ELOGIO DELLA CORRIDA
Certamente
se assistere ad una corrida significasse solamente vedere uno
spettacolo nel quale un toro sanguinante viene “picado”, banderillado”
ed ucciso, allora questo sarebbe uno spettacolo crudele e barbaro e ben a
ragione si sosterrebbe che tale spettacolo deve essere bandito e
vietato.
In
questo caso però il difetto non starebbe nella corrida, ma nella
sprovvedutezza e, lasciatecelo dire, nell’ignoranza, di chi va ad
assistere alla corrida senza sapere cosa essa sia e cosa essa significhi
nella tradizione non solo Spagnola, ma in quella della cultura e della
storia della civiltà occidentale..
In
tutta l’area delle civiltà mediterranee, dall’antico Egitto alla Creta
di Minosse e perciò sino dal 2000 avanti Cristo la tauromachia era
praticata con significati esoterici e con riti religiosi in quanto la
figura del toro rappresentava la forza bruta della natura che l’uomo era
costretto ad affrontare per sopravvivere e quindi la sua vittoria sul
toro selvaggio era la vittoria dell’intelligenza sulla forza, dello
spirito sulla materia, della volontà di potenza sulla cieca resistenza.
Questo
rito pagano così significativo e così simbolico dei valori spirituali
si è poi via, via tramandato sotto varie forme nella Grecia classica (
fatiche di Ercole ) e nella Roma antica e poi sino alla corrida della
Spagna e del Portogallo.
Già
queste considerazioni fanno apparire la corrida sotto un’altra luce,
diversa dalla superficiale ed ignorante interpretazione di chi la vuole
abolire perché non ci riesce a vedere altro che sangue e crudeltà
gratuite.
Il
rito è sempre la materializzazione di un concetto astratto, la
pedagogica incarnazione di un valore morale, la concretizzazione di una
tradizione che ha le sue radici nella storia e nella cultura di un
popolo ed è quindi profondamente significativo che il rito della
tauromachia sia presente in un così vasto spazio geografico e temporale
delle più significative civiltà che l’umanità abbia saputo esprimere.
Se
poi andiamo ad indagare sugli aspetti storici, etici e tradizionali
della corrida Spagnola, allora essa appare sotto una luce ben diversa da
come la vedono i suoi detrattori.
Un
piccolo uomo di una sessantina di chili affronta con estremo coraggio e
sprezzo del pericolo ( che vi assicuriamo che c’é..! ) una valanga di
forza bruta e di agilità di cinquecento chilogrammi, infuriato e deciso
ad uccidere e lo fa con l’eleganza, la grazia e l’agilità di un
ballerino a dimostrare che queste doti, unite all’intelligenza ed alla
determinazione sono vincenti sulla forza bruta.
Per
questi motivi il torero vince sempre ed il toro muore, perché il rito
pretende la dimostrazione della superiorità dell’uomo sulla natura.
E
di rito vero e proprio si tratta con le sue regole, le sue immagini, i
suoi tempi che vanno dal vestito, il “Traje de luz”, ai tempi precisi
delle varie fasi, alla ricerca della morte misericordiosa in un solo
colpo di spada che passa tra le scapole e spacca il cuore passando per
le varie figure che esaltano il coraggio, lo sprezzo del pericolo e
l’orgoglio di mostrare queste doti nei vari passaggi così come negli
atteggiamenti!
I
tempi e le regole che sovrintendono in modo assolutamente inderogabile
la corrida hanno un’ulteriore ragione perché vogliono dimostrare come la
battaglia dell’intelligenza contro la forza bruta non può essere
frontale, ma abbia bisogno di fasi che la portano gradualmente
sconfiggerla pur partendo da una situazione di apparente inferiorità.
Certamente
il rito è cruento così come cruenta è la vita, quella vera, non quella
edulcorata delle immagini degli spot televisivi che distorcono la realtà
e mentono per incrementare la vendita dei detersivi, delle patatine,
dei pannoloni per i vecchi o dell’ultimo modello di automobile.
Il
torero che volge sprezzantemente le spalle al toro che potrebbe
caricarlo ad ogni istante e “brinda” alla folla, è un’immagine che resta
impressa nella mente e nel cuore di chi la vede e che suscita
ammirazione ed invidia per un coraggio che è di pochi e che tutti
vorrebbero avere,
Certo,
un mondo che si regge sulla Coca Cola, sui telefonini, sullo shopping
rimbecillente, sulla “sballo”, sui tatuaggi idioti e sul consumismo che
riduce le persone ad un ottuso gregge di rincoglioniti consumatori,
difficilmente riuscirà a penetrare i significati spirituali di un rito
come la corrida e si potrà solamente fermare agli aspetti più
superficiali e più spettacolari, ma ripetiamo, questo è un limite di
quel mondo e non certo di quello della corrida!
Alessandro Mezzano
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