dall' avvocato Edoardo Longo.
DA PARVUS A SOROS LA SOVVERSIONE DEI RE DI DENARI
Pochi conoscono oggi il
nome di Parvus, la cui vera identità è Izrail' Lazarevič Gel'fand, colui che ha
coniato il concetto di "rivoluzione permanente", poi attribuito a
Trockij.
Parvus nacque da
genitori ebrei a Berezino nel 1867, in Bielorussia; passò parte della gioventù
a Odessa (nell'odierna Ucraina, dove si associò a circoli rivoluzionari ebraici
del Bund).
Trasferitosi in Turchia
e poi in Germania, svolse un ruolo importante con lo Stato Maggiore tedesco nel
1917 per fare rientrare Lenin in Russia sul "vagone piombato" che
dalla Svizzera lo portò a San Pietroburgo, dove sotto la sua guida i
bolscevichi fecero il famoso Colpo di Stato d'Ottobre (Oktjabr'skij perevorot,
come lo chiamavano i russi dell'epoca).
Le due attività che
Parvus svolse per tutta la vita furono lo speculatore internazionale e il
rivoluzionario, specialità nelle quali eccelse al massimo grado. Il suo
identikit attuale corrisponde in modo quasi perfetto con George Soros, che di
nome fa György Schwartz, nato in Ungheria nel 1930 e anch'egli ebreo. Soros non
solo ha tratto profitti stratosferici grazie alle sue attività di speculatore
"illuminato" (nel 1992, per esempio, mise in ginocchio la sterlina
inglese e la lira italiana), ma può essere considerato uno dei maggiori ideatori-finanziatori
delle "rivoluzioni colorate" e "guerre umanitarie" che
stanno mettendo a ferro e fuoco Medio Oriente ed Est Europa.
È sempre lui che, dietro una spessa cortina
fumogena di benefattore internazionale e filantropo, sostiene e foraggia
l’esodo di immigrati (frutto delle guerre e del caos generato dall’Occidente)
che sta scardinando il sistema sociale e l’identità dell’Europa. Speculatori e
rivoluzionari al medesimo tempo, un apparente ossimoro che ricorre di continuo
nella bimillenaria storia ebraica.
Reporter
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IL PESO INSOSTENIBILE DEL SAPERE
Sei mesi fa ero seduto su una comoda poltrona di
pelle nello splendido salotto di un pezzo da novanta del mondo accademico
italiano. Appese alle pareti c'erano le locandine giganti delle sue conferenze,
sulle quali erano stampate le sue foto. Alcuni suoi libri erano stati collocati
con fare sapiente sul grande tavolo di cristallo vicino alla poltrona, in modo
da attirare l'attenzione degli ospiti.
Si parlava della Storia del Novecento e delle tesi
revisioniste sostenute nel mio libro, che lui aveva letto in anteprima.
Il luminare scandisce con solennità le seguenti
parole:
“La
Rivoluzione d'Ottobre è il punto di incontro tra le esigenze delle masse
lavoratrici sfruttate e la dottrina marxista. Non ci sono complotti, caro
Montermini”.
A questo punto sbotto:
“Ma ci sono le
prove dei finanziamenti dei banchieri ebrei ai comunisti!”
Senza perdere il suo aplomb il luminare mi risponde:
“Non è vero
niente!”
“Come
sarebbe a dire che non è vero?” - chiedo io
meravigliato – “Lei conosce
"Wall Street and the Bolshevik revolution" di Antony Sutton? Lì sono
pubblicate le ricevute di pagamento dei banchieri che...”
“Non
conosco Sutton e non mi interessa!" - Taglia corto lui.
Dopo questo commento così lapidario tra noi cadde il
gelo.
Se vi dicessi il nome di questo luminare rimarreste
tutti a bocca aperta, ma questo non è importante.
Ciò che conta è la serietà con la quale viene
condotta la ricerca scientifica da parte degli storici italiani: "non conosco e non mi interessa!"
Enrico
Montermini, 17/07/2017
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PROSSIMA FERMATA : BARATRO
Dopo la fine della
Seconda Guerra Mondiale la società è progressivamente cambiata fino a
diventare, con l’aiuto della modernità e di tutto ciò che da essa consegue,
quella in cui oggi purtroppo siamo chiamati a vivere.
Chi pensa dunque che lo
scenario odierno sia il frutto di una serie di casualità slegate tra loro, o
crede che sia soltanto il risultato delle innovazioni tecnologiche piuttosto
che del decadimento generale dell’essere umano, ormai immerso esclusivamente in
questioni materiali e poco incline ad andare oltre l’apparenza delle cose,
commette un clamoroso errore, che rischia di compromettere alla base
l’effettuazione di un’analisi esaustiva tesa a fare una sorta di radiografia di
questo pianeta ormai sempre più deteriorato.
Ciò con cui oggi ci
troviamo a fare i conti non è altro se non l’epilogo di un percorso iniziato
nel millenovecentoquarantacinque, che aveva lo scopo di portare le diverse
nazioni al collasso, politico, sociale, economico, e anche morale, favorendo cosi
la formazione di un unico governo trasnsnazionale.
E’ in questi quattro
ambiti poco sopra elencati che il degrado generale ha preso il sopravvento, e
ci ha consegnato oggi una situazione che è diventata insostenibile, la quale
purtroppo, stando cosi le cose, può solamente trovare un peggioramento.
Si è scritto di un lato
morale che assume un ruolo importante nella determinazione fattuale della crisi
in cui siamo, perché è proprio la mancanza di moralità, di disciplina popolare
non intesa come mero ordine in stile militaresco ma come il seguire una
determinata scala valoriale e non prescindere mai da essa nelle scelte che poi
determinano il futuro di una comunità nazionale, che fa si che siano gli stessi
cittadini, lasciati allo sbando da istituzioni che non hanno per nulla a cuore
i loro interessi, a determinare la loro situazione, aderendo più o meno
convintamente alla truffa democratica che si concretizza per mezzo delle
elezioni politiche.
Ciò che la parte
sconfitta militarmente nel secondo conflitto mondiale aveva saputo dare ai
popoli posti sotto la propria influenza era appunto una preparazione
totale, che permetteva a questi ultimi
di non cadere nei tranelli che oggi il sistema vigente ci pone quotidianamente davanti.
Il popolo tedesco prima
di tutto, per alcuni tratti quello italiano, e poi anche se in tono minore tutti quelli posti
sotto l’influenza dell’asse, conoscevano chi era il proprio nemico, e sapevano
di poter contare su un governo che era intenzionato a combatterlo fino alla
fine.
Oggi la situazione è
completamente rovesciata, in quanto è quello stesso nemico che, prima più
implicitamente e oggi sempre più alla luce del sole, governa le nostre vite.
Quell’avversario oggi
detiene nelle sue mani un potere mondiale indiscutibile, e non lascia molte
alternative a sé stesso, in quanto chi gli osa porsi contro, oltre ad essere il
più delle volte un’entità geograficamente ristretta, viene ostacolato,
combattuto e poi depredato, e la Siria di questo ne è solo l’ultimo esempio.
Questo capovolgimento
che pone ai vertici di un’immaginaria piramide governativa i peggiori nemici
dei popoli non può non determinare con essa una crisi valoriale indiscutibile.
Ciò accade
principalmente perché occorre che i principi fondamentali che devono far parte
di una più o meno vasta organizzazione comunitaria e devono determinarne un
alto grado di coesione siano fattori
che portino all’aggregazione.
Ci riferiamo quindi
alla solidarietà popolare, al rinforzare il legame del presente con il passato,
che si identifica in questo caso con la storia, al rispetto delle persone
anziane non solamente in quanto individui ma più spiritualmente come occupanti
del medesimo spazio e animatori di quel filo conduttore che porta le
generazioni a succedersi l’una all’altra mantenendo la stessa identità, ma
anche al rispetto delle donne in tutti i ruoli che sono chiamate a ricoprire
nel ciclo dell’esistenza, quindi dall’essere persona all’essere generatrici di
altre persone, vedendole perciò idealmente come il motore della vita e la garanzia
del proseguimento della stessa.
Non a caso questi erano
alcuni dei valori che il Nazionalsocialismo offriva al suo popolo, a se i
tedeschi sono diventati negli anni in cui quell’esperienza politica ha avuto
luogo compatti fieri e orgogliosi come mai forse lo erano stati nella propria
storia lo si deve all’attuazione di quelle istanze sociali e solidaristiche,
che determinavano il sentirsi non più mero individuo astratto, ma parte di un
sistema poggiato sulla giustizia.
Il fatto che il potere
ebraico, quello della massoneria, e in generale tutto l’apparato plutocratico e
reazionario occidentale si sia posto contro quella che loro consideravano
giustamente dal loro punto di vista essere una grave minaccia non deve essere
visto, in maniera meramente materialista, solamente determinato da un’opposizione alla politica economica
portata avanti in Germania durante quegli anni.
Si è trattato di
un’avversione totale a un modello di vita che rimetteva le cose troppo al loro
posto e nel caso fosse stato attuato globalmente non avrebbe consentito più il
perpetrarsi delle ingiustizie che oggi siamo quotidianamente costretti a
vedere.
I padroni del mondo
conoscono solo le regole del profitto e dell’arricchimento personale, non
importa se esso sia a scapito del prossimo o, come sovente accade, di migliaia
e migliaia di persone.
Per questo motivo
l’azione del mondialismo, che esso può compiere con estrema facilità in quanto
controlla attraverso i suoi accaniti fautori i maggiori organi di informazione,
è quella essenzialmente di togliere certezze ai popoli.
Ecco che quindi la
politica liberista di precarizzazione del lavoro non solo serve per aumentare i
profitti dei grandi capitalisti, ma è congeniale anche a mandare il lavoratore
allo sbando, togliendogli una base solida sulla quale sviluppare un progetto di
vita che gli consenta di realizzare sé stesso all’interno della comunità a cui
appartiene.
Vediamo come si passi
facilmente dalla crisi valoriale, e quindi morale, a quella sociale, e ciò
accentua più che mai l’ipotesi che non sia opportuno parlare del degrado
sociale come di tanti settori disuniti tra loro, ma sarebbe più indicato farlo
partendo dalla consapevolezza che ci troviamo davanti ad un blocco unico, in
cui tutti gli elementi sono collegati.
Il lavoro porta con sé
una crisi sociale dilagante. Dalla mancanza di un elemento base come questo
dipende ad esempio la crisi delle nascite, in quanto tale precarietà determina
l’impossibilità di mettere al mondo una nuova vita e poter garantire ad essa un
avvenire certo e sicuro.
La non presenza di un
sostentamento economico stabile è anche la causa per la quale molte coppie
devono rinunciare ad andare a vivere insieme e costituire quindi un nuovo
nucleo famigliare e da tale aspetto dipendono due elementi molto negativi: il
primo è uno smarrimento di prospettiva
individuale delle persone coinvolte, il secondo è un danno alla collettività in
senso comunitario, in quanto il non
costituirsi in soggetto sociale indebolisce il contesto territoriale nel quale
ci si muove.
Appare essere
indiscutibile perciò che la crisi della società che oggi siamo chiamati ad
analizzare non debba essere scomposta, altrimenti se ne perderebbe in maniera
irrimediabile il senso.
Abbiamo visto come la
crisi morale sviluppatasi con il disorientamento dell’uomo, ( che avviene
attraverso la messa in discussione del sistema dei principi base ai quali egli
dovrebbe attenersi per condurre una vita dignitosa e soddisfacente), determini
anche una crisi sociale ( mancanza di lavoro e quindi impossibilità di
progettare un futuro) e una meramente economica (povertà).
Proprio alla crisi
economica e di conseguenza a tutti gli altri aspetti precedentemente analizzati
è legata a filo doppio quella che possiamo classificare come una crisi politica
che sta raggiungendo in questi anni il suo apice.
Per crisi politica noi
si intende, come farebbero i feticisti della democrazia, un momento
parlamentare difficile nel quale risulta complesso trovare una maggioranza
politica: noi diamo al termine politica un significato totale.
Il sistema politico
mondiale che oggi ci governa è il risultato delle più rosee previsioni dei
vincitori della Seconda Guerra Mondiale: il loro trionfo sta non solo nel poter
muovere le nazioni come pedine su una scacchiera, ma nell’avere il totale appoggio
dei popoli mentre questo accade.
Mentre infatti l’uomo è
immerso nelle difficoltà giornaliere dovute alla situazione difficile in cui è
costretto a vivere i grandi capitalisti giocano sul pianeta le partite
fondamentali.
Durante le ore che
passiamo ad essere sfruttati dentro un ufficio da altre parti del mondo si
sganciano bombe su civili inermi, si cancellano vite, si distruggono intere
nazioni.
Questo noi facciamo
solo finta di non saperlo, trincerandoci dietro il fatto che i maggiori organi
di informazione, collusi con il potere, non ne parlano o danno a ciò una
motivazione errata del tutto confacente ai propri interessi, disinteressandoci
quindi in definitiva a tutto ciò che accade lontano da noi, inconsapevoli del
fatto che le conseguenze di ciò saremo proprio noi a subirle.
La pigrizia che pervade la popolazione è un altro aspetto che
ha portato a questa situazione di degrado sociale: la modernità, l’ossessiva
avanzata della tecnologia, voluta e incoraggiata proprio dai governanti del mondo,
ci ha tolto la voglia di indagare, di andare oltre l’apparenza, di affidarci a
fonti alternative.
Oggi per leggere una
notizia basta un secondo, ma l’articolo che viene messo cosi velocemente a
disposizione del cittadino altro non è che il frutto di quello che il sistema
vuole che si sappia, ovvero la realtà plagiata che esso desidera inculcare nella mente delle
persone.
Si fanno passare i
messaggi più assurdi come assolutamente veri, quando basterebbe utilizzare la
logica per accorgersi della loro falsità.
Si scambiano i buoni
per i cattivi e viceversa, si dipingono come dittatori feroci coloro che
tentano solo di non svendere la propria nazione ai mercanti e agli usurai
mentre dall’altra parte vengono fatte lodi sperticate a fantomatiche culle di
democrazia tacendo il fatto che da decenni esse costringono i popoli vicini
alla fame e erigono muri dal sapore tutt’altro che libertario.
In questo desolante
contesto la cosa più utile da fare è
cercare di portare il maggior numero di
persone possibile a ragionare lucidamente su chi davvero determina la loro
condizione sociale, ovvero la dittatura bancaria, il potere ebraico e le
organizzazioni massoniche, vale a dire il triangolo mondialista per eccellenza.
Daniele
Proietti
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