Ci spiace
per Bruxelles che negli anni a venire sarà ancora costretta a fare i
conti con colui che rappresenta la “mela marcia” dell’Unione Europea,
eppure il suo popolo la pensa in modo diametralmente opposto tanto che
il partito da lui guidato ha vinto le ultime elezioni con quella che si
definisce una maggioranza bulgara. I giornali lo definiscono populista, gli
avversari “estremista fascista”, mentre il popolo lo giudica dai fatti,
che non sono similari alla decisione propagandista di Renzi di mettere
all’asta cento auto che non usava più nessuno mentre con l’altra mano ne
comprava duecento nuove di concessionario. Viktor Orban ha cacciato dall’Ungheria il
Fondo Monetario Internazionale quando tutti i governi dipendono dalle
imposizioni di questa accolita di squali, ha bastonato i banchieri
riportando la banca centrale ungherese sotto il controllo del ministero
del Tesoro ed ha fermato gli oligarchi filo-atlantici nazionalizzando le
imprese strategiche del Paese, attirandosi per questo le sanzioni da
parte dell’UE. Ma, fondamentalmente, ha attivato una
rivoluzione etica e culturale nella nazione riportando in auge la figura
chiave di Santo Stefano, Re dei magiari la cui corona è tornata a
troneggiare nell’aula del parlamento nazionale e lavorando a stretto
contatto con la Chiesa ungherese. Mentre al contempo combatteva contro
l’attacco plutocratico della lobby finanziaria internazionale che
tentava in ogni modo di svalutare il fiorino ed i media che tentavano di
dipingerlo come un despota nazista, fortunatamente senza riuscirci. Orban è lì a ricordarci che un’Europa Libera e Indipendente è possibile.
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