sabato 31 gennaio 2015

Democrazia, quanti crimini in tuo nome



Democrazia, quanti crimini in tuo nome

di Gianfredo Ruggiero (*)

Un'ondata di sdegno ha attraversato il mondo alla notizia del probabile uso di armi chimiche contro la popolazione siriana da parte del regime di Assad.

Ma quando a massacrare inermi civili sono gli americani allora la notizia passa sotto silenzio.

Nel novembre del 2004, durante l’invasione NATO dell’Iraq alla ricerca delle inesistenti armi di distruzioni di massa di Saddam, gli americani bombardarono per giorni e giorni la città irachena di Falluja con bombe al fosforo bianco provocando la morte di migliaia di civili e, a causa delle radiazioni, la nascita di bambini deformi e un aumento esponenziale dei tumori tra i sopravvissuti.

Le immagini raccapriccianti, visibili su Youtube, dei corpi corrosi e scarnificati dalle bombe al fosforo: uomini, donne e bambini bruciati vivi tra atroci sofferenze e senza alcuna possibilità di cura, non hanno suscitato, a differenza della Siria, alcuna reazione da parte del mondo politico occidentale e hanno lasciato del tutto indifferenti le grandi testate giornalistiche e le maggiori reti televisive.

Anche in questo caso, per i massacri perpetrati dagli americani sui civili inermi, nessuna ondata di sdegno, nessun titolo in prima pagina, nessuna presa di posizione dei governi europei a dimostrazione del totale asservimento della cosiddetta libera stampa e dell’Occidente americanizzato agli interessi economici e geopolitici degli USA.

Dalle due bombe atomiche (non ne bastava una?) gettate su un Giappone prossimo alla resa, alle bombe al napalm sui villaggi vietnamiti, fino ai proiettili all’uranio utilizzati nei Balcani, l’America non è nuova a questi metodi e nonostante sia la prima produttrice, esportatrice e utilizzatrice al mondo di armi di distruzione di massa è sempre e comunque considerata un baluardo di democrazia e libertà.

Chissà se un giorno, per questi crimini contro l’umanità, ci sarà una nuova Norimberga...

(*) Presidente Circolo Culturale Excalibur - Varese
 


                                                                                                                  

venerdì 30 gennaio 2015

L'IGNORANZA VOLUTA

       
                     L’ignoranza voluta

Molti in Italia hanno ricevuto a scuola perlomeno una infarinatura sulla conoscenza dei nomi legati alla letteratura e alla storia della nazione.
Non solo…vengono proposti nelle aule scolastiche i nomi di coloro che hanno fatto epoca, degli statisti che a livello internazionale hanno fatto da ago della bilancia nell’incedere degli eventi, e di quei letterati che hanno interpretato con i loro scritti l’essenza contemporanea e il suo divenire.
Chi non ha mai sentito nominare William Shakespeare ? oppure Alessandro Manzoni…o ancora Sartre…o un qualsiasi altro personaggio reso famoso dai suoi scritti in Europa…?
Li conosciamo tutti…siamo in grado di apprezzarli o criticarli, in base alle preferenze più o meno politiche verso cui indirizziamo le simpatie di riferimento…così come possiamo tracciare una mappa dettagliata degli eventi storici e politici delle società europee e dei sentimenti che hanno travagliato il vecchio continente nel secolo scorso.
Siamo quindi informati…anzi informatissimi…su storia e letteratura…
Conscio di questa nostra cultura europea, mi chiedo però quanti conoscano altri nomi, altrettanto importanti, di letterati o di uomini politici….e di eventi straordinari, che tutti noi abbiamo avuto sotto gli occhi per decenni, senza che ci siano stati fatti conoscere.
Mi riferisco ai dissidenti russi della prima metà del 1900, ai poeti e agli scrittori che con la loro penna ci hanno presentato una realtà la cui conoscenza ci sarebbe altrimenti stata negata, e che per questo hanno pagato con decenni di deportazione, di prigione, o addirittura con la vita.
Sono stati testimoni di un mondo a parte, come scrive Gustaw Herling, e ci hanno resi partecipi di questa realtà, ma nonostante ciò sono quasi tutti relegati ad uno stadio di non conoscenza e di indifferenza nei recessi della italica cultura.
Infatti molti degli scrittori dissidenti della ex Unione Sovietica, condannati e deportati da Lenin prima e da Stalin poi, sono stati testimoni di spezzoni di realtà agghiaccianti, di genocidi sistematici, di stermini pianificati…ma sono tuttora illustri sconosciuti tra le italiche genti.
Tutti noi conosciamo di nome le Fosse Ardeatine, i campi di sterminio nazisti, Anna Frank e il suo diario, e tutti gli scrittori che giustamente ci hanno dato la possibilità di apprendere ogni argomento che possa gravitare intorno a queste tematiche.
Ma allora perchè se chiedo a qualcuno : “Sai raccontarmi qualcosa sulla collettivizzazione delle campagne in Russia, e la conseguente carestia indotta, che ha portato alla morte di milioni di persone negli anni 30 in quel paese ? ” ottengo solo imbarazzati silenzi ?
Proviamo a interrogare qualche studente universitario…domandiamogli se sa chi è Anne Applebaum, o Varlam Salamov, o Dante Corneli…non ci sarà data alcuna risposta su questi veri e propri eroi dimenticati dai più.
Chi dobbiamo ringraziare per essere stati tenuti in questa particolare forma di ignoranza, settaria, circoscritta, mirata…?…forse che i genocidi compiuti per decenni in Russia dovevano passare sotto silenzio, mentre quelli nazisti no…?
Il discorso potrebbe essere allargato ai paesi asiatici che più soffrono l’oppressione comunista a tutt’oggi : Cina in testa, Corea, Cambogia, Filippine, ecc
Mai sentito nominare Claire Ly…?
E Harry Wu…?
Strano…i libri di storia contemporanea che ci propinano a scuola non ne contengono traccia…sarà un errore…non posso pensare che sia stato tutto stralciato ad arte, per falsare la realtà.
Non posso credere che si sia tentato (inutilmente…visto che fortunatamente abbiamo internet ) di cancellare gli orrori comunisti, semplicemente cercando di cancellarne le tracce.
Non posso credere che gli odierni Franceschini, o Dalema, o i vecchi rappresentanti dei partiti di governo degli anni precedenti si siano trovati d’accordo su cosa dire a riguardo, e cioè niente…nulla…
Se non esiste non ne devi parlare….
Oppure c’è un’altra spiegazione…e se è così vi prego…ditemela…ma siate convincenti…io, quei libri li ho letti.


                                                                                                                                                  

mercoledì 28 gennaio 2015

PERSECUZIONE DEI CRISTIANI NELL' IRAK OCCUPATO DALLO STATO ISLAMICO

 

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico. AVV. E. LONGO

PERSECUZIONE DEI CRISTIANI NELL' IRAK OCCUPATO DALLO STATO ISLAMICO




Qualche notizia sulla tragedia che colpisce i cristiani iracheni tramite i dispacci della Agenzia Fides: il coraggio di anziani fedeli, un monastero trasformato in carcere islamista, le speculazioni sull’emigrazione dei cristiani.

Rifiutano di convertirsi all’islam: espulsi da Mosul 10 anziani cristiani.

Kirkuk (Agenzia Fides) – I miliziani jihadisti dell’autoproclamato Califfato Islamico hanno espulso da Mosul 10 anziani cristiani caldei e siro-cattolici rastrellati dai villaggi della Piana di Ninive e temporaneamente ospitati nella seconda città irachena, dopo che aver rifiutato di abiurare la fede cristiana e di convertirsi all’islam. Mercoledì 7 gennaio il gruppo di anziani – alcuni dei quali con gravi problemi di salute – è stato accolto a Kirkuk, dopo aver passato due giorni al freddo nella “terra di nessuno” tra i villaggi occupati dalle milizie dello Stato Islamico (IS) e l’area sotto controllo dei Peshmerga curdi. “Ci avevano cacciato dai nostri villaggi e dalle nostre case per occuparle – racconta Rachel, una delle anziane, contattata dall’Agenzia Fides – e poi ci hanno ammassati tutti in una residenza di Mosul. Siamo andati avanti grazie all’assistenza di alcune famiglie musulmane, che ci portavano il cibo e quello di cui avevamo bisogno. Poi, a un certo punto, quelli del Califfato ci hanno detto che potevamo restare lì soltanto se ci convertivamo all’islam. Ma io, che mi nutrivo sempre del Corpo di Cristo e andavo sempre al santuario a pregare Santa Barbara, come potevo rinnegare tutto questo? Ho detto loro: io non posso farlo. Se volete, mandatemi via”. Una volta espulsi da Mosul, gli anziani sono potuti entrare a Kirkuk grazie anche all’intercessione del Patriarca caldeo Louis Raphael I, che ha convinto le autorità civili a sospendere il blocco ai check point d’ingresso alla città messo in atto per motivi di sicurezza. Insieme ai dieci anziani, è stata accolta a Kirkuk anche una delle famiglie musulmane di Mosul che si erano prodigate con sollecitudine nella loro cura. (GV) (Agenzia Fides 9/1/2015).

Lo Stato Islamico trasforma in prigione il monastero di San Giorgio, divelta la croce sulla cupola.

Mosul (Agenzia Fides) – Nella città di Mosul, conquistata a giugno dai miliziani jihadisti dello Stato Islamico (IS), le chiese cristiane continuano a essere trasformate in carceri. Durante l’ultimo fine settimana i jihadisti dell’IS hanno trasferito almeno 150 prigionieri bendati e ammanettati nell’antico monastero di San Giorgio, appartenente all’Ordine antoniano di Sant’Ormisda dei caldei. Lo riferiscono fonti locali, entrate in contatto con il website iracheno ankawa.com. Tra i prigionieri, in precedenza detenuti presso la prigione di Badush – evacuata nella previsione di un possibile attacco da parte della coalizione anti-Califfato – ci sarebbero capi tribù sunniti oppositori dello Stato Islamico ed ex membri degli apparati di sicurezza smantellati dai jihadisti. Le ultime foto del monastero circolanti via internet documentano che anche la croce della cupola di San Giorgio è stata divelta, seguendo il destino toccato anche alle altre chiese cristiane occupate dai jihadisti. In precedenza, fonti locali avevano riferito all’Agenzia Fides che presso il medesimo monastero erano stati portati gruppi di donne. “Le notizie e le foto delle chiese occupate dai jihadisti – commenta all’Agenzia Fides Rebwar Audish Basa, Procuratore dell’Ordine antoniano di sant’Ormisda dei Caldei – rendono ancora più dolorose le ferite interiori dei cristiani fuggiti da Mosul e dalla Piana di Ninive, che si preparano a passare il primo Natale lontano da quei luoghi da loro tanto amati. Chiese e monasteri adesso subiscono profanazione da chi non mostra di avere alcuna pietà, per niente e per nessuno”. (GV) (Agenzia Fides 18/12/2014).



Patriarcato caldeo: nessuna “approvazione” all’emigrazione dei cristiani in Germania e Canada.

Baghdad (Agenzia Fides) – Il Patriarcato di Babilonia dei Caldei, con un comunicato ufficiale, smentisce le affermazioni circolate online secondo cui il Patriarca Louis Raphael I avrebbe concesso la sua approvazione all’emigrazione di 13mila cristiani caldei iracheni in Canada e in Germania. Tali strane affermazioni – si legge nel comunicato, diffuso dai media ufficiali del Patriarcato e pervenuto anche all’Agenzia Fides – risultano essere completamente infondate. Riguardo all’emigrazione dei cristiani dall’Iraq, il Patriarcato ribadisce la posizione già espressa in altre occasioni: chi decide di lasciare il Paese martoriato dai conflitti settari e destabilizzato dalla creazione del Califfato Islamico, lo fa in piena libertà e assumendosene la piena responsabilità. Il Patriarcato non vincola nessuno all’obbligo morale di rimanere, né tanto meno incoraggia nessuno a andare via. La strada dell’emigrazione rappresenta sempre una decisione personale, che non può essere giustificata con riferimenti a inesistenti approvazioni da parte dell’autorità ecclesiastica. Nel comunicato del Patriarcato si mettono in guardia i fedeli caldei dalle manovre di singoli e gruppi organizzati che “soprattutto negli Stati Uniti” puntano a far aumentare i numeri della diaspora irachena per allargare la propria “clientela” elettorale, da mobilitare in appoggio alle loro iniziative politiche. (GV) (Agenzia Fides 13/1
 
 

lunedì 26 gennaio 2015

OLTRAGGIO AL VALORE


OLTRAGGIO AL VALORE

 

IL DIFFICILE SFORZO DI RISTABILIRE LA VERITA’ CONTRO LA MENZOGNA
Una autentica pacificazione nazionale non può ignorare quanti si sono battuti come volontari di guerra per sostenere e difendere le proprie idee e convinzioni ed hanno meritato le più alte decorazioni.

 
Di PIERO BARONI
            Persino da autorevoli seggi del potere istituzionale creato dalla repubblica (anche se in forma non proprio limpida) dell’esigenza di un’autentica pacificazione naturale. In sostanza si sarebbe considerata inopportuna la permanenza di contrapposizioni aspre relativamente alla guerra civile che insanguinò l’Italia nel periodo fine 1943-1945 e ancor più con lo sterminio sistematico dei fascisti nei mesi immediatamente successivi alla fine della guerra (il tristemente “celebre” triangolo della morte; le “giornate radiose” di togliattiana memoria; l’omicidio, ad esempio, del Maggiore Adriano Visconti, assassinato nel 1945 dopo la sua resa quale militare dell’aeronautica repubblicana, e accreditato di 26 vittorie in combattimenti aerei, 19 nella Regia Aeronautica, 7 dopo l’(8 settembre, nell’aviazione repubblicana; etc., etc…).

            La parola “pacificazione” presuppone il superamento autentico, e non meramente formale e strumentale, dell’odio, del rancore, della faziosità e di quanto altro utilizzato per lunghi decenni per alimentare il “mito” della resistenza). Un’analisi oggettiva, distaccata, rispettosa delle situazioni sarebbe utile, addirittura indispensabile. Risalendo alle cause autentiche. Non è certo questo lo spazio per un’analisi del genere. Purtroppo esso è utile per indicare uno degli argomenti che formano il retroterra degli interrogativi e delle tematiche legate all’impossibile, almeno per ora e chissà per quanto tempo ancora, cammino verso il chiarimento storico da porre ineludibilmente alla base di un serio discorso di pacificazione tra i “vecchi” e di verità a favore dei giovani.

            Vi sono dei nomi che istintivamente aprono orizzonti di memorie e di immaginazione. Purtroppo certa gente si è impegnata con tutte le forze, e altro ancora, per cancellarne la memoria, per celarne ogni sia pur minimo ricordo. El Alamein, Culqualber, Bir el Gobi, Ai nel Gazalqa, tanto per citare alcune località africane dove il valore di Soldati italiani destò l’ammirazione del nemico. Oltre i nomi delle località vi sono quelli di Uomini consegnati alla Storia. E qui non si tratta di fare della stupida retorica, di esaltarne il cosiddetto amor patrio, e via discorrendo. Si tratta, più semplicemente, di riconoscere il merito di quanti consapevolmente hanno compiuto il loro dovere di Soldati, giungendo sino al sacrificio della vita. Tra i nomi che meritano tale riconoscimento quello di Carlo Faggioni, Tenente Colonnello Pilota, aerosiluratore della 282.ma Squadriglia  - (quella di Carlo Emanuele Buscaglia, di Giuseppe Cimicchi, di Giulio Cesare Graziani, di Marino Marini), pluridecorato, protagonista, tra l’altro, di un attacco alla corazzata Barham (13 dicembre 1941) colpita “al traverso di dritta”, come precisa un documento ufficiale stilato dal comando dell’aeronautica dell’Egeo il 18 ottobre 1941. Dopo l’8 settembre, Faggioni aderì alla Repubblica Sociale, rendendosi protagonista di numerose azioni con il suo S.79. Nel 1944, durante un attacco a unità alleate nelle acque di Anzio, il velivolo di Faggioni venne colpito dalla contraerea mentre a bassa quota lanciava il siluro. Il suo sacrificio (e quello del suo equipaggio) venne onorato con la medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Una decorazione che il ministero della difesa della repubblica si è poi affrettato a revocare, abrogare, cancellare.

            Non è un caso isolato. Altre massime decorazioni alla memoria sono state revocate sulla base di una faziosità accanita, velenosa, obnubilante il rispetto per il valore ed il sacrificio, da qualsiasi parte manifesti.

            Al termine di una ricerca non certamente esaustiva, si elencano qui i nomi dei decorati alla memoria con la Medaglia d’Oro, caduti nella guerra di Spagna ed in seguito epurati perché combattenti nelle file “nazionaliste”.

            Capomanipolo Mario Mina, da Milano; Capitano Luigi Giuliani, da Torino; Sergente Pilota Guido Presel, da Trieste; Ufficiale Pilota Enrico Schievano; Capomanipolo, Tenente del regio esercito, Tullio Baroni; Sottotente Pilota Manfredi Appiani; Sottufficiale Pilota Paolo Buccella Ducloz; Sergente Pilota Gastone Picchini; Sergente Maggiore Pilota Giuseppe Lo Moro; Sottotenente Pilota Sebastiano Bacchini, da Venezia; Maggiore Paolo Lorenzo Paladini, da Massa; Capitano Romolo Fowst, da Padova; Camicia nera universitaria Antonio Floris, da Oschiri (Sassari);Sottotente Pilota Renato Andreani, da Carrara; Capitano Pilota Mario Viola, da Roma; Tenente Pilota Ernesto Monico, da Vicenza; Sottotente Carrista Salvatore Morioni, da Terni; Tenente Giovanni Conte, da San Pietro Infine (Caserta); Maresciallo Pilota Arnaldo Moro, da Rinasco (Pavia); Legionario Giovanni Belloccio, da Alessandria; Sergente Pilota Aldo Gasparini, da Mantova; Ispettore federale amministrativo della “X Legio” Lino Zambrini; Comandante di plotone Arditi Renato Gomez de Ayalo da Napoli; Tenente Corradino Squarcia, da Ascoli Piceno.

            Una autentica pacificazione naturale non può ignorare quanti si sono battuti, volontari di guerra, come la massima parte dei caduti sopra elencati, per le proprie idee, per le proprie convinzioni. Una guerra, sarebbe opportuno non dimenticarlo, nella quale l’Unione Sovietica – e sia detto con il massimo rigore documentale – profuse sforzi notevolissimi sia in materiali (carri armati, aerei da combattimento, munizioni, equipaggiamenti), sia in consiglieri politici, militari e, soprattutto, in attività di sabotaggio e di spionaggio. Le ultime, per ora, conferme arrivano dall’Archivio Mitrokhin. L’entità dell’impegno dei comunisti sovietici nella guerra di Spagna supera di gran lunga quanto sino a pochi anni fa era dato sapere. Coinvolge i massimi vertici dell’NKVD (responsabile del servizio di sicurezza dello stato, divenuto poi KGB). Nel febbraio 1937 uno dei suoi agenti britannici Kim Philby (uno dei cosiddetti “magnifici cinque” che per decenni fecero il doppio gioco a favore di Mosca lavorando nei sistemi di sicurezza del governo di Londra) ottenne da un’agenzia della capitale inglese una lettera che lo accreditava come corrispondente di guerra in Spagna, dal versante nazionalista. Il suo obiettivo (come egli scrisse nelle sue memorie) era “raccogliere informazioni di prima mano su tutti gli aspetti dello sforzo bellico fascista”. In realtà Philby doveva riuscire ad avvicinare Franco e ucciderlo. Un piano approvato da Stalin e che venne comunicato all’agente (in partenza per il fronte di guerra) dal capo della residenza illegale sovietica di Londra, Tedor Maly. Un piano che non ebbe seguito solo per l’impossibilità di avvicinare Franco.

            Altro aspetto dei retroscena di quel conflitto, le lotte intestine tra comunisti; aspetto poco conosciuto dal grande pubblico e riguardante l’attività dell’NKVD contro i Trockisti. Aleksandr Orlov venne mandato in Spagna, da Mosca, come residente legale dopo lo scoppio della guerra. Obiettivo: eliminare i trockisti all’interno del Partido Obrero De Unificaciòn Marxista (POUM). L’organizzazione trockista, affermò Orlov, “può essere facilmente liquidata”. L’obiettivo strategico assegnato da Stalin ad Orlov era ancora più ambizioso: “costruire una forza di polizia segreta sotto il controllo dell’NKVD per mettere in atto la stalinizzazione della Spagna”.

            Un’ultima annotazione: durante il conflitto in Spagna, uno dei grandi problemi strategici consisteva, per ambedue le forze in campo, nei rifornimenti. Una ulteriore conferma del ruolo a tutto campo dei servizi segreti sovietici e, quindi, della dimensione della guerra, si riferisce al sabotaggio attuato da agenti sovietici nei porti del Baltico ed in Scandinavia: l’affondamento di numerose navi cariche di armi dirette a Franco. Tra i sabotatori Ernst Wollweber, giovane comunista tedesco. “Vent’anni più tardi sarebbe diventato capo della Stasi nella Germania dell’Est” (Citazioni da: Archivio Mitrokhin, pag. 109). Forse sarebbe il caso che i giovani, per una questione di elementare rispetto della storia, apprendessero che il nemico, in Spagna, era il comunismo.

            Quello che, ad esempio, la Stasi impose, con il supporto del KGB, nella Germania Orientale; quello del muro di Berlino, dei “vopos”, della repressione a Danzica, Budapest, Praga…





                                                                                                                                        

sabato 24 gennaio 2015

Crisi attuale e precedenti storici

Crisi attuale e precedenti storici

Sebastiano Caputo


“I politicanti sono i camerieri dei banchieri”. E Beppe Grillo?
di Sebastiano Caputo - 02/04/2013
Fonte: lintellettualedissidente (pubblicato anche su ariannaeditrice.it)
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“L’attuale crisi finanziaria è una crisi relativa alla distruzione dei capitali, è la conseguenza della cosiddetta “demonetizzazione” dell’oro, decisa quarant’anni fa il 15 agosto 1971 dal presidente americano Richard Nixon, con i consigli di Milton Friedman,vincitore del premio nobel per l’economia nel 1976”.
 (Prof. Antal Fekete, nel libro “Il ritorno al sistema aureo”)
L’ordine monetario internazionale è un castello di carte basato sulla fiducia degli investitori, dei politici e dei cittadini, i quali l’hanno accettato come valido. Per questo la finanza mondiale potrebbe implodere da un giorno all’altro. Basato sulla fiducia perché non più legato all’economia reale, alla produzione di beni e servizi, al deposito e al credito, alle leggi del plus-valore, del sistema aureo (in inglese, “gold standard”), delle frontiere nazionali. La moneta non è più un mezzo di pagamento bensì un bene sul quale fare profitto. Il capitale è diventato oppressore, predatore, apolide, devastatore, speculatore, non più al servizio della libera imprenditoria, delle famiglie e dei cittadini, bensì proprietà di una minoranza.
Sessant’anni di rivoluzione bancaria ed economica
Per capire questa rivoluzione bancaria ed economica è necessario ricollocarsi in una remota località turistica del New Hampshire, Bretton Woods, dove fu tenuta nel luglio del 1944, la Conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni unite. Se prima di quella Conferenza – alla quale avevano partecipato 44 nazioni alleate – il metallo aureo era il bene di riferimento di ciascun Stato sovrano sulla propria moneta – che emetteva banconote proporzionalmente ai propri depositi preziosi -, dopo quel giorno fu concordato un nuovo ordine monetario, basato sull’unicità del dollaro quale moneta convertibile in oro; mentre tutte le altre valute potevano essere commutate esclusivamente in dollari.
Se i primi biglietti erano dello Stato (recavano la scritta United States of America sulla carta stampata), dal 1963 diventarono privati, cioè della Federal American Reserve (che non è né federale, né americana, né una riserva), il più grande cartello bancario e finanziario del mondo.
Non a caso l’ex presidente francese Charles De Gaulle, in una celebre conferenza stampa tenuta a Parigi il 4 febbraio 1965, allertò l’Europa intera, preconizzando un ritorno al sistema aureo tradizionale dato che a suo avviso gli Stati Uniti d’America non avrebbero avuto oro a sufficienza da scambiare contro i dollari.
Lo statista francese fu un visionario: pochi anni dopo, all’inizio degli anni Settanta, in conseguenza dei primi Accordi di Bretton Woods, l’80 per cento delle riserve valutarie di tutti gli Stati del mondo erano costituite da dollari, dato che la Federal American Reserve stampava colossali quantità di carta senza però avere la rispettiva riserva aurea per garantire l’equilibrio del sistema monetario mondiale. Non a caso, il 15 agosto 1971, Nixon annunciò a Camp David la decisione di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, abrogando unilateralmente gli accordi di Bretton Woods del 1944. Quest’accordo, spinto dal caposcuola di Chicago Milton Friedman (il più grande alfiere del liberismo), ha fatto sì che il denaro “svincolato” dall’oro, non si basava, come d’altronde non si basa tuttora, su nessuna base solida, reale.
Questo progressivo disfacimento dell’economia reale e di tutte le sue leggi – processo storico-economico appoggiato dagli alfieri del liberismo e della globalizzazione forsennata – è stato attuato in questi ultimi sessant’anni con la complicità dell’intera classe politica occidentale, fino a consolidarsi in Europa con l’avvento dell’Euro, una moneta nelle mani dei mercati come ha ricordato l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti in un suo libro: “diversamente dalle vecchie banche centrali nazionali, e a differenza delle altre banche centrali del mondo (ndr, la Federal Reserve, la Bank of Japan, la Bank of England, la Bank of China) , la Bce non è fornita di quella che dovrebbe essere la funzione principale e tipica di una vera Banca centrale: il ruolo di agente del governo, di garante di ultima istanza (lender of last resort).
“I politicanti sono i camerieri dei banchieri” (Ezra Pound). E Beppe Grillo?
La complicità delle nomenklature degli Stati era già stata denunciata a suo tempo da Ezra Pound nelle sue poesie in prosa quando scriveva che “i politicanti sono i camerieri dei banchieri”. Lo disse a modo suo anche l’ex presidente della Repubblica italiana Francesco Cossiga nel libro “Fotti il potere”: “i politici sono marionette nelle mani dei banchieri”. Ieri, banchieri e statisti, erano collusi. Oggi non si nascondono più e si appropriano direttamente del potere. Non a caso il golpista Mario Monti era un uomo della Goldman Sachs (una delle 12 banche proprietarie della Fed che durante la crisi ha persino triplicato gli utili!).
Nelle recenti elezioni l’unico ad aver rimesso in discussione l’Eurosistema parlando di “sovranità monetaria” è stato il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, il quale nei suoi venti punti propone un referendum sulla moneta unica europea: o dentro o fuori. Tuttavia per risalire ad una critica viscerale dell’attuale ordine monetario internazionale bisogna risalire ai vecchi spettacoli. In campagna elettorale il genovese si è limitato (soltanto?) a rimettere in discussione i trattati bancari che reggono l’Euro.
Di fatto un referendum propositivo di questo genere è sembrato distruttivo agli occhi dei più. È necessario che Beppe Grillo torni a spiegare, come faceva nei suoi vecchi spettacoli sotto gli insegnamenti del Prof. Giacinto Auriti, il processo storico che ha portato all’attuale recessione economica. Parlare dei costi della politica – questo fine settimana il MoVimento 5 Stelle ha approntato una proposta di tagli per 42 milioni di euro l’anno, sugli stipendi e le indennità dei deputati – non basta, o meglio è troppo facile, dal momento che la “casta” è l’albero che nasconde un’intera foresta (l’ordine economico, bancario e monetario internazionale).

venerdì 23 gennaio 2015

L'INUTILITA' DI FORZA ITALIA






L'inutilità di Forza Italia


di Ida Magli
ItalianiLiberi

  Che se ne fanno gli italiani di Forza Italia? Che ce ne facciamo noi - i tanti che amano l’Italia - di Forza Italia? Vogliamo continuare a fingere di essere vivi pur comportandoci da morti?  No, basta, basta: di questa Forza Italia non ne possiamo più; dentro il partito sono in molti a pensarlo ed è un dovere avvertire il capo quando sbaglia. Un leader che non ha la minima fiducia nel proprio partito e che ritiene che gli avvenimenti non contino, che il tempo se ne stia fermo fino a quando lui non si muoverà, è veramente fuori dalla realtà, ripiegato sul proprio narcisismo fino a limiti abnormi. Cominciamo dal famoso “patto del Nazareno”, un patto che per gli italiani non esiste in quanto un accordo privato fra due leader politici di cui il parlamento non è stato messo al corrente, è un patto invalido. Per giunta Berlusconi continua a ripetere che è nell’interesse dell’Italia far fare a Renzi le riforme utili alla “governabilità”, evidentemente intendendo per governabilità il minimo di potere ai cittadini e il massimo al capo del governo, ciò che è appunto lo scopo di Renzi in base allo spirito dittatoriale che lo anima: “discutete pure  quanto vi pare, ma io farò quello che ho deciso.”

 Con questi presupposti Forza Italia è un partito ridotto al lumicino, per i suoi numeri concreti, ma soprattutto perché non risponde ai desideri e tanto meno ai bisogni politici e sociali di nessuno degli italiani. Contarsi sommando tutti i partitini di destra e affini, come suole fare Berlusconi, è un’operazione che avrebbe senso soltanto se la somma fosse data dalla presenza di un forte partito aggregatore, attributo che Forza Italia non ha. L’opposizione la si fa opponendosi, non dicendo al nemico: sono d’accordo con tutto quello che fai; ti assicuro che manterrò a tutti i costi la parola. La “parola” di un patto privato è tradimento del ruolo di opposizione. Non si può essere d’accordo con un governo in cui la maggior parte dei ministri è privo di qualsiasi competenza e sbaglia in continuazione nell’ideare ed elaborare le leggi; non si può essere d’accordo con un governo in cui il ministro degli esteri non è capace neanche di opporsi con la dignità di uno Stato sovrano al processo contro i Marò, visto che non esiste nessuno Stato al mondo che ammetta errori commessi dai propri militari. Non si può essere d’accordo con un ministro dell’interno che ha fallito ogni resistenza all’invasione degli immigrati; che comunica con assoluta indifferenza l’orrida realtà della “scomparsa” di oltre 3.600  bambini dai centri di accoglienza, scomparsa che come tutti sappiamo significa che sono finiti nel mercato innominabile della pedofilia e di quello tragico del mercato degli organi (Il libro nero della scomparsa dei bambini, Newton Compton). Cosa deve dunque fare un ministro dell’interno prima che l’opposizione ne pretenda le dimissioni?

 Forza Italia non si scandalizza neanche di fronte ai nomi che il Pd, più o meno ufficialmente, fa circolare per la nomina del nuovo Presidente della Repubblica. Si tratta di personaggi di cui tutti i politici si dovrebbero vergognare davanti ai cittadini italiani. Incredibili facce logore, vestiti vuoti, cappotti stinti,  pescati nel più vecchio magazzino dei partiti con la certezza che non daranno fastidio a nessuno perché appunto non sono altro, non hanno fatto altro nella loro vita che tenersi più o meno a galla in un partito. Ma dove sta scritto che il presidente della Repubblica deve provenire da un partito? Fra i sessanta milioni di cittadini italiani che sostengono e mandano avanti la società, fra le migliaia di professori universitari che contribuiscono con l’intelligenza, con lo studio, con gli scritti, con le ricerche, alla scienza, alla storia, ad ogni aspetto del sapere; fra le migliaia di maestri nei conservatori e nelle scuole d’arte; fra gli innumerevoli responsabili delle officine e di tutte le istituzioni produttive, non c’è dunque una persona che possa gareggiare con un Castagnetti, con un Casini, con un Prodi, con un Amato? Si vergognino i partiti, si vergogni il Parlamento di mostrare così apertamente il proprio disprezzo al popolo italiano. Forse – e siamo molti ad augurarcelo – questa volta gli italiani non lo sopporteranno.

Ida Magli

19 gennaio 2015

                                                                                                                       

  
                                                                                                                          

giovedì 22 gennaio 2015

FORNERENDUM

Fornerendum

Servi dei poteri finanziari: la Consulta dice no al referendum abrogativo della riforma Fornero

di Marco Cedolin

Diciamocelo in tutta franchezza, quanti di noi credevano seriamente che i camerieri posti a dirigere la colonia Italia, per conto delle grandi banche internazionali, della cricca Usraeliana e di un'altra dozzina di entità sovranazionali, avrebbero permesso la cancellazione della riforma Fornero, una delle pietre miliari su cui si regge l'intero progetto UE di riduzione in schiavitù di chi in Italia ci vive?
Spero pochi, magari molto giovani e ancora refrattari alla disillusione, oppure scarsamente informati sulle dinamiche attraverso le quali il potere protegge e preserva sè stesso ad ogni costo.....


L'istituto del referendum, in Italia, ha cessato di avere un senso (ammesso che l'abbia mai avuto) dopo le consultazioni degli anni 70/80 su divorzio, aborto ed energia nucleare. Consultazioni che (a prescindere da come la si pensi) affrontavano temi di grande peso, pur proponendosi, almeno nei primi due casi, di ratificare un qualcosa che ormai stava prendendo piede a livello internazionale.

Dopo il 1987 l'istituto del referendum ha perso qualsiasi residua valenza (ammesso che potesse esistere) che gli si volesse attribuire. Gli unici quesiti ammessi, dalla magistratura che di fatto governa per conto terzi la politica di questo paese, hanno riguardato questioni di nessuna importanza, spesso espresse in maniera cervellotica, con l'unico scopo di fare restare a casa la gente.

Dal 1995 in poi, infatti, tutti i referendum accettati e portati alle urne, non hanno neppure raggiunto il quorum necessario a renderli validi, ad eccezione di quelli del 2011, dove si prendeva letteralmente la gente per il naso, chiedendole di pronunciarsi su nucleare ed acqua pubblica, ben sapendo che in Italia neppure un folle avrebbe immaginato di tornare seriamente all'atomo, mentre le aziende pubbliche, che gestiscano l'acqua o i rifiuti, sono in realtà dei soggetti privati quotati in borsa, come Hera, A2A e via discorrendo.

Insomma i referendum in Italia vanno bene per chiedere agli italiani di pronunciarsi sulla fecondazione eterologa (argomento pregnante e ampiamente conosciuto all'interno delle famiglie), sull'assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata, anziché alla coalizione (tema esiziale per la sopravvivenza di tutti noi), sull'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei deputati (che avrebbe cambiato certamente le nostre vite), ma non sicuramente per discutere delle pensioni di noi tutti.

Il solo pensiero di mettere in discussione la riforma Fornero, espressamente dettata dalla BCE e finalizzata a privarci tutti di una pensione e del diritto a godere di un futuro, sarebbe una bestemmia in sè inaccettabile. Il solo fatto che Salvini (magari anche per fini elettorali) abbia potuto immaginare di farlo e 3 milioni di italiani abbiano osato sottoscriverlo, rappresenta un enorme abominio.

Delle vostre pensioni e del vostro futuro non dovete decidere voi, ci penserà il governo, se necessario e con il permesso della BCE, a correggere eventualmente qualche punto della legge, se mai lo riterrà necessario. Siamo tutti Charlie Hedbo e molto di più Fantozzi, perché continuiamo ad ostinarci a credere che la mano che ci bastona possa anche darci una carezza, mentre dopo il bastone non può arrivare altro che un manganello, magari griffato Eurogenfor.

20/01/2015