domenica 18 agosto 2019

Il trattato di Osimo e lo scandalo delle pensioni

Il trattato di Osimo e lo scandalo delle pensioni

                                             
Nel cosiddetto “Territorio Libero di Trieste”, dopo la firma del trattato di pace (10 febbraio 1947) non passava giorno in cui non si verificassero incidenti tra cittadini ed Alleati, e più spesso tra patrioti italiani e comunisti slavofili. Ci furono centinaia di feriti e numerosi arresti, ed anche sei Caduti, falciati nel novembre 1953 ad opera della “Polizia civile” comandata da ufficiali inglesi.
Queste tragiche vicende fecero enorme scalpore in tutta la Penisola, dove il dramma di Trieste, della Venezia Giulia, di Fiume e della Dalmazia era seguito con grande interesse e con forte, appassionata partecipazione.

Dimostrazioni studentesche si susseguirono in tutta Italia, riscuotendo l'entusiasmo popolare. Si pubblicarono numeri unici, manifesti e volantini; si svolsero campagne giornalistiche; si tennero affollati comizi nei teatri e nelle piazze di tante città che testimoniarono il vivo amore patrio di una larga parte della popolazione. A Napoli, a Roma ed in tutta Italia, in specie del Centro-Sud, nelle manifestazioni e nei relativi cortei si innalzarono bandiere di Trieste e delle altre Città martiri oppresse dagli slavi, con cartelli e striscioni intonati al più sentito patriottismo.
Soltanto il 5 ottobre 1954 Trieste ebbe modo di ritornare all'amministrazione italiana con la firma del “memorandum d'intesa” tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Jugoslavia e Italia: una soluzione compromissoria e provvisoria.
L'accordo definitivo fu raggiunto con l'ignominioso trattato di Osimo di oltre vent’anni dopo (10 novembre1975), con il quale l'Italia rinunciò formalmente alla propria sovranità sulla Zona “B”, vale a dire sul comprensorio nord-occidentale dell’Istria; e riconobbe importanti concessioni economiche ed infrastrutturali senza contropartite, e perfino le pensioni a cittadini jugoslavi che avevano combattuto per la “liberazione”, ivi compresi gli assassini di tanti italiani.
Infatti, il trattato di Osimo conteneva varie disposizioni a favore di tutti i cittadini jugoslavi che avevano prestato il servizio militare in Italia (anche per una sola settimana): fra l’altro, prevedeva che costoro avrebbero ricevuto su domanda una pensione mensile nell’ordine di 700 mila lire, ed i relativi arretrati che potevano giungere a diverse decine di milioni, secondo la data di presentazione della domanda medesima. Molti beneficiari delle “pensioni di Osimo”, avevano partecipato ai massacri ed agli infoibamenti di civili e militari nella Venezia Giulia, a Fiume e in Dalmazia. C'è di più: l'On. Tina Anselmi, prima firmataria del provvedimento, introdusse la reversibilità al coniuge superstite nella misura del 100 per cento, diversamente da quanto accade per tutti i pensionati italiani: mentre una vedova qualsiasi percepisce una pensione di reversibilità ridotta al 60 per cento, quella di un partigiano responsabile di tanti delitti si vede riconosciuto l’intero trattamento di quiescenza del marito, anche se questi era stato un criminale di guerra. Si calcola che l'INPS abbia erogato circa 30 mila pensioni privilegiate a queste tipologie di soggetti: un paradosso scandaloso.
Un solo concreto esempio: nel Goriziano imperversava un truculento caporione che finiva le sue Vittime italiane trascinandole ferocemente al suolo legate dietro una motocicletta. La vedova, grazie al trattato di Osimo ed alla normativa Anselmi, percepisce il 100 per cento della pensione che l'Italia aveva graziosamente elargito al criminale. E’ inutile aggiungere che mentre largheggiava con gli slavi, senza alcuna distinzione di merito, lo Stato italiano fece economie inique ammassando i profughi giuliani, fiumani e dalmati in fatiscenti campi di concentramento smobilitati dagli Alleati, molti dei quali sarebbero stati in essere sino al termine degli anni sessanta.
Il trattato di Osimo diede luogo a fortissime proteste, sia a Trieste che in tutta Italia, ed a reazioni disperate dei 350 mila Esuli, che videro svanire ogni residua speranza di tornare nelle loro terre, dove avevano lasciato case, tombe, affetti. Eppure, il Parlamento italiano approvò la legge di ratifica coi soli voti contrari del MSI e di pochi dissidenti della maggioranza. Era il sigillo di un’ignominia che sarebbe ricaduta, allora e sempre, su tutto lo Stato.
Comunicazione di Angela Verdi, docente di Storia nei Licei Classici.

Il presente articolo è tratto dagli Atti del Convegno di studi storici tenutosi a Napoli il 28 gennaio 2001, sul tema “Foibe: la storia in cammino verso la verità”. Si ringrazia l'Istituto di Studi Storici Economici e Sociali (ISSES) di Napoli per aver consentito il reprint dell'intervento, con alcuni adeguamenti formali.
Documento

Tutto Storia 
                                                                                                                                      

Nessun commento:

Posta un commento