Mentre i barbari invasori anglo-americani,al
servizio permanente dall'elite finanziaria ebraica,mettevano a ferro e
fuoco l'Europa intera e radevano al suolo intere città, provocando la
morte di milioni di civili innocenti,in Germania nasceva un eroico
gruppo di resistenza chiamato Werwolf,nome preso direttamente dall'antica tradizione nordica dei "guerrieri lupo".
Questa resistenza non cedette mai fino all'ultimo,e causo
seri danni ai vili invasori dei nostri territori; la becera propaganda
mediatica imposta dal nemico invasore che dobbiamo subire dal 1946, ha
diffamato con fantasiose menzogne prive di ogni reale verifica,chi è
stato sconfitto proprio in quella guerra,per avvalorare la loro vile
invasione e spacciarsi per liberatori,noi qui vi narriamo la storia del
movimento di resistenza Werwolf,in cui ragazzi
di giovanissima età diedero prova di grande valore e di un estremo
sacrificio,che va ricordato con una rigorosa stima e ammirazione,un
valore che indica la vera tempera dei nostri popoli.
La
storia che vi stiamo per narrare parla di veri eroi che difesero la
propria patria con l'estremo sacrificio,sapendo cosa sarebbe successo se
sarebbe caduta nelle mani di questi servi dell'usura
internazionale,come purtroppo poi avvenne.
Il ricordo del loro valore e delle loro azioni deve
riecheggiare ed essere riportato alla luce,affinché la loro eroica
resistenza non sia stata invano,essi sapevano bene chi era il nemico dei
popoli,e al contrario di chi crede ancora alla favola dei
liberatori,sapevano che le nostre terre andavano difese fino alla fine.
white wolf
Nel
1945, durante l' ultimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, il
Werwolf, Werewolf, o meno correttamente Wehrwolf, è il nome dato ad
un'organizzazione clandestina, di resistenza nazista, istituita da
Heinrich Himmler, e gestita dalle sue SS, per compiere atti di
sabotaggio e di guerriglia; contro gli invasori Anglo-Americani.
L'organizzazione di queste Unità viene affidata da Himmler
all' Obergruppenführer SS Hans Prützmann.
Il
movimento di Resistenza Nazionalsocialista tedesco, Werwolf, riprende,
inoltre, un "Wehrwolf Bund", che già era esistito intorno agli anni '20;
nell'area Nazionalista Germanica.
Come per i Fascisti Italiani, il Lupo, è sempre stato un simbolo molto importante, anche per i Nazionalsocialisti.
Secondo le trasmissioni di Radio Werwolf, i "Lupi mannari" sono gli
"Uomini selvaggi": I Beserkir dell'antica mitologia teutonica. Adolf
Hitler, il cui nome di battesimo significa, Nobile Lupo, è affascinato
da questo Archetipo animale, e, all'inizio della sua attività politica,
sceglie deliberatamente lo pseudonimo di Herr Wolf.
In seguito, egli battezza Wolfschlucht,
Gola del lupo, il suo quartier generale in Francia; Werwolf , o Lupo
mannaro, quello in Ucraina, e Wolfschabze, o Tana del lupo, quello
stabilito nella in Prussia Orientale.
Nel Mein Kampf, Hitler parla delle sue truppe di assalto, e delle sue
forze di sicurezza della SS, come di una schiera di Lupi, pronti a
sbranare gli avversari.
"Il
nostro nemico deve saperlo: ogni kilometro che egli vorrà percorrere
nel nostro Paese, gli costerà fiumi di sangue. Ogni gruppo di case, ogni
villaggio, ogni fattoria, ogni trincea, ogni cespuglio, ogni macchia,
ogni bosco, verrà difeso da degli uomini, dei giovani, dei vecchi
combattenti, e, se occorre, da delle donne e delle giovani fanciulle.
Anche nella regione che essi crederanno di aver conquistato, la volontà
di resistenza tedesca si attizzerà senza sosta nelle retrovie, e, come
"lupi mannari" dei volontari sfideranno la morte, per colpire il nemico,
e taglieranno le sue linee di rifornimento.
Il nostro nemico maledetto, deve scoprire ed apprendere che anche se gli
riuscisse uno sfondamento, in qualche parte della Germania, gli
attaccanti dovranno subire dei sacrifici equivalenti ad un suicidio
nazionale."Heinrich Himmler
Wolfsangel, il simbolo del Werwolf è preso dall'antica tradizione runica chiamato "Il Dente di Lupo",utilizzatonelle antiche tribù germaniche per protezione ed inciso su porte ed architravi.
Nell'Agosto del 1944, Heinrich Himmler, che è stato posto a
capo dell'armata interna, ha già formato 25 nuove divisioni di
Volksgranadier, che dipendeono direttamente dai suoi comandi. In un
discorso, pronunciato il 3 Agosto 1944, a Posen, davanti ai Gaulaiter,
Himmler spiega i principi che devono guidare queste nuove divisioni:
"Ho chiesto ed ottenuto, dal Führer, di poter dare alle nuove
divisioni il nome di "Divisioni di granatieri del popolo". Ho rigettato
l'idea della Reichswehr, e tutto ciò che questo poteva rappresentare.
Bisognava che trovassi un nome.
In quest'ora, io so che siamo impegnati in una guerra santa; Sento che
l'Armata chiamata a vincere questa guerra, e con la quale noi vinceremo,
sia l'Armata Nazionalsocialista del Popolo; il nome rivela, senza
equivoci; che questa Armata sarà contraddistinta dal sigillo indelebile
della dottrina Nazionalsocialista."
Attento alla Storia, come tutti i migliori Nazionalsocialisti,
Himmler non ha mai accantonato l'idea di impiegare, nella Madre Patria,
degli specialisti della guerriglia, appositamente addestrati a questo
scopo. Egli ha stabilito dei parallelismi, fra l'occupazione Francese
degli Stati Tedeschi, durante l'Epoca Napoleonica, i combattimenti nella
Ruhr, del 1923, e la attuale posizione critica della Germania,; alla
fine della Seconda Guerra Mondiale. Il 18 luglio del 1943, Himmler invia
una copia dell'Editto del Landsturm, al capo della Formazione di
guerriglia, o Bandenkampfverbände: il generale Bach-Zalewski,
ordinandogli di studiarlo molto attentamente.
Evidentemente, Himmler pensa che le linee della guerriglia
germanica potranno infliggere dei danni considerevoli agli invasori
Alleati. Egli confida anche nel fatto che queste Unità saranno capaci di
vincere la guerra, dopo una occupazione della Germania.
Himmler, sviluppa la sua visione, in un discorso che egli pronuncia il
26 luglio del 1944, dinnanzi ai corpi ufficiali di una divisione di
granatieri: il 545° Volksgrenadier Division: "Vi sono centinaia di punti di frizione. Se noi abbiamo
la resistenza nervosa necessaria - e ce l'abbiamo - uno o l'altro degli
Alleati finirà per lasciare questa coalizione, perché la guerra non ha
più senso per lui, e, soprattutto, perché è moralmente a corto di forze.
Il popolo non potrà più resistere. E, allorquando la Coalizione si sarà
dissolta, la guerra sarà finita, e noi avremo la vittoria.
La
vittoria è altrettanto certa, quanto lo era nel Novembre del 1918, e
nel Gennaio del 1919, se noi avessimo avuto un governo stabile, nervi
saldi, ed un popolo rimasto integralmente leale. Da questo punto di
vista, nessun pericolo minaccia la Germania, perché voi sapete bene, e
mi indirizzo particolarmente a voi, che mi siete stati affidati dal
Führer, che da dieci anni io ho messo in custodia preventiva, tutti
coloro che costituivano la feccia della Germania: i criminali di
professione, gli asociali, e nessuno può immaginare l'importanza del
contributo che essi offrono al nostro settore degli armamenti, in cui
sono oggi i più assidui lavoratori. Un terzo delle armi e del materiale utilizzato dalla
Wermacht, viene fabbricato in questi campi; noi ci troviamo in una
fortunata e felice situazione: non abbiamo più Ebrei nel paese, e, nello
stesso tempo, abbiamo anche eliminato ogni focolaio di rivolta in mezzo
al popolo.
Ora vengo ad un argomento che avete potuto cogliere attraverso tutti i
miei discorsi. Ciò che io esigo da voi, lo porto in me stesso: una fede
che nulla può spezzare, la fede nel Führer, laz fede nel Grande Reich
Germanico; la fede nel nostro valore personale, e in noi stessi.
Si tratta di qualcosa che devo pretendere, e che vorrei, senza tanti
giri di parole, far splendere in voi, come una fiamma sacra. Voi che
esercitate un comando, avete il dovere di non perdere mai la vostra fede
nella vittoria finale, la vostra fede nella missione del popolo
germanico, e ciò in nessun istante, in nessun momento, per disperato che
esso possa apparire. Voi non dovete mai lasciar penetrare, nel profondo
di voi stessi, lo spirito mentitore, o il calcolo menzognero;"
In un discorso ai membri del neo ricostituito Volksturm, che
egli pronuncia nella Prussia Orientale, e che viene radiodiffuso,
Himmler, fiancheggiato dal gauleiter Erik Koch, e dal feldmaresciallo
Wilhelm Keitel, affida alla Nazione Tedesca un messaggio chiave. Dopo
una vibrante apertura, sulle note del "Volk ans Gewehr" (Popolo alle
Armi!), Himmler pronuncia queste importanti parole, che costituiscono
una nuova professione di fede, destinata a sostenere il coraggio, la
fiducia nel Führer, e nella vittoria finale del popolo tedesco: "Uomini del Volksturm! Sono passati 131 anni, da quando
il 18 Ottobre 1813, al termine della sanguinosa ed assai mutevole
battaglia di Lipsia, il popolo ha finalmente ottenuto la vittoria!
Con questa vittoria, il suolo tedesco è stato ripulito dall'armata,
apparentemente invincibile, di Napoleone.... Oggi, 18 ottobre, giorno
del ricordo, per gli abitanti di Lipsia, il nostro Führer e guerriero
supremo, Adolf Hitler, chiama tutti i Tedeschi, dai 16 ai 60 anni, che
sono ancora fra noi, e atti a portare le armi, a riunirsi alla
Volksturm, per la difesa del suolo della Patria.
C'è stato il bisogno di tutti i metodi di persuasione, e del terrore dei
giudeo-bolscevichi, per coinvolgere le masse nella battaglia, dai
bambini fino ai vecchi.
Nello stesso momento, a Varsavia, capitale della Polonia tradita, il
movimento ri resistenza è entrato in ribellione. Essi pensano che la
Germania abbia perduto il potere di stroncare l'insubordinazione di
questa città di parecchi milioni di abitanti, posta dietro il fronte
Tedesco. In otto settimane di
combattimenti, che sono costate al popolo polacco più di 200.000 morti, e
la distruzione completa della sua metropoli, la sollevazione è stata
sradicata. E, per certo, bisogna ringraziare l'umanità tedesca, quanto
la prudenza del generale polacco Bor, odiosamente ingannato ed
abbandonato dagli Alleati, se l'ultimo quarti di un milione d'uomini, di
donne, e dio bambini polacchi, perduti in mezzo a questo calderone, è
potuto sfuggire alla morte certa, nei combattimenti di strada di questo
spaventoso inferno.
... Attualmente, la Volksturm ha il compito di combattere fanaticamente
il nemico, ogniqualvolta che, con il favore di uno sfondamento
terrestre, o con un paracadutaggio, esso si infiltra nella nostra terra
natale; di contenerlo, e, possibilmente, di sterminarlo.
Il nostro nemico deve saperlo: ogni kilometro che egli vorrà percorrere
nel nostro Paese, gli costerà fiumi di sangue. Ogni gruppo di case, ogni
villaggio, ogni fattoria, ogni trincea, ogni cespuglio, ogni macchia,
ogni bosco, verrà difeso da degli uomini, dei giovani, dei vecchi
combattenti, e, se occorre, da delle donne e delle giovani fanciulle. A
nche nella regione che essi crederanno di aver conquistato, la volontà
di resistenza tedesca si attizzerà senza sosta nelle retrovie, e, come
"lupi mannari" dei volontari sfideranno la morte, per colpire il nemico,
e taglieranno le sue linee di rifornimento.
Il nostro nemico maledetto, deve scoprire ed apprendere che anche se gli
riuscisse uno sfondamento, in qualche parte della Germania, gli
attaccanti dovranno subire dei sacrifici equivalenti ad un suicidio
nazionale.
Noi facciamo il
giuramento di restare fedeli, come i nostri antenati, fedeli al Führer
che l'Onnipotente ci ha inviato, fedeli al Reich che, unendo dopo secoli
tutte le Stirpi germaniche, è e rimarrà ciò che è sempre stato: la
Potenza regolatrice del Continente Europeo; fedeli al Popolo, e dunque a
noi stessi, perché noi vogliamo difendere e preservare ciò che vi è di
più prezioso: la vita eterna del popolo tedesco e germanico; le sue
donne, i suoi bambini, e con essi, il suo sangue, che ha creato tante
cose nobili per l'uomo.
Noi abbiamo appreso, per bocca stessa dei nostri nemici, ciò che ci
dobbiamo attendere: la distruzione del nostro Paese, il disboscamento
delle nostre foreste nazionali, la rovina della nostra economia,
l'annientamento delle nostre città, l'incendio dei nostri villaggi, e lo
sterminio del nostro popolo. Si
tratta di una questione di vita o di morte, e mai, e in nessun luogo,
gli uomini del Volksturm sono autorizzati ad arrendersi o a capitolare.
Se ad un dato momento, un comandante d'unità crede d'essere in una
situazione disperata, o teme di abbandonare il combattimento, si applica
al Volksturm la regola vigente nella nostra valorosa marina: Egli deve
cedere il comando al subordinato- per giovane che esso sia- che ha la
volontà di proseguire nella lotta. Se
tutti i membri della Nazione Germanica, conserveranno la fiducia e
compiranno il proprio dovere, nelle dure settimane a venire, potranno
ancora uscire vittoriosi dal conflitto, dato che essi sono armati
esteriormente ed interiormente; ispirati da una fede sacra, e colmi di
una feroce determinazione: a non risparmiare né il nostro sangue, né
quello dello straniero, perché è la Nazione che lo esige.
Noi abbiamo la pîena fiducia, e siamo convinti, che al termine di tutte
le difficoltà, e di tutti i sacrifici, di tutte le nostre sofferenze e
delle nostre lotte, l'Onnipotente darà al Führer e al suo popolo una
vittoria ampiamente meritata"
Tre giorni prima che la città devastata di Aquisgrana,
cada in mano agli Americani, al termine di un accanito combattimento
durato parecchi giorni, Heinrich Himmler, passando in rassegna i ranghi
del Volksturm, afferma che quella città non verrà mai evacuata.
Nel frattempo, gli Alleati stabiliscono che i soldati tedeschi che
operano dietro le loro linee in azioni di guerriglia, e senza segni
distintivi, saranno considerati dei civili, e che, come tutti i civili
tedeschi che blocchino la progressione delle armate alleate, saranno
consegnati ai plotoni di esecuzione, senza beneficiare della protezione
della convenzione di guerre di La Haye.
Disgustato e furioso,per l'accoglienza calorosa, dimostrata
agli Alleati, da alcuni tedeschi ad Aquisgrana, Himmler redige il 18
ottobre 1944 una direttiva segreta, trasmessa a tutti gli alti gradi
delle SS. Questo ordine afferma: "Dai resoconti della stampa nemica, risulta che in certe
zone, occupate dagli Anglo-Americani, la popolazione locale ha una
condotta manifestatamene indegna. Pertanto, ordino, con effetto
immediato:
1. Che alla riconquista di queste zone, i colpevoli siano immediatamente tradotti in giudizio.
2. Sulle retrovie del nemico, la nostra organizzazione deve, per ora,
ottenere un effetto pedagogico, eseguendo le sentenze di morte contro i
traditori.
In applicazione a questa decisione, Himmler ordina che ogni sindaco
installato dagli Americani, nei territori da loro occupati, venga
fucilato.
Per dirigere l'organizzazione segreta di sabotatori e di giustizieri,
chiamata ad eseguire questi ordini, ed altri similari, Himmler chiama
Hans Adolf Prützmann, uomo energico, intelligente, e pieno di spirito,
che ha velocemente dato la scalata alla gerarchia delle SS.
Hans Prützmann è nato il 31 Agosto 1901 a Tolkemit, nella
Prussia orientale, ed è cresciuto in una fattoria. Entrato molto giovane
in politica, è diventato senatore della Prussia orientale, e, a 29 anni
è entrato nell' Allgemeine SS, dove è stato ben presto nominato
ufficiale. Come ufficiale viene decorato più volte: riceve la medaglia
d'oro del NSDAP, la Croce di ferro di prima e seconda classe, con,
spade, per avere fatto la guerra; come pure la molto ambita Croce
Tedesca in Oro: per essersi distinto, alla testa del Kempgruppe
"Prutzmann" in Unione Sovietica, dove ha partecipato alla lotta contro
le bande di criminali "partigiani". Nel 1944 egli è già generale delle
Waffen SS, e, per le sue indubbie capacità, entra a far parte della
cerchia degli intimi di Himmler. Prützmann assiste anche alla Conferenza
di Lubecca, fra Himmpler e il Conte Bernadotte.
Nel corso dell'estate del 1941, Prützmann viene inviato in
Russia, in qualità di capo supremo delle SS e della Polizia. Himmler gli
ha affidato il preciso compito di eliminare gli elementi criminali
recidivi. Assolutamente leale, ed incondizionatamente fedele, Prützmann è
il candidato ideale alla carica di "Ispettore generale della difesa
speciale per il Reichsführer SS". I rapporti su di lui, sottolineano le
sue eccezionali qualità, osservando che è intelligente, abile, cosciente
del proprio valore, raramente irritabile, e, cosa essenziale, che sa
pensare ed ascoltare.
Nell'autunno del 1944 durante un incontro tra il capo della
Gioventù hitleriana Artur Axmann, l' SS-Obergruppenführer Hans Adolf
Prützmann, il capo RSHA Ernst Kaltenbrunner, e il Waffen-SS
Obsturmbannführer, Otto Skorzeny, Himmler espone il suo piano per il
Werwolf.
Prützmann, nel 1943 capo SS, per il settore sud orientale e per
l'Ucraina e, dal 1944, generale SS della polizia, assume la direzione
dell'organizzazione, ed il compito di reclutare volontari organizzandone
l' addestramento che sarà poi messo in pratica dagli SS-Jagdverband , o
"squadre di caccia" di Skorzeny.
Otto Skorzeny afferma in un suo scritto, che, nel 1944,
egli venne convocato da Himmler, al suo nuovo quartier generale di
Hihenlynchen, assieme a Kaltenbrunner, Schellemberg e
all' Obergruppenführer Prützmann. All'Est, il 13 ottobre, la città di
Riga era caduta in mano ai Russi, e, il 21, le armate sovietiche avevano
preso anche Belgrado, penetrando nella Transilvania rumena, e
bombardando la periferia di Budapest. Il Reich stesso era quindi
minacciato.
"Si tratta, spiegò Himmler, di formare ed organizzare un
movimento di resistenza, a cui Martin Bormann ha già dato il nome
singolare di Werwolf, e che verrà organizzato dall'Obergruppenführer
Prutzmann"
Una volta addestrate, le unità Werwolf passeranno, dalla guida
dei ragazzi della Hitleriügend (HJ) a quelle d'ufficiali veterani
dell'esercito e della Waffen SS.
Prutzmann, distaccato da Himmler, per organizzare il movimento di
resistenza, nei settori in cui l'Armata americana minaccia di sfondare,
assume l' SS-Brigadeführer Karl Pflaumer come suo vice, e contatta
l'amministratore della Zona Ovest: il Generale SS Karl Gutenberger.
Poi, coadiuvato da Skorzeny, per l'approvigionamento di armi e
materiali, presi agli Americani, si mette all'opera con entusiasmo,
creando, per i membri del Werwolf, delle scuole di addestramento, e di
formazione tecnica al sabotaggio, all'uccisione, e agli atti di
resistenza attiva necessari.
Il Quartier
Generale del Werwolf viene insediato nello Schloss Hülchrath, il
Castello di Hülchrath, vicino alla città renana di Erkelenz.
I primi duecento volontari vengono reclutati, nonostante inizialmente vi
siano dei problemi, nel raccogliere ed organizzare i Werwolf; perché
tutti gli uomini abili sono già impiegati al fronte, o nella Volkssturm.
Per questo, si decide l'impiego dei giovanissimi della Hitlerjugend, e,
alla fine di novembre, gli uomini di Otto Skorzeny impartiscono loro
lezioni intensive: sulle tecniche di sabotaggio, di demolizione; sulle
armi leggere, sulla sopravvivenza, e sulle radio comunicazioni.
In Dicembre, Prützmann è già riuscito a mettere insieme 5000
giovani, per il nuovo movimento di resistenza; la maggior parte dei
quali proviene dalle file della Waffen SS, della Hitlerjugend, e da
altre organizzazioni giovanili nazionalsocialiste.
Prützmann cerca di organizzare altri centri d'addestramento, nei
sobborghi di Berlino ed in Baviera; nelle cittadine di Hulcherath,
Lübbecke, Eltville sul Reno, Neustrelitz, e Quenz am See.
Nello stesso periodo vengono approntati bunker speciali, vicini
al fronte; da usare come depositi di armi e di materiali del Werewolf;
prima che i luoghi vengano occupati dagli Alleati.
I membri della rete del Werewolf, sono muniti di documenti falsi,
forniti dalla Gestapo, per potersi confondere, in anonimato, con la
popolazione civile, assumendo la propria identità, di combattenti
clandestini, solo nel corso delle operazioni previste.
A
questi ragazzi, viene affidato un gran numero di compiti, che
comprendono azioni di guerriglia e di contro-guerriglia; di
ricognizione, di occultamento, di mimetizzazione, e di controllo dei
movimenti delle truppe Alleate; con la conseguente selezione di bersagli
ed obiettivi, uso di esplosivi, e delle armi leggere più sofisticate,
per il cecchinaggio ed il sabotaggio di strade e materiali.
Gli
Alleati, che secondo le direttive di Churchill di "Mettere a fuoco
l'Europa" hanno incoraggiato e suscitato per ben sei anni, degli atti di
terrorismo e resistenza violenta, contro le autorità germaniche, e i
loro collaboratori, in tutta l'Europa occupata dai Nazionalsocialisti,
sono, ora, ben consapevoli che un movimento di resistenza nazista, ben
organizzato, rischia di compromettere completamente i loro piani, e
quelli dei loro Burattinai dell'Alta Finanza ebraica; previsti per la
Germania, e sono quindi ben decisi a soffocarle sul nascere questo
nucleo di fanatici oppositori.
Dopo sei settimane d'assedio, il 21 ottobre 1944, Aquisgrana,
completamente distrutta, cade in mano americana, ed il 30 ottobre del
1944, gli Alleati nominano, come sindaco della città occupata,
l'avvocato Franz Oppenhoff. Si tratta della prima autorità "tedesca"
imposta ai tedeschi dal nemico. Il Werwolf lo considera, ovviamente, un
traditore, e lo condanna a morte. Per giustiziarlo, l'organizzazione
pianifica la Unternehmen Karneval , Operazione Carnevale, alla quale
partecipano Ilse Hirsch di 22 anni, l'Untersturmführer SS Wenzel, il suo
operatore radio Sepp Leitgeb, Karl Heinz Hennemann, Eric
Morgenschweiss, di 16 anni, ed Heidorn, di 17. Per preparare
l'operazione, costoro s'incontrano nel Castello di Hülchrath.
Nel frattempo, Saul K. Padover , un ebreo esperto della guerra
psicologica, inviato in Germania dal 1944 al 1949, e aggregato al 12°
Corpo d' armata americano, si occupa anche lui dell' "Affare
Aquisgrana". Egli non ha alcuna simpatia per il Sindaco nominato dagli
Alleati, e, per questa ragione, assieme a due suoi colleghi, come lui
ebrei: Sweet e Gittler, si oppone alla nomina di Oppenhoff, per il fatto
che questi è un cattolico, e che la sua amministrazione si dimostra
troppo tenera con i "Crucchi". Padover e colleghi, fanno pressioni su un
comandante di nome Jones, per rimuovere Oppenhoff dalla sua carica,
accusandolo, assieme al Vescovo di Aquisgrana, di avere protetto dei
nazisti, inserendoli nell'amministrazione.
Per ironia della sorte, il giorno stesso in cui Padover invia i suoi
velenosi rapporti al Generale Eisenhower, il Reichsführer Himmler dà il
laconico comunicato:
"L' Oberbürgermeister di Aquisgrana, Oppenhoff, è stato condannato a morte. La sentenza verrà eseguita da W."
La sera del 28 marzo 1945, i giovani membri del commando
Werwolf, vengono paracadutati nei sobborghi di Aquisgrana, città che
Ilse Hirsch conosce perfettamente. Franz Oppenhoff, di 41 anni, sua
moglie, ed i tre figli, vivono al n. 251 della Eupener Strasse. Una
volta davanti alla casa, e fattisi aprire la porta, presentandosi come
paracadutisti tedeschi in fuga, i ragazzi gli chiedono di poter entrare,
per parlargli; e per poter ottenere dei lasciapassare.
Oppenhoff chiede loro di attendere, e se ne va per qualche
istante. Quando ritorna, per riprendere la discussione, Wenzel e Leitgeb
lo freddano con due colpi alla testa. È la Domenica delle Palme.
Mentre scappano dalla città, Ilse Hirsch vierne ferita dall'esplosione
di una mina, e una scheggia uccide Sepp Leitgeb. Curata in ospedale la
ragazza tornerà nella sua casa di Euskirchen.
Tutti i membri del commando, ad accezione del tenente Wenzel, verranno catturati, e processati, dopo la guerra.
Il "Processo Werwolf", tenuto ad Aquisgrana nell'ottobre del 1949,
riconosce come colpevoli Henneman e Heidorn, che vengono condannati ad
uno e quattro anni di carcere.
Ilse ed Eric Morgenschweiss vengono assolti; tenuto conto della loro
età. Del tenente Wenzel si perdono le tracce, e se ne ignora
completamente la sorte.
Il 29 marzo, la stampa nazista esulta, annunciando che il
Sindaco di Aquisgrana, l'avvocato Franz Oppenhoff è stato giustiziato
per ordine del Tribunale del Popolo, per avere collaborato con il
nemico. Nello stesso tempo, un commando di Werwolf si trova in viaggio
verso Colonia, con la missione di ritrovare ed abbattere Karl Winkler,
il capo ebreo della polizia, nominato dagli Americani. Il tentativo di
giustiziare Winkler fallisce, perché il commando non riesce ad
avvicinare il proprio bersaglio.
Quattro giorni dopo l'eliminazione di Oppenhoff, il 1 aprile
1945, il Ministro della propaganda del Reich, Göebbels, annunciando alla
radio l'avvenuta eliminazione di Oppenhoff, afferma che il braccio del
partito arriva ancora molto lontano, e che i suoi Werwolf sono all'erta.
Il Dr. Goebbels, che invita con calore, la Nazione Tedesca, a costituire un'Armata Popolare, che vincerà gli Invasori Alleati,
vuole assumere la direzione delle operazioni Werwolf; esigendo delle azioni ancora più radicali.
Difatti, egli vede nel Werwolf, un movimento di giovani partigiani,
destinato a compiere la propria missione non con delle azioni isolate,
di guerriglia, ma, sempre più, con una Lotta clandestina: sistematica,
coordinata, massiccia ed implacabile.
Per raggiungere questo obbiettivo, Goebbels incarica i suoi
collaboratori di stampare un Giornale del Werwolf, nello stile dei primi
opuscoli Nazionalsocialisti, e in cui essi devono evitare ogni
considerazione di politica Nazionale od Estera, ed usare,
quotidianamente, parole di lotta dura e rivoluzionaria, esortando la
popolazione a sollevarsi coraggiosamente, come un pugno levato, contro i
propri mortali nemici.
Ora dopo ora, Radio Werwolf profferisce le sue minacce, e giura
di punire con la morte gli invasori Alleati, e tutti coloro che,
tradendo il Popolo Tedesco e il Führer, cercheranno di scendere a patti
con essi.
Questo è l'annuncio ufficiale, dell'esistenza del movimento
clandestino di Resistenza; contro l'invasore. Altre radio danno la
notizia, e il grido di battaglia della vecchia guardia
nazionalsocialista torna a risuonare. Un intero programma di propaganda,
del Werwolf, viene trasmesso dalla radio, giorno dopo giorno, e in
questa occasione il popolo tedesco e i suoi invasori possono ascoltare
una dichiarazione di Göebbels, che chiarisce il carattere, e gli scopi,
del movimento clandestino di resistenza: Il Werwolf è un'organizzazione nata dallo spirito
nazionalsocialista. Esso non si preoccupa dei limiti imposti alle nostre
forze combattenti regolari. Tutti i mezzi sono legittimi per infliggere
danni al nemico. Noi non abbiamo
alcuna intenzione di nasconderci, e di fare un lavoro da servizi
segreti; al contrario! Il nemico deve sapere con precisione ciò che
prepariamo, e ciò che facciamo. Le
incursioni terroristiche degli Alleati, hanno distrutto con le bombe le
nostre città dell'ovest. Le donne ed i bambini, che muoiono lungo il
Reno, ci hanno insegnato ad odiare. Il
sangue e le lacrime dei nostri uomini, massacrati, delle spose
oltraggiate, dei bambini uccisi, nelle aree occupate dai Russi gridano
vendetta.
Coloro che agiscono nel Werwolf dichiarano, in questo proclama, la loro
ferma e risoluta decisione di restare fedeli al loro giuramento: di non
arrendersi mai al nemico, anche se stiamo soffrendo, in condizioni
spaventose, e possediamo solo limitate risorse. Disprezziamo
i confort borghesi, resistiamo, lottiamo, facciamo fronte, con onore,
alla possibile morte; torneremo a vincere, uccidendo chi avrà attentato
alla nostra stirpe. Ogni mezzo è giustificato, se apporta danni al nemico.
Il Werwolf ha le sue corti di giustizia, che decidono la vita o la morte
del nemico; come quella dei traditori del nostro popolo. Il nostro
movimento, scaturisce dal desiderio di libertà del popolo, ed è votato
all'onore della Nazione tedesca, di cui ci consideriamo i guardiani. Se
il nemico ci ritiene deboli, crederà di poter ridurre in schiavitù il
popolo tedesco, come ha fatto con i popoli rumeni, bulgari, e
finlandesi; deportati ai lavori forzati nelle tundre russe, o nelle
miniere inglesi o francesi. Fategli allora sapere, che nelle zone della
Germania, da cui si è ritirato l'esercito, è sorto un nemico che non
avevano previsto, e che sarà per loro il più pericoloso, perché
combatterà senza tener conto del vecchio concetto borghese di Guerra,
adottato dai nostri nemici solo quando fa loro comodo, ma che viene
cinicamente rigettato, se non apporta loro immediati vantaggi. Odio è la nostra preghiera. Rivincita è il nostro grido di battaglia".
Dopo la diffusione di questo messaggio, Goebbels esprime la
propria soddisfazione/ per essere finalmente riuscito ad insufflare, nel
popolo, il vecchio spirito militante e rivoluzionario, e giura che, a
partire da ora, l'emittente Werwolf ululerà, notte dopo notte, nelle
orecchie degli Alleati.
Il 3 Aprile 1945, durante una conferenza sulla situazione
militare del giorno, Adolf Hitler loda gli sforzi di Goebbels, facendo
osservare ai presenti che il suo lavoro per Werwolf è straordinario, e
che altri dovrebbero seguire il suo esempio, per impedire al popolo di
cadere nella disperazione.
Sul terreno di battaglia, il cambiamento radicale degli
obbiettivi del Werwolf, operato da Goebbels, e l'"agit prop", che egli
conduce giorno dopo giorno, in suo nome, provoca i suoi effetti.
La Rivista Time, del 16 aprile 1945, parla di "Licantropia organizzata", ed offre ai propri lettori questa immagine del Werwolf: " Come i Lupi mannari del Medio Evo, anche quelli nazisti
hanno un debole per la carne umana. Si tratta di un gruppo clandestino
di terroristi, vendicatori, coraggiosi come dei leoni, e astuti come
serpenti, che hanno fatto voto di sterminare gli invasori alleati, come
pure i traditori tedeschi. Essi hanno già ucciso i sindaci che gli
Alleati avevano insediato ad Aquisgrana e Meschede, e ucciso tre
ufficili alericani a Francoforte. Essi sono diretti da dei duri della
Gestapo, come Heinrich Himmler, Ernst Kaltenbrunner, e Kurt Daluege, che
hanno acquisito la completa padronanza di tutte le tecniche del
terrorismo. "
A Londra i commenti sono altrettanto preoccupati: "Oggi la radio di Berlino chiama i Tedeschi a creare un
vasto movimento di guerriglia, e ad uccidere i soldati delle truppe di
occupazione, in tutti i modi possibili. Essa è il portaparola di un
nuovo movimento, e comunica, durante la notte, le sue istruzioni agli
uomini, alle donne, ai ragazzi e alle ragazze che i propagandisti nemici
sperano di veder riuniti nel Werwolf."
Mentre notte dopo notte, Radio Werwolf continua le sue
trasmissioni, vengono preparati dei piani, per uccidere il banchiere
Ebreo Bernard Baruch, amico intimo e consigliere del Presidente
americano F.D. Roosevelt. Baruch, che è il rappresentante più importante
di quell'Ebraismo Internazionale, che ha voluto la guerra contro il
Reich hitleriano, e che è stato uno dei burattinai del diktat di
Versailles, è un acceso partigiano del Piano di sterminio dei Tedeschi,
progettato da Henry Morgenthau, giunge a metà aprile in Germania, per
compiervi un "sopraluogo conoscitivo". Il Werwolf lo minaccia
ripetutamente, di morte, ma le enormi misure di sicurezza, impiegate per
proteggere questo "prezioso esempare ebreo", impediscono l'attuazione
pratica delle promesse dei Lupi Mannari.
I CRIMINALI USURAI
Il mafioso Franklin D. Roosevelt e il suo padrone l'usuraio internazionalista Bernard Baruch.
Gli Alleati, temono che la Resistenza Nazionalsocialista
possa proseguire nel "Ridotto" delle Alpi Bavaresi, nel Tirolo, e
nell'Austria Carinziana, con operazioni di guerriglia che potrebbero
protrarsi per anni, rischiando di creare degli attriti fra le truppe
Alleate.
Il 15 Dicembre 1944 il quotidiano comunista Daily Worker, prevede che
Hitler non si arrenderà mai, ma fuggirà nelle regioni alpine, della
Baviera e dell'Austria, per un ultimo combattimento, sferrato con le sue
temibili truppe d'elite delle SS.
Il Sud della Germania, potrebbe allora diventare una fortezza
imprendibile, da cui i Nazisti avrebbero la possibilità di condurre una
guerra sotterranea, di resistenza e di logoramento, contro le truppe
d'occupazione.
Nel Gennaio del 1945, la Rivista a grande tiratura, Collier's
pubblica un articolo circostanziato, che richiama l'attenzione sul
movimento clandestino Nazionalsocialista, Werwolf, facendo rilevare la
vicinanza del suo fulcro d'azione con la Casa del Führer, a
Berchtesgaden, che, effettivamente, si trova al centro del cosiddetto
"Ridotto Alpino. Secondo la rivista, le forze del Werwolf sarebbero
comandate da Ernst Kaltenbrunner, e da questa fortezza bavarese, esse
lancerebbero dei raids contro tutti i quartieri generali Alleati;
presenti nella Germania occupata.
I rapporti dello spionaggio Alleato, affermano che le
informazioni accumulate, ed alcuni reperti fotografici aerei, provano lo
stato di avanzamento dei piani di assetto dell'ultimo bastione di
resistenza nazionalsocialista:
" Le osservazioni aeree della zona alpina, mostrano almeno 20
siti di attività sotterranea recente, come pure numerose grotte
naturali; e delle fonti al suolo hanno segnalato delle strutture
sotterranee, per il deposito e per il personale. L"esistenza di
parecchie fabbriche sotterranee, è stata ugualmente confermata.
Le fotografie aeree mostrano, inoltre, parecchi nuovi alloggiamenti di
baracche, che sembrano preludere all'installazione dei partigiani
nazisti. I rapporti in merito sembrano dunque non essere infondati".
Dodici giorni dopo la presentazione di questo rapporto, il
quartier generale del 12° Corpo d'armata, del generale Omar Bradley,
pubblica un proprio rapporto, intitolato: Riorientation of Strategy, in
cui viene detto: " Al presente, sappiamo che, da Berchtesgaden, i Tedeschi
porteranno nelle Alpi una lotta di guerriglia, sotto l'egida del
Werwolf. Himmler ha ordinato delle provviste per 100.000 uomini, e la
Fortezza Alpina verrà difesa da 80 unità d'elite, di 1000 o 4000 uomini
ognuna.
Himmler veglia, affinché le migliori armi, che la Germania è in grado di
produrre, siano assegnate al "Ridotto", e treni sigillati, carichi di
armi giungono dalle officine Skoda."
Il personale combattente del Ridotto centrale, conterà 200.000 o 300.000
veterani delle SS, e delle truppe speciali di montagna, profondamente
impregnate dello spirito nazista, da cui ci si potrà attendere una lotta
accanita e fanatica; condotta fino all'ultimo uomo." "Al riparo d'un ostacolo naturale, e protetti da armi
segrete efficaci, che sono in corso di elaborazione, le Potenze che
hanno condotto la Germania fino al presente, potranno preparare il loro
ritorno. Qui fabbricheranno armi, in officine fuori portata delle bombe
alleate; conserveranno viveri ed equipaggiamenti, in immense cavità
naturali, e prepareranno una elite di giovani alla guerriglia.
Da questo SantuarioNazista, sarà possibile dirigere e rigenerare
un'intera armata di guerriglieri, per liberare la Germania dalle forze
di Occupazione."
Malgrado il loro scetticismo iniziale, i britannici finiscono
per accettare l'idea, che il Werwolf costituisca una grave minaccia,
per la politica d'occupazione prevista, e le autorità decidono di
spegnere, con ogni possibile mezzo, il movimento di resistenza nascente.
Nella zona d'occupazione britannica, le attività del Werwolf sono circoscritte all'attuazione di imboscate; e di attentati.
Verso la fine del Marzo 1945, vicino a Coesfeld, 120 ragazzi
della Hitlerjugend, attaccano il quartier generale della Sesta divisione
aereo trasportata britannica.
Una settimana più tardi un altro gruppo di Werwolf, della Hitlerjugend,
cattura un'ambulanza in un imboscata, e uccide parecchi soldati
britannici.
L'azione più eclatante dei Werwolf costerà la vita al Maggiore
John Poston, Aiuto di Campo ad Alamein, all'Elba, in Sicilia, e nel Nord
dell'Europa, del comandante in capo delle Truppe Britanniche: il
Generale Bernard Law Montgomery.
Nell'ultima settimana della guerra, il 21 aprile 1945, questo giovane
ufficiale, legato da una relazione particolare al Generale Montgomery,
che lo "ama come un figlio", e che con lui, dopo la morte della moglie,
colma le proprie carenze affettive, viene ucciso in un'imboscata dei
Werwolf; vicino alla foresta di Lünenmburg.
Karl Arno Punzler, 16 anni, dirigente della Hitler
Jugend di Monschau, catturato dopo la terza missione di ricognizione
dietro le linee alleate. Una corte militare lo condannerà a morte, ma,
nel febbraio del 1945, il generale Courtney Hodges commuterà la sentenza
in ergastolo.
Un'unità Werwolf, composta di adolescenti, ha installato una
mitragliatrice in un punto strategico, e, quando il veicolo di Poston,
che viaggia per raccogliere le informazioni dello spionaggio, per poi
fornirle ai responsabili della pianificazione delle battaglie, si
avvicina, essi aprono il fuoco. Poston ferito, viene finito con un colpo
di baionetta al cuore, e poi gettato nudo in un fosso.
Ci saranno poi molti altri scontri a fuoco, tra i giovanissimi
partigiani nazionalsocialisti, e le divisioni armate britanniche.
Sul versante americano la resistenza Werwolf si rivela assai più intensa.
La notte tra il 28 e il 29 aprile 1945, alla vigilia del
suicidio di Adolf Hitler, e a pochi giorni della capitolazione senza
condizioni, voluta dagli Alleati, un commando, guidato dallo scrittore
Hans Zöberlein porta a termine l'esecuzione di otto cittadini di
Penzberg che hanno deposto il sindaco nazionalsocialista.
Hans Zöberlein (1895-1964), lauratosi in architettura, eroe di guerra, e
membro del Corpo franco di Franz Epp, aderisce alla NSDAP dal 1921, e
pubblica, per la Casa Editrice ufficiale del Partito: la Eher di Monaco,
due importanti romanzi di guerra: nel 1933, Der Glaube an Deutschland.
Ein Kriegserleben von Verdun bis zum Umsturz "La fede nella Germania,
un'esperienza di guerra da Verdun fino alla disfatta"
Nel 1937, esce il suo: Der Befehl des Gewissens. Ein Roman von
den Wirren der Nachkriegszeit und der ersten Erhebung "L'imperativo
della coscienza. Un romanzo sui disordini del dopoguerra e sulla prima
Lotta armata".
Sul luogo dell'esecuzione degli otto cittadini di Penzberg, vengono lasciati dei volantini con questo scritto: "Warnung an alle Verräter und Liebesdiener des Feinde!
Der Oberbayerische werwolf warnt vorsorglich alle die jenigen, die dem
Feinde Vorschub leisten wollen oder Deutsche und deren Angehörige
bedrohen oder schikanieren, die Adolf Hitler die Treue hielten. Wir
warnen! Verräter und Verbrecher am Volke büßen mit dem Leben und ihrer
ganzen Sippe. Dorfgemeinschaften die sich versündigen am Leben der
Unseren oder die weiße Fahne zeigen, werden ein vernichtendes
Haberfeldtreiben erleben, früher oder später. Unsere Rache ist tödlich!
Der Werwolf " "Monito a tutti i traditori ed amorevoli servitori del nemico!
Il Werwolf dell'alta Baviera ammonisce, ad ogni buon conto, tutti coloro
favoriscono il nemico, tra i tedeschi e i loro parenti, o che
minacciano o vessano chi mantiene la sua fedeltà a Adolf Hitler. Noi
ammoniamo! Traditori e criminali del popolo, che pagheranno con la loro
vita e con quella della loro intera genia. Le comunità dei villaggi che
attenteranno alla vita dei nostri, od esporranno la bandiera bianca,
saranno annientati; prima o dopo. La nostra vendetta è la morte!
Il Werwolf"
Nel primo dopoguerra, per questo episodio viene istituito un
processo. I principali protagonisti, sono condannati a forti pene
detentive, oppure alla pena di morte.
Scatti
fotografici della fucilazione del combattente Werwolf Obergefreiter
Richard Jarczyk fucilato a Kitzingen il 23 aprile 1945 con l'accusa di
tentato sabotaggio indossando abiti civili. La condanna fu emessa dalla
settima Commissione militare dell'eserciti americano.
Hans Bauernfeind, capo di uno dei "tribunali volanti", come
"Incaricato speciale del Führer", responsabile per la sentenza eseguita
"in nome del popolo" dichiara:
"Sono consapevole di non avere nessuna colpa.
Venuto a conoscenza dei disordini contro la Wehrmacht, accaduti a
Penzberg, sono andato là dove era mio dovere; per non piantare in asso
migliaia di soldati e ufficiali del fronte, che si mantenevano fedeli.".
Lo scrittore ed eroe di guerra Hans Zöberlein, capo di una
delle unità Werwolf che, come abbiamo visto, sono andare a Penzberg per
eseguire l'ordine di "Impiccare i funzionari e i caporioni comunisti del
KPD della città". Dopo l'azione dirà: "A Penzberg c'era un porcile che adesso è stato ripulito". Condannato a morte, e poi all'ergastolo, verrà liberato nel 1958 per gravi motivi di salute.
La paura del Werwolf diffusasi assieme a quella della creazione
del "Ridotto Alpino": sacca di resistenza permanente tra l' Austria e
la Germania del Sud, arroccata sulle montagne Austriache e Bavaresi,
come fulcro di lotta ad oltranza, contro gli invasori, provoca ordine di
reazione, degli Alleati, che è un vero e proprio "Crimine di Guerra":
ogni combattente Werwolf catturato, deve essere fucilato sul posto.
Molti innocenti pagheranno con la vita, la spietata volontà alleata di
annientare totalmente la Germania, e le azioni del Werwolf, o quelle
supposte tali, vengono represse con selvagge atrocità di parte Alleata.
Giovane ragazza armata di mitra e panzerfaust,
probabilmente del Werwolf, violentata ed uccisa con un pugnale nei
pressi del villaggio di Hohenlepte, 90 Km a sud di Berlino l’8 maggio
1945. Dal libro di Tony Vaccaro “Entering in Germany 1944-1949, Taschen 2001, Colonia, pag. 42
Un esempio di rappresaglia di massa, compiuto dagli Alleati, viene citato da Heinrich Wendig: "All'esercito tedesco, viene rinfacciato di avere
utilizzato, nella sua guerra contro i massacri, perpetrati dai
partigiani, assassinî del tutto contrari al diritto internazionale,
quote di rappresaglia da uno a 10 (e raramente maggiori), quale misura
dissuasiva. Gli Alleati hanno però risposto, alle nostre azioni di
guerriglia, con quote assai più elevate; anche in casi del tutto
immotivati.
Un episodio esemplare, avviene nel marzo 1945, presso il
castello di Hamborn, vicino Paderborn in Westfalia. In quel luogo, il
generale americano Maurice Rose viene ucciso da un regolare soldato
tedesco. La radio nemica addossa falsamente l'azione a dei "Partigiani" -
Lupo mannaro", affermando che essi hanno "ucciso il generale colpendolo
alle spalle".
Come risposta, gli Americani massacrano 110 prigionieri tedeschi, che non c'entravano, assolutamente, con la morte del generale.
La "Paderborner Zeitung" (del 4 aprile 1992), dopo 4 decenni, ha scritto sullo svolgersi di quei fatti: "Il Panzerkommandant tedesco sporse la testa dalla
torretta, fece cenno con la sua Maschinenpistole, e ordinò agli
Americani di deporre le armi, cosa che essi fecero. Rose, che era
generale, mise mano alla pistola che portava in una tasca. In
quell'istante la Maschinenpistole del Panzerkommandant sparò.
Il tedesco aveva palesemente frainteso il movimento del generale
americano. Maurice Rose stramazzò sulla strada, e morì sul colpo. Coloro
che lo accompagnavano, riuscirono a fuggire".
Sull'entità della vendetta, lo stesso giornale dice: "Con cieca violenza, gli Americani uccisero nel complesso
110 soldati tedeschi, prigionieri inermi, che nulla avevano a che fare
con l'episodio; tra cui giovani della Hitlerjugend, e uomini di mezz'età
del Volkssturm.
Dietro al cimitero a Etteln morirono in 27. Testimoni ricordano che 18
altri cadaveri, finiti con un colpo alla nuca, furono trovati a
Doerenhagen; dietro una siepe.
Tutti assassinati!
Si lasciarono lì i cadaveri dei tedeschi, a marcire per giorni.
Gli Americani non permisero a civili tedeschi di seppellire i loro
morti. Al Patton-Museum a Fort Knox, (USA) i fatti inerenti alla morte
di Rose, sono riportati correttamente, ma non si fa però alcuna
menzione, dell'azione di rappresaglia compiuta dalle truppe americane.
Questo crimine di guerra degli Americani, non è mai stato riportato, o
criticato, dalla stampa internazionale, che ha, invece, sempre
stigmatizzato, con ampiezza ossessiva, i cosiddetti "crimini di guerra"
tedeschi."
Quattro ragazzi tedeschi arrestati per aver
sparato sulle truppe americane ad Aachen nel dicembre del 1944. Da
sinistra a destra: Willy Etschenburg 14 anni, membro Hitler Jugend,
Bernard Etschenburg 10 anni, Hubert Heinrichs 10 anni, Hubert
Etschenburg.
In questa situazione, dei ragazzini di 12 anni subirono
processi e condanne all'ergastolo, emesse dalle Corti Marziali
Americane. Due membri della Hitlerjugend, di 16 e 17 anni, furono
condannati a morte, alla fine del marzo del 1945; ed assassinati
legalmente e barbaramente: il 5 di giugno.
Il giornale delle truppe americane Stars and Stripes, disse che erano stati accusati d'essere stati cecchini; ad Aquisgrana.
A Budeburg, vicino al Wesel, l'8 aprile del 1945, alcuni uomini della
116a Divisione Corazzata; furono fucilati dai soldati dell'esercito
americano, senza subire alcun processo; a seguito della scoperta di
alcuni volantini del Werwolf, che invitavano alla Resistenza, dicendo: "La lotta continua! Il nemico non ha vinto. Con la
menzogna, l'inganno, e la corruzione egli vuole confonderti. Non
prestare orecchio al nemico! Sorgi e combatti!
Viene la svolta! Solo il traditore ed il voltagabbana perdono il
coraggio. Sii deciso fino all'estremo! Essere tedesco, significa essere
un combattente.
Meglio morto che schiavo".
Fred Borth comandante della Hitler Jugend e membro di un'unità Werwolf che combattè a lungo nella foresta di Vienna.
A nord di Amburgo, verso la fine di aprile, un gruppo di
Werwolf, ed i loro comandanti SS, trinceratisi, rifiutano di arrendersi
alla 11a Divisione corazzata Britannica. La loro resistenza continuerà
anche dopo l'appello alla resa, emesso dell'ammiraglio Karl Doenitz il 1
maggio.
Alla fine del 5 maggio, L'Ammiraglio Doenitz, nuovo capo del
Reich, nominato dallo stesso Adolf Hitler, come proprio successore alla
guida del Paese, lancia da Radio Copenhagen, Praga e Flensburg il
seguente proclama:
"Il fatto che al momento sia in atto un armistizio, significa
che devo chiedere ad ogni tedesco, uomo o donna, di cessare ogni
attività illegale, nell'organizzazione Werwolf; o in altre dello stesso
tipo, nei territori occupati, perché queste causerebbero solo ingenti
danni al nostro popolo".
Il Generale delle SS Hans Adolf Prützmann, nato il 31 agosto
del 1901, a Tollkemit in Prussia, e ispettore del Werwolf
Bandenkampfverbände, fino al maggio del 1945, catturato dai britannici
si "suiciderà" a Lüneburg; il 21 maggio 1945.
Poco dopo, Heinrich Himmler farà la stessa fine.
Cellule del Werwolf, esistono anche tra i soldati
convalescenti. Ufficiali gravemente feriti, ed anche infermiere, vengono
sorpresi ad incitare i commilitoni; ad atti di sabotaggio e di
resistenza. Non ci sarà pietà, né comprensione per nessuno di loro.
Atti di resistenza continuano isolati, ma il Castello di Hülchrath cade
nelle mani degli Alleati nell'aprile del 1945, e, a questo punto,
l'organizzazione del Werwolf cessa ufficialmente d'esistere.
Nonostante la mancanza di una direzione centrale, dovuta alla
perdita del Quartier generale, atti isolati di resistenza continuano,
anche dopo la cessazione delle ostilità. Il capo di zona della
Hitlerjugend di Mansfeld, divenuto Sturmbannführer SS, e ferito
gravemente nella battaglia di Kharkov, organizza 600 ragazzi della HJ;
nel Kampfgruppe Harz.
Egli raccoglie dagli ospedali i veterani SS, raduna gli
studenti della NAPOLA, i membri della Luftwaffe, e i ragazzi membri
delle unità anticarro. Con questi effettivi, incominciano le azioni
contro le truppe americane. Dopo venti giorni, oltre settanta
combattenti sono caduti.
In un tentativo d'imboscata, ad un convoglio delle truppe americane,
molti ragazzi vengono falciati dagli aerei, giunti in soccorso dei
soldati.
Heinz Petry, di sedici anni, e Josef Schomer, di diciassette, vengono processati come spie, e fucilati il 5 giugno 1945.
La rete Werwolf ad Est
Le reti spionistiche Werwolf, ad Est, sono dirette dal generale ombra, noto anche come Volpe grigia: Reinhard Gehlen.
Questi, capo del FHO, o Fremde Heere Ost, ovvero della sezione
informazioni, del settore Est dell'OKW, durante la ritirata dai
territori sovietici e polacchi, provvede a lasciare, dietro le linee
sovietiche, delle reti di agenti, detti reti Wally e reti Zeppelin, che
man mano saranno tutte trasformate in reti R; da Ruchen che significa
"dietro la schiena".
Qualche anno dopo, durante la guerra fredda, tutte queste cellule
spionistiche, vere e proprie unità Werwolf, risulteranno di importanza
vitale per la CIA statunitense.
Nelle reti spionistiche di Gehlen, si prevedono unità di circa 60
uomini, che oltre a svolgere azioni di sabotaggio, spionaggio e di
guerriglia, funzionino anche come centri radio: di trasmissione e di
ascolto, e come nuclei clandestini di contro-propaganda politica.
Alla fine degli anni quaranta del XX secolo, l'NKVD, la polizia
segreta sovietica, organizzerà, nei paesi dell'Est, i reparti UB Urzad
Bespienczenstwa, un organismo nato per dare la caccia a ogni residua
spia nazista.
Nel 1956, Gehlen verrà premiato con la nomina, nella Germania
Occidentale, a direttore del BND o Bundesnachrichtendienst: il servizio
di informazioni federale, alleato della CIA.
Struttura del Werwolf "Dienststelle Prutzmann"
General Inspekteur fur Spezial-Abwehr
(SS-Obergruppenführer Hans Prutzmann)
Vertreter (General-Leutnant Juppe)
Assistent (Sturmbannführer Kamm & Sturmbannführer Muller-West)
OKW Verbindung (Leutnant Unger)
Chef des Stabes (Standartenführer Tschiersky & Brigadeführer Opländer)
Werwolf - Weiblich Abteilung (Maisch)
Werwolf - Sanität Abteilung (dr. Huhn)
Werwolf - Personel-Amt (Sturmbannführer Kotthaus)
Werwolf - Nachrichten Abteilung (Hauptmann der Polizei Schwizer)
Werwolf - Training Amt (Brigadeführer Siebel)
Principali Unità Werwolf
Edelweiss Piraten
La
formazione denominata Edelweiss Piraten ebbe come comandante l' SS-
Hauptsturmführer Hans Joachim Koch. Era composta da 300 combattenti,
suddiviso in 12 commandos, che operarono soprattutto in Polonia e sul
fronte orientale. Malgrado la morte del loro comandante avvenuta in
Ucraina intorno al 5 marzo 1946, alcune loro azioni di sabotaggio
venivano segnalate fino al 1948.
Freies Deutschland
La
formazione denominata Freies Deutschland fu operativa fino al 1946 e
comprendeva ben 1.400 combattenti. Fu attiva in una zona del Fronte
orientale compresa tra l'Alta e la Bassa Slesia e arrivava fino alla
Pomerania.
Schwarzer Wolf St. Hubertus
La formazione denominata Schwarzer Wolf St. Hubertus portava il
nome del Santo protettore dei cacciatori: St. Hubertus. Aveva una forza
di circa 200 uomini e si dividevano in due gruppi:
30 uomini nel triangolo Opole-Strzelce-Olesno;
170 uomini nel settore di Gliwice.
Le loro azioni furono segnalate fino al 1954.
L'opuscolo del Werwolf (ristampato in inglese
col titolo SS werwolf Combat Instruction Manual, a cura di Michael
Fagnon, Paladin Press, 1999) che conteneva le istruzioni per condurre la
guerra di guerriglia con sabotaggi, attentati sintetizzava le ragioni
di queste operazioni con queste parole: Il
nemico dovrà sottrarre truppe dalla linea del fronte per difendere le
altre strade. La capacità offensiva del nemico sarà indebolita. Ogni
cosa che noi riusciamo a distruggere, dovrà essere sostituita. Ogni
danno apportato al nemico, aiuta le nostre truppe. tratto dal libro werwolf di Mauro Likar A questi piccoli grandi eroi va il nostro ricordo e
la nostra più profonda ammirazione, per aver combattuto fino all'estremo
sacrificio non solo per la difesa della loro patria, ma per aver
combattuto contro gli usurai internazionalisti, vero cancro dell'umanità
insieme alle loro schiere di demoni assetati di sangue. white wolf
Quando predicavamo inascoltati ed accusati di bieco ed ottuso
conservatorismo fascista, la supremazia del sangue contro l’oro, dello spirito
contro la materia, dell’intelletto contro la forza, avevamo visto giusto ed ora,
nonostante la vittoria nella grande guerra dell’oro contro il sangue, le cose
vanno inevitabilmente delineandosi come noi le avevamo descritte e temute e le
proporzioni del fenomeno superano di gran lunga la pertinenza della politica
imponendosi di forza nella vita degli uomini e del pianeta Terra!
La corsa sfrenata verso il massimo profitto, figlia della
vittoria dell’oro contro il sangue, ha portato a produrre e produrre beni ben al
di là delle necessità reali lasciando, come inevitabile effetto collaterale, un
inquinamento generale che a sua volta ha prodotto variazioni climatiche che si
stanno rivelando veri e propri disastri ambientali e che, proseguendo su questa
strada e posto che già non si sia oltrepassato il “punto di non ritorno”,
uccideranno la vita sul pianeta..!!
Non predicavamo una nostra particolare visione della vita, ma
avevamo semplicemente individuato quale fossero le leggi di natura che
stabiliscono gli equilibri entro i quali è possibile la vita, in armonia con le
leggi della natura.
La becera ignoranza del materialismo che non vede oltre gli
egoismi personali, non ha mai capito quali fossero quegli equilibri invalicabili
ed ora tutta l’umanità, compresi coloro che avevano capito, sono nella stessa
barca che sta facendo acqua e che sta per affondare..!
Sarebbe stato possibile ridurre i profitti al di sotto della
soglia del pericolo per il sistema climatico.
Sarebbe stato possibile mantenere livelli di benessere
compatibili con gli effetti collaterali di una super produzione.
Sarebbe stato possibile, come lo è stato per tutti i secoli
addietro della storia dell’umanità, vivere senza sciupare, senza rovinare, senza
distruggere quelle stesse fonti che permettono la vita!
Oggi anche gli ottusi epigoni del materialismo stanno pian,
piano comprendendo, anche alla luce degli evidenti fenomeni negativi che la
natura ci propone quotidianamente, che la strada percorsa era una strada cattiva
che ci sta portando al disastro.
Speriamo che la comprensione del problema sia
sufficiente ad una azione forte e pronta per tentare di riparare, sempre che,
come già detto, non si sia superato il “punto di non ritorno”..!!
Alluvioni, terremoti, cicloni, desertificazioni, scioglimento
dei ghiacci perenni, sono le estremizzazioni del clima terrestre che mai come
oggi si erano verificati e che sono il risultato di cambiamenti provocati
dall’Uomo contro la natura e contro se stesso..!
Avere ragione non ci consola perché anche noi siamo vittime
della stessa stupidità che sta portando l’uomo al proprio suicidio
collettivo.
Si potrebbe forse sperare in una tardivo ravvedimento, ma la
nostra esperienza ci suggerisce che la stupidità e l’ignoranza la vincono quasi
sempre sulla ragione e sul buon senso.
Alla fine della
guerra si palesò in tutta la sua evidenza l’odio che trasudava dai partigiani
comunisti e assassini, veri e propri mascalzoni assetati di sangue.
.
Nel loro delirio
di onnipotenza compirono ogni genere di nefandezze, macchiandosi di crimini di
tutti i tipi, a partire dal furto sistematico dei beni di proprietà delle loro
vittime (con cui iniziarono fiorenti attività commerciali), alla tortura e alle
mutilazioni, espressioni degli istiniti bestiali e sadici che animavano i
“prodi” combattenti partigiani comunisti, più simili a iene sanguinarie che ad
esseri umani, allo stupro di donne indifese, compreso le bambine, che venivano
violate anche per intere giornate a turno.
.
Le vendette
personali costituivano un altro tassello di questo terribile quadro di insieme,
oltre ad una smania incontrollabile di potere, estorto sempre con la violenza
cieca e irrazionale.
.
E’ in questo
panorama di sangue e di violenza che il 23 mqggio del 1945 si consumò l’eccidio
cosiddetto della “Buca del diavolo” in
località Gesso, lungo il Lavino, ad opera di partigiani comunisti vigliacchi e
assassini.
.
La
Storiografia ufficiale tenta ancora oggi di nascondere questi misfatti, con la
complicità del PD e degli eredi di Togliatti, il comunista che armò la mano di
questi delinquenti, ed è tutt’ora difficile riuscire a trovare notizie
dell’accaduto.
.
Il
PD (che possiamo definire come la metamorfosi del vecchio PCI) ha fatto in modo
che sull’accaduto calasse una coltre di silenzio e di omertà, consapevole
dell’efferatezza e della ferocia palesata dai suoi stessi “compagni” partigiani
e assassini.
.
Criminali comunisti partigiani che sfilano insieme a Palmiro Togliatti, il loro leader e protettore
Non
a caso, ancora oggi, i politicanti del PD inneggiano al criminale Pamiro
Togliatti, denominandolo con il vezzeggiativo di “il Migliore” , intitolandogli
anche vie e piazze.
.
A
contrastare tutto ciò, esiste però una parte di popolazione che conoscendo la
tragica verità opera in modo che sia mantenuto il ricordo e la memoria delle
vittime, promuovendo cerimonie di commemorazione.
.
In
questo caso specifico l’evento commemorativo si è svolto il 22 maggio, con la
partecipazione del neo parlamentare di Forza Italia, Galeazzo Bignami, e di
quei cittadini che, ribadendo un principiò di libertà e di giustizia, vogliono
mantenere vivo il ricordo delle vittime della ferocia comunista,
stigmatizzandone l’operato e la ferocia.
.
. Il
quotidiano "il Resto del Carlino" ha contribuito con un doveroso trafiletto, in cui racconta
quel delittuoso misfatto :
.
■ ■ ■ ■ ■
.
Da "Il Resto del Carlino"
di Venerdi 23 Aprile 2004:
.
DALLA "BUCA DEL DIAVOLO", QUELLA NOTTE, SALIRONO ATROCI LAMENTI
.
Uno era seppellito a terra fino al collo, la testa gonfia come
un cocomero per le percosse subite prima e dopo la morte.
.
Gli altri quattro erano legati con fil di ferro ai pioppi a
pochi metri di distanza :
gli occhi e le unghie strappate, il corpo e il volto sfigurati
da un giorno e una notte di sevizie.
.
Li trovarono cosi', due giorni dopo essere stati prelevati da
casa da quelli che lo stesso Adolfo Belletti, storico della Resistenza zolese,
definisce partigiani.
.
Erano alla tristemente nota 'buca del diavolo', una piccola gola
scavata dal Lavino [foto omessa] e da un rio affluente a valle della frazione
di Rivabella dove il 30 gennaio era stato trovato ucciso a colpi di pistola il
podesta' del comune di Monte San Pietro, Vittorio Torri.
.
Per un giorno intero, a partire dalla notte del 23 maggio 1945,
i contadini della vallata del Lavino restarono con le finestre e gli scuri
sbarrati nell'inutile tentativo di smorzare gli urli e i rantoli di Gaetano e
Vincenzo Nadalini, Pietro Montanari, Ferruccio Zocca e Guido Cocchi.
.
I primi quattro erano stati arrestati all'indomani del 20 aprile
e poi scarcerati “perche' nulla era emerso a loro carico”scrisse Valentino Cuccoli.
.
Secondo Adolfo Belletti essi “...si erano particolarmente
distinti per le bastonature e le purghe all'olio di ricino...”.
.
Guido Cocchi non era 'colpevole' neppure di questo.
.
Era il capo fabbrica delle Officine Maccaferri e una memoria
scritta narra del suo prelevamento fino al ritrovamento del suo corpo.
.
Le indagini che seguirono si scontrarono con il muro
impenetrabile fatto di paura e di desiderio di cancellare quella che e' senza
ombra di dubbio la pagina piu' tremenda della storia di Zola, dove oggi, vivono ancora figli e nipoti di vittime ecarnefici.
.
Gabriele Mignardi
.
■ ■ ■ ■ ■
.
A
corollario di questo articolo sottolineo che Guido Cocchi fu ucciso per
vendetta, poiché decise il licenziamento di una donna sorpresa a rubare (alla
Maccaferri), come riportato nel libro “Testimone - Notte di passione” a cura di
Piergiorgio Ferioli.
DA OGGI IL DISPACCIO LO PUOI ASCOLTARE! «Una sola cosa conta: avere una vita valida, affinare la
propria anima, avere cura di essa in ogni momento, sorvegliarne le
debolezze ed esaltarne le tensioni» Léon Degrelle In piena emergenza da c.d. “Coronavirus”, le riflessioni sono tante. Ci si interroga sulla sua effettiva mortalità, sui soggetti più o meno vulnerabili, sull’atteggiamento più giusto da assumere: se più cauto o meno,
come – in fondo spontaneamente – consigliano i 20 anni, prima che
subentri la mediocrità piccolo-borghese, che tarla le anime
dall’interno. È la stessa mediocrità della vigliaccheria – che nulla ha a che fare con la prudenza – delle tristi corse ai supermercati, delle fughe e dei treni presi d’assalto, dell’incapacità di formulare un pensiero con la dovuta lucidità, quando qualcosa minaccia la regolarità della quotidianità. In fondo, è la stessa vigliaccheria del 25 luglio 1943, quella per la propria pelle.
Virus per il borghese piccolo piccolo
Il borghese si è ricordato di non essere immortale, insidiato da un nemico invisibile. Egli ha toccato con mano tutta l’inutilità dei dott./avv./prof./pres., che gli davano tanta sicurezza. Deve ora fare i conti con le conseguenze dell’illusione di essere venuto al mondo per caso, libero da responsabilità, per massimizzare il proprio godimento e, in fondo, consumare senza sosta. Addirittura i suoi cari, quelli a cui telefona per «non uscire, ché c’è il Coronavirus» sono, in fondo, l’estensione biologica della sua sicurezza. Vivere per godere, vivere per vivere: il ‘bios’ Tale modo di vivere, imbevuto di istinto di autoconservazione, è quello tipicamente liberale e democratico, consumista, dunque moderno, in senso meramente biologico, che gli antichi chiamavano bios. È la vita intesa quale mera vitalità e fonte di godimento:
tanto più genera benessere, tanto più vale e va conservata solo in
quanto può regalare continui momenti di godimento e soddisfazione, che
ne diventano il fine stesso. Tale modo di vivere regala l’ebbrezza della perpetuità nella consumazione del piacere, momentanea, e nella continua ricerca spasmodica di altro appagamento, procedendo all’indefinito. Chi vive così, rifugge e scansa costantemente il pensiero della morte,
da cui gli deriverebbe tutta la vacuità del proprio intendere e del
proprio agire, senza rendersi conto che proprio il vivere in questa
maniera rappresenta la morte stessa.
Non a caso, tale concezione, fondata sul godimento, è proprio quella alla base di tutte le ideologie della morte. Tra le stesse, la prima è l’abortismo, che giustifica l’omicidio di un essereperché il nascituro limiterebbe le possibilità di godimento dei propri genitori, o ancora l’eutanasia, per cui la vita del malato si suppone inutilmente protratta, poiché egli non può rivendicare per sé alcuna aspirazione, divenendo, così, un’inutile bocca da sfamare.
Vivere per trascendere, vivere per lo Spirito: lo ‘zoon’
Tale dinamicità può essere vissuta solo nella fermezza di
una concezione della vita in senso universale ed integrale, dunque
tradizionale; quella che gli antichi chiamavano zòon: «io sono la Via, la Verità e la Vita» – «ego eimì me odòs kài me alètheia kài me zòon» dice il Cristo (Giovanni 14:6). Una vita che diviene Vita se, fondata nella Verità, è anche una Via.
È la visione del mondo eroico-sacrale, per cui la vita vale in quanto esprime una possibilità del Princìpio, che al Princìpio ricongiunge. È la vita quale Via guerriera, in quanto battaglia, in quanto vittoria. La vita che medita costantemente sulla morte, al fine di trovare sempre il proprio senso profondo, ma che ne rifiuta a priori le ideologie. È la vita fatta di dono, di slanci e di gioia.
Basta un virus a minare le “certezze” del Progresso
Eppure, ancora una volta, con l’emergenza ‘Coronavirus’, il bios si è affermato istericamente sullo zòon, armato di amuchina e scatolame, con pieno beneficio delle logiche del consumo. Il sistema capitalista si è fatto gioco, ancora una volta, della paura della morte di migliaia di consumatori, egoisti e suscettibili, e ha inferto un altro colpo al suo nemico più grande: la Visione sacra della vita. Il sintomo più evidente di tutto ciò è stata la sospensione delle Messe,
senza alcun tipo di opposizione. Se qualcuno avesse avuto mai dubbi,
oggi abbiamo definitivamente la conferma: la vita spirituale è ritenuta
“accessoria, perché non è remunerativa”.
Allora, poiché veramente la Tradizione è il centro della nostra vita, dobbiamo dimostrare a noi stessi l’effettività di tale radicamento.
Affrontare la quarantena come la trincea
Contribuiamo alla lotta con forme nuove o in parte inedite – vedi Anti-Virus, la web-tv di AzioneTrazionale.com contro l’epidemia della disinformazione -, scriviamo articoli e riflessioni, elaboriamo nuove iniziative, facciamo critica di noi stessi e dell’attività fin’ora svolta dalla comunità, per apportarvi miglioramenti.
Insomma, per ogni militante, sia questo un periodo di sano ‘rientro in se stessi’, riscoprendo la dimensione di cui i forsennati ritmi della modernità ci hanno privato. E’ dunque ancora più necessario e fondamentale conservare lo spirito guerriero che deve contraddistinguerci: la calma è apparente, è solo una pausa che precede la tempesta o, meglio ancora, è la prima fase della tempesta stessa. E’ la fase che può far pensare che nulla si può fare perché tutto è fermo, quando invece molto può essere fatto, prima di tutto nei confronti di noi stessi e della nostra tenuta. Riscopriamo l’essenzialità, sperimentando molto in piccolo, molto alla lontana, quella condizione di guerra
(da guerrieri, non da guerrafondai) che, con la tensione data anche da
una condizione mentale di limitazione, e dalle angustie ci riporti a una
maggiore semplicità.
Cerchiamo il silenzio e la solitudine, chiediamoci «chi sono io?», «perché sono qui?», non cerchiamo nei display delle uscite d’emergenza dalla mediocrità.
Incanaliamo le pulsioni, interroghiamole e sublimiamole, ritroviamo la nostra Vita, il nostro zòon, dimostriamo la nostra tenuta in un momento che può dissolverci nella più totale passività o elevarci nel coltivare, in questa apparente morìa, la tensione della trincea.
Codreanu trovò in carcere un senso di superamento
Con le dovute proporzioni, è questol’esempio da seguire. Questo sia per noi un’occasione di verifica: è in momenti tali, che si distingue chi ha vissuto la militanza come una scuola di vita, dunque come una Via, o, al contrario, come un dopolavoro. Ricordiamoci che questo isolamento non è veramente nulla rispetto a quanto è stato richiesto ai nostri coetanei di ottanta anni fa, che hanno vissuto la desolazione ed il terrore di una guerra combattuta sul campo. Eppure, proprio dalle pagine di Militia, che Degrelle ha segnato con il fuoco del fronte russo, impariamo come le anime nobili sappiano crepitare. Consigli di lettura