"Piuttosto morire per mantenere una parola che morire da traditore!"
Non meno di 220 furono i piloti - ufficiali, sottufficiali e allievi -
caduti fra i ranghi dell'ANR nei 20 mesi della RSI. Oltre il 20% del
personale navigante disponibile nella RSI si era sacrificato per
adempiere al proprio dovere di aviatori e di italiani, nel tentativo
forse impossibile ma generoso, di difendere l'Italia e i suoi cittadini.
Fra tutti questi indimenticabili soldati dell'onore, abbiamo scelto
simbolicamente due storie legate ad altrettanti personaggi, ma tutti
sarebbero a nostro giudizio meritevoli di menzione, poiché ricordare
questi aviatori significa ricordarne molti altri ed onorarli tutti - i
più conosciuti ma soprattutto gli sconosciuti - spesso emarginati,
anonimi pur anagrafati, semplici nelle loro manifestazioni quotidiane.
La storia del primo - un giovane sottotenente pilota di nome Sergio
Orsolan - si concluse tragicamente al suo esordio in combattimento con
l'ANR; la storia del secondo - maggiore pilota Adriano Visconti - ebbe
ugualmente tragico epilogo con una raffica di mitra alle spalle, dopo
essere sopravvissuto a cento e cento combattimenti ed essersi ritrovato a
fine guerra casualmente vivo ma col destino segnato da uomini vili.
La vita di aviatore di Sergio Orsolan inizia nel gennaio 1940 alla
scuola di volo di Grosseto, prosegue nell'Accademia Aeronautica di
Caserta da cui esce sottotenente in SPE nel febbraio 1943, continua con
la scuola caccia di Gorizia e l'assegnazione al 3° Gruppo autonomo CT
dislocato in Sicilia.
Il 3 marzo abbatte in combattimento un P. 38 "Lightning", lotta
strenuamente alla difesa dell'isola invasa dal nemico e si ritrova nel
settembre a Caselle torinese in attesa di ricostituire il suo reparto
decimato e privo di aeroplani.
Rientra a casa dopo molte peripezie, si presenta nell'ANR e viene
assegnato al 2° Gruppo CT nella squadriglia del capitano Drago, dove
ritrova i vecchi compagni della Sicilia e rinnovato entusiasmo per
tornare a combattere.
Nella primavera del 1944 il reparto può considerarsi pronto a
riprendere la lotta e il 25 maggio decolla su allarme da Cascina Vaga di
Pavia con altri 9 G.55 per intercettare bombardieri scortati da caccia
diretti dal mar Tirreno in Lombardia: sono B. 24 "Liberator" scortati
dai soliti P. 38 già conosciuti in Sicilia.
Il combattimento si accende ad oltre 5000 metri d'altezza, si
fraziona in duelli e attacchi ai quadrimotori con l'abbattimento di un
"Lightning" ad opera proprio di Orsolan, di un "Liberator" per attacchi
di Feliciani e mitragliamenti agli altri aerei da parte di Drago,
Fagiano, Mingozzi, Camerani, Luziani, Marin.
Travo/Bobbiano in provincia di Piacenza distruggendosi in frammenti così minuti da rendere particolarmente difficile la pietosa opera di recupero fatta da un umile fabbro del posto - Luigi Bozzarelli. Egli raccolse in una cassettina di legno pochi resti e la seppellì poco distante dal punto in cui era caduto l'aereo. Soltanto due anni più tardi, a guerra finita, fu possibile rintracciare con fatica la cassetta e consegnarla ai familiari per una cristiana sepoltura.
Sergio, giovane eroe del cielo, moriva a 26 anni per una Italia che
intendeva difendere e che non meritava il suo sacrificio, poiché 10 anni
più tardi, dimostrando indifferenza e ingratitudine vergognosa,
concedeva ai familiari dello sfortunato pilota, una pensione di L.
10.000. Tanto valeva la vita di un aviatore per l'Italia della
resistenza e della corruzione generalizzata.
"Chiedi infinito cielo d'ogni bellezza adorno, so che a chi doni
l'ali, la vita chiedi in dono" scriveva quasi come un presagio Sergio
Orsolan in una delle sue ultime poesie.
La storia di Adriano Visconti ugualmente tragica, si concludeva non
nel cielo, suo naturale elemento, ma nel tetro cortile di una caserma
milanese il 29 aprile 1945: una fine amara, non certamente quella
riservata agli aviatori, avvilente per chi a 47 anni da quei fatti,
dimostra ancora, ignorandoli volutamente, viltà, grettezza d'animo,
opportunismo. Visconti non fu un pilota come tanti altri, ma l'Asso
indiscusso dell'Aviazione italiana nella 2^ guerra mondiale con 26
abbattimenti accreditati: pochi se rapportati a quelli degli assi più
famosi, ma ottenuti però con aerei impossibili, quasi disarmati,
sicuramente obsoleti anche trattandosi di MC.202, nel confronto con
Spitfire, Mustang, Zero, Messerschmitt, Yakovlev con cui operarono i
piloti stranieri.
Visconti potrebbe benissimo identificarsi per audacia e
comportamenti con Baracca, Ruffo di Calabria, Scaroni Assi della 1a
guerra mondiale - che meritarono ugualmente per il loro valore
ricompense e medaglie, onori particolari, intestazioni di reparti e
aeroporti, monumenti e strade cittadine con la trascrizione onorifica
del loro passato sui libri di storia e nei testi ufficiali
dell'Aeronautica.
Visconti, combattente della R.S.I., non ebbe niente di tutto questo
se non la voluta dimenticanza del suo nome e delle sue gesta da parte
dei responsabili al vertice dell'aviazione italiana con l'accurata
estromissione del suo passato da ogni celebrazione ufficiale. L'ipocrita
osservanza della politica manichea e la congiura imbarazzata del
silenzio evitavano rischi di carriera per chi allora comandava. Eppure
si consideri che alcuni dei suoi assassini sono assurti immeritatamente a
rappresentanti del popolo, mentre la viltà di chi si è prestato ad una
politica spregevole è stata ripagata con la vergogna e l'emarginazione:
avvilente conclusione dell'omertà anche il disprezzo dei potenti di
turno.
Mentre il giovane Orsolan imparava a volare Visconti iniziava a
combattere volando per 1400 ore di attività bellica, partecipando a 591
missioni di guerra con 72 combattimenti, abbattendo 19 aerei prima e
altri 7 dopo l'armistizio, due volte abbattuto in battaglia, ferito,
menomato fisicamente per postumi; un risultato di grande rilevanza
morale compendiato dall'assegnazione di 6 medaglie d'argento, 2 di
bronzo, due promozioni per meriti di guerra, le croci di ferro di 1 e 2
classe e soprattutto il meritato titolo di Asso dell'Aviazione italiana
nella 2^ guerra mondiale conquistato a 30 anni di età al comando del 1°
Gruppo Caccia dell'A.N.R.
Una grande sala dedicata al settore aeronautico del Mall Memorial
Lincoln di Washington è dedicata agli Assi della 2^ guerra mondiale,
suddivisi per nazione e con a fianco il numero degli abbattimenti e le
indicazioni necessarie a corredo della foto esposta. Per l'Italia
figurano degnamente Adriano Visconti e Franco Bordoni-Bisleri (24
vittorie). Come tutti gli altri, sono stati selezionati e designati come
rappresentanti delle singole nazioni da una commissione internazionale
di piloti (l'Italia ufficiale non ebbe alcun componente nella
commissione) ma la scelta di quegli aviatori stranieri non venne
offuscata dal dubbio scegliendo Visconti per l'Italia.
Conosciuto e onorato all'estero, negletto ed emarginato in patria da
una antistorica viltà è visto annualmente da milioni di visitatori
stranieri, che ammirano gli uomini più valorosi nella guerra nei cieli.
Noi continueremo a ricordarlo e onorarlo come sempre, poiché viviamo
del suo passato e delle sue gesta, sapendo che Adriano riposa finalmente
in pace confuso fra conosciuti o sconosciuti combattenti dell'onore nel
suggestivo campo 10 del Musocco di Milano; la città dove venne vilmente
ucciso da partigiani con una raffica sparata alle spalle. Secondo il
loro abituale comportamento.
Nino Arena
LE ONORIFICENZE
Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Ufficiale pilota di grande calma e
sangue freddo, provato in numerose e rischiose ricognizioni e in audaci
attacchi contro autoblinde nemiche, durante una missione bellica veniva
attaccato da tre caccia nemici che danneggiavano gravemente il velivolo.
Con abile manovra atterrava su un campo di fortuna organizzando subito,
con spirito combattivo, la strenua difesa dell'equipaggio.»
— Cielo di Sidi Omar - Amseat - Sidi azeis, 11-14 giugno 1940
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Pilota d'assalto, durante un'azione
di spezzonamento e mitragliamento contro mezzi corazzati nemici,
attaccato da numerosi velivoli, persisteva nell'azione sino al completo
successo. Nonostante il rabbioso fuoco di un caccia che lo seguiva da
presso, si addentrava in territorio avversario recando l'offesa contro
altre autoblindo avvistate e riuscendo, con le ultime munizioni, a
distruggerne una in fiamme. In successiva operazioni contro mezzi
meccanizzati nemici riconfermava le ottime dote di combattente audace ed
aggressivo, infliggendo al nemico gravi perdite e rientrando spesso
alla base con il velivolo gravemente colpito.»
— Cielo della Marmarica, giugno - settembre 1940
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Capo pattuglia di formazioni
d'assalto lanciate, durante aspra battaglia, a mitragliare e spezzonare
forti masse meccanizzate nemiche, partecipava con impetuoso eroico
slancio a ripetute azioni a volo radente, contribuendo a distruggere ed a
immobilizzare numerose autoblindo e carri armati avversari, più volte
rientrando alla base con l'apparecchio colpito dalla violenta reazione
contraerea. Alto esempio di coraggio, dedizione assoluta al dovere e
superbo sprezzo del pericolo.»
— Cielo di Sidi Barrani, Bug Bug, Fayres, 9 - 12 dicembre 1940
Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Partecipava, quale pilota da caccia,
alla luminosa vittoria dell'Ala d'Italia nei giorni 14 e 15 giugno nel
Mediterraneo. Durante lo svolgimento di una battaglia navale si
prodigava dall'alba al tramonto in voli d'allarme, di scorta e di
ricognizione abbattendo un velivolo da combattimento avversario e
recando preziose notizie sui movimenti delle unità navali nemiche»
— Cielo del Mediterraneo, 14 e 15 giugno 1942
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Valoroso pilota da caccia, già
distintosi in numerose azioni di guerra, durante un volo di scorta ad un
apparecchio da ricognizione fotografica operante su unità navali
nemiche, attaccava da solo quattro caccia avversari e, dopo vivacissimo
combattimento, ne abbatteva due in fiamme e costringeva gli altri alla
fuga, permettendo al ricognitore di svolgere regolarmente la sua
missione.»
— Cielo del Mediterraneo centrale, 13 agosto 1942
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Valoroso comandante di squadriglia,
già distintosi in precedenti periodi operativi, partecipava nel breve
volgere di tempo durante l'attuale ciclo, a quattro violenti
combattimenti nello svolgersi dei quali confermava le sue doti di abile e
valoroso combattente e durante i quali abbatteva sicuramente un
velivolo, uno probabile e ne danneggiava altri sei. Il 29 aprile, mentre
coi propri gregari faceva parte di una nostra esigua formazione
attaccante oltre sessanta velivoli nemici da caccia, di protezione a
bombardieri che tentavano un'azione contro naviglio nazionale, con
indomito spirito aggressivo si lanciava sugli avversari e con il fuoco
delle proprie armi ne sconvolgeva la formazione collaborando
all'abbattimento di numerosi velivoli nemici ed alla realizzazione di
una fulgida vittoria dell'Ala Italiana che veniva citata all'ordine del
giorno.»
— Cielo della Tunisia, 29 aprile 1943
LA SENTENZA DI CONDANNA A MORTE
Aprile 1944, Visconti a bordo di un Macchi C.205
L'Aeronautica Nazionale Repubblicana
L'istituzione di un'aviazione per la nascente repubblica fascista
risale alla nomina del tenente colonnello Ernesto Botto a
sottosegretario per l'aeronautica il 23 settembre 1943, durante la
riunione del consiglio dei ministri della RSI.
Botto si insediò nel suo ufficio al Ministero dell'Aeronautica il 1º
ottobre e si trovò di fronte una situazione assai ingarbugliata, le cui
cause erano da ricercare nella mancanza di collegamenti e nelle
iniziative tedesche: il comandante della Luftflotte 2, il
Feldmaresciallo Wolfram von Richthofen, aveva già iniziato a radunare il
personale della Regia Aeronautica da arruolare nella Luftwaffe. Il
Feldmaresciallo Albert Kesselring, a sua volta, aveva nominato il
tenente colonnello Tito Falconi "ispettore della caccia italiana", con
il compito di rimettere la suddetta caccia in condizione di combattere.
Per di più Richtofen aveva nominato un comandante per l'aviazione
italiana nella persona del generale Müller.
Tra reciproche incomprensioni, distanze e differenze di vedute, la
costituzione dell'Aeronautica Repubblicana dovette attendere
l'autorizzazione personale di Hitler in novembre, dopo che le proteste
ufficiali di Botto avevano risalito l'intera scala gerarchica tedesca.
Nel gennaio del 1944 si iniziava così la formazione dei reparti: un
gruppo per ogni specialità ,caccia, su Macchi M.C.205 Veltro,
aerosiluranti, su Savoia-Marchetti S.M.79 e trasporto, con una
squadriglia complementare. Il tutto, per le operazioni, dipendeva dai
comandi tedeschi. In aprile veniva formato un ulteriore gruppo di
caccia, su Fiat G.55 Centauro.
Nel giugno dello stesso anno iniziò il passaggio ai velivoli tedeschi
Messerschmitt Bf-109G-6, che avrebbero dovuto armare anche il nuovo 3º
Gruppo. Questa espansione della caccia fu dovuta sia al crescente
disimpegno della Luftwaffe dal settore meridionale, sia dai buoni
risultati conseguiti inizialmente. Ma questi terminarono ben presto ed
il tasso di perdite cominciò a farsi in breve tempo superiore al numero
di abbattimenti ottenuto.
Complessivamente nel periodo tra il 3 gennaio 1944 e il 19 aprile
1945 il 1º gruppo registrò 113 vittorie sicure e 45 probabili nel corso
di 46 combattimenti. Il 2º gruppo, entrato in linea nell'aprile 1944,
all'aprile 1945 registrò nel corso di 48 combattimenti ben 114 vittorie
sicure e 48 probabili.
L'aeronautica della RSI, che comprese anche l'artiglieria contraerea
ed i paracadutisti, era costituita da tre Gruppi Caccia, che
contrastarono per quanto possibile la superiorità dell'aviazione nemica,
il gruppo aerosiluranti Faggioni , caduto col suo aereo durante la
battaglia di Anzio, e due gruppi di aerotrasporti.
Il Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni", comandato da Carlo
Faggioni subì forti perdite mentre attaccava la flotta alleata che
supportava la testa di ponte di Anzio. Nonostante le numerose navi
colpite, la vita operativa del gruppo fu piuttosto avara di
riconoscimenti: l'unico siluro messo a segno dopo tanto impegno, fu
quello che danneggiò un piroscafo britannico, colpito a Nord di Bengasi,
nel periodo in cui il reparto operava da basi ubicate in Grecia, e un
piroscafo al
largo di Rimini il 5 gennaio 1945. Da segnalare dopo la morte di Faggioni il raid che il gruppo fece contro la piazzaforte di Gibilterra, guidata dal nuovo comandante Marino Marini. Quanto al gruppo dei trasporti ,al quale se ne aggiunse un secondo, fu utilizzato dalla Luftwaffe sul fronte orientale e poi sciolto nell'estate del 1944.
largo di Rimini il 5 gennaio 1945. Da segnalare dopo la morte di Faggioni il raid che il gruppo fece contro la piazzaforte di Gibilterra, guidata dal nuovo comandante Marino Marini. Quanto al gruppo dei trasporti ,al quale se ne aggiunse un secondo, fu utilizzato dalla Luftwaffe sul fronte orientale e poi sciolto nell'estate del 1944.
Anche gli altri reparti, in sostanza, subirono la stessa sorte nello
stesso momento: in quei mesi i rapporti fra i vertici militari della RSI
e quelli tedeschi erano peggiorati notevolmente, i cui mezzi e piloti
subivano un eccessivo logorio. Von Richtofen, che doveva ridurre
ulteriormente la presenza aerea tedesca in Italia, pensò di risolvere la
questione sciogliendo i reparti della RSI e sostituendoli con una sorta
di "legione aerea italiana", strutturata secondo il modello del
Fliegerkorps tedesco, il cui comandante sarebbe stato il generale di
brigata aerea Tessari, che avrebbe così lasciato la carica di
sottosegretario che ricopriva dopo l'esonero di Botto. Le solite
rivalità interne e incomprensioni fecero bloccare il piano, lasciando la
RSI di fatto senza aviazione fino a settembre, quando si riuscì a
rimettere in moto il processo. Da ottobre fino al gennaio del 1945,
quando il 1º gruppo tornò dall'addestramento in Germania, il 2º fu
l'unico reparto di caccia disponibile per contrastare l'azione degli
Alleati. Ma l'arrivo della nuova unità mutò di poco la situazione
complessiva.
Le ultime missioni di volo vennero svolte il 19 aprile, quando i due
gruppi intercettarono dei bombardieri e dei ricognitori, probabilmente
statunitensi: uno dei ricognitori venne abbattuto, a prezzo di un
caccia; quanto allo scontro con i bombardieri, questo fu disastroso e
gli aerei della RSI, colti di sorpresa dalla reazione della scorta,
subirono cinque perdite. Nei giorni successivi, impossibilitati a
compiere decolli per mancanza di carburante e sottoposti a continui
attacchi, i reparti distrussero il materiale di volo e si arresero.
BERGAMO REPUBBLICANA 13 MARZO 1944
Maggiore Pilota Adriano Visconti di Lampugnano, comandante del l° Gruppo
Caccia, il più grande degli assi italiani della 2a guerra mondiale con
26 vittorie accreditate (19 aerei abbattuti nella Regia aeronautica e 7
nell'Aeronautica repubblicana) e 18 probabili, secondo le graduatorie
straniere. La sua presenza non risulta, invece, nella graduatoria
italiana. Quasi non sia esistito, quasi non abbia sostenuto 72
combattimenti, per i quali gli furono conferite, al Valor Militare, 2
medaglie di bronzo, 6 d'argento, 3 croci di ferro, 1 promozione per
merito di guerra. La sua partecipazione al conflitto fu ininterrotta dal
giorno della dichiarazione di guerra fino alla tragica conclusione.
Dopo l'8 settembre Visconti fu impegnato nella formazione dell'A.N.R.,
comandando inizialmente la 1° Squadriglia e successivamente, divenuto
Maggiore, il 1° Gruppo Caccia.Il 29 aprile '45, a Gallarate, Adriano
Visconti sottoscrisse un accordo controfirmato da rappresentanti della
Regia aeronautica, del C.L.N.A.I., del C.L.N. e da 4 capi partigiani
(tra i quali Aldo Aniasi "Iso", poi deputato e sindaco di Milano).
L'accordo garantiva la libertà ai sottufficiali ed agli avieri del
Gruppo, l'incolumità personale di tutti gli ufficiali, nonché l'impegno
di consegnarsi alle autorità militari italiane o alleate, come
prigionieri di guerra. Condotti a Milano nella caserma del "Savoia
Cavalleria" tutti gli ufficiali, il Visconti ed il suo aiutante, S. Ten.
pilota Valerio Stefanini, furono assassinati a raffiche di mitra alla
schiena, sparate dai partigiani che occupavano la caserma.Inutilmente il
S. Ten. Stefanini cercava di proteggere il suo Comandante che, caduto
in ginocchio, veniva finito con alcuni colpi di pistola a bruciapelo.
Erano le 13.30 del 29 aprile 1945. L’uccisione di Visconti e di
Stefanini fu uno degli atti più barbari e vili commessi dai partigiani
comunisti in quel momento rappresentati dalla Xa brigata Redi e Xa
brigata Rocco.I due Ufficiali erano prigionieri di guerra e come tali
protetti dalla Convenzione di Ginevra, per cui gli assassini sono ancora
oggi perseguibili per legge.Come ricordato da chi lo ha conosciuto,
oltre ad essere stato un grande pilota ed un eccezionale comandante,
Visconti rappresentava il coraggio, la lealtà ed il valore di un
aviatore, che viene oggi ricordato anche nella galleria degli Assi del
Museo Nazionale dell'Aria e dello Spazio di Washington.
Nessun commento:
Posta un commento