LA SOSTITUZIONE ETNICA DEGLI ITALIANI
In questi giorni il genocidio di massa dei popoli
europei procede con un’accelerazione forse inaspettata
agli stessi esecutori.
Tacito scrisse che il ‘segreto’ era stato scoperto quando gli eserciti provinciali capirono che un imperatore poteva essere eletto fuori Roma, oggi analogamente potremmo dire che il segreto del processo d’invasione parrebbe diventato simile al segreto di pulcinella, ma chi l’orchestra continua indisturbato.
La vulgata ‘umanitaria’ è ancora l’unica ammessa, l’unica al centro dei canali d’informazione, dell’intellettualità, o sedicente tale, l’unica in tutte le istituzioni, governo, parlamento, magistrature e branche dell’amministrazioni, ormai divenute appendici di associazioni pseudo umanitarie. Come non commuoversi di fronte alle immagini, accuratamente selezionate, delle rare donne incinte, o di bambini piangenti, i quali, comunque, se non creano problemi nell’immediato li creeranno nell’avvenire, perché i bambini crescono, e sono tutti immigrati di seconda o terza generazione che altrove divengono terroristi pericolosi.
Ma veniamo ad un ragionamento che è alla base della logica, tanto semplice che sembra superfluo farlo. Da circa 60 anni l’Africa, ed in parte l’Asia, godono di massicci aiuti umanitari, alimentari, medicinali, macchinari, o denaro contante. Una quantità di progetti è stata messa in campo e un’enormità di risorse sono state investite, di solito con scarni risultati, nel continente più ricco di risorse del pianeta, sotto ogni punto di vista: minerario, faunistico, floristico, con un’estensione territoriale enorme. Eppure quando i bianchi arrivarono a compiere la loro ‘malvagia’ opera, trovarono un insieme di tribù che si scannavano tra loro, ferme all’età della pietra. Non c’erano stati cattivi uomini bianchi a derubarli ed inibirne lo sviluppo per i millenni precedenti, eppure gli africani erano ancora a livelli non molto superiori a quelli neolitici in Europa.
Prima di questi aiuti umanitari la popolazione africana, nel 1950 ammontava a circa 220 milioni di anime. Sono stime dell’Onu, un organismo certo non ostile ai popoli di colore.
A 60 anni di distanza la popolazione africana ‘scoppia’ a oltre un miliardo, la bomba demografica, solo paventata da qualche audace pensatore nei decenni precedenti è infine esplosa, ma la deflagrazione, o meglio il suo rumore, sembra attutito, oppure sono gli occidentali ad essere divenuti sordi perché nessuno parla di questo sconvolgimento che certo segnerà un’epoca, la nostra epoca, in maniera decisiva. Nessuno dice che la povertà dell’Africa è direttamente proporzionale alla sua natalità esplosiva non compensata più come un tempo da un’altrettanta elevatissima mortalità.
Certo, dire queste parole ancora oggi, nonostante l’evidenza, appare scomodo e in qualche contesto perfino pericoloso. Eppure possiamo veramente dire che un popolo che quintuplica la proprio popolazione stia ‘soffrendo’? Se un popolo esplode demograficamente significa che è in salute, in piena vigoria nel suo complesso. Quando vediamo scoppiare epidemie, o se ci sono tuttora casi di malnutrizione (in realtà in molte parti dell’Africa urbanizzata l’obesità incide parecchio) ciò è dovuto proprio all’eccessiva sovrappopolazione. La quale è dovuta storicamente agli aiuti umanitari.
Facciamo un passo indietro. Nel 1950 si contavano come detto 220 milioni di persone, prima dell’arrivo dei colonizzatori europei la popolazione africana, nell’ottocento è stimata in non più di cento milioni di persone.Probabilmente meno.
L’Africa era un paradiso faunistico e floristico, per come possiamo concepire un paradiso naturale quasi totalmente privo di attività antropica. Con la scomparsa dei colonizzatori, che tuttavia si erano preoccupati di stabilire vastissimi ed inviolati (fino all’indipendenza africana) parchi naturali, sono scomparsi un gran numero di specie; foreste sono state rase al suolo e tutto per far posto ai nuovi esseri umani nati in questa frenesia riproduttiva.
La cosa buffa è che gli stessi che propugnano la sterilizzazione per gli animali, che altrimenti finirebbero per sovrappopolare aree troppo densamente popolate e soffrirne essi stessi, sono gli stessi per cui per gli umani c’è sempre posto (a spese di qualcun altro, è evidente, di sicuro dell’ecosistema).
Di fatto non si può essere animalisti a favorevoli all’esplosione demografica, ed è velleitario sperare in una riduzione spontanea dell’esuberanza sessuale degli africani. In Africa vige un nomadismo sessuale difficile da estirpare, date le condizioni e culturali, climatiche e tradizionali.
Per decenni ci hanno mostrato le immagini di bambini scheletrici o con il pancino gonfio, segno di denutrizione e malattie, ma pochi, anzi, nessuno, ha detto che quegli aiuti che consentivano che la grande maggioranza dei bambini divenissero uomini adulti e robusti, e diventassero briganti, mercenari, ‘guerrieri’ insomma, nella concezione africana che affascina alcuni europei ed alcune europee, arrivando come nelle endemiche guerre tribali dell’africa centrale e subsahariana a mozzare arti e teste, a bruciare presunte streghe o semplici appartenenti ad altre tribù ed etnie. Ebbene quegli stessi uomini giovani, sono gli stessi uomini che si imbarcano, non per sfuggire da qualche guerra, ma per raggiungere un sogno, quello dell’Europa, del mondo dei bianchi, odiato ed amato al tempo stesso. Un sogno faticoso, imperfetto, che l’uomo occidentale ha costruito in un lungo e sofferto processo durato secoli e che ora masse di individui che nulla hanno a che fare con i nostri antenati che tanto hanno dato per quel sogno, vorrebbero per loro. Non condividerlo spesso, ma in esclusiva.
Peraltro il movente sessuale non è da sottovalutare nello spostamento di grandi masse di giovani uomini, anzi, è quasi certamente uno dei fattori che muovono da sempre i gruppi di mammiferi maschi e gli uomini non fanno eccezione.
Così, come per chi alla fine si rivolge al terrorismo e alla criminalità non è da escludere una sorta di rivalsa per frustrazione sessuale.
I presunti difensori delle minoranze, a parole vorrebbero difenderle, anche quando palesemente determinati individui e gruppi commettono crimini verso la ‘maggioranza’, perché il mondo a colori è bello e vario. Noi siamo d’accordissimo su quest’ultimo punto, e proprio perché vogliamo il mondo resti a colori e vario e non un indistinto calderone multietnico marroncino, noi, gli identitari, siamo i veri difensori di tutte le differenze.
Coloro che non sostengono essere la propria etnia la migliore o peggiore, semplicemente è la propria e non la vogliono vedere annichilita. Chi desidera questo è un criminale non solo contro i propri connazionali, il proprio popolo, i più umili in primis che subiscono direttamente gli effetti dell’invasione e della colonizzazione, ma contro la stessa umanità che è bella proprio perché così varia. Il masochismo etnico è qualcosa che si è radicato in molte menti ed il risultato di due guerre mondiali e 70 anni di martellamento mediatico e condizionamento culturale sono evidenti.
Gli identitari e nazionalisti non auspicano lo scontro armato tra nazioni né la sottomissione di una nazione all’altra, ma come per l’economia ritengono che sia la competizione a creare quelle condizioni che consentono lo sviluppo del consesso umano, come è sempre stato da quando è nata la civiltà. Senza le nazioni ci si annichilisce tutti nel torpore di unico modo di pensare, di un unico stile di vita, un unico credo religioso, un’unica razza mulatta ed indistinta. Nessun progresso, solo decadenza.
Infine, un consiglio ai coloni, che con piacere godono i vantaggi momentanei di quest’invasione vedendo gli antichi ‘nemici’ inermi ed incapaci di reagire, e più ci considerano deboli, più ritengono di essere nel giusto ad invaderci e dominarci: Se porterete avanti il vostro ‘intelligente’ disegno, ricordate che quando saranno finiti gli uomini bianchi (e le donne bianche), l’Europa sarà diventata Africa – tutt’al più un nuovo Brasile – e voi non avrete più nessuno a mantenervi.
Tacito scrisse che il ‘segreto’ era stato scoperto quando gli eserciti provinciali capirono che un imperatore poteva essere eletto fuori Roma, oggi analogamente potremmo dire che il segreto del processo d’invasione parrebbe diventato simile al segreto di pulcinella, ma chi l’orchestra continua indisturbato.
La vulgata ‘umanitaria’ è ancora l’unica ammessa, l’unica al centro dei canali d’informazione, dell’intellettualità, o sedicente tale, l’unica in tutte le istituzioni, governo, parlamento, magistrature e branche dell’amministrazioni, ormai divenute appendici di associazioni pseudo umanitarie. Come non commuoversi di fronte alle immagini, accuratamente selezionate, delle rare donne incinte, o di bambini piangenti, i quali, comunque, se non creano problemi nell’immediato li creeranno nell’avvenire, perché i bambini crescono, e sono tutti immigrati di seconda o terza generazione che altrove divengono terroristi pericolosi.
Ma veniamo ad un ragionamento che è alla base della logica, tanto semplice che sembra superfluo farlo. Da circa 60 anni l’Africa, ed in parte l’Asia, godono di massicci aiuti umanitari, alimentari, medicinali, macchinari, o denaro contante. Una quantità di progetti è stata messa in campo e un’enormità di risorse sono state investite, di solito con scarni risultati, nel continente più ricco di risorse del pianeta, sotto ogni punto di vista: minerario, faunistico, floristico, con un’estensione territoriale enorme. Eppure quando i bianchi arrivarono a compiere la loro ‘malvagia’ opera, trovarono un insieme di tribù che si scannavano tra loro, ferme all’età della pietra. Non c’erano stati cattivi uomini bianchi a derubarli ed inibirne lo sviluppo per i millenni precedenti, eppure gli africani erano ancora a livelli non molto superiori a quelli neolitici in Europa.
Prima di questi aiuti umanitari la popolazione africana, nel 1950 ammontava a circa 220 milioni di anime. Sono stime dell’Onu, un organismo certo non ostile ai popoli di colore.
A 60 anni di distanza la popolazione africana ‘scoppia’ a oltre un miliardo, la bomba demografica, solo paventata da qualche audace pensatore nei decenni precedenti è infine esplosa, ma la deflagrazione, o meglio il suo rumore, sembra attutito, oppure sono gli occidentali ad essere divenuti sordi perché nessuno parla di questo sconvolgimento che certo segnerà un’epoca, la nostra epoca, in maniera decisiva. Nessuno dice che la povertà dell’Africa è direttamente proporzionale alla sua natalità esplosiva non compensata più come un tempo da un’altrettanta elevatissima mortalità.
Certo, dire queste parole ancora oggi, nonostante l’evidenza, appare scomodo e in qualche contesto perfino pericoloso. Eppure possiamo veramente dire che un popolo che quintuplica la proprio popolazione stia ‘soffrendo’? Se un popolo esplode demograficamente significa che è in salute, in piena vigoria nel suo complesso. Quando vediamo scoppiare epidemie, o se ci sono tuttora casi di malnutrizione (in realtà in molte parti dell’Africa urbanizzata l’obesità incide parecchio) ciò è dovuto proprio all’eccessiva sovrappopolazione. La quale è dovuta storicamente agli aiuti umanitari.
Facciamo un passo indietro. Nel 1950 si contavano come detto 220 milioni di persone, prima dell’arrivo dei colonizzatori europei la popolazione africana, nell’ottocento è stimata in non più di cento milioni di persone.Probabilmente meno.
L’Africa era un paradiso faunistico e floristico, per come possiamo concepire un paradiso naturale quasi totalmente privo di attività antropica. Con la scomparsa dei colonizzatori, che tuttavia si erano preoccupati di stabilire vastissimi ed inviolati (fino all’indipendenza africana) parchi naturali, sono scomparsi un gran numero di specie; foreste sono state rase al suolo e tutto per far posto ai nuovi esseri umani nati in questa frenesia riproduttiva.
La cosa buffa è che gli stessi che propugnano la sterilizzazione per gli animali, che altrimenti finirebbero per sovrappopolare aree troppo densamente popolate e soffrirne essi stessi, sono gli stessi per cui per gli umani c’è sempre posto (a spese di qualcun altro, è evidente, di sicuro dell’ecosistema).
Di fatto non si può essere animalisti a favorevoli all’esplosione demografica, ed è velleitario sperare in una riduzione spontanea dell’esuberanza sessuale degli africani. In Africa vige un nomadismo sessuale difficile da estirpare, date le condizioni e culturali, climatiche e tradizionali.
Per decenni ci hanno mostrato le immagini di bambini scheletrici o con il pancino gonfio, segno di denutrizione e malattie, ma pochi, anzi, nessuno, ha detto che quegli aiuti che consentivano che la grande maggioranza dei bambini divenissero uomini adulti e robusti, e diventassero briganti, mercenari, ‘guerrieri’ insomma, nella concezione africana che affascina alcuni europei ed alcune europee, arrivando come nelle endemiche guerre tribali dell’africa centrale e subsahariana a mozzare arti e teste, a bruciare presunte streghe o semplici appartenenti ad altre tribù ed etnie. Ebbene quegli stessi uomini giovani, sono gli stessi uomini che si imbarcano, non per sfuggire da qualche guerra, ma per raggiungere un sogno, quello dell’Europa, del mondo dei bianchi, odiato ed amato al tempo stesso. Un sogno faticoso, imperfetto, che l’uomo occidentale ha costruito in un lungo e sofferto processo durato secoli e che ora masse di individui che nulla hanno a che fare con i nostri antenati che tanto hanno dato per quel sogno, vorrebbero per loro. Non condividerlo spesso, ma in esclusiva.
Peraltro il movente sessuale non è da sottovalutare nello spostamento di grandi masse di giovani uomini, anzi, è quasi certamente uno dei fattori che muovono da sempre i gruppi di mammiferi maschi e gli uomini non fanno eccezione.
Così, come per chi alla fine si rivolge al terrorismo e alla criminalità non è da escludere una sorta di rivalsa per frustrazione sessuale.
I presunti difensori delle minoranze, a parole vorrebbero difenderle, anche quando palesemente determinati individui e gruppi commettono crimini verso la ‘maggioranza’, perché il mondo a colori è bello e vario. Noi siamo d’accordissimo su quest’ultimo punto, e proprio perché vogliamo il mondo resti a colori e vario e non un indistinto calderone multietnico marroncino, noi, gli identitari, siamo i veri difensori di tutte le differenze.
Coloro che non sostengono essere la propria etnia la migliore o peggiore, semplicemente è la propria e non la vogliono vedere annichilita. Chi desidera questo è un criminale non solo contro i propri connazionali, il proprio popolo, i più umili in primis che subiscono direttamente gli effetti dell’invasione e della colonizzazione, ma contro la stessa umanità che è bella proprio perché così varia. Il masochismo etnico è qualcosa che si è radicato in molte menti ed il risultato di due guerre mondiali e 70 anni di martellamento mediatico e condizionamento culturale sono evidenti.
Gli identitari e nazionalisti non auspicano lo scontro armato tra nazioni né la sottomissione di una nazione all’altra, ma come per l’economia ritengono che sia la competizione a creare quelle condizioni che consentono lo sviluppo del consesso umano, come è sempre stato da quando è nata la civiltà. Senza le nazioni ci si annichilisce tutti nel torpore di unico modo di pensare, di un unico stile di vita, un unico credo religioso, un’unica razza mulatta ed indistinta. Nessun progresso, solo decadenza.
Infine, un consiglio ai coloni, che con piacere godono i vantaggi momentanei di quest’invasione vedendo gli antichi ‘nemici’ inermi ed incapaci di reagire, e più ci considerano deboli, più ritengono di essere nel giusto ad invaderci e dominarci: Se porterete avanti il vostro ‘intelligente’ disegno, ricordate che quando saranno finiti gli uomini bianchi (e le donne bianche), l’Europa sarà diventata Africa – tutt’al più un nuovo Brasile – e voi non avrete più nessuno a mantenervi.
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