POGGIO MIRTETO , 10 GIUGNO 1944 : QUANDO LA STRAGE BRITANNICA DIVENTA NAZISTA
Quando
una strage britannica diventa “ nazista” in ossequio al politicamente corretto –
>La strage di Poggio Mirteto del 10 giugno 1944 - Chi ha paura della verità
?
Di Claudio
Cantelmo
San Miniato, in
provincia di Pisa, è stato per mezzo secolo un tempio dell’antifascismo, quei
mausolei “naturali” che, per essere stati oggetto di una strage tedesca durante
la Seconda Guerra Mondiale, si sono prestati alla speculazione dei partiti
dell’arco costituzionale ed essere, di conseguenza, elevati a fabbriche di odio
antifascista permanente. Quei luoghi sacri agli istituti della Resistenza
(immaginaria) e alle associazioni dei partigiani (del dopo la guerra,
ovviamente), davanti ai quali, a scadenze prestabilite, si riuniscono
obbligatoriamente tutti gli studenti del circondario per ascoltare il verbo dei
politici di professione, tutti uniti a tramandare, di generazione in
generazione, l’odio contro i nazisti e i fascisti. Anche i fratelli Taviani si
sono sentiti in dovere di contribuire alla diffusione della “buona novella” con
un famoso lungometraggio sulla strage “nazista” di San Miniato, La notte di San
Lorenzo (1982): tutto l’apparato della Repubblica Italiana, dalla destra
nazionale alla sinistra extra-parlamentare, aveva offerto il suo “agnello
sacrificale” – ricevendo ovviamente in cambio alti riconoscimenti economici e
politici – al mito della “liberazione”.
Ma il crollo del muro
di Berlino, la scomparsa del comunismo, ha provocato la frana di tanti miti
resistenziali, seppelliti dal peso della loro stessa menzogna. E così, a San
Miniato, quel mormorio “fascista” che
strisciava per le vie del paese si è fatto sempre più forte, fino ad esplodere
con effetti drammatici. E allora, anche chi per decenni aveva – dietro congruo
compenso – diffuso odio in nome dell’antifascismo di professione, ha dovuto
ammettere che a San Miniato c’era stato un piccolo
errore di valutazione. Sì, quel giorno, ad uccidere quei poveri innocenti – di
cui nessuno, tra l’latro, si era mai interessato, se non per sfruttarne la
morte sull’altare dell’antifascismo – non erano stati i Germanici, ma gli
Statunitensi. Ma perché indignarsi tanto? Il “male assoluto” era pur sempre il
“male assoluto”, una piccola bugia a fin di bene era sempre preferibile… alla
verità.
Il lettore si domanderà
cosa c’entra San Miniato con la provincia di Rieti. Ebbene, sembra che anche
questa provincia italiana, un tempo della Repubblica Sociale Italiana, abbia la
sua piccola San Miniato “irredenta”, dove una strage compiuta dai Britannici è
da sempre stata attribuita ai Germanici, per poterne sfruttare l’orrore in nome
dell’odio e dell’unità antifascista.
Quel 10 Giugno 1944,
mentre le truppe dell’Impero inglese avanzavano lungo la Salaria, senza per
altro incontrare resistenza, Poggio Mirteto viveva l’ansia dei “grandi giorni”.
I fascisti e il grosso delle unità tedesche avevano lasciato la provincia di
Rieti da alcuni giorni, in tutta tranquillità, senza essere disturbati da
nessuno. Di partigiani neppure l’ombra, solo qualche mitragliamento aereo
anglo-americano aveva impensierito la lunga marcia verso il Nord, dove si
sarebbe continuata la battaglia per la libertà e l’onore d’Italia. Quel 10
Giugno, solo alcuni piccoli reparti germanici rimanevano in zona, per gli
ultimi preparativi. Contro queste unità si accanì l’aviazione anglo-americana e
le artiglierie britanniche, intenzionate a radere al suolo qualsiasi cosa si
frapponesse alle truppe in marcia, fossero semplici casali di campagna, fossero
piccoli paesi di montagna. E prima dell’arrivo delle truppe, un’ultima azione
di “bonifica” a suon di mortai.
Nessun combattimento a viso aperto si voleva coi Germanici. Difficile
sconfiggerli solo con i Fanti, anche se in rapporto di uno a dieci. E così,
alla vista di Poggio Mirteto, importante centro reatino, dotato fino a qualche
giorno prima anche di un forte ed efficiente Presidio della Guardia Nazionale
Repubblicana, gli Inglesi – nel timore fossero presenti ancora unità nemiche –
decisero di “spazzolarlo” con i mortai,
prima dell’entrata delle truppe. La sorte volle che diversi paesani stessero
saccheggiando un magazzino viveri quando avvenne l’attacco contro i nemici
immaginari: e fu strage. Un eccidio che fu un trauma per tutti coloro che
credevano fosse finalmente finita la guerra e le sofferenze. Una beffa
mostruosa che pregiudicava anche la mitologia della “liberazione”: come far
diventare un crimine di guerra commesso dai “liberatori” in una festa politica?
Il trauma psicologico e le necessità politiche imposero la rimozione della
realtà storica e quella che era solo una delle tanti stragi dei “liberatori di
schiavi”, divenne come per magia, un eccidio “nazi-fascista”, con tanto di
lapide ricordo, con tanto di manifestazioni di cordoglio, con tanto di
scolaresche schierate a sentire i sermoni dei Professoroni antifascisti (pagati
con i soldi dello Stato, ovviamente).
«A
70 anni da questo drammatico evento di sangue – ha dichiarato il Dott. Pietro Cappellari, Responsabile culturale
del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti – c’è chi
ancora tenta di speculare politicamente parlando di una “strage tedesca”. Le
risultanze storiche, la logica, un’analisi indipendente priva della distorsione
ideologica dei fatti in questione, però, pone seri dubbi su questa etichetta.
Siamo dell’avviso che i soli responsabili del massacro di Poggio Mirteto siano
i Britannici che, come al solito, preferirono aprirsi la strada con
l’aviazione, le artiglierie e i mortai, nel costante timore di dover affrontare
a viso aperto i reparti germanici sul campo di battaglia. Abbiamo chiesto al
Sindaco di modificare la lapide politica che nella piazza centrale del paese
ricorda il drammatico evento attribuendolo ai Tedeschi. Volevamo organizzare
insieme una manifestazione in ricordo delle vittime di quel crimine di guerra,
senza più speculazioni politiche, in modo che – finalmente – si potesse rendere
un omaggio disinteressato ai dimenticati di quel giorno, “liberarli” dalla
falsità e rendere loro giustizia. Dalla risposta avremmo espresso un giudizio
morale nei suoi confronti. Il lungo silenzio faccia esprimere questo giudizio
all’intera cittadinanza».
Leonessa, 8 Giugno 2014 -- BLOG AVV. E. LONGO
Claudio
Cantelmo
Ufficio
StampaComitato Pro 70° Anniversariodella RSI in Provincia di Rieti
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