COSA SCRIVEVANO
Questi sono i "padri" del mito della resistenza che ci vengono a raccontare di un anti fascismo che sempre li ha ispirati...??
Peccato che spesso sia nato quando le sorti della guerra erano segnate ed era molto, ma molto più igienico, per la pelle, per la gloria e per la carriera, saltare sul carro dei vincitori...!
Al mio paese, costoro vengono chiamati con un nome ben preciso......
Alessandro Mezzano TRADITORI
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ECCO UNA PARTE DI CAROGNE!
"La
razza è l'elemento biologico che, creando particolari
affinità, condiziona l'individuazione del settore
particolare dell'esperienza sociale, che è il primo
elemento discriminativo della particolarità dello Stato";
chi si esprimeva così può mai avere una via intestata a
suo nome? Che dico una via, interi piazzali, interi atenei e
il giorno nazionale delle vittime del terrorismo in suo
specifico ricordo, perché si tratta, guarda guarda, di
Aldo Moro (Storia
illustrata, 1943).
"Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la
coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi
negri non si fraternizza. Non si può. Non si deve. Almeno
finché non si sia data loro una civiltà..... non cediamo
a sentimentalismi...niente indulgenze, niente amorazzi. Si
pensi che qui debbono venire famiglie, famiglie e famiglie
nostre. Il bianco comandi." Manifesto skin? No: Indro
Montanelli, Civiltà fascista 1936.
E che ne dice il signor Pacifici del pluripremiato scrittore
Paolo Monelli,
giornalista progressista alla Stampa che sul
Corriere della sera
nel 1939 aveva scritto: "Gli ebrei
appaiono tutti uguali, come i cinesi, come i negri, come i
cavalli, adeguati agli incroci consanguinei, dall'eguale
vita, dagli uguali squallidi orizzonti. Non si capisce la
ragione di questo darsi d'attorno per tutta la giornata, di
questo affaccendarsi senza tregua. Sono miserabili, tengono
stretti i loro quattrinelli nella pezzuola o nel pugno. Sono
un inesausto serbatoio, questi ghetti polacchi. Ogni anno di
ebrei ne emigrano a decine di migliaia, invadono il mondo,
eppure son sempre più numerosi. Sono oggi quattro milioni,
prolifici e straordinariamente resistenti nonostante le
miserabili condizioni di vita. La
Polonia paga oggi il filo
di una politica troppo accogliente per secoli."
E sempre sul
Corriere l'anno prima il poi comunista Guido
Piovene: "Si deve sentire d'istinto, e quasi per
l'odore,
quello che v'è di giudaico nella cultura. Gli ebrei
possono essere solo nemici e sopraffattori della nazione che
li ospita. Di sangue diverso e coscienti dei loro vincoli,
non possono che collegarsi contro la razza ariana. L'enorme
numero di posizioni eminenti occupate in Italia dagli ebrei
è il risultato di una tenace battaglia".
L'inviato di guerra Curzio
Malaparte, sempre sullo stesso
quotidiano nel 1941 tracciava questo quadro "Basta spingersi
nei quartieri poveri per rendersi conto del pericolo sociale
che rappresenta la enorme massa del proletariato giudaico."
Non Adolf Hitler ma Giorgio
Bocca, ben presto partigiano nel
Partito d'Azione e paladino della finanza cosmopolita,
nell'estate del '42 in "La provincia
granda" dava questa
lettura della causa della Seconda Guerra Mondiale: "Questo
odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della
guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in
apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli ebrei. A
quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere
l'idea di dovere, in un tempo non lontano, essere lo schiavo
degli ebrei?"
Un mese più tardi su
"Roma Fascista" il successivo
paladino del progressismo internazionalista, Eugenio
Scalfari, sosteneva, ovviamente non ancora su Repubblica che
avrebbe diretto per un ventennio: "Gli imperi moderni
quali noi li concepiamo sono basati sul cardine razza,
escludendo pertanto l'estensione della cittadinanza da
parte dello stato nucleo alle altre genti" (.)
Ed ancora: Nel luglio del 1942 scriveva su "Roma fascista" cose così: «Ancora oggi è la stessa voce del Capo che ci guida e ci addita le mete da attingere. [...] Oggi mentre sembra che Sua Maestà la Massa (come la definì il Duce in un lontano giorno) mascherata da veli più o meno adeguati tenti di riprendere il suo trono, è necessario riporre l'accento sull'elemento disuguaglianza, che il Fascismo ha posto come cardine della sua dottrina»
Ed ancora: Pochi mesi dopo, nel settembre, sempre sulla stessa rivistina liberal, si spiegava meglio: «Un Impero del genere è tenuto insieme da un fattore principale e necessario: la "volontà di potenza" dello Stato nucleo, che poggia su due pilastri essenziali: il "popolo" quale elemento di costruzione sociale; la razza quale elemento etnico, sintesi di motivi etici e biologici che determina la superiorità storica dello Stato nucleo e giustifica la sua dichiarata "volontà di potenza"».
(dove
sono andato a pescare le citazioni di Scalfari del 1942. La risposta è "Lo
Scalfarino Portatile. Ovvero come si diventa il giornalista più importante che
c'è in Italia in 14 facili lezioni", del mio amico Walter Mariotti,
prefazione di Giordano Bruno Guerri, Mondadori, 1994. Ormai fuori catalogo, in questa libreria dovrebbe essere disponibile. )
Nazista
doc, anzi nazista zac, la seguente affermazione
apparsa su "Santa
Milizia" nel 1939 sotto il titolo
"Problemi razziali: il meticciato": "La razza può
considerarsi come un termine intermedio tra individuo e
specie, cioè fra due termini opposti, intendendo la
specie, nel suo significato biologico, come la somma di
tutti gli individui capaci di dare fra loro incroci
fecondi". Autore il futuro leader della sinistra
democristiana Benigno
Zaccagnini, dirigente partigiano.
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