L' ANNO GIUDIZIARIO E LE PROVOLE DI BAGARELLA
Di Edoardo
Longo
Una festa incombe, atroce per tutti i tartassati
da questo regime marcio: la festa dell’“Apertura dell’Anno Giudiziario:
peggio della notte dei “morti viventi”, mille volte peggio della peggior notte
di “Halloween” : fra qualche giorno il
potere giustizialista delle Toghe d’Ermellino, festeggia un anno di “ordinaria
ingiustizia” . E ne festeggia la riapertura
di un altro : incombente dopo le loro interminabili ferie estive.
Come ogni anno, infatti, si danno convegno da
tutte le circoscrizioni giudiziarie della regione, i Magistrati della repubblica
e i più venerabili Avvocati : tutti paludati di Toghe d’ermellino e tutti
uniti per festeggiare la più micidiale delle ricorrenze statali: “L’apertura
dell’Anno Giudiziario”!
Rivestiti delle pelli
di innocenti animali, gli ermellini, al pari di come taluni magistrati “ornano”
la propria carriera di errori giudiziari sulla pelle di cittadini innocenti, le
“Toghe” si danno convegno a settembre,
alle prossimità della festa dell’Equinozio d’Autunno, sacra alla stregoneria
antica. Già sulle pagine dei servili quotidiani locali si celebrano i “riti” della
“truculenta” festività giudiziaria: le “toghe” si auto-incensano della propria
presunta bravura in nome della “Giustizia” . Ma quale Giustizia?
Il
sottoscritto vorrebbe ricordare alla cittadinanza immemore,
uno dei casi più interessanti affrontati con raro vigore e sprezzo del
percolo
dalle “toghe d’ermellino” della Giustizia italiana della città di
Pordenone , quello che potremmo riassumere come il tragico caso de “Le Provole di
Bagarella”
… Ricorda ancora la cittadinanza
pordenonese , nonostante i lunghi anni passati da allora ?
Tanti anni fa venne arrestato il pericoloso latitante
Bagarella, presunto caporione mafioso.
Durante l’arresto
dichiarò: “Durante la latitanza mi sono procurato da vivere vendendo formaggi a
Corleone” . Per un errore della traduzione dal siculo all’italiano, alcuni
commentatori delle procure riferirono, anziché “Corleone”, “Pordenone”
…. Panico nella città nel leggere la notizia !
Subito intervistato ( non ha perso un minuto
per abbrancare un microfono, servilmente offertogli dai media locali) , il
procuratore capo della nostra città, senza neppure aver ricevuto chiarimenti in
lingua italiana dalla procura siciliana che aveva arrestato il presunto “mafioso –
formaggiaio” , dichiarò gonfiando il torace : “Faremo tutte le indagini per
appurare l’attività di Bagarella in Pordenone” . In altre parole : “I formaggi no pasaran”.
Poi, come nei racconti
di Guareschi, intervenne il “contrordine
compagni”: “Non si tratta di
Pordenone, ma di Corleone”!
Ecco una delle tante
occasioni in cui è saggio l’invito ai magistrati ad astenersi dai pubblici
proclami.
Ci si chiede : La Procura di Pordenone ha all’epoca subito
allertato Polizia Giudiziaria, Carabinieri, Digos, Vigili Urbani, per setacciare
il mercato ed i negozi di formaggi, onde trovare le tracce dell’attività del
latitante Bagarella?
Sono state sequestrate
presunte “provole di Bagarella”?
Sono state perquisite
le massaie al mercato per scoprire se nella borsa della spesa occultavano
tracce di pecorini o di mozzarelle di origine mafiosa?
Quanto è costato
all’amministrazione, e quindi ai contribuenti il “pronto allertamento”,
perfettamente inutile ed evitabile con un minimo di buon senso ed intelligenza,
effettuato a testa bassa della procura pordenonese?
Ecco, sarebbe opportuno
che durante la trucida festa dell’“apertura dell’anno giudiziario” – manco
fosse la Porta Santa del Giubileo! – gli augusti “togati”, avvocati e giudici,
riflettessero anche sul caso delle “Provole di Bagarella” e più banalmente sui
più grandi risultati dell’attività delle Procure: “Gli errori giudiziari”.. che
sovente sono degli autentici ORRORI .
Buona Festa a tutti,
ma, in particolare…. Buona Festa agli innocenti
condannati e – mi raccomando – “a
buon rendere”! …senza temere la prevedibile e tremenda reazione “giudiziario –
corporativa” delle “toghe d’ermellino” che amano solo gli incensatori ma non i
critici, parte essenziale di ogni autentica democrazia , ma non certo della attuale “democrazia
giudiziaria” .
In attesa, perennemente
frustrata, che sorga finalmente qualcuno che faccia la festa a queste orrende caricature
di magistrati, che insultano la Giustizia. Da scriversi con la G maiuscola,
in omaggio alla giustizia vera, quella di Dio, perché quella qui, in Italia, è
solo una sua ghignante e trucida caricatura .
Avv. Edoardo Longo
Nessun commento:
Posta un commento