guerra del Vietnam. Incidente nel Golfo del Tonchino.
Il Congresso votò la risoluzione per l’ufficiale entrata in guerra il 7 agosto 1964. La causa scatenante dell’ingresso dell’America in guerra fu l’attacco di quattro motosiluranti nord-vietnamiti al cacciatorpediniere americano USS Maddox. Era il 2 Agosto. In realtà dai P4 del Vietnam del Nord partì soltanto una silurata a salve a scopo d’intimidazione. Gli americani risposero all’attacco: il motosilurante che sparò a salve venne affondato, gli altri tre vennero seriamente danneggiati, mentre scappavano nel senso opposto, cercando rifugio in acque internazionali. Per di più, qualora i nord-vietnamiti avessero attaccato veramente, non l’avrebbero fatto per primi: L’esercito americano infatti aveva già incostituzionalmente aperto il fuoco contro i Viet Cong. Ciò che venne riportato all’opinione pubblica come un meschino attacco ingiustificato fu una risposta dell’esercito nord-vietnamita alle diverse operazioni militari che il Maddox aveva già compiuto in Vietnam. Il cacciatorpediniere americano, infatti, era già stato impiegato in due operazioni militari, fornendo supporto agli attacchi sudvietnamiti a Hon Me e Hon Ngu. La grande menzogna s’ingigantì il 4 agosto alle 22:36, quando venne inscenato il secondo attacco al Maddox. Il cacciatorpediniere americano lanciò immediatamente l’allarme, affermando di aver ricevuto dei chiari segnali radar che fecero presagire ad un nuovo attacco nord-vietnamita proveniente da altre 4 motosiluranti Viet Cong a 36 miglia di distanza dal Maddox.
1991. Prima Guerra del Golfo. Le lacrime di Naiyrah.
Naiyrah, una giovane kuwaitiana è stata testimone delle atrocità irachene in Kuwait. Con le telecamere puntate in faccia, l’intero mondo assistette alle dichiarazioni di questa giovane che tra le lacrime disse di aver visto: “i soldati iracheni entrare nell’ospedale armati, hanno preso i bimbi dalle incubatrici e li hanno lasciati morire per terra”. L’aggressione, immediatamente catalogata come crimine contro l’umanità, in realtà non avvenne mai! Si scoprì in seguito che tale vergognosa messinscena propagandistica, fu progettata e architettata dallo studio di (Public Relation) relazioni pubbliche americano Hill and Knowitown e che Naiyrah, era in realtà la figlia dell’ambasciatore del Kuwait. Saddam Hussein divenne immediatamente il diavolo agli occhi di qualsiasi cittadino occidentale. Non per le atrocità che commetteva quotidianamente contro i kuwaitiani e il suo stesso popolo, tra l’altro con le armi che gli stessi Stati Uniti gli avevano fornito, ma per una storiella allegramente inventata: tutta l’America da quel giorno lo voleva morto. Ed ecco serviti su un bel piatto d’argento: l’operazione Desert Storm.
2011. 11 settembre Guerra Perpetua al terrore
Martedì 11 settembre 2001, un gruppo di talebani s’impossessano di quattro aerei di linea e li usano per attaccare le Torri Gemelle a New York, il Pentagono. Uno finisce il suo volo sopra il cielo della Pennsylvania. Grazie all’attacco al cuore finanziario degli States, il Congresso statunitense vota le Patrioct Act, alcune leggi che violano ogni diritto e ogni libertà individuale. Tutto nel nome della sicurezza nazionale. Tutto nel nome della guerra contro il terrore. Inizia infatti da quel giorno, la Guerra Mondiale Perpetua.
2003. Seconda Guerra del Golfo. Le armi di distruzione di massa.
12 anni dopo, nel 2003, La Casa Bianca decise che Saddam Hussein, che si salvò dalle bombe americane del 91, andava definitivamente deposto. Bush convinse l’intero mondo che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa e che stesse segretamente aiutando il terrorismo islamico. In pochi mesi Saddam venne sconfitto, ma delle presunte armi chimiche nessuna traccia. … … … … … 

                                                                                                                                                                           

mercoledì 1 ottobre 2014

Venduti all'Europa - di Ida Magli



Venduti all'Europa

di Ida Magli
ItalianiLiberi |

  L
’editoriale con il quale il direttore del Corriere della Sera ha inaugurato la nuova grafica del più importante quotidiano italiano è diventato subito famoso perché interpretato come un durissimo attacco al Capo del Governo. Si sono subito aggiunte alla voce del Corriere le accuse dei Sindacati, della Conferenza Episcopale italiana e perfino di qualche vecchio amico di Renzi: “Basta parole, passa ai fatti”. Che Renzi definisca “riforma” ogni parola che pronuncia appare abbastanza delirante, ma in realtà a tutte queste accuse mancano quelle fondamentali e l’editoriale di De Bortoli da questo punto di vista sembra perfino troppo accomodante. L’angoscia maggiore degli italiani, infatti, non consiste in ciò che è stato denunciato: l’eccessiva sicurezza di sé e della propria oratoria da parte di Renzi, la superficialità e l’incompetenza con le quali vengono prese tanto da lui quanto dai suoi ministri decisioni importanti, ma qualcosa di ben diverso e che si può riassumere in un unico dato: gli italiani sentono e sanno di non avere un futuro. Non hanno futuro per quanto riguarda il territorio e l’identità della nazione, sommersi dall’offensiva proclamata dall’Islam contro l’Occidente e che si serve delle ondate incontenibili dell’immigrazione come dello strumento più efficace. Non hanno futuro perché la politica promuove i valori di chi non ha figli come gli omosessuali e aiuta gli immigrati invece che gli italiani. Non hanno futuro perché la crisi economica non è sanabile tagliando spese, aumentando ticket o inserendo nel Pil il barbaro trucco degli introiti della mafia e della prostituzione. Non hanno futuro, infine, perché incombe sull’Italia il lezzo della morte: la morte della democrazia creata dai politici nel momento stesso in cui hanno deciso di non tenere conto dell’illegittimità della legge elettorale con la quale sono stati eletti e di cui nessuno parla più. I parlamentari hanno continuato ad occupare il proprio posto, cambiano la Costituzione e emanano leggi e decreti come se la sentenza della Consulta sulla loro illegittimità non esistesse. Invece di riformare subito la legge e tornare alle elezioni Renzi sfrutta la debolezza intrinseca dei falsi eletti comportandosi con la sicurezza del  dittatore: “Approvate tutto o vi faccio cadere”. Dall’insieme di menzogne e di fanfaronate  insite nel programma dei “Mille giorni” giunge agli Italiani la percezione confusa ma fortissima della presenza di un Male assoluto: la “falsificazione del bene” (come l’ha definita Solovie’v), una “corruzione” che non può neanche essere espressa in parole o in cifre perché con la falsificazione del bene non esistono più né giustizia, né convivenza civile, né Popolo, né Stato.

L’economia italiana si trova da sei anni in depressione. La produzione industriale è nelle condizioni degli anni ’80. L’industria concorrenziale e le imprese produttrici muoiono: nel primo semestre del 2014 sono fallite 8120 imprese. La disoccupazione giovanile è fissa ormai da tempo al 42%. In molte regioni il mercato immobiliare è in caduta libera. Il livello del debito in rapporto al prodotto interno lordo si trova attualmente circa al 135%. La Bce sta tentando attraverso l’acquisto di titoli (la carta straccia delle banche italiane) e una svalutazione dell’euro, di stabilizzare il sistema che vacilla, ma è evidente che l’Italia dovrà uscire dall’euro. Sono i più stimati economisti quelli che ormai da diversi anni fanno questo tipo di analisi e giungono a questa conclusione. L’ultimo proprio in questi giorni, l’analista economico-finanziario del gruppo EPM di Berlino, Erwin Grandinger, il quale però ritiene che l’Italia con il suo tesoro di territorio, le sue 2.451 tonnellate d’oro e altri beni geostrategici possa sostenere con calma la sua nuova valuta. Questa è la realtà. Toccherebbe a Forza Italia, ai partiti d’opposizione, dire chiaramente agli italiani quale sia la situazione, discuterla e affrontarla subito. Continuare ad appoggiare Renzi, il quale lavora per l’Ue e per se stesso, è un suicidio per tutti.

Ida Magli

Roma, 27 settembre 2014