LA POLITICA DEL FALLIMENTO
Quando tutta una serie di problemi importanti e gravi che coinvolgono la
vita di un Paese e sono determinanti per un sereno sviluppo della sua società
non vengono risolti neppure nell’arco di decenni e nonostante proclami, promesse
e progetti di ogni parte politica, allora esiste una sola, unica spiegazione
possibile: qualche cosa di fondamentale non funziona e non solo negli uomini
che gestiscono il potere, ma anche e di più nel sistema di potere di cui quegli
uomini e quella classe dirigente non sono la causa, ma l’effetto!
In Italia, da svariati decenni, ci sono grandi problemi irrisolti.
I principali sono: mafia, corruzione, evasione fiscale e lavoro nero,
elefantiasi della prassi e dei tempi
della giustizia, difesa dei posti di lavoro e dei salari.
Su questi temi tutti i governi e tutte le forze
politiche si sono impegnati con promesse, proclami e programmi puntualmente
disattesi senza che mai ne siano scaturiti risultati
apprezzabili!
Consideriamo tutto il periodo dal primo dopo guerra ad oggi.
La mafia non solo non è stata debellata o ridotta in sordina, ma al
contrario è diventata più forte, più spavalda, più padrona del territorio ed
oggi arriva a controllare, direttamente o indirettamente almeno quattro regioni
e, come testimoniano le cronache recenti, si sta infiltrando massicciamente
persino nel nord Italia.
Il suo fatturato è diventato il più alto di ogni altra categoria
imprenditoriale del Paese.
Inoltre traspare dalle indagini e dalle testimonianze dei pentiti che si
sono fatte sempre più strette le connessioni tra mafie e politica che in molti
casi è diventata organica ad esse!

L’’evasione fiscale italiana è stimata in 130 miliardi di euro all’anno
ed è considerata la più alta in assoluto di tutti i Paesi occidentali.
Le stime confermano che ogni anno tali livelli di evasione fiscale non
solo non diminuiscono, ma aumentano costantemente!
Il lavoro nero, che oltre ad essere un’ulteriore evasione sia fiscale che
previdenziale è senza dubbio una vergognosa piaga sociale, ed un reato contro
l’umanità, continua ad essere largamente sfruttato da imprenditori senza
coscienza e senza scrupoli senza che lo Stato faccia nulla di efficace per
contrastare questo fenomeno schiavistico la cui entità è stimata il 35% del totale del lavoro
nazionale.
Di riforme della giustizia si sente continuamente a parlare da tutti e da
almeno 60 anni senza che mai ne sia stata concretizzata una che servisse a
risolvere i tempi biblici dei processi, ad adeguare gli organici inadeguati
della magistratura e dei servizi, la pletoricità delle leggi dei codici che
sono in assoluto il numero di gran lunga maggiore di tutta l’Europa, a snellire
le procedure, a informatizzare gli uffici che funzionano ancora con faldoni e
messi notificatori come nell’800, ecc. ecc.
Le uniche riforme significative rilevate sono quelle contrarie ad ogni
senso di giustizia e del diritto che hanno determinato leggi “ad personam” per
accorciare le prescrizioni, per depenalizzare i reati, o per impedire che la
sentenza di un regolare processo passato in giudicato possa essere considerata
elemento probante in un successivo processo in corso, il tutto per tenere
lontano dal carcere una persona e per di più con la beffa di far passare il
tutto per provvedimenti di giustizia per tutti.
La difesa dei posti di lavoro e dei salari, che sarebbe precipuo dovere
di ogni governo, di qualsiasi colore di un Paese, ha avuto in Italia il
risultato che la precarietà è diventata la regola anziché l’eccezione, che i
padroni contano di più ed i lavoratori contano di meno, che il potere
d’acquisto dei salari è fortemente diminuito tanto che molti lavoratori
stentano ad arrivare alla fine del mese ed in percentuale, la disoccupazione è
notevolmente aumentata raggiungendo livelli tra i più alti dal 1945 e tra i più
alti in Europa colpendo in modo particolare i giovani!
Concludendo la classe politica italiana non solo non ha saputo risolvere
i più grossi problemi del Paese, ma li ha notevolmente e costantemente
aggravati dimostrando inettitudine, inadeguatezza e malafede!
Dopo 71 anni di questo regime e con questi risultati si può affermare
senza pericolo di smentita che il sistema non funziona e che va radicalmente
cambiato.
Come abbiamo già scritto, sarebbe ora di esautorare questa classe
politica e sostituirla con le rappresentanze delle categorie significative del
lavoro, del pensiero e dell’economia che avessero potere legislativo ed
ispettivo e che soprattutto non avessero come mestiere la politica politicante
intesa non come servizio al Paese, ma solamente come strumento di potere fine a
se stesso come è ora!
In una qualsiasi azienda privata, una
dirigenza che avesse ottenuto risultati così scarsi e negativi per tanto tempo,
sarebbe licenziata in tronco.
Forse ci illudiamo, forse c’è una vena di utopia nel nostro ragionamento,
ma senza le utopie il progresso della società umana si arresta e comunque nulla
è peggio di quanto siano ora la politica ed il potere!
Alessandro Mezzano
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