Ercolina Milanesi
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I
miei studi filosofici
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IL VERO SIGNIFICATO DELLA
PAROLA RAZZISMO
Per razzismo
si intende la dottrina che, ammessa l’esistenza di razze
diverse nell’ambito della specie umana, considera la differenze
tra di esse fattori essenziali della storia, fondando su queste
dissimiglianze il diritto delle
razze supposte superiori al dominio sulle altre.
Il sentimento di superiorità dei
gruppi etnici (etno-centrismo)
, specialmente se poco progrediti, è un fatto costante.
Come gli Indiani e i Persiani chiamavano se stessi”Arii”,
cioè “uomini”, così oggi molte
popolazioni primitive, come i Bantu, i
Fuegini, gli Andamanesi, gli
Eschimesi, designano solo se stessi con il termine
corrispondente sostituendo in tal modo al concetto zoologico di
“uomo” un concetto politico, non intendendo per tale chi non sia
del proprio gruppo sociale.
I presupposti
pseudo-scientifici del Razzismo sono stati dimostrati
infondati sia attraverso le molte ragioni addotte a far dubitare
dell’esistenza di razze pure primarie, sia mediante la
dimostrazione che alcuni dei
caratteri ritenuti superiori, come il
biondismo, sono in realtà acquisiti attraverso il
meccanismo della selezione favorita da contingenze ambientali,
sia mediante la prova che a parità d’istruzione e di stato
socio-economico il quoziente d’intelligenza (I.Q.)dei
ragazzi dei diversi gruppi etnici non varia, sia mediante
un’ampia gamma d’argomentazioni tratte dalla storia.
Alla questione Razzismo ha rivolto
con particolare vigore la sua attenzione l’UNESCO che,
avvalendosi delle risultanze delle
ricerche di un gruppo di scienziati di fama mondiale, ha
formulato, nel 1950, una “Dichiarazione sulla razza e le
differenze razziali “ con la quale, tra l’altro, si afferma che
alo stato attuale nelle scienze nulla giustifica la credenza che
i gruppi umani differiscono per delle attitudini innate d’ordine
intellettuale o affettivo e che gli incroci tra razze diverse
siano sfavorevoli dal punto di vista biologico.
L’idea di una superiorità
razziale, a ragione appunto dei motivi profondi che la muovono e
la giustificano, è presente nella storia del pensiero politico e
sociologico fin dalle sue origini, nei limiti almeno della
documentazione fino a noi pervenuta.
Ma è nel corso del secolo XIX che
i pregiudizi e le idee razziali si costituiscono in un ampio
corpo dottrinario sul quale si
innesterà la politica razziale sostenuta, nel corso del XX
secolo da alcune potenze europee ed extra europee.
Secondo il
Sorokin è possibile distinguere tre scuole principali che
variamente sviluppano l’idea razziale: I° :
l’indirizzo storico –filosofico; II° l’indirizzo antropometrico:
III° l’indirizzo biometrico.
Il primo ha come anticipatore il
francese conte di Boulainvilliers,
che secondo il suo pensiero la classe
al potere era una razza diversa da quella dei dominati. Oltre un
secolo dopo il conte Arthur de
Gobineau afferma che tutte le razze
sono ineguali; le superiori soltanto
sono capaci di creare civiltà e cultura e ogni tipo di cultura
non è che la manifestazione di qualità razziali.
In origine non vi sarebbero state
che tre razze pure: la bianca, la gialla, la nera, di cui
unicamente la prima, specialmente nel suo ramo ariano, ben
dotata e creatrice.
Agli ariani si
debbono sei delle dieci civiltà conosciute: l’indù,
l’egiziana, l’assira, la greca, la
romana, la germanica. Le altre quattro, la cinse, la messicana,
la peruviana e la maya,
sarebbero dovute ad altri rami della
razza bianca mescolati a società esterne. Da siffatti incroci
sorgono diversi gruppi etnici, ognuno con la propria civiltà; la
razza bianca perde intanto le sue qualità preziose e il processo
di declino ha luogo verso una somiglianza sempre maggiore degli
esseri umani e verso la mediocrità fisica, estetica ed
intellettuale fino al trionfo del mediocre, che segnerà la morte
delle società e la fine di tutte le civiltà umane.
Nel secolo
decimonono
si colgono nelle società civili tre gruppi etnici: la nobiltà,
formata dai discendenti del gruppo ario,;
la borghesia, composta da incroci con una buona percentuale di
sangue ario,; il popolo,
appartenente ad un gruppo etnico inferiore, negro o semita nei
paesi meridionali, giallo nei settentrionali.
H.
Stewart
Chamberlain ( 1856 – 1927) concepisce la civiltà coeva
sorta da quattro fonti principali: la civiltà greca, creatrice
di poesia, arte e filosofia; la romana, da cui nasce il diritto,
la politica, l’ordine, l’idea di cittadinanza, della santità
della famiglia, della proprietà; la giudaica, a cui si deve il
giudaismo e, indirettamente, il cristianesimo, con tutte le sue
influenze buone o cattive; la teutone.
Quest’ultima, avvalendosi del meglio
delle altre tre, ha generato la civiltà occidentale
del XIX secolo.
Chamberlain comprende tra i Teutoni,
i Germani, i Celti,
gli Slavi e tutte le razze
dell’Europa del nord.
Ogni gruppo ha dato l’apporto del
suo genio etnico particolare. Le razze sono ineguali, superiore
è solo la bianca e specialmente l’ariana, alla quale
appartennero Greci e Romani e ora anche i
Teutoni.
L’ipotesi
darwiniana della sopravvivenza del più adatto, mentre le
grandi potenze tendono ad ingrandire o a creare vasti imperi
coloniali, si presta a sostenere sul piano ideologico l’azione
con il giustificare non soltanto la distinzione in razze
superiori o inferiori, ma anche la distruzione di quelle
ritenute inferiori e perciò meno adatte.
Indi il razzismo è
una ideologia che esalta le qualità
superiori di una razza e afferma la necessità di conservarla
pura da ogni commistione con altre razze, considerate inferiori.
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