L’usura, per Ezra Pound, ha
mosso guerra al mondo dal 1694, quando nacque la Banca
d’Inghilterra.
di Francesco Lamendola
Il Corriere delle regioni
Ezra Pound |
Ezra Pound era un poeta: e i
poeti, qualche volta (non sempre) vedono più lontano degli
specialisti e dei “tecnici”, siano essi specialisti e “tecnici” della politica, dell’economia,
della finanza, e perfino della scienza.
Quel che Pound aveva visto con
folgorante chiarezza, pur nella modestia della sua cultura
economica e finanziaria, era una cosa fondamentale, che,
strano a dirsi, continua a sfuggire a molti economisti e a
molti esperti del mondo finanziario; a meno che non sfugga
loro intenzionalmente: ma allora ci troveremmo in presenza non
di specialisti e di “tecnici” che, per un eccesso di
specialismo, tecnicismo e riduzionismo, hanno perso di vista
l’insieme, ma, molto più semplicemente e banalmente, di corrotti
e traditori, che hanno venduto l’interesse generale in
cambio di vantaggi personali. In breve, Pound si era
reso conto che l’intera storia del mondo moderno è la
storia di una lotta continua, incessante, senza quartiere,
fra l’usura e il lavoro; guerra combattuta talvolta con le
armi, più spesso con i tassi d’interesse sui prestiti che le
banche concedono ai privati e perfino agli Stati sovrani, i
quali ultimi, in cambio, cedono gradualmente quote della
loro sovranità, indebitandosi sempre di più e accumulando un
peso debitorio che, alla fine, li mette completamente alla
mercé dei creditori.
L'incredibile Menzogna Thierry Meyssan |
Oggi la cosa è divenuta
talmente palese, che anche l’uomo della strada ha finito per
rendersene conto, o quanto meno, per averne una certa qual
consapevolezza, e sia pure incompleta e superficiale, sia pure
priva di adeguati riscontri e conoscenze puntuali; negli anni
Trenta del XX secolo ciò poteva anche non essere altrettanto
evidente, specialmente per un poeta. Quel che aprì gli occhi a
Pound non fu la crisi del 1929 in se stessa, ma la “scoperta”
degli antichi statuti del Monte dei Paschi di Siena: di una
banca, cioè, sorta proprio allo scopo di concedere prestiti
a interesse moderato, e mirante non all’arricchimento
sfrenato mediante il nodo scorsoio dell’usura nei confronti
del debitore, ma avente lo scopo preciso di sostenere il
piccolo commercio e la piccola impresa, di sostenere i singoli
e le famiglie in difficoltà, in modo da promuovere, o
contribuire a promuovere, il benessere e l’attività
produttiva dell’intero corpo sociale.
(Poi arrivò il Partito
Delinquenti e anche il Monte dei Paschi di Siena finì
nello sputtanamento e fallimento generale, grazie moralisti
... "Morte dei Paschi" NdR)
Monte dei Paschi di Siena |
Il vero conflitto, dunque,
non è, come vorrebbe il marxismo, fra capitale e lavoro,
perché il capitale e il lavoro sono i due termini di una sana
e necessaria dialettica economico-sociale; il vero
conflitto, conflitto malefico e puramente distruttivo,
è quello fra lavoro ed usura, intesa,
quest’ultima, nel senso più ampio del termine: ossia tutto ciò
che vive, parassitariamente, a spese del
lavoro, e non incrementa la produzione, anzi, la frena
e la scoraggia, né favorisce il risparmio, bensì lo
distrugge, perché sottrae capitali a chi produce
e li fa crescere a vantaggio di chi non produce, non
lavora, non risparmia (nel senso intelligente del
termine), ma vuole accumulare una ricchezza sterile e
mostruosa, tendenzialmente illimitata, la quale,
come una piovra maligna, assorbe e divora, una
dopo l’altra, tutte le parti sane della società, fino
a togliere ogni speranza, non solo di lavoro, ma di
un futuro qualsiasi, alle giovani generazioni.
San Bernardino da Siena |
Ha scritto Walter Mariotti nel
suo articolo «Pound e l’MPS, banca contro l’usura»
(sul mensile «Communitas», Milano, febbraio 2007, pp.
27-35) :
«Un mondo nuovo. Dove il denaro è fondato sull’abbondanza della natura per tutti e non sulle speculazioni finanziarie di pochi. Dove il tasso di interesse è controllato e umano, dove l’orario di lavoro è ridotto per assistere le famiglie e gli anziani, dove la base dell’economia non è l’usura ma la natura. Non sono le teorie di un economista visionario ma di un poeta, l’americano Ezra Pound, che davanti agli Statuti del Monte dei Paschi di Siena, scoperti grazie all’ospitalità del conte Guido Chigi Saracini, capì tutto. Capì che la sua Musa non poteva più fare a meno di occuparsi dell’economia. Capì che le Magistrature repubblicane, che nel 1472 (Cristoforo Colombo non aveva ancora scoperto le Americhe) avevano fondato la prima banca del mondo, erano nel giusto. Una folgorazione. Quello era il modello per il mondo che si doveva costruire, a costo di seguire l’assurdo Benito Mussolini e la sua crociata contro la demoplutocrazia anglosassone, che ispirata dalla Banca d’Inghilterra stava distruggendo l’Europa e l’America in nome dell’usura. Per Pound, quegli statuti senesi erano una possibile risposta al nodo da sciogliere: quello fra interessi finanziari ed etica dello Stato. Il suo avvertimento era rivolto agli uomini del nostro tempo: le lotte, le grandi lotte che viviamo in maniera sempre più drammatica (dall’epilogo della Seconda guerra mondiale, in poi) sono, in realtà, la proiezione della lotta mortale fra l’usura, apolide e piratesca, e gli interessi di uno Stato ideale, che, rifiutandosi di asservirsi alle logiche finanziarie finalizzate al puro profitto, indebitandosi, dovrebbe difendere le ragioni vitali dei popoli […]".
La pulizia del Tempio,
Gesù caccia i mercanti di sacrifici animali, i cambia
valuta ... Non è cambiato nulla ... |
Da allora, l’elaborazione di un
sistema politico ed economico efficace contro l’usura,
diventerà il cuore delle riflessione di Pound, che nei suoi
interventi intensifica la polemica contro le manovre politiche
internazionali e l’anno seguente (1933), nell’”Abc dell’economia”, scrive:
“La guerra è parte dell’antica lotta tra l’usuraio e il resto dell’umanità: tra l’usuraio e il contadino, tra l’usuraio e il produttore e, infine, tra l’usuraio e il mercante, tra l’usucrocrazia e il sistema mercantilista”.
E sarà ancora l’usura la molla
che lo spingerà all’ammirazione definitiva del fascismo e di
Mussolini, incontrato proprio sul finire del 1933:
“L’usura è il cancro del mondo che solo il bisturi del fascismo può asportare dalla vita delle nazioni”,
disse, dichiarando
"la necessità di disciplinare le forze dell’economia e adeguarle alla necessità della nazione. […]"
[A Radio Roma, tra il 1941 e il
1943] attacca la guerra, l’interventismo di Roosevelt, la
filosofia degli Alleati. L’alleanza tra il governo
statunitense, la finanza inglese e il bolscevismo sovietico è
contraria alla vera tradizione americana :
“Non c’è nessun motivo per l’intervento degli Stati Uniti, perché il luogo dove difendere l’identità americana è il continente americano”.
Ancora una volta è l’usura la
causa della guerra e saranno
“l’usura, l’oro, il debito, il monopolio, l’interesse di classe e l’indifferenza verso l’umanità a vincere davvero il conflitto”.
Qualcuno legge in quei discorsi
“rare perle di saggezza”, ma per le autorità americane
sono “un miscuglio confuso di apologetica fascista, teorie
economiche, antisemitismo e giudizi letterari”, che alla
fine di luglio spingeranno per una sentenza di tradimento
contro lo “pseudo americano Pound”. […]
Vendere la Guerra |
[In due lettere private scritte
al conte Chigi, nel gennaio e nel febbraio 1944] ha ancora la
forza di criticare la stampa traditrice, l’usurocrazia che
muove il mondo e gli scempi degli Alleati, che bombardando
l’Italia e distruggendo i suoi monumenti hanno distrutto i
simboli dell’umanità occidentale. Chiarisce, infine, in tre
lucide righe, il suo rapporto con il fascismo:
“Io volevo una riforma moderata. Dico Riforma, perché in essenza il ripristino della sanità già dimostrata dai fondatori del Monte dei Paschi in un mondo impazzito dai seguaci dei guastatori, stile San Giorgio”.
Banca d’Inghilterra Londra |
E conclude ancora una volta con
l’idea elaborata proprio a Siena dodici anni prima:
“Questa guerra non s’iniziò nel 1939 ma nel 1694 a Londra (data di fondazione della Banca d’Inghilterra, ndr) facendo parte della guerra tra usurai, ovvero usuroni, e chiunque produce, chiunque fa crescere il grano”. […]
A trentacinque anni dalla morte di Ezra Pound (1972) il problema su cui ha passato l’intera vita rimane ancora sul tappeto: la perdita di sovranità dello Stato di qualsiasi nazione indebitata a favore di quella illimitata del potere finanziario creditore, che all’epoca in cui Pound scriveva poteva sembrare un’oscura e catastrofica previsione è, oggi, una realtà incontestabile. Quasi tutti i Paesi del mondo, senza esclusione, sono o si avviano a diventare debitori di potenze finanziarie globali, super e trans nazionali (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, in primo luogo). Così come, a livello individuale, viviamo nell’epoca del credito al consumo dei bilanci familiari in default (fenomeno che Pound nemmeno immaginava). Forse bisognerebbe ripartire dagli statuti delle magistrature repubblicane senesi del 1472, e provare a uscire dal malinteso poundiano: ciò che è del popolo resti al popolo e alle sue forme di auto-organizzazione, lo Stato ideale non c’è e lo Stato, se c’è, favorisca l’auto-organizzazione del popolo».
Al di là dei giudizi specifici
su Mussolini e della personale conclusione dell’Autore del
brano sopra riportato, secondo la quale lo Stato non può o
non sa opporsi allo strapotere delle grandi banche e,
pertanto, dovrebbe limitarsi a favorire una non meglio
precisata auto-organizzazione popolare, ci sembra che in
questa sintesi della posizione di Pound sulle questioni
economico-finanziarie ci sia praticamente tutto; e va dato
atto che, di questi tempi, è raro trovare un giornalista o uno
studioso che sappia dire pane al pane e vino al vino, con
altrettanta franchezza.
Ecco perché il pensiero di Ezra
Pound sulle questioni del lavoro, della produzione, del
risparmio e dell’usura, anche se non è il pensiero di uno
specialista e di un “tecnico”, ma di un dilettante, e,
per giunta, di un dilettante che è soprattutto un poeta, che
vede le cose, economia compresa, con l’occhio del poeta e
nella prospettiva del poeta, non ha perso nulla della sua
attualità; anzi, le vicende degli ultimi decenni sono state
tali da evidenziare quanto egli sia stato lucido, e
addirittura profetico, nel denunciar e il male dell’usura e
nel richiamare i popoli dell’Europa alla loro vera
tradizione, alla loro vera identità. Tradizione e
identità che sono entrate definitivamente in crisi in
quell’anno e in quel luogo, il 1694 a Londra, allorché venne
fondata la prima grande banca di Stato, la Banca
d’Inghilterra: la prima di quelle centrali del potere
finanziario, che emettono moneta e prelevano il frutto del
lavoro, in cambio di denaro virtuale, falso, immaginario,
creando il meccanismo del debito e strangolando, poco alla
volta, l’economia reale, fatta di persone, di famiglie, di
imprese, di commerci, i quali, a un certo punto,
soccombono per asfissia, affinché, nel deserto
universale creato dall’usura, rimanga, trionfante e necrofila,
una sola vincitrice: la borsa.
Azzannate le Iene. Lobby di Banchieri, tecnici della politica e media manipolati stanno divorando l'Italiae il mondo intero... Francesco Amodeo |
Resta solo da aggiungere che,
dai tempi di Pound, i meccanismi dell’usura mondiale si sono
enormemente perfezionati e ulteriormente ramificati, per
esempio con la creazione delle agenzie di “rating”,
vere e proprie centrali di potere finanziario “terroristico”,
dai cui verdetti dipende la sorte di immense somme di
denaro, spostate a vantaggio o a svantaggio non solo di
singole imprese e società, ma di intere nazioni sovrane (o
che s’illudono di essere ancora sovrane); e che il suo
appello, pertanto, non ha perso nulla della sua drammatica
urgenza, al contrario, è divenuto questione di vita o di
morte…
Fonte ariannaeditrice en.wikipedia wikipedia
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