giovedì 31 luglio 2014

I SUCCESSI DEL GOVERNO RENZI: ANCHE LA STORIA D'ITALIA E' SISTEMATA

I SUCCESSI DEL GOVERNO RENZI: ANCHE LA STORIA D'ITALIA E' SISTEMATA


L'ANPI insegnerà in esclusva la Resistenza nelle scuole

di Massimo Filippini

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  Finalmente con l'avvento del governo Renzi e grazie alla sua Ministra o 'minestrara' dell'Istruzione Pubblica Giannini, anche la Storia d'Italia è sistemata (v. http://www.iltempo.it/politica/2014/07/25/giannini-partigiana-resistenza-a-scuola-1.1274611 . 

Senza più equivoci e mezze parole ma con la stipula -valevole per i prossimi tre anni- di un INTESA con l'ANPI elevata dal rango di 'maestra di vita' a quello di 'maestra di scuola' quanto meno per i prossimi tre anni come previsto nel PROTOCOLLO D'INTESA TRA IL MIUR E L'ANPI che, in merito è più che esplicito, addirittura lapalissiano.

  In esso infatti (v. 
http://www.anpi.it/media/uploads/files/2014/07/Protocollo_MIUR_ANPI_240714.pdf ) si legge che il Protocollo è stato stipulato soprattutto in CONSIDERAZIONE del fatto che  l'ANPI "è statutariamente finalizzata":

- a “valorizzare il contributo effettivo portato alla causa della libertà dall’azione dei partigiani e degli antifascisti, glorificare i caduti e perpetuarne la memoria”, nonché a “promuovere studi intesi a mettere in rilievo l’importanza della guerra partigiana ai fini del riscatto del Paese dalla servitù tedesca e della riconquista della libertà”;

- a “promuovere eventuali iniziative di lavoro, educazione e qualificazione professionale, che si propongano fini di progresso democratico della società”; a “battersi affinché i princìpi informatori della Guerra di liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle
giovani generazioni”;

- a “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione italiana, frutto della Guerra di liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”; 

-"è fortemente impegnata ed interessata a valorizzare, soprattutto nelle scuole, la storia e le vicende della seconda guerra mondiale, la Resistenza e la Guerra di liberazione, a far conoscere a fondo la Costituzione, e contribuire alla formazione dei giovani non solo sul piano culturale, ma anche sotto il profilo del civismo e dei sentimenti concretamente democratici".

 Nel leggere tale elogiastica enunciazione di principi viene da rammaricarsi se non addirittura vergognarsi dei nostri precedenti governi rimasti inerti per così tanto tempo di fronte alla magnificenza, in termini storico-culturali, di detta Associazione, vanto ed onore della nostra Italia 'nata' dalla Resistenza, finalmente collocata dal governo 'Renzi' nel posto che le compete: quello di insegnante della predetta alle giovani generazioni in un regime di monopolio giustamente spettante a chi ne fu la componente prioritaria e più efficiente attraverso i suoi uom
ini migliori all'epoca protesi all'instaurazione di un regime comunista in perfetta simbiosi ideale con quello esistente all'epoca nella patria dei loro sogni: 
l'allora URSS (Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste) oggi purtroppo divenuta per loro non solo 'matrigna' ma addirittura nemica al punto che se taluni di loro si azzardassero a recarsi colà a predicare il prediletto vangelo 'marxista' sarebbero  probabilmente arrestati dagli sgherri del 'revisionista' Vladimir Putin uccisore dei loro sogni giovanili di conquista del mondo in salsa ROSSA.

  A lenire questo tradimento degli ideali per cui si spesero i marxisti nostrani ha provveduto però -come detto- il governo Renzi attraverso la 'minestra' gentilmente preparata dalla 'Ministra'  Giannini stipulando un accordo 'storico' con un'associazione grondante di principi e di uomini DA SEMPRE ultra democratici  come dimostrano i nomi dei suoi Presidenti Nazionali ed  Onorari e loro Vice 

-TUTTI RIGOROSAMENTE COMUNISTI-  che riportiamo in rapida successione dal web.

Arrigo Boldrini
( Presidente dell'ANPI dal primo congresso (1947) fino al 
2006, in occasione del quattordicesimo congresso, nel quale è stato proclamato Presidente onorario;
Agostino (detto Tino) Casali

(Fino 
al 17 giugno 
2009 Tino Casali quando divenne Presidente onorario); 
Raimondo Ricci 
(Presidente nazionale dell'ANPI dal 17 giugno 2009 al marzo 2011).Carlo Smuraglia(Pres. Naz. dal 16 aprile 2011 ; v. pres. Armando CossuttaLuciano GuerzoniMassimo Rendina)
(P
er conferma e approfondimento oltre ai numerosi siti dell'ANPI si veda anche su Wikipedia).
  A conclusione di quanto sopra ripeto ancora una volta che i Presidenti dell'ANPI -come risulta chiaramente dalle 
loro biografie e dai loro conseguenti atti- sono stati e sono tutti 'ultrademocratici' e lo confermo con questa ulteriore specificazione: la democrazia cui essi si ispiravano e continuano tuttora ad ispirarsi  è quella che era vigente nell'URSS e nei  Paesi del Patto di Varsavia: QUELLA COMUNISTA


GRAZIE GOVERNO RENZI !
Massimo Filippini
PS. Questo scherzetto triennale, PER ORA ci costerà solo 3 milioni di Euro -UNO ALL'ANNO !- pagati dal MIUR come ha detto la Ministra Giannini nel preparare la 'minestra'..
                                                                                                                                                      

martedì 29 luglio 2014

FUGGIRE VIA MARE DA GAZA


Giorni fa,su La Sicilia,Tony Zermo (giornalista che considero unico per capacità di sintesi degli argomenti proposti al lettore) si chiedeva :
"perché i palestinesi non fuggono per mare" (sottinteso,da Gaza) ?
Semplice,ma Zermo lo sa benissimo : perché gli israeliani "bloccano" pure questa "via di fuga" così ferreamente dall'essere estremamente feroci.
Come dimostrato dalle cannonate sparate sui 4 bambini palestinesi che giocavano a palla sulla spiaggia.
Assassinati senza pagar dazio (come al solito), non  perchè scambiati per miliziani di Hamas ma affinché "piccoli terroristi non crescano".
Questo avviene troppo spesso a Gaza ed in Cisgiordania ove bimbi innocenti perdono la vita in quanto "effetti collaterali" della difesa di Israele.
Zermo sa altrettanto bene che è sempre stato così dalla artificiale creazione di Israele in poi.
Una Palestina multi religiosa che,tutto sommato,vedeva convivere in pace ebrei,cristiani e musulmani veniva, il 14 maggio del 1948 ,scaraventata nell'abisso della guerra con l'indipendenza del neonato Stato di Israele.
Creatura aliena ,frutto delle manipolazioni politico-economiche degli Usa e Gran Bretagna.
Vero che il nuovo stato venne subito attaccato da quelli arabi confinanti ma cosa ci si poteva aspettare,allora come ora,che facessero salti di gioia nel cedere territori e sovranità ai confratelli semiti ?
Cosa fecero i vari Ben Gurion,Golda Meir,Rabin,Dayan,Sharon e soci (alcuni ex terroristi certificati dagli inglesi) di diverso  dal "buon" Bibi Netanyahu ? Niente...,nessun rispetto per le risoluzioni dell'Onu,nessun si alla creazione dello Stato Palestinese,niente Gerusalemme "città aperta" e via di seguito.
Con l'aggiunta della annessione di fatto sempre di Gerusalemme,di vasti territori della Palestina araba,della costruzione di mura ciclopiche,supercarceri e colonie ebraiche ove possibile e pure dove non dovrebbero starci.
Si,verissimo,vivono in costante stato d'allarme gli israeliani. Sono pur vittime di terrorismo sanguinoso.
Ma hanno l'esercito piú organizzato del mondo,i servizi segreti piú efficienti,persino le atomiche che nessuno (specie l'Onu) ricerca.
Quando Israele agisce o reagisce,sono migliaia di morti e feriti. Nessuno la ferma e neppure è in condizione di fermarla.
Fa (quasi tutto) quel che vuole,come e quando ritiene piú opportuno con il consenso,assolutamente maggioritario,del proprio popolo.
Temono,gli israeliani,solo due cose : la guerriglia urbana,casa per casa,ed i kamikaze.
Hamas non si arrende ? Ci penseranno droni e bombe,oppure sicari in trasferta. Qualcuno difende davvero,sul campo,i Palestinesi  ? Chi voglia farlo è impotente davanti alle armi israeliane ed alla copertura politica degli Usa.
Mai il "buon" Bibi permetterà la nascita di uno Stato Palestinese e neppure chi guiderà Israele nel futuro lo farà,lo sappiamo tutti.
Piuttosto Israele cercherà di annettere quanto piú territori possibile,espellendone gli attuali abitanti. Ecco perchè Zermo,che ha sempre avuto a cuore la sorte dei Palestinesi,intelligentemente propone loro di fuggire via mare...per salvarli dalla "pulizia etnica".
Un dato è incontrovertibile : milioni di ebrei sono giunti in Palestina da tutto il mondo e milioni di Palestinesi (secondo gli israeliani) devono pertanto andarsene.
Con le buone o le cattive....ma le "buone" a Tel Aviv non le conoscono.

Grazie per l'attenzione.
Vincenzo Mannello


                                                                                                                                            

domenica 27 luglio 2014

ITALIANI KO / L 'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ABHIJAT KRISHMAMUNTHY

ITALIANI KO / L 'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ABHIJAT KRISHMAMUNTHY

Documentazione raccolta da: Anonimo Pontino.
Abhijat Krishmamunthy è un giovane indiano arrivato in Italia da tre mesi.

Anche Mohamed Abu Aziz è arrivato dal maghreb, Huxian Zhou Guo invece ha lasciato la Cina da sei mesi.
Grazie a un bando regionale per attività commerciali riservato a stranieri

Abhjiat ha aperto un negozio, imparando il mestiere di fruttivendolo grazie ad un Ente di Formazione vicino alla CGIL che, utilizzando fondi europei, ha avviato corsi per mestieri diversi. Mohamad ad esempio ha aperto un negozio di kebab. Huxian un bar, anche grazie alla liquidità garantitagli dalla madre Patria.
Mario Rossi invece è un giovane italiano che non trovando lavoro da nessuna parte ha aperto un negozio di abbigliamento, investendo i risparmi di famiglia. Lo Stato non ha stanziato nulla in favore degli italiani e quindi…

Passano gli anni e Abhijat ha spedito in India i risparmi del proprio lavoro, utilizzando e spendendo in Italia il meno possibile, come Mohamed e Huxian. Qualche anno di duro sacrificio, risparmiando su tutto. Sul cibo, sul divertimento, sui vestiti…

Non sulla scuola perché, avendo una famiglia numerosa e monoreddito, paga lo Stato Italiano; la casa è stata data a due di loro dal Comune; per la sanità si va al pronto soccorso e il ticket lo si lascia da pagare.
Mario no. Non avendo un’altra Patria e un’altra casa, quel che aveva lo ha speso qui. L’affitto per il negozio e la sua casa lo deve pagare lui. D’altronde come la scuola dei figli e pure le spese mediche. Rientra in una fascia ISEE troppo alta per avere le esenzioni.

Neanche il contributo sociale gli può essere dato, perchè il 60% è destinato a famiglie di extracomunitari.
Abhijat riceve il primo accertamento fiscale dopo cinque anni. L’attività soffre la crisi, ma in fin dei conti non sempre ha pagato le tasse. Capita a tanti imprenditori e commercianti di rimanere indietro. Anche a Mohamed e a Huxian è capitato lo stesso. Ed anche a Mario.

Però…

Però Abhijat, Huxian e Mohamed, fatti due conti, decidono che non vale la pena pagare cinque anni di tasse arretrate. E decidono di tornare a casa loro. In fin dei conti la partita IVA che hanno avuto dallo Stato Italiano gli è stata rilasciata sulla base di Cognome, Nome, luogo e data di nascita. Come a Mario, che però non può andare da nessuno parte. Lui con quel codice fiscale ci è nato e non potrà cambiarlo mai, per tutta la vita.

Abhijat, Huxian e Mohamed invece possono. Eh si, perché tornati a casa loro non è che il concetto di cognome e nome sia poi tanto chiaro. Anzi. Spesso si invertono, si cambiano. E poi, comunque, basta invertire una lettera, togliere un’acca, fare passare qualche tempo, tornare in Italia e… il gioco è fatto.
Mario invece le tasse le deve pagare. E lo Stato non fa sconti. Mario DEVE pagare. Anche Abhijat, Huxian e Mohamed dovrebbero, ma chissà dove sono finiti… E dopo dieci anni tutto si prescrive, se non ti beccano prima.

Così Mario Rossi, nato e cresciuto a Bologna, è costretto a chiudere l’attività. D’altronde se avesse avuto abbastanza soldi le tasse le avrebbe pagate regolarmente, mentre in questi anni di crisi doveva scegliere se vestire e dar da mangiare ai propri figli o pagare le tasse. Nel dubbio lo Stato gli ha sequestrato l’auto e messo in vendita la casa.

Abhijat, Huxian e Mohamed invece hanno deciso di non pagare. Di andarsene. E poi dopo un paio di anni di tornare in Italia. Eh sì.

Magari non più Abhijat, ma Abhjat, indiano.

Non Huxian, ma Huxyan, cinese.

Non Mohamed, ma Mohamad, magrebino.

Mario intanto è Mario. Italiano.

Così Abhjat Krishmamunthy è un indiano, tornato in Italia da tre mesi.

Anche Mohamad Abu Aziz è tornato dal maghreb, come Huxyan Zhou Guo che invece è rientrato dalla Cina da sei mesi. Grazie a un bando regionale per attività commerciali riservato a stranieri…

Post di un Consigliere regionale dell’Emilia Romagna


venerdì 25 luglio 2014

Gli Usa organizzano attentati terroristici a loro stessi

Gli Usa organizzano attentati terroristici a loro stessi

Dall’autorevole organizzazione Human Rights Watch le prove della strategia della tensione
usterrorism0714_terrorism_reportcoverL’organizzazione Human Right Watch, ha scagliato una vera e propria bomba nei confronti del governo statunitense. In un report pubblicato il 21 luglio 2014 prende in considerazione la lotta al terrorismo portata avanti dall’FBI puntando l’attenzione su diversi casi concreti.
Quello che HRW mette in risalto è che in molti casi il movente, i materiali per l’azione e l’attentato stesso è stato portato a termine proprio con l’aiuto della stessa FBi, quindi del governo USA. 
Per chi conosce la storia d’Italia e d’Europa non è una sorpresa: la famigerata “strategia della tensione” fu proprio creata ad arte dai vari servizi per pilotare decisioni politiche. Quello che stupisce è in questo caso la fonte del report, che non brilla certo per indipendenza dal sistema atlantico, ma che non ha potuto tacere sulle conclusioni del dossier.
Addirittura un giudice del caso “Newburgh Four”,  riguardo agli accusati di  pianificazione per far saltare sinagoghe e attaccare una base militare degli Stati Uniti,  ha detto che il governo “ha avuto rapporti nel delitto, ha fornito i mezzi, e rimosso tutti gli ostacoli rilevanti”.
L’FBI spesso preso di mira le persone particolarmente vulnerabili, compresi quelli con disabilità intellettive e mentali e gli indigenti. Il governo, spesso agendo attraverso informatori, ha quindi attivamente sviluppato la trama, persuaso e, talvolta, pressato per partecipare, e ha fornito le risorse per realizzare gli attentati.

        DA RISVEGLIO NAZIONALE
                                                                                                                                    

mercoledì 23 luglio 2014

GAZA, MASSACRO "STEMPERATO"



Guardiamo la tv,leggiamo il giornale,ascoltiamo la radio....quale notizia rimbalza via etere per prima e risalta sulle prime pagine ?
L'aereo abbattuto in Ucraina ed i relativi 298 morti innocenti.
Da tutti i media del regime UEista addebitati a Putin per responsabilità diretta nell'appoggio ai "terroristi ucraini".
Dopo,solo dopo vediamo,leggiamo ed ascoltiamo le drammatiche "novità" da Gaza.
Una (ulteriore) invasione militare di un territorio "straniero" da parte delle truppe israeliane,con ampio supporto di bombardamenti missilistici,aerei ed uso di droni viene relegato dai media occidentali in secondo piano rispetto al singolo,gravissimo episodio che ha visto l'assassinio di tutti quei civili,con troppi bambini, da parte di qualcuno ancora non ben identificato.
Eppure,dal solo inizio delle "operazioni di terra" ebraiche, i morti a Gaza hanno superato le 600 unità,con folta rappresentanza di bimbi innocenti.
Colpiti nelle loro case,nelle scuole,negli ospedali e persino mentre giocavano in spiaggia.
Tutti obiettivi militari....secondo i comandi israeliani ed i loro portavoce americani ed UEisti.
Un popolo,quello palestinese di Gaza,la cui agonia continua a fasi alterne : circondato da mura e cavalli di Frisia,monitorato dall'interno e dall'esterno da satelliti,droni ed agenti del Mossad se sta "buono" ed accetta il ghetto in cui deve star rinchiuso se la cava con qualche assassinio di esponenti di Hamas e quello di quanti "lancino sassi", piú poche "vittime collaterali" e l'embargo  economico.
Ma se osa cercare di difendersi come può, passando dalle pietre ai "missili" che infastidiscono il quieto vivere dei vicini ebrei,mal gliene incorre.
Pioggia di fuoco dal cielo,dal mare e pure da terra a spianare tutto,gallerie sotto e persone sopra.
Ed anche grazie debbono dire i Palestinesi a Netanyahu,ad Obama ed agli UEisti che appoggiano Israele.
Se solo volesse quest'ultima farebbe piazza pulita in un attimo usando armi convenzionali e senza bisogno di qualche atomica tattica che gli ebrei possiedono alla faccia dell'Onu.
Abbiamo immagini e reportage dall'aereo abbattuto,i giornalisti sono arrivati fin lì malgrado i "terroristi" filorussi.
Da Gaza,da quanto in mio possesso,abbiamo poco e niente in proporzione alla vastità dell'evento e del territorio interessato.
I giornalisti UEisti,da buoni alleati della stella di David,riferiscono da Gerusalemme o,al massimo,da qualche ospedale palestinese (fin quando non viene bombardato).
Solo internet e la libera informazione permettono una informazione piú varia, ma non esauriente, per mancanza di soldi e mezzi.
Resta la "coincidenza" che l'abbattimento dell'aereo in Ucraina abbia dapprima "oscurato" l'invasione di Gaza da parte degli israeliani e poi la abbia "stemperata" presso la opinione pubblica mondiale ed europea in particolare.
Fatalità.....??

Grazie per l'attenzione.
Vincenzo Mannello

                                                                                                                                                    

lunedì 21 luglio 2014

Come è stata svenduta l’Italia



Come è stata svenduta l’Italia


ilpanfilobritanniaEra il 1992, all’improvviso un’intera classe politica dirigente crollava sotto i colpi delle indagini giudiziarie. Da oltre quarant’anni era stata al potere. Gli italiani avevano sospettato a lungo che il sistema politico si basasse sulla corruzione e sul clientelismo. Ma nulla aveva potuto scalfirlo. Né le denunce, né le proteste popolari
(talvolta represse nel sangue), né i casi di connivenza con la mafia, che di tanto in tanto salivano alla cronaca. Ma ecco che, improvvisamente, il sistema crollava.
Cos’era successo da fare in modo che gli italiani potessero avere, inaspettatamente, la soddisfazione di constatare che i loro sospetti sulla corruzione del sistema politico erano reali? Mentre l’attenzione degli italiani era puntata sullo scandalo delle tangenti, il governo italiano stava prendendo decisioni importantissime per il futuro del paese. Con l’uragano di “Tangentopoli” gli italiani credettero che potesse iniziare un periodo migliore per l’Italia. Ma in segreto, il governo stava attuando politiche che avrebbero peggiorato il futuro del paese. Numerose aziende saranno svendute, persino la Banca d’Italia sarà messa in vendita. La svendita venne chiamata “privatizzazione”. Il 1992 fu un anno di allarme e di segretezza. L’allora Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, il 16 marzo, lanciò un allarme a tutti i prefetti, temendo una serie di attacchi contro la democrazia italiana. Gli attacchi previsti da Scotti erano eventi come l’uccisione di politici o il rapimento del presidente della Repubblica. Gli attacchi ci furono, e andarono a buon fine, ma non si trattò degli eventi previsti dal Ministro degli Interni. L’attacco alla democrazia fu assai più nascosto e destabilizzante. Nel maggio del 1992, Giovanni Falcone venne ucciso dalla mafia. Egli stava indagando sui flussi di denaro sporco, e la pista stava portando a risultati che potevano collegare la mafia ad importanti circuiti finanziari internazionali. Falcone aveva anche scoperto che alcuni personaggi prestigiosi di Palermo erano affiliati ad alcune logge massoniche di rito scozzese, a cui appartenevano anche diversi mafiosi, ad esempio Giovanni Lo Cascio. La pista delle logge correva parallela a quella dei circuiti finanziari, e avrebbe portato a risultati certi, se Falcone non fosse stato ucciso. Su Falcone erano state diffuse calunnie che cercavano di capovolgere la realtà di un magistrato integro. La gente intuiva che le istituzioni non lo avevano protetto. Ciò emerse anche durante il suo funerale, quando gli agenti di polizia si posizionarono davanti alle bare, impedendo a chiunque di avvicinarsi. Qualcuno gridò: “Vergognatevi, dovete vergognarvi, dovete andare via, non vi avvicinate a queste bare, questi non sono vostri, questi sono i nostri morti, solo noi abbiamo il diritto di piangerli, voi avete solo il dovere di vergognarvi”. Che la mafia stesse utilizzando metodi per colpire il paese intero, in modo da spaventarlo e fargli accettare passivamente il “nuovo corso” degli eventi, lo si vedrà anche dagli attentati del 1993. Gli attentati del 1993 ebbero caratteristiche assai simili agli attentati terroristici degli anni della “strategia della tensione”, e sicuramente avevano lo scopo di spaventare il paese, per indebolirlo. Il 4 maggio 1993, un’autobomba esplode in via Fauro a Roma, nel quartiere Parioli. Il 27 maggio un’altra autobomba esplode in via dei Georgofili a Firenze, cinque persone perdono la vita. La notte tra il 27 e il 28 luglio, ancora un’autobomba esplode in via Palestro a Milano, uccidendo cinque persone. I responsabili non furono mai identificati, e si disse che la mafia volesse “colpire le opere d’arte nazionali”, ma non era mai accaduto nulla di simile. I familiari delle vittime e il giudice Giuseppe Soresina saranno concordi nel ritenere che quegli attentati non erano stati compiuti soltanto dalla mafia, ma anche da altri personaggi dalle “menti più fini dei mafiosi”. Falcone era un vero avversario della mafia. Le sue indagini passarono a Borsellino, che venne assassinato due mesi dopo. La loro morte ha decretato il trionfo di un sistema mafioso e criminale, che avrebbe messo le mani sull’economia italiana, e costretto il paese alla completa sottomissione politica e finanziaria. Mentre il ministro Scotti faceva una dichiarazione che suonava quasi come una minaccia: “la mafia punterà su obiettivi sempre più eccellenti e la lotta si farà sempre più cruenta, la mafia vuole destabilizzare lo stato e piegarlo ai propri voleri”, Borsellino lamentava regole e leggi che non permettevano una vera lotta contro la mafia. Egli osservava: “non si può affrontare la potenza mafiosa quando le si fa un regalo come quello che le è stato fatto con i nuovi strumenti processuali adatti ad un paese che non è l’Italia e certamente non la Sicilia. Il nuovo codice, nel suo aspetto dibattimentale, è uno strumento spuntato nelle mani di chi lo deve usare. Ogni volta, ad esempio, si deve ricominciare da capo e dimostrare che Cosa Nostra esiste”. I metodi statali di sabotaggio della lotta contro la mafia sono stati denunciati da numerosi esponenti della magistratura. Ad esempio, il 27 maggio 1992, il Presidente del tribunale di Caltanissetta Placido Dall’Orto, che doveva occuparsi delle indagini sulla strage di Capaci, si trovò in gravi difficoltà: “Qui è molto peggio di Fort Apache, siamo allo sbando. In una situazione come la nostra la lotta alla mafia è solo una vuota parola, lo abbiamo detto tante volte al Csm”. Anche il Pubblico Ministero di Palermo, Roberto Scarpinato, nel giugno del 1992 disse: “Su un piatto della bilancia c’ è la vita, sull’altro piatto ci deve essere qualcosa che valga il rischio della vita, non vedo in questo pacchetto un impegno straordinario da parte dello Stato, ad esempio non vedo nulla di straordinario sulla caccia e la cattura dei grandi latitanti”. Nello stesso anno, il senatore Maurizio Calvi raccontò che Falcone gli confessò di non fidarsi del comando dei carabinieri di Palermo, della questura di Palermo e nemmeno della prefettura di Palermo. Che gli assassini di capaci non fossero tutti italiani, molti lo sospettavano. Il Ministro Martelli, durante una visita in Sudamerica, dichiarò: “Cerco legami tra l’assassinio di Falcone e la mafia americana o la mafia colombiana”. Lo stesso presidente del consiglio Amato, durante una visita a Monaco, disse: “Falcone è stato ucciso a Palermo ma probabilmente l’omicidio è stato deciso altrove”. Probabilmente, le tecniche d’indagine di Falcone non piacevano ai personaggi con cui il governo italiano ebbe a che fare quell’anno. Quel considerare la lotta alla mafia soprattutto un dovere morale e culturale, quel coinvolgere le persone nel candore dell’onestà e dell’assenza di compromessi, gli erano valsi la persecuzione e i metodi di calunnia tipici dei servizi segreti inglesi e statunitensi. Tali metodi mirano ad isolare e a criminalizzare, cercando di fare apparire il contrario di ciò che è. Cercarono di far apparire Falcone un complice della mafia. Antonino Caponnetto dichiarò al giornale La Repubblica: “Non si può negare che c’è stata una campagna (contro Falcone), cui hanno partecipato in parte i magistrati, che lo ha delegittimato. Non c’è nulla di più pericoloso per un magistrato che lotta contro la mafia che l’essere isolato”. L’omicidio di due simboli dello Stato così importanti come Falcone e Borsellino significava qualcosa di nuovo. Erano state toccate le corde dell’élite di potere internazionale, e questi omicidi brutali lo testimoniavano. Ciò è stato intuito anche da Charles Rose, Procuratore distrettuale di New York, che notò la particolarità degli attentati: “Neppure i boss più feroci di Cosa Nostra hanno mai voluto colpire personalità dello Stato così visibili come era Giovanni, perché essi sanno benissimo quali rischi comporta attaccare frontalmente lo Stato. Quell’attentato terroristico è un gesto di paura… Credo che una mafia che si mette a sparare ai simboli come fanno i terroristi… è condannata a perdere il bene più prezioso per ogni organizzazione criminale di quel tipo, cioè la complicità attiva o passiva della popolazione entro la quale si muove”. Infatti, quell’anno gli italiani capirono che c’era qualcosa di nuovo, e scesero in piazza contro la mafia. Si formarono due fronti: la gente comune contro la mafia, e le istituzioni, che si stavano sottomettendo all’élite che coordina le mafie internazionali. Quell’anno l’élite anglo-americana non voleva soltanto impedire la lotta efficace contro la mafia, ma voleva rendere l’Italia un paese completamente soggiogato ad un sistema mafioso e criminale, che avrebbe dominato attraverso il potere finanziario. Come segnalò il presidente del Senato Giovanni Spadolini, c’era in atto un’operazione su larga scala per distruggere la democrazia italiana: “Il fine della criminalità mafiosa sembra essere identico a quello del terrorismo nella fase più acuta della stagione degli anni di piombo: travolgere lo stato democratico nel nostro paese. L’obiettivo è sempre lo stesso: delegittimare lo Stato, rompere il circuito di fiducia tra cittadini e potere democratico…se poi noi scorgiamo – e ne abbiamo il diritto – qualche collegamento internazionale intorno alla sfida mafia più terrorismo, allora ci domandiamo: ma forse si rinnovano gli scenari di dodici-undici anni fa? Le minacce dei centri di cospirazione affaristico-politica come la P2 sono permanenti nella vita democratica italiana. E c’è un filone piduista che sopravvive, non sappiamo con quanti altri. Mafia e P2 sono congiunte fin dalle origini, fin dalla vicenda Sindona”. Anche Tina Anselmi aveva capito i legami fra mafia e finanza internazionale: “Bisogna stare attenti, molto attenti… Ho parlato del vecchio piano di rinascita democratica di Gelli e confermo che leggerlo oggi fa sobbalzare. E’ in piena attuazione… Chi ha grandi mezzi e tanti soldi fa sempre politica e la fa a livello nazionale ed internazionale. Ho parlato in questi giorni con un importante uomo politico italiano che vive nel mondo delle banche. Sa cosa mi ha detto? Che la mafia è stata più veloce degli industriali e che sta già investendo centinaia di miliardi, frutto dei guadagni fatti con la droga, nei paesi dell’est… Stanno già comprando giornali e televisioni private, industrie e alberghi… Quegli investimenti si trasformeranno anche in precise e specifiche azioni politiche che ci riguardano, ci riguardano tutti. Dopo le stragi di Palermo la polizia americana è venuta ad indagare in Sicilia anche per questo, sanno di questi investimenti colossali, fatti regolarmente attraverso le banche”. Anni dopo, l’ex ministro Scotti confesserà a Cirino Pomicino: “Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal Sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlava di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leaders dei partiti di governo”. Una delle riunioni di cui parlava Scotti si svolse il 2 giugno del 1992, sul panfilo Britannia(ingrandisci foto in alto), in navigazione lungo le coste siciliane.
imagesSul panfilo c’erano alcuni appartenenti all’élite di potere anglo-americana, come i reali britannici e i grandi banchieri delle banche a cui si rivolgerà il governo italiano durante la fase delle privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers). In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d’Italia, e come far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni. A quella riunione parteciparono anche diversi italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell’Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell’Iri Riccardo Galli. Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c’erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani. La stampa martellava su “Mani pulite”, facendo intendere che da quell’evento sarebbero derivati grandi cambiamenti. Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell’Italia. Infatti, Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers. Appena salito al potere, Amato trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l’élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare. L’inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell’élite. L’incarico di far crollare l’economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane. Soros ebbe l’incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall’élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni. Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull’Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d’Italia. C’erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell’élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d’Italia. La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest’ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira. Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. Sempre per conto degli stessi committenti, egli fece diverse speculazioni contro le monete di alcuni paesi asiatici, come l’Indonesia e la Malesia. Dopo la distruzione finanziaria dell’Europa e dell’Asia, Soros venne incaricato di creare una rete per la diffusione degli stupefacenti in Europa. In seguito, i Rothschild, fedeli al loro modo di fare, cercarono di far cadere la responsabilità del crollo economico italiano su qualcun altro. Attraverso una serie di articoli pubblicati sul Financial Times, accusarono la Germania, sostenendo che la Bundesbank aveva attuato operazioni di aggiotaggio contro la lira. L’accusa non reggeva, perché i vantaggi del crollo della lira e della svendita delle imprese italiane andarono agli anglo-americani. La privatizzazione è stata un saccheggio, che ancora continua. Spiega Paolo Raimondi, del Movimento Solidarietà: Abbiamo avuto anni di privatizzazione, saccheggio dell’economia produttiva e l’esplosione della bolla della finanza derivata. Questa stessa strategia di destabilizzazione riparte oggi, quando l’Europa continentale viene nuovamente attratta, anche se non come promotrice e con prospettive ancora da definire, nel grande progetto di infrastrutture di base del Ponte di Sviluppo Eurasiatico. Qualche anno dopo la magistratura italiana procederà contro Soros, ma senza alcun successo. Nell’ottobre del 1995, il presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili-Solidarietà, Paolo Raimondi, presentò un esposto alla magistratura per aprire un’inchiesta sulle attività speculative di Soros & Co, che avevano colpito la lira. L’attacco speculativo di Soros, gli aveva permesso di impossessarsi di 15.000 miliardi di lire. Per contrastare l’attacco, l’allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò inutilmente 48 miliardi di dollari. Su Soros indagarono le Procure della Repubblica di Roma e di Napoli, che fecero luce anche sulle attività della Banca d’Italia nel periodo del crollo della lira. Soros venne accusato di aggiotaggio e insider trading, avendo utilizzato informazioni riservate che gli permettevano di speculare con sicurezza e di anticipare movimenti su titoli, cambi e valori delle monete. Spiegano il Presidente e il segretario generale del “Movimento Internazionale per i Diritti Civili – Solidarietà”, durante l’esposto contro Soros: È stata… annotata nel 1992 l ‘esistenza… di un contatto molto stretto e particolare del sig. Soros conGerald Carrigan, presidente della Federal Reserve Bank di New York, che fa parte dell’apparato della Banca centrale americana, luogo di massima circolazione di informazioni economiche riservate, il quale, stranamente, una volta dimessosi da questo posto, venne poi immediatamente assunto a tempo pieno dalla finanziaria “Goldman Sachs & co.” come presidente dei consiglieri internazionali. La Goldman Sachs è uno dei centri della grande speculazione sui derivati e sulle monete a livello mondiale. La Goldman Sachs è anche coinvolta in modo diretto nella politica delle privatizzazioni in Italia. In Italia inoltre, il sig. Soros conta sulla strettissima collaborazione del sig. Isidoro Albertini, ex presidente degli agenti di cambio della Borsa di Milano e attuale presidente della “Albertini e co. SIM” di Milano, una delle ditte guida nel settore speculativo dei derivati. Albertini è membro del consiglio di amministrazione del “Quantum Fund” di Soros. III. L’attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht “Britannia” della regina Elisabetta II d’Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro ministroBeniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell’industria di stato italiana. A seguito dell’attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, codesta privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell’economia nazionale e dell’occupazione. Stranamente, gli stessi partecipanti all’incontro del Britannia avevano già ottenuto l’autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Qui ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L’agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l’intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione. I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all’allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori. Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la “necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo”, pur sapendo che l’Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni. Gli attacchi all’economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell’élite. Nel gennaio del 1996, nel rapporto semestrale sulla politica informativa e della sicurezza, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini disse: I mercati valutari e le borse delle principali piazze mondiali continuano a registrare correnti speculative ai danni della nostra moneta, originate, specie in passaggi delicati della vita politico-istituzionale, dalla diffusione incontrollata di notizie infondate riguardanti la compagine governativa e da anticipazioni di dati oggetto delle periodiche comunicazioni sui prezzi al consumo… è possibile attendersi la reiterazione di manovre speculative fraudolente, considerato il persistere di una fase congiunturale interna e le scadenze dell’unificazione monetaria. Il giorno dopo, il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, riferiva che l’Italia non poteva far nulla contro le correnti speculative sui mercati dei cambi, perché “se le banche di emissione tentano di far cambiare direzione o di fermare il vento (delle operazioni finanziarie) non ce la fanno per la dimensione delle masse in movimento sui mercati rispetto alla loro capacità di fuoco”. Le nostre autorità denunciavano il potere dell’élite internazionale, ma gettavano la spugna, ritenendo inevitabili quegli eventi. Era in gioco il futuro economico-finanziario del paese, ma nessuna autorità italiana pensava di poter fare qualcosa contro gli attacchi destabilizzanti dell’élite anglo-americana. Il Movimento Solidarietà fu l’unico a denunciare quello che stava effettivamente accadendo, additando i veri responsabili del crollo dell’economia italiana. Il 28 giugno 1993, il Movimento Solidarietà svolse una conferenza a Milano, in cui rese nota a tutti la riunione sul Britannia e quello che ne era derivato. Il 6 novembre 1993, l ‘allora presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi scrisse una lettera al procuratore capo della Repubblica di Roma, Vittorio Mele, per avviare “le procedure relative al delitto previsto all’art. 501 del codice penale (“Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio”), considerato nell’ipotesi delle aggravanti in esso contenute”. Anche a Ciampi era evidente il reato di aggiotaggio da parte di Soros, che aveva operato contro la lira e i titoli quotati in Borsa delle nostre aziende. Anche negli anni successivi avvennero altre privatizzazioni, senza regole precise e a prezzi di favore. Che stesse cambiando qualcosa, gli italiani lo capivano dal cambio di nome delle aziende, la Sip era diventata Telecom Italia e le Ferrovie dello Stato erano diventate Trenitalia. Il decreto legislativo 79/99 avrebbe permesso la privatizzazione delle aziende energetiche. Nel settore del gas e dell’elettricità apparvero numerose aziende private, oggi circa 300. Dal 24 febbraio del 1998, anche le Poste Italiane diventarono una S.p.a. In seguito alla privatizzazione delle Poste, i costi postali sono aumentati a dismisura e i lavoratori postali vengono assunti con contratti precari. Oltre 400 uffici postali sono stati chiusi, e quelli rimasti aperti appaiono come luoghi di vendita più che di servizio. Le nostre autorità giustificavano la svendita delle privatizzazioni dicendo che si doveva “risanare il bilancio pubblico”, ma non specificavano che si trattava di pagare altro denaro alle banche, in cambio di banconote che valevano come la carta straccia. A guadagnare sarebbero state soltanto le banche e i pochi imprenditori già ricchi (Benetton, Tronchetti Provera, Pirelli, Colaninno, Gnutti e pochi altri). Si diceva che le privatizzazioni avrebbero migliorato la gestione delle aziende, ma in realtà, in tutti i casi, si sono verificati disastri di vario genere, e il rimedio è stato pagato dai cittadini italiani. Le nostre aziende sono state svendute ad imprenditori che quasi sempre agivano per conto dell’élite finanziaria, da cui ricevevano le somme per l’acquisto. La privatizzazione della Telecom avvenne nell’ottobre del 1997. Fu venduta a 11,82 miliardi di euro, ma alla fine si incassarono soltanto 7,5 miliardi. La società fu rilevata da un gruppo di imprenditori e banche., e al Ministero del Tesoro rimase una quota del 3,5%. Il piano per il controllo di Telecom aveva la regia nascosta della Merril Lynch, del Gruppo Bancario americano Donaldson Lufkin & Jenrette e della Chase Manhattan Bank. Alla fine del 1998, il titolo aveva perso il 20% (4,33 euro). Le banche dell’élite, la Chase Manhattan e laLehman Brothers, si fecero avanti per attuare un’opa. Attraverso Colaninno, che ricevette finanziamenti dalla Chase Manhattan, l’Olivetti diventò proprietaria di Telecom. L’Olivetti era controllata dalla Bell, una società con sede a Lussemburgo, a sua volta controllata dalla Hopa di Emilio Gnutti e Roberto Colaninno. Il titolo, che durante l’opa era stato fatto salire a 20 euro, nel giro un anno si dimezzò. Dopo pochi anni finirà sotto i tre euro. Nel 2001 la Telecom si trovava in gravi difficoltà, le azioni continuavano a scendere. La Bell di Gnutti e la Unipol di Consorte decisero di vendere a Tronchetti Provera buona parte loro quota azionaria in Olivetti. Il presidente di Pirelli, finanziato dalla J. P. Morgan, ottenne il controllo su Telecom, attraverso la finanziaria Olimpia, creata con la famiglia Benetton (sostenuta da Banca Intesa e Unicredit). Dopo dieci anni dalla privatizzazione della Telecom, il bilancio è disastroso sotto tutti i punti di vista: oltre 20.000 persone sono state licenziate, i titoli azionari hanno fatto perdere molto denaro ai risparmiatori, i costi per gli utenti sono aumentati e la società è in perdita. La privatizzazione, oltre che un saccheggio, veniva ad essere anche un modo per truffare i piccoli azionisti. La Telecom , come molte altre società, ha posto la sua sede in paesi esteri, per non pagare le tasse allo Stato italiano. Oltre a perdere le aziende, gli italiani sono stati privati anche degli introiti fiscali di quelle aziende. La Bell, società che controllava la Telecom Italia, aveva sede in Lussemburgo, e aveva all’interno società con sede alle isole Cayman, che, com’è noto, sono un paradiso fiscale. Gli speculatori finanziari basano la loro attività sull’esistenza di questi paradisi fiscali, dove non è possibile ottenere informazioni nemmeno alle autorità giudiziarie. I paradisi fiscali hanno permesso agli speculatori di distruggere le economie di interi paesi, eppure i media non parlano mai di questo gravissimo problema. Mettere un’azienda importante come quella telefonica in mani private significa anche non tutelare la privacy dei cittadini, che infatti è stata più volte calpestata, com’è emerso negli ultimi anni. Anche per le altre privatizzazioni, Autostrade, Poste Italiane, Trenitalia ecc., si sono verificate le medesime devastazioni: licenziamenti, truffe a danno dei risparmiatori, degrado del servizio, spreco di denaro pubblico, cattiva amministrazione e problemi di vario genere. La famiglia Benetton è diventata azionista di maggioranza delle Autostrade. Il contratto di privatizzazione delle Autostrade dava vantaggi soltanto agli acquirenti, facendo rimanere l’onere della manutenzione sulle spalle dei contribuenti. I Benetton hanno incassato un bel po’ di denaro grazie alla fusione di Autostrade con il gruppo spagnolo Abertis. La fusione è avvenuta con la complicità del governo Prodi, che in seguito ad un vertice con Zapatero, ha deciso di autorizzarla. Antonio Di Pietro, Ministro delle Infrastrutture, si era opposto, ma ha alla fine si è piegato alle proteste dell’Unione Europea e alla politica del Presidente del Consiglio. Nonostante i disastri delle privatizzazioni, le nostre autorità governative non hanno alcuna intenzione di rinazionalizzare le imprese allo sfacelo, anzi, sono disposte ad utilizzare denaro pubblico per riparare ai danni causati dai privati. La società Trenitalia è stata portata sull’orlo del fallimento. In pochi anni il servizio è diventato sempre più scadente, i treni sono sempre più sporchi, il costo dei biglietti continua a salire e risultano numerosi disservizi. A causa dei tagli al personale (ad esempio, non c’è più il secondo conducente), si sono verificati diversi incidenti (anche mortali). Nel 2006, l ‘amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, si è presentato ad una audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato, per battere cassa, confessando un buco di un miliardo e settecento milioni di euro, che avrebbe potuto portare la società al fallimento. Nell’ottobre del 2006, il Ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, approvò il piano di ricapitalizzazione proposto da Trenitalia. Altro denaro pubblico ad un’azienda privatizzata ridotta allo sfacelo. Dietro tutto questo c’era l’élite economico finanziaria (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg,Rockfeller, Rothschild ecc.) che ha agito preparando un progetto di devastazione dell’economia italiana, e lo ha attuato valendosi di politici, di finanzieri e di imprenditori. Nascondersi è facile in un sistema in cui le banche o le società possono assumere il controllo di altre società o banche. Questo significa che è sempre difficile capire veramente chi controlla le società privatizzate. E’ simile al gioco delle scatole cinesi, come spiega Giuseppe Turani: “Colaninno & soci controllano al 51% la Hopa, che controlla il 56,6% della Bell, che controlla il 13,9% della Olivetti, che controlla il 70% della Tecnost, che controlla il 52% della Telecom”. Numerose aziende di imprenditori italiani sono state distrutte dal sistema dei mercati finanziari, ad esempio la Cirio e la Parmalat. Queste aziende hanno truffato i risparmiatori vendendo obbligazioni societarie (“Bond”) con un alto margine di rischio. La Parmalat emise Bond per un valore di 7 miliardi di euro, e allo stesso tempo attuò operazioni finanziarie speculative, e si indebitò. Per non far scendere il valore delle azioni (e per venderne altre) truccava i bilanci. Le banche nazionali e internazionali sostenevano la situazione perché per loro vantaggiosa, e l’agenzia di rating, Standard & Poor’s, si è decisa a declassare la Parmalat soltanto quando la truffa era ormai nota a tutti. I risparmiatori truffati hanno avviato una procedura giudiziaria contro Calisto Tanzi, Fausto Tonna, Coloniale S.p.a. (società della famiglia Tanzi), Citigroup, Inc. (società finanziaria americana), Buconero LLC (società che faceva capo a Citigroup), Zini & Associates (una compagnia finanziaria americana), Deloitte Touche Tohmatsu (organizzazione che forniva consulenza e servizi professionali), Deloitte & Touche SpA (società di revisione contabile), Grant Thornton International (società di consulenza finanziaria) e Grant Thornton S.p.a. (società incaricata della revisione contabile del sottogruppo Parmalat S.p.a.). La Cirio era gestita dalla Cragnotti & Partners. I “Partners” non erano altro che una serie di banche nazionali e internazionali. La Cirio emise Bond per circa 1.125 milioni di Euro. Molte di queste obbligazioni venivano utilizzate dalle banche per spillare denaro ai piccoli risparmiatori. Tutto questo avveniva in perfetta armonia col sistema finanziario, che non offre garanzie di onestà e di trasparenza. Grazie alle privatizzazioni, un gruppo ristretto di ricchi italiani ha acquisito somme enormi, e ha permesso all’élite economico-finanziaria anglo-americana di esercitare un pesante controllo, sui cittadini, sulla politica e sul paese intero. Agli italiani venne dato il contentino di “Mani Pulite”, che si risolse con numerose assoluzioni e qualche condanna a pochi anni di carcere. A causa delle privatizzazioni e del controllo da parte della Banca Centrale Europea, il paese è più povero e deve pagare somme molto alte per il debito. Ogni anno viene varata la finanziaria, allo scopo di pagare le banche e di partecipare al finanziamento delle loro guerre. Mentre la povertà aumenta, come la disoccupazione, il lavoro precario, il degrado e il potere della mafia. Il nostro paese è oggi controllato da un gruppo di persone, che impongono, attraverso istituti propagandati come “autorevoli” (Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea), di tagliare la spesa pubblica, di privatizzare quello che ancora rimane e di attuare politiche non convenienti alla popolazione italiana. I nostri governi operano nell’interesse di questa élite, e non in quello del paese.

                                                                                                                               

domenica 20 luglio 2014

DIAMOCI UNA SCOSSA?




Diamoci una scossa?
di Ida Magli
ItalianiLiberi 

  Leggendo su vari quotidiani e in diversi siti internet che i giovani di Forza Italia sono decisi a “dare una scossa” al partito e che discutono di progetti e idee nuove da lanciare per il prossimo futuro, viene spontanea una domanda o meglio un grido: una “scossa”, un “futuro”? Ma non vedete che Forza Italia si sta suicidando? Che il partito, anche se ancora esiste, è come se non esistesse? Da quando ha cominciato a votare tutti i decreti di Monti, poi di Letta, poi di Renzi, Forza Italia mantiene in vita i propri parlamentari ma non i propri ideali, le proprie mete. Forza Italia sta uccidendo l’Italia, consegnandola del tutto a quell’Europa, a quei banchieri che persegue l’eliminazione delle nazioni, delle patrie, come ha affermato appena eletto Jean-Claude Juncker (“talebano dell’eurocrazia”, come è stato definito). È questo il motivo per cui nessuno dei governanti si è piegato neanche per un momento a riconoscere il fallimento di tutto ciò che è stato intrapreso con l’unificazione, i “risultati” raggiunti con la moneta unica, con le normative di Maastricht: la macroscopica svalutazione di ogni bene, la crisi economica di quelli che erano fra gli Stati più ricchi del mondo,  la disoccupazione,  l’invasione islamica, la perdita assoluta di Potere, di prestigio davanti al mondo.

 Negli ultimi anni molti economisti e sociologi si sono fatti coraggio e, sia pure con enorme ritardo, hanno cominciato a tirare le somme e a denunciare con decine di libri, di tavole rotonde, di interventi nei giornali e nei dibattiti televisivi, i danni portati dall’adozione dell’euro e a prospettare l’inevitabilità di tornare alle monete nazionali, di limitare la portata dell’unificazione e delle normative di Bruxelles almeno in alcuni campi come nell’immigrazione, nella libertà dei mercati, nell’istruzione. Titoli come: “Europa Kaputt”, “L’Europa è un bluff”, “Morire d’austerità” si succedevano ogni giorno nelle librerie giungendo fino a quello “L’Europa è finita?” che vi metteva in qualche modo il sigillo con il nome di Enrico Letta. Ebbene è come se tutto questo non fosse avvenuto. Le elezioni europee, catastrofiche dal punto di vista dell’interesse dei cittadini visto che l’astensione è stata altissima, sono servite ai dittatori di Bruxelles per affermare una volta per tutte che in Europa la democrazia è una formalità di cui nessuno si sogna di tenere conto e che chi comanda non ammette né critiche né disobbedienze. Da un momento all’altro la crisi dell’Europa è diventata la vittoria dell’Europa. I governanti si sono accodati e, incuranti della realtà tanto quanto lo era Napoleone quando ha trascinato i suoi eserciti alla conquista della Russia, sono passati sopra alle sofferenze di centinaia di milioni di sudditi, alle migliaia di suicidi di piccoli imprenditori disperati, e hanno aumentato ogni giorno le tasse pur di attenersi a quel 3% del Pil che è stato definito dai premi Nobel dell’economia: parametro “bislacco” e “fuori di senso”.

 Sarebbe stato compito dell’opposizione fare quest’analisi e discuterla in parlamento, nei giornali, con i propri elettori, con tutti  i cittadini; sarebbe stato dovere di Forza Italia tendere a ripristinare al più presto la legittimità delle istituzioni obbligando Renzi a fare l’unica cosa  che era stato incaricato di fare: la legge elettorale secondo i dettami della Consulta per poter tornare a votare. Forza Italia invece, che pretende di essere un partito “liberale”, consente, addirittura rafforza la dittatura inaugurata da Matteo Renzi con l’affermazione che la vittoria del suo partito alle elezioni europee vale come se fosse un’elezione nazionale. In realtà Renzi, com’è successo con tutte le dittature, ha occupato il “vuoto di potere” creatosi proprio con l’illegittimità delle istituzioni, un vuoto che nessuno Stato che pretenda di appartenere alla civiltà può sopportare a lungo. È visto, perciò, come una specie di salvatore, anche se impone sempre più tasse appunto per tener fede, come ripete ogni giorno, al sacramento del 3%.
Assecondarlo è un delitto e un suicidio, ma è quello che si ostina a fare Forza Italia.

Ida Magli
Roma, 17 luglio 2014

                                                                                                  

venerdì 18 luglio 2014

COSTA POCO? LO COMPRO! (ANCHE SE E' TOSSICO)


Costa poco? Lo compro! (anche se è tossico)

AttivitàIN QUESTO PERIODO DI CRISI E’ DI IDEA COMUNE LA CONTINUA RICERCA DEL PREZZO PIU’ BASSO PER OGNI GENERE DI PRODOTTO. Mentre è abbastanza risaputo che il cibo cinese sia dannoso e quindi da evitare, per quanto concerne accessori o capi di abbigliamento si continua a prendere di riferimento i rivenditori cinesi. Giustamente costa tutto poco, ma vi siete mai chiesti perché? Un motivo è sicuramente quello della manodopera che, in Cina, ha un costo veramente irrisorio ma un’altra motivazione può essere quella dell’utilizzo di materiali scadenti. Da un sequestro di circa 80 mila pezzi, avvenuto nel marzo 2013 a Tivoli, è emerso quanto siano dannose le ciabatte e le infradito provenienti dalla Cina. Andando a contatto diretto con la pelle creano irritazioni e scarnificazioni, sapete come mai ?Ebbene, questi prodotti contengono cromo esavalente e sostanze cancerogene come la formaldeide, coloranti cancerogeni e si trovano all’interno persino le ammine aromatiche, altamente nocive per la salute.
264-300x198QUESTI PRODOTTI VENGONO RICAVATI DAGLI SCARTI INDUSTRIALI DELLE FABBRICHE CINESI e una volta trasformati in ciabatte, vengono stoccati all’interno di un magazzino di 6 mila metri quadrati divisi in 13 capannoni, centro di smistamento per tutta l’Europa. Fin da subito la polizia municipale si è resa conto che la merce sequestrata non era solo contraffatta o con etichette irregolari, ma merce dannosa per la salute perchè tossica. Infatti, appena aperti gli imballaggi da sequestrare, l’acre e forte odore non ha lasciato alcun dubbio.La perizia disposta dal sostituto procuratore della Dda di Roma Carlo La Speranza, ha confermato ”l’alta tossicità per la salute umana dei capi d’abbigliamento“ verificando la presenza di cromo esavalente. Questa sostanza dannosa non dovrebbe superare gli 0,5 milligrammi per kg, ma in alcuni sandali o infradito si arriva a quantità elevatissime, anche di 124 volte superiore alla quantità permessa.Un caldo consiglio è quello di controllare la provenienza e prediligere il Made in Italy. Risparmiare in questo momento di crisi è di significativa importanza, ma bisogna farlo con un certo riguardo, dunque controllate sempre il rapporto qualità e prezzo, ne va della vostra salute e del vostro benessere.

                                                                                                                                                 

mercoledì 16 luglio 2014

In Italia si tace, si tace sempre sulla verità - Ercolina Milanesi -



In Italia si tace, si tace sempre sulla verità

Vogliamo essere sinceri una tantum?
Si continua a parlare di riforme che non si vedono mai…forse si sono perdute fra le nuvole , si offre agli italiani un futuro meraviglioso, ricco, posti di lavoro per tutti, meno tasse per i bisognosi e che solo grazie alla manna dal cielo é possibile ottenere tutto ciò dato che money in Italia é solamente in mano ai potenti che, ovviamente, si guardano bene da spartire con i poveri.
In ogni famiglia italiana vi é un disoccupato. I genitori che hanno figli adulti cercano di farli emigrare….però non si deve dire, ne scrivere sui giornali….così vuole il governo. Nascondere sempre la verità.
Siamo il paese più povero d’Europa, anche chi va a fare atto di presenza (perché rende non poco) a Bruxelles ne é al corrente , però al ritorno in Italia” fantasia galoppante “ racconta che siamo ben accolti, invidiati e che la nostra posizione economica in Italia é più che buona. Sorry: palle, grosse
palle!
Sta arrivando l’estate…un tempo agognato, ora atteso con terrore….mare calmo, barconi in arrivo di poveri disgraziati che avremmo potuto aiutarli al loro paese, più felici loro e più tranquilli noi. Invece pare di essere ai tempi della tratta degli schiavi. Difatti la maggioranza sparisce subito dall’Italia per andare in paesi che hanno bisogno di lavoratori e faranno una brutta fine,
sfruttati sino alla morte.
Oltre otto milioni di italiani sono già emigrati in Australia, Russia e altri paesi. Chi ha studiato storia ricorderà il fatale anno 1929. La grande emigrazione in America.
Purtroppo questo governo di giovani non solo é ignorante in storia, ma in ogni materia. Lapalissiano che troppi vecchi non sono piacevoli alla vista, però questa gioventù, specie femminile, divenuta di colpo ministro di questo e quello quando aprono la bocca verrebbe voglia di mettere loro un bavaglio, non per altro ma per non far conoscere all’estero chi abbiamo al governo che comanda.
Ora il ministro della difesa…ma proprio una donna dovevano mettere? Ha deciso di prendere 600 militari dell’esercito e spostarli a fare gli scribacchini alla magistratura. Inoltre , secondo quella ragazza ministro, tagliare parte dell’esercito, per ridurre le spese. Vorrà dire che quando scoppierà una guerra lei si sentirà pronta ad andare a combattere con tutte le donne del Parlamento. Sono 90 …non si é un po’ esagerato? Ricordo un mio vecchio professore della Bocconi che diceva: le donne ragionano con l’……e forse non si sbagliava.
Mi addolora pensare che i nostri ragazzi non avranno mai più un avvenire sicuro nella loro patria e saranno costretti ad emigrare per poter continuare a vivere e formarsi una famiglia.
L’Italia entro meno di 20 anni sarà tutta islamizzata, come l’Europa e parte del mondo. A chi dare la colpa? A noi stessi perché , duole dirlo, noi siamo un popolo che oggi osanna un politico ma domani é già pronto a maledirlo.
Siamo fatti male, siamo italiani del duemila!

ERCOLINA MILANESI