Conte, il personaggio dell’ano
Facendo poi un’attenta analisi endoscopica della sua esperienza governativa, l’avvocato premier da una parte ha traghettato i grillini dal vaffanculismo al paraculismo e dall’altra ha liberato la sinistra da una stipsi politica prolungata, praticandole un clistere ministeriale che le ha consentito di esprimere tutto quel che aveva dentro. È nato così, con un parto anale, il governo fecaloma in carica, un gabinetto senza precedenti.
Col suo voltafaccia, il Conte Fregoli di Volturara Appula ha capovolto le alleanze da un giorno all’altro fino a guidare un governo contrario a quello precedente. Il suddetto personaggio dauno ha mostrato di essere double face, cioè di avere la faccia reversibile col fondoschiena, che viene detto in altro modo nel gergo popolare. Per lui, giurista anzi gius-trasformista, il diritto equivale al rovescio, e se ha messo la sua faccia per fare un governo con Salvini e i leghisti, con pari disinvoltura ha messo le sue terga per fare un governo con Renzi e la sinistra. Quando confessa che il suo cuore batte a sinistra, usa evidentemente una metafora romantica e cardiaca ma si ben comprende il senso della sua affermazione. Fuor di retorica sappiamo che Conte batte a sinistra.
Lo conferma il giudizio entusiasta di Zingaretti nei suoi confronti che lo ha elogiato a tal punto da far capire che la sinistra avrebbe bisogno di un leader come Conte, altro che l’attuale segretario del Pd… Ultimo tango a Palazzo Chigi.
Rispetto al premier e al suo Ano Mirabile, il suo iniziale mallevadore e pigmalione, lo statista-stagista Giggino Di Maio, appare ormai una figura di contorno, il che in termini anatomici e allegorici si traduce in un’affezione anale di tipo emorroidale. I grillini intorno all’orifizio presidenziale sono ormai ridotti a fistole e ragadi, piuttosto moleste. Il custode e regista delle sue operazioni anali resta il prode Rocco Casalino che si occupa d’incanalare in modo adeguato le sue relazioni esterne e di gestire il traffico. Resta Matteo Renzi a infilare nel governo presieduto da Conte portentose supposte in forma di ordigni esplosivi; ma Conte sa bene che il suo dicastero anacoluto dipende da Renzi, è nato da una sua seduta nella ritirata, da cui venne fuori l’editto riassunto in codice WC (W Conte). Sicché può ben dire con Ovidio: nec tecum nec sine te vivere possum (non posso vivere né con te né senza di te). Sono costretti ad essere, come suol dirsi, culo&camicia, ciascuno nel suo ruolo specifico (Renzi si mostra spesso in camicia).
A buon diritto si può sostenere che il gabinetto in questione rappresenti ai massimi livelli la merdocrazia imperante, in tutti i suoi effetti lassativi e olfattivi. Ed esprime lo sbocco inevitabile, il punto finale in cui si realizza l’evacuazione della politica con i suoi prodotti conseguenti. L’esiguo consenso che registra il governo in carica coincide con la tendenza alla coprofilia. Peraltro l’ormai proverbiale attaccamento gluteale alla poltrona tramite chiappe a ventosa, conferma l’esercizio anale del potere fin nella postura. L’azione del governo Conte non ha favorito un incremento del prodotto interno lordo semmai ha prodotto un grande escremento lordo, più coerente alla natura e alla missione del governo in carica. Il governo va giudicato solo a posteriore.
Anche nella comunicazione politica, nella sua capacità di dire senza dire nulla o di passare da una promessa all’altra, rimandata sempre a domani, il suddetto premier ha dimostrato un’indubbia capacità di prendere i cittadini per via anale, come si usa dire con un’espressione corrente più pittoresca. Sarebbe auspicabile che il popolo sovrano ricambi al più presto le sue attenzioni e lo prenda per il loculo, tumulando la sua esperienza di governo. Invece con i partner internazionali il premier mostra una grande attitudine all’uso improprio della padronanza linguistica, che va sotto il nome popolare di leccaculismo. I suoi detrattori sostengono che la pochette nel taschino sia carta igienica, usata all’occorrenza per espletare la sua attività.
Per tutte queste ragioni, Giuseppi Conte ha meritato il titolo di personaggio dell’ano. Si spera che col nuovo anno qualcuno tiri lo sciacquone per concludere adeguatamente la sua esperienza di governo, incanalandolo nel suo giusto percorso. Dalla rete web alla rete fognaria. Valga come epigrafe, lievemente modificata, il motto di Giulio Cesare: Veni, vidi, feci.
P.S. Chiedo perdono per il ritratto anale più che analitico. Ma era solo un divertissement, un innocuo gioco natalizio per festeggiare l’arrivo dell’ano nuovo. Semel in ano licet insanire.
MV, La Verità 24 dicembre 2019
MARCELLO VENEZIANI
MARCELLO VENEZIANI
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