domenica 21 settembre 2014

AVV. Edoardo Longo -- L' ANNO GIUDIZIARIO E LE PROVOLE DI BAGARELLA

L' ANNO GIUDIZIARIO E LE PROVOLE DI BAGARELLA


Di Edoardo Longo

Una  festa incombe, atroce per tutti i tartassati da questo regime marcio: la festa dell’“Apertura dell’Anno Giudiziario: peggio della notte dei “morti viventi”, mille volte peggio della peggior notte di “Halloween” :  fra qualche giorno il potere giustizialista delle Toghe d’Ermellino, festeggia un anno di “ordinaria ingiustizia” .  E ne festeggia la riapertura di un altro :  incombente  dopo le loro interminabili ferie estive.

 Come ogni anno, infatti, si danno convegno da tutte le circoscrizioni giudiziarie della regione, i Magistrati della repubblica e i più venerabili Avvocati :  tutti paludati di Toghe d’ermellino e tutti uniti per festeggiare la più micidiale delle ricorrenze statali: “L’apertura dell’Anno Giudiziario”!

Rivestiti delle pelli di innocenti animali, gli ermellini, al pari di come taluni magistrati “ornano” la propria carriera di errori giudiziari sulla pelle di cittadini innocenti, le “Toghe” si danno convegno a settembre, alle prossimità della festa dell’Equinozio d’Autunno, sacra alla stregoneria antica. Già sulle pagine dei servili quotidiani locali si celebrano i “riti” della “truculenta” festività giudiziaria: le “toghe” si auto-incensano della propria presunta bravura in nome della “Giustizia” . Ma quale Giustizia?



Il sottoscritto  vorrebbe ricordare alla cittadinanza immemore, uno dei casi più interessanti affrontati con raro vigore e sprezzo del percolo dalle “toghe d’ermellino” della Giustizia italiana della città di Pordenone ,  quello che potremmo riassumere come il  tragico caso de “Le Provole di Bagarella” …  Ricorda ancora la cittadinanza pordenonese , nonostante i lunghi anni passati da allora ?

Tanti anni fa  venne arrestato il pericoloso latitante Bagarella, presunto caporione mafioso.

Durante l’arresto dichiarò: “Durante la latitanza mi sono procurato da vivere vendendo formaggi a Corleone” . Per un errore della traduzione dal siculo all’italiano, alcuni commentatori delle procure riferirono, anziché “Corleone”, “Pordenone” …. Panico nella città nel leggere la notizia !

 Subito intervistato ( non ha perso un minuto per abbrancare un microfono, servilmente offertogli dai media locali) , il procuratore capo della nostra città, senza neppure aver ricevuto chiarimenti in lingua italiana dalla procura siciliana  che aveva arrestato il presunto “mafioso – formaggiaio” , dichiarò gonfiando il torace : “Faremo tutte le indagini per appurare l’attività di Bagarella in Pordenone” . In altre parole : “I formaggi no pasaran”.

Poi, come nei racconti di Guareschi, intervenne il “contrordine compagni”: “Non si tratta di Pordenone, ma di Corleone”!

Ecco una delle tante occasioni in cui è saggio l’invito ai magistrati ad astenersi dai pubblici proclami.

Ci si chiede :  La Procura di Pordenone ha all’epoca subito allertato Polizia Giudiziaria, Carabinieri, Digos, Vigili Urbani, per setacciare il mercato ed i negozi di formaggi, onde trovare le tracce dell’attività del latitante Bagarella?

Sono state sequestrate presunte “provole di Bagarella”?

Sono state perquisite le massaie al mercato per scoprire se nella borsa della spesa occultavano tracce di pecorini o di mozzarelle di origine mafiosa?

Quanto è costato all’amministrazione, e quindi ai contribuenti il “pronto allertamento”, perfettamente inutile ed evitabile con un minimo di buon senso ed intelligenza, effettuato a testa bassa  della procura pordenonese?

Ecco, sarebbe opportuno che durante la trucida festa dell’“apertura dell’anno giudiziario” – manco fosse la Porta Santa del Giubileo! – gli augusti “togati”, avvocati e giudici, riflettessero anche sul caso delle “Provole di Bagarella” e più banalmente sui più grandi risultati dell’attività delle Procure: “Gli errori giudiziari”.. che sovente sono degli autentici ORRORI  .

Buona Festa a tutti, ma, in particolare…. Buona Festa agli innocenti condannati e – mi raccomando – “a buon rendere”! …senza temere la prevedibile e tremenda reazione “giudiziario – corporativa” delle “toghe d’ermellino” che amano solo gli incensatori ma non i critici, parte essenziale di ogni autentica democrazia ,  ma non certo della attuale “democrazia giudiziaria” .

In attesa, perennemente frustrata, che sorga finalmente qualcuno che faccia la festa a queste orrende caricature di magistrati, che insultano la Giustizia. Da scriversi con la G maiuscola, in omaggio alla giustizia vera, quella di Dio, perché quella qui, in Italia, è solo una sua ghignante e trucida caricatura .

Avv. Edoardo Longo

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