lunedì 24 luglio 2017

La gita a Latina della presidenta Boldrini


 
 
  

La gita a Latina della presidenta Boldrini
 
di Mario Consoli
 
19 luglio, per dar risalto al cambio del nome dei giardini di Latina (da Parco Arnaldo Mussolini a Parco Falcone e Borsellino) è arrivata anche la presidenta Boldrini.

Non tutti si sono dimostrati entusiasti della sua partecipazione: un enorme striscione salutava la «BOLDRINI TALEBANA» e su molti palazzi era stata esposta la scritta «OBBIETTIVO SENSIBILE». Evidentemente ci si riferiva alla questione di abbattere i monumenti e i simboli del fascismo, della quale si è molto detto in questa settimana, e Latina a buon titolo si sente tutta un simbolo fascista.

Ma, già, lei ci ha dichiarato, proprio nel viale dei giardini ex Arnaldo Mussolini, che si è trattato tutto di una bufala; che lei queste cose «non le ha mai dette».

In effetti, si è semplicemente lamentata dell’esistenza di queste testimonianze architettoniche perché «ci sono alcune persone, che hanno dedicato la loro giovinezza a liberare il nostro paese, che si sentono poco a loro agio quando passano sotto certi monumenti». E ha aggiunto: «Non accade altrettanto in Germania, dove i simboli del nazismo non ci sono più».

E questa non è una «bufala»! Ci sono filmati e registrazioni e non può negarlo.

«È evidente che in Italia questo passaggio non c’è stato» si è quindi rammaricata la Boldrini.

Ma, vede. presidenta, in Germania non c’è più niente perché le città sono state rase al suolo dai bombardieri anglo-americani. Le 40 maggiori città tedesche sono state distrutte in una percentuale che va dal 50 al 94%. In Italia l’effetto delle bombe cadute dal cielo è stato pesante e devastante, ma, grazie-a-dio, in proporzioni nettamente inferiori.

Cos’è, è proprio questo il fatto che le dà cruccio?

Ma, tornando alla cerimonia di Latina, lei si è compiaciuta del cambio di intestazione dei «giardinetti» (come li hanno sempre chiamati gli abitanti del posto) e ha dichiarato: «Hanno voluto dedicare il Parco a due grandi figure del nostro paese, due magistrati che hanno dato la vita per la legalità. E nel nostro paese c’è bisogno di educare alla legalità, che vuol dire tante cose, il rispetto dell’altro, il rispetto del bene comune e anche il rispetto dei valori della nostra Costituzione, che nasce dalla resistenza e dalla liberazione dal regime nazi-fascista».

Eh già, il rispetto degli altri. Cosa saggia e preziosa, ma quando gli altri sono «tutti gli altri», proprio tutti, anche i fascisti. Sennò non vale.

E allora perché non ha detto che uno dei due magistrati era un fascista o, come spesso si dice per addolcire la parola, di «estrema destra»? Cos’è, adesso che è sugli altari lo volete dipingere a modo vostro?
Come hanno fatto i comunisti con Che Guevara che da vivo lo consideravano un pazzo esaltato e da morto un eroe e un martire. O come la Chiesa con Padre Pio che, dopo averlo carcerato in cella per un sacco di tempo, oggi lo hanno fatto santo.

Paolo Borsellino ha sempre avuto le sue idee, ben precise, e le ha coerentemente conservate, fino alla fine. E non le ha mai nascoste.

Negli anni dell’Università divenne dirigente del FUAN di Palermo, l’organizzazione neofascista che operava negli atenei di tutta Italia.

Entrato in magistratura, fu ligio al dovere di non partecipare direttamente alla politica, ma continuò, da uomo libero, a manifestare le proprie idee. E proseguì a leggere i giornali di quel mondo che lei, presidenta, dipinge come il male-assoluto: con ogni probabilità lesse anche articoli miei e dei miei amici.

Scherzosamente, entrando nel suo ufficio, qualche collega era solito salutarlo col braccio destro romanamente levato.

Nel settembre del 1990 intervenne alla Festa nazionale del Fronte della Gioventù a Siracusa.

Il 19 maggio del 1992, nell’undicesima votazione per il presidente della Repubblica, fu il candidato ufficiale del MSI e prese 47 voti. Alla fine, dopo 16 scrutini, fu eletto Oscar Luigi Scalfaro. Peccato.

Ai suoi funerali, secondo i suoi desideri, non furono invitati governanti e politici: Scalfaro, Cossiga e Martelli, infilatisi ugualmente, alla chetichella, tra la gente, dovettero scappare da una porta secondaria della chiesa, per il terrore di essere linciati dalla folla che aspettava sul piazzale. L’unico a sedere in prima fila, tra i familiari, regolarmente invitato, fu il segretario del MSI in carica. Povero Borsellino, gli toccò quell’arnese mal riuscito di Gianfranco Fini!

Fu un magistrato integerrimo e di grande valore che non smise mai di combattere la mafia, anche quando (e lui lo sapeva bene) voleva dire andare incontro alla morte. 

Borsellino credeva fermamente in uno Stato pulito e al servizio del popolo e della Nazione e sapeva che lo Stato fascista aveva combattuto la mafia e ne aveva distrutto il potere. Poi, aveva visto che i boss erano stati riportati in Sicilia dai «liberatori» americani e aveva scoperto che da allora la mafia aveva operato in collusione con politici e governi.

Quando i «liberatori» erano arrivati a sfilare per le strade di Palermo, la famiglia Borsellino rimase chiusa in casa. «Non c’è nulla da festeggiare – disse la madre di Paolo – stanno passando i nostri nemici».

Altro che «resistenza e liberazione dal regime nazi-fascista». Le idee di Borsellino erano diametralmente opposte.

Falcone no, lui era un uomo di sinistra, ma da persone intelligenti ed equilibrate quali erano, con Paolo si rispettavano e si stimavano. Ed erano molto amici.

Loro sì, erano «rispettosi dell’altro». Non come lei, presidenta Boldrini, che le idee di Borsellino non ha avuto nemmeno il coraggio di nominarle. Cos’è, il suo ufficio-stampa non l’aveva opportunamente informata?

Ma, portiamo pazienza, ormai la legislatura è agli sgoccioli e tutto lascia presagire, per lei, un implacabile e triste tramonto; un ritorno a quel nulla politico dal quale è venuta. Sbaglio o non è stata nemmeno eletta dalle preferenze dei suoi elettori, ma imposta da Nichi Vendola come capolista in tre circoscrizioni?

Forse, però, un domani, di una presidenta che le spara così grosse, come fa lei, cabarettisticamente parlando, potremmo anche sentire la mancanza!

21/07/2017

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

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