lunedì 26 gennaio 2015

OLTRAGGIO AL VALORE


OLTRAGGIO AL VALORE

 

IL DIFFICILE SFORZO DI RISTABILIRE LA VERITA’ CONTRO LA MENZOGNA
Una autentica pacificazione nazionale non può ignorare quanti si sono battuti come volontari di guerra per sostenere e difendere le proprie idee e convinzioni ed hanno meritato le più alte decorazioni.

 
Di PIERO BARONI
            Persino da autorevoli seggi del potere istituzionale creato dalla repubblica (anche se in forma non proprio limpida) dell’esigenza di un’autentica pacificazione naturale. In sostanza si sarebbe considerata inopportuna la permanenza di contrapposizioni aspre relativamente alla guerra civile che insanguinò l’Italia nel periodo fine 1943-1945 e ancor più con lo sterminio sistematico dei fascisti nei mesi immediatamente successivi alla fine della guerra (il tristemente “celebre” triangolo della morte; le “giornate radiose” di togliattiana memoria; l’omicidio, ad esempio, del Maggiore Adriano Visconti, assassinato nel 1945 dopo la sua resa quale militare dell’aeronautica repubblicana, e accreditato di 26 vittorie in combattimenti aerei, 19 nella Regia Aeronautica, 7 dopo l’(8 settembre, nell’aviazione repubblicana; etc., etc…).

            La parola “pacificazione” presuppone il superamento autentico, e non meramente formale e strumentale, dell’odio, del rancore, della faziosità e di quanto altro utilizzato per lunghi decenni per alimentare il “mito” della resistenza). Un’analisi oggettiva, distaccata, rispettosa delle situazioni sarebbe utile, addirittura indispensabile. Risalendo alle cause autentiche. Non è certo questo lo spazio per un’analisi del genere. Purtroppo esso è utile per indicare uno degli argomenti che formano il retroterra degli interrogativi e delle tematiche legate all’impossibile, almeno per ora e chissà per quanto tempo ancora, cammino verso il chiarimento storico da porre ineludibilmente alla base di un serio discorso di pacificazione tra i “vecchi” e di verità a favore dei giovani.

            Vi sono dei nomi che istintivamente aprono orizzonti di memorie e di immaginazione. Purtroppo certa gente si è impegnata con tutte le forze, e altro ancora, per cancellarne la memoria, per celarne ogni sia pur minimo ricordo. El Alamein, Culqualber, Bir el Gobi, Ai nel Gazalqa, tanto per citare alcune località africane dove il valore di Soldati italiani destò l’ammirazione del nemico. Oltre i nomi delle località vi sono quelli di Uomini consegnati alla Storia. E qui non si tratta di fare della stupida retorica, di esaltarne il cosiddetto amor patrio, e via discorrendo. Si tratta, più semplicemente, di riconoscere il merito di quanti consapevolmente hanno compiuto il loro dovere di Soldati, giungendo sino al sacrificio della vita. Tra i nomi che meritano tale riconoscimento quello di Carlo Faggioni, Tenente Colonnello Pilota, aerosiluratore della 282.ma Squadriglia  - (quella di Carlo Emanuele Buscaglia, di Giuseppe Cimicchi, di Giulio Cesare Graziani, di Marino Marini), pluridecorato, protagonista, tra l’altro, di un attacco alla corazzata Barham (13 dicembre 1941) colpita “al traverso di dritta”, come precisa un documento ufficiale stilato dal comando dell’aeronautica dell’Egeo il 18 ottobre 1941. Dopo l’8 settembre, Faggioni aderì alla Repubblica Sociale, rendendosi protagonista di numerose azioni con il suo S.79. Nel 1944, durante un attacco a unità alleate nelle acque di Anzio, il velivolo di Faggioni venne colpito dalla contraerea mentre a bassa quota lanciava il siluro. Il suo sacrificio (e quello del suo equipaggio) venne onorato con la medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Una decorazione che il ministero della difesa della repubblica si è poi affrettato a revocare, abrogare, cancellare.

            Non è un caso isolato. Altre massime decorazioni alla memoria sono state revocate sulla base di una faziosità accanita, velenosa, obnubilante il rispetto per il valore ed il sacrificio, da qualsiasi parte manifesti.

            Al termine di una ricerca non certamente esaustiva, si elencano qui i nomi dei decorati alla memoria con la Medaglia d’Oro, caduti nella guerra di Spagna ed in seguito epurati perché combattenti nelle file “nazionaliste”.

            Capomanipolo Mario Mina, da Milano; Capitano Luigi Giuliani, da Torino; Sergente Pilota Guido Presel, da Trieste; Ufficiale Pilota Enrico Schievano; Capomanipolo, Tenente del regio esercito, Tullio Baroni; Sottotente Pilota Manfredi Appiani; Sottufficiale Pilota Paolo Buccella Ducloz; Sergente Pilota Gastone Picchini; Sergente Maggiore Pilota Giuseppe Lo Moro; Sottotenente Pilota Sebastiano Bacchini, da Venezia; Maggiore Paolo Lorenzo Paladini, da Massa; Capitano Romolo Fowst, da Padova; Camicia nera universitaria Antonio Floris, da Oschiri (Sassari);Sottotente Pilota Renato Andreani, da Carrara; Capitano Pilota Mario Viola, da Roma; Tenente Pilota Ernesto Monico, da Vicenza; Sottotente Carrista Salvatore Morioni, da Terni; Tenente Giovanni Conte, da San Pietro Infine (Caserta); Maresciallo Pilota Arnaldo Moro, da Rinasco (Pavia); Legionario Giovanni Belloccio, da Alessandria; Sergente Pilota Aldo Gasparini, da Mantova; Ispettore federale amministrativo della “X Legio” Lino Zambrini; Comandante di plotone Arditi Renato Gomez de Ayalo da Napoli; Tenente Corradino Squarcia, da Ascoli Piceno.

            Una autentica pacificazione naturale non può ignorare quanti si sono battuti, volontari di guerra, come la massima parte dei caduti sopra elencati, per le proprie idee, per le proprie convinzioni. Una guerra, sarebbe opportuno non dimenticarlo, nella quale l’Unione Sovietica – e sia detto con il massimo rigore documentale – profuse sforzi notevolissimi sia in materiali (carri armati, aerei da combattimento, munizioni, equipaggiamenti), sia in consiglieri politici, militari e, soprattutto, in attività di sabotaggio e di spionaggio. Le ultime, per ora, conferme arrivano dall’Archivio Mitrokhin. L’entità dell’impegno dei comunisti sovietici nella guerra di Spagna supera di gran lunga quanto sino a pochi anni fa era dato sapere. Coinvolge i massimi vertici dell’NKVD (responsabile del servizio di sicurezza dello stato, divenuto poi KGB). Nel febbraio 1937 uno dei suoi agenti britannici Kim Philby (uno dei cosiddetti “magnifici cinque” che per decenni fecero il doppio gioco a favore di Mosca lavorando nei sistemi di sicurezza del governo di Londra) ottenne da un’agenzia della capitale inglese una lettera che lo accreditava come corrispondente di guerra in Spagna, dal versante nazionalista. Il suo obiettivo (come egli scrisse nelle sue memorie) era “raccogliere informazioni di prima mano su tutti gli aspetti dello sforzo bellico fascista”. In realtà Philby doveva riuscire ad avvicinare Franco e ucciderlo. Un piano approvato da Stalin e che venne comunicato all’agente (in partenza per il fronte di guerra) dal capo della residenza illegale sovietica di Londra, Tedor Maly. Un piano che non ebbe seguito solo per l’impossibilità di avvicinare Franco.

            Altro aspetto dei retroscena di quel conflitto, le lotte intestine tra comunisti; aspetto poco conosciuto dal grande pubblico e riguardante l’attività dell’NKVD contro i Trockisti. Aleksandr Orlov venne mandato in Spagna, da Mosca, come residente legale dopo lo scoppio della guerra. Obiettivo: eliminare i trockisti all’interno del Partido Obrero De Unificaciòn Marxista (POUM). L’organizzazione trockista, affermò Orlov, “può essere facilmente liquidata”. L’obiettivo strategico assegnato da Stalin ad Orlov era ancora più ambizioso: “costruire una forza di polizia segreta sotto il controllo dell’NKVD per mettere in atto la stalinizzazione della Spagna”.

            Un’ultima annotazione: durante il conflitto in Spagna, uno dei grandi problemi strategici consisteva, per ambedue le forze in campo, nei rifornimenti. Una ulteriore conferma del ruolo a tutto campo dei servizi segreti sovietici e, quindi, della dimensione della guerra, si riferisce al sabotaggio attuato da agenti sovietici nei porti del Baltico ed in Scandinavia: l’affondamento di numerose navi cariche di armi dirette a Franco. Tra i sabotatori Ernst Wollweber, giovane comunista tedesco. “Vent’anni più tardi sarebbe diventato capo della Stasi nella Germania dell’Est” (Citazioni da: Archivio Mitrokhin, pag. 109). Forse sarebbe il caso che i giovani, per una questione di elementare rispetto della storia, apprendessero che il nemico, in Spagna, era il comunismo.

            Quello che, ad esempio, la Stasi impose, con il supporto del KGB, nella Germania Orientale; quello del muro di Berlino, dei “vopos”, della repressione a Danzica, Budapest, Praga…





                                                                                                                                        

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