Guerra all'Europa
Renzo Pellicano
Brossura 17 x 24 cm., pagg. 445
Stampato nel 2015 da Ritter
Stampato nel 2015 da Ritter
Prezzo: €28,00 (incluso 4 % I.V.A.)
L’Autore parte da un accenno alle realtà nascoste nelle vicende
politiche e sociali che ne restano influenzate. Nel secondo capitolo
spiega la truffa del “signoraggio” che viene accettata dai Governi un po’ per timore un po’ per interesse, cedendo la sovranità monetaria alla Banca Centrale (privata) che stampa la moneta e la cede al Governo in cambio di titoli di Stato i quali non vengono mai pagati, ma si pagano gli interessi che costituiscono il cosiddetto “Debito Pubblico”. Anche questi non si riusciranno mai a pagare, perché non si riesce ad estinguere il cosiddetto “debito”:
interessi che si sommano ad intereaai. Una fonte di smisurato
arricchimento legalizzato, strabocchevolmente lucrosa, in mano a poche
famiglie di grossi magnati della finanza, che da oltre tre
secoli hanno cominciato a indebitare i governi, in mezzo mondo,
attraverso enormi vere e proprie truffe legalizzate. Quei pochi che
hanno avuto il coraggio di cominciare a intaccare questo potere ci hanno
rimesso la vita.
Nel secondo capitolo Pellicano accenna anche una breve storia del formarsi di una casta di banchieri di affari di “alta finanza” attraverso il commercio di contrabbando, droga, schiavismo, tentato monopolio dell’energia, controllo delle Banche Centrali, produzioni di guerra e interessi sui pagamenti, ecc. Ma le conquiste materiali, ottenute con la prepotenza, non bastavano per un popolo che ambiva a ottenere anche una certa supremazia morale. Emilio Gentile ci aiuta a capire con il suo libro, La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore[1] Egli ci spiega quanto sia diffusa e condivisa tra gli statunitensi una certa ”pseudocultura”, una Weltashauung, una particolare visione del mondo, in virtù della quale i più bigotti yankees sono rimasti superstiziosamente persuasi che il loro popolo abbia instaurato un rapporto speciale con il Creatore dell’universo, risoltosi con l’assegnazione agli USA di «un ruolo missionario» inteso «come modello di redenzione per l’umanità». Una tradizione fanatica ed esaltata tipicamente americana, molto funzionale, perciò, all’imperialismo plutocratico statunitense[2]. Un fondamentalismo a sfondo religioso, opportuno per portare gli yankee, guidati, in un primo tempo, dai WASP (White Anglo Saxon Protestants) [3] a una specie di fanatica “guerra santa” onde asservire gli altri popoli che si dovrebbero “evangelizzare”. Da ciò deriva l’ipocritamente sfacciato motto rooseveltiano: «To evangelize the World».
“Evangelizzazione” che continua ancora oggi.
Edgar L. Jones, eminente storico militare e corrispondente di guerra americano, ci spiega come avveniva questa evangelizzazione, testimoniando concretamente:
«Noi americani abbiamo la pericolosa tendenza nel nostro atteggiamento verso le altre Nazioni di adottare una posa di superiorità morale. Ci consideriamo più nobili e decenti di altri popoli e quindi in posizione migliore per decidere che cosa è bene e che cosa è male nel mondo. Ma quale tipo di guerra la nostra popolazione civilizzata immagina che abbiamo combattuto? Abbiamo fucilato prigionieri a sangue freddo, bombardato ospedali, sparato su marinai di navi silurate, ucciso o maltrattato civili nemici, dato il colpo di grazia ai feriti, seppellito i moribondi in fosse comuni insieme ai morti, e nel Pacifico abbiamo perfino fatto commercio di teschi e ossa di giapponesi. Abbiamo inventato i bombardamenti a tappeto e sganciato bombe atomiche su due città indifese, stabilendo così un primato mondiale di massacro di massa. Ho chiesto ad alcuni dei nostri soldati perché, per esempio, hanno regolato i loro lanciafiamme in modo che i nemici morissero lentamente e dolorosamente, invece di ucciderli quasi istantaneamente.. E perché essi odiavano così tanto il nemico?... No. Solo perché essi odiavano la guerra. Forse per la stessa ragione le nostre truppe hanno mutilato i corpi dei nemici, tagliato loro le orecchie e strappato i loro denti d’oro da portare via come souvenir, tagliato loro i testicoli mettendoglieli in bocca, ma tali flagranti violazioni di tutti i codici morali possono essere studiate nel campo della psicopatia.» [4]
Fin dal 1845 John O’Sullivan aveva impostato la sua sedicente “dottrina”, pretenziosa e apodittica, la cosiddetta “Dottrina del Manifest Destiny”, che pretende indottrinare il popolo yankee circa la mitologica missione degli Stati Uniti «di ampliare il continente assegnatoci dalla Provvidenza per la crescita delle nostre moltitudini, che ogni anno si moltiplicano». Questo dogma fuori da ogni logica, ha trovato acriticamente e supinamente negli States innumerevoli fanatici e faziosi sostenitori. Si affanna a darci una qualche spiegazione la sociologa americana Roberta Coles rilevando che la tradizione americana del “destino manifesto” deriverebbe da… “miti originari della religione americana”: il mito della “nazione moralmente superiore perché scelta da Dio, col dovere di redimere il continente e forse il mondo”, mito valido come rassicurazione per gli scrupoli e gli eventuali dubbi quaccheri di qualche pio e ipervirtuoso pacifista. Per Josiah Strong, preminente imperialista americano, il “Manifest Destiny” possedeva una destinazione “geopolitica”(sic!): la creazione di un impero mondiale.
La continuità delle mire belliche espansioniste americane fin dall'epoca della Dottrina del Manifest Destiny è stata la caratteristica dominante della politica estera, nella quale sono confluite altre tre componenti della “dottrina” espansionista americana:
I - la Dottrina del Manifest Destiny: la componente teologica (la conquista, preordinata da Dio e dalla Provvidenza, al fine di compiere il volere dell'Onnipotente) (sic!);
II - la conquista al fine di instaurare la democrazia (in concreto, però, in regime plutocratico, serve per instaurare la democrazia come strumento di asservimento inavvertito dei popoli);
III - la Dottrina Monroe (estesa allo spazio vitale): la componente geopolitica;
IV - la Dottrina della Open Door (Porta Aperta) : la componente economica.
Alla fine dell’800 i fondamenti della cosiddetta “dottrina geopolitica” americana vennero formulati da Frederick Jackson Turner, da Brooks Adams e dall'ammiraglio Alfred T. Mahan; una profonda convinzione espansionista per le successive generazioni di americani. La sua realizzazione fu avviata da Theodore Roosevelt, continuata in seguito da Thomas Woodrow Wilson e portata a conseguenze nefaste dall’ineffabile Franklin D. Roosevelt, “to evangelize the world”.
Nel secondo capitolo l’Autore riporta sinteticamente certe razzie di ricchezze materiali, (la cosiddetta Guerra del Petrolio), ma anche razzie e commercio di persone ridotte in schiavitù e così possiamo apprendere che la schiavitù fu adottata perfino dagli Inglesi nei riguardi degli Irlandesi ribelli alle loro inaccettabili imposizioni di abbandonare le proprie terre ancestrali per emigrare in posti inospitali e improduttivi dell’Irlanda.
È diffusa l’idea che ebbero fortuna negli Stati Uniti parecchi inventori, scienziati e cervelli eccellenti in ogni campo, emigrati specialmente dall’Europa. In particolare l’Autore si è voluto soffermare sulla vicenda che ha visto il fisico serbo Nikola Tesla, inventore del motore elettrico a induzione e di molte altre importanti intuizioni scientifiche in elettrotecnica, ufficialmente riconosciute, il quale aveva trovato il modo di assorbire energia elettrica dall’etere (la cosiddetta “free energy”) con un’antenna e con un ricevitore a valvole termoioniche, analogamente a come avviene con le onde radio. Fece attrezzare una grossa auto con un motore elettrico a induzione che funzionava con l’elettricità assorbita dall’etere attraverso l’antenna e il ricevitore. Provò per otto giorni, in segreto con l’auto guidata da un suo parente, venuto apposta dalla Serbia, spingendo l’auto a diverse velocità sulle strade periferiche e pure in città, per otto giorni. Dopo fece nascondere l’auto in una rimessa in campagna e non ne parlò con nessuno. Ma la notizia strabiliante trapelò ugualmente ed egli dovette rispondere ai giornalisti. Tesla era ospite della Westinghouse Corporation per studiare nuove tecnologie, ma venne subito bloccato e gli fu intimato di non parlare più della sua scoperta che avrebbe intaccato enormi interessi legati allo sfruttamento dell’energia dal petrolio, dal carbone, dal gas e da altri eventuali sistemi, avrebbe portato una rivoluzione nella distribuzione dell’elettricità e tanto altro ancora, che adesso non interessa ipotizzare. La sua scoperta sarebbe stata straordinariamente utile all’umanità in genere, ma basterebbe dire che avrebbe tolto ogni valore alle industrie petrolifere e affini. Tesla non fu assassinato soltanto perché capì, da uomo pratico, di non poter affrontare una battaglia contro lo strapotere dei padroni mondiali dell’energia, padroni dei governi e dell’economia mondiale. Fu tenuto sotto continua sorveglianza, sia pure in una prigione dorata in un grande albergo.
Se queste nozioni sono servite per meglio capire l’ambiente e le caratteristiche dei protagonisti delle azioni che hanno innescato la prima e preparato anche il seguito nella seconda guerra mondiale, nel III capitolo Renzo Pellicano entra nell’argomento principale, affrontando le cause nascoste della prima guerra mondiale.
Dopo aver accennato alla mentalità diffusa tanto nel clan plutocratico annidato a Wall Street, quanto nelle massonerie, e in particolare nella B’nai B’rith, la loggia massonica riservata agli Ebrei, Renzo Pellicano ci ha informato della fanatica convinzione del popolo statunitense di essere stato scelto dal Creatore dell’universo per evangelizzare e redimere il mondo, a cominciare dall’Europa tradizionalista, con gli imperi centrali e l’impero cristiano feudale dello Zar.
L’attivismo delle massonerie restò sul piano accademico, mentre i plutocrati della Consorteria del Grosso Capitale Transnazionale sostenevano finanziariamente i fuoriusciti antitradizionalisti emigrati in America e i politici europei decisi a combattere le mire egemoniche degli imperi centrali. Furono fomentate rivoluzioni e moti in Europa nell’Ottocento,
La Gran Bretagna, nella sua tradizionale politica, si era sempre opposta, nei secoli, all’emergere di una potenza europea capace di aggregarne altre in un corpo organico tale da costituire una minaccia per la supremazia dell’Impero Britannico; quindi fu facile farla schierare contro il Kaiser.
I plutocrati di Wall Street complottavano piuttosto copertamente, ma hanno lasciato alcune tracce. L’Inghilterra era spinta nell’orbita “atlantista” per la comunanza di lingua fra Inghilterra e America, concordavano i banchieri di affari di Wall Street che usavano le matrici religiose parzialmente convergenti nei popoli anglo-sassoni, e la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “gran Madre fabianista” [6], aggiungendovi le concordi pretese del British Israelism. Ma i banchieri agivano soprattutto potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che da Wall Street dominavano il governo degli USA e le massonerie e che dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’Occidente.
Si deve ricordare anche che il Kaiser Guglielmo II von Hohenzollern aveva proposto a suo cugino lo Zar di tutte le Russie Nicola II l’instaurazione di un mercato europeo che potesse difendere gli Europei dall’invadenza americana. I plutocrati di Wall Street, si allarmarono, prevedendo la concorrenza di un secondo polo capitalistico in Europa, che avrebbe potuto costituirsi attorno al Kaiser e allo Zar, una volta che avessero superato le questioni che li dividevano. La Germania aveva le industrie e l’impero russo aveva la complementare ricchezza delle materie prime. I plutocrati di Wall Street mobilitarono tutte le loro forze massoniche e diplomatiche senza riuscire ad ottenere il risultato proposto, che fu ottenuto però per la decisiva necessità di un rifinanziamento dei Rothschild [7], e lo Zar lasciò cadere la proposta del Kaiser.
Certo la geopolitica russa che tendeva all’espansione verso gli slavi dell’ovest e in particolare verso i Balcani per giungere al Mediterraneo (Panslavismo), entrava in collisione con la geopolitica tedesca che tendeva all’espansione verso est. Tuttavia, guardando oltre i confini nazionali, la geopolitica planetaria avrebbe dovuto produrre la contrapposizione delle potenze marittime alle potenze terrestri continentali, ossia la contrapposizione tra “atlantisti” (Stati Uniti e Gran Bretagna) ed “eurasisti” (Potenze del continente Eurasia: Imperi centrali, Russia, Giappone [8]. Ben vedeva quindi Guglielmo II von Hohenzollern, Kaiser di Germania e re di Prussia, nel proporre un‘alleanza commerciale alla Russia, un’alleanza che si inquadrava correttamente nella geopolitica continentale che avrebbe dovuto informare la contrapposizione in atto [9]. Dal punto di vista inglese il politologo Harold Mackinder(1861-1947). massimo teorico della geopolitica, raccomandava di impedire un'alleanza eurasiatica, e soprattutto l'alleanza di Russia - Germania – Giappone.
L’Inghilterra inoltre, era attirata nell’orbita “atlantista” per la comunanza di lingua fra Inghilterra e America, per le matrici religiose parzialmente convergenti, e per la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “gran Madre fabianista” [10], e per le concordi pretese del British Israelism. Ancora più potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’Occidente.
Il Sistema Bancario trasnazionale agiva in simbiosi con le industrie di guerra (acciaierie, chimica, munizioni, aerei) formando l'efficiente struttura finanziaria-industriale, chiamata anche "Conglomerate" o "Corporate[11] Banking", ovviamente piuttosto incline a influenzare le diplomazie internazionali affinché le latenti ostilità si trasformassero in guerra aperta.
In Europa, già dal 1913, Gran Bretagna [12] Francia e Russia, istigate e incoraggiate da diplomatici statunitensi, sempre pilotati. senza troppo apparire, dall’International Banking Fraternity, confermati e sospinti con organica complicità, dalla massoneria e da eminenze grigie della Pilgrim’s Society [13], ma soprattutto da politici massoni asserviti, si erano accordate segretamente su di un dettagliato progetto di distruzione e smembramento politico ed economico della potenza tedesca, che sembrava minacciare i loro interessi. Con la guerra esse si proponevano vantaggi territoriali per se stesse e il maggior danno possibile al “nemico”.
La Francia, rancorosa e revanscista per la sconfitta di Sedan [14], e la Russia panslavista si distinguevano per la voracità delle loro pretese, quanto per la pochezza di ciò che erano disposte a concedere agli alleati minori. E tra questi si inseriva, entrando in guerra nel 1915, l’Italia, che si aspettava un “parecchio”, concesso con riserva mentale, che poi si ridusse ad un “po’ poco” giacché le ripartizioni erano già state fatte fin dal 1913!
D’altro canto la Germania di Guglielmo II von Hohenzollern, continuando il moto di accelerato sviluppo unitario, cominciato nel cuore dell’Europa, aveva preso a sollevare, (parallelamente e in istintiva risposta alle pretese dell’America), la rivendicazione del diritto ad avere un popolo unito e indipendente; era questo l’ideale profondamente sentito del Pangermanesimo, tendente all’assorbimento dei tedeschi dell’Austria, dell’Olanda, del Belgio fiammingo, dei Sudeti, nel contesto europeo di milioni di Volksdeutschens, i tedeschi emigrati da secoli in Ungheria, Romania, Paesi slavi e, in particolare, in Russia. Perciò cominciò a preparare un’adeguata potenza militare.
Parallelamente negli Stati Uniti d’America montava l’imperialismo mascherato da libera espansione commerciale, ma supportato fanaticamente da una maniaca fede messianica nella missione che “Il Creatore dell’Universo” avrebbe riservato al popolo americano “di moralizzare il mondo”. Ne conseguiva che per farlo avrebbe dovuto asservirlo! Supportava tali pretese la scuola geopolitica americana con la teoria avanzata dall’ammiraglio Alfred Mahan che trovava somiglianze tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Nel 1897 esponeva in ‘The Interest of America in Sea Power’ [14] (L’interesse dell’America nel potere marittimo) la dottrina che doveva guidare l’azione del suo paese, se anch’esso voleva innalzarsi al rango di potenza mondiale. Questa teoria si articolava in più punti: collaborazione con la potenza navale inglese, opposizione alle pretese tedesche sui mari, vigilanza di fronte alla prevedibile espansione giapponese nel Pacifico, infine, difesa coordinata, tra europei e americani contro i popoli asiatici.
Oltre agli espliciti propositi espressi nel 1897 dal senatore repubblicano dell'Indiana Albert J. Beveridge : «Le fabbriche americane producono più di quanto serve al popolo americano; il suolo degli Stati Uniti produce più di quanto esso può consumare. Il corso della nostra politica è quindi fissato; il commercio mondiale dev'essere, e sarà nostro».
Per raggiungere gli obbiettivi mondialisti era necessario il dominio dei mari [16]. Gli States si inserivano così, perfettamente nel quadro planetario geopolitico “atlantista”.
Indagando le cause nascoste della prima (e anche della seconda) guerra mondiale, Pellicano oltre a raccontarci le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che anche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco, che erano state organizzate dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera”.Questa era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, nata negli Usa tra immigrati serbi, sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, la cui attività clandestina, però. ci è stata svelata nel suo diario dal fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera, dunque, pianificò il casus belli, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri. Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato ed, avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia.
L’Impero russo, frattanto, che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato guerrafondaio, massone di alto grado, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la prima guerra mondiale. I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar, ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi banchieri di Wal Street e della City si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze del sottosuolo dell’impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se, invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati). Il testo indagatore di “Guerra all’Europa” ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia, e ci riferisce ancora che ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia.
Ma, per la verità, tutto ciò finì per ribaltare la situazione economica e già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo quel che più li interessava: oltre al disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino una certa qual riduzione dell’Impero inglese: un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il colpo di mano più ambito e producente per la Cupola del grosso capitale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana e quindi rimasta ricattata e assoggettata anche politicamente, come è avvenuto in particolare per la Gran Bretagna.
Nel 1939 infatti Lord Halifax, ministro degli Esteri, si giustificava dichiarando che Roosevelt e gli Stati Uniti sarebbero divenuti ostili verso la Gran Bretagna, se essa non fosse scesa in guerra [17]
Secondo quanto scrive Jacques Bordiot, le prime tappe per l’instaurazione di un Governo Mondiale sono da ricercare nell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Thomas Woodrow Wilson nel novembre del 1912, «con una manovra di finanzieri internazionali, condotti dalla Banca J. P. Morgan, principale sostegno del Gruppo della Round Table americano e agente negli “States” dei Rothschild di Londra». [18]
Jacques Bordiot ha citato anche la testimonianza del colonnello americano Curtis B, Dall, [19] amico di Bernard M. Baruch, finanziere israelita, altra eminenza grigia, consigliere economico di sei presidenti americani, membro di società segrete di grado superiore come la “Pilgrim’s Society” e il “Council on Foreign Relations”(CFR). Baruch gli confidò di essere stato proprio lui ad andare a prendere Thomas W. Wilson, per accompagnarlo a conferire con i finanzieri di Wall Street. Wilson si impegnò a sostenere , oltre l’entrata in guerra degli Usa, la legge istitutiva della Banca Centrale privata, chiamata col nome fuorviante “Federal Reserve Sistem”, oltre l’elezione di senatori ecc. I plutocrati di Wall Street spesero milioni di dollari per la campagna elettorale di Thomas Woodrow Wilson, che venne poi affidato anche alla sorveglianza dell’eminenza grigia, longa manus dei plutocrati di Wall Steet sedicente “colonnello” Edward Mandell House, [20] affiliato alla società segreta Illuminatista dei “Masters of Wisdom”, (Maestri della Saggezza). Edward Mandell House partecipò a molte manovre segrete che sfociarono nella prima e poi a,che nella seconda guerra mondiale.
Confermano queste pulsioni alla guerra anche le risultanze di un convegno segreto di banchieri e politici di vertice, riuniti paradossalmente, e con strafottente senso di humor, proprio nella “Fondazione Carnegie per la pace” per fomentare invece la guerra, già anni prima del 1914. Cfr. articolo di M. William P. Hoar intitolato: “World War I”. sull’accreditata rivista “American Opinion”, del 1976, in base a documenti originali scoperti nel 1950. Da molti indizi traspare che ci potrebbero essere state parecchie altre riunioni segrete tra banchieri, industriali e politici delle quali non si è potuta rintracciare ancora una documentazione specifica, ma sappiamo comunque che i banchieri di affari di Wall Street e della City non trascurarono occasione per fomentare la guerra specialmente in Europa.
Pellicano ci ha raccontato dettagliatamente nel suo libro anche un altro convegno segreto ad alto livello nell’isola di Jekyll, in cui fu complottata la realizzazione della Banca Centrale degli Stati Uniti, che venne chiamata col termine fuorviante “Federal Reserve”, convegno in cui fu discussa e progettata in alcuni dettagli, anche la conflagrazione della prima guerra mondiale, già decisa.
Indagando le cause nascoste della prima (e poi anche della seconda) guerra mondiale. Pellicano oltre a raccontare le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che finanche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco erano state organizzate negli Usa dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera” che era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, questa setta nata negli Usa tra immigrati serbi, era sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, ce ne parla nel suo diario intimo il fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera pianificò il casus belli,della Prima Guerra Mondiale, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri, Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato, ed avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia. L’Impero russo, che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato, amico dei banchieri di Wall Street, guerrafondaio, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la prima guerra mondiale.
I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo, intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar; ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi estroversi banchieri si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze minerarie dell’impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se. invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati). Il testo di questo esclusivo volume ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia e ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia. Ma, per la verità, quel che più concretamente avvenne, già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo, oltre il disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino la riduzione dell’Impero inglese: un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il risultato più ambito e producente per la Cupola del grosso captale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana.
Al finanziamento dei rivoluzionari parteciparono i più potenti finanzieri ebrei: i Warburg, i Gunzburg, gli Schiff[21] e i Kahn, i Rockefeller, ma anche Max Breitung, Jerome H. Hanauer, il banchiere svedese Olof Aschberg e i Gugenheim; [22] tutti membri della B’nai B’rith.
In questo suggestivo libro rivelatore di tanti fatti e misfatti nascosti, di tante avventure, di tante occulte regie, in realtà vengono indagati anche i retroscena dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, che attesero bene che le nazioni europee si rovinassero e si massacrassero senza sosta in un conflitto annientatore, per intervenire al tavolo della pace soltanto a cose fatte, con la loro potenza militare ed economica fresche e intatte, anzi moltiplicate. Il loro intervento fu valutato non ulteriormente procrastinabile anche per evitare il pericolo della impossibilità di restituzione dei prestiti di guerra ottenuti dai belligeranti più disastrati.
Un particolare non deve essere trascurato e invece dobbiamo valutarlo con estrema attenzione, il fatto che i sionisti pretesero dalla Gran Bretagna in difficoltà, di far entrare gli Stati Uniti in guerra in aiuto dell’Inghilterra soltanto se quella avesse promesso la Palestina per far rinascere nel dopoguerra un “focolare nazionale ebraico”; e la Gran Bretagna promise la Palestina con la “Dichiarazione Balfour”. Noi oggi possiamo facilmente riconoscere, col senno del poi, la Palestina come uno dei punti nevralgici più armati per la valutazione storica di questa vicenda.
La Gran Bretagna, quando era intervenuta in guerra, proclamando di farlo disinteressatamente, soltanto per difendere il ”poor Belgium”, aveva costituito un rigoroso blocco navale, inserendovi non solo armi e munizioni, ma anche tutte le altre merci, di cui, le convenzioni internazionali permettevano invece ai belligeranti l’importazione; la strategia del blocco navale subì nel 1911 un radicale inasprimento, voluto dal venerabile (?) massone e Primo Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill. Pertanto il criminale blocco navale, ottenne di ridurre alla fame gli imperi centrali, causando milioni di morti tra la popolazione civile per fame e per malattie causate dagli stenti, specialmente vecchi, bambini e donne. All'illegalità del blocco, il Reich rispose con la «guerra da corsa», condotta nel rispetto delle norme internazionali, col fine di ostacolare l'approvvigionamento dell'Inghilterra. Ma la minaccia dei sommergibili tedeschi, tanto efficace da ridurre dell’ottanta per cento l’attività della navigazione intorno alle isole inglesi, era condotta da una ben modesta flottiglia di non più di una ventina di U-Boote. Inoltre il numero dei battelli in missione contemporanea si riduceva spesso a sole due unità, per i tempi di avvicinamento dalle basi di partenza e per i tempi di riparazioni, manutenzione e allestimento.
Tuttavia la propaganda dell’Intesa era ovviamente univoca e manichea. I Tedeschi erano “gli Unni”, la loro guerra era barbara e la lotta dell’Intesa era la Crociata della “Libertà contro la barbarie teutonica”.
Grande scalpore sollevò, poi, nel maggio 1915, l’affondamento del transatlantico Lusitania, che stava collegando New York con l’Inghilterra con un grosso carico di munizioni che esplosero pochi minuti dopo il siluramento, aprendo enormi falle all’acqua. La nave aveva imbarcato passeggeri anche americani. l.a tragedia conseguente fu pompata dai giornali e dalla radio; fu anche affisso un suggestionante manifesto che raffigurava una madre fra le onde che sollevava disperatamente il suo bambino piangente. La propaganda dilagò sui media neutrali e dell’Intesa, che speravano di strumentalizzarla per farne un casus belli onde ottenere l’entrata in guerra degli Usa. Se ne fa ancora un gran parlare da certi storici che hanno dimenticato che il transatlantico Lusitania, non solo era carico di munizioni, ma era anche armato con un cannone da 152 millimetri, capace di affondare al primo colpo qualsiasi sommergibile, per cui doveva essere considerato una nave da guerra ausiliaria. Addirittura se ne fece una false flag, per l’entrata in guerra degli Usa; ma Wall Street ritenne che i belligeranti europei non si fossero ancora sufficientemente straziati e collassati. D’altra parte le forniture di armi, munizioni aerei e altri generi, vettovaglie, alimenti ecc. costituivano fortissimi guadagni e generavano anche l’urgenza della concessione di altrettanto forti prestiti, largamente concessi dalle usuraie banche di affari statunitensi dietro forti interessi. Ma, tant’è lo scalpore gonfiato all’epoca dura ancora al punto che qualche “storico” distratto è convinto ancora oggi, che gli Stati Uniti siano entrati in guerra per l’indignazione provocata dall’affondamento del Lusitania.
Fino a che punto fosse giunto l’incancrenimento dell’odio, lo dimostra il brano di questa lettera scritta all'amico Ezra Pound, nel maggio 1915, dall'inglese Henry Gardier-Brzeska: “Avevamo una decina di prigionieri, quando abbiamo saputo dell'affondamento del Lusitania; dopo una decina di minuti di discussione con i sottufficiali, li abbiamo ammazzati col calcio dei fucili. Alcuni soldati tedeschi che si erano arresi, strisciavano sulle ginocchia. Tenevano in mano, sopra le teste, fotografie di una donna o di un bambino. Ma li abbiamo uccisi tutti.”
Si attese quindi il momento “opportuno”, ma si dovette resistere ancora esasperatamente finché due anni dopo, il 19 marzo, fu affondato un altro transatlantico, il Vigilantia, con tutto il suo equipaggio. Nessuno riuscì a salvarsi per le enormi falle aperte dallo scoppio delle munzioni imbarcate; non fu difficile allora per il Presidente Wilson ottenere l'approvazione da parte del Congresso per una partecipazione diretta nel conflitto. Era il 2 aprile del 1917.
Renzo Pellicano ci relaziona ancora sui particolari romanzeschi del viaggio di Lev Trotskij sulla nave finlandese “Cristiania Fjord” con altri 275 compagni rivoluzionari di vertice e con molto cospicui finanziamenti, oltre ad esponenti del mondo industriale americano (di cui è stata nascosta l’attività preliminare a rapine di sconfinati beni del sottosuolo, avvenute in seguito, negli anni 1990, in Russia). Trotskij & C. raggiunsero appunto in Russia Lenin, il quale era già arrivato per via terra, attraversando incredibilmente perfino la linea del fuoco nel famoso “vagone piombato”.
Si ricordi sempre quanto ci ha spiegato nel cap. I Nicholas Murray Butler e cioè che: «Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste. al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto».
Il Presidente Thomas W. Wilson una volta insediatosi al tavolo della pace, a Versailles, a pontificare con l’ottusa o forse corrotta, anzi ricattata e comunque collusa, collaborazione dei due premier: inglese, David Lloyd George e francese, George Clemenceau , assistito dai suoi centodiciassette consiglieri, [23] capeggiati da Bernard Baruch (più del novanta per cento erano banchieri ebrei), inventò tanti stati artificiali, senza storia, come ripetiamo, esasperò incredibilmente nazionalismi e particolarismi, cinicamente spaccò l’Europa per lasciare incolmabili fossi di odio esasperato tra i popoli, a garanzia della prossima conflagrazione di una seconda guerra mondiale per completare la distruzione dell’Europa e delle Nazioni iniziata con la prima.
Si deve anche tener conto di chi potesse giovarsi di un prolungamento nel tempo del conflitto sospeso e della conseguente ulteriore prostrazione delle nazioni europee di entrambe le alleanze. Oltre tutto una strategia che creò anche una potenza nemica dell’Europa ad est per il prosieguo delle operazioni di sfaldamento e consunzione dell’Europa nella seconda fase, cioè nella seconda guerra mondiale. La mancanza di proteste delle nazioni dell’Intesa dimostra l’unicità del comando nella guerra dell’Intesa al contrario di quanto è avvenuto nel campo avverso, in cui gli imperi centrali non riuscirono a mantenere un’unità strategica e tattica dei propri alleati al di sopra dei loro interessi particolari.
Dopo Versailles, la Germania, devastata dalla guerra, schiacciata da un debito di guerra ingente, senza più riserve auree, senza più una flotta militare, con la flotta mercantile ridotta alle sole navi di piccolo tonnellaggio, senza locomotive e senza le migliori vetture ferroviarie, con un esercito limitato a soli centomila uomini, senza cannoni e senza carri armati, annichilita da oltre sette milioni di disoccupati, distrutta economicamente per industrie in rovina, fallite o chiuse e importazioni inesistenti, non avrebbe mai potuto risorgere senza un aiuto finanziario adeguato al disastro del Dictat.
Per riaccendere la guerra disgregatrice in quest’Europa, pure smembrata, e scissa a Versailles (ma era ancora un’Europa che resisteva al completo asservimento, legata alle sue secolari tradizioni, alla sua orgogliosa identità, alla sua storia millenaria), si doveva ridare alla Germania annientata economicamente, la possibilità di riprendere le armi, secondo il programma già deciso. Fu messo quindi in atto un piano luciferino, finanziando e favorendo il riarmo della Germania, affinché questa potesse fungere da detonatore nella situazione instabile e potenzialmente esplosiva - creata da Wilson e dai suoi funesti “consiglieri-banchieri”, a Versailles - onde poter giustificare poi le strumentali e ipocrite ”reazioni” delle demoplutocrazie occidentali e della precostituita e ben assecondata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) ad Est.
Dunque il rilancio economico della Germania venne reso possibile da un massiccio afflusso di capitali, [24] ovviamente dell’International Banking Fraternity, già molto prima della scalata al potere dei nazionalsocialisti. Il considerevole afflusso di capitali fu facilitato a seguito di un'abile svalutazione del marco [25]. Nel peiodo 1924 - 26 Wall Street e la City di Londra, vale a dire: la National City Bank, la Chase Manhattan Bank, la Morgan Bank, la Kuhn & Loeb Bank, la Standard Oil dei Rockefeller, la General Motors e Paul Warburg trasferirono all’economia tedesca 975 milioni di dollari, dei quali 170 destinati alla creazione di tre grandi cartelli: Vereinigte Stahlwerke (acciaio), IG-Farben (chimica), guidata dalla potente famiglia ebraica dei Warburg, AEG (settore elettrico).
I banchieri della Morgan Bank e il direttore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman fin dal 1924 avevano, infatti, escogitato il “Piano Dawes” (Charles G. Dawes, 1924), assieme al Piano Young che permise la stabilizzazione dell’economia tedesca, favorendo l’afflusso di capitali stranieri in Germania, Il Piano Young (Owen D. Young) [26] sostituì il 7 giugno 1929 il Piano Dawes offrendo soluzioni meno pesanti, con la suddivisione dei versamenti a pagamento dei prestiti in 59 anni.
Il libro dello storico Antony Cyril Sutton: Wall Street and the rise of Hitler, [27] documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume l’Autore dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico, sono stati consentiti dall'assistenza economica e tecnologica offerta fin dagli anni Venti da Wall Street alla Repubblica di Weimar. Antony C. Sutton, ha evidenziato che i negoziati per la "ricostruzione" videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come Charles Dawes e Owen Young, notori esponenti dell'Establishment supercapitalista, dall'altra il presidente della Reichsbank Hjalmar Horace Greeley Schacht, anche lui legato all'Establishrnent da vincoli familiari. [28]
Potrebbe sembrare paradossale che se ne sia occupata proprio la Cupola del grosso Capitale Transnazionale, la quale intervenne già fin dai primissimi anni Venti con forti aiuti economici alla Germania di Weimar. Nel contempo, completando la strategia decisa, i tre principali cartelli industriali di Weimar e cioè Vereinigte Stahlwerke (carbone e acciaio), AEG e Osram (elettricità) e pure IG Farben (chimica), furono tutti e tre finanziati compiutamente da Wall Street. Lo storico Antony Cyril Sutton nel suo libro Wall Street and the rise of Hitler, [29] documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume Sutton dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico sono stati consentiti dall'assistenza economica e tecnologica offerta fin dagli anni Venti da Wall Street alla Repubblica di Weimar, e che tanti aiuti alla Germania erano prestati unicamente per il secondo fine di metterla in condizioni di “aprire le operazioni belliche in Europa”. E perché ciò potesse avvenire, come vedremo in seguito, ci fu prima anche la politica di “appeasement”, che lasciava mano libera in Europa a Hitler per le sue rivendicazioni nazionali, in modo che lo stesso si sentisse incoraggiato e quasi spronato ad agire con la forza. Contemporaneamente l’URSS di Stalin aveva fin dai tempi della Repubblica di Weimar costantemente attuato una strategia di collaborazione politica e commerciale, fornendo alla Germania tutti gli aiuti, che neanche la simpatizzante Italia avrebbe dato. Pellicano ci ha documentato che l’URSS, unico Stato nemico a farlo, aveva rinunziato a chiedere le riparazioni di guerra, passando poi per il patto di Rapallo e per una sempre più stretta ed efficace collaborazione economica e commerciale, fornendo pure alle risorgenti forze armate tedesche la possibilità di riarmarsi e di esercitarsi in territorio sovietico, per sfuggire alle ispezioni delle Commissioni di controllo alleate. Il dittatore comunista si spinse fino all’”assurdo” di comandare al partito comunista tedesco di appoggiare i nazionalsocialisti nelle elezioni del 1933; Stalin aveva già scelto di fare di Hitler la sua “nave rompighiaccio”, [30] cioè si aspettava che la Germania nazionalsocialista, conquistando l’Europa, avesse messo in ginocchio Francia e Gran Bretagna, onde aprirle alle rivoluzioni comuniste; vedremo in seguito come favorì la Germania in guerra. Era, dunque, un piano concordante con quello dei plutocrati d’America per la distruzione dell’Europa. Non concordava, ovviamente, nel fine ultimo delle progettate rivoluzioni comuniste. Pertanto gli stessi banksters hanno usato Stalin per il raggiungimento del loro scopi, ben attenti a non consentirgli la realizzazione delle rivoluzioni comuniste..
Si dice che poi decisero di appoggiare il partito nazionalsocialista e Hitler, in una riunione segreta di banchieri, Comunque sia, Pellicano assicura che Pierre Faillant de Villemarest ha documentato che i nazionalsocialisti abbiano ricevuto dai Banchieri d’affari americani complessivamente in quattro anni, cioè dal 1929 al 1932, trentadue milioni di dollari; infatti nei piani dei Banchieri di affari di Wall Street e della City di Londra, la Germania doveva rinascere per poter essere strumentalizzata ad usare la forza per recuperare i Volksuddeutsken, i tedeschi etnici irredenti, perseguitati in Polonia. Una cinica strategia preordinata nei dettagli anche nelle vicende precedenti, il cosiddetto “appeasement” durante il quale gli “Alleati” furono indirizzati dal vertice unico plutocratico a consentire a Hitler di liberare e incorporare nel Terzo Reich i Tedeschi etnici: Austriaci, Sudeti, e rioccupare la Renania, che era stata smilitarizzata, oltre ad occupare anche l’intera Cecoslovacchia per farne due protettorati. L’appeasement quindi fu una manovra, durata sette anni per ottenere che Hitler potesse sentirsi più sicuro della comprensione amichevole delle demoplutocrazie occidentali.
Intanto Mussolini si era proposto decisamente di forgiare il carattere degli italiani, come aveva affermato nel discorso del 28 ottobre 1926 «Creeremo l’“italiano nuovo”» e continuava a ribadirlo nel 1933, quando scriveva: «Oggi noi seppelliamo il liberismo economico. Noi abbiamo respinto la teoria dell’uomo economico, la teoria liberale, e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro è una merce.
L’uomo economico non esiste, esiste l’Uomo integrale che è politico, che è economico, che è religioso che è guerriero» [31]. Il fascismo partiva quindi dalla rieducazione del popolo, attraverso una attenta e ben studiata propaganda, usando anche strumenti efficaci come la radio, il teatro di massa [32], e più tardi, anche il cinema e in particolare, rivolgendosi ai giovani. le cui coscienze più facilmente potevano accogliere le impronte delle nuove idee. Enzo Erra ha scritto che il fascismo è azione e che «propugnava l’intervento [dell’individuo] nella vita e nella storia […]». De Felice ha restituito alla loro concreta «realtà storica gli sforzi compiuti dal regime fascista per trasformare l’italiano in un “uomo nuovo”». [33]
Ha riconosciuto, infatti, Renzo De Felice: «Il fascismo è un fenomeno rivoluzionario[…] che tende alla mobilitazione delle masse e alla creazione di un nuovo tipo di uomo» [34]. E più avanti: «Un altro elemento rivoluzionario è che il fascismo italiano[…] si pone un compito, quello di trasformare la società e l’individuo in una direzione che non era mai stata sperimentata né realizzata» [35]. Concorda Pierre Milza (eminente storico francese, comunista): «con la campagna antiborghese si voleva sostituire all’individuo decadente prodotto dalla cultura borghese un ”uomo nuovo” dinamico, virile, deciso, efficace, pronto a qualunque sacrificio, indurito da un’educazione spartana e dagli effetti sublimati del rigore autarchico» [36]. Su un binario parallelo, nel 1930 Niccolò Giani aveva fondato nell’università di Milano la “Scuola di Mistica Fascista” (SMF) che ebbe tra i seguaci e i docenti intellettuali di primo piano in tutta Italia. Coerentemente con le loro idee molti andarono volontari in guerra [37]: Niccolò Giani cadde in Albania; caddero in combattimento anche i docenti Guido Pallotta e Berto Ricci e molti altri di questi giovani militanti (cinque le Medaglie d’oro) [38].«Con i “mistici” capeggiati da Niccolò Giani tornava l’anima più genuina e fedele al fascismo delle origini, riecheggiando quello spirito genuino delle origini che negli anni era stato represso e coinvolto nel compromesso conservativo, «vera e propria “guardia armata”, questa si, dell’immobilismo sistematizzato e strumentale», come ha scritto Luigi Emilio Longo [39].
Mussolini aveva ancora da risolvere gravi problemi di mancanza di lavoro in Italia, per cui ancora troppi italiani erano costretti ad emigrare, producendo così la depauperazione delle forze vitali in patria ed il rafforzamento delle nazioni concorrenti. Oltre alla lottizzazione di poderi nelle bonifiche in Italia, e dei villaggi agricoli in Libia, fu necessario creare uno sbocco al lavoro italiano in Africa orientale. Tale iniziativa è oggi criticata da storici asserviti al potere egemone globalista, come politica coloniale arretrata, poco producente e troppo costosa; costoro non hanno capito lo spirito che ha animato la conquista dell’”Impero”; si trattava di aprire una terra semiselvaggia al lavoro delle masse di italiani dispersi all’estero, per redimerla e civilizzarne gli indigeni, onde farne una fonte di ricchezza per la madre-patria, ma anche fonte di ricchezza per i coloni e per i popoli autoctoni. Lo ribadìrà Mussolini, nel discorso della proclamazione dell’Impero: «Impero di civiltà e umanità per tutte le popolazioni d’Etiopia». Conferma questi principi di civiltà Renzo De Felice: «Non si tratta di imperialismo di tipo inglese o francese: è un imperialismo, un colonialismo che tende all’emigrazione, che spera cioè che grandi masse di italiani possano trapiantarsi in quelle terre per lavorare, per trovare quelle possibilità che non hanno in patria. Insomma non si parte tanto dall’idea di sfruttare le colonie, quanto soprattutto dalla speranza di potervi trovare terra e lavoro» [40].
La conquista dell’Impero fu rapida e vittoriosa, ma venne ostacolata dalla Società delle Nazioni, egemonizzata dalla Gran Bretagna [41], decretando sanzioni economiche per le quali l'Italia non avrebbe potuto più importare né materie prime né prodotti industriali; ma ciò rimase pura teoria. La patetica reazione della Società delle Nazioni giovò al regime fascista ed all’economia italiana in due direzioni. Il regime seppe approfittare efficacemente di queste sanzioni piuttosto teoriche: fu proclamata l’"Autarchia”, fu ottenuta l'offerta dell'oro alla Patria nella “Giornata della Fede” (medaglie, monete, anelli), ma anche ne rimase esaltata la forza del fascismo “che non si lasciava piegare da ben cinquantadue nazioni e soprattutto dalle potenze plutocratiche, decise ad impedire all'Italia di avere il suo "posto al sole". Soltanto Germania, Giappone e Stati Uniti non votarono le sanzioni economiche. L’autarchia produsse un incremento della ricerca di nuovi sistemi di produzione autarchica, orientò i consumi verso i prodotti italiani e incrementò la produzione agricola: con la “Battaglia del grano” e con la meccanizzazione dell’agricoltura si raggiunse l’autosufficienza, svincolandosi dalla dipendenza straniera. Si incrementarono le industrie estrattive e si ottenne dalla Germania nazionalsocialista la vendita di materie prime indispensabili e di prodotti “sanzionati”. Parlando della guerra d’Africa è stata diffusa da giornalisti, ma anche da Denis Mac Smith e poi da Angelo Del Boca, la calunnia che gli italiani avrebbero usato i gas asfissianti, provocando le smentite e le testimonianze di moltissimi protagonisti della guerra d’Africa; a noi basta far notare che il Negus mai disse che lo abbiamo combattuto col gas, benché ne avrebbe avuto tutto l’interesse.
Ritenendo di aver condizionato Hitler, con i sette anni dell’”Appeasement”, rassicurandolo sulla comprensione dei suoi avversari democratici, si arrivò alla conclusione della strategia amichevole per creare il previsto “casus belli” affinché si potesse poi, dare alle demoplutocrazie una scusa, un appiglio apparentemente plausibile per entrare in guerra, dando così cinicamente inizio alla seconda guerra mondiale.
Danzica era una città abitata esclusivamente da Tedeschi, per cui gli impudenti impositori del Dictat, a Versailles, non riuscendo ad assegnarla alla Polonia, la costrinsero nel paradossale assetto giuridico di città libera, sotto la giurisdizione di un commissario della Società delle Nazioni, ma, concretamente, sotto il controllo di truppe polacche. Vollero dare anche alla Polonia un illogico e innaturale sbocco al mare tagliando dal territorio tedesco una enorme fetta dell’alta Slesia, un cosiddetto paradossale “corridoio” largo addirittura 50 kilometri in un territorio altamente industrializzato, popolato quasi esclusivamente da Tedeschi; tagliando così la Germania in due. Molti altri tedeschi “volksuddeutschen”erano rimasti nelle loro terre ancestrali assegnate alla Polonia. Nel dopoguerra il Maresciallo Joseph Pilsudski, Presidente della Polonia, pur conoscendo l’orientamento delle plutodemocrazie, avendo poi visitato le fortificazioni della Linea Maginot sulla frontiera della Francia rispetto alla Germania, si era reso conto che l’esercito francese, in caso di guerra, si sarebbe schierato dietro le potentissime fortificazioni della Linea Maginot e sarebbe rimasto sulla difensiva: una realtà che annullava tutte le previsioni. Belle parole e promesse demoplutocratiche di accorrere a difendere la repubblica polacca in caso di eventuale aggressione.
Di conseguenza Pilsudski aveva impostato una politica conciliante, sancita nel 1934 da un Trattato di non aggressione e di reciproca consultazione con il Terzo Reich. Un anno dopo il maresciallo Pilsudski moriva stranamente all’improvviso. Storici, studiosi e testimoni dell’epoca sospettarono che Pilsudski fosse stato avvelenato a causa della sua amicizia con la Germania. Ufficialmente fu dichiarato, come si è ripetuto nella storia in tanti simili casi (senza cadere nella smentita di un’autopsia), che quella strana morte era stata causata da un tumore fulminante al fegato.
Hitler e i suoi collaboratori, pur essendo straziati dalle orribili notizie che giungevano quotidianamente dai consoli tedeschi in Polonia continuarono “pazientemente” (si trattava di una pazienza soltanto apparente) a trattare diplomaticamente per risolvere la questione di Danzica, del “corridoio” attraverso la Slesia occupata dalla Polonia. Poi ancora diplomaticamente continuarono nella difesa dei tedeschi perseguitati e massacrati in Polonia su cinica istigazione delle demoplutocrazie, e pertanto tentarono di rivolgere la loro diplomazia alla radice del problema, cercando cioè di trovare un qualche appoggio in Inghilterra, fonte principale delle istigazioni al massacro più provocatorio di tedeschi etnici. Ma Hitler trovò in Halifax un imperturbabile e cinico muro di gomma. Resistevano, è vero, ancora in Inghilterra molti politici disposti a difendere la pace: i continui instancabili sovrumani sforzi diplomatici superarono ogni aspettativa di chi non riusciva a capire quanto orrore fosse necessario per ottenere la provocata guerra guerreggiata.
Mussolini, il Papa e altri politici esasperati e inorriditi, intervennero sui polacchi per fermare le feroci squadracce sanguinarie di ebrei e bolscevichi organizzati di Polonia e perfino mobiliati dai Servizi segreti della Russia sovietica mentre cominciava ad accorrere anche qualche volenteroso, esaltato e perfino inferocito soldato dei reparti regolari dell’Esercito polacco. I tedeschi etnici continuavano a morire assassinati con modalità strazianti in un crescendo di follia sterminatrice.
Il ministro degli Esteri rumeno principe Michel Sturdza ha scritto: «Gli uomini e le donne tedesche venivano cacciati come bestie selvagge per le strade di Bromberg. Quando venivano catturati, venivano mutilati e fatti a pezzi dalla folla polacca. Ogni giorno il massacro aumentava. Migliaia di tedeschi partivano dalle loro case in Polonia con solo i vestiti addosso. Inoltre non vi era alcun dubbio che l’esercito polacco stesse preparando i piani per il massacro di Danzica. Nelle notti tra il 25 ed il 31 Agosto 1939, ci furono, oltre a innumerevoli attacchi a civili di sangue tedesco, ben 44 atti perfettamente autenticati di violenza armata contro tedeschi e loro proprietà. Nella notte del 31 Agosto un gruppo di disperati polacchi occuparono la stazione di trasmissioni radiofoniche tedesche di Gleiwitz…» [42]
Mentre David Irving conferma ciò che altri avevano già detto circa l’intenzione di Hitler di non aggredire l’Inghilterra: « Per 20 anni Hitler aveva sognato un’alleanza con l’Inghilterra. Fino a guerra inoltrata egli rimase attaccato a questo sogno con la vana e ridicola tenacità di un amante che non vuole ammettere di non essere corrisposto. Come disse Hitler al Maggiore Quisling il 18 Agosto 1940: ”dopo aver fatto una proposta dietro l’altra agli inglesi circa la riorganizzazione dell’Europa, mi trovo ora costretto contro la mia volontà a combattere questa guerra contro l’Inghilterra.”» [43]
Il principe Sturdza racconta anche: «Solo poche ore dallo scoppio delle ostilità fra la Germania e la Polonia, Mussolini, rinnovando i suoi sforzi per la pace, propose a tutte le potenze interessate un’immediata sospensione delle azioni belliche e l’immediata convocazione di una conferenza fra le grandi potenze, alla quale avrebbe partecipato anche la Polonia. Le proposte di Mussolini furono sollecitamente accettate da tutti i governi interessati, tranne che dalla Gran Bretagna.» [44]
Churchill aveva imposto di non rispondere alle proposte italiane.
Potrebbe dirsi che la guerra europea sia divenuta la Seconda Guerra Mondiale il 12 settembre 1941, quando il presidente Roosevelt, pur senza aver interpellato il Congresso, ordinò alla Marina americana di affondare qualsiasi nave da guerra tedesca che avesse incontrato.
Ci conforta in quest’idea l’illustre storico americano della cosiddetta “Alta Finanza” Ferdinand Lundberg, il quale specifica nelle mille pagine del suo ben documentato bestseller: «Lungi dal salvare il mondo nel 1914-16, i magnati dell’industria sono stati i principali promotori della guerra, sono essi che hanno spinto gli Stati Uniti nel conflitto col pretesto di assicurare la libertà dei mari e il trionfo della democrazia» [45]. Lungo tutto l'arco della guerra si assiste all'"imparziale" sostegno finanziario, attraverso la concessione di crediti e con la prosecuzione degli investimenti, ai Tedeschi, ai Russi e agli "Alleati".
In particolare Pellicano ha riferito che anche Costanzo Preve nel suo libro La quarta guerra mondiale, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2008, p. 143, ha scritto: «La quarta guerra mondiale in corso è una guerra di tipo geopolitico-culturale condotta dall’impero messianico USA contro tutto il resto del mondo ‘ribelle’».
Pur aderendo alle tesi di Costanzo Preve, vogliamo subito chiarire che gl Stati Uniti sono il braccio armato della Cupola del Grosso Capitale Mondialista, che continua a combattere non convenzionalmente per annullare ogni resistenza all’imposizione del mondialismo attraverso l’opera degli Stati Uniti […], i quali sono, secondo Preve, un nuovo tipo di impero: messianico, geopolitico e culturale. Messianico (pur trattandosi di un messianesimo quasi del t:utto privo di secolarizzazione) in quanto sono loro a detta dell’ex presidente Clinton “l’unico paese indispensabile al mondo“. Si ricordi, aggiungiamo noi, che anche l’ineffabile Franklin D. Roosevelt predicava, secondo il vangelo-messianico-puritano-americano: ”To evangelize the world”.
Geopolitico in quanto rinuncia ad un controllo capillare e formale dei propri feudi, ma si limita a disseminare il pianeta di basi militari in appoggio alla protezione dei propri traffici, nonché dei separatisti di turno (secondo la logica del divide et impera). Culturale (e psicologico, aggiungiamo noi) perché in grado di radicare (attraverso la guerra psicologica) nei propri sudditi una forma di linguaggio e di pensiero dalle quali non ci si riesce tanto facilmente a liberare. Ad esempio per gli USA Saddam, Milosevic, Chavez, Castro…, sono il male minore, quindi va bene tutto così: tutto ciò ci porta a non ritenere meno pericolosi proprio quelli che dovrebbero essere gli alleati nel cammino da compiere. Un piano segreto di rieducazione psicologica era già stato studiato fin dal 1944; ufficiali dell’OSS [47] studiavano il sistema per allineare rapidamente l’Europa alle esigenze politiche di Washington e per attuare un vero e proprio lavaggio collettivo del cervello per l’intero popolo tedesco e, più in generale, per i popoli d’Europa. Infatti il 10 settembre 1944 Jan E Libich e H. F. Broch de Rothermann, agenti del 2677° (sic?) Reggimento OSS Operazioni Psicologiche (Moral Operations Rome) [48] di stanza a Roma, indirizzarono, al loro superiore, capo del Settore Operazioni Psicologiche dell'OSS, colonnello Kenneth D. Mann, una relazione che è un vero e proprio piano di “rieducazione” politica e sociale della Germania (e più in generale dell'intera Europa occupata dagli “Alleati”) . Questo piano segreto è stato dimenticato, indenne, tra altri documenti secretati e distrutti; esso risulta applicato in pieno in Germania, in Giappone e anche in Italia. per ottenere un lavaggio del carattere dei popoli che avevano tenacemente combattuto la “guerra del Sangue contro l’oro”.
Nel riassumere i concetti principali della terza guerra, Renzo Pellicano accenna i Piani di “rieducazione” delle nazioni vinte: il Piano Morgenthau, più ristretto, rapidamente sgorgò nel Piano Kalergi, più generale. Richard Nikolaus di Coudenhove Kalergi, ossessionato dal suo ideale massonico di un’Europa unita, ma svirilizzata e asservita al potere economico mondialista, sosteneva ostinatamente un velleitario sogno che portava avanti sin dagli anni venti e che venne utilizzato dai cosiddetti “Poteri Forti” per imporre la costituzione di un falso legame che si fa chiamare Unione Europea. In questa soltanto il Parlamento europeo è eletto dai cittadini dei popoli europei, ma questo parlamento è chiamato a decidere soltanto le questioni meno importanti; le decisioni che interessavano la riduzione progressiva della sovranità delle nazioni vennero emanate da altri organi costituiti dai Presidenti delle varie nazioni aderenti all’Unione o da persone nominate direttamente dall’alto.
Fu costituita la Banca Centrale Europea, assolutamente privata (come ormai sono tutte le Banche Centrali) e gli stati nazionali cedettero la sovranità monetaria alla banca privata che si fa chiamare Banca Centrale Europea ((BCE). Il presidente della BCE viene nominato dall’alto e la BCE stampa l’euro, la moneta unica, ceduta dietro pagamenti in Titoli di Stato. che non vengono mai pagati, ma generano interessi che si sommano agli interessi, costituendo il cosiddetto “Debito Pubblico” (truffa del cd. “Signoragio”). La costituzione dell’Euro quale moneta unica dell’Unione e la fondazione della BCE fu approvata nel Trattato di Maastricht, per l’Italia approvato da Andreotti, (spigliato Presidente dl Consiglio, che non sentì il bisogno di consultare il Parlamento) e da altri due disinvolti ministri, ma senza discutere l’operazione, neanche in seguito, in Parlamento. L’Unione Europea, insomma servì a ridurre progressivamente la sovranità degli stati aderenti trasferendola (inavvertitamente per il popolo bue) ad organi occultamente diretti dal Grosso Capitale Mondialista, ma lasciando l’illusione di essere vincolati a questa Unione Europea, che in apparenza dovrebbe essere l’Unione di tutte le Patrie, le quali, però, avranno progressivamente perduto ogni sovranità. Renzo Pellicano annota diligentemente tutte le tappe di questi “asservimenti nel più incivile vassallaggio” (1999; imposizione dell’Euro e della BCE).
Ancora non bastava, però. Intervenne, infatti, un’eminenza grigia, un animatore e coordinatore politico, discreto, nascosto, ma efficientissimo: e sicuro, collegato in continuo contatto e in piena sincronia con le teste pensanti dell’establishment mondialista: Joseph Hieronimus Retinger [49], economista polacco di famiglia ebrea, ma cattolico, con concordi contatti con i gesuiti, conosciuto proprio come 'Sua Eminenza Grigia'. Fu tra i fondatori e segretario generale fino al 1952 dell'United European Movement presieduto da Winston Churchill e finanziato dall'ACUE (American Committee for United Europe) [50]. L’ideale di Retinger era ovviamente: “costruire un'Europa Unita per arrivare ad un Mondo unito in pace, guidato da Organizzazioni Sovranazionali che avrebbero garantito più stabilità ai singoli governi nazionali”.
Sappiamo ancora di più grazie a Joshua Paul, un ricercatore presso la Georgetown University di Washington. il quale ha scovato presso gli US National Archives di Washington documenti governativi americani declassificati, che dimostrano con quanta solerzia i servizi segreti degli Stati Uniti avessero condotto una campagna negli anni Cinquanta e Sessanta per costruire gli impulsi europeisti e, per quanto possibile, un’ideologia unitaria europea nei popoli, ma soprattutto fra i governi dell’Europa, onde poterli affastellare in un’Unione, chiamata Europa, ma senza carattere, tradizioni e cultura specifici, della precedente Europa [51]. Tutti stati annullati in uno spirito “atlantico” sotto l’egida Usa e ben inseriti nella sua politica per arrivare infine ad un governo unico mondiale. E in tale prospettiva fu finanziato e diretto il cosiddetto movimento federalista europeo. Infatti, tra i documenti citati esiste un memorandum, datato 26 Luglio 1950, nel quale si davano precise e dettagliate istruzioni per una campagna di promozione di un cosiddetto “Parlamento europeo”. Questo documento è firmato proprio dal generale William J. Donovan, che era stato in tempo di guerra, capo dell’OSS (Office of Strategic Services), precursore della CIA [52].
Nel 2007, ancora peggio, il Trattato di Lisbona, che affossa definitivamente le libertà degli Stati nazionali aderenti all’UE, fu approvato, senza discutere. Tale trattato, un compendio di oltre 400 pagine, fu approvato all’unanimità senza mai essere stato letto. Tuttavia oggi, meditando sul delitto commesso dai politici, cominciamo a capire che questo trattato prevede:
1) l’aumento dei poteri del consiglio; un consiglio del quale nessun cittadino europeo riesce a sapere quali provvedimenti prendano i suoi membri.
2) la diminuzione dei poteri del parlamento europeo.
3) L’ulteriore perdita di sovranità degli stati nazionali.
E in particolare:
La UE avrà il controllo totale sulle politiche d’immigrazione (articolo 79 del TFEU), che saranno sottratte agli Stati nazionali.
Oggi l’unico organo dell’Unione europea che possa avviare nuove leggi è la Commissione europea. I commissari non sono eletti, ma scelti dagli Stati membri. L’esperienza ci dice che non sono indipendenti, ma seguono direttive [53]. Ufficialmente, le linee generali della politica dell’UE sono stabilite dal Consiglio europeo, una riunione biennale dei capi di governo degli stati membri. In realtà, i politici più influenti come Barroso, Juncker, e i capi di governo dei grandi paesi si incontrano costantemente con i politici al di fuori dell’UE e con i leader economici internazionali (cioè con le persone che sono invitate a Davos [54] ed alla Conferenza Bilderberg a porte chiuse.
Nel 1950 consistenti divergenze di vedute tra Stati Uniti e Unione Sovietica portarono l’attenzione degli Usa sul problema della labilità militare dei popoli vinti nella sfera che a Yalta fu assegnata all’Occidente; si disse che ne era scaturita la necessità di rafforzare la difesa dei paesi satelliti, ai quali fu “suggerito” di riarmarsi, per essere in grado di difendersi in caso di un eventuale attacco dell’Unione Sovietica; finché si giunse nel 1954 a tentare di costituire la Comunità Europea di Difesa. Ma essendo fallito il tentativo per l’opposizione della Francia, gli Usa vollero tagliare ogni indugio stipulando un patto di reciproca difesa col governo giapponese e concludendo anche un misterioso accordo bilaterale col governo italiano, che dopo averlo firmato, non ebbe il permesso di informarne il Parlamento. Questo accordo è tuttora valido, ma le sue clausole segrete, alla pari delle clausole segrete del Trattato di Pace, non furono mai rivelate al Parlamento. Sappiamo soltanto che sul suolo italiano sono state impiantate più di 120 basi militari Usa, ufficialmente mascherate come basi Nato [55], presidiate da notevoli formazioni di truppe speciali statunitensi (marines) per il mantenimento delle quali il nostro bilancio nazionale sborsa quattrocento milioni di euro annui, a quel che finora è dato sapere [56].
In seguito alla crisi apertasi nel 2007-2008; la supremazia del dollaro, stava per vacillare. Come era già accaduto in passato, ci fu chi pensava ad esportare l’epicentro della crisi in Europa. Un articolo del “Wall Street Journal”, del 10 febbraio 2010, riportato da Stefania Limiti durante lo sviluppo della crisi finanziaria, provocata nel 2008 dal crollo della finanza americana, riferiva di una cena ad alto livello tenutasi a New York per complottare una manovra finanziaria a cui in realtà si voleva dare la massima pubblicità, come se la segretezza fosse sfuggita al Wall Street Journal, strettamente controllato da Wall Street. Era una notizia utile e necessaria per realizzare il piano di aggressione finanziaria all’Europa.
Pertanto si è fatto anche ricorso all’opera delle agenzie di rating, che hanno colpito l’area dell’euro, declassando il valore dei relativi titoli di Stato: un criminale gioco al ribasso per far riguadagnare al dollaro le posizioni di prestigio di qualche anno prima e contemporaneamente ottenere .lo sconquasso economico dell’Europa.
L’attacco delle agenzie di rating, preliminare ad una serie di vendite al ribasso, nella zona Euro, accompagnate da articoli negativi, ispirati da veline di Wall Street, si è completato infiltrando nei mercati sotto attacco anche una forma di strumenti finanziari derivati che si chiamano Credit Default Swaps(Cds) [57], detti anche talvolta, più trasparentemente, derivati di assicurazione: una strategia con i mezzi più sofisticati, fra cui, anche altri famigerati derivati, definiti dal miliardario finanziere Warren Buffet come "financial weapons of mass destruction (armi finanziarie di distruzione di massa).
In Europa avvenne che si infiltrassero anche venditori di derivati provenienti dalla City e le stesse banche europee parteciparono all’operazione con strutture coperte di queste vendite al ribasso; Renzo Pellicano ci riporta i particolari e ce ne spiega il cinico funzionamento.
Noi Italiani abbiamo perduto la guerra! Non abbiamo più diritti, non possiamo neanche sapere, capire; dobbiamo soltanto pagare per le truppe di occupazione che si fanno chiamare NATO.
Loro, invece, hanno vinto e continuano a festeggiare, in Russia ancora negli anni 1990, la vittoria della “Guerra patriottica”! Sembrerebbe giusto: hanno vinto!
Due-trecentomila morti, due-trecentomila compagni lasciati a ingrassare la terra tedesca per la gloria dell’Armata Rossa, ma in sostanza soltanto per i concreti interessi del Capitalismo di Wall Sreet. Forse qualcosa era sbagliato… Ora il “Grande Timoniere”(!) Mikhail Gorbaciov, il luciferino Gorbaciov, invasato della setta massonica del Lucis Trust, sta cambiando le cose… ma in peggio: “privatizzare”.
Al reduce dalla Guerra Patriottica hanno portato un voucher per la proprietà dell’azienda ex statale, che non dà più salario; lo Stato non distribuisce più stipendi, né pensioni, né aiuti sociali. In un anno: sei, forse sette, milioni di morti di fame, di stenti, di malattie, provocate dalla deficienza assoluta di risorse economiche: vecchi, ragazzi, donne, ma anche uomini robusti muoiono!. Il Grande timoniere ripara lestamente in Occidente; Boris Yeltsin privatizza più rapidamente con l’aiuto del vice presidente Anatolij Chubais e di agenti della Cia come consulenti specializzati in privatizzazioni: è proprio la ”svendita del secolo”, la “Sale of the century”. I capitali vengono dall’America. In Russia la burocrazia statale, la Nomenklatura era costituita al 90 % da ebrei; fu facile intendersi tra correligionari per i capitalisti ebrei americani. Tutto fu privatizzato, perfino ad un centesimo circa del valore ufficiale; le enormi risorse del sottosuolo della Federazione Russa furono svendute a prezzi stracciatissimi.
Negli Stati Uniti già in tempo, finanzieri d’assalto si erano preparati a speculare sulle sventure russe: si erano bene informati sui valori delle imprese più grosse, pingui e redditizie e sulle valutazioni delle grandi risorse minerarie dell’ex URSS; il loro intervento in massa fu ben descritto con una frase sarcastica: “l’attacco dei piraña alla carcassa di un bue grasso caduto nel fiume”.
Dalla Reuter, 1° agosto 2011: «Il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “come parassiti”». La sua dichiarazione fa eco con l’attacco di Stalin nel 1950 all'egemonia tirannica del dollaro. Stalin, come Kennedy, venne poi ucciso (avvelenato) perché tentava di instaurare nel 1952 il rublo d'oro, uffrendo la possibilità di evitare, così, di utilizzare il dollaro come moneta mondiale di scambio. Oltre ad essere un affronto per coloro che volevano il dollaro come moneta di egemonia mondiale anche per pagare il petrolio, la politica di Stalin costituiva un attacco diretto al sistema di dominio mondiale del dollaro. Stalin fu avvelenato; tanto è bastato, ovviamente, per i Banksters, per comprare qualche traditore in Russia. Questa tesi è sostenuta egregiamente dal prof. Nicolai Starikov in molti libri, tutti purtroppo non ancora tradotti dal russo [58]. (Ovvio).
Dobbiamo ricordare che nel luglio del 1944, a Bretton Woods, fu concordato che il dollaro sarebbe stata l’unica moneta convertibile in oro; mentre tutte le altre valute potevano essere commutate esclusivamente in dollari. Con tale espediente si obbligavano gli stati a munirsi di dollari per i loro acquisti internazionali, incrementando così gli introiti da signoraggio della Federal Reserve e consentendo agli USA l’acquisto di beni e servizi all’estero disponendo di dollari, stampandoli senza limiti.
Ma nel 1971 gli USA, non potendo onorare gli impegni presi, annullarono la convertibilità del dollaro in oro. In seguito si diede una nuova convertibilità al dollaro, un surrogato, rendendo obbligatorio il pagamento in dollari per l’acquisto di petrolio; il dollaro così riusciva a mantenere il ruolo di prima moneta di scambio e bene di rifugio internazionale. Ovviamente gli Usa, stampando dollari senza alcun limite, avevano ottenuto anche la possibilità di acquistare beni e servizi senza limiti all’estero; se ne giovarono l’economia generale degli USA e quindi anche le disponibilità dei civili americani a carico del resto del mondo.
Giovedì 3 luglio 2014 Vladimir Putin ha dichiarato alla televisione: «… nei primi anni Novanta le privatizzazioni-truffa in Russia? Furono manovrate dalla CIA; agenti della CIA affiancarono l’allora vicepremier Anatolij Chubais come consulenti specializzati nella privatizzazione di beni pubblici di Stato. Molti di questi agenti – ha aggiunto Putin – furono poi processati negli Stati Uniti per essersi arricchiti in maniera illecita, durante il processo di privatizzazione nel nostro Paese. Due di questi agenti erano membri dell’organizzazione “umanitaria” USAID”».
Sembra che nessuno abbia ancora osato impegnarsi nella gravosa fatica di quantificare il potere di rapina dei piraña dell’International Banking Fraternity nella “Sale of the Century”, la Svendita del Secolo, in Russia negli anni Novanta. Se ne è dovuto occupare Putin, il quale avrà incaricato suoi collaboratori di raccogliere i dati di queste privatizzazioni-truffa: un lavoraccio lungo, pesante e pericoloso [59]. Intanto Putin ha cominciato a recuperare e a ri-statalizzare tre importanti comparti del settore energetico russo.
Buon lavoro presidente Putin per la giustizia e per la lotta contro il capitalismo di rapina mondialista!
Nel secondo capitolo Pellicano accenna anche una breve storia del formarsi di una casta di banchieri di affari di “alta finanza” attraverso il commercio di contrabbando, droga, schiavismo, tentato monopolio dell’energia, controllo delle Banche Centrali, produzioni di guerra e interessi sui pagamenti, ecc. Ma le conquiste materiali, ottenute con la prepotenza, non bastavano per un popolo che ambiva a ottenere anche una certa supremazia morale. Emilio Gentile ci aiuta a capire con il suo libro, La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore[1] Egli ci spiega quanto sia diffusa e condivisa tra gli statunitensi una certa ”pseudocultura”, una Weltashauung, una particolare visione del mondo, in virtù della quale i più bigotti yankees sono rimasti superstiziosamente persuasi che il loro popolo abbia instaurato un rapporto speciale con il Creatore dell’universo, risoltosi con l’assegnazione agli USA di «un ruolo missionario» inteso «come modello di redenzione per l’umanità». Una tradizione fanatica ed esaltata tipicamente americana, molto funzionale, perciò, all’imperialismo plutocratico statunitense[2]. Un fondamentalismo a sfondo religioso, opportuno per portare gli yankee, guidati, in un primo tempo, dai WASP (White Anglo Saxon Protestants) [3] a una specie di fanatica “guerra santa” onde asservire gli altri popoli che si dovrebbero “evangelizzare”. Da ciò deriva l’ipocritamente sfacciato motto rooseveltiano: «To evangelize the World».
“Evangelizzazione” che continua ancora oggi.
Edgar L. Jones, eminente storico militare e corrispondente di guerra americano, ci spiega come avveniva questa evangelizzazione, testimoniando concretamente:
«Noi americani abbiamo la pericolosa tendenza nel nostro atteggiamento verso le altre Nazioni di adottare una posa di superiorità morale. Ci consideriamo più nobili e decenti di altri popoli e quindi in posizione migliore per decidere che cosa è bene e che cosa è male nel mondo. Ma quale tipo di guerra la nostra popolazione civilizzata immagina che abbiamo combattuto? Abbiamo fucilato prigionieri a sangue freddo, bombardato ospedali, sparato su marinai di navi silurate, ucciso o maltrattato civili nemici, dato il colpo di grazia ai feriti, seppellito i moribondi in fosse comuni insieme ai morti, e nel Pacifico abbiamo perfino fatto commercio di teschi e ossa di giapponesi. Abbiamo inventato i bombardamenti a tappeto e sganciato bombe atomiche su due città indifese, stabilendo così un primato mondiale di massacro di massa. Ho chiesto ad alcuni dei nostri soldati perché, per esempio, hanno regolato i loro lanciafiamme in modo che i nemici morissero lentamente e dolorosamente, invece di ucciderli quasi istantaneamente.. E perché essi odiavano così tanto il nemico?... No. Solo perché essi odiavano la guerra. Forse per la stessa ragione le nostre truppe hanno mutilato i corpi dei nemici, tagliato loro le orecchie e strappato i loro denti d’oro da portare via come souvenir, tagliato loro i testicoli mettendoglieli in bocca, ma tali flagranti violazioni di tutti i codici morali possono essere studiate nel campo della psicopatia.» [4]
Fin dal 1845 John O’Sullivan aveva impostato la sua sedicente “dottrina”, pretenziosa e apodittica, la cosiddetta “Dottrina del Manifest Destiny”, che pretende indottrinare il popolo yankee circa la mitologica missione degli Stati Uniti «di ampliare il continente assegnatoci dalla Provvidenza per la crescita delle nostre moltitudini, che ogni anno si moltiplicano». Questo dogma fuori da ogni logica, ha trovato acriticamente e supinamente negli States innumerevoli fanatici e faziosi sostenitori. Si affanna a darci una qualche spiegazione la sociologa americana Roberta Coles rilevando che la tradizione americana del “destino manifesto” deriverebbe da… “miti originari della religione americana”: il mito della “nazione moralmente superiore perché scelta da Dio, col dovere di redimere il continente e forse il mondo”, mito valido come rassicurazione per gli scrupoli e gli eventuali dubbi quaccheri di qualche pio e ipervirtuoso pacifista. Per Josiah Strong, preminente imperialista americano, il “Manifest Destiny” possedeva una destinazione “geopolitica”(sic!): la creazione di un impero mondiale.
La continuità delle mire belliche espansioniste americane fin dall'epoca della Dottrina del Manifest Destiny è stata la caratteristica dominante della politica estera, nella quale sono confluite altre tre componenti della “dottrina” espansionista americana:
I - la Dottrina del Manifest Destiny: la componente teologica (la conquista, preordinata da Dio e dalla Provvidenza, al fine di compiere il volere dell'Onnipotente) (sic!);
II - la conquista al fine di instaurare la democrazia (in concreto, però, in regime plutocratico, serve per instaurare la democrazia come strumento di asservimento inavvertito dei popoli);
III - la Dottrina Monroe (estesa allo spazio vitale): la componente geopolitica;
IV - la Dottrina della Open Door (Porta Aperta) : la componente economica.
Alla fine dell’800 i fondamenti della cosiddetta “dottrina geopolitica” americana vennero formulati da Frederick Jackson Turner, da Brooks Adams e dall'ammiraglio Alfred T. Mahan; una profonda convinzione espansionista per le successive generazioni di americani. La sua realizzazione fu avviata da Theodore Roosevelt, continuata in seguito da Thomas Woodrow Wilson e portata a conseguenze nefaste dall’ineffabile Franklin D. Roosevelt, “to evangelize the world”.
Nel secondo capitolo l’Autore riporta sinteticamente certe razzie di ricchezze materiali, (la cosiddetta Guerra del Petrolio), ma anche razzie e commercio di persone ridotte in schiavitù e così possiamo apprendere che la schiavitù fu adottata perfino dagli Inglesi nei riguardi degli Irlandesi ribelli alle loro inaccettabili imposizioni di abbandonare le proprie terre ancestrali per emigrare in posti inospitali e improduttivi dell’Irlanda.
È diffusa l’idea che ebbero fortuna negli Stati Uniti parecchi inventori, scienziati e cervelli eccellenti in ogni campo, emigrati specialmente dall’Europa. In particolare l’Autore si è voluto soffermare sulla vicenda che ha visto il fisico serbo Nikola Tesla, inventore del motore elettrico a induzione e di molte altre importanti intuizioni scientifiche in elettrotecnica, ufficialmente riconosciute, il quale aveva trovato il modo di assorbire energia elettrica dall’etere (la cosiddetta “free energy”) con un’antenna e con un ricevitore a valvole termoioniche, analogamente a come avviene con le onde radio. Fece attrezzare una grossa auto con un motore elettrico a induzione che funzionava con l’elettricità assorbita dall’etere attraverso l’antenna e il ricevitore. Provò per otto giorni, in segreto con l’auto guidata da un suo parente, venuto apposta dalla Serbia, spingendo l’auto a diverse velocità sulle strade periferiche e pure in città, per otto giorni. Dopo fece nascondere l’auto in una rimessa in campagna e non ne parlò con nessuno. Ma la notizia strabiliante trapelò ugualmente ed egli dovette rispondere ai giornalisti. Tesla era ospite della Westinghouse Corporation per studiare nuove tecnologie, ma venne subito bloccato e gli fu intimato di non parlare più della sua scoperta che avrebbe intaccato enormi interessi legati allo sfruttamento dell’energia dal petrolio, dal carbone, dal gas e da altri eventuali sistemi, avrebbe portato una rivoluzione nella distribuzione dell’elettricità e tanto altro ancora, che adesso non interessa ipotizzare. La sua scoperta sarebbe stata straordinariamente utile all’umanità in genere, ma basterebbe dire che avrebbe tolto ogni valore alle industrie petrolifere e affini. Tesla non fu assassinato soltanto perché capì, da uomo pratico, di non poter affrontare una battaglia contro lo strapotere dei padroni mondiali dell’energia, padroni dei governi e dell’economia mondiale. Fu tenuto sotto continua sorveglianza, sia pure in una prigione dorata in un grande albergo.
Se queste nozioni sono servite per meglio capire l’ambiente e le caratteristiche dei protagonisti delle azioni che hanno innescato la prima e preparato anche il seguito nella seconda guerra mondiale, nel III capitolo Renzo Pellicano entra nell’argomento principale, affrontando le cause nascoste della prima guerra mondiale.
Dopo aver accennato alla mentalità diffusa tanto nel clan plutocratico annidato a Wall Street, quanto nelle massonerie, e in particolare nella B’nai B’rith, la loggia massonica riservata agli Ebrei, Renzo Pellicano ci ha informato della fanatica convinzione del popolo statunitense di essere stato scelto dal Creatore dell’universo per evangelizzare e redimere il mondo, a cominciare dall’Europa tradizionalista, con gli imperi centrali e l’impero cristiano feudale dello Zar.
L’attivismo delle massonerie restò sul piano accademico, mentre i plutocrati della Consorteria del Grosso Capitale Transnazionale sostenevano finanziariamente i fuoriusciti antitradizionalisti emigrati in America e i politici europei decisi a combattere le mire egemoniche degli imperi centrali. Furono fomentate rivoluzioni e moti in Europa nell’Ottocento,
La Gran Bretagna, nella sua tradizionale politica, si era sempre opposta, nei secoli, all’emergere di una potenza europea capace di aggregarne altre in un corpo organico tale da costituire una minaccia per la supremazia dell’Impero Britannico; quindi fu facile farla schierare contro il Kaiser.
I plutocrati di Wall Street complottavano piuttosto copertamente, ma hanno lasciato alcune tracce. L’Inghilterra era spinta nell’orbita “atlantista” per la comunanza di lingua fra Inghilterra e America, concordavano i banchieri di affari di Wall Street che usavano le matrici religiose parzialmente convergenti nei popoli anglo-sassoni, e la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “gran Madre fabianista” [6], aggiungendovi le concordi pretese del British Israelism. Ma i banchieri agivano soprattutto potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che da Wall Street dominavano il governo degli USA e le massonerie e che dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’Occidente.
Si deve ricordare anche che il Kaiser Guglielmo II von Hohenzollern aveva proposto a suo cugino lo Zar di tutte le Russie Nicola II l’instaurazione di un mercato europeo che potesse difendere gli Europei dall’invadenza americana. I plutocrati di Wall Street, si allarmarono, prevedendo la concorrenza di un secondo polo capitalistico in Europa, che avrebbe potuto costituirsi attorno al Kaiser e allo Zar, una volta che avessero superato le questioni che li dividevano. La Germania aveva le industrie e l’impero russo aveva la complementare ricchezza delle materie prime. I plutocrati di Wall Street mobilitarono tutte le loro forze massoniche e diplomatiche senza riuscire ad ottenere il risultato proposto, che fu ottenuto però per la decisiva necessità di un rifinanziamento dei Rothschild [7], e lo Zar lasciò cadere la proposta del Kaiser.
Certo la geopolitica russa che tendeva all’espansione verso gli slavi dell’ovest e in particolare verso i Balcani per giungere al Mediterraneo (Panslavismo), entrava in collisione con la geopolitica tedesca che tendeva all’espansione verso est. Tuttavia, guardando oltre i confini nazionali, la geopolitica planetaria avrebbe dovuto produrre la contrapposizione delle potenze marittime alle potenze terrestri continentali, ossia la contrapposizione tra “atlantisti” (Stati Uniti e Gran Bretagna) ed “eurasisti” (Potenze del continente Eurasia: Imperi centrali, Russia, Giappone [8]. Ben vedeva quindi Guglielmo II von Hohenzollern, Kaiser di Germania e re di Prussia, nel proporre un‘alleanza commerciale alla Russia, un’alleanza che si inquadrava correttamente nella geopolitica continentale che avrebbe dovuto informare la contrapposizione in atto [9]. Dal punto di vista inglese il politologo Harold Mackinder(1861-1947). massimo teorico della geopolitica, raccomandava di impedire un'alleanza eurasiatica, e soprattutto l'alleanza di Russia - Germania – Giappone.
L’Inghilterra inoltre, era attirata nell’orbita “atlantista” per la comunanza di lingua fra Inghilterra e America, per le matrici religiose parzialmente convergenti, e per la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “gran Madre fabianista” [10], e per le concordi pretese del British Israelism. Ancora più potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’Occidente.
Il Sistema Bancario trasnazionale agiva in simbiosi con le industrie di guerra (acciaierie, chimica, munizioni, aerei) formando l'efficiente struttura finanziaria-industriale, chiamata anche "Conglomerate" o "Corporate[11] Banking", ovviamente piuttosto incline a influenzare le diplomazie internazionali affinché le latenti ostilità si trasformassero in guerra aperta.
In Europa, già dal 1913, Gran Bretagna [12] Francia e Russia, istigate e incoraggiate da diplomatici statunitensi, sempre pilotati. senza troppo apparire, dall’International Banking Fraternity, confermati e sospinti con organica complicità, dalla massoneria e da eminenze grigie della Pilgrim’s Society [13], ma soprattutto da politici massoni asserviti, si erano accordate segretamente su di un dettagliato progetto di distruzione e smembramento politico ed economico della potenza tedesca, che sembrava minacciare i loro interessi. Con la guerra esse si proponevano vantaggi territoriali per se stesse e il maggior danno possibile al “nemico”.
La Francia, rancorosa e revanscista per la sconfitta di Sedan [14], e la Russia panslavista si distinguevano per la voracità delle loro pretese, quanto per la pochezza di ciò che erano disposte a concedere agli alleati minori. E tra questi si inseriva, entrando in guerra nel 1915, l’Italia, che si aspettava un “parecchio”, concesso con riserva mentale, che poi si ridusse ad un “po’ poco” giacché le ripartizioni erano già state fatte fin dal 1913!
D’altro canto la Germania di Guglielmo II von Hohenzollern, continuando il moto di accelerato sviluppo unitario, cominciato nel cuore dell’Europa, aveva preso a sollevare, (parallelamente e in istintiva risposta alle pretese dell’America), la rivendicazione del diritto ad avere un popolo unito e indipendente; era questo l’ideale profondamente sentito del Pangermanesimo, tendente all’assorbimento dei tedeschi dell’Austria, dell’Olanda, del Belgio fiammingo, dei Sudeti, nel contesto europeo di milioni di Volksdeutschens, i tedeschi emigrati da secoli in Ungheria, Romania, Paesi slavi e, in particolare, in Russia. Perciò cominciò a preparare un’adeguata potenza militare.
Parallelamente negli Stati Uniti d’America montava l’imperialismo mascherato da libera espansione commerciale, ma supportato fanaticamente da una maniaca fede messianica nella missione che “Il Creatore dell’Universo” avrebbe riservato al popolo americano “di moralizzare il mondo”. Ne conseguiva che per farlo avrebbe dovuto asservirlo! Supportava tali pretese la scuola geopolitica americana con la teoria avanzata dall’ammiraglio Alfred Mahan che trovava somiglianze tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Nel 1897 esponeva in ‘The Interest of America in Sea Power’ [14] (L’interesse dell’America nel potere marittimo) la dottrina che doveva guidare l’azione del suo paese, se anch’esso voleva innalzarsi al rango di potenza mondiale. Questa teoria si articolava in più punti: collaborazione con la potenza navale inglese, opposizione alle pretese tedesche sui mari, vigilanza di fronte alla prevedibile espansione giapponese nel Pacifico, infine, difesa coordinata, tra europei e americani contro i popoli asiatici.
Oltre agli espliciti propositi espressi nel 1897 dal senatore repubblicano dell'Indiana Albert J. Beveridge : «Le fabbriche americane producono più di quanto serve al popolo americano; il suolo degli Stati Uniti produce più di quanto esso può consumare. Il corso della nostra politica è quindi fissato; il commercio mondiale dev'essere, e sarà nostro».
Per raggiungere gli obbiettivi mondialisti era necessario il dominio dei mari [16]. Gli States si inserivano così, perfettamente nel quadro planetario geopolitico “atlantista”.
Indagando le cause nascoste della prima (e anche della seconda) guerra mondiale, Pellicano oltre a raccontarci le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che anche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco, che erano state organizzate dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera”.Questa era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, nata negli Usa tra immigrati serbi, sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, la cui attività clandestina, però. ci è stata svelata nel suo diario dal fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera, dunque, pianificò il casus belli, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri. Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato ed, avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia.
L’Impero russo, frattanto, che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato guerrafondaio, massone di alto grado, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la prima guerra mondiale. I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar, ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi banchieri di Wal Street e della City si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze del sottosuolo dell’impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se, invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati). Il testo indagatore di “Guerra all’Europa” ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia, e ci riferisce ancora che ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia.
Ma, per la verità, tutto ciò finì per ribaltare la situazione economica e già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo quel che più li interessava: oltre al disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino una certa qual riduzione dell’Impero inglese: un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il colpo di mano più ambito e producente per la Cupola del grosso capitale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana e quindi rimasta ricattata e assoggettata anche politicamente, come è avvenuto in particolare per la Gran Bretagna.
Nel 1939 infatti Lord Halifax, ministro degli Esteri, si giustificava dichiarando che Roosevelt e gli Stati Uniti sarebbero divenuti ostili verso la Gran Bretagna, se essa non fosse scesa in guerra [17]
Secondo quanto scrive Jacques Bordiot, le prime tappe per l’instaurazione di un Governo Mondiale sono da ricercare nell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Thomas Woodrow Wilson nel novembre del 1912, «con una manovra di finanzieri internazionali, condotti dalla Banca J. P. Morgan, principale sostegno del Gruppo della Round Table americano e agente negli “States” dei Rothschild di Londra». [18]
Jacques Bordiot ha citato anche la testimonianza del colonnello americano Curtis B, Dall, [19] amico di Bernard M. Baruch, finanziere israelita, altra eminenza grigia, consigliere economico di sei presidenti americani, membro di società segrete di grado superiore come la “Pilgrim’s Society” e il “Council on Foreign Relations”(CFR). Baruch gli confidò di essere stato proprio lui ad andare a prendere Thomas W. Wilson, per accompagnarlo a conferire con i finanzieri di Wall Street. Wilson si impegnò a sostenere , oltre l’entrata in guerra degli Usa, la legge istitutiva della Banca Centrale privata, chiamata col nome fuorviante “Federal Reserve Sistem”, oltre l’elezione di senatori ecc. I plutocrati di Wall Street spesero milioni di dollari per la campagna elettorale di Thomas Woodrow Wilson, che venne poi affidato anche alla sorveglianza dell’eminenza grigia, longa manus dei plutocrati di Wall Steet sedicente “colonnello” Edward Mandell House, [20] affiliato alla società segreta Illuminatista dei “Masters of Wisdom”, (Maestri della Saggezza). Edward Mandell House partecipò a molte manovre segrete che sfociarono nella prima e poi a,che nella seconda guerra mondiale.
Confermano queste pulsioni alla guerra anche le risultanze di un convegno segreto di banchieri e politici di vertice, riuniti paradossalmente, e con strafottente senso di humor, proprio nella “Fondazione Carnegie per la pace” per fomentare invece la guerra, già anni prima del 1914. Cfr. articolo di M. William P. Hoar intitolato: “World War I”. sull’accreditata rivista “American Opinion”, del 1976, in base a documenti originali scoperti nel 1950. Da molti indizi traspare che ci potrebbero essere state parecchie altre riunioni segrete tra banchieri, industriali e politici delle quali non si è potuta rintracciare ancora una documentazione specifica, ma sappiamo comunque che i banchieri di affari di Wall Street e della City non trascurarono occasione per fomentare la guerra specialmente in Europa.
Pellicano ci ha raccontato dettagliatamente nel suo libro anche un altro convegno segreto ad alto livello nell’isola di Jekyll, in cui fu complottata la realizzazione della Banca Centrale degli Stati Uniti, che venne chiamata col termine fuorviante “Federal Reserve”, convegno in cui fu discussa e progettata in alcuni dettagli, anche la conflagrazione della prima guerra mondiale, già decisa.
Indagando le cause nascoste della prima (e poi anche della seconda) guerra mondiale. Pellicano oltre a raccontare le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che finanche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco erano state organizzate negli Usa dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera” che era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, questa setta nata negli Usa tra immigrati serbi, era sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, ce ne parla nel suo diario intimo il fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera pianificò il casus belli,della Prima Guerra Mondiale, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri, Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato, ed avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia. L’Impero russo, che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato, amico dei banchieri di Wall Street, guerrafondaio, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la prima guerra mondiale.
I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo, intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar; ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi estroversi banchieri si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze minerarie dell’impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se. invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati). Il testo di questo esclusivo volume ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia e ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia. Ma, per la verità, quel che più concretamente avvenne, già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo, oltre il disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino la riduzione dell’Impero inglese: un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il risultato più ambito e producente per la Cupola del grosso captale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana.
Al finanziamento dei rivoluzionari parteciparono i più potenti finanzieri ebrei: i Warburg, i Gunzburg, gli Schiff[21] e i Kahn, i Rockefeller, ma anche Max Breitung, Jerome H. Hanauer, il banchiere svedese Olof Aschberg e i Gugenheim; [22] tutti membri della B’nai B’rith.
In questo suggestivo libro rivelatore di tanti fatti e misfatti nascosti, di tante avventure, di tante occulte regie, in realtà vengono indagati anche i retroscena dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, che attesero bene che le nazioni europee si rovinassero e si massacrassero senza sosta in un conflitto annientatore, per intervenire al tavolo della pace soltanto a cose fatte, con la loro potenza militare ed economica fresche e intatte, anzi moltiplicate. Il loro intervento fu valutato non ulteriormente procrastinabile anche per evitare il pericolo della impossibilità di restituzione dei prestiti di guerra ottenuti dai belligeranti più disastrati.
Un particolare non deve essere trascurato e invece dobbiamo valutarlo con estrema attenzione, il fatto che i sionisti pretesero dalla Gran Bretagna in difficoltà, di far entrare gli Stati Uniti in guerra in aiuto dell’Inghilterra soltanto se quella avesse promesso la Palestina per far rinascere nel dopoguerra un “focolare nazionale ebraico”; e la Gran Bretagna promise la Palestina con la “Dichiarazione Balfour”. Noi oggi possiamo facilmente riconoscere, col senno del poi, la Palestina come uno dei punti nevralgici più armati per la valutazione storica di questa vicenda.
La Gran Bretagna, quando era intervenuta in guerra, proclamando di farlo disinteressatamente, soltanto per difendere il ”poor Belgium”, aveva costituito un rigoroso blocco navale, inserendovi non solo armi e munizioni, ma anche tutte le altre merci, di cui, le convenzioni internazionali permettevano invece ai belligeranti l’importazione; la strategia del blocco navale subì nel 1911 un radicale inasprimento, voluto dal venerabile (?) massone e Primo Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill. Pertanto il criminale blocco navale, ottenne di ridurre alla fame gli imperi centrali, causando milioni di morti tra la popolazione civile per fame e per malattie causate dagli stenti, specialmente vecchi, bambini e donne. All'illegalità del blocco, il Reich rispose con la «guerra da corsa», condotta nel rispetto delle norme internazionali, col fine di ostacolare l'approvvigionamento dell'Inghilterra. Ma la minaccia dei sommergibili tedeschi, tanto efficace da ridurre dell’ottanta per cento l’attività della navigazione intorno alle isole inglesi, era condotta da una ben modesta flottiglia di non più di una ventina di U-Boote. Inoltre il numero dei battelli in missione contemporanea si riduceva spesso a sole due unità, per i tempi di avvicinamento dalle basi di partenza e per i tempi di riparazioni, manutenzione e allestimento.
Tuttavia la propaganda dell’Intesa era ovviamente univoca e manichea. I Tedeschi erano “gli Unni”, la loro guerra era barbara e la lotta dell’Intesa era la Crociata della “Libertà contro la barbarie teutonica”.
Grande scalpore sollevò, poi, nel maggio 1915, l’affondamento del transatlantico Lusitania, che stava collegando New York con l’Inghilterra con un grosso carico di munizioni che esplosero pochi minuti dopo il siluramento, aprendo enormi falle all’acqua. La nave aveva imbarcato passeggeri anche americani. l.a tragedia conseguente fu pompata dai giornali e dalla radio; fu anche affisso un suggestionante manifesto che raffigurava una madre fra le onde che sollevava disperatamente il suo bambino piangente. La propaganda dilagò sui media neutrali e dell’Intesa, che speravano di strumentalizzarla per farne un casus belli onde ottenere l’entrata in guerra degli Usa. Se ne fa ancora un gran parlare da certi storici che hanno dimenticato che il transatlantico Lusitania, non solo era carico di munizioni, ma era anche armato con un cannone da 152 millimetri, capace di affondare al primo colpo qualsiasi sommergibile, per cui doveva essere considerato una nave da guerra ausiliaria. Addirittura se ne fece una false flag, per l’entrata in guerra degli Usa; ma Wall Street ritenne che i belligeranti europei non si fossero ancora sufficientemente straziati e collassati. D’altra parte le forniture di armi, munizioni aerei e altri generi, vettovaglie, alimenti ecc. costituivano fortissimi guadagni e generavano anche l’urgenza della concessione di altrettanto forti prestiti, largamente concessi dalle usuraie banche di affari statunitensi dietro forti interessi. Ma, tant’è lo scalpore gonfiato all’epoca dura ancora al punto che qualche “storico” distratto è convinto ancora oggi, che gli Stati Uniti siano entrati in guerra per l’indignazione provocata dall’affondamento del Lusitania.
Fino a che punto fosse giunto l’incancrenimento dell’odio, lo dimostra il brano di questa lettera scritta all'amico Ezra Pound, nel maggio 1915, dall'inglese Henry Gardier-Brzeska: “Avevamo una decina di prigionieri, quando abbiamo saputo dell'affondamento del Lusitania; dopo una decina di minuti di discussione con i sottufficiali, li abbiamo ammazzati col calcio dei fucili. Alcuni soldati tedeschi che si erano arresi, strisciavano sulle ginocchia. Tenevano in mano, sopra le teste, fotografie di una donna o di un bambino. Ma li abbiamo uccisi tutti.”
Si attese quindi il momento “opportuno”, ma si dovette resistere ancora esasperatamente finché due anni dopo, il 19 marzo, fu affondato un altro transatlantico, il Vigilantia, con tutto il suo equipaggio. Nessuno riuscì a salvarsi per le enormi falle aperte dallo scoppio delle munzioni imbarcate; non fu difficile allora per il Presidente Wilson ottenere l'approvazione da parte del Congresso per una partecipazione diretta nel conflitto. Era il 2 aprile del 1917.
Renzo Pellicano ci relaziona ancora sui particolari romanzeschi del viaggio di Lev Trotskij sulla nave finlandese “Cristiania Fjord” con altri 275 compagni rivoluzionari di vertice e con molto cospicui finanziamenti, oltre ad esponenti del mondo industriale americano (di cui è stata nascosta l’attività preliminare a rapine di sconfinati beni del sottosuolo, avvenute in seguito, negli anni 1990, in Russia). Trotskij & C. raggiunsero appunto in Russia Lenin, il quale era già arrivato per via terra, attraversando incredibilmente perfino la linea del fuoco nel famoso “vagone piombato”.
Si ricordi sempre quanto ci ha spiegato nel cap. I Nicholas Murray Butler e cioè che: «Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste. al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto».
Il Presidente Thomas W. Wilson una volta insediatosi al tavolo della pace, a Versailles, a pontificare con l’ottusa o forse corrotta, anzi ricattata e comunque collusa, collaborazione dei due premier: inglese, David Lloyd George e francese, George Clemenceau , assistito dai suoi centodiciassette consiglieri, [23] capeggiati da Bernard Baruch (più del novanta per cento erano banchieri ebrei), inventò tanti stati artificiali, senza storia, come ripetiamo, esasperò incredibilmente nazionalismi e particolarismi, cinicamente spaccò l’Europa per lasciare incolmabili fossi di odio esasperato tra i popoli, a garanzia della prossima conflagrazione di una seconda guerra mondiale per completare la distruzione dell’Europa e delle Nazioni iniziata con la prima.
Si deve anche tener conto di chi potesse giovarsi di un prolungamento nel tempo del conflitto sospeso e della conseguente ulteriore prostrazione delle nazioni europee di entrambe le alleanze. Oltre tutto una strategia che creò anche una potenza nemica dell’Europa ad est per il prosieguo delle operazioni di sfaldamento e consunzione dell’Europa nella seconda fase, cioè nella seconda guerra mondiale. La mancanza di proteste delle nazioni dell’Intesa dimostra l’unicità del comando nella guerra dell’Intesa al contrario di quanto è avvenuto nel campo avverso, in cui gli imperi centrali non riuscirono a mantenere un’unità strategica e tattica dei propri alleati al di sopra dei loro interessi particolari.
Dopo Versailles, la Germania, devastata dalla guerra, schiacciata da un debito di guerra ingente, senza più riserve auree, senza più una flotta militare, con la flotta mercantile ridotta alle sole navi di piccolo tonnellaggio, senza locomotive e senza le migliori vetture ferroviarie, con un esercito limitato a soli centomila uomini, senza cannoni e senza carri armati, annichilita da oltre sette milioni di disoccupati, distrutta economicamente per industrie in rovina, fallite o chiuse e importazioni inesistenti, non avrebbe mai potuto risorgere senza un aiuto finanziario adeguato al disastro del Dictat.
Per riaccendere la guerra disgregatrice in quest’Europa, pure smembrata, e scissa a Versailles (ma era ancora un’Europa che resisteva al completo asservimento, legata alle sue secolari tradizioni, alla sua orgogliosa identità, alla sua storia millenaria), si doveva ridare alla Germania annientata economicamente, la possibilità di riprendere le armi, secondo il programma già deciso. Fu messo quindi in atto un piano luciferino, finanziando e favorendo il riarmo della Germania, affinché questa potesse fungere da detonatore nella situazione instabile e potenzialmente esplosiva - creata da Wilson e dai suoi funesti “consiglieri-banchieri”, a Versailles - onde poter giustificare poi le strumentali e ipocrite ”reazioni” delle demoplutocrazie occidentali e della precostituita e ben assecondata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) ad Est.
Dunque il rilancio economico della Germania venne reso possibile da un massiccio afflusso di capitali, [24] ovviamente dell’International Banking Fraternity, già molto prima della scalata al potere dei nazionalsocialisti. Il considerevole afflusso di capitali fu facilitato a seguito di un'abile svalutazione del marco [25]. Nel peiodo 1924 - 26 Wall Street e la City di Londra, vale a dire: la National City Bank, la Chase Manhattan Bank, la Morgan Bank, la Kuhn & Loeb Bank, la Standard Oil dei Rockefeller, la General Motors e Paul Warburg trasferirono all’economia tedesca 975 milioni di dollari, dei quali 170 destinati alla creazione di tre grandi cartelli: Vereinigte Stahlwerke (acciaio), IG-Farben (chimica), guidata dalla potente famiglia ebraica dei Warburg, AEG (settore elettrico).
I banchieri della Morgan Bank e il direttore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman fin dal 1924 avevano, infatti, escogitato il “Piano Dawes” (Charles G. Dawes, 1924), assieme al Piano Young che permise la stabilizzazione dell’economia tedesca, favorendo l’afflusso di capitali stranieri in Germania, Il Piano Young (Owen D. Young) [26] sostituì il 7 giugno 1929 il Piano Dawes offrendo soluzioni meno pesanti, con la suddivisione dei versamenti a pagamento dei prestiti in 59 anni.
Il libro dello storico Antony Cyril Sutton: Wall Street and the rise of Hitler, [27] documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume l’Autore dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico, sono stati consentiti dall'assistenza economica e tecnologica offerta fin dagli anni Venti da Wall Street alla Repubblica di Weimar. Antony C. Sutton, ha evidenziato che i negoziati per la "ricostruzione" videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come Charles Dawes e Owen Young, notori esponenti dell'Establishment supercapitalista, dall'altra il presidente della Reichsbank Hjalmar Horace Greeley Schacht, anche lui legato all'Establishrnent da vincoli familiari. [28]
Potrebbe sembrare paradossale che se ne sia occupata proprio la Cupola del grosso Capitale Transnazionale, la quale intervenne già fin dai primissimi anni Venti con forti aiuti economici alla Germania di Weimar. Nel contempo, completando la strategia decisa, i tre principali cartelli industriali di Weimar e cioè Vereinigte Stahlwerke (carbone e acciaio), AEG e Osram (elettricità) e pure IG Farben (chimica), furono tutti e tre finanziati compiutamente da Wall Street. Lo storico Antony Cyril Sutton nel suo libro Wall Street and the rise of Hitler, [29] documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume Sutton dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico sono stati consentiti dall'assistenza economica e tecnologica offerta fin dagli anni Venti da Wall Street alla Repubblica di Weimar, e che tanti aiuti alla Germania erano prestati unicamente per il secondo fine di metterla in condizioni di “aprire le operazioni belliche in Europa”. E perché ciò potesse avvenire, come vedremo in seguito, ci fu prima anche la politica di “appeasement”, che lasciava mano libera in Europa a Hitler per le sue rivendicazioni nazionali, in modo che lo stesso si sentisse incoraggiato e quasi spronato ad agire con la forza. Contemporaneamente l’URSS di Stalin aveva fin dai tempi della Repubblica di Weimar costantemente attuato una strategia di collaborazione politica e commerciale, fornendo alla Germania tutti gli aiuti, che neanche la simpatizzante Italia avrebbe dato. Pellicano ci ha documentato che l’URSS, unico Stato nemico a farlo, aveva rinunziato a chiedere le riparazioni di guerra, passando poi per il patto di Rapallo e per una sempre più stretta ed efficace collaborazione economica e commerciale, fornendo pure alle risorgenti forze armate tedesche la possibilità di riarmarsi e di esercitarsi in territorio sovietico, per sfuggire alle ispezioni delle Commissioni di controllo alleate. Il dittatore comunista si spinse fino all’”assurdo” di comandare al partito comunista tedesco di appoggiare i nazionalsocialisti nelle elezioni del 1933; Stalin aveva già scelto di fare di Hitler la sua “nave rompighiaccio”, [30] cioè si aspettava che la Germania nazionalsocialista, conquistando l’Europa, avesse messo in ginocchio Francia e Gran Bretagna, onde aprirle alle rivoluzioni comuniste; vedremo in seguito come favorì la Germania in guerra. Era, dunque, un piano concordante con quello dei plutocrati d’America per la distruzione dell’Europa. Non concordava, ovviamente, nel fine ultimo delle progettate rivoluzioni comuniste. Pertanto gli stessi banksters hanno usato Stalin per il raggiungimento del loro scopi, ben attenti a non consentirgli la realizzazione delle rivoluzioni comuniste..
Si dice che poi decisero di appoggiare il partito nazionalsocialista e Hitler, in una riunione segreta di banchieri, Comunque sia, Pellicano assicura che Pierre Faillant de Villemarest ha documentato che i nazionalsocialisti abbiano ricevuto dai Banchieri d’affari americani complessivamente in quattro anni, cioè dal 1929 al 1932, trentadue milioni di dollari; infatti nei piani dei Banchieri di affari di Wall Street e della City di Londra, la Germania doveva rinascere per poter essere strumentalizzata ad usare la forza per recuperare i Volksuddeutsken, i tedeschi etnici irredenti, perseguitati in Polonia. Una cinica strategia preordinata nei dettagli anche nelle vicende precedenti, il cosiddetto “appeasement” durante il quale gli “Alleati” furono indirizzati dal vertice unico plutocratico a consentire a Hitler di liberare e incorporare nel Terzo Reich i Tedeschi etnici: Austriaci, Sudeti, e rioccupare la Renania, che era stata smilitarizzata, oltre ad occupare anche l’intera Cecoslovacchia per farne due protettorati. L’appeasement quindi fu una manovra, durata sette anni per ottenere che Hitler potesse sentirsi più sicuro della comprensione amichevole delle demoplutocrazie occidentali.
Intanto Mussolini si era proposto decisamente di forgiare il carattere degli italiani, come aveva affermato nel discorso del 28 ottobre 1926 «Creeremo l’“italiano nuovo”» e continuava a ribadirlo nel 1933, quando scriveva: «Oggi noi seppelliamo il liberismo economico. Noi abbiamo respinto la teoria dell’uomo economico, la teoria liberale, e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro è una merce.
L’uomo economico non esiste, esiste l’Uomo integrale che è politico, che è economico, che è religioso che è guerriero» [31]. Il fascismo partiva quindi dalla rieducazione del popolo, attraverso una attenta e ben studiata propaganda, usando anche strumenti efficaci come la radio, il teatro di massa [32], e più tardi, anche il cinema e in particolare, rivolgendosi ai giovani. le cui coscienze più facilmente potevano accogliere le impronte delle nuove idee. Enzo Erra ha scritto che il fascismo è azione e che «propugnava l’intervento [dell’individuo] nella vita e nella storia […]». De Felice ha restituito alla loro concreta «realtà storica gli sforzi compiuti dal regime fascista per trasformare l’italiano in un “uomo nuovo”». [33]
Ha riconosciuto, infatti, Renzo De Felice: «Il fascismo è un fenomeno rivoluzionario[…] che tende alla mobilitazione delle masse e alla creazione di un nuovo tipo di uomo» [34]. E più avanti: «Un altro elemento rivoluzionario è che il fascismo italiano[…] si pone un compito, quello di trasformare la società e l’individuo in una direzione che non era mai stata sperimentata né realizzata» [35]. Concorda Pierre Milza (eminente storico francese, comunista): «con la campagna antiborghese si voleva sostituire all’individuo decadente prodotto dalla cultura borghese un ”uomo nuovo” dinamico, virile, deciso, efficace, pronto a qualunque sacrificio, indurito da un’educazione spartana e dagli effetti sublimati del rigore autarchico» [36]. Su un binario parallelo, nel 1930 Niccolò Giani aveva fondato nell’università di Milano la “Scuola di Mistica Fascista” (SMF) che ebbe tra i seguaci e i docenti intellettuali di primo piano in tutta Italia. Coerentemente con le loro idee molti andarono volontari in guerra [37]: Niccolò Giani cadde in Albania; caddero in combattimento anche i docenti Guido Pallotta e Berto Ricci e molti altri di questi giovani militanti (cinque le Medaglie d’oro) [38].«Con i “mistici” capeggiati da Niccolò Giani tornava l’anima più genuina e fedele al fascismo delle origini, riecheggiando quello spirito genuino delle origini che negli anni era stato represso e coinvolto nel compromesso conservativo, «vera e propria “guardia armata”, questa si, dell’immobilismo sistematizzato e strumentale», come ha scritto Luigi Emilio Longo [39].
Mussolini aveva ancora da risolvere gravi problemi di mancanza di lavoro in Italia, per cui ancora troppi italiani erano costretti ad emigrare, producendo così la depauperazione delle forze vitali in patria ed il rafforzamento delle nazioni concorrenti. Oltre alla lottizzazione di poderi nelle bonifiche in Italia, e dei villaggi agricoli in Libia, fu necessario creare uno sbocco al lavoro italiano in Africa orientale. Tale iniziativa è oggi criticata da storici asserviti al potere egemone globalista, come politica coloniale arretrata, poco producente e troppo costosa; costoro non hanno capito lo spirito che ha animato la conquista dell’”Impero”; si trattava di aprire una terra semiselvaggia al lavoro delle masse di italiani dispersi all’estero, per redimerla e civilizzarne gli indigeni, onde farne una fonte di ricchezza per la madre-patria, ma anche fonte di ricchezza per i coloni e per i popoli autoctoni. Lo ribadìrà Mussolini, nel discorso della proclamazione dell’Impero: «Impero di civiltà e umanità per tutte le popolazioni d’Etiopia». Conferma questi principi di civiltà Renzo De Felice: «Non si tratta di imperialismo di tipo inglese o francese: è un imperialismo, un colonialismo che tende all’emigrazione, che spera cioè che grandi masse di italiani possano trapiantarsi in quelle terre per lavorare, per trovare quelle possibilità che non hanno in patria. Insomma non si parte tanto dall’idea di sfruttare le colonie, quanto soprattutto dalla speranza di potervi trovare terra e lavoro» [40].
La conquista dell’Impero fu rapida e vittoriosa, ma venne ostacolata dalla Società delle Nazioni, egemonizzata dalla Gran Bretagna [41], decretando sanzioni economiche per le quali l'Italia non avrebbe potuto più importare né materie prime né prodotti industriali; ma ciò rimase pura teoria. La patetica reazione della Società delle Nazioni giovò al regime fascista ed all’economia italiana in due direzioni. Il regime seppe approfittare efficacemente di queste sanzioni piuttosto teoriche: fu proclamata l’"Autarchia”, fu ottenuta l'offerta dell'oro alla Patria nella “Giornata della Fede” (medaglie, monete, anelli), ma anche ne rimase esaltata la forza del fascismo “che non si lasciava piegare da ben cinquantadue nazioni e soprattutto dalle potenze plutocratiche, decise ad impedire all'Italia di avere il suo "posto al sole". Soltanto Germania, Giappone e Stati Uniti non votarono le sanzioni economiche. L’autarchia produsse un incremento della ricerca di nuovi sistemi di produzione autarchica, orientò i consumi verso i prodotti italiani e incrementò la produzione agricola: con la “Battaglia del grano” e con la meccanizzazione dell’agricoltura si raggiunse l’autosufficienza, svincolandosi dalla dipendenza straniera. Si incrementarono le industrie estrattive e si ottenne dalla Germania nazionalsocialista la vendita di materie prime indispensabili e di prodotti “sanzionati”. Parlando della guerra d’Africa è stata diffusa da giornalisti, ma anche da Denis Mac Smith e poi da Angelo Del Boca, la calunnia che gli italiani avrebbero usato i gas asfissianti, provocando le smentite e le testimonianze di moltissimi protagonisti della guerra d’Africa; a noi basta far notare che il Negus mai disse che lo abbiamo combattuto col gas, benché ne avrebbe avuto tutto l’interesse.
Ritenendo di aver condizionato Hitler, con i sette anni dell’”Appeasement”, rassicurandolo sulla comprensione dei suoi avversari democratici, si arrivò alla conclusione della strategia amichevole per creare il previsto “casus belli” affinché si potesse poi, dare alle demoplutocrazie una scusa, un appiglio apparentemente plausibile per entrare in guerra, dando così cinicamente inizio alla seconda guerra mondiale.
Danzica era una città abitata esclusivamente da Tedeschi, per cui gli impudenti impositori del Dictat, a Versailles, non riuscendo ad assegnarla alla Polonia, la costrinsero nel paradossale assetto giuridico di città libera, sotto la giurisdizione di un commissario della Società delle Nazioni, ma, concretamente, sotto il controllo di truppe polacche. Vollero dare anche alla Polonia un illogico e innaturale sbocco al mare tagliando dal territorio tedesco una enorme fetta dell’alta Slesia, un cosiddetto paradossale “corridoio” largo addirittura 50 kilometri in un territorio altamente industrializzato, popolato quasi esclusivamente da Tedeschi; tagliando così la Germania in due. Molti altri tedeschi “volksuddeutschen”erano rimasti nelle loro terre ancestrali assegnate alla Polonia. Nel dopoguerra il Maresciallo Joseph Pilsudski, Presidente della Polonia, pur conoscendo l’orientamento delle plutodemocrazie, avendo poi visitato le fortificazioni della Linea Maginot sulla frontiera della Francia rispetto alla Germania, si era reso conto che l’esercito francese, in caso di guerra, si sarebbe schierato dietro le potentissime fortificazioni della Linea Maginot e sarebbe rimasto sulla difensiva: una realtà che annullava tutte le previsioni. Belle parole e promesse demoplutocratiche di accorrere a difendere la repubblica polacca in caso di eventuale aggressione.
Di conseguenza Pilsudski aveva impostato una politica conciliante, sancita nel 1934 da un Trattato di non aggressione e di reciproca consultazione con il Terzo Reich. Un anno dopo il maresciallo Pilsudski moriva stranamente all’improvviso. Storici, studiosi e testimoni dell’epoca sospettarono che Pilsudski fosse stato avvelenato a causa della sua amicizia con la Germania. Ufficialmente fu dichiarato, come si è ripetuto nella storia in tanti simili casi (senza cadere nella smentita di un’autopsia), che quella strana morte era stata causata da un tumore fulminante al fegato.
Hitler e i suoi collaboratori, pur essendo straziati dalle orribili notizie che giungevano quotidianamente dai consoli tedeschi in Polonia continuarono “pazientemente” (si trattava di una pazienza soltanto apparente) a trattare diplomaticamente per risolvere la questione di Danzica, del “corridoio” attraverso la Slesia occupata dalla Polonia. Poi ancora diplomaticamente continuarono nella difesa dei tedeschi perseguitati e massacrati in Polonia su cinica istigazione delle demoplutocrazie, e pertanto tentarono di rivolgere la loro diplomazia alla radice del problema, cercando cioè di trovare un qualche appoggio in Inghilterra, fonte principale delle istigazioni al massacro più provocatorio di tedeschi etnici. Ma Hitler trovò in Halifax un imperturbabile e cinico muro di gomma. Resistevano, è vero, ancora in Inghilterra molti politici disposti a difendere la pace: i continui instancabili sovrumani sforzi diplomatici superarono ogni aspettativa di chi non riusciva a capire quanto orrore fosse necessario per ottenere la provocata guerra guerreggiata.
Mussolini, il Papa e altri politici esasperati e inorriditi, intervennero sui polacchi per fermare le feroci squadracce sanguinarie di ebrei e bolscevichi organizzati di Polonia e perfino mobiliati dai Servizi segreti della Russia sovietica mentre cominciava ad accorrere anche qualche volenteroso, esaltato e perfino inferocito soldato dei reparti regolari dell’Esercito polacco. I tedeschi etnici continuavano a morire assassinati con modalità strazianti in un crescendo di follia sterminatrice.
Il ministro degli Esteri rumeno principe Michel Sturdza ha scritto: «Gli uomini e le donne tedesche venivano cacciati come bestie selvagge per le strade di Bromberg. Quando venivano catturati, venivano mutilati e fatti a pezzi dalla folla polacca. Ogni giorno il massacro aumentava. Migliaia di tedeschi partivano dalle loro case in Polonia con solo i vestiti addosso. Inoltre non vi era alcun dubbio che l’esercito polacco stesse preparando i piani per il massacro di Danzica. Nelle notti tra il 25 ed il 31 Agosto 1939, ci furono, oltre a innumerevoli attacchi a civili di sangue tedesco, ben 44 atti perfettamente autenticati di violenza armata contro tedeschi e loro proprietà. Nella notte del 31 Agosto un gruppo di disperati polacchi occuparono la stazione di trasmissioni radiofoniche tedesche di Gleiwitz…» [42]
Mentre David Irving conferma ciò che altri avevano già detto circa l’intenzione di Hitler di non aggredire l’Inghilterra: « Per 20 anni Hitler aveva sognato un’alleanza con l’Inghilterra. Fino a guerra inoltrata egli rimase attaccato a questo sogno con la vana e ridicola tenacità di un amante che non vuole ammettere di non essere corrisposto. Come disse Hitler al Maggiore Quisling il 18 Agosto 1940: ”dopo aver fatto una proposta dietro l’altra agli inglesi circa la riorganizzazione dell’Europa, mi trovo ora costretto contro la mia volontà a combattere questa guerra contro l’Inghilterra.”» [43]
Il principe Sturdza racconta anche: «Solo poche ore dallo scoppio delle ostilità fra la Germania e la Polonia, Mussolini, rinnovando i suoi sforzi per la pace, propose a tutte le potenze interessate un’immediata sospensione delle azioni belliche e l’immediata convocazione di una conferenza fra le grandi potenze, alla quale avrebbe partecipato anche la Polonia. Le proposte di Mussolini furono sollecitamente accettate da tutti i governi interessati, tranne che dalla Gran Bretagna.» [44]
Churchill aveva imposto di non rispondere alle proposte italiane.
Potrebbe dirsi che la guerra europea sia divenuta la Seconda Guerra Mondiale il 12 settembre 1941, quando il presidente Roosevelt, pur senza aver interpellato il Congresso, ordinò alla Marina americana di affondare qualsiasi nave da guerra tedesca che avesse incontrato.
Ci conforta in quest’idea l’illustre storico americano della cosiddetta “Alta Finanza” Ferdinand Lundberg, il quale specifica nelle mille pagine del suo ben documentato bestseller: «Lungi dal salvare il mondo nel 1914-16, i magnati dell’industria sono stati i principali promotori della guerra, sono essi che hanno spinto gli Stati Uniti nel conflitto col pretesto di assicurare la libertà dei mari e il trionfo della democrazia» [45]. Lungo tutto l'arco della guerra si assiste all'"imparziale" sostegno finanziario, attraverso la concessione di crediti e con la prosecuzione degli investimenti, ai Tedeschi, ai Russi e agli "Alleati".
TERZA GUERRA
Renzo Pellicano ci fa constatare, che il
cinico attacco militare all’Europa con due atroci guerre mondiali,
complottate, decise e provocate fortemente dalla Cupola del Grosso
Capitale Mondialista, è continuato e si è accanito ancora contro
l’Europa, dal 1945 fino alla dissoluzione dell’Urss nel 1991 (e oltre;
continua ancora) con una terza guerra non convenzionale: una guerra
finanziaria, con l”’imposizione di una banca centrale, assolutamente
privata e nutrita della truffa del Signoraggio”; una guerra
psicologica; una guerra demografica; una guerra etnica; una guerra
culturale; ecc. una guerra non convenzionale, ma anche più dissolutoria delle prime due, perché tenta il “lavaggio del carattere” dell’intera Europa, inquinandone e distruggendone definitivamente l’identità etnica e culturale. In particolare Pellicano ha riferito che anche Costanzo Preve nel suo libro La quarta guerra mondiale, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2008, p. 143, ha scritto: «La quarta guerra mondiale in corso è una guerra di tipo geopolitico-culturale condotta dall’impero messianico USA contro tutto il resto del mondo ‘ribelle’».
Pur aderendo alle tesi di Costanzo Preve, vogliamo subito chiarire che gl Stati Uniti sono il braccio armato della Cupola del Grosso Capitale Mondialista, che continua a combattere non convenzionalmente per annullare ogni resistenza all’imposizione del mondialismo attraverso l’opera degli Stati Uniti […], i quali sono, secondo Preve, un nuovo tipo di impero: messianico, geopolitico e culturale. Messianico (pur trattandosi di un messianesimo quasi del t:utto privo di secolarizzazione) in quanto sono loro a detta dell’ex presidente Clinton “l’unico paese indispensabile al mondo“. Si ricordi, aggiungiamo noi, che anche l’ineffabile Franklin D. Roosevelt predicava, secondo il vangelo-messianico-puritano-americano: ”To evangelize the world”.
Geopolitico in quanto rinuncia ad un controllo capillare e formale dei propri feudi, ma si limita a disseminare il pianeta di basi militari in appoggio alla protezione dei propri traffici, nonché dei separatisti di turno (secondo la logica del divide et impera). Culturale (e psicologico, aggiungiamo noi) perché in grado di radicare (attraverso la guerra psicologica) nei propri sudditi una forma di linguaggio e di pensiero dalle quali non ci si riesce tanto facilmente a liberare. Ad esempio per gli USA Saddam, Milosevic, Chavez, Castro…, sono il male minore, quindi va bene tutto così: tutto ciò ci porta a non ritenere meno pericolosi proprio quelli che dovrebbero essere gli alleati nel cammino da compiere. Un piano segreto di rieducazione psicologica era già stato studiato fin dal 1944; ufficiali dell’OSS [47] studiavano il sistema per allineare rapidamente l’Europa alle esigenze politiche di Washington e per attuare un vero e proprio lavaggio collettivo del cervello per l’intero popolo tedesco e, più in generale, per i popoli d’Europa. Infatti il 10 settembre 1944 Jan E Libich e H. F. Broch de Rothermann, agenti del 2677° (sic?) Reggimento OSS Operazioni Psicologiche (Moral Operations Rome) [48] di stanza a Roma, indirizzarono, al loro superiore, capo del Settore Operazioni Psicologiche dell'OSS, colonnello Kenneth D. Mann, una relazione che è un vero e proprio piano di “rieducazione” politica e sociale della Germania (e più in generale dell'intera Europa occupata dagli “Alleati”) . Questo piano segreto è stato dimenticato, indenne, tra altri documenti secretati e distrutti; esso risulta applicato in pieno in Germania, in Giappone e anche in Italia. per ottenere un lavaggio del carattere dei popoli che avevano tenacemente combattuto la “guerra del Sangue contro l’oro”.
Nel riassumere i concetti principali della terza guerra, Renzo Pellicano accenna i Piani di “rieducazione” delle nazioni vinte: il Piano Morgenthau, più ristretto, rapidamente sgorgò nel Piano Kalergi, più generale. Richard Nikolaus di Coudenhove Kalergi, ossessionato dal suo ideale massonico di un’Europa unita, ma svirilizzata e asservita al potere economico mondialista, sosteneva ostinatamente un velleitario sogno che portava avanti sin dagli anni venti e che venne utilizzato dai cosiddetti “Poteri Forti” per imporre la costituzione di un falso legame che si fa chiamare Unione Europea. In questa soltanto il Parlamento europeo è eletto dai cittadini dei popoli europei, ma questo parlamento è chiamato a decidere soltanto le questioni meno importanti; le decisioni che interessavano la riduzione progressiva della sovranità delle nazioni vennero emanate da altri organi costituiti dai Presidenti delle varie nazioni aderenti all’Unione o da persone nominate direttamente dall’alto.
Fu costituita la Banca Centrale Europea, assolutamente privata (come ormai sono tutte le Banche Centrali) e gli stati nazionali cedettero la sovranità monetaria alla banca privata che si fa chiamare Banca Centrale Europea ((BCE). Il presidente della BCE viene nominato dall’alto e la BCE stampa l’euro, la moneta unica, ceduta dietro pagamenti in Titoli di Stato. che non vengono mai pagati, ma generano interessi che si sommano agli interessi, costituendo il cosiddetto “Debito Pubblico” (truffa del cd. “Signoragio”). La costituzione dell’Euro quale moneta unica dell’Unione e la fondazione della BCE fu approvata nel Trattato di Maastricht, per l’Italia approvato da Andreotti, (spigliato Presidente dl Consiglio, che non sentì il bisogno di consultare il Parlamento) e da altri due disinvolti ministri, ma senza discutere l’operazione, neanche in seguito, in Parlamento. L’Unione Europea, insomma servì a ridurre progressivamente la sovranità degli stati aderenti trasferendola (inavvertitamente per il popolo bue) ad organi occultamente diretti dal Grosso Capitale Mondialista, ma lasciando l’illusione di essere vincolati a questa Unione Europea, che in apparenza dovrebbe essere l’Unione di tutte le Patrie, le quali, però, avranno progressivamente perduto ogni sovranità. Renzo Pellicano annota diligentemente tutte le tappe di questi “asservimenti nel più incivile vassallaggio” (1999; imposizione dell’Euro e della BCE).
Ancora non bastava, però. Intervenne, infatti, un’eminenza grigia, un animatore e coordinatore politico, discreto, nascosto, ma efficientissimo: e sicuro, collegato in continuo contatto e in piena sincronia con le teste pensanti dell’establishment mondialista: Joseph Hieronimus Retinger [49], economista polacco di famiglia ebrea, ma cattolico, con concordi contatti con i gesuiti, conosciuto proprio come 'Sua Eminenza Grigia'. Fu tra i fondatori e segretario generale fino al 1952 dell'United European Movement presieduto da Winston Churchill e finanziato dall'ACUE (American Committee for United Europe) [50]. L’ideale di Retinger era ovviamente: “costruire un'Europa Unita per arrivare ad un Mondo unito in pace, guidato da Organizzazioni Sovranazionali che avrebbero garantito più stabilità ai singoli governi nazionali”.
Sappiamo ancora di più grazie a Joshua Paul, un ricercatore presso la Georgetown University di Washington. il quale ha scovato presso gli US National Archives di Washington documenti governativi americani declassificati, che dimostrano con quanta solerzia i servizi segreti degli Stati Uniti avessero condotto una campagna negli anni Cinquanta e Sessanta per costruire gli impulsi europeisti e, per quanto possibile, un’ideologia unitaria europea nei popoli, ma soprattutto fra i governi dell’Europa, onde poterli affastellare in un’Unione, chiamata Europa, ma senza carattere, tradizioni e cultura specifici, della precedente Europa [51]. Tutti stati annullati in uno spirito “atlantico” sotto l’egida Usa e ben inseriti nella sua politica per arrivare infine ad un governo unico mondiale. E in tale prospettiva fu finanziato e diretto il cosiddetto movimento federalista europeo. Infatti, tra i documenti citati esiste un memorandum, datato 26 Luglio 1950, nel quale si davano precise e dettagliate istruzioni per una campagna di promozione di un cosiddetto “Parlamento europeo”. Questo documento è firmato proprio dal generale William J. Donovan, che era stato in tempo di guerra, capo dell’OSS (Office of Strategic Services), precursore della CIA [52].
Nel 2007, ancora peggio, il Trattato di Lisbona, che affossa definitivamente le libertà degli Stati nazionali aderenti all’UE, fu approvato, senza discutere. Tale trattato, un compendio di oltre 400 pagine, fu approvato all’unanimità senza mai essere stato letto. Tuttavia oggi, meditando sul delitto commesso dai politici, cominciamo a capire che questo trattato prevede:
1) l’aumento dei poteri del consiglio; un consiglio del quale nessun cittadino europeo riesce a sapere quali provvedimenti prendano i suoi membri.
2) la diminuzione dei poteri del parlamento europeo.
3) L’ulteriore perdita di sovranità degli stati nazionali.
E in particolare:
La UE avrà il controllo totale sulle politiche d’immigrazione (articolo 79 del TFEU), che saranno sottratte agli Stati nazionali.
Oggi l’unico organo dell’Unione europea che possa avviare nuove leggi è la Commissione europea. I commissari non sono eletti, ma scelti dagli Stati membri. L’esperienza ci dice che non sono indipendenti, ma seguono direttive [53]. Ufficialmente, le linee generali della politica dell’UE sono stabilite dal Consiglio europeo, una riunione biennale dei capi di governo degli stati membri. In realtà, i politici più influenti come Barroso, Juncker, e i capi di governo dei grandi paesi si incontrano costantemente con i politici al di fuori dell’UE e con i leader economici internazionali (cioè con le persone che sono invitate a Davos [54] ed alla Conferenza Bilderberg a porte chiuse.
Nel 1950 consistenti divergenze di vedute tra Stati Uniti e Unione Sovietica portarono l’attenzione degli Usa sul problema della labilità militare dei popoli vinti nella sfera che a Yalta fu assegnata all’Occidente; si disse che ne era scaturita la necessità di rafforzare la difesa dei paesi satelliti, ai quali fu “suggerito” di riarmarsi, per essere in grado di difendersi in caso di un eventuale attacco dell’Unione Sovietica; finché si giunse nel 1954 a tentare di costituire la Comunità Europea di Difesa. Ma essendo fallito il tentativo per l’opposizione della Francia, gli Usa vollero tagliare ogni indugio stipulando un patto di reciproca difesa col governo giapponese e concludendo anche un misterioso accordo bilaterale col governo italiano, che dopo averlo firmato, non ebbe il permesso di informarne il Parlamento. Questo accordo è tuttora valido, ma le sue clausole segrete, alla pari delle clausole segrete del Trattato di Pace, non furono mai rivelate al Parlamento. Sappiamo soltanto che sul suolo italiano sono state impiantate più di 120 basi militari Usa, ufficialmente mascherate come basi Nato [55], presidiate da notevoli formazioni di truppe speciali statunitensi (marines) per il mantenimento delle quali il nostro bilancio nazionale sborsa quattrocento milioni di euro annui, a quel che finora è dato sapere [56].
In seguito alla crisi apertasi nel 2007-2008; la supremazia del dollaro, stava per vacillare. Come era già accaduto in passato, ci fu chi pensava ad esportare l’epicentro della crisi in Europa. Un articolo del “Wall Street Journal”, del 10 febbraio 2010, riportato da Stefania Limiti durante lo sviluppo della crisi finanziaria, provocata nel 2008 dal crollo della finanza americana, riferiva di una cena ad alto livello tenutasi a New York per complottare una manovra finanziaria a cui in realtà si voleva dare la massima pubblicità, come se la segretezza fosse sfuggita al Wall Street Journal, strettamente controllato da Wall Street. Era una notizia utile e necessaria per realizzare il piano di aggressione finanziaria all’Europa.
Pertanto si è fatto anche ricorso all’opera delle agenzie di rating, che hanno colpito l’area dell’euro, declassando il valore dei relativi titoli di Stato: un criminale gioco al ribasso per far riguadagnare al dollaro le posizioni di prestigio di qualche anno prima e contemporaneamente ottenere .lo sconquasso economico dell’Europa.
L’attacco delle agenzie di rating, preliminare ad una serie di vendite al ribasso, nella zona Euro, accompagnate da articoli negativi, ispirati da veline di Wall Street, si è completato infiltrando nei mercati sotto attacco anche una forma di strumenti finanziari derivati che si chiamano Credit Default Swaps(Cds) [57], detti anche talvolta, più trasparentemente, derivati di assicurazione: una strategia con i mezzi più sofisticati, fra cui, anche altri famigerati derivati, definiti dal miliardario finanziere Warren Buffet come "financial weapons of mass destruction (armi finanziarie di distruzione di massa).
In Europa avvenne che si infiltrassero anche venditori di derivati provenienti dalla City e le stesse banche europee parteciparono all’operazione con strutture coperte di queste vendite al ribasso; Renzo Pellicano ci riporta i particolari e ce ne spiega il cinico funzionamento.
Noi Italiani abbiamo perduto la guerra! Non abbiamo più diritti, non possiamo neanche sapere, capire; dobbiamo soltanto pagare per le truppe di occupazione che si fanno chiamare NATO.
Loro, invece, hanno vinto e continuano a festeggiare, in Russia ancora negli anni 1990, la vittoria della “Guerra patriottica”! Sembrerebbe giusto: hanno vinto!
Due-trecentomila morti, due-trecentomila compagni lasciati a ingrassare la terra tedesca per la gloria dell’Armata Rossa, ma in sostanza soltanto per i concreti interessi del Capitalismo di Wall Sreet. Forse qualcosa era sbagliato… Ora il “Grande Timoniere”(!) Mikhail Gorbaciov, il luciferino Gorbaciov, invasato della setta massonica del Lucis Trust, sta cambiando le cose… ma in peggio: “privatizzare”.
Al reduce dalla Guerra Patriottica hanno portato un voucher per la proprietà dell’azienda ex statale, che non dà più salario; lo Stato non distribuisce più stipendi, né pensioni, né aiuti sociali. In un anno: sei, forse sette, milioni di morti di fame, di stenti, di malattie, provocate dalla deficienza assoluta di risorse economiche: vecchi, ragazzi, donne, ma anche uomini robusti muoiono!. Il Grande timoniere ripara lestamente in Occidente; Boris Yeltsin privatizza più rapidamente con l’aiuto del vice presidente Anatolij Chubais e di agenti della Cia come consulenti specializzati in privatizzazioni: è proprio la ”svendita del secolo”, la “Sale of the century”. I capitali vengono dall’America. In Russia la burocrazia statale, la Nomenklatura era costituita al 90 % da ebrei; fu facile intendersi tra correligionari per i capitalisti ebrei americani. Tutto fu privatizzato, perfino ad un centesimo circa del valore ufficiale; le enormi risorse del sottosuolo della Federazione Russa furono svendute a prezzi stracciatissimi.
Negli Stati Uniti già in tempo, finanzieri d’assalto si erano preparati a speculare sulle sventure russe: si erano bene informati sui valori delle imprese più grosse, pingui e redditizie e sulle valutazioni delle grandi risorse minerarie dell’ex URSS; il loro intervento in massa fu ben descritto con una frase sarcastica: “l’attacco dei piraña alla carcassa di un bue grasso caduto nel fiume”.
Dalla Reuter, 1° agosto 2011: «Il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “come parassiti”». La sua dichiarazione fa eco con l’attacco di Stalin nel 1950 all'egemonia tirannica del dollaro. Stalin, come Kennedy, venne poi ucciso (avvelenato) perché tentava di instaurare nel 1952 il rublo d'oro, uffrendo la possibilità di evitare, così, di utilizzare il dollaro come moneta mondiale di scambio. Oltre ad essere un affronto per coloro che volevano il dollaro come moneta di egemonia mondiale anche per pagare il petrolio, la politica di Stalin costituiva un attacco diretto al sistema di dominio mondiale del dollaro. Stalin fu avvelenato; tanto è bastato, ovviamente, per i Banksters, per comprare qualche traditore in Russia. Questa tesi è sostenuta egregiamente dal prof. Nicolai Starikov in molti libri, tutti purtroppo non ancora tradotti dal russo [58]. (Ovvio).
Dobbiamo ricordare che nel luglio del 1944, a Bretton Woods, fu concordato che il dollaro sarebbe stata l’unica moneta convertibile in oro; mentre tutte le altre valute potevano essere commutate esclusivamente in dollari. Con tale espediente si obbligavano gli stati a munirsi di dollari per i loro acquisti internazionali, incrementando così gli introiti da signoraggio della Federal Reserve e consentendo agli USA l’acquisto di beni e servizi all’estero disponendo di dollari, stampandoli senza limiti.
Ma nel 1971 gli USA, non potendo onorare gli impegni presi, annullarono la convertibilità del dollaro in oro. In seguito si diede una nuova convertibilità al dollaro, un surrogato, rendendo obbligatorio il pagamento in dollari per l’acquisto di petrolio; il dollaro così riusciva a mantenere il ruolo di prima moneta di scambio e bene di rifugio internazionale. Ovviamente gli Usa, stampando dollari senza alcun limite, avevano ottenuto anche la possibilità di acquistare beni e servizi senza limiti all’estero; se ne giovarono l’economia generale degli USA e quindi anche le disponibilità dei civili americani a carico del resto del mondo.
Giovedì 3 luglio 2014 Vladimir Putin ha dichiarato alla televisione: «… nei primi anni Novanta le privatizzazioni-truffa in Russia? Furono manovrate dalla CIA; agenti della CIA affiancarono l’allora vicepremier Anatolij Chubais come consulenti specializzati nella privatizzazione di beni pubblici di Stato. Molti di questi agenti – ha aggiunto Putin – furono poi processati negli Stati Uniti per essersi arricchiti in maniera illecita, durante il processo di privatizzazione nel nostro Paese. Due di questi agenti erano membri dell’organizzazione “umanitaria” USAID”».
Sembra che nessuno abbia ancora osato impegnarsi nella gravosa fatica di quantificare il potere di rapina dei piraña dell’International Banking Fraternity nella “Sale of the Century”, la Svendita del Secolo, in Russia negli anni Novanta. Se ne è dovuto occupare Putin, il quale avrà incaricato suoi collaboratori di raccogliere i dati di queste privatizzazioni-truffa: un lavoraccio lungo, pesante e pericoloso [59]. Intanto Putin ha cominciato a recuperare e a ri-statalizzare tre importanti comparti del settore energetico russo.
Buon lavoro presidente Putin per la giustizia e per la lotta contro il capitalismo di rapina mondialista!
[1] Emilio Gentile, La democrazia di Dio. La religione nell’era dell’impero e del terrore, Laterza, Roma-Bari, 2006. Cfr. anche il fondamentalismo religioso di matrice evangelical negli Usa nel libro: Gli eletti di Dio. Lo spirito religioso dell’America, di Marco Nese, dove ha descritto in quale maniera la sindrome elettiva dei puritani non tenda per nulla ad una democrazia sociale, quanto invece ad una “repubblica teocratica” su base oligarchica, strumento diretto di una ristretta minoranza di fondamentalisti, che si spacciano come possessori di un mandato universale, del quale assicurano che si tratta della diretta volontà del Geova biblico. Quella che normalmente si direbbe una patologia da alienati è divenuta la giustificazione di un gigantesco potere che avanza pretese di universalità, e che ottiene incredibili riscontri di assuefazione e persino di condivisione, attraverso lo strumento della minaccia e dell’intimidazione, oppure dei beni materiali diffusi, col miraggio dei quali si registra l’ammorbidimento dell’opinione pubblica internazionale.
[2]Si possono trovare conferme nel libro di Sergio Romano, Il rischio americano. L’America imperiale, l’Europa irrilevante, Longanesi,Milano, 2003, p. 17 e ss.
[3]WASP,
il gruppo etnico dominante fino a cinquant’anni fa negli Stati Uniti.
Una concezione tracotantemente razzista, che ha dovuto piegarsi, però,
all’intromissione di molto facoltosi ebrei. Un pervadente
fondamentalismo trovava e trova i suoi riferimenti in tanti incitamenti
della Bibbia - testo sacro, nella propria traduzione, anche per tutti
i Wasp.
[4]Edgar L. Jones, corrispondente di guerra per il mensile nordamericano “Atlantic Monthly” (nell’articolo “One War is Enough”: numero di febbraio 1946). Ma la “psicopatia”
non era limitata al rango di soldato, lo stesso generale Mark Clark,
Ike Eisenhower erano soggetti da studiare per psicopatia. Lo spietato
generale George Patton, che il 9 luglio 1943, prima dello sbarco a
Gela: «Kill, kill and kill some,…» incitava ad assassinare gli
avversari che avessero opposto una resistenza troppo decisa, anche se
poi si fossero arresi: «… se si arrendono quando tu sei a due-trecento
metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la
quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il
momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di
assassini, perché gli assassini sono immortali!».
[6] L’anglosassone Fabian Society era un’ affiliazione massonica mondialista socialistica, diffusa in America e nell’impero britannico.
[7]Nicola II
era angustiato dai precedenti prestiti ottenuti da Alessandro II e
Alessandro III, per cui era stata costituita "in pegno" buona parte
del tesoro dei Romanov, custodita nelle casse delle Accepting Houses
londinesi. Era , quindi, praticamente, nelle mani dei Rothschild.
[8]Il Giappone visto come potenza continentale eurasiatica per la sua Weltashauung e per la sua “Civiltà continentale”.
[9]La
scienza geopolitica vede nella storia due opposti in costante
competizione per la conquista di nuovo spazio vitale via terra o via
mare: potenze terrestri o “continentali” e potenze “marittime”. Esempio classico nella storia antica la competizione tra Roma e Cartagine, tra l’Impero ”terrestre” di Roma e l’impero “marittimo”
dei fenici. Si può riscontrare nelle due manifestazioni geopolitiche
lo sviluppo di due concezioni della vita, di due civiltà: la “civiltà
marittima” basata sulle ricchezze materiali, sull’individualismo, sugli
interessi economici e quindi sul liberismo economico e sul prevalere
dell’economia sulla politica; la “civiltà continentale”, al contrario,
si basa su principi diametralmente opposti a quelli ”atlantisti” e cioè
sull’idealismo, sull’autorità e la gerarchia, sulla comunità e sulla
nazione, cioè in definitiva sul primato della politica sull’economia.
[10]L’anglosassone Fabian Society era un’ affiliazione massonica mondialista socialistica, diffusa in America e nell’impero britannico.
[11]“Corporate”
significa gruppo di potere che manipola lo Stato per i propri egoistici
interessi:”neocorporativismo anglosassone”. Al contrario nel
corporativismo fascista, le corporazioni sono organi dello Stato che
partecipano alla vita politica nell’interesse collettivo della Nazione.
Il concetto è stato stravolto nel dopoguerra dalla “guerra delle parole” per cui il termine “corporativo”si usa impropriamente e faziosamente per qualificare interessi di parte.
[12]La politica delle “Ententes”con la Francia e la Russia venne consolidata dal massone sir Edward Grey quando divenne ministro degli Esteri.
[13]La Pilgrim’s Society
era ed è tuttora un’associazione segreta angloamericana di ordine
superiore, collegata, ovviamente, con l’International Banking
Fraternity.
[14]Nella
battaglia di Sedan (31 agosto - 1º settembre 1870) la Francia di
Napoleone III fu sconfitta dalla Prussia di Otto von Bismarck, preludio
alla cessione dell’Alsazia e della Lorena. Ma era ugualmente
importante: controbilanciare, con un’azione militare, la crescente
inferiorità economica e demografica nei confronti della Germania.
[15] Alfred Mahan, The Interest of America in Sea Power , Present and Future, Boston, 1897.
[16]Alfred Mahan, The Interest of America in Sea Power, Edizioni ‘Sampson Low’, London, 1890. (Traduzione in italiano edizioni ‘Casanova’, Torino, 1904).
[17]Le
manovre militari ai confini del Canada e perfino la costruzione di tre
piste di volo nella prossimità del confine, piste ben individuabili
perché malnasoste con strisce di zolle erbose mal disposte, che
costituivano una chiarissima minaccia di guerra degli USA al Regno
Unito di Gran Bretagna e Irlanda se non fosse entrata in guerra contro
la Germania, anche per il vincolo di un pesantissimo debito di guerra
(della Prima Guerra Mondiale). Un asservimento che con la Seconda
Guerra mondiale sarebbe aumentato sproporzionatamente.
[18]Jacques Bordiot, Le Gouvernement Invisibile. edizioni ‘Avalon’, Paris, (Francia) 1987.
[19]Curtis B. Dall, F.D.R.My Exploited Father-in-Law, ( F.D. Roosevelt il mio sfruttato suocero) Action
Associates, Washington, 1970, p.137. Dall, ex genero del presidente
Franklin Delano Roosevelt, fu un alto funzionario della potente banca
“Lehman Brothers”, della quale almeno uno dei fratelli faceva parte
della loggia massonica ebraica B’nai B’rith
[20]Altra “eminenza grigia” israelita, longa manus
della Confraternita del Grosso Capitale transnazionale, di cui avremo
presto occasione di parlare per altre operazioni segrete. Edward Mandell House
era in contatto con i più potenti banchieri israeliti di New York, in
particolare con Paul e Felix Warburg, Otto H. Kahn, Louis Marburg,
Henry Morgenthau, Jacob e Mortimer Shiff, Herbert Lehman e manteneva
anche potenti relazioni con banchieri e politici in Europa.(Dan Smoot, The invisible Governement, Western Islands , Belmont (Mass), 1962, p. 2).
[21]Jakob Schiff, nell’ aprile 1918 ebbe a dichiarare pubblicamente che grazie al suo appoggio finanziario la rivoluzione russa era riuscita.
[22]Cfr. Joaquin Bochaca, La finanza e il potere, Edizioni di Ar, Padova, 1982, p. 49. Epiphanius, Massoneria e sette segrete, cit., pp. 285 – 291.
[23]Epiphanius, Massoneria e sette segrete…, cit., p. 324, scrive: «…nel 1918 il “Colonnello” House, attraverso Wilson, nomina i plenipotenziari negoziatori
a Versailles, tutti, nessuno escluso, appartenenti alla massoneria,
alla Round Table, o alla Pilgrims’ Society con la sponsorizzazione
dell’Alta Finanza, posta allora sotto il controllo delle grandi famiglie ebraiche». I politologi chiamano l'”Inner Circle”
il circolo ristretto di consiglieri che lavorano con il presidente
americano, sovente scavalcando la Costituzione (e talvolta persino lo
stesso presidente), agendo illegalmente ed in segreto. Basterebbe
ricordare l’incredibile vicenda occorsa Il 25 settembre 1919, prima della conclusione della conferenza di pace di Parigi, quando Wilson fu colto da un ictus, e dopo una settimana da un secondo attacco, che lo rese quasi totalmente inabile. La gravità della sua menomazione venne tenuta segreta fino alla sua morte,
Wilson fu tenuto lontano da tutti: dal suo vice presidente Thomas R.
Marshall, dal suo governo e dai parlamentari in visita alla Casa Bianca, per il resto della sua presidenza.
[24]Come
sarebbe stato possibile un qualsiasi progresso economico partendo da
un’economia inflazionata al massimo, quale si può evincere dalle
allucinanti cifre riportate da Renzo Pellicano?
Lo storico americano Antony Ciril Sutton (docente di economia e storia all'Università di Stato della California), col suo libro “Wall Street and the rise of Hitler”,
ha rivelato e comprovato che la regia dello scenario europeo di allora
andava ricercata non in Germania, bensì a New York in un palazzo sito
al 120 di Broadway, vale a dire nell’American International Corporation (AIC): zoccolo duro di Wall Street.
[25]Una manovra truffaldina che si è ripetuta in seguito, anche per le cosiddette “privatizzazioni” in Italia e in altri Stati.
[26]Non a caso - osserva il prof. Antony Cyril Sutton, eminente storico ed economista americano - i negoziati per la "ricostruzione" videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come Charles Dawes e Owen Young, notori esponenti dell'Establishment supercapitalista, dall'altra il presidente della Reichsbank Hjalmar Horace Greeley Schacht, legato all'Establishment da vincoli familiari, l'uomo che si rivelò il "legame chiave tra l'élite di Wall Street e il circolo più chiuso di Hitler". (Antony C. Sutton, Wall Street and the rise of Hitler, ’76 Press, Seal Beach, California, 1976,p.18). Vedi anche Henry Coston, La Haute Finance et Ies Révolutions, Parigi, 1963.
[27]Antony C. Sutton, Wall Street and the rise of Hitler, cit.
[28] A. C. Sutton, op. cit., p. 18.
[29]Sutton Antony C., nel suo libro “Wall Street and the rise of Hitler”
ha rivelato e comprovato che la regia dello scenario europeo di allora
andava ricercata non in Germania, bensì a New York in un palazzo sito
al 120 di Broadway, vale a dire nell’American International Corporation (AIC): zoccolo duro di Wall Street. Anche Churchill e Roosevelt d’accordo, avevano bisogno di Hitler per provocare la scintilla, a Danzica,
da far apparire come la provocazione della seconda guerra mondiale,
già. dettagliatamente progettata da loro. Forse ancora troppo pochi
sanno che anche Stalin aveva bisogno di spingere Hitler alla guerra, come ha dimostrato ancora meglio Viktor Suvorov , ex alto ufficiale dei quando pubblicò a Parigi, per le Edizioni Olivier Orban, Le brise glace - Juin 1941: le plan sécret de Staline pour conquerir l’Europe, In poche parole, Stalin avrebbe voluto conquistare l’Europa, una volta che Hitler, come una nave rompighiaccio, avesse aperto la strada all’Armata Rossa sfiancando le nazioni europee. Infatti Stalin, oltre ad aver favorito in ogni modo l’economia tedesca, impose anche al partito comunista tedesco di appoggiare i nazionalsocialisti nelle elezioni del 1933 e addirittura consentì ai reparti dell’esercito e dell’aviazione tedeschi di effettuare esercitazioni segrete nel territorio sovietico, lontani dalla vista delle Commissioni alleate di controllo.,
[30]Suvorov Viktor, (Vladimir Rezun: Le brise glace - Juin 1941: le plan secret de Staline pour conquerir l’Europe, Ed. Olivier Orban, 1989..
[31]Benito Mussolini, scritti da “Dottrina del Fascismo”, vol. VIII, p. 259 sgg. Dopo la crisi del 1929, l’“italiano nuovo” avrebbe salvato i popoli dell’Occidente dal pericolo di degenerazione.
[32]Per portare il teatro nei piccoli centri si faceva circolare il cosiddetto “Carro di Tespi”.
[33]Enzo Erra, Le radici del fascismo, una storia da riscrivere, Settimo Sigillo, Roma, 1995, pp. 83, 84.
[34]Renzo De Felice, Intervista sul fascismo, a cura di Michael A. Ledeen, Laterza, Roma-Bari, 1975, p. 40.
[35]Idem, p. 41.
[36]Riportato da Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione, Laterza, Roma-Bari, 2002, p. 236.
[37]Vedasi: La partecipazione dei volontari napoletani alla guerra, intervento di Antonio de Pascale al convegno di studi storici “Napoli nella seconda guerra mondiale”, Napoli, 2005. Atti pubblicati dall’Isses, Napoli (www.isses.it).
[38]Aldo Grandi, Gli eroi di Mussolini, Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista, Rizzoli, Milano, 2004. Riporto per brevità soltanto i primi tre punti del decalogo della Scuola di Mistica Fascista:
1). "Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere."
2). "Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo."
3). "Essere intransigenti, domenicani, fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia: ugualmente capaci di comandare e obbedire."
1). "Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere."
2). "Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo."
3). "Essere intransigenti, domenicani, fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia: ugualmente capaci di comandare e obbedire."
[39]Luigi Emilio Longo, Dalla formazione teorica all’azione, su “Historica Nuova”, anno IV, N° 10, p. 19.
[40]Renzo De Felice, Intervista sul fascismo, a cura di Michael Ledeen, Bari, Laterza, 1975. p. 52.
[41]Si deve notare che la
Gran Bretagna, se veramente avesse voluto, avrebbe potuto impedire il
passaggio delle navi italiane attraverso il Canale di Suez e bloccare
così ogni possibilità italiana di conquista. No, da parte britannica si voleva che prendessimo l’Etiopia, per poterci condannare alle sanzioni e gettarci nelle braccia di Hitler, onde poter combattere entrambi i fascismi nella guerra che stavano preparando le demoplutocrazie. Comunque, in contraccambio al consenso al
passaggio indisturbato attraverso il canale di Suez gli avidi inglesi
si fecero cedere gli assetti dell’Agip nel petrolio dell’Iraq.
[42]Michel Sturdza, The suicide of Europe, Western Islands edition, Boston,1968.
[43]David Irving, Hitler’s War, Avon History, 1989.
Che tipo di guerra volesse la Germania, quando e contro chi, è ancora materia di discussione, dal momento che Hitler non era uomo da documentare le proprie decisioni. Ma due cose sono chiare: una guerra contro la Polonia (appoggiata dalla Francia e dalla Gran Bretagna) nel 1939 non era assolutamente nei suoi piani strategici e la guerra che alla fine fu costretto a combattere sia contro l'URSS sia contro gli USA era l'incubo di ogni generale e diplomatico tedesco.
Che tipo di guerra volesse la Germania, quando e contro chi, è ancora materia di discussione, dal momento che Hitler non era uomo da documentare le proprie decisioni. Ma due cose sono chiare: una guerra contro la Polonia (appoggiata dalla Francia e dalla Gran Bretagna) nel 1939 non era assolutamente nei suoi piani strategici e la guerra che alla fine fu costretto a combattere sia contro l'URSS sia contro gli USA era l'incubo di ogni generale e diplomatico tedesco.
[44]Michel Sturdza, The suicide of Europe, Western Islands edition, Boston,1968..
[45]Ferdinand Lundberg, The Rich and the super-Rich, Isle Stuart, New York, 1968, best seller che ha avuto una dozzina di edizioni in un solo anno, citato da Yann Moncomble, Les vrais responsables de la troisième guerre mondiale, Paris, Ed. Yann Moncomble, 1982, p. 82.
[47]L'OSS, l'antenato militare di quello che diventerà la CIA,
durante la seconda guerra mondiale aveva lo scopo di produrre
propaganda antinazionalsocialista e antifascista per la 5a Armata
americana e collaborare con l'8a britannica per gli stessi obbiettivi.
La sezione «Moral Operations Rome» è stata una delle sedi più importanti dell'OSS.
[48]Archivi
Nazionali di College Park (Maryland) nella cartella classificata RG
226, Entry 108b, box 67. Se non fosse stata trovata la documentazione
dimenticata in archivio, ci sarebbe stata ragione di pensare
all’esuberanza di un romanziere.
[49]Retinger fu anche «l’ideatore del Bilderberg Group, massone del 33° grado, sedeva
fra i più alti dignitari delle Logge polacche e svedesi e intratteneva
rapporti con diverse eminenze dell'Ordine dei Gesuiti e con uno degli
esperti del Vaticano (fautore di un avvicinamento fra Chiesa e Massoneria, cfr. Philip Gardiner, Secret Societies, 2008) il rev. Padre Gruber». Retinger manteneva strette relazioni col più anziano «Colonnello» israelita Edward Mandell House (altra eminenza grigia già più volte menzionato), con la potentissima famiglia ebraica dei Warburg, col Pilgrims Henry Morgenthau, appartenente all'entourage del 33º Grado Franklin Delano Roosevelt, col banchiere internazionale Herbert H. Lehman, membro della B’nai B’rith e della Pilgrims Society, e col banchiere, Bernard Baruch, (altra eminenza grigia, come si ricorderà) a sua volta membro di rilievo della Pilgrims Society e del Council on Foreign Relations.
Con l’intreccio delle sue relazioni e amicizie, con l'appoggio finanziario della famiglia Rockefeller e la collaborazione del principe Bernardo di Olanda, Retinger fondò nel 1954 anche il Bilderberg Group, dal nome dell'hotel olandese in cui si tenne dal 29 al 31 maggio la prima conferenza, con la partecipazione di un centinaio di persone. La visione di Retinger e di Bernardo d’Olanda era: “annullare le tradizioni, le culture e le sovranità delle nazioni in un'Europa Unita per arrivare attraverso il Gruppo Bilderberg ad un Mondo unito, guidato proprio dal Bilderberg e da altre Organizzazioni Sovranazionali. Riportiamo qualche nome di italiani, alcuni di loro “membri”, altri semplici invitati al convegno del Bilderberg, a Stresa nel 2004: Mario Monti; Romano Prodi; Alessandro Profumo, Credito Italiano; Sergio Romano, editorialista della Stampa; Paolo Scaroni, Enel; Giulio Tremonti; Marco Tronchetti Provera, Pirelli; Valter Veltroni, Unità; Emma Bonino; Giovanni Agnelli; Umberto Agnelli; Mario Draghi; Gabriele Galateri, Mediobanca; Giampiero Cantoni, BNL; Gianni De Michelis; Giorgio La Malfa; Claudio Martelli; Rodolfo De Benedetti.
Con l’intreccio delle sue relazioni e amicizie, con l'appoggio finanziario della famiglia Rockefeller e la collaborazione del principe Bernardo di Olanda, Retinger fondò nel 1954 anche il Bilderberg Group, dal nome dell'hotel olandese in cui si tenne dal 29 al 31 maggio la prima conferenza, con la partecipazione di un centinaio di persone. La visione di Retinger e di Bernardo d’Olanda era: “annullare le tradizioni, le culture e le sovranità delle nazioni in un'Europa Unita per arrivare attraverso il Gruppo Bilderberg ad un Mondo unito, guidato proprio dal Bilderberg e da altre Organizzazioni Sovranazionali. Riportiamo qualche nome di italiani, alcuni di loro “membri”, altri semplici invitati al convegno del Bilderberg, a Stresa nel 2004: Mario Monti; Romano Prodi; Alessandro Profumo, Credito Italiano; Sergio Romano, editorialista della Stampa; Paolo Scaroni, Enel; Giulio Tremonti; Marco Tronchetti Provera, Pirelli; Valter Veltroni, Unità; Emma Bonino; Giovanni Agnelli; Umberto Agnelli; Mario Draghi; Gabriele Galateri, Mediobanca; Giampiero Cantoni, BNL; Gianni De Michelis; Giorgio La Malfa; Claudio Martelli; Rodolfo De Benedetti.
[50]Per controllare meglio e finanziare il nuovo assemblamento dell’Europa fu creato nel 1948 il Comitato americano per l’Europa unita,. Il presidente era proprio Donovan, che però allora, appariva come un qualsiasi avvocato privato.
[51]Le élites dei Popoli europei avevano cementato nella lotta comune “del sangue contro l’oro”
un profondo sentimento unitario europeo, che affiorava nel cameratismo
più profondo, rimasto, però, ancorato al sentimento patriottico della
rispettiva Nazione. Su questi spontanei sentimenti non fu facile, ma tuttavia si riuscì ad innestare l’idea di un’Europa unita,
nel progressivo annullamento della sovranità dei governi nazionali. Si
dovette molto insistere e faticare per annullare le voci fasciste che
volevano “un’Europa delle Patrie”; Jean Thiriart inseguì velleitariamente un grande sogno: “l’Europa, non supina e suddita, ma libera, unita, armata e indipendente”. Lo stesso Charles De Gaulle, meno velleitario, dalla presidenza della Repubblica francese, si batteva per “l' Europa delle patrie”, contro “l'Europa dei popoli” di Coudenhove Kalergi. Ma tutto fu superato nel lavaggio del carattere dei popoli e nell’ingaggio di tanti faccendieri, improvvisatisi politici, corrotti o ammansiti furbescamente nel conformismo più allettante e obbligatorio per chi aspirava a far carriera.
[52]Secondo documenti trovati da Joshua Paul, ricercatore della Georgetown University di Washington nell’US National Archives, di Washington, per favorire una Unione Europea controllata dagli USA, è statò costituito nel 1948, l’ACUE (American Committee for United Europe). il “Comitato americano per l’Europa unita.” Presidente, come sappiamo, era Donovan, vice-presidente è stato Allen Dulles, che negli anni Cinquanta divenne direttore della CIA. Inoltre si sfruttò anche la collaborazione organizzativa del generale Walter Bedell Smith, che in seguito fu primo direttore della CIA. Vi operavano anche discretamente decine di agenti ex-OSS (branca “Guerra psicologica”), che si muovevano dentro e fuori la CIA. Il finanziamento dell’ ACUE veniva dalle fondazioni Ford e Rockefeller, nonché da gruppi di business con stretti legami con il governo degli Stati Uniti. Il capo della Fondazione Ford, ex-agente OSS Paul Hoffman,
fu preposto come capo dell’ACUE alla fine degli anni Cinquanta. Si
noti la disinvoltura con cui la plutocrazia mescola pubblico e privato,
anche nei finanziamenti; ovviamente i finanziamenti secondo la
prassi plutocratica, producono la certezza del dominio, ma anche il
guadagno sui finanziamenti versati.. Lo stesso Joshua Paul ha documentato che la ACUE (American Committee for United Europe). ha finanziato il Movimento europeo (United European Movement), la più importante organizzazione federalista negli anni del dopoguerra. La Campagna europea della gioventù, un braccio del Movimento europeo,
è stata interamente finanziata e controllato da Washington. Ad
esempio, il regista belga, barone Boel, tanto per citarne uno, ha
ricevuto i pagamenti mensili in un conto speciale. Il 19 settembre 2000,
il ”Telegraph” britannico ha rivelato finalmente: “Eurofederalisti finanziati dai capi dello spionaggio statunitense “.
[53]Pertanto, due istituzioni (Commissione e Consiglio),
che sono dominate da pochi personaggi, hanno tutto il potere nella
Comunità Europea. L’unica istituzione formalmente rispettosa dei
dettami democratici è il Parlamento europeo, ma non viene consultato su questioni importanti.
Si fanno proprio chiacchiere accademiche per mantenere le apparenze,
chiacchiere molto spesso del tutto inutili, ma sempre troppo ben
pagate. Poiché il diritto comunitario è stato imposto al di sopra del
diritto nazionale, i Parlamenti nazionali sono stati privati del loro potere a favore di un Parlamento che non decide le questioni importanti: un’evidente e sfacciatamente arrogante violazione dei diritti degli Stati membri da parte della UE.
[54]A Davos, in Svizzera, si svolge il consueto World Economic Forum , la consueta carrellata di big della politica, dell’economia e delle imprese.
[55]la cui presenza è stata stabilita con accordi segreti, in spregio alla sovranità nazionale, presi nel 1944 dal CLN con le truppe di occupazione anglo-americane, che non sono noti se non al capo del governo e ad alcuni membri dello stesso,
[56]Mauro Bulgarelli, ex deputato verde, ha denunciato: “Ogni anno gli italiani versano in media 400 milioni di euro per le basi Usa Nato”. www.youtube.com/watch?v=_WMWLvxDvco pubblicato in data 05/aprile 2013. L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (viene comunemente denominata NATO: in inglese North Atlantic Treaty Organization.
Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a
Washington, D.C. da dodici Stati (Belgio, Canada, Danimarca, Francia,
Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno
Unito, Stati Uniti) il 4 aprile 1949 ed entrò in
vigore il 24 agosto dello stesso anno. Dal 1952 al 1969 altri sedici
stati aderiranno al patto. Nel 1949 incontrò una forte resistenza
francese, trascinatasi a lungo per i timori francesi, complicati da
interferenze sovietiche per l’Indocina francese. La rsitenza francese
si ammorbidì dopo l’impegno della Repubblica Federale di Germania a non
armarsi di bombe atomiche, di armi chimiche e e biologiche. E solo
allora la Repubblica Federale di Germania divenne a pieno titolo un
membro della NATO. Il giorno prima era entrato in vigore lo Statuto
europeo sulla Saar. Quando gli Alti Commissari alleati dichiararono la
fine del regime di occupazione, questo cessò ufficialmente. La
Repubblica Federale di Germania era rientrata a far parte formalmente
del consesso delle nazioni, ma restò occupata militarmente anche più di
prima. Vedasi: “Helga Haftendorn analizza le discussioni e gli
eventi che 50 anni fa hanno caratterizzato l'adesione della Germania
alla NATO.” .
[57]. Un cds è una scommessa
fatta da un terzo rispetto alla bancarotta o meno di un altro titolo
(spesso fatta nel caso in cui colui che fa la scommessa non e' il
proprietario del titolo di cui si tratta: “naked cds”, cds allo scoperto). E' come scommettere su un cavallo che appartiene ad un altro. Sembra
una fantasia di un cervello malato, ma si tratta di un caso reale che
ha trovato milioni di investitori, producendo danni gravissimi, un mix
infernale di gioco d’azzardo e finanza, A ben pensare, i cds
sono illegali: se fossero polizze di assicurazione, bisognerebbe
incriminare i venditori perché non hanno fatto le formalità legali per
registrarsi come società assicuratrici, ne' hanno le riserve di
capitale: chiunque può vendere cds anche se non ha risorse ne' fondi. Se i cds
si valutassero come giochi di azzardo, allora bisognerebbe incriminare
i venditori come operatori di una bisca fuorilegge. Si potrebbe quindi
colpire i cds senza nuove leggi, solo con quelle già
esistenti. Evidentemente manca la volontà di intervenire. Pertanto,
nella primavera del 2011, il ministro tedesco delle finanze Shauble ha
introdotto una serie di misure contro i cds allo scoperto (naked credit default swaps): si tratta di misure che hanno avuto un effetto positivo per la stabilità dell'euro e delle obbligazioni dell'eurolandia. L'ufficio di Londra di AIG aveva emesso cds per 3 mila miliardi di dollari. più del prodotto nazionale lordo della Francia. I cds hanno distrutto la più grande ditta assicuratrice del mondo, l'AIG, nel settembre 2008, ma iI cancro dei derivatives continua a crescere. I fatti che più ci riguardano ci dicono che i cds
sono stati impiegati per scatenare vere e proprie ondate speculative,
come quella che ha colpito la Grecia e che ha attaccato l’euro, è per
questo che in Europa ma anche negli Stati Uniti si cerca di intervenire
per combattere questi strumenti micidiali.
[58] prof. Nikolai Staricov, del quale sono stati pubblicati tutti I seguenti libri;"
· Who Killed the Russian Empire? The Major Mystery of 20th Century.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)
· "Myths and Truth about Civil War. Who Finished Off Russia?", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)
· "Betrayed Russia. Our 'Allies' from Godunov to Nicholas II.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2007. (in Russian)
· "From Decembrists to Mujahids", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
· "Who Forced Hitler to Attack Stalin?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
· "Chercher la Oil. Why Our Stabilizing Fund is Placed There?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
· "Crisi$: How is It Organized", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)
· "Saving Dollar is War", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)
· "The nationalization of the ruble is the path to freedom of Russia.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
· "Crisis: How to do it (+ audio CD, read the author)", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
· "Chaos and Revolution is the weapon of the dollar.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
Krushov. poi, nel 1962 abolì il rublo d'oro e riallacciò i rapporti con gli Stati Uniti.
· Who Killed the Russian Empire? The Major Mystery of 20th Century.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)
· "Myths and Truth about Civil War. Who Finished Off Russia?", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)
· "Betrayed Russia. Our 'Allies' from Godunov to Nicholas II.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2007. (in Russian)
· "From Decembrists to Mujahids", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
· "Who Forced Hitler to Attack Stalin?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
· "Chercher la Oil. Why Our Stabilizing Fund is Placed There?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)
· "Crisi$: How is It Organized", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)
· "Saving Dollar is War", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)
· "The nationalization of the ruble is the path to freedom of Russia.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
· "Crisis: How to do it (+ audio CD, read the author)", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
· "Chaos and Revolution is the weapon of the dollar.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).
Krushov. poi, nel 1962 abolì il rublo d'oro e riallacciò i rapporti con gli Stati Uniti.
[59]Pericoloso, ovviamente perché lesivo di troppi ed enormi interessi.
Nessun commento:
Posta un commento