sabato 14 febbraio 2015

L'ANTROPOFAGO - di Ida Magli




EDITORIALI

L'antropofago


di Ida Magli
ItalianiLIberi
| 11.02.2015

  L’Italia vive ormai da anni fuori da qualsiasi norma democratica. Siamo giunti perfino all’assurdo che il Presidente della Repubblica è stato eletto da un Parlamento da lui stesso dichiarato illegittimo. Ma la responsabilità maggiore della situazione attuale è da attribuirsi alla politica fallimentare di Berlusconi, fallimentare per il suo partito che è praticamente diventato la ruota di scorta di Renzi, ma soprattutto per l’Italia dato che una democrazia dove non esiste opposizione diventa dittatura.

 L’ormai famoso “patto del Nazareno”, invenzione berlusconiana sotto la quale poteva passare qualsiasi cosa dato che non era pubblica, è diventato immediatamente, appena proposto, la maggiore leccornia per scatenare l’istinto antropofago che, come spiega Jonathan Swift nelle sue satire, sonnecchia in ogni essere umano, ma che nella lotta politica assume le vesti visibili del principio su cui è basata la società del profitto e del diritto di appropriazione: il più bravo è colui che mangia di più. Per ogni consenso espresso da Berlusconi alle mosse di Renzi nel nome del fantomatico patto del Nazareno, l’antropofago Renzi si è mangiato un pezzetto di Berlusconi, fino a quando, con l’elezione di Mattarella, non è rimasto più nulla da mangiare. Sembra incredibile che Berlusconi non se ne sia ancora accorto e che Forza Italia, pur consapevole, almeno nella maggioranza dei suoi membri, degli errori della politica berlusconiana, non abbia avuto la forza per imporre un cambiamento, una strategia di vera opposizione. Oggi però questo cambiamento è indispensabile. Prima di tutto per cercare di riequilibrare la “dittatura Renzi”, della quale è inutile accusare Renzi: nell’astenia politica creata dal consenso berlusconiano e dalla passività dei cittadini, totalmente esclusi, con il termine “riforme”, perfino dall’informazione su ciò che viene deciso, la sicurezza autoritaria di Renzi ha assunto un particolare fascino: il fascino trasmesso dalla deviazione dal codice della normalità  e della morale comune, quella che non permetterebbe di affermare: “Chiacchierate pure tanto io faccio quello che voglio”. È successo quindi che quanto più Renzi si rivela antropofago, tanto più piace alla massa dei cittadini, antropofagi repressi.

 I mezzi consensi offerti da Berlusconi sono quanto di peggio si possa immaginare per un partito come Forza Italia ormai privo di identità e di scopi. Senza aggressività, senza combattere contro qualcuno o qualcosa, non si può vincere nessuna battaglia. Se Berlusconi è un uomo ormai domato, sono i politici all’interno di Forza Italia a dover imporre una linea di assoluta determinazione: contro la politica di Renzi che ha comportato la perdita della democrazia (il ricorso alle elezioni viene presentato come uno spauracchio); contro la politica dell’Ue che, attraverso la moneta unica e il peso del debito ha fatto perdere agli Stati la sovranità e l’autonomia di governo. Il ricatto della Bce nei confronti della Grecia ha parlato chiaro; spetta all’Italia, se è ancora una nazione, condannarlo.

Ida Magli
09 febbraio 2015
       


                                                                                                                                           

venerdì 13 febbraio 2015

VIA AL DEMANSIONAMENTO



 ECONOMIA 2015
 
Jobs Act: Via al demansionamento

di Federico Dal Cortivo
 
Il vergognoso governo banco-finanziario di Renzi si appresta a colpire ancora una volta i lavoratori italiani.

La parola d’ordine è : Demansionare!

Punto finale di un disegno iniziato anni fa con la Legge Treu e che ha poi raggiunto la sua apoteosi con quella Biagi, ora si vuole colpire di fino i dipendenti delle aziende dando in mano ai padroni uno strumento in più.

Ciò sarà possibile, è quello che vuole attuare il governo , in modo diretto dal datore di lavoro nei casi di: riorganizzazione o ristrutturazione aziendale, ove siamo in presenza ragioni tecniche – oggettive (e chi le stabilisce giacché nessun rappresentante dei lavoratori siede nei CdA?), o per una inidoneità sorta durante la vita lavorativa a svolgere la mansione superiore.

 Oggi la legge prevede la possibilità di demansionare, ma nei limiti dell’equivalenza professionale, solo nei casi come i motivi di salute o per evitare il licenziamento. Nessun accordo può essere fatto in deroga.

Si vuole anche ampliare il campo della modifica delle mansioni mediante accordi con il sindacato o presso la Direzione Provinciale del Lavoro, oltre ai casi già previsti per legge si aggiungerebbero i motivi di vita-lavoro, la richiesta espressa del dipendente per un proprio interesse,oppure per inidoneità a ricoprire la mansione.

É facile intuire come oltre alla precarietà sempre più diffusa, che sta contraddistinguendo i contratti di lavoro in Italia, vi sia la chiara volontà di riportare le lancette dell’orologio indietro di oltre 100 anni, ai tempi dei cosiddetti “padroni delle ferriere”, dando carta bianca ai datori di lavoro e relegando i lavoratori al mero ruolo di merce da utilizzare nella più completa libertà di sfruttamento.

La vulgata neoliberista, grazie al controllo tout court dei media, oramai da qualche tempo ci recita la falsa storiella che “solo il mercato debba regolare la vita delle Nazioni”, mercato nel quale gli uomini sono considerati eufemisticamente “risorse”, come le materie prime.

Ora grazie al centrosinistra renziano, si sta per assestare un altro fendente contro una delle poche garanzie ancora rimaste del “fu Stato Sociale” d’anteguerra e del primo dopoguerra.

Falsamente i pifferai magici indicano nelle garanzie poste a tutela dei lavoratori dipendenti, i lacci e i lacciuoli che frenano lo “sviluppo” e “l’occupazione”italiana, si vuol far passare la sicurezza del contratto a tempo indeterminato come un “privilegio” di pochi contro i molti, come freno all’occupazione, come una bestemmia contro “l’illuminata guida dei guru del mercato”.

Si vuole far credere, che sia obsoleta e anacronistica ogni tutela contrattuale di chi lavora, arrivando finanche a stravolgere il significato della parola licenziamento, fatta apparire come d’incanto come una ”opportunità in più per misurarsi con se stessi e crescere”, cercando e adattandosi a sempre nuove occupazioni, possibilmente peggio inquadrate e retribuite della precedenti.

Stiamo andando verso una africanizzazione del lavoro, una globalizzazione dei poveri, con masse di immigrati che accetteranno ogni tipo di lavoro e contratto, e così anche i nostri connazionali senza più tutela saranno costretti ad accettare ogni forma di precariato e ribasso salariale, da tempo anche il sindacato ha smesso di rappresentarli, la politica invece rappresenta ben altri interessi, quelli dei nemici della Nazione e del nostro Popolo.

11/02/2015

martedì 10 febbraio 2015

STORIE DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE ITALIANA

 

STORIE DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE ITALIANA 

Equitalia è una s.p.a. posseduta per il 51% dall’Ufficio delle Entrate e per il 49% dall’Inps. Già questo mi sembra un grande caso di conflitto d’interesse, perché il creditore (ossia l’Agenzia delle Entrate o l’Inps) non può essere al tempo stesso creditore, esattore e addetto alla riscossione forzata dei debiti insoluti. Insomma non si può essere allo stesso tempo giudici, giuria e boia come invece è Equitalia!

Se poi scopriamo che l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia sono  dirette dallo stesso personaggio, cioè Attilio Befera (che, occupando due poltrone, percepisce così la bella somma di oltre 500.000 euro/anno) allora il conflitto d’interessi diventa ancora più palese ed è una tragica certezza. Tralascio di parlare di Antonio Mastropasqua, che ricopre ben 25 incarichi (!) fra cui quello di vicepresidente di Equitalia e di presidente dell’Inps, percependo così ben 1.300.000 euro/anno!

 La volontà inquisitoria, la bramosia di voler perseguire ad ogni costo chi è debitore o presunto tale verso lo Stato, SENZA TENER CONTO delle motivazioni che hanno causato lo stato d’insolvenza, è talmente forte che si è disposti a passare sopra ad ogni considerazione di buon senso, affidando un enorme potere ad un uomo solo (Befera) che così detiene nelle sue mani il destino di diversi milioni di Italiani. Per fare un esempio dei poteri enormi di Equitalia, si sappia che chiunque vanti un credito, necessita prima di riscuotere, di un decreto ingiuntivo del magistrato e poi dell’azione di un giudice che sentenzi il pignoramento dei beni del debitore.

Tutti, ma NON Equitalia, perché se la scrive, se la canta e se la suona da sola. E’ al di sopra delle leggi, perché è un soggetto libero da ogni vincolo giurisprudenziale e per il pignoramento non necessita di un decreto del magistrato! Inoltre il sig. Befera, conscio del potere di cui dispone, non manca occasione per lanciare messaggi inquietanti e minacciosi proclami del tipo: “gli Italiani sono evasori, adesso li raddrizziamo!”.

 Mia madre lavorava all’Agenzia delle Entrate prima di andare in pensione,MA lei stessa lo ha definito un novello “Torquemada”, visto che sembra garantire persecuzioni a tappeto contro tutti coloro che lui ritiene evasori fiscali. Recentemente quando fu richiesto al “neo-Torquemada” di esprimere un parere sull’impressionante numero di suicidi che sta sconvolgendo l’Italia, ha risposto con arroganza, dicendo che chi non è in difetto, non viene perseguito e che se chi viene perseguito, prende decisioni drastiche, forse ha molto da temere e che in ogni caso lo Stato non si fermerà. E così mentre il popolo deve essere tassato, anzi tartassato, Befera sembra abbia favorito un suo parente stretto. Infatti da Il Giornale.it ho appreso una notizia interessante.

Cosa hanno in comune il Coni ed Equitalia? Sembra che non abbiano nulla, se non la medesima origine pubblica. In realtà i top manager del Comitato Olimpico Nazionale e di Equitalia, Raffaele Pagnozzi ed Attilio Befera, hanno provveduto a sistemare i rispettivi figli con assunzioni incrociate. Questo intreccio, più simile ad uno scambio azionario che ad un favore fra amici, viene riportato anche dal quotidiano economico Italia Oggi. I protagonisti sono Marco Befera, figlio dell’amm.re delegato di Equitalia, assunto al Coni ed inserito nei servizi legali e Flavio Pagnozzi, figlio del segretario generale del Comitato Olimpico, assunto nell’organico della s.p.a. del fisco. Il dato interessante è che Raffaele Pagnozzi è anche amm.re delegato della Coni servizi s.p.a., società controllata dal Ministero dell’Economia che, guarda caso, controlla anche Equitalia attraverso l’Ufficio delle Entrate. L’operazione a vantaggio dei due figli dei manager di Stato non ha nulla di irregolare e sarebbe passata inosservata, se i soggetti coinvolti operassero in ambito privato. Ma la cosa fa notizia, se sotto i riflettori finiscono due top manager del cosiddetto “pubblico” con tutte le polemiche che ne conseguono. Il vecchio modello della provvidenziale “raccomandazione” insomma non tramonta mai! Se è vero che in Italia, al contrario di altri Paesi europei, c’è sempre stata un’evasione fiscale molto elevata, il che è indegno di una nazione civile, lo è altrettanto dire che il nostro Stato non eroga servizi sociali di livello alto come è nei paesi scandinavi. Eppure in Italia c’è una pressione fiscale superiore anche a quella del Nord Europa. Ma soprattutto non è accettabile che Befera si faccia passare come l’archetipo del fustigatore della morale pubblica dopo aver sistemato il figlio col più vecchio dei metodi usati nel nostro Paese!

Setefi  s.p.a è una società delle banche del gruppo Intesa S. Paolo e Monte dei Paschi di Siena, specializzata nei pagamenti con moneta elettronica, cui si rivolge la maggioranza dei gestori di pompe della benzina. Detta società, benché la legge vieti le commissioni bancarie sugli acquisti di benzina inferiori a 100 euro in moneta elettronica, pretende  comunque di applicare tali commissioni. In caso contrario il contratto coi gestori verrà disdetto, poiché la giustificazione è “non possiamo elargire prestazioni gratuite”. Ci sono anche dei cittadini con l’acqua alla gola che non possono pagare le tasse o la rata del mutuo, ma non per questo motivo la banca o Equitalia rinunciano a prendersi le loro case, anche se ne hanno una sola, sbattendo così in mezzo ad una strada intere famiglie!

Quale provvedimento, se mai ci sarà, allora verrà preso verso la Setefi, che rifiuta di rispettare un impegno? Che la legge sia uguale per tutti, io non ho dubbi. Ho invece il sospetto che di fronte alla Giustizia, siamo tutti diversi…. Altre società di servizi, invece, hanno rispettato le regole, non applicano le commissioni e neppure disdicono i contratti. La Faib - Confesercenti, associazione di categoria dei benzinai, il cui vice presidente a Forlì è Fausto Lambruschi che conosco personalmente, è sul piede di guerra nei confronti del Monte dei Paschi di Siena (banca molto vicina al PD!) e di IMI – S. Paolo (molto vicina al PdL) che, con la solita arroganza che caratterizza le banche, ha spedito lettere ai gestori di pompe di benzina nelle quali minaccia di sospendere il servizio, se i benzinai non accetteranno di pagare le commissioni bancarie!

Per i benzinai, che ormai dalla vendita della benzina non guadagnano più nulla, perché il guadagno è fortemente ridotto dalle accise imposte dallo Stato e dall’esigenza di garantire la sicurezza sugli impianti, i problemi non finiscono qui. Infatti presto la Conad anche a Forlì comincerà a vendere la benzina ad un prezzo leggermente inferiore rispetto ai benzinai, che così finiranno tutti quanti al tappeto! Non so come la pensiate voi, ma vedere che il P.D. è amico delle banche (come il PdL, che tanto critica…), che favorisce sfacciatamente la grande distribuzione e che non si preoccupa affatto se gli altri crepano, beh…il disgusto che provo di fronte a chi si professa di sinistra ed in realtà è di destra, mascherato da sinistra, è grande! Ma presto la maschera che copre il loro viso cadrà e il popolo finalmente capirà! Io andrò a fare benzina dall’amico Lambruschi, anche se spenderò un po’ di più, voi fate pure quello che vi pare!


Andrea Mantellini
                                                                                                                                                             

sabato 7 febbraio 2015

La famiglia Rothschild ha acquistato Charlie Hebdo a Dicembre 2014





La famiglia Rothschild ha acquistato Charlie Hebdo a Dicembre 2014
Tratto da http://luniversovibra.altervista.org/la-famiglia-rothschild-ha-acquistato-charlie-hebdo-dicembre-2014/
Parigi si trova al centro dell’attenzione dei media internazionali dopo la sparatoria avvenuta nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo.
I tiratori, al grido di “Allahu Akbar” (in arabo “Dio è [il] più grande”), hanno ucciso undici persone e ferito altre undici durante il loro attacco. Poco dopo hanno ucciso un ufficiale della polizia francese.
Gli uomini armati, si sono identificati come appartenenti al ramo Yemenita di Al-Qaeda (Al-Qaeda nella penisola arabica).
E come al solito, quando s’indaga più in profondità sugli eventi false flag  tipo 11/9, la mano ebreo sionista fa la sua comparsa, infatti, i Rothschild, sembrano ancora una volta avere delle responsabilità dal momento che la famiglia di gran lunga più ricca del mondo ha acquistato la rivista Charlie Hedbo pochi giorni prima dell’attentato, nel Dicembre 2014!!!
Sembra che questa acquisizione sia stata oggetto di aspre discussioni tra i membri della famiglia, secondo il barone Philippe de Rothschild, che di recente ha rilasciato un’intervista alla rivista Quote pubblicata a gennaio.
“C’è stata una discussione riguardante l’acquisizione completata da mio zio il barone Edouard de Rothschild”, ha detto Philippe. “Alcuni membri della famiglia volevano impedire l’acquisto, perché sentivano che l’acquisto di questa rivista sarebbe stata vista come un tentativo per aumentare l’influenza dei Rothchilds nella politica. Non vogliamo essere notati per essere coinvolti nella politica, almeno non in modo così trasparente! Alla fine la reticenza della famiglia è stata superata”.
Così il Barone Philippe Rothschild ha informato Quote che l’acquisizione di Charlie Hebdo è stata perfezionata nel mese di Dicembre 2014.
Non c’è bisogno di molta immaginazione per vedere il collegamento tra l’attacco e l’acquisizione, avvenuta solo poche settimane prima dell’attacco, di questa rivista satirica che, tra l’altro, era già una piattaforma sionista conosciuta per incitamento all’odio.
L’intera vicenda mi ricorda la vendita delle Torri Gemelle del World Trade Center a Larry Silverstein nell’estate del 2001, seguita dalla loro distruzione in un presunto attacco “terroristico”, nel Settembre dello stesso anno. In particolare, come è ormai noto, Silverstein assicurò le torri, precisamente contro attacchi terroristici inaspettati condotti per via aerea, solo sei settimane prima dell’attacco.
Queste informazioni non possono essere presentate come prova categorica del coinvolgimento sionista negli attacchi di Charlie Hebdo, ma deve far riflettere e considerare tutte le possibilità. Certamente deve farci mettere in dubbio il racconto dei media mainstream.
Comunque: “I Rothschild sono i proprietari di Charlie Hebdo? Non ho altre domande da fare”.

Fonte informazione: http://www.quotenet.nl/Nieuws/De-Rothschild-s-drukken-Charlie-Hebdo-Wij -twijfelden-of-we-krant-moeten-uitgeven-142940

                                                                                                                                                                              

venerdì 6 febbraio 2015

IGNORANZA INDOTTA E IL VORTICE MONETARIO

IGNORANZA INDOTTA E IL VORTICE MONETARIO


Di Anonimo Pontino

Molti anziché fare lo sforzo di istruirsi sul reale funzionamento del sistema bancario, preferiscono ascoltare i vari organi di partito, cioè i media, che raccontano come si potrebbe tagliare fuori l’evasione fiscale eliminando il denaro liquido. Nel nostro futuro è prevista l’eliminazione del contante, e indovinate per chi sarà vantaggiosa?

Le banche ovviamente…!

Aumenterà quello stato di controllo, tanto auspicato, perché ogni passaggio di denaro, sarà memorizzato su un terminale, e monitorato dal sistema computerizzato. Se il sistema agisce così, è anche perché teme che si aprano gli occhi. Nell'eventualità che ci si accorga della truffa, devono averci in pugno…

I  soldi, una volta diventati numeri su un monitor, saranno garantiti da quella piccola carta di plastica, la carta di credito. L’oro, se lo vendiamo a quegli strozzini, si trasforma anch’esso in numeri luminosi, e in mano ci ritroviamo con nulla di concreto, a parte quel rettangolo di plastica  da  pochi  centesimi. Però,  una  volta  bloccata  (per  bancarotta,  per  ricatto,  per  disegno  di  legge,  per  truffa) quella carta non servirà neppure come paletta per raccogliere le cacche del cane. Se sopraggiungerà il programmato collasso dell’economia non avremo più  nulla  da  scambiare  con  il  cibo!  Arriveremo  ad  assaltare  i  supermercati  e  ad  azzannarci  tra  di  noi,  come  cani inferociti.

Sono 85 milioni gli americani che possiedono almeno una carta di credito.

Di questi, il 60 % è «in rosso», ossia non paga interamente il debito contratto ogni mese.

Il debito medio di ciascuno di loro si aggira sui 9 mila dollari.

Non è una cifra enorme.

Ma, ha calcolato la Federazione dei Consumatori USA, basta per agganciarli nella trappola.

Le banche consentono di pagare solo il 2% mensile del «rosso»: il che significa che per ripagare i 9 mila dollari, ci vogliono - al tasso del 18% - ben 42 anni.

Per gli usurai è questo il cliente ideale: quello che lavora tutta la vita per arricchire loro. I privati americani, nel complesso, sono in rosso sulle carte di credito per 800 miliardi di dollari, cifra pari a quasi una volta e mezzo il PIL della Cina.

E questo debito è aumentato del 31% nei soli ultimi cinque anni.

Con  il  nostro stile di vita stiamo alimentando  un  sistema  perverso  che  ci  mantiene  in  uno  stato  di schiavitù silenziosa.  Indirizzato  da  una  politica  economica  ben  precisa  ed  ingannati dalle menzogne  propinate  quotidianamente  dai  mass-media.



Per possedere una trappola per topi di 50 mt2 al centro, abbiamo acceso un mutuo che ci  costringerá  per  tutta  la  vita  ad  essere  prigionieri  del  sistema  che  tanto  critichiamo nelle  manifestazioni  di  protesta  nelle  piazze.  Dentro  queste  abitazioni  anguste  e lugubri  accumuliamo  le  merci  che  dovrebbero,  secondo  i  messaggi  pubblicitari   portarci  la  felicità  perfetta. 

L’invenzione  della  disoccupazione  moderna  è  lì  per spaventarci e farci ringraziare la generosità  del  potere. A  differenza degli antichi schiavi che venivano catturati, oggi siamo noi stessi che abbiamo scelto il nostro padrone.

Molte persone non associano le  crisi economiche, la  disoccupazione  o  le  guerre,  al sistema  finanziario,  e  quindi  non comprendono la vera natura del potere che oggi vessa il mondo intero. Anche il terrorismo fa parte di questo gioco. Se le organizzazioni del terrore continuano ad agire, e la criminalità non  muore  mai,  è  perché  sono  anelli  del  potere. Fossimo meno idioti ci saremmo accorti che attentati terroristici servono a giustificare maggiori e più severi controlli, quindi, a stringere più fortemente il collare alle popolazioni. Le restrizioni sociali sono utili alla subordinazione della  società strumentalizzata che,  in questo modo, è espropriata  dei  propri diritti. Molti soprattutto i giovani sfogano la loro ribellione al sistema in vari modi: modo di vestire, modi di esprimersi, tatuaggi, body piercing. Si  ribellano  contro  il  sistema usando purtroppo l’ignoranza. Un'ignoranza che non nasce da sola, ma che è frutto di un’accurata propaganda. Così  si realizza il  più  grande  paradosso  della storia:  schiavi  ignoranti, e  magari sedicenti "ribelli", posti  sotto  il  giogo  della  moneta-debito si ritrovano a pagare il prezzo della propria schiavitù senza neppure averne cognizione.

                                                                                                                                             

mercoledì 4 febbraio 2015

IL RISPETTO DELLE RAZZE!



                              


"Noi sosteniamo non la superiorità di una razza sull'altra, ma il rispetto che ciascuna razza deve avere di sè, della propria forma razziale - ossia della propria 'identità', intendendo con questo la propria cultura, le proprie tradizioni, i propri costumi, la propria religiosità. Gli unici che, semanticamente, rispettano la società multirazziale siamo noi, rispettosi dell'identità di ogni razza. Noi avversiamo il dissolvimento delle razze, il disfacimento dei popoli e la deformazione delle culture nel meticciato universale. Una comunità interrazziale può rivelarsi naturale solo a patto che ciascuna razza viva in autonomia dalle altre, sulla propria terra, sviluppando entro questo perimetro una cultura che, come proiezione della propria entità razziale, differisce dalle altre culture. In questo senso, condannata ogni ipotesi di assimilazione e integrazione, la coesistenza armoniosa tra gruppi etnici differenti viene concepita come il frutto di rapporti in cui alla separatezza e distanza delle rispettive comunità venga associata una equa cooperazione tra le stesse, affinchè ognuna di esse abbia garantite dignitose condizioni di vita sul territorio a cui è legata da disegni divini."