sabato 23 novembre 2013

LA SOCIALIZZAZIONE DELLE IMPRESE !










                                           





La Socializzazione delle Imprese



L’Articolo 12 della Costituzione della Repubblica Sociale Italiana recita: "Il popolo partecipa integralmente, in modo organico e permanente, alla vita dello Stato e concorre alla determinazione delle direttive, degli istituti e degli atti idonei al raggiungimento dei fini della Nazione col suo lavoro, con la sua attività politica e sociale"

L’Art.12 della Legge sulla Socializzazione delle Imprese (Manifesto di Verona) recita: “In ogni azienda (industriale, privata, parastatale, statale) le rappresentanze dei tecnici e degli operai coopereranno intimamente – attraverso una conoscenza diretta della gestione – all’equa fissazione dei salari, nonché all’equa ripartizione degli utili tra il fondo di riserva, il frutto al capitale azionario e la partecipazione agli utili stessi per parte dei lavoratori”.


In parole semplici riconoscimento dell’importanza del capitale “produttivo” (quello che investe moneta per creare l’impresa), ma riconoscimento pieno anche a chi fornisce elementi altrettanto fondamentali per l’attività economico-sociale, cioé: “Le Braccia e la Mente”…
Quindi, né dominio della moneta, né espropri statali: ma armonizzazione degli elementi in un rapporto di condivisione delle responsabilità (e degli utili…), affinché nessuno si senta tanto superiore da sentirsi depositario del destino dell’impresa e di conseguenza, della nazione.


Il Capitalismo e il Comunismo rimasero atterriti, perché compresero che questa legge li avrebbe cancellati per sempre dalla società umana; infatti il concetto di socializzazione si pone come Terza Via, tra il cinico liberismo capitalista (liberticida) e il comunismo, che statalizza in maniera coatta (quindi anch’esso liberticida) i mezzi di produzione, ponendo il proletariato in una condizione di passività assoluta.

Nonostante ci troviamo in un mondo dominato dal capitale finanziario, con tutti gli enormi danni che costantemente apporta (ovviamente, incluso anche quello che stiamo vivendo), invocare il ritorno al diritto naturale della partecipazione diretta dell’uomo inteso come costruttore diretto ….quindi “VERO ARTEFICE” della sua vita (privata e sociale), può forse apparire fuori tempo. Ma la cosa non deve né spaventare né scoraggiare: se un’idea è giusta, lo è a prescindere dalle contingenze di epoca e di cultura in cui viene espressa.

Il liberismo ha almeno trecento anni ed è stato sconfitto dalla storia (e dall’etica) un’infinità di volte… Il comunismo ha avuto 70 anni buoni per giustificare la sua denominazione di “repubblica dei soviet”, cioè dei consigli, e quindi, della partecipazione diretta degli operai all’impresa che non é mai avvenuta.
Giustificazione che il comunismo non ha dato per un motivo molto semplice: non poteva farlo; perché la sua realtá filosofica e ideologica non gli ha consentito nessuna possibile giustificazione…. e così la storia si é presa la briga di mostrare al mondo quanto l’ essenza del marxismo fosse meschina, malvagia e innaturale.

Ma non dispero, il Fascismo è una rivoluzione giovane.

Il Fascismo ha avuto appena 22 anni per realizzarsi e in questo breve periodo ha realizzato tantissimo; purtroppo é stato fermato da una infame sconfitta militare (peraltro appositamente complottata).

Ma c’è tempo per riprovarci… c’é anche la volontà di riprovare… e con il tempo questa volontà aumenterà! verrà il giorno in cui le mistificazioni del Comunismo e del Capitalismo verranno messe al bando…per sempre!

Nel 1943 avvenne un fatto storico clamoroso, (storico e clamoroso a livello mondiale, ben inteso…) venne proclamata una Repubblica che, per la prima volta nella storia e a tutt’oggi mai ripetuta, intese definirsi ufficialmente “Sociale”, oltre che “Italiana”.
In un momento non certo favorevole per l’Italia visto l’andamento del conflitto, questo evento volle significare e testimoniare che, nonostante l’imminente catastrofe militare, il Fascismo, anche nella sua nuova veste di Repubblica Sociale Italiana, poteva (e voleva) dare ancora moltissimo, …sul piano dell’evoluzione della società nazionale. Ecco perché il Duce la addita come "Lo sviluppo logico della nostra rivoluzione".



É ovvio che rivoluzioni così profonde, da poterle definire EPOCALI, non si possono fare dall’oggi al domani. In campo sociale il primo passo fatto dal Fascismo fu il Corporativismo, con la sua “Carta del lavoro”; il momento e soprattutto i fortissimi attriti con la classe aristocratica e capitalista, fecero comprendere che, tempi e condizioni non erano ancora maturi, per cui si doveva andare per piccoli passi. Dopo molto tempo si passò alla Filosofia della Socializzazione, che si badi bene, non fu il tentativo di recuperare le originarie matrici di “sinistra” (é più corretto dire, ”proletarie”) del Fascismo, per un motivo molto semplice, perché il Fascismo non perse mai quelle origini.

La Legge sulla Socializzazione entrò in vigore i primi del 1944, quindi a guerra quasi finita e comunque, giá perduta. A causa della particolarissima situazione del momento, questa legge vide un periodo di applicazione troppo breve, per cui i lavoratori non riuscirono a percepirne appieno la portata e, cosa ancora piú importante non ebbero modo di constatarne pienamente i benefici.
Domanda! Come mai il Comunismo odiava così tanto questa legge, se essa migliorava le condizioni di vita dei lavoratori?
Risposta: perché questa legge avrebbe comportato innovazioni di portata storica, sarebbe stata una pietra miliare nell’evoluzione dell’ordinamento sociale e lavorativo della società italiana; ma cosa ancora più importante, con il tempo lo sarebbe diventata per tutti gli altri popoli, quindi, molto verosimilmente avrebbe portato ad una svolta epocale l’intera società umana.
Basta questo per capire la grande menzogna del comunismo; in realtà esso per sopravvivere ha bisogno di masse operaie POVERE, per poterle manipolare ideologicamente e istigarle allo scontro sociale.

Questa legge era odiata , ma per i motivi opposti, anche dal Capitalismo mondiale, perché la sua fruibilità da parte del sistema lavorativo avrebbe rappresentato la perdita del potere e anche degli enormi guadagni che il sistema capitalista garantiva ai potenti della Terra.
Tutto ciò era stato ben compreso dal Comunismo e dal Capitalismo.
Ecco perché Mussolini e il Fascismo dovevano essere assolutamente eliminati!

I motivi che abbiamo indicato rappresentano il vero punto di saldatura che ha consentito al Capitalismo e al Comunismo di marciare compatti contro il Fascismo, ecco perché, su scala internazionale (opera della Massoneria) si attuarono tutte quelle condizioni che in seguito portarono allo scoppio della 2a Guerra Mondiale, ed ecco perché, finito il conflitto, fu la prima legge Fascista ad essere abrogata dai partigiani comunisti italiani, all’atto del loro insediamento al governo.

Questa legge non è stato (come alcuni mascalzoni vorrebbero liquidarla) un espediente di propaganda per creare, in finale di partita, un nuovo consenso di massa; La legge sulla socializzazione voleva essere tra le altre cose, il tentativo di mettere, a guerra conclusa, davanti ad una realtà compiuta (per quanto possibile) da un lato il Capitalismo e dall’altro lato il Comunismo, per indurli a rivedere le loro posizioni.

Un seme di civiltà quindi, piantato come ultima risorsa, “in favore di tutta la nazione; un seme che presto o tardi germoglierà e, noncurante di coloro che ancora una volta, con maligna pervicacia tenteranno di abbatterlo crescerà, dando i suoi buoni frutti… a tutti!”

Ciononostante, ci sono ancora individui, pendagli dei regimi antifascisti che, nel tentativo di minimizzare l’importanza delle leggi sociali fatte, dal Fascismo Regime prima e da quello Repubblicano poi, continuano a dichiarare che gli atti legislativi dello Stato Fascista Repubblicano non erano “giuridicamente validi” perché, sempre a loro dire, non si trattava di uno Stato legittimo.

Ma allora,…..se quello Stato non era legittimo, che bisogno c’era di abrogare “giuridicamente” i suoi atti legislativi che, per esempio, resero “LEGGE DELLO STATO” la legge sulla “Socializzazione delle Imprese” (introdotta con Decreto del Duce 12.2.1944, n.375) e tante altre leggi?

I partigiani rossi, figli della “democrazia stalinista”, da veri mascalzoni e da grandi ignoranti, si smentiscono da soli, infatti, la mattina stessa del loro insediamento al governo, (25 aprile 1945) la prima legge che di gran corsa abrogarono, con tanto di atto legislativo, fu proprio quella sulla Socializzazione delle imprese.
Un decreto abrogativo che porta la firma di Mario Berlinguer, il padre di Enrico Berlinguer, 2 ipocriti mascalzoni che, come tutti i comunisti, ancora oggi millantano falsamente credenziali di “difensori dei diritti dei lavoratori”.

Ballerino Vincenzo

                                                                                                                                                     

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