martedì 10 febbraio 2015

STORIE DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE ITALIANA

 

STORIE DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE ITALIANA 

Equitalia è una s.p.a. posseduta per il 51% dall’Ufficio delle Entrate e per il 49% dall’Inps. Già questo mi sembra un grande caso di conflitto d’interesse, perché il creditore (ossia l’Agenzia delle Entrate o l’Inps) non può essere al tempo stesso creditore, esattore e addetto alla riscossione forzata dei debiti insoluti. Insomma non si può essere allo stesso tempo giudici, giuria e boia come invece è Equitalia!

Se poi scopriamo che l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia sono  dirette dallo stesso personaggio, cioè Attilio Befera (che, occupando due poltrone, percepisce così la bella somma di oltre 500.000 euro/anno) allora il conflitto d’interessi diventa ancora più palese ed è una tragica certezza. Tralascio di parlare di Antonio Mastropasqua, che ricopre ben 25 incarichi (!) fra cui quello di vicepresidente di Equitalia e di presidente dell’Inps, percependo così ben 1.300.000 euro/anno!

 La volontà inquisitoria, la bramosia di voler perseguire ad ogni costo chi è debitore o presunto tale verso lo Stato, SENZA TENER CONTO delle motivazioni che hanno causato lo stato d’insolvenza, è talmente forte che si è disposti a passare sopra ad ogni considerazione di buon senso, affidando un enorme potere ad un uomo solo (Befera) che così detiene nelle sue mani il destino di diversi milioni di Italiani. Per fare un esempio dei poteri enormi di Equitalia, si sappia che chiunque vanti un credito, necessita prima di riscuotere, di un decreto ingiuntivo del magistrato e poi dell’azione di un giudice che sentenzi il pignoramento dei beni del debitore.

Tutti, ma NON Equitalia, perché se la scrive, se la canta e se la suona da sola. E’ al di sopra delle leggi, perché è un soggetto libero da ogni vincolo giurisprudenziale e per il pignoramento non necessita di un decreto del magistrato! Inoltre il sig. Befera, conscio del potere di cui dispone, non manca occasione per lanciare messaggi inquietanti e minacciosi proclami del tipo: “gli Italiani sono evasori, adesso li raddrizziamo!”.

 Mia madre lavorava all’Agenzia delle Entrate prima di andare in pensione,MA lei stessa lo ha definito un novello “Torquemada”, visto che sembra garantire persecuzioni a tappeto contro tutti coloro che lui ritiene evasori fiscali. Recentemente quando fu richiesto al “neo-Torquemada” di esprimere un parere sull’impressionante numero di suicidi che sta sconvolgendo l’Italia, ha risposto con arroganza, dicendo che chi non è in difetto, non viene perseguito e che se chi viene perseguito, prende decisioni drastiche, forse ha molto da temere e che in ogni caso lo Stato non si fermerà. E così mentre il popolo deve essere tassato, anzi tartassato, Befera sembra abbia favorito un suo parente stretto. Infatti da Il Giornale.it ho appreso una notizia interessante.

Cosa hanno in comune il Coni ed Equitalia? Sembra che non abbiano nulla, se non la medesima origine pubblica. In realtà i top manager del Comitato Olimpico Nazionale e di Equitalia, Raffaele Pagnozzi ed Attilio Befera, hanno provveduto a sistemare i rispettivi figli con assunzioni incrociate. Questo intreccio, più simile ad uno scambio azionario che ad un favore fra amici, viene riportato anche dal quotidiano economico Italia Oggi. I protagonisti sono Marco Befera, figlio dell’amm.re delegato di Equitalia, assunto al Coni ed inserito nei servizi legali e Flavio Pagnozzi, figlio del segretario generale del Comitato Olimpico, assunto nell’organico della s.p.a. del fisco. Il dato interessante è che Raffaele Pagnozzi è anche amm.re delegato della Coni servizi s.p.a., società controllata dal Ministero dell’Economia che, guarda caso, controlla anche Equitalia attraverso l’Ufficio delle Entrate. L’operazione a vantaggio dei due figli dei manager di Stato non ha nulla di irregolare e sarebbe passata inosservata, se i soggetti coinvolti operassero in ambito privato. Ma la cosa fa notizia, se sotto i riflettori finiscono due top manager del cosiddetto “pubblico” con tutte le polemiche che ne conseguono. Il vecchio modello della provvidenziale “raccomandazione” insomma non tramonta mai! Se è vero che in Italia, al contrario di altri Paesi europei, c’è sempre stata un’evasione fiscale molto elevata, il che è indegno di una nazione civile, lo è altrettanto dire che il nostro Stato non eroga servizi sociali di livello alto come è nei paesi scandinavi. Eppure in Italia c’è una pressione fiscale superiore anche a quella del Nord Europa. Ma soprattutto non è accettabile che Befera si faccia passare come l’archetipo del fustigatore della morale pubblica dopo aver sistemato il figlio col più vecchio dei metodi usati nel nostro Paese!

Setefi  s.p.a è una società delle banche del gruppo Intesa S. Paolo e Monte dei Paschi di Siena, specializzata nei pagamenti con moneta elettronica, cui si rivolge la maggioranza dei gestori di pompe della benzina. Detta società, benché la legge vieti le commissioni bancarie sugli acquisti di benzina inferiori a 100 euro in moneta elettronica, pretende  comunque di applicare tali commissioni. In caso contrario il contratto coi gestori verrà disdetto, poiché la giustificazione è “non possiamo elargire prestazioni gratuite”. Ci sono anche dei cittadini con l’acqua alla gola che non possono pagare le tasse o la rata del mutuo, ma non per questo motivo la banca o Equitalia rinunciano a prendersi le loro case, anche se ne hanno una sola, sbattendo così in mezzo ad una strada intere famiglie!

Quale provvedimento, se mai ci sarà, allora verrà preso verso la Setefi, che rifiuta di rispettare un impegno? Che la legge sia uguale per tutti, io non ho dubbi. Ho invece il sospetto che di fronte alla Giustizia, siamo tutti diversi…. Altre società di servizi, invece, hanno rispettato le regole, non applicano le commissioni e neppure disdicono i contratti. La Faib - Confesercenti, associazione di categoria dei benzinai, il cui vice presidente a Forlì è Fausto Lambruschi che conosco personalmente, è sul piede di guerra nei confronti del Monte dei Paschi di Siena (banca molto vicina al PD!) e di IMI – S. Paolo (molto vicina al PdL) che, con la solita arroganza che caratterizza le banche, ha spedito lettere ai gestori di pompe di benzina nelle quali minaccia di sospendere il servizio, se i benzinai non accetteranno di pagare le commissioni bancarie!

Per i benzinai, che ormai dalla vendita della benzina non guadagnano più nulla, perché il guadagno è fortemente ridotto dalle accise imposte dallo Stato e dall’esigenza di garantire la sicurezza sugli impianti, i problemi non finiscono qui. Infatti presto la Conad anche a Forlì comincerà a vendere la benzina ad un prezzo leggermente inferiore rispetto ai benzinai, che così finiranno tutti quanti al tappeto! Non so come la pensiate voi, ma vedere che il P.D. è amico delle banche (come il PdL, che tanto critica…), che favorisce sfacciatamente la grande distribuzione e che non si preoccupa affatto se gli altri crepano, beh…il disgusto che provo di fronte a chi si professa di sinistra ed in realtà è di destra, mascherato da sinistra, è grande! Ma presto la maschera che copre il loro viso cadrà e il popolo finalmente capirà! Io andrò a fare benzina dall’amico Lambruschi, anche se spenderò un po’ di più, voi fate pure quello che vi pare!


Andrea Mantellini
                                                                                                                                                             

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