STORIE DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE ITALIANA
Se poi scopriamo che
l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia sono
dirette dallo stesso personaggio, cioè Attilio Befera (che, occupando
due poltrone, percepisce così la bella somma di oltre 500.000 euro/anno) allora
il conflitto d’interessi diventa ancora più palese ed è una tragica certezza.
Tralascio di parlare di Antonio Mastropasqua, che ricopre ben 25 incarichi (!)
fra cui quello di vicepresidente di Equitalia e di presidente dell’Inps,
percependo così ben 1.300.000 euro/anno!
La volontà inquisitoria, la bramosia di voler
perseguire ad ogni costo chi è debitore o presunto tale verso lo Stato, SENZA
TENER CONTO delle motivazioni che hanno causato lo stato d’insolvenza, è
talmente forte che si è disposti a passare sopra ad ogni considerazione di buon
senso, affidando un enorme potere ad un uomo solo (Befera) che così detiene
nelle sue mani il destino di diversi milioni di Italiani. Per fare un esempio
dei poteri enormi di Equitalia, si sappia che chiunque vanti un credito,
necessita prima di riscuotere, di un decreto ingiuntivo del magistrato e poi
dell’azione di un giudice che sentenzi il pignoramento dei beni del debitore.
Tutti, ma NON
Equitalia, perché se la scrive, se la canta e se la suona da sola. E’ al di
sopra delle leggi, perché è un soggetto libero da ogni vincolo
giurisprudenziale e per il pignoramento non necessita di un decreto del
magistrato! Inoltre il sig. Befera, conscio del potere di cui dispone, non
manca occasione per lanciare messaggi inquietanti e minacciosi proclami del
tipo: “gli Italiani sono evasori, adesso li raddrizziamo!”.
Mia madre lavorava all’Agenzia delle Entrate
prima di andare in pensione,MA lei stessa lo ha definito un novello
“Torquemada”, visto che sembra garantire persecuzioni a tappeto contro tutti
coloro che lui ritiene evasori fiscali. Recentemente quando fu richiesto al
“neo-Torquemada” di esprimere un parere sull’impressionante numero di suicidi
che sta sconvolgendo l’Italia, ha risposto con arroganza, dicendo che chi non è
in difetto, non viene perseguito e che se chi viene perseguito, prende
decisioni drastiche, forse ha molto da temere e che in ogni caso lo Stato non
si fermerà. E così mentre il popolo deve essere tassato, anzi tartassato,
Befera sembra abbia favorito un suo parente stretto. Infatti da Il Giornale.it
ho appreso una notizia interessante.
Cosa hanno in comune il
Coni ed Equitalia? Sembra che non abbiano nulla, se non la medesima origine
pubblica. In realtà i top manager del Comitato Olimpico Nazionale e di
Equitalia, Raffaele Pagnozzi ed Attilio Befera, hanno provveduto a sistemare i
rispettivi figli con assunzioni incrociate. Questo intreccio, più simile ad uno
scambio azionario che ad un favore fra amici, viene riportato anche dal
quotidiano economico Italia Oggi. I protagonisti sono Marco Befera, figlio
dell’amm.re delegato di Equitalia, assunto al Coni ed inserito nei servizi
legali e Flavio Pagnozzi, figlio del segretario generale del Comitato Olimpico,
assunto nell’organico della s.p.a. del fisco. Il dato interessante è che
Raffaele Pagnozzi è anche amm.re delegato della Coni servizi s.p.a., società
controllata dal Ministero dell’Economia che, guarda caso, controlla anche
Equitalia attraverso l’Ufficio delle Entrate. L’operazione a vantaggio dei due
figli dei manager di Stato non ha nulla di irregolare e sarebbe passata
inosservata, se i soggetti coinvolti operassero in ambito privato. Ma la cosa
fa notizia, se sotto i riflettori finiscono due top manager del cosiddetto
“pubblico” con tutte le polemiche che ne conseguono. Il vecchio modello della provvidenziale
“raccomandazione” insomma non tramonta mai! Se è vero che in Italia, al
contrario di altri Paesi europei, c’è sempre stata un’evasione fiscale molto
elevata, il che è indegno di una nazione civile, lo è altrettanto dire che il
nostro Stato non eroga servizi sociali di livello alto come è nei paesi
scandinavi. Eppure in Italia c’è una pressione fiscale superiore anche a quella
del Nord Europa. Ma soprattutto non è accettabile che Befera si faccia passare
come l’archetipo del fustigatore della morale pubblica dopo aver sistemato il
figlio col più vecchio dei metodi usati nel nostro Paese!
Quale provvedimento, se
mai ci sarà, allora verrà preso verso la Setefi, che rifiuta di rispettare un
impegno? Che la legge sia uguale per tutti, io non ho dubbi. Ho invece il
sospetto che di fronte alla Giustizia, siamo tutti diversi…. Altre società di
servizi, invece, hanno rispettato le regole, non applicano le commissioni e
neppure disdicono i contratti. La Faib - Confesercenti, associazione di
categoria dei benzinai, il cui vice presidente a Forlì è Fausto Lambruschi che
conosco personalmente, è sul piede di guerra nei confronti del Monte dei Paschi
di Siena (banca molto vicina al PD!) e di IMI – S. Paolo (molto vicina al PdL)
che, con la solita arroganza che caratterizza le banche, ha spedito lettere ai
gestori di pompe di benzina nelle quali minaccia di sospendere il servizio, se
i benzinai non accetteranno di pagare le commissioni bancarie!
Per i benzinai, che
ormai dalla vendita della benzina non guadagnano più nulla, perché il guadagno
è fortemente ridotto dalle accise imposte dallo Stato e dall’esigenza di
garantire la sicurezza sugli impianti, i problemi non finiscono qui. Infatti
presto la Conad anche a Forlì comincerà a vendere la benzina ad un prezzo
leggermente inferiore rispetto ai benzinai, che così finiranno tutti quanti al
tappeto! Non so come la pensiate voi, ma vedere che il P.D. è amico delle banche
(come il PdL, che tanto critica…), che favorisce sfacciatamente la grande
distribuzione e che non si preoccupa affatto se gli altri crepano, beh…il
disgusto che provo di fronte a chi si professa di sinistra ed in realtà è di
destra, mascherato da sinistra, è grande! Ma presto la maschera che copre il
loro viso cadrà e il popolo finalmente capirà! Io andrò a fare benzina
dall’amico Lambruschi, anche se spenderò un po’ di più, voi fate pure quello
che vi pare!
Andrea
Mantellini
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