venerdì 22 gennaio 2016

Campionessa di antirazzismo.

 

Campionessa di antirazzismo. Record mondiale di imbecillità.

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Una professoressa statunitense ha condannato la razza bianca sulle pagine dell’Huffington Post (versione USA), facendo sapere che non avrà mai figli perché “erediterebbero l’innato privilegio di essere bianchi”. Una vera idiota, permetteteci, che forse è però l’apripista di un pensiero che – prima o poi – da isolato diverrà pensiero dominante, come sovente accade con le aberrazioni del mondo moderno. La tecnica è nota: prima la si spara grossa, poi la si spara ancora più grossa, così la prima diventa già accettabile e poi è tutto una conseguenza.

Ecco, dunque, il vero volto del tanto decantato e prezzolato antirazzismo made in USA: mettere fine alla razza bianca e, poi, all’uomo stesso. Evidente lo scopo finale, che non riguarda solo i bianchi: l’autodistruzione spirituale e morale dei Popoli.
Usa, la dichiarazione choc: “Non avrò figli perché sarebbero bianchi”
Una professoressa ha condannato la sua stessa etnia sulle pagine dell’Huffington Post, facendo sapere che non avrà mai figli perché “erediterebbero l’innato privilegio di essere bianchi”
Ali Michael, una professoressa americana della University of Pennsylvania’s (Penn) Graduate School of Education, ha raccontato sulle pagine dell’Huffington Post la sua storia, ispirata dal caso Rachel Dolezal, la leader della comunità afro-americana di Spokane, diventata presidente dell’Agenzia Nazionale per l’avanzamento delle persone di colore, e che si è finta nera. 
L’aspirazione di Dolezal di abbandonare la sua Whiteness(letteralmente dall’inglese “essere bianchi”) per abbracciare una nuova razza, dice Michael, è abbastanza comune tra i bianchi che rifiutano il razzismo e il privilegio di cui godono.
Michael ha spiegato che, come Dolezal, è passata attraverso una lunga fase in cui ha cercato di sradicare il suo essere bianca, arrivando alla decisione estrema di non volersi riprodurre. “Anch’io a volte non vorrei essere bianca” ha detto Michael. “C’è stato un tempo nella mia vita, quando avevo 20 anni, in cui tutto ciò che studiavo sulla storia del razzismo mi ha fatto odiare me stessa, la mia “whiteness“, i miei antenati… E i miei discendenti. Fu in quel periodo che decisi di non avere figli biologici perché non volevo diffondere il mio “privilegio” biologico“, dice la donna americana.
Michael descrive così la sua routine virtuosa: ha vissuto con una famiglia di colore, si è rasata i capelli, e ha letto esclusivamente autori neri. La donna, inoltre, si è scagliata contro coloro che dicono di essere bianchi senza vergognarsi. “Non mi piace la mia bianchità, ma la bianchità degli altri mi disgusta ancora di più”, sostiene la professoressa. “Ho pensato che il modo migliore per mettere fine al razzismo fosse sentirsi in colpa, e far sentire in colpa anche altre persone bianche“, ha poi aggiunto.
Tuttavia, col tempo, la docente sembra essersi “ammorbidita” nelle sue posizioni anti-bianchi, e ora sostiene l’importanza per i bianchi di accettare la loro etnia invece di cambiarla con una nuova, e questo perché è il modo migliore per i bianchi di sentirsi colpevoli. Oggi, il lavoro della donna all’Università di Pennsylvania continua ad essere incentrato su studi razziali. Le sue ricerche riguardano temi quali “come le famiglie bianche fanno socializzare ” e il suo sito web contiene collegamenti a materiali come “10 modi per analizzare i libri dei bambini sul razzismo e sul sessismo”.

 da AZIONE TRADIZIONALE
                                                      




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