
La storia d’Italia fu fermata nel 1943 per essere sostituita da quella delle turlupinature più abiette, da quella delle menzogne più efferate, delle falsità più luride, secondo un piano ben preciso che prevedeva la sepoltura della nostra grande Nazione, nelle loro cloache do viziosamente definite “liberatrici”.
giovedì 17 marzo 2016
martedì 15 marzo 2016
IL PIANO KALERGI
Informare Per Resistere
IL PIANO KALERGI
L’immigrazione di massa è un
fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal
Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente
di rappresentare come inevitabile.
Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte
che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe
far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà
un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per
distruggere completamente il volto del Vecchio continente.
D’altronde l’esproprio delle risorse da parte delle potenti
multinazionali occidentali, controllate dall’elite
massonico-finanziaria è la prima causa dell’immigrazione.
L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI
Nel suo libro «Praktischer Idealismus»,
Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti
d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente,
bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza
razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è
necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di
colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e
facilmente dominabile dall’élite al potere.
Ecco come Gerd Honsik descrive l’essenza del Piano
Kalergi (2)
Kalergi proclama l’abolizione del diritto di
autodeterminazione dei popoli e, successivamente,l’eliminazione
delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o
l’immigrazione allogena di massa. Affinché
l’Europa sia dominabile dall’élite, pretende di trasformare i
popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e
asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà
e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create
coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la
superiorità dell‘elite.
Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del
popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la
mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da
una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il
principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e
evitando qualunque critica alle minoranze con leggi
straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la
massa. I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le
potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la
stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi
progetti. I capi della politica europea sanno bene che è
lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a
Maastricht.
DA KALERGI AI NOSTRI GIORNI
Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee
sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La
convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con
negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica
razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie
volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non
si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con
spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio
della storia.
In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che
ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente
distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro
troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.
La Società Europea Coudenhove-Kalergi ha assegnato
alla Cancelliera Federale Angela Merkel
il Premio europeo nel 2010
Il 16 novembre 2012 è stato conferito al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy il premio europeo Coudenhove-Kalergi 2012 durante un convegno specialesvoltosi a Vienna per celebrare i novant’anni del movimento paneuropeo. Alla sue spalle compare il simbolo dell’unione paneuropea: una croce rossa che sovrasta il sole dorato, simbolo che era stato l’insegna dei Rosacroce.
L’incitamento al genocidio è anche alla base dei costanti
inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per
compensare la bassa natalità europea. Secondo un rapporto
diffuso all’inizio del nuovo millennio, gennaio 2000, nel
rapporto della “Population division” (Divisione per la
popolazione) delle Nazioni Unite a New York, intitolato:
“Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in
declino e invecchiamento, l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025
di 159 milioni di immigrati. Ci si chiede come sarebbe possibile
fare stime così precise se l’immigrazione non fosse un piano
studiato a tavolino. È certo infatti che la bassa natalità di
per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei
provvedimenti di sostegno alle famiglie. È altrettanto evidente
che non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso
che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così
facendo se ne accelera la scomparsa. L’unico scopo di queste
misure è dunque quello di snaturare completamente un popolo,
trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna
coesione etnica, storica e culturale. In breve, le tesi del
Piano Kalergi hanno costituito e costituiscono tutt’oggi il
fondamento delle politiche ufficiali dei governi volte al
genocidio dei popoli europei attraverso l‘immigrazione di massa.
G. Brock Chisholm, ex direttore dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), dimostra di avere imparato bene la lezione
di Kalergi quando afferma:
«Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare
la limitazione delle nascite e i matrimoni misti (tra razze
differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un
mondo unico dipendente da un’autorità centrale» (4)
CONCLUSIONE
Se ci guardiamo attorno il piano Kalergi sembra essersi
pienamente realizzato. Siamo di fronte ad una vera
terzomondializzazione dell’Europa. L’assioma portante della “Nuova
civiltà” sostenuta dagli evangelizzatori del Verbo multiculturale,
è l’adesione all’incrocio etnico forzato. Gli europei sono
naufragati nel meticciato, sommersi da orde di immigrati
afro-asiatici. La piaga dei matrimoni misti produce ogni anno
migliaia di nuovi individui di razza mista: i “figli di Kalergi”.
Sotto la duplice spinta della disinformazione e del
rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione di
massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini,
a disconoscere la propria identità etnica.? I sostenitori della
Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla
nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il
“razzismo” è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare
tutti come ciechi consumatori. È più che mai necessario in questi
tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di
ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti
il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo
altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico: il piano
Kalergi.
domenica 13 marzo 2016
OH QUANT ' E' BUONO L'OLIO TUNISINO...
...ovviamente quello che entrerà in Europa "senza pagare dazio" ed in nome del "sostegno" alla Tunisia nella sua lotta contro il "terrorismo" dell'Isis.
Mah..,mi sfugge il perché si debbano favorire i prodotti di alcuni paesi del Nord Africa, inondando i nostri supermercati di ortofrutta varia (pomodorini ed arance in testa) nonché rifornendoli di olio (piú o meno vergine) e pesce (di allevamento o congelato),per combattere il Califfo ed i suoi seguaci...
Gli si diano piú euro ed armamenti appropriati, oppure inviamo da quelle parti i nostri droni e le truppe speciali che sono ad un passo,in Libia !!
No..,facciamo entrare l'olio ed affini,così hanno deciso ben 500 eurodeputati contro 100...Mogherini e Pd d'accordo !!
Misteri della politica : in Puglia,con la xilella, devastano gli oliveti e distruggono pure le piante sane...in Tv difendono l'agricoltura meridionale ed a Bruxelles votano con la Merkel ed i paesi nordici !!
Peraltro cosa fanno gli interessati del settore agroalimentare ??
Protestano,"vibratamente" ma mai come i francesi che danno fuoco pure ai municipi...
E,diciamola tutta, comprano pure qualche uliveto o serra in Tunisia...
L'argomento è semplice e complesso nello stesso tempo,non bastano pagine per spiegarlo (oltretutto non ne capisco granché).
Però una realtà è indiscutibile : l'UEismo è una iattura per tutti i cittadini europei (caste escluse)...ma per alcuni (Grecia,Italia,Spagna e Portogallo) piú nefasta che per gli altri !!
Tutto le decisioni UEiste che riguardano il settore agroalimentare portano alla distruzione delle nostre pregiate filiere produttive,troppo di qualità per sopravvivere alle schifezze da propinare ai consumatori europei...
E,amici lettori,non abbiamo ancora subito il peggio : arriva il TTIP (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) !!
Importeremo tutte le schifezze del mondo in nome del "libero scambio",senza alcuna protezione di fatto da frodi e manipolazioni genetiche....
Non per combattere il Califfo e lo Stato Islamico,ma per agevolare il vero padrone del mondo : il Grande Satana delle multinazionali !!
Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello
venerdì 11 marzo 2016
LA DITTATURA DEL " POLITICAMENTE CORRETTO"
Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.
LA DITTATURA DEL " POLITICAMENTE CORRETTO"
di: Anonimo Pontino.
La tirannia del politicamente corretto che si
è impossessata della nostra cultura, ha prodotto dei dogmi laici spacciati per
principi etici, a cui la massa si è subito conformata.
Eppure è evidente che
nei sistemi politici attuali la politica è l’arte di nascondere la truffa.
Se penso a tutte le
sofferenze causate al popolo italiano
con 20 anni di privatizzazioni, di deindustrializzazione, di persecuzioni
fiscali, di invasioni extracomunitarie, di distruzioni delle sovranità
nazionali, mi verrebbe da dire che la classe politica dovrebbe vergognarsi a
tal punto da nascondersi la faccia dentro un cesso e non
farsi più vedere in giro.
Ma questo non è
“politicamente corretto”.
Invece l’aristocrazia
politica può permettersi di dire che:
“Se i politici rubano è
perché hanno preso il cattivo esempio dai cittadini italiani, che chiedono la
raccomandazione e pagano l’idraulico in nero per risparmiare” (ex Ministro
della Salute del governo Prodi)
Attualmente contestare
questa mondezza che spacciano per “democrazia” è politicamente scorretto
proprio come contestare le modalità con cui fu conseguita l'unità d'Italia,
oppure la truffa dell'Euro con cui i nostri politici hanno sottomesso la
politica alla finanza privata, solo per questo meriterebbero di essere venduti
all’asta come scimmie. Proprio come vengono vendute all’asta le case dei padri
di famiglia che perdono il lavoro.
I burattini al potere
fingono di non accorgersi di quanto ipocrita sia la loro condotta, mentre la
massa obbediente che si informa leggendo Repubblica non riesce a capire che gli
ideali di plastica da teleminchiata americana, sono sfruttati per il
perseguimento delle finalità decise dall’elite.
Il politicamente
corretto è lo strumento con cui il cartello bancario sta affermando il suo
controllo totalitario tramite i mass media, per impedire che la gente prenda
coscienza del Potere dell’Alta Finanza.
Lo stesso cartello
bancario che ha inventato l’euro. La moneta privata che ha prodotto in
Europa una condizione di vita e di
aspettative di vita con caratteristiche da Terzo Mondo.
Non siete contenti di
essere in democrazia?
In democrazia siamo
tutti più uguali: ci sono quelli che sono uguali nel campare bene dietro il
paravento dello Stato, ci sono quelli che sono uguali nel crepare di fame, e ci
sono quelli che sono uguali nel lavorare onestamente per lasciare tutto al
governo e ad Equitalia.
Chiaramente gli
istituti statistici insieme ai mass media hanno il loro ruolo nel sostenere la
menzogna. Spesso fanno anche passare la povertà per ricchezza….
l’Istat definisce
soglia di povertà una famiglia che spende meno di 850 euro al mese….l’italiano
medio narcotizzato dalle supposte dei partiti che difendono questa “democrazia”
potrebbe dire che non c’è nulla di strano.
Tuttavia quando lo
Stato che ha accettato il parassita Banca Centrale privata BCE, inizia ad
aumentare le tasse a dismisura costringendo tutti a spendere più di 1000 Euro
al mese per vivere, ecco che in quel paese è arrivata la ricchezza!
La gente comincia a
spendere più di quello che guadagna ed il paese esce dalla povertà!
Prova a parlare di
decentramento, sovranità monetaria, autonomia, tradizione, difesa della
famiglia naturale (quella famiglia arcaica dove un uomo ed una donna fanno
anche dei figli) e subito sei fascista. Non si fa.
È politicamente
scorretto, come essere in contrasto con l’ideale dell’integrazione dei popoli.
Se fate notare che in un paese con 10 milioni di italiani in povertà e 4
milioni in povertà assoluta il governo invece di aiutare questi italiani,
prende gente dagli altri paesi e la porta in Italia a spese degli italiani e la
mantiene a spese degli italiani, allora siete anche razzisti. E quindi
ovviamente nazisti.
La difesa della propria
individualità, della propria cultura, delle proprie tradizioni, dei principi
morali della propria religione, diventa sociopatia.
Esempi di
“politicamente corretto” sono la sostituzione del presepe cristiano con i
villaggi di Babbo Natale, o la sostituzione nei moduli burocratici delle
diciture Madre e Padre con Genitore Uno e Genitore Due, così non vengono
“discriminati” i gay….
È politicamente
scorretto invece far notare che nel censimento generale della popolazione del
2011 le coppie dello stesso sesso sono solo 7.513… per cui è follia imporre la
loro volontà a 60 milioni di italiani. Se lo fate siete razzisti.
Per
essere
“politicamente corretti” occorre invece
seguire l’esempio del Presidente della Camera Laura Boldrini, che
invece di difendere le 360 ragazze che sono state stuprate dagli
africani, ha invece difeso i poveri africani che soffrono il disagio
sociale.
Il messaggio forte quindi è:
“se
volete veramente essere ‘democratici’, se volete veramente sacrificare qualsiasi forma di
discriminazione sull’altare dei diritti civili e della cultura dell’”incontro”,
allora lasciate stuprare le vostre donne dagli africani. Diversamente se volete
che quei poveri africani vengano puniti duramente, allora siete solo fascisti!
"
Anonimo
Pontino
martedì 8 marzo 2016
Il Governo USA: La più completa organizzazione criminale mai apparsa nella Storia
Il Governo USA: La più completa organizzazione criminale mai apparsa nella Storia
Unico tra
le Nazioni della terra, il Governo degli Stati Uniti insiste nel
sostenere che le proprie leggi e le proprie direttive debbano avere un
carattere prioritario rispetto alla sovranità delle altre
Nazioni. Washington sostiene il potere dei tribunali degli Stati Uniti
nei confronti dei cittadini stranieri e rivendica la giurisdizione
extraterritoriale dei tribunali USA su attività estere che Washington o
gruppi di interesse americani non approvano. Forse la peggiore
dimostrazione del disprezzo che Washington ostenta per la sovranità
degli altri Paesi è quella di aver dimostrato il potere degli USA su
cittadini stranieri basato esclusivamente su accuse pretestuose di
terrorismo, prive di qualsiasi evidenza.

Vediamo alcuni esempi.
Washington
prima costrinse il governo svizzero a violare le proprie leggi bancarie,
poi costrinse la Svizzera ad abrogare le proprie leggi sul segreto
bancario. Si presume che la Svizzera sia un paese democratico, ma le
leggi di quel Paese sono decise a Washington da persone non elette dai
cittadini svizzeri per rappresentare i loro interessi.
Consideriamo
lo “scandalo del calcio” che Washington ha architettato, a quanto
pare, allo scopo di imbarazzare la Russia. La sede del calcio
internazionale è la Svizzera, ma questo non ha impedito a Washington di
inviare agenti dell’FBI in Svizzera per arrestare alcuni cittadini
svizzeri. Provate ad immaginare la Svizzera che invia i propri agenti
federali negli Stati Uniti per arrestare cittadini americani.
Si consideri
poi la multa di 9 miliardi di dollari che Washington ha appioppato ad
una banca francese per non aver ottemperato pienamente alle sanzioni USA
contro l’Iran. Questa asserzione del controllo di Washington su un
istituto finanziario estero è ancor più incredibilmente illegale in
considerazione del fatto che le sanzioni imposte all’Iran da parte di
Washington, con la richiesta che altri paesi sovrani vi aderiscano, sono
esse stesse totalmente illegali. Infatti, questo è un caso di triplice
illegalità, dato che le sanzioni sono state imposte sulla base di accuse
inventate e menzognere.
Oppure
consideriamo quando Washington impose la sua autorità facendo pressione
sul contratto tra un costruttore navale francese ed il governo russo,
costringendo la società francese a violare il contratto con perdite di
miliardi di dollari per la società stessa e di un gran numero di posti
di lavoro per l’economia francese. Questo è stato parte di un piano con
cui Washington voleva dare ai russi una lezione per non aver seguito i
suoi ordini in Crimea.
Provate ad
immaginare un mondo in cui ogni paese imponga l’extraterritorialità
delle proprie leggi. Il pianeta sarebbe nel caos permanente con il PIL
mondiale sospeso in battaglie legali e militari.
I neocon di Washington sostengono che la Storia ha prescelto l’America per esercitare la sua egemonia sul mondo (il paese “eccezionale”), di conseguenza nessun’altra legge è rilevante. Conta solamente la volontà di Washington.
I neocon di Washington sostengono che la Storia ha prescelto l’America per esercitare la sua egemonia sul mondo (il paese “eccezionale”), di conseguenza nessun’altra legge è rilevante. Conta solamente la volontà di Washington.

La legge
stessa non è più necessaria, in quanto Washington sovente sostituisce
le sue direttive alla legge, come quando Richard Armitage, vice
segretario di Stato (non eletto) intimò al presidente del Pakistan di
fare come gli veniva ordinato, oppure “vi faremo tornare all’età della
pietra a suon di bombe”. Vedi: US. Threatened to bomb’ Pakistan
Provate a immaginare i presidenti della Russia o della Cina che diano un tale ordine ad una nazione sovrana.
Provate a immaginare i presidenti della Russia o della Cina che diano un tale ordine ad una nazione sovrana.
Infatti,
l’America ha bombardato vaste aree del Pakistan, uccidendo migliaia di
donne, bambini e anziani. La giustificazione di Washington era di
ribadire la extraterritorialità di azioni militari statunitensi anche in
paesi con cui l’America non è in guerra.
Per quanto
tutto ciò sia orrendo, il peggiore dei crimini perpetrati da Washington
contro gli altri popoli è quello di rapirne i cittadini per consegnarli a
Guantanamo, a Cuba, o per rinchiuderli in celle segrete in stati
criminali come l’Egitto e la Polonia, dove vengono seviziati e torturati
in violazione sia delle leggi degli Stati Uniti che del diritto
internazionale. Questi crimini aberrranti dimostrano al di fuori di ogni
dubbio che il governo degli Stati Uniti è la peggiore impresa criminale
che sia mai esistita sulla terra.
Quando il
regime criminale neocon di George W. Bush iniziò la sua illegale
invasione dell’Afghanistan, lo stesso regime criminale di Washington
ebbe un disperata necessità di trovare dei “terroristi”, questo per
poter fornire una giustificazione all’invasione illegale che costituiva
un crimine di guerra, secondo il diritto internazionale. Tuttavia,
poichè non c’erano terroristi, allora Washington distribuì volantini
nei territori dei “signori della guerra” offrendo migliaia di dollari di
taglia per catturare dei “terroristi”. I signori della guerra locali
colsero l’occasione e catturarono ogni persona non protetta per
rivenderla agli americani intascando così il premio.
L’unica
prova che i cosiddetti “terroristi” fosserto tali, veniva data dal fatto
che persone innocenti furono vendute dai signori della guerra agli
americani con l’etichetta di “terroristi”.
Pochi giorni fa, Fayez Mohammed Ahmed Al-Kandari, è stato rilasciato dopo 14 anni di torture da “Libertà e Democrazia in America”. L’ufficiale militare degli Stati Uniti, il colonnello Barry Wingard, che ha rappresentato Al-Kandari, ha detto che “non c’è altra prova contro di lui se non che è un mussulmano che si trovava in Afghanistan nel momento sbagliato, a parte le dichiarazioni per doppio e triplo sentito dire, cose che non si sono mai viste per poter giustificare l’incarcerazione”. No esistevano neppure molti motivi, ha ribadito il colonnello Wingard, di torturarlo per così tanti anni nel tentativo di forzare una confessione per presunti reati.
Pochi giorni fa, Fayez Mohammed Ahmed Al-Kandari, è stato rilasciato dopo 14 anni di torture da “Libertà e Democrazia in America”. L’ufficiale militare degli Stati Uniti, il colonnello Barry Wingard, che ha rappresentato Al-Kandari, ha detto che “non c’è altra prova contro di lui se non che è un mussulmano che si trovava in Afghanistan nel momento sbagliato, a parte le dichiarazioni per doppio e triplo sentito dire, cose che non si sono mai viste per poter giustificare l’incarcerazione”. No esistevano neppure molti motivi, ha ribadito il colonnello Wingard, di torturarlo per così tanti anni nel tentativo di forzare una confessione per presunti reati.
Non
aspettatevi che i media occidentali, prostituiti alle cantrali
atlantiste, riportino questi fatti. Per scoprirlo, si deve andare su RT o
sul sito di Stephen Lendman o sui nostri siti.
I media occidentali sono parte attiva delle operazioni criminali di Washington.
Paul Craig Roberts
sabato 5 marzo 2016
PIANO E FAILLA "CADUTI IN GUERRA"
Fausto Piano e Salvatore Failla...i primi due "caduti" italiani nella "guerra di Libia" del 2016. Che siano dei civili sequestrati precedentemente poco importa : sono morti "in combattimento" non appena l'Italia ha manifestato la propria disponibilità interventista con la "concessione" agli Usa di Sigonella per i droni assassini e l'invio degli incursori del Col Moschin a fianco del cosiddetto "legittimo governo di Tobruk".
I due tecnici,infatti,non hanno subito il tragico iter delle esecuzioni-spettacolo ma sono stati colpiti a morte in uno scontro di guerra tra jihadisti e miliziani dell'altro "governo" libico,quello di Tripoli.
Chi abbia premuto il grilletto,tra le due fazioni,ha importanza relativa...quel che conta è il fatto che entrambe le parti in causa non amino affatto l'Italia e gli italiani,cosa che il nostro governo ed i media del regime partitocratico tacciono colpevolmente ai cittadini.
"Tripoli bel suol d'amore" fu il supporto canoro per invadere la Libia nel 1911,ma erano altri tempi...coloniali !
Oggi appoggiamo,come scritto,un'altra fazione,Tobruk...quella che tutela gli interessi (economici) di Francia ed Egitto. Nazioni che,conseguentemente, ne ricambiano con truppe sul campo la sopravvivenza politica.
Noi no,neppure la nostra zona di interesse,sappiamo difendere..infatti a Tripoli sono molto risentiti con Roma per questo motivo : "come,voi avete quasi tutti i pozzi di petrolio e gas nella nostra fascia territoriale ed appoggiate quelle carogne di Tobruk ??".
Questa la sintesi che ha portato alla morte i due innocenti tecnici della Bonatti (colpevole della loro mancata sicurezza).
Sintesi davvero "sinteticissima",scrivo pure per quanti abbiano letto fin qui...perché è tutto ancor piú complicato di quanto esposto sopra : Tripoli e Tobruk,di fatto,rappresentano poco e niente...men che meno le città-stato di Bengasi,Misurata,Sabrata.
Non contano nulla tra le tribù ed i clan familiari che costituiscono il tessuto connettivo libico e che solo Gheddafi riusciva a tenere assieme,tuareg compresi.
E,cosa piú importante di tutte,sono in feroce lotta con Derna ed il Califfato dell'Isis che vuole soffiar loro il potere politico e militare ma,soprattutto,il vitale petrolio.
Insomma,un casino di proporzioni spaventose...pericolosissimo perché a solo un' ora da casa nostra : di aereo..e di missile (ancor meno).
"Siamo pronti a fare la nostra parte",morti ed ostaggi non sono dimenticati...questo il messaggio di Renzi e del governo italiano.
Come avevo a suo tempo previsto (assieme ad altri più qualificati osservatori) il folle azzardo dell'assassinio di Gheddafi per impadronirsi dei pozzi petroliferi da parte franco-inglese,oggi mi sento di anticipare che la "avventura" libica ci costerà tantissimo...da quelle parti e pure in Italia.
È impensabile che i "terroristi" dello Stato Islamico si facciano ammazzare gratis da noi e dai nostri padroni americani...non oso immaginare cosa potrebbe accadere.
Mah,vedremo solo a posteriori quale cazzata Renzi ha già iniziato a fare...
Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello
mercoledì 2 marzo 2016
LE ELEZIONI IN IRAN
Come sono andate davvero le elezioni in Iran
Sono arrivati risultati delle elezioni in Iran .
I risultati finali delle elezioni iraniane per l’Assemblea degli Esperti confermano il trionfo del presidente Hassan Rohani e dell’ex capo di stato Hashemi Rafsanjani, la cui lista, sostenuta da riformisti e moderati, ha conquistato nella capitale Teheran 15 dei 16 seggi disponibili. Rafsanjani è stato il candidato più’ votato nel Paese con 2.301.492 preferenze, quasi un milione in più del più votato dei conservatori, Ahmad Jannatì (1.321.130) a cui è andato il sedicesimo seggio. Rohani ha ottenuto 2.238.166 voti e il terzo posto nella capitale, in quello che molti hanno interpretato come un referendum sul suo operato da presidente. Confermata l’affluenza intorno al 60%, che tradotto significa 33 milioni di persone alle urne.
Sulla scia del clamore dei giorni scorsi, i risultati saranno accolti dai media occidentali come una vittoria dei “riformisti” sui “conservatori”. Ma, approfondendo l’argomento, con questa lucida ed equilibrata analisi, sorprendentemente pubblicata sulle colonne dell’odioso Huffington Post, è facile rendersi conto di come i canti di vittoria di chi vorrebbe un Iran piegato al volere dell’Occidente siano ingiustificati: non ci sarà alcuna “svolta”.
L’Iran è una nazione che non si presta alle divisioni semplicistiche e manichee dei “buoni e dei cattivi”. E voi, giornalisti e politici che ragionate con queste grossolane categorie, rimarrete molto, molto delusi.
(www.huffingtonpost.it) – di Nicola Pedde. Una grande confusione ha caratterizzato la lettura dei risultati elettorali iraniani da
parte della stampa internazionale, nell’interpretazione di un voto per
le elezioni parlamentari e dell’Assemblea degli Esperti in Iran che ha
visto i principali titoli dividersi tra una vittoria netta dei
riformisti e del presidente Rohani e le smentite dall’Iran che hanno
dato invece per vittoriose le forze conservatrici.
La ragione di questa confusione è in larga misura da individuarsi nel modo in cui, ancora una volta, gli europei e gli occidentali in genere si ostinano a leggere le dinamiche politiche e sociali dell’Iran, delineando una netta linea di demarcazione tra i riformisti e i conservatori.
I riformisti, per gli occidentali, rappresentano il “desiderata politico” con cui misurarsi e che immaginano come una forza ideologica anti-regime,
anti-rivoluzionaria e pro-occidentale, animata dal solo desiderio di
mutare il connotato politico dell’Iran in un qualche ibrido vicino ai
modelli occidentali.
Allo
stesso tempo, i conservatori sono visti dalla gran parte degli
occidentali come un insieme di anziani teocrati radicali, fanaticamente
religiosi e anti-democratici, animati dal solo desiderio di mantenere in
vita l’apparato tradizionale islamico forgiato con la rivoluzione.
Leggendo
le dinamiche iraniane attraverso stereotipi e paradossi di questo tipo –
molto diffusi, purtroppo – è chiaro come risulti poi difficile
comprendere il risultato delle elezioni e del quadro istituzionale che
viene a delinearsi all’indomani del voto.
Un altro
errore marchiano degli occidentali è quello di guardare al solo voto
della città di Teheran, che con i suoi otto milioni di elettori è sì
importante ma non esaustivo per comprendere la dimensione complessiva
del voto in Iran.
Per avere
un quadro più chiaro sulle elezioni politiche di venerdì scorso in Iran e
per comprenderne il risultato è quindi opportuno fare due premesse. La prima concerne il grandissimo numero di candidati squalificati dal Consiglio dei Guardiani e quindi non ammessi alle elezioni; la seconda riguarda invece la natura delle liste che si sono presentate alle elezioni e la collocazione ideologica dei principali candidati.
Degli
oltre 12.000 candidati che hanno presentato le proprie credenziali per
le elezioni parlamentari del 2016, solo 6.229 sono stati approvati dal
Consiglio dei Guardiani, e di questi si sono successivamente ritirati in
729, portando il numero complessivo dei nomi sulle liste a 5.500. La
gran parte dei candidati squalificati dal Consiglio è certamente
riconducibile all’area riformista o pragmatica, e la loro esclusione ha
destato un grande clamore in Iran, con l’accusa di un’intenzionale
manipolazione finalizzata a garantire la sopravvivenza delle forze
politiche di orientamento conservatore.
Questo processo di selezione risponde ad una precisa strategia della leadership iraniana,
che non intende promuovere la possibilità di radicali mutamenti nel
quadro politico nazionale favorendo quindi un bilanciamento forzato
delle componenti politiche e ideologiche presenti, al fine di poterne
garantire la rappresentatività in Parlamento e nelle altre istituzioni
elettive del paese.
È infine
necessario comprendere anche il meccanismo di funzionamento della
politica iraniana e la sua articolata composizione ideologica, senza cadere nella trappola interpretativa degli schieramenti netti e contrapposti.
In Iran prevale innanzitutto l’elemento personale del candidato, che si colloca nell’ambito di una certa posizione ideologica ma che non è necessariamente espressione di uno specifico partito.
Anzi, nella gran parte dei casi si formano delle semplici coalizioni
che decidono di allearsi al fine di presentarsi alle elezioni in modo
compatto, per poi sciogliersi e ricomporsi in sede parlamentare anche
con fisionomie differenti rispetto a quelle pre-elettorali. Queste sinergie tra gruppi diversi
danno quindi forma alle “liste”, che si propongono agli elettori
includendo gruppi e coalizioni spesso di diversa natura e orientamento,
che decidono di allearsi perché ritengono di condividere alcune priorità
fondamentali.
Lo spettro politico iraniano è infine alquanto ampio e variegato e comprende al suo interno forze di diversa estrazione ideologica e politica, che non sempre ha tuttavia agende e programmi così nettamente differenti da quelli degli avversari.
In termini generali è quindi possibile individuare all’interno di questo mare magnum della politica iraniana i riformisti, che intendono promuovere una formula liberale e modernizzatrice della politica e dei costumi, i pragmatici, che vorrebbero coniugare una visione tradizionale della società con una concezione liberista dell’economia, i principalisti, che rappresentano un vasto ambito ideologico al tempo stesso centrista e conservatore, animato dalla volontà di seguire
i dettami etici e rivoluzionari proposti da Khomeini all’interno di una
politica tuttavia di moderazione e crescita economica, gli ultraconservatori,
che invocano una radicale concezione della politica estera e sociale,
guardando con sospetto e ostilità a qualsiasi forma di apertura verso
l’esterno, e infine gli indipendenti, che soprattutto
nelle regioni periferiche del paese si presentano con programmi e
posizioni spesso costruite sulla sommatoria delle istanze dei principali
movimenti, di fatto proponendosi come sintesi tra più formule politiche
e ideologiche.
La gran parte delle “liste” elettorali presentatesi all’appuntamento dei seggi del 26 febbraio è quindi il risultato di alleanze che includono al loro interno gruppi di diversa estrazione e orientamento,
che non possono essere quindi sommariamente quanto arbitrariamente
suddivisi in “conservatori” e “riformisti”, rappresentando al contrario
posizioni spesso anche molto distanti tra loro.
Questo è certamente il caso, ad esempio, della lista conosciuta come “Coalizione dei Riformisti” o anche come “Lista della Speranza“,
che a Teheran si è presentata trionfando con 30 candidati (di cui otto
donne) a loro volta espressione di un vasto ambito politico che include
riformisti di area “khatamista” e principalisti di orientamento
centrista e conservatore.
Voler
leggere l’identità ideologica di questo gruppo come esclusivamente
riformista è quindi un grave errore, funzionale alla sola necessità degli occidentali di distinguere come sempre in modo netto i “nemici” e i “nemici dei nemici”. Una lettura troppo grossolana e dozzinale per comprendere la natura della politica iraniana e la sua complessità ideologica.
Chi ha vinto dunque le elezioni?
Per stabilire chi avrà davvero vinto le elezioni parlamentari iraniane servirà tempo, dovendo attendere che il Parlamento si insedi e che la variabile geometria delle “liste” si ridefinisca all’interno del Majles.
Ad oggi è
possibile fare un mero calcolo algebrico su quanti hanno votato e quali
candidati sono stati eletti, individuandoli per ambito di appartenenza.
Questo non significa tuttavia che tali ambiti potranno risultare
effettivamente compatti o maggioritari all’interno del nuovo Parlamento,
dove invece nel corso delle prossime settimane e mesi si andranno a
definire gruppi e contesti più o meno omogenei sulla base delle priorità
che i singoli intenderanno perseguire.
Mentre lo
spoglio delle schede è ancora in corso, si stima che si siano recati
alle urne tra il 58% e il 62% dei circa 55 milioni di elettori iraniani,
facendo registrare percentuali elevate a dimostrazione del grande
interesse della popolazione per questa tornata elettorale.
La “Coalizione Riformista” sembra aver trionfato a Tehran,
portando a casa 29 o addirittura 30 dei candidati proposti,
sbaragliando in tal modo la lista “Coalizione dei Principalisti” guidata
di Haddad Adel. Questa notizia ha fatto esultare gran parte della
comunità internazionale, che si è affrettata a definire il risultato
come un trionfo dei riformisti, senza in alcun modo considerare come
all’interno di questa “lista” siano presenti anche formazioni di
indirizzo dichiaratamente “pincipalista”, come ad esempio quella di
Motahari.
Poco
risalto è stato infine attribuito ai risultati provenienti dalle altre
province del paese, dove circa il 55-60% dei voti è stato conquistato
dalle liste di ispirazione principalista o ultraconservatrice, e dove le
formazioni dichiaratamente riformiste hanno invece fatto registrare
risultati più modesti, intorno al 30%. Altrettanto trascurata dai media
internazionali è la crescita degli indipendenti, che sembra potersi
collocare tra il 15 e il 20%, soprattutto nelle province più piccole del
paese, andando in tal modo a costituire un nuovo elemento di
bilanciamento in Parlamento.
Sicuramente
in mano alla parte più conservatrice è stato anche il risultato
elettorale per l’Assemblea degli Esperti, dove entrano trionfando a
Tehran sia Rohani che Rafsanjani, nell’ambito tuttavia di una
maggioranza saldamente in mano alle forze principaliste e
ultraconservatrici.
Sotto il profilo della sommatoria algebrica,
il risultato che esce quindi dalle urne (ma lo spoglio è ancora in
corso e in alcune città si dovrà andare al ballottaggio per i candidati
che non hanno superato lo sbarramento del 25%) vede i
principalisti occupare la maggioranza dei seggi del prossimo Parlamento,
seguiti dai riformisti e dai pragmatici, dagli ultraconservatori e
dagli indipendenti.
I
principalisti rappresentano una fascia di elettorato che si colloca tra
le formazioni centriste e quelle dei conservatori moderati, e molte
delle formazioni principaliste – pur non condividendo le posizioni dei
riformisti – appoggiano il governo del presidente Rohani.
È quindi
al tempo stesso possibile sostenere che abbiano trionfato i conservatori
e le forze pragmatico-riformiste vicine al presidente Rohani, sebbene
tale considerazione debba essere valutata in termini di specifico
posizionamento dei singoli candidati eletti, e soprattutto del loro
futuro posizionamento in ambito parlamentare.
Prime valutazioni di sintesi
L’entusiasmo
occidentale nel proclamare una vittoria riformista è il prodotto di una
visione alquanto stereotipata e semplicistica del reale risultato
elettorale.
Il
risultato che sembra delinearsi dallo spoglio delle schede indica al
contrario una concentrazione del voto verso posizioni centriste, che
intendono sostenere la linea politica del presidente Rohani senza
tuttavia concedere un mandato in bianco al presidente, al quale chiedono
risultati e garanzie per la stabilità del paese.
Teheran
si conferma la roccaforte delle forze politiche più moderate e di
quelle pragmatico-riformiste, mentre le province e le periferie
continuano a esprimere preferenze più marcatamente conservatrici.
Il segnale che arriva forte dalle urne sembra tuttavia anche essere un
monito per le formazioni ultraconservatrici, sopravvissute alla tornata
elettorale solo grazie alla massiccia squalifica di molti candidati
riformisti, pragmatici e principalisti.
Si delinea quindi, in conformità alle aspettative della stessa Guida Ali Khamenei, un
risultato elettorale bilanciato e capace di promuovere quegli equilibri
di stabilità in questo momento assolutamente necessari per consolidare
la politica di Rohani da una parte, e per favorire la graduale e
pacifica transizione politica e generazionale in atto in Iran dall’altra.
DA AZIONETRADIZ.
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