OLTRAGGIO AL VALORE
IL DIFFICILE SFORZO DI RISTABILIRE LA
VERITA’ CONTRO LA MENZOGNA
Una autentica pacificazione nazionale
non può ignorare quanti si sono battuti come volontari di guerra per
sostenere e difendere le proprie idee e convinzioni ed hanno meritato le più
alte decorazioni.
Di PIERO BARONI
Persino da autorevoli seggi del
potere istituzionale creato dalla repubblica (anche se in forma non proprio
limpida) dell’esigenza di un’autentica pacificazione naturale. In sostanza
si sarebbe considerata inopportuna la permanenza di contrapposizioni aspre
relativamente alla guerra civile che insanguinò l’Italia nel periodo fine
1943-1945 e ancor più con lo sterminio sistematico dei fascisti nei mesi
immediatamente successivi alla fine della guerra (il tristemente
“celebre” triangolo della morte; le “giornate radiose” di
togliattiana memoria; l’omicidio, ad esempio, del Maggiore Adriano Visconti,
assassinato nel 1945 dopo la sua resa quale militare dell’aeronautica
repubblicana, e accreditato di 26 vittorie in combattimenti aerei, 19 nella
Regia Aeronautica, 7 dopo l’(8 settembre, nell’aviazione repubblicana; etc.,
etc…).
La parola “pacificazione”
presuppone il superamento autentico, e non meramente formale e strumentale,
dell’odio, del rancore, della faziosità e di quanto altro utilizzato per
lunghi decenni per alimentare il “mito” della resistenza). Un’analisi
oggettiva, distaccata, rispettosa delle situazioni sarebbe utile,
addirittura indispensabile. Risalendo alle cause autentiche. Non è certo
questo lo spazio per un’analisi del genere. Purtroppo esso è utile per
indicare uno degli argomenti che formano il retroterra degli interrogativi e
delle tematiche legate all’impossibile, almeno per ora e chissà per quanto
tempo ancora, cammino verso il chiarimento storico da porre ineludibilmente
alla base di un serio discorso di pacificazione tra i “vecchi” e di
verità a favore dei giovani.
Vi sono dei nomi che
istintivamente aprono orizzonti di memorie e di immaginazione. Purtroppo
certa gente si è impegnata con tutte le forze, e altro ancora, per
cancellarne la memoria, per celarne ogni sia pur minimo ricordo. El Alamein,
Culqualber, Bir el Gobi, Ai nel Gazalqa, tanto per citare alcune località
africane dove il valore di Soldati italiani destò l’ammirazione del nemico.
Oltre i nomi delle località vi sono quelli di Uomini consegnati alla Storia.
E qui non si tratta di fare della stupida retorica, di esaltarne il
cosiddetto amor patrio, e via discorrendo. Si tratta, più semplicemente, di
riconoscere il merito di quanti consapevolmente hanno compiuto il loro
dovere di Soldati, giungendo sino al sacrificio della vita. Tra i nomi che
meritano tale riconoscimento quello di Carlo Faggioni, Tenente Colonnello
Pilota, aerosiluratore della 282.ma Squadriglia - (quella di Carlo Emanuele
Buscaglia, di Giuseppe Cimicchi, di Giulio Cesare Graziani, di Marino
Marini), pluridecorato, protagonista, tra l’altro, di un attacco alla
corazzata Barham (13 dicembre 1941) colpita “al traverso di dritta”,
come precisa un documento ufficiale stilato dal comando dell’aeronautica
dell’Egeo il 18 ottobre 1941. Dopo l’8 settembre, Faggioni aderì alla
Repubblica Sociale, rendendosi protagonista di numerose azioni con il suo S.79.
Nel 1944, durante un attacco a unità alleate nelle acque di Anzio, il
velivolo di Faggioni venne colpito dalla contraerea mentre a bassa quota
lanciava il siluro. Il suo sacrificio (e quello del suo equipaggio) venne
onorato con la medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Una
decorazione che il ministero della difesa della repubblica si è poi
affrettato a revocare, abrogare, cancellare.
Non è un caso isolato. Altre
massime decorazioni alla memoria sono state revocate sulla base di una
faziosità accanita, velenosa, obnubilante il rispetto per il valore ed il
sacrificio, da qualsiasi parte manifesti.
Al termine di una ricerca non
certamente esaustiva, si elencano qui i nomi dei decorati alla memoria con
la Medaglia d’Oro, caduti nella guerra di Spagna ed in seguito epurati
perché combattenti nelle file “nazionaliste”.
Capomanipolo Mario Mina, da
Milano; Capitano Luigi Giuliani, da Torino; Sergente Pilota Guido Presel, da
Trieste; Ufficiale Pilota Enrico Schievano; Capomanipolo, Tenente del regio
esercito, Tullio Baroni; Sottotente Pilota Manfredi Appiani; Sottufficiale
Pilota Paolo Buccella Ducloz; Sergente Pilota Gastone Picchini; Sergente
Maggiore Pilota Giuseppe Lo Moro; Sottotenente Pilota Sebastiano Bacchini,
da Venezia; Maggiore Paolo Lorenzo Paladini, da Massa; Capitano Romolo
Fowst, da Padova; Camicia nera universitaria Antonio Floris, da Oschiri
(Sassari);Sottotente Pilota Renato Andreani, da Carrara; Capitano Pilota
Mario Viola, da Roma; Tenente Pilota Ernesto Monico, da Vicenza; Sottotente
Carrista Salvatore Morioni, da Terni; Tenente Giovanni Conte, da San Pietro
Infine (Caserta); Maresciallo Pilota Arnaldo Moro, da Rinasco (Pavia);
Legionario Giovanni Belloccio, da Alessandria; Sergente Pilota Aldo
Gasparini, da Mantova; Ispettore federale amministrativo della “X Legio”
Lino Zambrini; Comandante di plotone Arditi Renato Gomez de Ayalo da
Napoli; Tenente Corradino Squarcia, da Ascoli Piceno.
Una autentica pacificazione
naturale non può ignorare quanti si sono battuti, volontari di guerra, come
la massima parte dei caduti sopra elencati, per le proprie idee, per le
proprie convinzioni. Una guerra, sarebbe opportuno non dimenticarlo, nella
quale l’Unione Sovietica – e sia detto con il massimo rigore documentale –
profuse sforzi notevolissimi sia in materiali (carri armati, aerei da
combattimento, munizioni, equipaggiamenti), sia in consiglieri politici,
militari e, soprattutto, in attività di sabotaggio e di spionaggio. Le
ultime, per ora, conferme arrivano dall’Archivio Mitrokhin. L’entità
dell’impegno dei comunisti sovietici nella guerra di Spagna supera di gran
lunga quanto sino a pochi anni fa era dato sapere. Coinvolge i massimi
vertici dell’NKVD (responsabile del servizio di sicurezza dello stato,
divenuto poi KGB). Nel febbraio 1937 uno dei suoi agenti britannici Kim
Philby (uno dei cosiddetti “magnifici cinque” che per decenni fecero
il doppio gioco a favore di Mosca lavorando nei sistemi di sicurezza del
governo di Londra) ottenne da un’agenzia della capitale inglese una lettera
che lo accreditava come corrispondente di guerra in Spagna, dal versante
nazionalista. Il suo obiettivo (come egli scrisse nelle sue memorie) era
“raccogliere informazioni di prima mano su tutti gli aspetti dello sforzo
bellico fascista”. In realtà Philby doveva riuscire ad avvicinare Franco
e ucciderlo. Un piano approvato da Stalin e che venne comunicato all’agente
(in partenza per il fronte di guerra) dal capo della residenza illegale
sovietica di Londra, Tedor Maly. Un piano che non ebbe seguito solo per
l’impossibilità di avvicinare Franco.
Altro aspetto dei retroscena di
quel conflitto, le lotte intestine tra comunisti; aspetto poco conosciuto
dal grande pubblico e riguardante l’attività dell’NKVD contro i Trockisti.
Aleksandr Orlov venne mandato in Spagna, da Mosca, come residente legale
dopo lo scoppio della guerra. Obiettivo: eliminare i trockisti all’interno
del Partido Obrero De Unificaciòn Marxista (POUM). L’organizzazione
trockista, affermò Orlov, “può essere facilmente liquidata”.
L’obiettivo strategico assegnato da Stalin ad Orlov era ancora più
ambizioso: “costruire una forza di polizia segreta sotto il controllo
dell’NKVD per mettere in atto la stalinizzazione della Spagna”.
Un’ultima annotazione: durante il
conflitto in Spagna, uno dei grandi problemi strategici consisteva, per
ambedue le forze in campo, nei rifornimenti. Una ulteriore conferma del
ruolo a tutto campo dei servizi segreti sovietici e, quindi, della
dimensione della guerra, si riferisce al sabotaggio attuato da agenti
sovietici nei porti del Baltico ed in Scandinavia: l’affondamento di
numerose navi cariche di armi dirette a Franco. Tra i sabotatori Ernst
Wollweber, giovane comunista tedesco. “Vent’anni più tardi sarebbe
diventato capo della Stasi nella Germania dell’Est” (Citazioni da:
Archivio Mitrokhin, pag. 109). Forse sarebbe il caso che i giovani, per una
questione di elementare rispetto della storia, apprendessero che il
nemico, in Spagna, era il comunismo.
Quello che, ad esempio, la Stasi
impose, con il supporto del KGB, nella Germania Orientale; quello del muro
di Berlino, dei “vopos”, della repressione a Danzica, Budapest,
Praga…
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